LO SMALTIMENTO DEI RIFIUTI SOLIDI URBANI PROBLEMATICHE E TENDENZE ATTUALI

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1 Lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani Pag 1 di 43 LO SMALTIMENTO DEI RIFIUTI SOLIDI URBANI PROBLEMATICHE E TENDENZE ATTUALI

2 Smaltimento dei rifiuti solidi urbani Pag 2 di 43 Termovalorizzatori e inceneritori. I termovalorizzatori, detti anche inceneritori con recupero energetico, sono impianti che utilizzano rifiuti come combustibile per produrre calore e/o energia. Si tratta quindi di vere e proprie centrali elettriche anche se il loro rendimento è inferiore a causa dei vincoli imposti dalla tipologia particolare di combustibile. 1.1 Il quadro della situazione italiana In Italia il termine inceneritore ha assunto nel tempo un carattere negativo, a causa del fatto che i primi inceneritori generavano emissioni fortemente inquinanti. L impatto sociale ha costretto nel tempo coloro che dovevano trattare il problema della gestione dei rifiuti ad aggirare la diffidenza collettiva adottando misure più adeguate sia sul piano tecnico che su quello più squisitamente culturale. Ecco perché in Italia si utilizza attualmente il termine Termovalorizzatore che non è in voga negli altri stati europei né tantomeno nella legislazione italiana. Di fatto si sposta così l attenzione del pubblico dalle conseguenze dell incenerimento alla tecnologia innovativa e migliorativa che è possibile applicare agli impianti, tale da permettere utili recuperi energetici garantendo contemporaneamente livelli di sicurezza di grado nettamente superiore a quelli degli impianti di qualche decennio fa. E importante sottolineare dopo questa breve premessa che tra esiste una differenza di sostanza tra un termovalorizzatore e un inceneritore vale a dire che un semplice inceneritore distrugge i rifiuti senza alcun'altra utilità, mentre un termovalorizzatore, oltre a distruggere i rifiuti, riutilizza il calore così generato per produrre energia, riducendo la necessità di dipendere esclusivamente da impianti alimentati con fonti fossili (petrolio, carbone) e riducendo in questo modo le emissioni di anidride carbonica (CO 2 ), uno dei gas responsabili del cosiddetto "effetto serra". Utilizzando la precedente classificazione in Italia al momento attuale non esistono inceneritori ma solo termovalorizzatori. Infatti anche gli impianti più datati sono da tempo attrezzati per il recupero energetico dai fumi. In Italia, la produzione di energia elettrica tramite incenerimento dei rifiuti è indirettamente sovvenzionata dallo Stato: infatti questa modalità di produzione è

3 Smaltimento dei rifiuti solidi urbani Pag 3 di 43 considerata come da fonte rinnovabile alla stregua di idroelettrico, solare, eolico e geotermico. Pertanto chi gestisce l'inceneritore può vendere alla rete nazionale la propria produzione elettrica ad un prezzo circa triplo rispetto a quanto può fare chi produce elettricità con combustibili convenzionali. I costi di tali incentivi ricadono naturalmente sulla collettività. Evidentemente, considerare integralmente i rifiuti come fonte rinnovabile di energia è quanto meno discutibile essendo essi composti non solo da materiali organici deperibili, quindi considerabili come rinnovabili, ma anche da materiali artificiali che non dovrebbero essere considerati assimilabili ai primi. I moderni termovalorizzatori sono dotati di sistemi avanzati di controllo e riduzione delle emissioni nocive che ne fanno, a detta di alcuni, una realtà compatibile con le esigenze di tutela ambientale tanto che, come dimostrano numerosi esempi, sono talvolta inseriti all'interno di svariati contesti urbani in tutto il mondo (ad esempio a Vienna, Parigi, Londra, Copenhagen e Tokyo). In Europa sono attivi attualmente 304 impianti di termovalorizzazione, in 18 Nazioni. Paesi quali Svezia, Danimarca e Germania ne fanno ampio uso; in Olanda (ad Avr e Amsterdam) sorgono i più grandi termovalorizzatori d'europa, che permettono di smaltire fino ad un milione e mezzo di tonnellate di rifiuti all anno. In Italia i termovalorizzatori sono ancora poco diffusi, anche a causa dei dubbi che permangono sulla nocività delle emissioni nel lungo periodo e delle resistenze di parte della popolazione. In Milano e Brescia vi sono due dei più moderni termovalorizzatori in esercizio in Europa. A Brescia, in prossimità della città, il termovalorizzatore soddisfa da solo circa un terzo del fabbisogno di calore dell'intera città. 1.2 Funzionamento Il funzionamento di un termovalorizzatore può essere suddiviso in sette fasi fondamentali: 1. Arrivo dei rifiuti Provenienti dagli impianti di selezione opportunamente dislocati sul territorio (ma anche direttamente dalla raccolta del rifiuto tal quale), i rifiuti sono conservati in un'area dell impianto dotato di sistema di aspirazione, per evitare il

