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1 1 2 3 AVIGLIANA CON TE COLOPHON INTERVENTO SINDA- CO Storia Arte Natura Ricettività Carla Mattioli sindaco di Avigliana. piccola guida turistica alla scoperta della città Avigliana - aprile 2012 A cura dell Ufficio cultura del Comune Redazione, progetto grafico e impaginazione: Ebe Gallo - Ufficio stampa Stampa: Graf Art - Grafiche Artistiche srl - Venaria tel INTERVENTO BRACCO Angela Bracco assessore a cultura, turismo, commercio. LA STORIA Epoca romana In epoca romana la valle di Susa costituisce un regno indipendente che si estende dall attuale Malano, nei pressi di Drubiaglio (detto ad fines Cotii, ultimo borgo del regno di Cozio) fino a Diè, cittadina al di là delle Alpi. Vi regna il re Donno, cui succede il figlio Cozio, che tratta con l imperatore romano Cesare Ottaviano Augusto, deciso a conquistare e annettere le Alpi occidentali per assicurarsi l accesso alla Gallia: il patto stipulato nel 13 a.c. da re Cozio gli consente di governare in nome dei Romani. Segno tangibile di quel patto è la costruzione a Susa dell Arco di Augusto. Viene inoltre costruita la strada che collega Torino con la valle, lungo la quale si incontra, a Malano, la dogana per le merci che entrano nel regno di Cozio. Sulla destra della Dora esiste un altra strada, che prosegue per Sant Ambrogio e lungo la quale sorgono le case del Borgo Romano, taverne, alloggiamenti, stalle e magazzini, mentre sul colle sorgono le case dei notabili e piazza Santa Maria è il centro dei commerci. Nel Medioevo si fortifica il Pezzulano Sono scarse le notizie relative al medioevo: nel 574 il re dei Longobardi Clefi fortifica probabilmente per primo il monte Pezzulano, dove nel 750 avviene uno scontro armato tra Pipino il Breve, re dei Franchi, e Astolfo, re dei Longobardi. Successivamente è Carlo Magno che passa travolgendo le fortificazioni di Avigliana per battersi con Desiderio, re dei Longobardi. Arduino il Glabro scaccia i Saraceni Dal X secolo in avanti si hanno notizie più precise. E sono documentati i saccheggi da parte dei Saraceni, che nel 906 compiono razzie in tutto il Piemonte e la Lombardia: a farne le spese sono non soltanto i mo- Il frontone dell Arco di Augusto a Susa in cui si racconta il patto fra l imperatore romano ed il re Cozio. Arduino il Glabro. nasteri di Oulx e della Novalesa, ma anche la stessa valle di Susa. Contro i Saraceni combatte, su incarico di Lotario di Provenza re d Italia, Arduino il Glabro tra il 940 e il 945, che riesce a sconfiggerli: ne riceve in premio il titolo di Marchese e Conte di Torino. Borgo Nuovo e Adelaide di Savoia Ha così inizio un periodo di ricostruzione in tutta la valle, mentre la strada di Cozio torna ad essere via di transito per mercanti e pellegrini. È Arduino a ristrutturare la fortificazione di Avigliana, che prende l aspetto di castello. Sorge in questo periodo il Borgo Nuovo, per desiderio della contessa Adelaide, che aveva ricevuto in eredità la contea di Avigliana e che sposa in terze nozze Oddone I di Savoia. Entrano così nella storia della valle di Susa i Savoia, che stabilliscono la loro residenza ad Avigliana. I Savoia si stabiliscono ad Avigliana La città ne ricava molti benefici: ottiene gli Statuti prima di altri paesi, e non viene mai affidata a feudatari. L abitato ha quindi modo di svilupparsi: cresce dapprima la parte bassa o Borgo Vecchio, intorno alla piazza Santa Maria e alla strada di Francia (l attuale via Galiniè) dove sorgevano la casa dei Savoia e quella detta del Vescovo. Poi la parte più alta, quella del castello fortificato sul monte Pezzulano, poi il Borgo Nuovo, intorno all attuale piazza Conte Rosso, dove si stabilirono molti commercianti venuti da Asti o da Chieri, attratti dalle facilitazioni economiche concesse dai conti Savoia. Il Beato Umberto e il re Enrico IV Il primo agosto 1136 nasce in Avigliana Umberto III, il Beato Umberto, principe di Savoia, destinato a diventare famoso, noto per la sua religiosità e la bontà d animo. Avigliana sarà poi motivo di contesa per un lungo periodo tra l imperatore Federico I, il Barbarossa, e i conti di Savoia, dopo che il 26 gennaio 1159 Ottone I e Adelaide di Savoia. Beato Umberto di Savoia il Barbarossa aveva confermato al vescovo di Torino Carlo (divenuto vescovo nel 1147) la donazione di Avigliana. Umberto III perderà tutti i feudi ed Enrico VI, re d Italia in quanto figlio del Barbarossa, nel 1187 conquista Avigliana, che viene gravemente danneggiata. Alla morte di Umberto III e del Barbarossa, Tommaso I ottiene dall imperatore Enrico VI il riconoscimento dei suoi diritti su Avigliana, che torna così ai Savoia. Nel 1350 inizia il periodo del conte Amedeo VII, detto il Conte Rosso, cui è dedicata la piazza antistante l attuale municipio, nel centro storico. Catinat e la distruzione del Castello Avigliana viene poi ripetutamente distrutta e saccheggiata dai francesi nel 1535 e nel Il Castello, insieme alle mura che cingono il villaggio composto dai borghi Vecchio, Ferronia e San Pietro, viene invece definitivamente distrutto nel 1692 dal maresciallo Nicolas Catinat, durante l invasione del Piemonte: di esso restano oggi poche rovine. Con il 1800 si sviluppa in Avigliana la piccola industria: famoso il dinamitificio Nobel, poi una ferriera, segherie e cave di torba e pietrisco. A questo si è aggiunto un certo sviluppo turistico, grazie alla posizione della cittadina tra i due laghi e al suo patrimonio artistico e naturalistico. Il Castello di Avigliana nell affresco in lunetta della navata destra della chiesa di San Pietro. Amedeo VII di Savoia detto il Conte Rosso. Il maresciallo Nicolas Catinat nel 1692 distrugge il Castello. ALLA SCOPERTA DELLA CITTÀ itinerario culturale Da qualsiasi parte si arrivi, la prima immagine di Avigliana è rappresentata dal Castello, i cui ruderi si ergeono sulla sommità del monte Pezzulano. Sotto si intuisce il vecchio borgo della città. È un colpo d occhio assai suggestivo, che induce subito il turista ad una scoperta più approfondita e non solo per i suoi due laghi, per i quali è nota ai più, ma per immergersi in vie, palazzi, monumenti che costituiscono il patrimonio artistico e culturale di cui la città è ricca. Inizio dell itinerario Che si arrivi in treno o in auto la via principale in cui ci si imbatte è corso Laghi che attraversa la città a partire dalla stazione ferroviaria fino a giungere alla provinciale per Giaveno sulle rive del Lago Grande. A circa 500 metri dalla stazione ferroviaria ci imbattiamo nella grande piazza del Popolo dove si trova quella che un tempo era la casa del fascio, poi caserma della Guardia di Finanza. Il nostro itinerario attraverso l Avigliana storica comincia da qui, dai piedi della collina su cui è stato costruito, in epoca medievale, il vecchio borgo. Da piazza del Popolo a largo Beato Umberto Ci incamminiamo lungo via Cavalieri di Vittorio Veneto, che inizia accanto alla scuola media. Percorsi duecento I ruderi del Castello sul monte Pezzulano dominano la città. metri, la strada si fa ripida e stretta e ci introduce nell Avigliana medievale. Ci troviamo in piazzetta Santa Maria, cuore dell antico Borgo Vecchio, una splendida fotografia di come doveva essere la città nel Medioevo: infatti presenta intatta la planimetria medioevale; su di essa prospettano edifici tre-quattrocenteschi solo in parte trasformati nel XVII e XVIII sec. Molto interessante è il palazzo con portico a pian terreno e belle bifore al primo piano. Questa costruzione presenta tracce di decorazioni a fresco nelle fasce marcapiano e nel contorno delle finestre. Su questa piccola piazza c erano allora le botteghe e il primo mercato cittadino. Alcuni edifici hanno subìto rimaneggiamenti nei secoli successivi, ma il recupero ed il restauro operato nel corso degli ultimi 30 anni ha restituito completamente il fascino di allora. Vale la pena restare qualche minuto a guardarsi attorno ed ammirare i particolari. Dalla piazzetta, ci inoltriamo in via XX Settembre, una strada stretta a scendere sulla quale si affacciano antiche case. Si notano finestre ogivali, rilievi nei muri. Scendendo, incontriamo l Oratorio del Gesù, una cappella edificata nel XIV secolo trasformata, tre secoli dopo, in stile barocco e ora sconsacrata. L intervento di restauro, operato dal Comune nel 2006, ha consentito il ripristino delle finestre originali consegnando al centro storico della città un importante esempio dell alta qualità raggiunta nell espressione dell architettura durante il periodo di maggior fortuna di Avigliana. Attualmente viene utilizzato come sala mostre o piccoli intrattenimenti musicali. Scendendo, incontriamo una delle antiche porte della città, Porta Santa Maria (vedi scheda 1), di origine medievale. Piazzetta Santa Maria. L Oratorio del Gesù

2 La via termina in largo Beato Umberto, all inizio del quale, sulla sinistra, troviamo la casa di gusto tardogotico casa Beato Umberto detta anche casa del sale (vedi scheda 2), dove visse il Beato e dove aveva sede l antico ospedale in cui venivano ricoverati i pellegrini che transitavano lungo la via Francigena. Anche questo edificio è stato restaurato dal Comune nel Di fronte, i resti di un area fortificata alla quale si accede attraverso un piccolo ponticello in muratura. Si tratta della cosiddetta Casaforte del Beato Umberto (comunemente detta cantine Savoia) che può essere identificata con la residenza cittadina della corte sabauda (vedi scheda 3). Sul largo Beato Umberto si affacciano case del XVII secolo e, appena la strada si restringe, ecco un altro gioiello, o meglio, ciò che ne rimane: il Palazzo del Vescovo o Casa Senore (vedi scheda 4), il cui nome deriva dall ultimo proprietario. È un edificio del 1300, di cui resta, purtroppo solo una parte, compreso un suggestivo portico. Da Santa Maria Maggiore al Castello Tornando sui nostri passi, lungo via XX Settembre, superata la Porta Santa Maria, poco prima di arrivare in piazzetta Santa Maria notiamo, sulla destra, una scalinata. La saliamo e ci ritroviamo davanti alla chiesa di Santa Maria Maggiore in Borgovecchio (vedi scheda 5). È un grande edificio molto antico che conserva al suo interno il ricordo del Beato Umberto III di Savoia. Imponente il campanile, con una interessante decorazione trecentesca. Scendiamo la stradina che ci riporta in piazzetta Santa Maria, e iniziamo a salire lungo via Porta Ferrata. Il colpo d occhio è di quelli che restano nella mente. Sostando sul piccolo slargo (fermata piacevole considerando la salita piuttosto ripida) possiamo ammirare sulla sinistra la città nuova e, poco più su, i resti delle fortificazioni della città, rappresentati da due torri, una a destra, una a sinistra. La Casa del Beato Umberto detta anche Casa del sale. La chiesa di Santa Maria Maggiore in Borgovecchio. 10 Ripresa la salita, dopo pochi metri, quando la via si fa più piana, sulla destra, si trova la magnifica Casa di Porta Ferrata (vedi scheda 6), con una grande porta ogivale e decorazioni gotiche molto elaborate. La casa risale al XII secolo e, nonostante il tempo, mantiene tutto il suo fascino. Non a caso nella ricostruzione del borgo medioevale di Torino, sulle rive del Po, è stata copiata proprio Porta Ferrata come esempio di perfetto stile medievale. Siamo quasi nel cuore del Borgo Nuovo. Fatto qualche metro, saliamo lungo via Norberto Rosa e, sulla destra, notiamo un elegante palazzo neogotico detto Cantamerlo con uno splendido giardino. È la casa dello stesso Norberto Rosa, poeta nato proprio ad Avigliana (ora di proprietà privata). Questo edificio è un bell esempio di rielaborazione neogotica di una struttura più antica, della quale rimane intatta la torre ottagonale strutturalmente simile a quella dell Orologio. Questa torre è l unica superstite delle molte che probabilmente affiancavano più di un palazzo nell Avigliana dei secoli XIV e XV. Attorno, vecchie case che danno alla via una forte carica di suggestione. Arriviamo su un piccolo piazzale, da dove la vista è tutta sul centro storico. Alziamo gli occhi e sopra di noi scorgiamo i ruderi del Castello (vedi scheda 7), che possiamo raggiungere percorrendo un sentiero tra i pini. Sulla sommità del Pezzulano, ecco ciò che resta del maniero distrutto dalle truppe francesi nel Seicento. Il panorama è mozzafiato, sulla pianura e la valle di Susa. La facciata del palazzo Cantamerlo. Il portone d accesso e la torre di palazzo Cantamerlo. 