Corte di Cassazione - copia non ufficiale

Transcript

1 Civile Sent. Sez. 5 Num Anno 2016 Presidente: CAPPABIANCA AURELIO Relatore: IANNELLO EMILIO Data pubblicazione: 27/01/2016 2P SENTENZA sul ricorso iscritto al n. 3400/2010 R.G. proposto da CESTELLI GUIDI ANDREA E CESTELLI GUIDI NICOLETTA, quali eredi di Cestelli Guidi Carlo, rappresentati e difesi dagli Amti Leone Pontecorvo e Armando Pontecorvo ed elettivamente domiciliati presso il loro studio in Roma, Via E Crispi, 89, giusta procura in calce al ricorso, - ricorrenti - contro AGENZIA DELLE ENTRATE, in persona del Direttore pro tempore, elettivamente domiciliato in ROMA VIA DEI PORTOGHESI 12, presso l'avvocatura GENERALE DELLO STATO, che la rappresenta e difende, - controricorrente - avverso la sentenza della Commissione Tributaria Centrale, Sezione di

2 Roma, n. 4587/2009, depositata il 23/09/2009. Udita la relazione della causa svolta nella pubblica udienza del 12 novembre 2015 dal Relatore Cons. Emilio Iannello; udito per i ricorrenti l'avv. Armando Pontecorvo; udito per la controricorrente l'avvocato dello Stato Gianna Maria De Socio; udito il P.M., in persona del Sostituto Procuratore Generale dott. Tommaso Basile, il quale ha concluso per raccoglimento del ricorso. SVOLGIMENTO DEL PROCESSO 1. L'Ufficio distrettuale Imposte Dirette di Roma notificava in data 16/12/1985 all'ing. Carlo Cestelli Guidi avviso di accertamento per il recupero a tassazione ai fini Irpef, per l'anno d'imposta 1979, del maggior reddito di lavoro autonomo di lire , a fronte di quello dichiarato di lire , ricostruito tenendo conto anche di compensi assoggettati a ritenuta d'acconto nell'anno, ma non contabilizzati dal contribuente. Il ricorso proposto da quest'ultimo - che deduceva trattarsi di compensi incassati nell'anno successivo i quali, secondo il criterio di cassa, rilevante ai fini delle imposte dirette, non concorrevano a formare il reddito imponibile per l'anno in questione - era accolto dalla commissione tributaria di primo grado, la cui decisione era però riformata da quella di secondo grado che, in accoglimento dell'appello proposto dall'ufficio, riteneva corretta l'imputazione dei compensi all'anno di emissione delle fatture, secondo il criterio di competenza. Tale decisione era confermata dalla Commissione Tributaria Centrale, sezione di Roma, che, con sentenza n. 4587/2009, depositata il 23/9/2009, rigettava il ricorso proposto dal contribuente, cui in corso di causa subentravano i di lui eredi germani Andrea e Nicoletta Cestelli Guidi. 2. Avverso la sentenza della C.T.C. questi ultimi propongono ricorso per cassazione sulla base di un solo motivo. Resiste l'agenzia delle Entrate con controricorso. Vi è in atti procura speciale per atto pubblico conferita da Francesca Arena, 2

3 Benedetta Cestelli Guidi e Anna Maria Cestelli Guidi, quali uniche eredi testamentarie di Andrea Cestelli Guidi, ai difensori già per quest'ultimo costituiti in giudizio, Aw.ti Leone e Armando Pontecorvo. Questi ultimi, a nome dei predetti, hanno altresì depositato memoria illustrativa, ai sensi dell'art. 378 c.p.c.. MOTIVI DELLA DECISIONE 3. Devesi anzitutto rilevare, con riferimento agli atti da ultimo menzionati, che, come chiarito dalle sezioni unite di questa Corte, «in tema di giudizio di cassazione, poiché l'applicazione della disciplina di cui all'art. 110 cod. proc. civ. non è espressamente esclusa per il processo di legittimità, né appare incompatibile con le forme proprie dello stesso, il soggetto che ivi intenda proseguire il procedimento, quale successore a titolo universale di una delle parti già costituite, deve allegare e documentare, tramite le produzioni consentite dall'art. 372 cod. proc. civ., tale sua qualità, attraverso un atto che, assumendo la natura sostanziale di un intervento, sia partecipato alla controparte - per assicurarle il contraddittorio sulla sopravvenuta innovazione soggettiva consistente nella sostituzione della legittimazione della parte originaria - mediante notificazione, non essendone, invece, sufficiente il semplice deposito nella cancelleria della Corte, come per le memorie di cui all'art. 378 cod. proc. civ., poiché l'attività illustrativa che si compie con queste ultime è priva di carattere innovativo. Ove, peraltro, la parte intimata (e poi deceduta) non abbia, nei termini, proposto e depositato il controricorso, l'erede può soltanto partecipare alla discussione orale, conferendo al difensore procura notarile, ma l'eventuale costituzione irrituale del medesimo è sanata se le controparti costituite non formulino eccezioni» (Cass. Civ., Sez. U, n del 22/04/2013, Rv ). Alla luce di tale principio, nel caso di specie, la costituzione degli eredi del ricorrente Andrea Cestelli Guidi deve ritenersi irrituale e priva di effetto, in quanto operata attraverso il mero deposito di procura speciale notarile ma non 3