4 Smaltimento dei rifiuti solidi urbani Pag 4 di 43 disperdersi di cattivi odori. Con un carroponte dotato di benna i materiali sono avviati al forno attraverso una apposita tramoggia ed un collo di alimento. 2. Combustione Il forno è dotato di griglia mobile per permettere il continuo movimento dei rifiuti durante il trattamento. Una corrente d aria forzata viene inserita nel forno per apportare la necessaria quantità di ossigeno che permetta la combustione, controllando la temperatura (fino a 1000 C e più). La combustione si autosostiene senza la necessità di combustibili di supporto. 3. Produzione del vapore La forte produzione di energia termica derivante dalla combustione dei rifiuti porta ad ebollizione l'acqua pressurizzata contenuta nella caldaia. Il vapore generato viene poi surriscaldato in appositi banchi alloggiati in opportune sezioni della caldaia. 4. Produzione di energia elettrica Il vapore mantiene in rotazione una turbina che, accoppiata attraverso un motoriduttore ad un alternatore, trasforma l'energia termica associata al vapore in energia elettrica. 5. Estrazione delle scorie Le componenti dei rifiuti incombustibili (circa il 10% del volume totale ed il 30% in peso del rifiuto in ingresso) vengono raccolte in una vasca piena d'acqua posta a valle dell'ultima griglia. Le scorie, raffreddate in questo modo, sono quindi estratte e smaltite in discarica. 6. Trattamento dei fumi Dopo la combustione i fumi caldi passano in un sistema multi-stadio di filtraggio e depurazione chimica, per l'abbattimento del contenuto di agenti inquinanti. Dopo il trattamento i fumi vengono rilasciati in atmosfera. 7. Smaltimento ceneri Le ceneri residue della combustione (circa il 30% del materiale immesso nell'inceneritore) sono assimilate al rifiuto urbano e smaltite in discarica in modo congruente. Sono mature alcune esperienze di riutilizzo delle scorie come materiali di riempimento. Le polveri fini intercettate dai sistemi di filtrazione vengono smaltite in discariche speciali, in quanto sono considerate rifiuti speciali. Sono in uso anche tecniche di inertizzazione.

5 Smaltimento dei rifiuti solidi urbani Pag 5 di Termovalorizzatori e raccolta differenziata La termovalorizzazione dei rifiuti non è nè contrapposta nè in alternativa alla pratica della raccolta differenziata finalizzata al riciclo. La strategia adottata dall'unione Europea e recepita in Italia con il Decreto Legislativo n 22/97 affronta la questione dei rifiuti delineando priorità di azioni all'interno di una logica di gestione integrata del problema. Pertanto, se il primo livello di attenzione è rivolto alla necessità di prevenire la formazione dei rifiuti e di ridurne la loro pericolosità, il passaggio successivo riguarda l'esigenza di riutilizzare i prodotti (es. bottiglie) ed infine, ove non sia possibile, riciclare i materiali (es. vetro). A questo proposito occorre sottolineare che la sola raccolta differenziata non è indice di riutilizzo del materiale raccolto. Sono molti gli esempi di materiale raccolto in modo differenziato e poi avviato alla discarica perché di pessima qualità o senza alcun mercato. Per quanto riguarda il materiale che non è stato possibile riutilizzare e poi riciclare, si propone l'incenerimento con recupero energetico in alternativa allo smaltimento in discarica. Le esperienze di convivenza fra riciclo ed incenerimento avviate in vari Paesi d'europa hanno dato risultati variabili. In Danimarca, ad esempio, un tasso di termovalorizzazione del 58% coesiste con una raccolta differenziata pari al 31% del totale dei rifiuti urbani prodotti. Analogamente, in Olanda e Svizzera dove circa il 45% di rifiuti è avviato a combustione, si registrano tassi di raccolta differenziata superiori al 30%. La stessa città di Brescia ha un tasso di raccolta differenziata del 39% ed uno dei più efficienti termovalorizzatori italiani. Tali esperienze confermano, dunque, che le due pratiche non sono incompatibili tra loro, anzi contribuiscono entrambe a formare i cittadini ad una più attenta sensibilità al problema dei rifiuti: insieme possono, e debbono, concorrere all'obiettivo comune di ridurre i rifiuti da conferire in discarica. In Italia, mentre il tasso di raccolta differenziata sta gradualmente crescendo (è oggi intorno al 20% per merito, soprattutto, delle regioni del Nord), il ricorso alla termovalorizzazione è ancora limitato e rappresenta, con circa il 10%, uno dei valori più bassi in Europa. Da questo squilibrio scaturisce un ricorso eccessivo allo smaltimento in