11 Da piazza Conte Rosso alla torre dell Orologio Ridiscendiamo il sentiero e ci immettiamo in via Piave. Pochi minuti, ed ecco un altro scorcio per il quale è valsa la pena visitare Avigliana: piazza Conte Rosso, il centro dell antico Borgo Nuovo (vedi scheda 8). L impianto, a forma trapezoidale, è medievale, anche se gli edifici che vi si affacciano appartengono anche ad epoche successive. Al fondo di via Piave, appena giunti in piazza, sulla destra vediamo la chiesa sconsacrata di Santa Croce (vedi scheda 9), di antica origine, ma con un aspetto rinascimentale. Recuperata, è ora uno spazio espositivo, nonché una sala da concerti. Poco più giù l antico pozzo e, subito dopo il Palazzo Comunale, di origine settecentesca, addossato a un edificio medievale, con splendidi portici dove trovano spazio botteghe artigiane. Entrando nel portone successivo all ingresso del municipio, percorso uno stretto corridoio, possiamo ammirare il Giardino delle donne un piccolo angolo verde attrezzato ristrutturato di recente da cui si gode uno splendido panorama: da un lato la chiesa di San Giovanni, dall altra San Pietro. Per immergerci ancor più nello spirito medievale vale la pena sedersi su una delle panchine e far scorrere lo sguardo sugli edifici quasi tutti ristrutturati e sugli scorci che si intravvedono: l Ostello del Conte Rosso, lo stretto imbocco verso via Umberto I e dall altro lato il profilo del Castello. Prima di scendere possiamo ancora buttare uno sguardo sull accesso di via Porta Ferrata per ammirare la bottega della scuola civica di arte ceramica e due gallerie d arte. Riprendiamo il cammino scendendo lungo via Umberto I, l antica via Maestra, con portici che conser- In alto veduta aerea di piazza Conte Rosso, sopra e in basso il Palazzo Comunale vano alcuni capitelli in pietra del XIV secolo, tra i più interessanti di Avigliana; presentano raffigurazioni di teste umane e animali e alcuni stemmi, tra gli altri quello sabaudo. Interessanti sono le tracce delle finestre tre-quattrocentesche messe in luce dai restauri. Da notare, all imbocco della via, alcune bifore con tracce di decorazioni a fresco nell edificio che segue il palazzo municipale. Scendendo sulla sinistra, davanti ad un piccolo piazzale di recente sistemazione, la chiesa di San Giovanni (vedi scheda 10), il duomo, splendido esempio di architettura romanico-gotica. Una facciata sobria e un possente campanile sono la quinta oltre la quale, all interno della chiesa, troviamo le tele del pittore Defendente Ferrari e del Giovenone ed affreschi di autori non identificati. Sulla destra della facciata di San Giovanni si nota subito un edificio dove recenti restauri hanno messo in evidenza decorazioni in cotto e tracce dei portici che si aprivano al pianterreno (ora tamponati); altri resti di portici sono murati lungo via Umberto l, in quello che ormai è un muro che delimita uno spazio aperto. Queste tracce testimoniano che le vie principali di Borgo Nuovo erano affiancate da portici continui che si sviluppavano dalla Torre dell Orologio sino a Porta Ferrata. Proprio di fronte alla chiesa, via Garibaldi stradina in discesa, il cui inizio è segnato dalla Porta San Giovanni (vedi scheda 1), essenziale, senza alcuna decorazione, ma fortemente evocatrice di come doveva essere la città nel Medioevo. A cavallo della porta si possono ammirare una serie di caseforti affiancate risalenti al XIV e XV secolo. Alcune conservano tracce di grandi finestre quattrocentesche poi murate e trasformate mentre in alto, su un muro che ormai racchiude uno spazio verde, si apre una bella bifora murata testimone di edifici distrutti probabilmente durante l asse- Via Umberto I da piazza Conte Rosso verso la chiesa di San Giovanni Battista. La facciata della chiesa di San Giovanni Battista. 13 dio del Catinat. Riprendiamo a scendere lungo via Umberto I e, sulla sinistra, notiamo la Torre dell Orologio (vedi scheda 11), un edificio a pianta ottagonale, con decorazioni in cotto, che nei primi anni del Trecento avrebbe dovuto accogliere, per l appunto, un orologio. Da via Umberto I a San Pietro Proseguiamo la discesa e, sulla destra, incontriamo il piazzale col monumento ai caduti. Poco oltre, sulla sinistra, una piccola salita ci porta alla scuola elementare Norberto Rosa. Nel parco della scuola si trova la Cappella della Madonna delle Grazie, di proprietà comunale, finita di ristrutturare nel Si tratta di un edificio a navata unica, suddiviso in due ampie campate con volta a crociera decorate da motivi geometrici dipinti e l abside poligonale risalente al XIII secolo. La cappella della Madonna delle Grazie non è accessibile con regolarità al pubblico. Nell atto di donazione al Comune è però indicato l obbligo di celebrare almeno una Messa all anno e la tradizione fa sì che questa celebrazione avvenga l 8 dicembre. Tornando su via Umberto I, subito dopo il piazzale dei Caduti, si incontra la breve via Madonna delle Grazie, che ci porta in via Cesare Battisti e di qui in via Oscar Borgesa, al fondo della quale c è un altra delle porte medievali della città, Porta Ferronia (vedi scheda 1). Risaliamo la strada e svoltiamo in via Garibaldi, attraversiamo corso Laghi e ci immettiamo in via San Pietro. Poco più su notiamo un altra porta della città, Porta San Pietro (vedi scheda 1), ma soprattutto, a sinistra, l imponente chiesa di San Pietro (vedi scheda 12), alla quale si accede da una ripida scalinata. Si tratta di uno splendido edificio del XI secolo che, al suo interno, con- La Torre dell orologio. La chiesa di San Pietro. 14 serva pregevoli affreschi di epoca compresa tra XI e il XV secolo. Qui è possibile vedere, inoltre, un affresco che rappresenta il Castello come doveva essere nel suo momento di massimo splendore. Nel perimetro della chiesa è compreso anche un piccolo e suggestivo cimitero da poco restaurato. La nostra visita volge quasi al termine. Facciamo a ritroso la strada che abbiamo percorso per giungere a San Pietro e torniamo in via Umberto I. La percorriamo fino a corso Laghi e svoltiamo a destra, dirigendoci verso piazza del Popolo. Fuori dal centro storico L Ecomuseo del Dinamitificio Nobel (vedi scheda 13). In via Galiniè si trovano i monumentali resti della più importante fabbrica mondiale di esplosivi del 900. Il complesso, che rappresenta uno degli esempi più interessanti di architettura industriale d inizio secolo, ha ospitato per ben novanta anni (dal 1872 al 1965) la fabbrica di esplosivi più importante d Europa. L Ecomuseo del Dinamitificio Nobel è stato inaugurato nel settembre del Oltre a pannelli esplicativi e filmati d epoca che documentano le varie fasi della lavorazione degli esplosivi, si possono visitare il rifugio anti aereo per le maestranze, i vari cunicoli e le camere di scoppio, riportati alla luce durante i lavori di ristrutturazione. Il Santuario della Madonna dei Laghi (vedi scheda 14) Costruito tra il 1622 e il 1642, il Santuario sorge sulle rive del Lago Grande, proprio nel luogo in cui un tempo esisteva un pilone votivo, meta di pellegrinaggi già nel Trecento. Sotto, l ingresso all Ecomuseo del Dinamitificio Nobel con la stele della Provincia di Torino. In basso, il Santuario della Madonna dei Laghi visto dal lago Grande Chiesa di San Bartolomeo (vedi scheda 15) Si trova in località San Bartolomeo, posta a sud del lago Piccolo, la chiesa contiene un ciclo di pregiati affreschi quattrocenteschi in parte poco leggibili. Acquistata dal Comune è stata di recente risanata. Chiesa di San Martino Dell antica chiesa di San Martino non rimane oggi che il toponimo. Era localizzata nella valletta tra il Borgo Vecchio e l area occupata in seguito dal Dinamitificio Nobel. La prima notizia documentata risale al 1203 nella quale l edificio religioso viene definito Sanctum Martinum ruptum. Si presuppone che la chiesetta venne abbandonata quando gli aviglianesi si stanziarono ai piedi del Castello. Chiesa degli Eremitani Sant Agostino Un altra chiesa scomparsa è quella degli Eremitani di Sant Agostino, fondata nel 1479 e distrutta nel 1808, in periodo napoleonico. Su quell area venne eretto l ospedale S.Agostino che ingloba una parte dell antico chiostro della chiesa. Sito archeologico Statio Ad Fines (vedi scheda 16) Il sito denominato Statio ad Fines o Fines Cotii che si trova in Borgata Malano di Avigliana è molto importante per la ricostruzione storica del Piemonte romano. Il suo appellativo indica che si tratta di un confine di frontiera con dogana sulla via delle Gallie fra l Italia romana e il distretto delle Alpi Cozie. Sacra di San Michele (vedi scheda 17) La Sacra di San Michele, monumento simbolo della Regione Piemonte, non si trova in territorio aviglianese ma vi si accede, in auto, solo da Avigliana. Per raggiungerla occorre imboccare, su corso Laghi, la rotonda per Giaveno e dopo un centinaio di metri imboccare via Sacra di San Michele. Salendo in auto l impatto con l edificio è davvero emozionante. La chiesa di San Bartolomeo. La Sacra di San Michele. 16 PER SAPERNE DI PIÙ schede di approfondimento SCHEDA n.1 Le porte e la cinta muraria Avigliana è stata per secoli una città murata, con mura di cinta che difendevano tutti i suoi borghi estendendosi per parecchi chilometri intorno all abitato. Fino a poco tempo fa di queste mura rimanevano solo alcune tracce ora, invece, il lato sul quale era posto l ingresso alla città, è venuto alla luce e l Amministrazione comunale ha avviato, in collaborazione Nelle due immagini i resti della cinta muraria. con la Soprintendenza, un lavoro per documentare e far emergere ciò che resta della fortificazione. Tutto è iniziato nell estate 2011, durante gli stage di educazione ambientale che ha visto alcuni giovani impegnati nello scavo sotto la guida dell archeologo Gabriele Gatti. Un paio di settimane di lavoro hanno consentito di far emergere ciò che rimane di una delle torri angolari e di parte del muro. Lo scavo non è andato in profondità ma emerge l importanza del ritrovamento. Così, l Amministrazione comunale, in accordo con la Soprintendenza, ha promosso un gruppo di lavoro per capire come si sviluppano le mura, la loro consistenza e il legame con le altre strutture della città. Della cinta muraria sono invece ben conservate, sparse per i vari borghi, alcune torri e porte. La cinta di Avigliana non recingeva l abitato (distribuito su un area molto vasta e su un terreno 17 molto irregolare) con un unico anello come accadeva in quasi tutti i centri medievali fortificati: ad Avigliana ogni borgo aveva una cinta muraria conclusa, anche se fortemente integrata con il resto delle fortificazioni. Questa particolarità dava origine a un sistema di recinti indipendenti, ognuno dei quali racchiudeva un settore dell abitato. Conquistato uno dei recinti, l eventuale assalitore doveva nuovamente faticare per entrare nel settore successivo. L insieme delle fortificazioni era poi integrato con il castello posto in posizione centrale e dominante sui borghi. Immediatamente ai piedi del castello, il Borgo Nuovo era difeso da una cinta che racchiudeva la sommità della collina con al centro lo spazio della piazza (l attuale piazza Conte Rosso). Le fortificazioni di Borgo Nuovo sono oggi le più leggibili, anche se le loro tracce si perdono sotto costruzioni più recenti o all interno di parchi e giardini privati. Delle torri che appartenevano a questa parte di cinta una sola è conservata in tutta la sua imponenza. Si tratta di una torre semicircolare, Sotto, Porta Ferronia. Sopra, Porta San Giovanni. in laterizio, con apparato sporgente, che si può osservare agevolmente al culmine della salita che da piazza Santa Maria raggiunge Porta Ferrata. A destra della stessa salita i resti di un altra torre probabilmente simile alla precedente. Qui sorgeva l arco di Porta Ferrata, una delle più importanti di Avigliana, oggi del tutto scomparso. Sul lato opposto della collina, verso i laghi, si conserva invece una torre a pianta quadrata. Scomparsa Porta Ferrata, delle porte che davano accesso a Borgo Nuovo rimane Porta S. Giovanni che si apre di fronte alla facciata della chiesa omonima. Si tratta di un varco aperto in un edificio di origine medievale, una casaforte, costruita sul ciglio della collina. La porta dà accesso alla ripida discesa che 18

3 porta in Borgo Ferronia e da qui verso Borgo S. Pietro. Le uniche tracce delle fortificazioni di Borgo Ferronia e Borgo S. Pietro sono due porte, intatte e recentemente restaurate. Realizzate in laterizio e pietrame e coronate di merli, queste due porte, che oggi non appaiono troppo imponenti, un tempo difendevano gli accessi alle vie maestre dei due borghi (attualmente via S. Pietro per la porta omonima e via Oscar Borgesa per porta Ferronia). Anche Borgo Santa Maria, sul lato opposto della collina, conserva una porta: quella che la separava da Borgo Vecchio. Si tratta di una delle porte più interessanti di Avigliana e, in origine, doveva avere l aspetto di una bassa torre sovrastante la via (attualmente via XX Settembre). Borgo Vecchio, infine, non conserva tracce delle mura e delle porte che ne difendevano gli accessi: d altra parte le quattro porte che ancora rimangono in Avigliana non sono che una piccola parte di quelle che componevano il sistema di fortificazioni, per la maggior parte andato distrutto nelle guerre. I resti delle fortificazioni cittadine ancora conservati risalgono tutti al XIV e XV secolo Sopra, Porta San Pietro durante il Palio. Sotto, Porta Santa Maria. e non esistono tracce di opere bastionate; questo fa pensare che la cinta muraria non venne adattata per resistere alle artiglierie, come invece accadde alle fortificazioni del castello nel XVI e XVII secolo. Le difese dei borghi, non aggiornate, rimasero quelle tardomedievali e probabilmente si rivelarono inutili per difendere la città durante gli attacchi che subì nel corso dei 600 da parte dei francesi. Avigliana fu quindi una città ben difesa nel 300 e nel 400, periodo in cui raggiunse il suo massimo splendore, ma nei secoli successivi le sue opere difensive divennero obsolete e quindi inutili e questo determinò, sotto il fuoco delle artiglierie francesi, la loro scomparsa SCHEDA n.2 Casa Beato del Umberto Ubicata in via XX Settembre, sul tratto cittadino dell antica via Francigena, la Casa del Beato Umberto è uno dei pochi edifici di cui si hanno notizie certe. Era