4 anche mediante atto notificato alla controparte, né sussistendo la condizione (mancata costituzione del dante causa) che, nei limiti predetti, potrebbe comportare la sanatoria della irrituale costituzione. Deve pertanto ritenersi immutato il contraddittorio originario quale in epigrafe specificato, non potendosi nemmeno, come noto, attribuire effetto interruttivo alla documentata morte di una delle parti intervenuta nelle more del presente giudizio di cassazione, dominato dall'impulso d'ufficio (Sez. U, n del 21/06/2007, Rv ). 4. Con l'unico motivo di ricorso Andrea e Nicoletta Cestelli Guidi denunciano violazione di legge - segnatamente dell'art. 50, primo comma, d.p.r. 29 settembre 1973, n. 597 (norma poi trasfusa nell'art. 50, primo comma, oggi art. 54, primo comma, T.U.I.R.) - per avere il giudice a quo ritenuto che la determinazione dei redditi imponibili da lavoro autonomo dovesse avvenire in base al principio di competenza, anziché in base al principio di cassa. 5. Con il proposto controricorso l'agenzia delle entrate eccepisce preliminarmente l'inammissibilità dell'impugnazione poiché non autosufficiente e comunque per difetto di interesse. Sotto il primo profilo rileva che il proposto ricorso omette di riportare il testo dell'atto impositivo censurato, nonché dei brani della sentenza e degli atti processuali rilevanti, dello svolgimento del processo e delle posizioni in esso assunte dalle parti. Sotto il secondo profilo rileva che la commissione tributaria di secondo grado aveva posto a fondamento dell'accoglimento dell'appello proposto dall'ufficio due alternative rationes decidendi: una, in diritto, inerente al criterio di imputazione dei redditi da lavoro autonomo, la sola contestata dal contribuente davanti alla commissione centrale; l'altra, in punto di fatto, costituita dal rilievo secondo cui il contribuente non aveva provato di avere imputato ai redditi del 1980 le fatture emesse e asseritamente non incassate nel Sostiene pertanto che, essendosi su tale secondo fondamento motivazionale 4

5 formatosi il giudicato interno per mancata impugnazione, l'accoglimento del ricorso resterebbe privo di pratica utilità, rimanendo la detta alternativa ratio decidendi comunque idonea e sufficiente a fondare il rigetto del ricorso introduttivo. 6. È infondata l'eccezione di inammissibilità del ricorso sotto entrambi i profili dedotti dalla controricorrente Sul piano formale, invero, il ricorso soddisfa i requisiti di specificità contestati, ripercorrendo ampiamente le fasi del processo, dando conto della posizione nel corso di esso assunta dalle parti, trascrivendo per ampi stralci testualmente i passaggi argomentativi centrali delle decisioni di merito, individuando puntualmente la regula iuris da esse applicata e contestata ai sensi dell'art. 360, comma primo, n. 1 cod. proc. civ L'assunto poi secondo cui l'impugnazione proposta non avrebbe carattere decisivo, per l'esistenza di una alternativa ratio decidendi sulla quale si sarebbe formato il giudicato interno per mancata impugnazione, è destituito di fondamento. Il rilievo, contenuto nella sentenza di secondo grado, della mancata prova da parte del contribuente dì avere imputato ai redditi del 1980 gli importi fatturati ma asseritamente non incassati nel 1979, non potrebbe infatti di per sé valere a giustificare, indipendentemente dal criterio di imputazione adottato per la determinazione dei redditi imponibili, la pretesa impositiva per l'anno 1979, rimanendo pertanto comunque centrale e dirimente la soluzione interpretativa al riguardo accolta. Rimane il fatto, in altre parole, che a giustificare la ripresa a tassazione sia l'assunto - censurato in questa sede - che il reddito imponibile da lavoro autonomo vada determinato secondo il criterio dì competenza, prescindendo dal quale nessun rilievo giustificativo può assumere la circostanza che il contribuente non abbia comunque dimostrato di aver compreso, tra i redditi del 1980 e per quell'anno dichiarati al fisco, gli importi di cui alle fatture non incassate nel

6 7. Ciò premesso, il ricorso principale è fondato e merita accoglimento. La regula iuris applicata dalla commissione centrale non si conforma, infatti, a una corretta interpretazione della norma di cui all'art. 50 d.p.r. 29 settembre 1973, n. 597 (poi trasfuso nell'art. 50, ore 54, T.U.I.R.), secondo la quale «il reddito derivante all'esercizio di arti e professioni è costituito dalla differenza tra i compensi percepiti nel periodo di imposta e le spese inerenti all'esercizio dell'arte o professione effettivamente sostenute nel periodo stesso». Il testuale e univoco riferimento ai redditi «percepiti» nell'anno di imposta rende invero evidente che i redditi da lavoro autonomo vanno dichiarati secondo il principio di cassa e non di competenza, secondo del resto indirizzo pacificamente affermatosi nella giurisprudenza di questa Corte (cfr. Cass. civ., Sez. 5, 30 luglio 2014, n ; 15 aprile 2011, n. 8626). 8. La sentenza impugnata va pertanto cassata. Non richiedendosi ulteriori accertamenti in fatto è possibile decidere la causa nel merito ai sensi dell'art. 384 cod. proc. civ., nei termini di cui in dispositivo. In considerazione delle peculiarità della controversia equo appare disporre l'integrale compensazione delle spese tra le parti. P.Q.M. La Corte accoglie il ricorso; cassa la sentenza impugnata e, decidendo nel merito, accoglie il ricorso introduttivo. Spese compensate per intero. Così deciso il 12/11/2015