6 Smaltimento dei rifiuti solidi urbani Pag 6 di 43 discarica che interessa attualmente oltre il 50% dei rifiuti urbani prodotti, con conseguenze ambientali che si vanno aggravando soprattutto nel Sud, dove molti impianti sono ormai saturi e la raccolta differenziata stenta a decollare. (Dati tratti dal Rapporto rifiuti 2004 dell'osservatorio Nazionale dei Rifiuti) 1.4 Garanzie sanitarie e ambientali : il problema delle emissioni I termovalorizzatori, ormai obbligatoriamente dotati di sistemi avanzati di trattamento fumi e abbattimento delle emissioni, possono essere considerati in linea con le leggi locali e le direttive dell Unione Europea. L'esperienza ed i dati registrati da enti pubblici di controllo presso i termovalorizzatori regolarmente in funzione, permettono di affermare che i valori delle emissioni sono effettivamente al di sotto dei limiti di legge. La problematica della depurazione merita comunque un approfondimento. A partire dagli anni ottanta si è affermata l'esigenza di rimuovere gi inquinanti presenti nei fumi della combustione (ad esempio gas acidi, polveri, diossine ecc.) e di perseguire un più efficace abbattimento delle polveri. Un aspetto importante da affrontare è indubbiamente quelle della presenza delle diossine nei fumi. Normalmente, nelle emissioni gassose prodotte dagli inceneritori, i valori di questa sostanza sono inferiori fino a dieci volte rispetto ai limiti imposti dalla legge. È bene però sottolineare il fatto che le diossine sono composti tossici e che una soglia minima di sicurezza per tali sostanze è ancora oggetto di investigazione scientifica; inoltre, i limiti imposti dalla UE sulle emissioni (0,1 nanogrammi/m3) in uso da anni anche in Italia, corrisponderebbero alle concentrazioni medie che è possibile ottenere applicando le migliori tecniche presenti sul mercato e non a valori basati su studi medici.

7 Smaltimento dei rifiuti solidi urbani Pag 7 di 43 Recentemente l'epa ha sostenuto che oramai il problema delle diossine è generato non più dagli inceneritori di rifiuti, ma dal cosiddetto "backyard" (gli USA avevano una tradizione di mini-incenerimento domestico), ovvero le combustioni domestiche incontrollate. E bene segnalare che la diossina è rilevabile normalmente presso numerosi altri impianti industriali, nel fumo di sigaretta, nelle combustioni di legno e carbone (potature, barbecue, ecc.), nella combustione (accidentale o meno) di rifiuti solidi urbani avviati in discarica. Mediamente il 90% dell'esposizione umana alla diossina avviene attraverso gli alimenti (in particolare dal grasso di animali a loro volta esposti a diossina) e non direttamente per via aerea. Ciò non toglie che a loro volta gli animali, esposti ai fumi contenenti diossina, possano accumulare diossina che finisce poi nella catena alimentare umana. Le misure adottate per fronteggiare in modo efficace questo problema sono varie e diversamente valide. Si è passati dall'utilizzo di sistemi, quali cicloni e multicicloni, con rendimenti massimi di captazione degli inquinanti rispettivamente del 70 e dell'85%, ai filtri elettrostatici o filtri a manica che garantiscono rendimenti notevolmente superiori (fino e oltre il 99,9%). Accanto a ciò, sono state sviluppate misure di contenimento preventivo delle emissioni, ottimizzando le caratteristiche costruttive dei forni e migliorando l'efficienza del processo di combustione. Questo risultato si è ottenuto attraverso l'utilizzo di temperature più alte, di maggiori tempi di permanenza dei rifiuti in regime di alte turbolenze e grazie all'immissione di aria aggiuntiva nel forno per garantire l'ossidazione completa dei prodotti della combustione. Per intervenire su specifiche sostanze come gli acidi e le anidridi, sono stati definiti sistemi di depurazione dei fumi del tipo a multistadio, che permettono di raggiungere valori minimi di emissioni nocive. Questi sistemi si suddividono in base al loro funzionamento in semisecco, secco, umido e misto. La caratteristica che li accomuna è