sede dell Ospedale in cui si ospitavano i pellegrini che passavano per la via Francigena. È stata costruita nel 1374, su un più antico ospedale di San Martino già noto nel 200, in seguito ad un lascito di 200 fiorini da parte di Giuseppe Falleti, un usuraio di Alba che aveva interessi in valle di Susa.Modificata spesso nel corso degli anni, la costruzione originaria era edificata in stile gotico: presenta un portico ad arcata a sesto acuto ed una bella facciata in laterizi. Nel 2007 è stata completata l opera di recupero per fini sociali ed espositivi. SCHEDA n.3 Casaforte del Beato Umberto Al fondo di via XX Settembre di fronte alla Casa del Beato Umberto, si trova un area fortificata alla quale si accede attraverso un piccolo ponticello in muratura. Si tratta della cosiddetta Casaforte del Beato Umberto (detta anche Cantine Savoia) che può essere identificata con la residenza della corte sabauda. Si tratta di un complesso edilizio che si sviluppa intorno ad un cortile quadrato che presenta un portico a pianterreno e logge, di gusto rinascimentale, all ultimo piano. Il complesso comprendeva edifici di servizio e un ampio spazio aperto terrazzato destinato probabilmente a frutteto e a giardino. All interno restano un pozzo e un abbeveratoio. L edificio in parte modificato nel 600 è il più interessante complesso rinascimentale della città e, vista la sua estensione, è lecito attribuirgli un ruolo pubblico quale sede occasionale della corte. Recentemente il complesso è stato restaurato da privati SCHEDA n.4 Casa Senore o Casa del Vescovo Casa Senore è ubicata in via Galiniè subito dopo largo Beato Umberto. Edificata nel corso del Trecento, conosciuta anche come Casa del Vescovo, deve il suo nome all ultimo proprietario. Questo edificio, e quello a fianco, costituiscono gli ultimi resti di un area porticata destinata a botteghe che subì profonde modifiche nel XIX secolo. L aspetto attuale di casa Senore è il risultato degli interventi di restauro compiuti da Alfredo D Andrade fra il 1905 e il Della costruzione originaria rimangono solamente la facciata e il portico, arricchito da archi a sesto acuto con cornici in cotto e capitelli scolpiti in pietra. Al primo piano le finestre bifore hanno pilastrini in pietra non originali ma realizzate dal D Andrade su calco di quelli presenti nella Casa di Porta Ferrata. Recentemente la struttura è stata risanata. SCHEDA n.5 Chiesa di Santa Maria Maggiore in Borgovecchio La chiesa di Santa Maria Maggiore, situata nel Borgo Vecchio di Avigliana, sorge su di un terrazzamento lungo le pendici del Monte Pezzulano, mentre ai piedi della chiesa scorre l antica Strada di Francia (oggi via Galiniè). Chiamata anticamente Chiesa Ducale il suo edificio ha origini antichissime: si ha notizia di alcuni restauri già nel VII secolo, ma la sua storia è documentata dall inizio del XII secolo, quando viene citata come dipendenza della Prevostura di San Lorenzo di Oulx. Sede di una importante pieve, trasformata in Collegiata dal pontefice Alessandro III, protetta dall alto dal Castello prima del Vescovo di Torino e poi sabaudo, la chiesa di Santa Maria ebbe fra XII e XIII secolo un ruolo significativo nella cura delle anime in Bassa Valle di Susa Il passaggio nel XIV secolo da pieve a parrocchia coincise con la sempre maggiore autonomia della chiesa dalla Prevostura di Oulx, ma contemporaneamente l emergere del Borgo Nuovo di Avigliana, come centro commerciale dell abitato, portò ad un declassamento della chiesa a favore della nuova parrocchiale di San Giovanni Battista. Declassamento testimoniato dai resoconti delle varie visite pastorali del XVI secolo, che parlano di un degrado dell edificio e degli arredi, dovuto anche alla crisi conseguente all occupazione francese. Nel XV secolo l impianto della chiesa di Santa Maria, a tre navate, si estendeva dall area absidale fino alle prime tre campate dell attuale edificio; testimonianze di questo periodo sono oggi visibili nella parte bassa del campanile e zona adiacente (fine XII - inizio XIII secolo), nel corpo absidale pentagonale (fine XV secolo), nella seconda cappella sinistra con volta a crociera (XV secolo) e lacerto di affresco (XIV secolo) e nel proseguimento della torre campanaria (XIV secolo), con cuspide ottagonale e pinnacoli, la cui decorazione trecentesca a bacini inseriti nella muratura è analoga a quella del campanile di San Giovanni. Gli altari laterali della chiesa, pertinenti a facoltose famiglie locali o confraternite, erano impreziositi dalle opere pittoriche di Defendente Ferrari, conservate nella chiesa fino al secolo scorso e poi vendute ad alcuni musei torinesi o rubate. Il radicale rinnovamento della chiesa avvenne a partire dalla fine del XVI - seconda metà XVII secolo, quando con la chiusura delle navate laterali in cappelle, la realizzazione della sacrestia a lato dell abside e la ricostruzione della facciata l edificio assunse l aspetto attuale, anche se l arredo interno è il risultato della sistemazione ottocentesca. La facciata barocca, più ampia a sinistra, presenta ai lati del portale due edicole ed è cadenzata da due ordini di lesene. L interno, a navata unica con volta a botte, è stato ridecorato all inizio del XIX secolo. Sul lato sinistro si trovano quattro cappelle e la sacrestia, sul lato destro tre cappelle. Interessante la presenza di una cappella dedicata al Beato Umberto III di Savoia (XII secolo), il cui culto fu molto rilanciato da Carlo Alberto per intenti di prestigio politico. Il pulpito ligneo è settecentesco e fu portato qui all inizio dell Ottocento dalla scomparsa chiesa aviglianese di Sant Agostino. Ancora ottocentesco è l altare maggiore, in marmi policromi, e il baldacchino ligneo che lo sovrasta, mentre le tele con l Annunciazione e la Presentazione di Gesù al Tempio sono riferibili al Seicento. La chiesa è oggi divenuta, per concessione del parroco e della Curia di Torino, esposizione permanente delle opere scultoree a carattere religioso dell artista torinese Elsa Veglio Turino. (Per informazioni: Centro culturale Vita e pace, via Einaudi 44, tel info@vitaepace.it SCHEDA n.6 Casa di Porta Ferrata Si accede dalla via omonima. La Casa di Porta Ferrata è uno degli edifici più interessanti della città tanto da essere stata studiata da Alfredo D Andrade (architetto e archeologo medievista dell inizio del 900 ) e riprodotta nel Borgo medievale di Torino. La casa risale al XIII secolo ed è un esempio di abitazione mercantile di quell epoca, ma di essa rimane solo la facciata. Edificata su due piani è preceduta da un bel porticato con arcate evidenziate da cornici in cotto e pilastri tondi in muratura coronati da capitelli in pietra. La fascia marcapiano è realizzata con archetti incrociati sostenuti da mensoline con teste umane, di animali e figure fantastiche. Al primo piano si notano finestre a bifora trilobata, con cornici in cotto, sostenute da colonnine in pietra con capitello scolpito. Di fronte alla Casa di Porta Ferrata si può ammirare un altro edificio che presenta una bella bifora e tracce di portico murato. SCHEDA n.7 Si arriva ai ruderi dell antico castrum passando da piazza Conte Rosso, per via Piave, inoltrandosi per un sentiero alberato in salita che porta al piccolo parco sulla cima del monte Pezzulano, collina che domina la città. La collina di Avigliana fu fortificata sicuramente nel X secolo, anche se non esistono documenti che provino la 26 Il Castello 23 fondazione dei Castello per volontà di Arduino III detto il Glabro, come vuole la tradizione. II primo documento certo che menziona un Castrum Avilianae risale al 961 e, da allora, il Castello non ha certo avuto una vita tranquilla: fu più volte conquistato, danneggiato e ricostruito. Fu distrutto per la prima volta da Federico Barbarossa, nella sua calata in Italia nel Ben presto legato ai destini dei Savoia, divenne un punto fermo nella loro espansione verso la pianura torinese. La dinastia sabauda, ancora fortemente radicata nei territori d oltralpe, intorno al lago di Ginevra e a Chambéry, tra XIV e XV secolo fece di Avigliana una piccola capitale, residenza occasionale della corte itinerante. Secondo la tradizione, ad Avigliana nacque Amedeo VII, il Conte Rosso, che certo non abitò stabilmente il Castello (la sua residenza preferita fu Ripaille, sul lago di Ginevra), pur legando per sempre il suo nome ad Avigliana. Nei secoli successivi il Castello, esaurita l epoca degli splendori di corte, assunse esclusivamente il ruolo di sede di guarnigione e quindi di fortezza. I Savoia erano ormai padroni di Torino, divenuta la loro residenza definitiva, e Avigliana rappresentava un ottimo punto di presidio per difendere il confine dai francesi. Nei secoli XVI e XVII il Castello ebbe il ruolo che nel 700 fu ereditato dalle fortezze di Exilles e di Fenestrelle, e ne pagò le conseguenze: attaccato e conquistato dalle armate francesi nel 1536 e nel 1630 fu ristrutturato e rimodernato, secondo alcuni storici nel 1655, forse ad opera di Amedeo di Castellamonte. Si tratta di un adeguamento delle strutture antiche, già in parte modificate nel corso del 500, alla nuova tattica militare basata sull uso massiccio delle artiglierie. Vennero sicuramente bastionate le difese più esterne e probabilmente furono abbassate le torri più alte, ormai inutili e anzi pericolose in caso di bombardamento. ln questa nuova veste, il Castello affrontò la sua ultima prova: l attacco del generale Catinat nel Il generale francese, impegnato a spezzare la resistenza di Vittorio Amedeo II, attaccò il Castello e, dopo averlo conquistato, lo distrusse per renderlo inservibile. Nel XVIII secolo i Savoia potenziarono le fortificazioni della Val di Susa e della Val Chisone, abbandonando la piazzaforte di Avigliana che non fu più ricostruita Chi sale al Castello oggi deve tener conto di questa lunga storia e girando tra le rovine, più che al Catinat, penserà all epoca d oro del Castello quando, nel XV secolo, era sede (anche se solo occasionale) di una corte colta e raffinata. Gli scavi degli ultimi anni hanno chiarito alcuni aspetti della planimetria del Castello: è riemersa la base dei grande torrione quadrato che si conosceva dalle immagini antiche e dalle incisioni, ma del quale nulla rimaneva visibile. Nelle strutture riportate alla luce è ancora riconoscibile la porta che metteva in comunicazione la corte bassa con quella alta. La corte alta, o corte d onore, sul lato rivolto verso il paese, presentava gli appartamenti residenziali e la grande sala comitale. Da quest ultima si poteva accedere direttamente a est sui cammini di ronda, e a nord alla cappella dedicata a S. Maria Maddalena. L entrata del complesso si trovava dalla parte opposta, a nord-ovest della grande torre. Nella corte bassa si trovavano invece locali di servizio come magazzini e stalle. Altri scavi potranno forse chiarire meglio l aspetto antico del luogo, che conserva comunque immutata la vista panoramica sulla bassa Val di Susa. Per avere un idea di come doveva essere il castello nel periodo di massimo splendore, basta ammirare l affresco custodito presso la chiesa di San Pietro.. Affacciandosi dalle rovine del Castello sulla pianura sottostante non si può non ricordare la battaglia delle Chiuse tra Carlo Magno e Desiderio, avvenuta forse nella piana tra il Castello e l imbocco della valle, o l altro combattimento, ancora più antico, tra le truppe di Costantino e quelle di Massenzio, che ebbe luogo poco lontano, ai piedi dei monte Musinè. SCHEDA n.8 Piazza Conte Rosso Piazza Conte Rosso, cuore dell Avigliana medievale è a forma trapezoidale. Gli edifici sono adornati da splendidi fregi in cotto secondo la consuetudine del tempo. Qui i portici, sui lati sud ed est, della piazza hanno una copertura fatta con volte a crociera sorrette da pilastri in pietra decorati da eleganti capitelli. Quando la corte 25 si trasferì, molte case subirono lavori di ridimensionamento ed è per questo che oggi non possiamo più ammirare gli originali orizzontamenti in legno. Alcune finestre, probabilmente le più antiche, vennero chiuse e la maggior parte degli edifici si trasformò in modeste case a tre piani, più basse delle precedenti abitazioni signorili. Sul lato sud della piazza si trova il Palazzo del Municipio che chiude la fila di portici. Il palazzo presenta un aspetto seicentesco che nasconde strutture ben più antiche. Nel cortile si trovano i resti di un interessante torre a pianta quadrata inglobata nelle strutture sei-settecentesche e, sotto i portici, sono evidenti tracce di antiche aperture con pregevoli decorazioni in cotto quattrocentesche. Al fondo della piazza, sul lato ovest, si trova la Chiesetta di Santa Croce (vedi scheda 9), la cui origine è molto antica, anche se la facciata è in stile puramente rinascimentale. Poco distante dalla Chiesa si può osservare il profondo pozzo (circa 40 metri), risalente agli ultimi decenni del 1300, che veniva utilizzato per garantire l approvvigionamento idrico del borgo, anche se molte case erano dotate di pozzi privati. L antica Platea fori, così era detta la piazza, è stato, ed è, il centro amministrativo della città situata al centro del Borgo Nuovo, realtà insediativa che nasce a partire dal XII secolo ai piedi del Castello. All epoca Borgo Nuovo si affacciò a quella più antica di Borgo Vecchio con un piano urbanistico abbastanza regolare. Sulla piazza si concentravano le attività mercantili e quella giudiziaria (il tribunale era presente dal 1345). Qui si teneva il mercato settimanale e si procedeva alla pesa delle merci con il peso pubblico comitale. In piazza sorgeva il macello pubblico che, oltre a garantire il rifornimento delle carni, forniva la materia prima per la lavorazione del cuoio cui si dedicavano gli artigiani della Confreria dei SS Crispino e Crispiniano, di cui si ha documentazione nel polittico di Defendente Ferrari posto nella chiesa di San Giovanni. Lo sviluppo, in prevalenza mercantile, dell Avigliana del XII secolo giustifica la presenza della Zecca comitale documentata a partire dal Questa istituzione è forse identificabile con i resti di un edificio situato poco distante dalla piazza Conte Rosso ai piedi del monte Pezzulano. Dell edificio rimangono la facciata ed alcune parti di una costruzione risalente probabilmente al XIV secolo. 26 SCHEDA n.9 Chiesa Santa Croce Santa Croce è la chiesa sconsacrata situata in piazza Conte Rosso. La data di costruzione della Chiesa è incerta: probabilmente è stata edificata nel corso del tardo Cinquecento (lo testimoniano alcuni elementi della facciata che ricordano la chiesa di Santa Maria in Borgovecchio) e rimaneggiata alla fine del 700. Fu sede della confraternita di Santa Croce. L interno si presenta in due spazi divisi dal grande altare barocco dietro al quale si trova lo spazio destinato ai raduni dei confratelli. Presenta una sola navata ed un soffitto a botte. Ristrutturata dal Comune ora è sede di mostre e concerti. SCHEDA n.10 Chiesa san Giovanni Battista La chiesa di San Giovanni Battista è il duomo di Avigliana ed il 24 giugno si festeggia il santo che è il patrono della città. Si trova poco oltre piazza Conte Rosso su una piccola piazza lungo via Umberto I. Venne fondata nel 1248 sotto Amedeo V Conte di Savoia ed eretta a parrocchia nel 1324, in sostituzione della chiesa, solo più cimiteriale, di San Pietro. San Giovanni si caratterizza per la struttura a navata unica allungata, risultato dei lavori che nei secoli hanno progressivamente ampliato la chiesa arretrando nella zona absidale, ed è preceduta da un atrio a pianta trapezoidale diviso in due campate con volte a crociera ed archi ogivali. Sulle pareti, nella parte alta, sono visibili degli affreschi, opera di due diversi pittori, 27

4 databili al XV secolo: lato sinistro entrando, parte alta S.Bernardino da Siena - Maria Maddalena - Madonna in trono - Santa Caterina, parte bassa Tortura di Sant Agata; lato destro entrando, da sinistra verso destra, San Cristoforo - Madonna in trono - San Giovanni Battista - Sant Antonio Abate - Visitazione, parte bassa Santo a cavallo. La facciata, restaurata nel 1895, presenta un portale sormontato da una lunetta con ai lati le statue dei santi Pietro e Giovanni; completa la facciata un rosone centrale e una ghimberga con fregi in cotto. Sulla parete sinistra della facciata tracce di un affresco raffigurante San Cristoforo, il protettore dei viandanti. Il campanile gotico del XV secolo, che riutilizza come base la torre dell antico Palazzo dei Testa, è a pianta rettangolare e termina con una cuspide piramidale e si caratterizza per la presenza, all interno della muratura degli archivolti delle finestre, di bacini di ceramica graffita databili fra il 1280 e il Con il termine bacini si indicano oggetti in Alcuni bacini in ceramica del campanile della ceramica - come ciotole, scodelle, piatti chiesa di San Giovanni. e catini - inseriti nei muri come ornamento. Le decorazioni sono per lo più geometriche e vegetali, ma presentano anche animali e figure immaginarie. Essi costituiscono il più ricco complesso per importanza, qualità di realizzazione e stato di conservazione tra quelli noti del Piemonte medievale. La chiesa è arricchita dalla presenza di ben dieci tavole dipinte da Defendente Ferrari, pittore operante in Piemonte fra il 1480 e il 1530, di cui si hanno numerose opere in vari edifici religiosi della Bassa Valle di Susa. Tutte le opere di Defendente Ferrari sono realizzate con la tecnica della tempera su tavola lignea e si contraddistinguono per l essere inserite in cornici architettoniche ornate da colonnine tornite, lesene e capitelli. La prima opera di Defendente si trova sopra l altare della prima cappella a sinistra entrando. Denominata Trittico della Madonna dei Consorzio, proviene dalla scomparsa chiesa degli Umiliati di Avigliana ed è deturpata nella sua unità compositiva perché la pala centrale con Madonna in trono e Sposalizio mistico di S. Caterina fu sostituita e trasferita nella parrocchiale di Cavour. Ad Avigliana rimasero le tavole laterali, con San Lorenzo e S. Giovanni Battista che presenta il committente e la predella in tre scomparti con Storie di Gioacchino ed Anna. Sempre sul lato sinistro della navata si trova il pulpito ligneo, probabilmente composto da rilevi provenienti da un altare smembrato, scolpito da un maestro francotedesco nella prima metà del XVI secolo; il riadattamento fu realizzato nel 1594, come indica l iscrizione dedicatoria della comunità aviglianese. Segue l altare dell antico patronato dei Provana di Collegno, su cui è collocato il Polittico della Natività, qui giunto nel 1618 dalla distrutta chiesa degli Umiliati. Durante il trasloco si perse la predella originale. Quest opera è di grande importanza perché siglata da Defendente Ferrari e datata Al centro della composizione la Natività; in alto un Cristo di Pietà che esce dal sarcofago; a sinistra San Sebastiano e San Francesco; a destra San Rocco e un Santo di difficile attribuzione. Alle pareti del presbiterio si trovano cinque ante da riferire a polittici smembrati di Defendente di cui non si hanno documenti. I santi raffigurati sono Sant Antonio Abate, San Cristoforo, San Rocco e San Sebastiano, Sant Orsola, Santa Lucia e San Nicola. Tre di queste ante sono decorate anche sul retro, con la tecnica del grisaille, da scene della Passione di Cristo. Sul lato destro della navata, dopo l altare delle Anime del Purgatorio, sul pilastro che fronteggia il pulpito, si trova un altro trittico con San Giovanni Battista, San Gerolamo e San Bernardo da Chiaravalle, sempre di Defendente Ferrari. Segue la Cappella della Madonna del Rosario, e l altare con il Polittico della Madonna della Mercede o dei Santi Crispino e Crispiniano. Defendente Ferrari realizzò quest opera su committenza della locale confraternita di artigiani dei cuoio (in Borgo Nuovo ad Avigliana esisteva un macello). Al centro la Madonna in trono col Bambino, ai lati i due santi fratelli con in mano gli strumenti da calzolaio; nella parte alta Sant Agostino e sua madre, Santa Monica. La predella, divisa in scomparti, illu stra episodi della passione di questi santi. Completa il percorso defendentiano la Pala di Sant Orsola sull ultimo altare che racchiude, all interno della cornice, una piccola tavola con Santa Lucia e una predella con episodi della vita della Maddalena. Nel 2011, per la collana Monumenti aviglianesi, il Comune ha pubblicato il volume La chiesa di San Giovanni di Avigliana una ricerca dotta e scrupolosa durata circa 20 anni a cura del professor Paolo Nesta e della sua equipe. Di notevole rilevanza l approfondimento di alcuni documenti che hanno messo in luce, ad esempio, l esistenza di una preesistente chiesetta dedicata a San Nicola risalente al 1300 e l antica base del campanile suscettibile di una eventuale indagine archeologica. Ed ancora l aver individuato la data certa, 3 novembre 1447, in cui sono iniziati i lavori per l attuale atrio con il conseguente spostamento della facciata: una scoperta fondamentale per la datazione di tutte le opere successive. Defendete Ferrari: Trittico di San Gerolamo (1530). Un altro capitolo interessante è offerto dallo studio e dalla pubblicazione sistematica, (per la prima volta a colori), a cura dell archeologo medievista Mauro Cortelazzo, dell intera serie di piatti in ceramica di primo Trecento che adornano il campanile: 40 bacini difficili da ammirare da vicino. Da sottolineare anche il capitolo a cura di Fabrizio Fantino sui dipinti cinquecenteschi per la puntuale e accuratissima sistemazione delle opere presenti in San Giovanni, di Defendente Ferrari e bottega, di Gerolamo Giovenone e del cosiddetto pseudo Giovenone. Anche la tecnologia entra in questo volume attraverso lo studio di Paolo Triolo con il ricorso alle riflettografie su alcuni dipinti ospiti in San Giovanni. È la prima volta in cui queste opere sono sottoposte La copertina del Libro sulla a tale indagine, indagine dagli esiti sorprendenti per chiesa di San Giovanni della determinare la correttezza della datazione ed in particolare individuare il tratto disegnativo dell autore. nesi. collana Monumenti aviglia SCHEDA n.11 Torre orologio La Torre dell orologio è un bel esempio di torre civica del XIV secolo a pianta ottagonale su base quadrata. È stata costruita appositamente per accogliere un orologio (1330): il primo orologio pubblico piemontese ed il secondo in Italia (dopo quello di Milano), distrutto dai francesi del Catinat nel L edificio, decorato con belle cornici in cotto, è stato oggetto di studio da parte di Alfredo D Andrade e riprodotto nel Borgo medievale del Valentino a Torino, nel cortile dell Osteria di San Giorgio. SCHEDA n.12 Chiesa di San Pietro La chiesa di San Pietro è situata nella via omonima e si accede attraverso una ripida scalinata. Costruita nell XI secolo, a partire dal 1205, con l arrivo dei Canonici del Moncenisio, la Chiesa diventa un importante centro religioso. La sua facciata conserva ancora le caratteristiche prettamente romaniche della sua origine, cui però si sono aggiunte, nel corso dei secoli XIV e XV, le decorazioni in stile gotico, come i pinnacoli e la fascia di archetti in cotto. Chiesa parrocchiale fino al 1320, nel 1324 fu sostituita in tale ruolo dalla chiesa di San Giovanni Battista e adibita esclusivamente ad uso cimiteriale. L antico cimitero è tutt ora esistente sul lato sud dell edificio ed è stato oggetto di recente sistemazione e restauro da parte del Comune così come la stessa chiesa. La fase romanica, databile al XI XII secolo è ben visibile nella muratura del cam panile e nelle due absidi (scansione del muro in lesene ed archetti pensili; finestrelle strombate), mentre le ristrutturazioni effettuate tra il XIII e il XVI secolo sono testimoniate dalla cuspide e dai pinnacoli del campanile e della facciata, quest ultima decorata inoltre con cornici in cotto ad archetti intrecciati e denti di sega. L interno della chiesa orientata con le absidi a sudest, è a due navate terminate da absidi semicircolari; dalla stretta navata di destra, prolungata a sud-ovest oltre l ingresso da una cappelletta, vi è l accesso al cimitero. A sinistra della navata centrale, presso l ingresso, si apre una cappella con volta a crociera, cui segue la base del campanile che immette in un altra cappella, sempre con volta a crociera, aperta sul presbiterio. Purtroppo la consuetudine ottocentesca di coprire gli affreschi con la calce ha distrutto irrimediabilmente molte delle pitture che decoravano l intero edificio e solo recenti restauri hanno rimesso in luce, seppur in modo lacunoso e di difficile lettura, La chiesa di San Pietro fa da sfondo al Palio cittadino. parti dell originario ciclo decorativo, databile dal XI al XV secolo. Le opere Prima cappella a sinistra: storie dei santi Pietro e Andrea; San Matteo sulla volta (metà del XIV secolo) Presbiterio parete sinistra: tracce di affreschi romanici (seconda metà XI secolo); affreschi databili fra XIV e XV secolo (San Michele Arcangelo, Santo non attribuito, Pesca miracolosa, Madonna della Misericordia, Santa con bambino in braccio) Seconda cappella a sinistra: scene di vita della Maddalena, tratti dai Vangeli e da una leggenda provenzale dell XI secolo; scene della vita di Giuseppe e Maria tratte dal Vangelo apocrifo detto Protoevangelo di Giacomo, fine XV secolo attribuiti alla bottega dei pittori piemontesi Giacomo e Bartolomeo Serra. Abside maggiore Arco trionfale: tracce di affreschi romanici (fine XI inizio XII secolo), affreschi databili alla seconda metà del XIV secolo (offerte di Caino e Abele, Annunciazione, Adamo ed Eva). Catino absidale: Cristo in gloria fra i simboli degli evangelisti, seconda metà del XIV secolo. Tamburo absidale: figure dei dodici apostoli, due strati, il più antico della metà del XII secolo, il più recente della seconda metà del XIV secolo. Presbiterio parete destra: tracce di affreschi romanici (Annunciazione di inizio XIII secolo); S.Giorgio e il drago; teste di Sante e Madonna col bambino della seconda metà del XIV secolo. Abside navata destra: attribuiti al pittore Giacomo Pitterio, inizio XV secolo, Annunciazione, Cristo in mandorla fra Santo e Santa Caterina. Fra le due absidi passaggio affrescato con San Bernardo d Aosta e Santa Margherita. Sottarco navata destra: Compianto sul Cristo morto (fine XV secolo); Annunciazione e Natività (prima metà XV secolo). Pareti navata destra lato sud: Trinità in mandorla, Cristo che esce dal sarcofago fra gli attributi della passione, Natività, San Giacomo (XV secolo). Pareti navata destra lato nord: Papa Gregorio Magno, Annunciazione, Maria Maddalena e Santo in abiti da vescovo (XIV XV secolo) Cappella terminale della navata destra: affresco che la tradizione popolare identifica nel