8 Smaltimento dei rifiuti solidi urbani Pag 8 di 43 quella di essere concepiti come sezioni modulari di abbattimento, il che permette ad ognuno di questi di raggiungere elevate efficienze nell ambito dell intero sistema, anche nel caso si verifichi un'anomalia di uno degli stadi che compongono la linea di depurazione. Per quanto attiene gli abbattimenti dei microinqunanti (diossine, furani, metalli pesanti, ecc.) è in uso l iniezione a monte di filtri di carboni attivi. Sono questi prodotti in grado di adsorbire i microinqunanti e di trattenerli. I carboni sono poi filtrati unitamente alle polveri comuni trascinate dai fumi. Il processo è così efficace da rendere molto difficile la misurazione a camino degli inquinanti con gli strumenti di rilevazione oggi disponibili. Vanno poi citate le attrezzature specificatamente previste per l'abbattimento degli ossidi di azoto, per i quali i processi che vengono normalmente utilizzati sono del tipo catalitico o non catalitico. La prima di queste tecnologie, definita Riduzione Selettiva Catalitica (SCR), consiste nell'installazione di un reattore a valle della linea di depurazione in cui viene iniettata ammoniaca nebulizzata, che miscelandosi con i fumi e attraversando gli strati dei catalizzatori, trasforma gli ossidi di azoto in acqua e azoto gassoso, gas innocuo che compone circa il 79% dell'atmosfera. La seconda tecnologia, chiamata Riduzione Selettiva Non Catalitica (SNCR) presenta il vantaggio di non dover smaltire i catalizzatori esausti e consiste nell'iniezione di un reagente (urea che in temperatura si dissocia in ammoniaca) in una soluzione acquosa in una zona dell'impianto in cui in cui la temperatura è compresa fra 850 C e C con la conseguente riduzione degli ossidi di azoto in azoto gassoso e acqua. 1.5 Rispetto delle norme di legge Le nuove tecnologie permettono oggi di raggiungere valori assai spinti di abbattimento delle emissioni inquinanti, tali da consentire non solo il rispetto dei valori limite adottati dalla normativa vigente in Italia (Decreto Legislativo 503/1997), ma anche quelli del Decreto Legislativo 133/2005 (decreto di recepimento della Direttiva 2000/76/CE) in vigore dal 28 dicembre Il provvedimento regola tutte le fasi dell'incenerimento dei rifiuti, dal momento della ricezione nell'impianto fino alla corretta gestione e smaltimento delle sostanze residue:

9 Smaltimento dei rifiuti solidi urbani Pag 9 di 43 disciplina i valori limite di emissione degli impianti di incenerimento e di coincenerimento dei rifiuti ; i metodi di campionamento, di analisi e di valutazione degli inquinanti derivanti dagli stessi impianti; i criteri e le norme tecniche generali riguardanti le caratteristiche costruttive e funzionali, nonché le condizioni di esercizio degli impianti, con particolare riferimento alle esigenze di assicurare una elevata protezione dell'ambiente contro le emissioni causate dall'incenerimento e dal coincenerimento dei rifiuti; i criteri temporali di adeguamento degli impianti già esistenti alle disposizioni del presente decreto Prevede che i cittadini possano accedere a tutte le informazioni, così da essere coinvolti nelle eventuali opportune decisioni. 1.6 Critiche alla tecnologia della termovalorizzazione L'impiego dei termovalorizzatori viene spesso proposto come un'alternativa all'uso delle discariche, ma le proposte di costruzione di termovalorizzatori sono spesso accompagnate da polemiche anche molto aspre e contestazioni territoriali ( è la sindrome detta NIMBY, ovvero non nel mio giardino ). Si riportano qui le principali critiche: Il termine termovalorizzatore (presente solo nel vocabolario italiano) viene criticato, perché secondo alcuni servirebbe a nascondere il fatto che l'impianto si basi di fatto sull'utilizzo di un inceneritore. La costruzione di termovalorizzatori si porrebbe in concorrenza con altre strategie di contenimento del "problema rifuti", quali la riduzione del quantitativo di rifiuti prodotti, la raccolta differenziata finalizzata al riciclaggio o il riuso. Le emissioni di sostanze tossiche (in particolare la diossina e i furani), seppur ormai minime ed entro i limiti di legge, sono ritenute da alcuni comunque significative, in quanto protratte nel tempo nello stesso luogo. L'obiettivo di minimizzare le

10 Smaltimento dei rifiuti solidi urbani Pag 10 di 43 emissioni di diossina contrasta in parte con il recupero dell'energia, in quanto una elevata temperatura di combustione ed un veloce raffreddamento dei fumi (condizioni ideali per ridurre la formazione di diossina) sono incompatibili con una massima efficienza nel recupero dell'energia termica. La materia destinata ai termovalorizzatori (le cosiddette ecoballe, il CDR ma anche il rifiuto tal quale) dovrebbe avere caratteristiche tali da scongiurare quanto più possibile un eventuale rilascio di sostanze nocive nell'ambiente durante la fase di stoccaggio e di trasporto prima dell'utilizzo, ma questo passaggio purtroppo in alcuni casi non avviene ancora con la necessaria trasparenza e accortezza, e nelle ecoballe finiscono materiali che sarebbe bene non bruciare. I termovalorizzatori producono ceneri da smaltire comunque in discarica (fino a circa il 30% in peso rispetto ai rifiuti in entrata) e altre sostanze di scarto che costituiscono rifiuti speciali più difficili e costosi da smaltire. Le associazioni ambientaliste generalmente si oppongono alla costruzione di inceneritori e termovalorizzatori. In Italia viene anche criticata una eccessiva politica di incentivazione della termovalorizzazione che finirebbe per penalizzare e ridurre la quota dei rifiuti destinati alla raccolta differenziata, rendendola economicamente meno vantaggiosa. Tale "sussidio all'incenerimento" viene pagato da tutti nelle bollette ENEL alla voce "contributi energie rinnovabili", fatto questo piuttosto singolare. 1.4 Conclusioni Le soluzioni per la gestione dei rifiuti sono essenzialmente di quattro tipi: smaltimento in discarica; incenerimento o termovalorizzazione; riciclaggio; riduzione e riuso.

11 Smaltimento dei rifiuti solidi urbani Pag 11 di 43 Nonostante le critiche, nessun sistema di gestione dei rifiuti può fare a meno delle discariche e dei termovalorizzatori, anche nel caso di una significativa riduzione nella produzione di rifiuti o di uno sviluppo notevole dei sistemi di riciclaggio e riuso; tuttavia la termovalorizzazione, per assolvere al suo compito in maniera ottimale, dovrebbe non precedere bensì seguire un processo accurato di raccolta differenziata. Soprattutto in assenza di una politica di gestione dei rifiuti orientata al riciclo alla riduzione ed al riuso, l'alternativa alla costruzione di un termovalorizzatore più praticata è la creazione di una discarica, che ha anch'essa emissioni inquinanti ed un impatto ambientale certamente negativo. Troppo spesso il complesso problema della gestione dei rifiuti viene affrontato in modo superficiale o strumentale, talvolta anche con l'infiltrazione della criminalità organizzata, che spesso lucra sulla gestione illegale dei rifiuti pericolosi. Per affrontare correttamente il problema dei rifiuti, sempre più urgente in molte nazioni, è prioritaria un'informazione corretta ed esauriente, la chiarezza, la trasparenza e la concertazione.

12 Smaltimento dei rifiuti solidi urbani Pag 12 di 43 TECNOLOGIE CORRENTI PER LO SMALTIMENTO DEI RIFIUTI SOLIDI URBANI

13 Smaltimento dei rifiuti solidi urbani Pag 13 di 43 Introduzione Il problema dello smaltimento dei rifiuti, e l eventuale recupero di energia, sono questioni tipiche delle società industrializzate ricche ove, nel corso degli ultimi decenni, si è palesata la diretta proporzionalità tra prodotto interno lordo e produzione di rifiuti, a loro volta caratterizzati da un potere calorifico in continua ascesa. La possibilità di generare energia in forma utile (calore o elettricità) dai rifiuti, deriva dalla presenza negli stessi di materiale combustibile che, attraverso un processo di ossidazione, può liberare energia. Al pari di quanto avviene per i combustibili tradizionali, si usa quantificarne la potenzialità energetica tramite il potere calorifico, ovvero l energia termica liberata da un processo di combustione completa che, a partire da rifiuti ed aria, genera i prodotti di combustione. I primi inceneritori furono realizzati alla fine del XIX secolo al fine di ottenere: - Igienizzazione del rifiuto; con lo sviluppo dei grandi agglomerati urbani infatti il principale problema connesso allo smaltimento dei rifiuti era rappresentato dal rischio di epidemie ed infezioni. - Drastica riduzione dei rifiuti da smaltire in discarica, in quanto l unico materiale da smaltire risultava essere il residuo solido di combustione, circa un decimo in volume del rifiuto ante combustione. In seguito alcune scorie trovarono un re-impiego quali inerti per sottofondi stradali o materiale da costruzione, da cui l ulteriore decremento del volume di discarica necessario. Da allora i vantaggi conseguenti l incenerimento prima e la termovalorizzazione dopo sono risultati in continuo aumento tanto che le più recenti linee di tendenza capovolgono il tradizionale approccio alla questione rifiuti sottolineandone le caratteristiche di potenziale risorsa quale: - Materia recuperabile attraverso la raccolta differenziata ed il riciclaggio