castello di Avigliana (unica testimonianza di come doveva essere la fortificazione). Controfacciata: vari Santi fra cui Sant Antonio abate. Per la collana Monumenti aviglianesi il Comune ha pubblicato l opera La chiesa di San Pietro a cura del professor Paolo Nesta. SCHEDA n.13 Ecomuseo del Dinamitificio Nobel In via Galiniè si trovano i monumentali resti della più importante fabbrica mondiale di esplosivi del 900: il dinamitificio Nobel Il complesso, che rappresenta uno degli esempi più interessanti di architettura industriale d inizio secolo, ha ospitato per ben novanta anni (dal al 1965) la fabbrica di esplosivi più importante d Europa. Fu realizzato per iniziativa di un gruppo di cinque banchieri parigini e della Società Alfred Nobel di Amburgo, la quale aveva optato con ogni probabilità per tale scelta dislocativa sia per l importante collocazione sull asse di comunicazione con il nord Europa sia per la prossimità alla rete ferroviaria, ma anche e soprattutto per via dell alternarsi sul territorio di zone pianeggianti e di formazioni collinari che consentivano una protezione dell abitato dagli effetti delle deflagrazioni che potevano essere causate da questa pericolosa attività. L Amministrazione comunale aviglianese ha lavorato anni per realizzare un ecomuseo che ricordasse questo importante pezzo di storia. Inaugurato nel settembre del 2002, è stato allestito dall Associazione Amici di Avigliana (con aiuti da parte del Comune di Avigliana, Regione Piemonte, Provincia di Torino e Compagnia di San Paolo) ed è attualmente curato dall Associazione MusicAround. Oltre a pannelli esplicativi e filmati d epoca che documentano le varie fasi della lavorazione degli esplosivi, si possono visitare il rifugio anti aereo per le maestranze ed i vari cunicoli e le camere di scoppio, riportati alla luce durante i lavori di ristrutturazione. Sono presenti inoltre alcune suggestive simulazioni sonore che si prestano a richiamare alla mente le condizioni di lavoro estremamente difficili dell epoca. Dal dicembre 2007 sono stati inoltre recuperati dall Associazione Amici di Avigliana importanti materiali originali, tra cui alcuni macchinari di lavorazione ed oltre 300 volumi di letteratura specialistica internazionale appartenenti alla Biblioteca originale del Dinamitificio. 34 Due le pubblicazioni sul dinamitificio con il contributo del Comune: Il dinamitificio Nobel di Avigliana di Sergio Sacco e Gigi Richetto e Viaggo intorno alla dinamite Nobel di Paola Maria Delpiano. Presso il Museo è inoltre disponibile il punto ristoro Caffè Tritolo, gestito dall Associazione MusicAround. Offre ai visitatori la possibilità di fruire di una confortevole sosta grazie ai servizi di caffetteria, ristoro, pasti completi e merende sinoire (su prenotazione) a base di prodotti tipici locali. Di recente, nell area, il Comune ha eretto una piccola arena per rappresentazioni teatrali e musicali. Orari Orari invernali ottobre-aprile lun - ven: , sab e dom: ultimo ingresso: Orari estivi maggio-settembre lun - ven: , sab e dom: ultimo ingresso: Chiusure festività annuali Dal 24 dicembre al 31 gennaio; 25 aprile; 15 agosto; 1 novembre. In caso di condizioni climatiche avverse l Ecomuseo può subire chiusure o variazioni d orario. Aperture straordinarie e serali Su prenotazione o in occasione di eventi speciali. Nei mesi estivi sono previste aperture straordinarie serali. Servizio prenotazione e visite guidate prenotazione obbligatoria per visite guidate, per gruppi numerosi e scuole. tel Il percorso di visita dell Ecomuseo del Dinamitificio Nobel è contrassegnato da pannelli esplicativi. Tariffe Ingresso intero 4,00 Ingresso ridotto minori 12 anni, gruppi organizzati oltre le 10 persone, disabili 2,00 Ingresso ridotto scuole scolaresche su prenotazione oltre le 10 persone 1,00 Ingresso gratuito maggiori 70 anni; minori 6 anni; possessori abbonamento musei Torino Piemonte e Torino + Piemonte card 35 La storia del Dinamitificio Nobel di Avigliana Le foto d epoca sono state gentilmente concesse dal Museo ellenico di Halandri-Atene su Alfred Nobel - collezione privata di Giorgio S. Marcou Gli esplosivi sono sostanze che in conseguenza di azioni esterne si trasformano violentemente con notevole sviluppo di calore e di gas, espandendosi con grande rapidità e determinando elevatissime pressioni. Dietro a questa definizione c è una lunga storia fatta di scoperte scientifiche e di sviluppo tecnologico ma soprattutto di uomini, soldati o operai, che a causa degli esplosivi hanno perso la vita, dalle prime invenzioni alla bomba atomica. Una vicenda dunque fra la pace e la guerra che, se ha portato lutti, ha pure consentito la realizzazione di grandi opere pubbliche come i trafori e ha significato anche sviluppo economico. Tutto ciò fa da sfondo alla storia del dinamitificio Nobel di Avigliana, una vicenda industriale, ma anche sociale e culturale che si sviluppa dal 1872 al Una grande occasione per la valle di Susa A fondare il dinamitificio fu Alfred Nobel (leggi scheda), imprenditore svedese, inventore della dinamite, che profittò dell abolizione nel 1869 del monopolio statale sulla fabbricazione degli esplosivi. Nobel arriva in Italia anche sull onda di difficoltà col governo francese, al quale aveva offerto la produzione della balistite, brevettata da lui stesso in Inghilterra nel Troppo rischiosa la fabbricazione, dicono i francesi ed allora Nobel si rivolge all Italia. La scelta di Avigliana è motivata da ragioni tecniche e dall incoraggiamento dell amministrazione comunale, che concede gratuitamente l area sulla quale edificare la fabbrica. Allora il processo di industrializzazione è solo agli inizi e questa è per la valle di Susa una grande occasione. Così, il 24 ottobre del 1872 il Comune autorizza 36

5 la realizzazione dell impianto nella zona al confine con Sant Ambrogio, adiacente la statale e la linea ferroviaria, dove oggi si estende la zona industriale della città. In un primo tempo i locali sono costituiti da baracche, separate da trincee che devono proteggere le maestranze da eventuali incidenti. Nel 1873 gli addetti sono 80 che nel volgere di qualche anno diventano 250. Alla fine del 1893, l area sulla quale sorge la fabbrica è di oltre 200 mila metri quadri e vi sono impiegati 800 operai. L andamento dell occupazione, sarà sempre altalenante, soggetto alle crisi di mercato e alla presenza o meno di conflitti bellici. Già nel 1894 si paventa una prima crisi che rischia di mettere in ginocchio Avigliana. I salari vanno da 2,50 a 7,50 lire al giorno e si lavora 10 ore per produrre 70 mila cartucce di dinamite. Decine di morti nelle esplosioni accidentali Iniziano anche i primi incidenti che nel corso della storia dello stabilimento faranno 91 vittime. Il primo avviene nel 1874 con la morte di un operaio in seguito all esplosione di una macchinetta per incartucciare la dinamite. L ultimo avverà nel 1961, quattro anni prima della chiusura dell azienda ed anche in questo caso un operaio perderà la vita. In mezzo, una serie di scoppi spaventosi che stendono sulla città una cappa di paura. Nel 1890 il più grave con 22 morti e dieci anni dopo un altra tragedia con 13 vittime. Proprio quest ultimo resterà più di altri nella memoria collettiva. I mezzi d informazione ne danno grande risalto, un fotografo dilettante documenta la tragedia e si aprirà una grande catena di solidarietà. Proprio allora iniziano le proteste nei confronti della fabbrica, particolarmente da parte degli abitanti di Sant Ambrogio. Avigliana è però preoccupata per la possibile chiusura e difenderà per molti anni l insediamento. Alla fine del 900 nascono anche le prime rivendi cazioni sindacali, conseguenza dei frequenti licenziamenti e della pericolosià delle lavorazioni. Nel 1908 si costruisce il polverificio Allemandi e qualche anno dopo, in piena guerra mondiale, nel 1917, la Nobel ha il suo momento di splendore: gli occupati sono oltre 5000 e la fabbrica si espande sino a Buttigliera. Nasce la Duco per la produzione di vernici Alla fine della prima guerra mondiale l azienda è costretta a riconvertire parte della sua produzione, esplorando altri settori della chimica. Nasce così la Duco per la produzione di vernici sintetiche. Alla Duco lavorerà, dal 1946, per qualche anno, lo scrittore Primo Levi, autore, tra l altro di Se questo è un uomo, dolente racconto della sua prigionia ad Auschwitz che pare abbia abbozzato nel suo tragitto in treno, da pendolare, fra Torino e Avigliana. Ad Avigliana Levi dedicò anche una poesia e della città scrisse in un capitolo del suo libro Il sistema periodico. Nel contempo però si fanno sentire i problemi derivanti dalla crisi del dopoguerra e una parte degli azionisti mette in vendita le proprie azioni nel timore di non poter più trarre degli utili. Queste vengono acquistate dalla Montecatini e nel 1925, la Nobel cambia proprietà. Siamo ormai in pieno regime fascista e Mussolini invoca il massimo possibile di autonomia della vita economica, soprattutto nel settore della difesa. Alla Nobel si dà così il via alla produzione dell esplosivo T4 o Exogene per il quale si costruiscono gli edifici in zona Mareschi. È ancora un altalenarsi di sviluppo e di crisi e nel 1943 le maestranze sono circa Nel 1945 la fabbrica è vittima della guerra: ai primi di marzo un bombardamento alleato distrugge completamente il polverificio Allemandi, mentre il resto della fabbrica viene gravemente danneggiato. Una fabbrica al di sopra della città La produzione riprende nel 1947 e tra crisi ed incidenti mortali si arriva sino al 1961, quando la Montecatini decide di chiudere la fabbrica aviglianese spostando la produzione ad Orbetello. È la fine di un epoca e di un incubo per Avigliana. Il dinamitificio, dicono Gigi Richetto e Sergio Sacco, è sempre stata una struttura al di sopra della città ed una testimonianza riportata nel libro, quella di Luigi De Matteis, ex operaio, la dice lunga sul clima che si respirava: «Quando si entrava in fabbrica dopo uno scoppio c era un grande silenzio, sembrava di entrare in chiesa. Poi passava tutto, si lavorava con il cuore in pace; quando uno entrava al dinamitificio lo sapeva già che il pericolo c era». Nonostante questo, la storia degli esplosivi è intrecciata a quella di molti aviglianesi. Alcuni aviglianesi furono, infatti, tra coloro che contribuirono a far nascere l industria degli esplosivi in Sud Africa. I primi furono Modesto Gallo e Ferdinando De Matteis che nel 1888 giunsero nel paese africano dopo aver navigato 35 giorni seduti su cinque casse di dinamite. SCHEDA n.14 Santuario della Madonna dei Laghi Costruito tra il 1622 e il 1642, il Santuario della Madonna dei Laghi sorge sulle rive del Lago Grande, proprio nel luogo in cui un tempo esisteva un pilone votivo, meta di pellegrinaggi già nel Trecento: lo testimonia un affresco datato XIV secolo. Affidata in origine all Ordine dei Cappuccini, nel 1892 la Chiesa passa nelle mani dei Salesiani. Al suo interno si possono ritrovare tele di vari artisti tra cui un trittico, degli inizi del Cinquecento, attribuito da buona parte della critica al Defendente Ferrari, che la tradizione vuole donato ai frati Cappuccini da parte di Carlo Emanuele I. Fra le altre opere: una tela dei primi del 600 con San Maurizio attribuita a Guido Reni o alla sua scuola; una Madonna di Michele Antonio Milocco della metà del 700; San Francesco e Sant Antonio, due tele di Charles Dauphin; una copia della Madonna dei Pellegrini del Caravaggio dell inizio 600 donata dal cardinale Maurizio di Savoia. Nel 1752 Bernardino Galliari, scenografo del teatro Regio, realizzò nella cupola l Ascensione di Maria, dipinta su cartoni applicati alla muratura SCHEDA n.15 Chiesa San Bartolomeo La località San Bartolomeo, posta a sud del lago Piccolo di Avigliana, al quale dette anche il nome, lacus sancti Bartolomei, è stata sede di un antico nucleo monastico che dipendeva dall abbazia di San Michele. La tradizione locale vuole il borgo assalito e distrutto dai saraceni, riparato da Arduino il Glabro e nuovamente distrutto dal Barbarossa. Nei pressi della chiesa sono state scoperte inumazioni attribuite ad età altomedievale. Dell edificio, ora civile, si hanno notizie a partire dal XII secolo così come sono evidenti trasformazioni sia nel XIII come nel XIV secolo. All interno della chiesa è visibile un ciclo di pregiati affreschi databile in parte poco leggibili, scoperti intorno al 1930 dallo studioso Cavallari Murat. Nel corso del 2006 la chiesa è stata acquistata dal Comune di Avigliana e nel 2010 sono iniziati i lavori alla copertura per evitare infiltrazioni e il restauro dei circa 60 metri quadri di affreschi. SCHEDA n.16 Sito archeologico Statio Ad Fines Il sito denominato Statio ad Fines o Fines Cotii che si trova in Borgata Malano di Avigliana è molto importante per la ricostruzione storica del Piemonte romano. Il suo appellativo indica che si tratta di un confine di frontiera con dogana sulla via delle Gallie fra l Italia romana e il distretto delle Alpi Cozie. La riscoperta della Statio ad Fines, nota grazie agli itinerari stradali di epoca romana a miglia da Augusta Taurinorum (Torino) verso la Gallia, è da ricondursi all attività di ricerca di 43 Ara votiva alle Matrone ritrovata a Malano (Museo di Antichità - Torino) 40 padre Placido Bacco, tra il 1858 ed il La scoperta dei resti di un edificio monumentale e di iscrizioni relative a personaggi impiegati presso l ufficio doganale della Quadragesima Galliarum permise subito di evidenziare l importanza dei sito nel Piemonte romano e nel ruolo di cerniera tra l Italia e le province occidentali svolto dalla via diretta al valico del Monginevro. La mancanza di un rilevamento preciso delle strutture rinvenute e di ulteriori scavi archeologici, resi difficoltosi anche dal frazionamento in molte unità immobiliari private, ha di fatto congelato le conoscenze sino a tempi recenti, quando l attività di tutela della Soprintendenza, ha messo sotto vincolo l area. Si sono così portate in luce parti di edifici che testimoniano una continuità insediativa per tutta l età romana imperiale (I-V secolo d. C). Nel 1994 un intervento di emergenza in via Moncenisio ha portato parzialmente in luce le fondazioni di un grande edificio dotato di un vano absidato, arricchito da intonaco parietale di colore rosso, da ricondurre probabilmente ad una funzione pubblica o semi-pubblica nell ambito delle infrastrutture della stazione. Questa ospitava monumenti pubblici dedicati a membri della casa imperiale, con iconografie legate a vittorie militari sui barbari (rilievi del Museo di Antichità di Torino e da collezione privata ad Avigliana), nonché un culto alle dee epicorie dette Matronae. Lo attesta, in particolare, il Cippo in marmo con dedica alle matrone (risalente al I secolo dopo Cristo). Il culto delle Matrone, noto da molte altre epigrafi piemontesi, affonda le proprie radici nel patrimonio religioso primitivo preceltico. Le Matrone in epoca romana sono molto popolari negli ambienti rurali perché protettrici dei cicli generativi della natura e delle donne. La frequenza del loro culto nei distretti alpini ne suggerisce la caratteristica di divinità tutelari dei luoghi di passaggio, confermata anche dalla loro frequente associazione Rilievo con barbaro prigioniero con Mercurio, dio protettore delle transazioni commerciali. privata) ritrovato a Malano (collezione Un ulteriore sondaggio archeologico preventivo, per esigenze di tutela (2003, 2006), ha portato alla luce notevoli strutture murarie di epoca tardo imperiale, aprendo notevoli prospettive di ampliamento dell area archeologica. Il Comune di Avigliana, attraverso una permuta, ha infatti recentemente acquisito il terreno, consentendo la prosecuzione dello scavo archeologico. Ad un primitivo edificio, contraddistinto da un esedra rivolta a sud, viene addossato dal medesimo lato un ambiente quadrangolare, privo di pavimentazione finita, ma nel cui interno è stato individuato uno strato di ceneri e carboni e tubuli fittili. Questo fa ipotizzare che possa essere riferito ad un impianto termale dotato di un sistema di riscaldamento ad ipocausto. Un inumazione in fossa terragna, priva di corredo, è stata poi individuata a sud del muro meridionale dell edificio, disposta parallelamente a questo, il cranio a est, testimonianza del consueto fenomeno delle sepolture altomedievali tra i ruderi di edifici precedenti. Tali elementi sono certamente i primi segni tangibili di una realtà archeologica complessa e stratificata, che soltanto un indagine approfondita in estensione potrà ricondurre ad un interpretazione precisa, a sua volta prologo indispensabile ad un eventuale progetto di sistemazione e valorizzazione. Sulla Statio ad Fines il Comune di Avigliana ha in mente un progetto di valorizzazione che coinvolge anche Almese e Caselette, con la realizzazione, a Malano, di un centro didattico-museale nell edificio di proprietà comunale che dovrà essere ristrutturato. Intanto il sito di Malano è diventato oggetto di studio. Gli studenti del corso di laurea in conservazione dei beni architettonici della facoltà di architettura di Torino hanno terminato un laboratorio di progettazione che si concluderà con un workshop SCHEDA n.15 Sacra di San Michele - storia La Sacra di San Michele, monumento simbolo della Regione Piemonte, non si trova in territorio aviglianese ma vi si accede, in auto, solo da Avigliana. Per raggiungerla occorre imboccare, su corso Laghi, la rotonda per Giaveno e dopo un centinaio di metri imboccare via Sacra di San Michele. Salendo in auto sul monte Pirchiriano, l impatto con l edificio è davvero emozionante. Alcuni storici ipotizzano che sul Monte Pirchiriano esistesse già in epoca romana un presidio militare che controllava la strada verso le Gallie. Probabilmente questo insediamento doveva avere una cappella castrense ad uso delle truppe di fede cristiana. Come sempre si verificava in questi casi, la cappella veniva edificata fuori dal castrum che, nel caso della Sacra, doveva trovarsi sulla parte nord, quella che domina le Chiuse sottostanti e che attualmente ospita le rovine del Monastero Nuovo. Successivamente, anche i Longobardi installarono un presidio che fungeva da baluardo contro le invasioni dei Franchi e forse proprio ai Longobardi si deve la realizzazione del sacello a nord, il più antico tra quelli presenti nella cripta alla quale si accede dal pavimento della chiesa. 43 Non è facile individuare con certezza il momento preciso in cui ebbe a sorgere la Sacra di S. Michele. Alcuni studiosi sono orientati a identificare negli anni il periodo in cui si avviò la realizzazione di questa Abbazia mentre per altri la data di nascita dovrebbe essere anticipata agli anni In sostanza quindi l origine vera e propria della costruzione risale al tempo in cui visse Giovanni Vincenzo, tra la fine del X e l inizio dell XI secolo. Accanto al sacello più antico, Giovanni Vincenzo ne realizzò un altro che possiamo ancora vedere e che è l ambiente centrale della cripta. Nei decenni successivi fu costruito un piccolo cenobio che ospitava pochi monaci e poteva accogliere anche qualche pellegrino. Questa costruzione è dovuta alla magnanimità e alla fede di Ugo di Montboissier. Proprio a questo nobile Alverniate alcuni intendono attribuire la costruzione della terza cella (la prima per chi scende dal pavimento della chiesa). Nei decenni successivi la struttura dell Abbazia, affidata ai Benedettini, si sviluppò progressivamente dando asilo ai pellegrini e protezione alle popolazioni della zona. Nel secolo XI fu infatti costruito l edificio della foresteria, staccato dal monastero, e in grado di accogliere i numerosi pellegrini che, percorrendo la via Francigena, vi salivano per trovare ristoro fisico e spirituale: è la costruzione con merli che si incontra in cima alla prima rampa di scale dopo la Porta di Ferro. Probabilmente l architetto Guglielmo da Volpiano realizzò il progetto della chiesa posta sopra le tre preesistenti. Il periodo interessato da questo sviluppo è compreso tra il 1015 e il 1035 e di quella costruzione rimane ancora il Coro Vecchio, il locale posto immediatamente a sinistra del portale di ingresso nella chiesa. Contemporaneamente, le celle più antiche dei monaci sorgevano nella zona di sud-est, in prossimità del lato della chiesa attuale, nel cosiddetto Monastero Vecchio, quello che oggi è occupato dai padri Rosminiani. Il Monastero Nuovo, quello oggi in rovina, venne edificato sul lato nord e aveva tutte le strutture necessarie alla vita di molte decine 44 di monaci: celle, biblioteca, cucine, refettorio, officine. Di questa costruzione, che poteva ospitare diverse decine di monaci, rimangono ora dei ruderi affacciati sulla Valle di Susa: era un edificio a cinque piani la cui imponenza, con i suoi muraglioni, archi e pilastri, impressiona ancora oggi il visitatore. Svetta, su tutte le rovine, la torre della Bell Alda, oggetto di una suggestiva leggenda. L abate Ermenegaldo, che diresse il monastero dal 1099 al 1131, affrontò la nuova emergente esigenza e fece realizzare l opera più ardita di tutta l imponente costruzione: l impressionante basamento che, partendo dalla base del picco del monte, raggiunse la vetta e costituì il livello di partenza per la costruzione della nuova capiente chiesa. Questo basamento è alto 26 metri ed è sovrastato dalle absidi che portano la cima della costruzione a sfiorare i 1000 metri di altitudine rispetto ai 960 del monte Pirchiriano. La nuova chiesa, che è anche quella attuale, è stata eretta su strutture possenti e sovrasta le più antiche costruzioni che sono state così inglobate. Secondo non pochi studiosi proprio le sue peculiari caratteristiche ne consentirebbero l attribuzione al maestro Nicolao. Questa costruzione dovette richiedere molti anni e il trascorrere del tempo è infatti documentato nel passaggio che si trova all interno delle campate tra il pilastro cilindrico e quello polistilo e nel variare del gusto che passa dal romanico al gotico sia nelle decorazioni che nella forma delle porte e delle finestre. Tutto questo ha comportato, nelle navate, il sovrapporsi di ben tre tipi di architettura: uno stile romanico con caratteristiche normanne, uno stile romanico che si può definire di transizione ed infine uno stile gotico francese. Va rilevato un elemento veramente unico, originato proprio dagli interventi fatti per adattare lo sviluppo architettonico al particolare ambiente costituito dalla vetta del Pirchiriano: siamo di fronte ad una chiesa in cui gli elementi costitutivi fondamentali sono rovesciati. In tutte le chiese la facciata è sempre localizzata frontalmente rispetto alle absidi poste dietro l altare maggiore e contiene il portale di ingresso. Al contrario, la facciata della Sacra si trova nel piano posto sotto il pavimento che costituisce la volta dello Scalone dei Morti. La curiosità è che la facciata è sotto l altare maggiore, è sovrastata dalle absidi con la Loggia dei Viretti ed è visibile dalla parte del monte rivolta verso la pianura Padana. 45

6 Nel 1200 si cominciano a cogliere i primi segni di un cambiamento: declino economico a causa delle continue spese per le costruzioni, diminuzione delle donazioni dei laici, prime notizie di debiti, insofferenza dei monaci verso il potere dell Abate, prime ribellioni degli abitanti dei borghi direttamente controllati. Dal secolo XIV cominciò il definitivo periodo di decadenza che proseguì in modo lento ma inarrestabile e che portò alla soppressione del monastero decretata dal papa Gregorio XV nel Nel 1630 le artiglierie francesi, colpirono ripetutamente il monastero nel quale si trovavano truppe sabaude alleate della Spagna. Nel 1622 i monaci rimasti erano quattro e il 10 dicembre il pontefice Gregorio XV soppresse il monastero affidandone la gestione alla Collegiata di Giaveno. Nel 1836 per l intervento di Carlo Alberto di Savoia, il pontefice Gregorio XVI cedette in perpetuo l Abbazia ai padri Rosminiani. Il monastero riscoprì una nuova vita, si iniziarono opere di restauro che consentirono il sostanziale recupero della struttura dopo secoli di abbandono ed incuria. A fine secolo l architetto D Andrade effettuò una serie di rilievi e di restauri atti a fornire un consolidamento di vasta portata al complesso abbaziale. Nel corso di quella campagna di lavori furono infatti realizzati anche i contrafforti e gli archi rampanti che si appoggiano, sostenendola, alla parete sud della chiesa. Nel 1937 il monastero ha subito una serie ulteriore di restauri nel corso dei quali fu rifatto il tetto della chiesa in sostituzione di quello precedente costruito nel 600 e il cui peso eccessivo costituiva una minaccia per la stabilità e la tenuta delle pareti laterali. Nei decenni successivi poi gli interventi si sono susseguiti e hanno interessato i vari elementi costitutivi del complesso: campanile, portale dello zodiaco, terrazza, coperture, monastero, affreschi, tele. Per informazioni e visite: tel info@sacradisanmichele.com - www. sacradisanmichele.com PERSONAGGI che hanno reso famosa Avigliana Amedeo VII di Savoia, il Conte Rosso Figlio di Amedeo VI e Bona di Borbone, nasce ad Avigliana nel 1360 e succede al padre nel Sposa, a 17 anni, Bona di Berry, nipote di Carlo V, che viene chiamata Madame la Jeune, per identificarla in contrapposizione alla suocera detta Madame la Grande. La definizione di conte Rosso gli deriva dalla scelta di usare questo colore così come il padre usava il verde (ha anche indossato un abito di colore rosso combattendo a fianco di Carlo VII di Francia contro gli inglesi). E, sempre a similitudine del padre, rivela presto le sue qualità di combattente e uomo politico. Sviluppa una politica espansionistica verso il mediterraneo; è costretto a combattere contro i marchesi di Saluzzo conquistando Cuneo (1382) e Nizza (1388). È il primo dei Savoia ad adottare il motto FERT e ad ornarsi dei nodi di Savoia. Muore a Ripaille, il 1 novembre 1391; nel 1576 il duca Emanuele Filiberto farà trasportare le sue ceneri nella Cappella del Santo Sudario, nella Cattedrale di San Giovanni di Torino. Le cause della sua morte rimangono tuttora misteriose: caduta da cavallo, epidemia, avvelenamento? Quando scompare, l erede Amedeo VIII ha solo otto anni. Bona di Borbone (Madame la Grande, moglie del Conte Verde), Bona di Berry (vedova del Conte Rosso) e Amedeo d Acaja, si contendono la reggenza. Al termine di travagliate vicende caratterizzate da una successione di accuse, imprigionamenti, condanne e riabilitazioni, Bona di Berry si risposa e Bona di Borbone assume la reggenza dei possedimenti Savoia fino alla maggior età di Amedeo VIII. Defendente Ferrari Sul pittore Defendente Ferrari si hanno poche notizie certe. Si sa che dal 1502 si stabilì a