14 Smaltimento dei rifiuti solidi urbani Pag 14 di 43 - Energia recuperabile tramite sistemi dedicati alla produzione di elettricità e/o calore In quest ottica, prende il nome di sistema integrato quel sistema che mira alla soluzione dello smaltimento dei rifiuti con il concorso coordinato di: 1. Raccolta differenziata e riciclaggio 2. Termoutilizzazione con recupero di elettricità e/o calore 3. Smaltimento in discarica per le frazioni altrimenti non utilizzabili Il recupero di materia influenza la quantità di energia recuperabile e le modalità di combustione. L ottimo relativo alla ripartizione tra recupero di materia e recupero di energia dipende dalle caratteristiche del rifiuto, dal sistema di raccolta, dal sistema di riciclaggio, dalla tecnologia di termoutilizzazione e dalle condizioni di mercato (valore dei materiali riciclati e dell energia, costi del sistema di raccolta, riciclaggio, termoutilizzazione etc). In generale tale ripartizione sarà variabile con il sito e con le condizioni di mercato. La nobilitazione delle proprietà combustibili del rifiuto mediante processi di selezione meccanica per la produzione di CDR (combustibile da rifiuto) non è particolarmente vantaggiosa nè dal punto di vista energetiche nè economico. Infatti poiché questo processo di produzione comporta la perdita di parte del potere calorifico del rifiuto, ne risulta ridotta l energia producibile. Inoltre il procedimento stesso di riqualifica del prodotto è particolarmente energivoro. Parimenti dicasi per i costi globali di smaltimento che, considerando tutti gli oneri del sistema integrato, tendono ad aumentare rispetto alla combustione del tal quale per produrre di fatto minore energia.

15 Smaltimento dei rifiuti solidi urbani Pag 15 di 43 Queste considerazioni sottolineano la necessità di sviluppare una visione globale del problema rifiuti, nel quale recupero di materia ed energia siano strategie di pari dignità, da coordinare al meglio per evitare sciupii di risorse all inseguimento di chimere.

16 Smaltimento dei rifiuti solidi urbani Pag 16 di 43 Processi di conversione dell energia Le caratteristiche chimico fisiche dei rifiuti solidi urbani (RSU) richiedono dispositivi e processi di conversione ad hoc, sia per problemi tecnologici (elevato tenore di umidità ed inerti, corrosione, disomogeneità ), sia per problemi ambientali (combustione di RSU e derivati può generare composti estremamente tossici). Da un punto di vista concettuale tali processi possono seguire due filosofie: - Conversione diretta con trasformazione dell energia termica così liberata in energia elettrica e/o termica. Il materiale combustibile può essere RSU tal quale, oppure CDR ottenuto sottoponendo RSU tal quale ad una serie di lavorazioni. - Conversione in un combustibile intermedio liquido o gassoso mediante pirolisi o gassificazione. Dopo opportuna depurazione il combustibile intermedio può essere impiegato in normali caldaie, motori alternativi o turbine a gas. In generale osserviamo che la combustione di RSU tal quale espone la camera di combustione e tutti gli organi a contatto con i prodotti di combustione a pesanti azioni corrosive ed erosive, problemi attenuabili, ma comunque non risolvibili con l utilizzo di CDR. La conversione indiretta consente di circoscrivere questi problemi ai soli dispositivi di produzione e depurazione del combustibile sintetico; l apparecchiatura per la produzione della forma utile di energia (caldaia, turbogas o motore alternativo) può essere molto simile, se non identica, a quella utilizzata per altri combustibili fossili. La combustione diretta impone l adozione di un ciclo termodinamico a combustione esterna, nella fattispecie un ciclo a vapore. I rendimenti di produzione elettrica sono modesti poiché: - Causa problemi di corrosione, le condizioni di ammissione in turbina sono generalmente limitate a bar, e C. L adozione di parametri più spinti bar, C richiede materiali estremamente costosi, ed è

17 Smaltimento dei rifiuti solidi urbani Pag 17 di 43 giustificabile solo in impianti di grande taglia con elevata valorizzazione dell energia prodotta. - Data l imperativa necessità di un trattamento spinto dei prodotti di combustione, è difficile realizzare un recupero di calore spinto come quello attuabile negli impianti a combustibile fossile, anche se in questo senso sono stati conseguiti notevoli progressi soprattutto per quanto riguarda gli impianti di taglia più grande - Causa le piccole taglie d impianto (in Italia raramente oltre i 10 MW e ) il rendimento elettrico di tutto l impianto, al netto delle perdite di caldaia e degli ausiliari, risulta oscilla fra il 18% ed il 25%. Con la conversione in un combustibile intermedio si beneficia della maggiore efficienza dei motori a combustione interna o delle turbine a gas, che tuttavia vanno valutati alla luce dei pesanti oneri energetici relativi al pre-trattamento dei rifiuti. Per quanto riguarda la produzione di biogas da discarica essa è fortemente penalizzata dall impossibilità tecnica di recuperare tutto il gas prodotto.