Chivasso formandosi nella bottega di Giovanni Martino Spanzotti. Ebbe notevole successo come autore di polittici e di pale sacre, incontrando con il suo stile, ricco di preziosismi decorativi e di colori smaltati, derivati in ampia misura dalla tradizione nordica, il favore di una larga committenza ecclesiastica nel Piemonte occidentale sino al termine della sua attività (intorno al 1535). Di certo si sa delle sue opere nella precettoria di Sant Antonio di Ranverso per un documento in cui il Ferrari è menzionato e che risale al Testimonianze importanti della sua opera si trovano nei musei piemontesi (Polittici di Sant Ivo e di Santa Barbara alla Galleria sabauda di Torino; San Gerolamo penitente nel Museo Civico d Arte Antica di Torino; il Polittico di Bianzè al Museo Borgogna di Vercelli). Sportelli di polittici smembrati sono presenti in numerosi musei italiani, europei e statunitensi. Da ricordare sono anche le due tavole raffiguranti la Madonna col Bambino e Santi conservate nella sacrestia del Duomo di Ivrea. Tra le opere ancora rimaste nelle chiese, per le quali furono costruiti, vanno menzionati almeno quelle poste nel Duomo di Chivasso, nella chiesa di S. Giovanni in Avigliana e nella abbazia di Sant Antonio di Ranverso. Norberto Rosa Norberto Rosa nasce ad Avigliana il 3 maggio 1803, muore a Susa il 27 giugno Illustre aviglianese, giornalista e poeta, con la sua voce ha contribuito ad affermare gli ideali di speranza e di unità che hanno portato all unità d Italia. La sua vita e la sua carriera si sono svolte per la maggior parte in Val di Susa. Pubblicò sul Parnas Piemonteis, che raccoglieva le composizioni di piccoli poeti, ma ne prese poi le distanze dopo aver scoperto la poesia di Brofferio. Questo evento modificò lo stile della sua poesia, la sua ispirazione trova più fresca espressione nel genere gioioso, ma diventa poesia soprattutto, quando la passione politica, suscitata dal nostro Risorgimento, offre un nuovo e impegnativo contenuto ai suoi versi. Trovò spazio, per la sua nuova opera, sui giornali e sui volantini (scritti pubblicati in un volume poco tempo fa, nel 1988). Brofferio è di spirito rivoluzionario, democratico e repubblicano. È avvocato e giornalista e diventa deputato. Finisce in prigione alcune volte per la sua irruenza rivoluzionaria. Il Rosa è giornalista, sullo stile di Brofferio, ma più pacato. Di famiglia non agiata, compie gli studi con difficoltà e poi diventa procuratore legale a Susa quindi provveditore agli studi e deputato al Parlamento Subalpino. Scrive i tre poemetti Ij cativ médich, Le strade ferrate, sestine piemontesi e Don Chissiòt. Cant Prim. Delle favole che pubblica sul Parnas Piemontèis, alcune sono di satira sociale e politica, più tranquilla di quella di Brofferio, ma altrettanto mordace. Un opera che i critici valutano come la sua migliore è il componimento Ij piasì. Anche lui scrive versi con temi d altro genere, come ne Ël ver filòsofo Fra le sue opere si ricordano le composizioni di stile patriottico Inno dij piemontèis e Panegirich d San Martin. Alfred Nobel Alfred Nobel nasce a Stoccolma nel È ricordato per due importanti accadimenti: la scoperta della dinamite nel 1866 e l istituzione dei premi che portano il suo nome. A lui si deve la ricerca per rendere più stabile la nitroglicerina, scoperta dal piemontese Ascanio Sobrero per fini terapeutici. Nobel aveva osservato che questo liquido, estremamente esplosivo, diventava manipolabile, quasi senza rischio, se mescolato con il 75 per cento di una sostanza inerte assorbente come la farina fossile. Il nuovo prodotto, che manteneva intatta l efficacia della nitroglicerina riducendone sensibilmente la pericolosità, venne chiamato dinamite e da quel momento sarà utilizzato in innumerevoli applicazioni civili (trafori, miniere, scavi e demolizioni in genere) e nella confezione di ordigni bellici. Ciò permise a Nobel di impiantare aziende in tutto il mondo, tra cui il Dinamitificio di Avigliana che gli abitanti hanno sempre chiamato la povrera, la polveriera. In seguito Nobel realizzò le gelatine esplosive (1875) e la balistite (1888), esplosivi ancor oggi assai diffusi. A lui si devono 350 brevetti come scienziato e fabbriche e laboratori in tutto il mondo, come imprenditore, ma è stato anche un cultore della letteratura, scrivendo lui stesso poesie e racconti. Alla sua morte, avvenuta a Sanremo nel dicembre 1896, egli lasciò tutto il suo patrimonio per l istituzione di un premio che ogni anno riconoscesse i migliori contributi a beneficio dell umanità nel campo della fisica, della chimica, della medicina, della letteratura e della promozione della pace. La Fondazione Nobel fu istituita nel La prima premiazione venne effettuata il 10 dicembre 1901, anniversario della morte di Nobel, e da allora viene sempre effettuato in tale giorno a Stoccolma, eccenzion fatta per quello della pace che viene consegnato a Oslo. La copertina della rivista La tribuna illustrata della domenica del 28 gennaio 1900 con il disegno dell esplosione al Dinamitificio Nobel di Avigliana 49 IL PALIO DEI BORGHI alla Corte del Conte Rosso Il Palio dei borghi è la manifestazione storicopopolare più longeva in Avigliana, giunta ormai alla trentesima edizione. Innumerevoli i cambiamenti e gli aggiustamenti che questo evento ha avuto nel corso degli anni. La formula vincente, però, è stata quella di coinvolgere la cittadinanza che, divisa in borghi, ogni anno si disputa un drappo dipinto da un pittore locale. I giochi spettacolari che culminano con la corsa dei cavalli montati a pelo e le sfilate di oltre 500 figuranti in costume oltre alla Rievocazione storica, attirano ogni anno un numeroso pubblico. I primi tre anni ( ) si svolgeva a mezzo maggio era una festa in costume che durava solo la domenica pomeriggio. I figuranti scendevano in campo per dei giochi medievali: un po di folklore e di agonismo per una sorta di spettacolo, che però emozionava il pubblico. L idea era bella: questa comunanza con città medioevali più note, magari, ma certo non più belle di Avigliana, solleticava. Così nel 1985 si disputa il primo Palio dei Borghi vero con la cittadinanza impegnata a sfilare e a gareggiare. Nascono subito i primi problemi: intanto con la città di Siena che invita gli aviglianesi ad usare il termine Borghi e non Contrade. Nessuna diatriba per il mese: si sceglie giugno (più sicuro, metereologicamente parlando). Si impegna il Comune, si impegnano le Rate Voloire (la filodrammatica locale dell epoca) e altre associazioni. C è chi definisce i nomi dei Borghi, il loro perimetro, i loro colori; c è chi riesuma la storia di Valentina Visconti che attraversa Avigliana per andare in Francia a conoscere il suo sposo; c è chi si mette a recuperare i co- 50 stumi d epoca e chi si dà da fare per confezionarli; c è chi, invece, si occupa di imbandierare la città; c è chi organizza le gare. Insomma c è un enorme lavorio. Poi arriva il giorno e l ambito drappo è vinto da Borgo Vecchio... l anno dopo Bertassi che vincerà ben tre volte e poi Paglierino, Pertusera, San Pietro e via via, anno dopo anno. Ogni anno che passa la manifestazione assume dimensioni sempre maggiori coinvolgendo mezza città. Si invitano le Corti in costume di paesi limitrofi e anche più distanti, si mandano i ragazzi ad Asti per imparare a sbandierare (nasce il gruppo sbandieratori di Borgo vecchio), si inventano più giornate di festa con il mercatino dei borghi, l osteria dei borghi Fino ad allargare la gara alle Castellanie. Ma la giornata clou resta sempre quella della domenica dove si disputa il drappo rosso. Sfilata in costume per le vie cittadine preceduta dagli Sbandieratori e musici della, che nel frattempo è diventata un associazione, a seguire la Corte del Conte Rosso e tutti i borghi in costume. Si raggiunge così il campo di gara di San Pietro per assistere alla sfida con l arco, con la fune, giostre medievali, corse con le botti e in ultimo la corsa dei cavalli che corona il vincitore. Sulla spinta di Regione e Provincia nella giornata di sabato, precedente la disputa del Palio, si svolge la Rievocazione storica. L aggancio storico per motivare la manifestazione del Palio dei Borghi aviglianesi sta fra verità e leggenda. La storia ci dice che è il 1389 quando Valentina Visconti, figlia di Gian Galeazzo Visconti della nobile e notissima famiglia milanese, passa per Avigliana. L imponente corteo, al suo seguito, l accompagna in Francia a conoscere il suo sposo, Luigi di Turenna fratello del re di Francia, che ella aveva sposato per procura due anni prima. Alla testa del corteo c è Amedeo VII di Savoia, detto il Conte Rosso, e il principe di Acaja. La leggenda ci racconta, in aggiunta, che in quell occasione si svolge una grande festa, durata più giorni, cui partecipano tutti i nobili della zona e che si conclude con un torneo di giochi e corsa dei cavalli finale. La fantasia degli aviglianesi ha costruito tutto il resto.e se è vero che la città, un tempo, era suddivisa in Borghi che, pressappoco, portavano i nomi attuali e avevano le stesse caratteristiche, si deve precisare che è il lavoro, svolto dalle varie associazioni e dai semplici cittadini che in tutti questi anni si sono occupate di palio, ad aver costruito questa mega-manifestazione che in ogni edizione che passa cresce e si arricchisce sempre di più. I Borghi che si disputano il Palio Borgo Sant Agostino Il borgo deve il suo nome al convento degli agostiniani in cui è stato sacerdote anche il Beato Cherubino, protettore di Avigliana, ossia alla costruzione che attualmente è adibita ad ospedale. All interno del convento era presente in origine anche un Lazzaretto e a sua testimonianza ci sono, tra i figuranti del borgo, anche alcuni lebbrosi, che si accompagnano a frati agostiniani, artigiani, contadini, viticultori, segnalatori del vento, guardie delle torri e rappresentazioni delle stagioni. Borgo Bertassi Il borgo, dominato dalla Sacra di San Michele e dal Convento di San Francesco si trova al confine con Sant Ambrogio ed è prevalentemente agricolo. I suoi figuranti rappresentano contadini, boscaioli, briganti, frati francescani e streghe. Da qualche anno per motivi organizzativi interni Borgo Bertassi non partecipa più al palio Borgo Drubiaglio Il borgo, che si estende vicino alla Dora comprendendo le frazioni di Grangia e Malano, è l insediamento più antico del comune, sul luogo sono infatti stati rinvenuti alcuni reperti romani che ne attestano l esistenza già in epoca imperiale. Nonostante la presenza di una stazione per l esenzione delle tasse, il borgo è sempre stato prevalentemente agricolo, pertanto i suoi figuranti rappresentano contadini e allevatori. 52 Borgo Nuovo Il borgo, che si trova nella parte alta della città, quella che comprende la piazza Conte Rosso e le vie del centro storico, originariamente era abitato da tutti quei mercanti e quei nobili che avevano abbandonato il borgo Vecchio, ormai troppo affollato; i suoi figuranti rappresentano dunque prevalentemente le classi alte della società, ma tra le sue fila si trovano anche dei mendicanti. Borgo Paglierino Sulle pendici del colle Pezzulano, verso le rive del Lago Grande, si trova il borgo Paglierino (originariamente detto Ferronia), che deve il nome ai tetti delle sue umili abitazioni, realizzati con la paglia. I suoi abitanti erano infatti principalmente poveri contadini e pescatori, ma il borgo aveva anche una fonte di ricchezza e di prestigio: la Zecca. A ricordare la sua composizione originaria, tra i figuranti si trovano contadini, lavandaie, pescatori, il maestro della Zecca e i lavoranti. Borgo Pertusera Non si sa di preciso a che cosa il borgo debba il suo nome: sicuramente deriva da pertus (buco), ma non si sa se con esso si facesse riferimento alla casa con la torre bucherellata sorta nel XIX secolo vicino alla ferrovia o alla zona paludosa vicina alla Dora, piena di fossi e sorgenti. Pur comprendendo una zona piuttosto vasta, il borgo era abitato da poche famiglie, perché il terreno era prevalentemente paludoso. I suoi figuranti rappresentano cavalieri, scudieri, tessitori, vivandiere, maestri dolciari, erboristi e guardie del ponte. Borgo San Pietro Il borgo, conosciuto anche come San Pietro di Folonia, deve il suo nome alla chiesa che si trova al suo interno. I suoi abitanti, i follones, erano prevalentemente tessitori e tintori, e in occasione del Palio li ritroviamo insieme a paggi, a boscaioli, all ebreo, alla meretrice e alle suggestive masche (streghe) di Montecuneo. Borgo Vecchio Probabilmente primo nucleo abitativo del comune di Avigliana, il borgo si estende sulle pendici del colle Pezzulano, dominato dalle rovine del castello, e racchiude alcuni monumenti tra i più significativi dell epoca medievale della cittadina, come la bella Chiesa di Santa Maria e la Porta Ferrata. Originariamente abitato da mercanti, artigiani e ricchi borghesi, il borgo ha sempre amato ostentare la propria ricchezza e ancora oggi gli abiti dei suoi figuranti (mercanti, borghesi, artigiani, cambiavalute e il taverniere) sono particolarmente sfarzosi. 53 PARCO NATURALE dei Laghi di Avigliana Tra il borgo medievale di Avigliana e la val Sangone, ai piedi della Sacra di San Michele, si apre la conca che ospita l area umida più occidentale d Italia: due splendidi laghi, una palude e una torbiera. È il parco naturale dei Laghi di Avigliana, istituito nel 1980 dalla Regione Piemonte in provincia di Torino su una superficie di oltre 400 ettari. Un autentico gioiello a due passi dalla metropoli, dove coesistono ambienti diversissimi: il lago Grande affacciato ad Avigliana, con un estensione di 90 ettari, il solitario e selvaggio lago Piccolo (60 ettari), la palude dei Mareschi all ombra della Sacra di San Michele, la torbiera di Trana (primitivo lago interrato, con reperti conservati al museo di antichità di Torino e nei musei universitari torinesi di Geologia e Antropologia), quindi gli aspri rilievi di monte Capretto e del monte Pezzulano con le rovine del castello aviglianese e verso la val Sangone, la boscosa fascia collinare morenica popolata di volpi, tassi e caprioli, che divide il parco dalla piana di Giaveno. 54

7 Creato per ricostituire gli equilibri naturali compromessi dallo sviluppo del dopoguerra e valorizzare le risorse dell ambiente a due passi dal suggestivo nucleo medievale aviglianese, il parco propone diversi itinerari di visita autoguidati. I sentieri lungolago che costeggiano i due bacini nel regno delle anatre, dei germani, dei cormorani e degli aironi, il sentiero collinare che lo sovrasta tra boschi di castagno e rovere, il sentiero della palude tra i migratori e gli aironi che popolano un ambiente dominato da ciuffi di carici, tife e canne palustri, con cartelli che illustrano la presenza degli uccelli, dei rettili, la storia della pesca e le qualità di pesci che si trovano nei laghi e il sentiero di Montecapretto affacciato su Avigliana. Nella palude dei Mareschi è stato realizzato un camminamento per l osservazione degli animali. Infine tre itinerari più impegnativi, della durata di tre ore: il percorso didattico autoguidato che attraversa tutti gli ambienti dell area protetta, il percorso dei massi erratici ideale per la mountain bike e i cavalli, e quello che s inerpica sulla dorsale del monte Cuneo all estremità occidentale della collina morenica di Rivoli e costituisce uno stupendo belvedere tra Avigliana e Reano, aperto a 360 gradi dal Monviso al Musiné. La sede del parco si trova davanti i vecchi ruderi del dinamitificio, dove si realizzava il T4. Data la sua posizione geografica, la zona ha subito nel corso dei secoli una massiccia antropizzazione, di cui sono preziosa testimonianza gli oggetti risalenti alla preistoria riapparsi durante gli scavi per l utilizzazione della torba (oggi conservati in tre musei: Museo di 55 Antichità di Torino e Musei delle Facoltà di Geologia e Antropologia dell Università di Torino). Ben organizzato per la fruizione turistica, il parco dispone di appositi parcheggi con posti riservati ai disabili nell area Fips del Lago Piccolo, nei pressi della borgata Sada e alla frazione Grignetto; parcheggi solo per disabili in via Monte Pirchiriano e al punto di osservazione del Lago Piccolo. Speciali leggii per non vedenti in alfabeto Braille sono allestiti nei parcheggi del bar Le Terrazze, della birreria Bel Sugnè, del ristorante Caccia Reale, nella spiaggia dello Chalet del Lago, al Nord-Nord Ovest Caffè, nel dehor della birreria Green Beach e in via Monte Pirchiriano, area attrezzata T4, presso la sede del parco. Sono inoltre presenti quattro punti dell Ecomuseo della Pesca (area Fips del Lago Piccolo, centro sportivo di via Suppo, area T4 e sentiero lungolago), tre aree attrezzate (Fips, T4 e via Prole), un punto ristoro sulle rive del Lago Piccolo nell area Fips, cartine di orienteering e tre punti di osservazione degli animali (sentiero della palude, riservino del Lago Piccolo e via Giaveno). Sopra il parco, al di là della statale, si trova la borgata Sada, splendido agglomerato di origine medievale, e costeggiando il parco sul lago Piccolo, si può raggiungere la borgata San Bartolomeo, con la chiesa del XII secolo. 56 I LAGHI, LA PALUDE e il rilievi circostanti L origine dei laghi di Avigliana e dell anfiteatro morenico risale alle ultime due grandi glaciazioni pleistoceniche: quella Rissiana ( anni fa) e quella Würmiana ( anni fa) quest ultima responsabile della formazione dei laghi. Molto probabilmente le vicende glaciali generarono quattro bacini lacustri due dei quali, la torbiera di Trana e l attuale zona dei Mareschi, furono interrati dai detriti che scendevano dalle colline circostanti. I due specchi d acqua (lago Grande e lago Piccolo) hanno quantitativi elevati di elementi nutritivi (soprattutto fosfati e nitrati) la cui digestione causa la diminuzione dell ossigeno disciolto nelle acque, soprattutto nel periodo estivo. L ittiofauna è caratterizzata prevalentemente da ciprinidi (cavedani, carpe, scardole), specie piuttosto resistenti alle condizioni sopra descritte. Fra i pesci presenti nei due laghi ricordiamo ancora: il luccio, il pesce gatto, l arborella, la tinca, il persico reale, il persico sole e il persico trota (quest ultimo solo nel Lago Grande) e l anguilla. Il Lago Piccolo I bacini lacustri hanno peculiarità individuali che li differenziano l uno dall altro. Il Lago Piccolo (60 ettari, 356 m. s.l.m.) che riversa le proprie acque nel Lago Grande, presenta senza dubbio maggiori caratteristiche di naturalità poiché è circondato da boschi, prati e da una discreta fascia di canneto Centinaia di volatili di varie specie quali moriglioni, morette, alzavole, fischioni, gallinelle d acqua, mestoloni si concentrano sui laghi, in particolar modo nel periodo autunnale ed invernale. Il Lago Piccolo è particolarmente interessante per l osservazione dei germani (in netta maggioranza), delle folaghe che tranquillamente nuotano sulle sue acque, degli aironi cenerini e dei cormorani immobili sui rami dei saliconi ormai bianchi del loro guano. Tra gli animali più caratteristici segnaliamo lo svasso maggiore la cui spettacolare parata di corteggiamento chiamata danza dello specchio, è osservabile a fine inverno inizio primavera. In seguito il nido galleggiante, costruito dalle coppie, e i pulcini portati sul dorso dai genitori nei loro primi spostamenti sono dimostrazioni pubbliche che si offrono a tutti gli appassionati di bird-watching. Selvaggio e incontaminato, con rive completamente naturali e prive di insediamenti umani, alimentato da diversi ruscelli di cui il Rio Freddo è il maggiore, rappresenta uno splendido esempio di ambiente lacustre morenico, ricco di fauna e flora e protetto dal Parco Naturale dei Laghi di Avigliana. All altezza della borgata Sada si trova l area attrezzata la Zanzara, ristrutturata dal Comune, situata sulla spiaggetta del lago con ampio parcheggio, punto ristoro e spazi verdi per pic nic. Alle spalle del Lago Piccolo si estende l area agricola della Torbiera di Trana, mentre verso Avigliana il bacino cede acqua al Lago Grande tramite un breve canale lungo appena qualche decina di metri. Lago Grande Il maggiore bacino di Avigliana (90 ettari, 352 m. s.l.m.), di origine morenica, un tempo molto inquinato ma ora completamente depurato, è da sei anni balneabile. Il lago Grande è animato da sva- riate attrazioni turistiche: ristoranti, bar, locali notturni e centri per gli sport acquatici. Protetto dal parco naturale dei Laghi di Avigliana, nella sua parte più settentrionale il bacino cede acqua al suo emissario, il Canale della Naviglia, che alimenta la retrostante Palude dei Mareschi, ricca di uccelli acquatici. I rilievi collinari Le colline ad ovest del Lago Piccolo, percorse da numerosi ruscelli immissari del lago, sono ricoperte da boschi cedui di castagno e carpino frassino ed ospitano numerosi mammiferi (caprioli, volpi, tassi, scoiattoli, faine) e uccelli (picchi, cince, fringuelli, luì piccoli, ghiandaie, merli, rigogoli, cardellini) che animano i cespugli del sottobosco e le fronde degli alberi. Una vita intensa che potrà scoprire chi ne saprà ricercare le minime tracce: movimenti rapidi, suoni curiosi o improvvisi battiti d ali. Le colline centrali di Montecapretto, a nord del Lago Grande, prive di corsi d acqua sono caratterizzate da una maggiore xerotermia: la roverella, cui si accompagnano frassini, robinie, olmi e ciliegi, è la piante più tipica. Sul monte Pezzulano infine, all estremità nord del Parco, si ergono le rovine del castello Sabaudo la cui storia, con le prime edificazioni in loco, si fa risalire al X secolo d.c. Nelle formazioni boschive dell anfiteatro morenico aviglianese è possibile incontrare dei massi erratici, spesso di ragguardevoli dimensioni, silenziose testimonianze del glacialismo quaternario. In queste valli un sentiero appositamente predisposto consente la loro scoperta collegando così il Parco con il territorio circostante. La zona dei Mareschi La zona dei Mareschi è l area umida più occidentale d Italia, situata a nord-ovest del lago Grande; raccoglie le acque in uscita attraverso il Canale della Naviglia e rappresenta un ambiente rinaturalizzato dove la presenza discreta dell uomo s interseca con la prorompente natura. Lungo quest area il silenzio è incombente, rotto solamente dai suoni della natura. Si possono vedere grandi ciuffi di carici, canne di palude e tife ondeggianti sotto il peso della mazza ed ascoltare il gracidare di rane e rospi. Veloci fagiani attraversano i prati mentre sulle garzaie o in volo si osservano gli aironi cenerini. Nel cielo si ammirano anche, con un po di fortuna e attenzione, falchi di palude, poiane e nibbi. Sul lato est della zona palustre si trovano i monumentali resti della più importante fabbrica mondiale di esplosivi del periodo bellico: il dinamitificio Nobel (vedi scheda 13), osservabile dietro la sede del Parco, che rappresenta uno degli esempi più interessanti di architettura industriale d inizio secolo ALBERGHI Hotel Hermitage - via Sacra di San Michele 12 - tel. 011/ Camere 8, posti letto16, bagni 8 Hotel Chalet del Lago - via Monginevro 26 - tel. 011/ Camere 23, posti letto 42, bagni 23 Hotel Sport - corso Torino 248 tel. 011/ Camere 29, psti letto 60, bagni 29 Hotel Caprice - via Pinerolo 1-3 tel. 011/ Camere 10, posti letto 18, bagni 10 Hotel Ninfa - via Gandhi 9 tel. 011/ Camere 76, posti letto 190, bagni 76 Domus Hotel - via Giaveno 4 tel. 011/ Camere 10, posti letto 21, bagni 10 Hotel Miralago - via Giaveno 3 tel. 011/ Camere 10, posti letto 14, bagni 7 Albergo Vittoria - corso Torino 90 tel. 011/ Camere 10, posti letto 24, bagni 10 ALTRO Casa per Ferie Conte Rosso - piazza Conte Rosso 20 - tel. 011/ Camere 10, posti letto 50, bagni 10 Casa per Ferie Richelmy - corso Laghi 278 tel. 011/ Camere 24, posti letto 25, bagni 24 Casa per Ferie Abbazia via Sacra di San Michele 51 tel. 335/ Camere 35, posti letto 75, bagni 38 B&B Il Giardino delle Farfalle - via Belvedere 22 - tel. 011/ / Camere 1, posti letto 2, bagni 1 Affittacamere - via Pinerolo 51 tel. 011/ Camere 5, posti letto 8, bagni 5 CAMPEGGI Campeggio San Michele - strada Antica Giaveno - Sant Ambrogio 29 tel. 011/ Piazzole 90, posti persona 360, bagni: 33 Campeggio Avigliana Lacs - via Giaveno 23 - tel. 011/ Piazzole 30, posti persona 120, bagni 6 TAVOLE CALDE BAR - RISTORANTI Caprice - via Pinerolo 3 tel. 011/ Lago Grande - corso Laghi 296 tel. 011/ Cin Cin - via Pinerolo 1 - tel. 011/ Caccia Reale - corso Laghi 409 tel. 011/ Hermitage - via Sacra San Michele 12 tel. 011/ San Francesco - Borgata Mortera 5 tel. 011/ Caffè del Corso - corso Laghi 6 tel. 011/ Caffetteria S. Agostino - via S. Agostino 26 tel. 011/ Caffè stazione - corso Laghi 7 tel. 011/ La Zanzara - via San Bartolomeo 2 tel. 011/ La Burnia Coop. Drubiaglio - via Drubiaglio 18 - tel. 011/ L Elisee - via Matteotti 44 tel. 011/ Al Vin Santo - via Umberto I 27 tel. 011/ Trattoria dei Turisti - corso Torino 19 tel. 011/ Torrefazione del Palio - via Garibaldi 2 tel. 011/ La Caffetteria - corso Laghi 147 tel. 011/ La Crota - via Garibaldi 34 tel. 011/ Caffè Tritolo - via Galinier 46 tel. 011/ Metropolis cafè via Moncenisio 193 Vasco Kafè - corso Torino 73/b tel. 366/ White Bar - via C.A. Dalla Chiesa 17 tel. 011/ RISTORANTI PIZZERIE El Mundo Calabro - corso Laghi 191 tel. 011/ Osteria Conte Rosso - piazza Conte Rosso 34 - tel. 011/ Il Torchio - corso Torino 248 tel. 011/ King Rose - viale Gandhi 3 tel. 011/ Domus - via Giaveno 4 tel. 011/ Benna Bianca - via Giaveno 69 tel. 011/ RISTORANTI Taverna del Lago - via Monginevro 10 tel. 011/ Antica Cappella - via Maritano Lino 10 tel. 011/ Governatori di Avigliana via XX Settembre 60/c Ristorante Hotel Ninfa - viale Gandhi 9 tel. 011/ Ponte Dora - via Almese 2 tel. 011/ San Michele - via Umberto I 33 tel. 011/ Croce Bianca - via XX Settembre 56 tel. 011/ Trattoria al Dente - corso Laghi 130 tel. 011/ Contea - via Monginevro 10 tel. 011/ RISTORANTI CINESI Chong Qing - corso Torino 182 tel. 011/ Ouyang - corso Laghi 74 tel. 011/ Yang Zhou - corso Torino 90 tel. 011/ DISCOTECHE Favola Fashion Club - via Monginevro 26 tel. 011/ The Lake - via Monginevro 8 Tel PUB - BIRRERIE Malibù - corso Laghi 284 tel. 331/ La Crota - via Garibaldi 34 tel. 011/ Gambrinus - piazza del Popolo tel. 011/ Cibho - via Torino 130 tel. 011/ Mojito Beach - via Monginevro, 26 tel. 331/ INDIRIZZI UTILI Ufficio Cultura, via IV Novembre 19 tel mail: cultura.avigliana@reteunitaria. piemonte.it Biblioteca civica Primo Levi via IV Novembre 19, tel mail: biblioteca@comune.avigliana.to.it Ente Parco Laghi di Avigliana via Monte Pirchiriano 54, tel Comando di Polizia Municipale corso Laghi 92, tel Pro Loco di Avigliana tel

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