18 Smaltimento dei rifiuti solidi urbani Pag 18 di 43 ENERGIA ELETTRICA NETTA 20,6% INCOMBUSTI E SCORIE PERDITE ELETTRICHE E MECCANICHE 4,1% 1,2% CALORE AL CONDENSATORE 56,5% PERDITE TERMICHE 1,2% 12,8% ENERGIA NEI FUMI 180 C 3,6% AUSILIARI Figura 1 Ripartizione dei flussi di energia per la produzione di elettricità da RSU mediante combustore a griglia e ciclo a vapore a condensazione PERDITE ELETTRICHE E MECCANICHE 0,9% CALORE UTILE AL CONDENSATORE 64,7% ENERGIA NEI FUMI 180 C 12,8% PERDITE1,2% TERMICHE 4,1% INCOMBUSTI E SCORIE 12,9% ENERGIA ELETTRICA NETTA 3,4% AUSILIARI Figura 2 Ripartizione dei flussi di energia per la produzione di elettricità e calore da RSU mediante combustore a griglia e ciclo a vapore a contropressione

19 Smaltimento dei rifiuti solidi urbani Pag 19 di 43 AUSILIARI CALORE NEI FUMI 1,7% ACQUA E OLIO 17,8% ENERGIA ELETTRICA NETTA 9,3% PERDITE DELLA FERMENTAZIONE IN DISCARICA 50,0% 1,2% PERDITE ELETTRICHE E MECCANICHE 20,0% BIOGAS NON RECUPERABILE [IN ATMOSFERA] Figura 3 Ripartizione dei flussi di energia per la produzione di elettricità da RSU mediante estrazione di biogas da discarica e motore alternativo a ciclo Otto TECNOLOGIE CORRENTI PER LA COMBUSTIONE DEL RIFIUTO Lo smaltimento di RSU con recupero di energia per produzione d elettricità o calore costituisce una realtà tecnologica ormai consolidata. Il forno costituisce il cuore della piattaforma di termodistruzione e dal suo comportamento dipendono largamente le prestazioni complessive del sistema anche sotto il profilo della produzione di inquinanti; infatti, sebbene la linea di depurazione fumi sia generalmente in grado di provvedere al controllo delle emissioni, un buon processo di combustione è il primo requisito che deve essere soddisfatto al fine di ottenere un elevata efficienza globale d impianto. La tecnologia attualmente disponibile per i forni d incenerimento e le rispettive forme di controllo e di gestione consentono di rispettare ampiamente i limiti previsti dalla vigente normativa.

20 Smaltimento dei rifiuti solidi urbani Pag 20 di 43 Le soluzioni che ad oggi si sono rivelate idonee alla termodistruzione dei rifiuti solidi (RSU o derivati) sono: Forno a griglia Tamburo rotante Letto fluido Forno ad aria controllata Pirolisi Gassificazione Forni a griglia Configurazioni di base I forni a griglia costituiscono la tecnologia più consolidata e, come tale, di più largo impiego nella combustione di rifiuti solidi, in particolare di quelli urbani, grazie alla flessibilità che ne caratterizza il funzionamento ed all affidabilità pratica derivante dalle numerosissime applicazioni. Installazioni di questo tipo sono applicate per un ampio intervallo di potenzialità, compreso tra qualche decina di tonnellata al giorno fino ad oltre 1000 T/g. Nella loro configurazione generale essi sono costituiti da un sistema di alimentazione che, tramite una tramoggia di carico ed opportuni dispositivi di spinta, distribuisce il rifiuto sulla superficie della griglia; quest ultima, che è l elemento caratterizzante del forno, deve supportare il materiale durante la combustione rimescolando adeguatamente la massa solida per favorirne il contatto con l aria comburente e provocarne nel contempo l avanzamento verso la parte finale ove avviene lo scarico dei residui ormai combusti. Per svolgere in maniera ottimale tali funzioni la griglia normalmente è inclinata verso la sezione d uscita del forno ed è costituita da una serie di parti mobili che, nelle diverse configurazioni disponibili, possono avere la forma di gradini, barrotti longitudinali o cilindrici

21 Smaltimento dei rifiuti solidi urbani Pag 21 di 43 o elementi basculanti. Esistono tuttavia anche esempi di griglie fisse che però mal si prestano alla combustione dei rifiuti. Lungo lo sviluppo longitudinale della griglia il rifiuto subisce dapprima un processo d essiccamento, che avviene nella zona prossima all alimentazione; successivamente il materiale essiccato, tramite fenomeni di combustione e gassificazione della componente organica, è convertito in una frazione gassosa ed in un residuo solido incombusto. Le scorie residue del processo vengono scaricate dalla parte finale della griglia in opportuni sistemi di trasporto a bagno d acqua, in modo da garantirne anche lo spegnimento. Il tempo di permanenza del rifiuto sulla griglia deve essere tale da permettere il completamento delle diverse fasi del processo di combustione, in genere i valori adottati variano tra 30 e 60 minuti. Per garantire maggiore flessibilità al processo, in corrispondenza delle inevitabili variazioni qualitative del combustibile, l avanzamento del rifiuto è altresì regolabile in modo indipendente per ogni zona della griglia. L aria comburente necessaria per il processo viene alimentata in parte sotto la griglia (aria primaria, circa equivalente alla portata d aria stechiometrica) ed in parte sopra il letto di materiale (aria secondaria, circa corrispondente alla portata d aria in eccesso). Il completamento dell ossidazione dei prodotti di combustione avviene nella zona immediatamente superiore alla griglia stessa, che costituisce la camera di combustione del forno e nella postcombustione. Essa deve garantire un buon mescolamento tra i gas che provengono dal letto e l aria secondaria, assicurando quindi contemporaneamente adeguate condizioni di turbolenza e disponibilità di ossigeno.

22 Smaltimento dei rifiuti solidi urbani Pag 22 di 43 Tendenze evolutive Le principali linee di sviluppo della tecnologia dei forni a griglia sono orientate tanto al miglioramento delle sue prestazioni complessive, quanto alla necessità di adeguarne alcune caratteristiche all aumento generalizzato del potere calorifico dei rifiuti. In proposito è opportuno segnalare come la necessità di garantire un adeguato grado di copertura della griglia per prevenire significativi fenomeni di usura e corrosione possa rendere difficoltosa l applicazione per combustibili con modesto contenuto di ceneri, tipico di alcuni CDR. Per ciò che concerne l evoluzione vera e propria della griglia i provvedimenti di più recente introduzione sono: Diminuzione dell inclinazione e riconsiderazione della lunghezza della griglia correlata alla maggiore facilità di combustione dei rifiuti che quindi necessitano di una minore movimentazione Configurazione di griglie atte a limitare il trascinamento di polveri Ottimizzazione della distribuzione dell aria primaria con conseguente ottimizzazione del processo di combustione e contestuale riduzione del particolato trascinato Impiego di griglie raffreddate ad acqua per ridurre i fenomeni d usura e per consentire la combustione di rifiuti ad elevato potere calorifico Estrattori scorie a secco, che ne facilitano la manipolazione e l eventuale recupero di frazioni interessanti (metalli, frazioni grossolane, inerti ) All incremento del potere calorifico dei rifiuti è da associarsi: l evoluzione della configurazione della camera di combustione da un percorso fumi-rifiuti controcorrente, che garantiva un maggior tempo di contatto, ad uno equicorrente, particolarmente indicato per rifiuti a potere calorifico e contenuto di volatili più elevato

23 Smaltimento dei rifiuti solidi urbani Pag 23 di 43 il raffreddamento ad acqua o vapore di alcune zone delle pareti del forno al fine di ovviare alla formazione di incrostazioni a seguito di fenomeni di fusione delle scorie. In generale livelli di temperatura dell ordine di C in corrispondenza di adeguati tenori d ossigeno (6%) e turbolenza, sono ritenuti ampiamente sufficienti per garantire il coinvolgimento pressoché totale dei componenti organici nel processo di combustione. L impiego di modelli di simulazione numerica sempre più sofisticati consente la determinazione delle configurazioni più opportune della camera di combustione, del percorso dei fumi e dell alimentazione del comburente. Nell ambito della gestione di processo i sistemi di monitoraggio in continuo hanno assunto notevole importanza nel garantire condizioni di funzionamento ottimali e stabili nel tempo. Oltre alle consuete misurazioni relative alla temperatura di processo, al tenore d ossigeno e CO nei fumi, i sistemi più moderni prevedono la possibilità di analizzare la distribuzione spaziale della temperatura sul letto di combustione. L impiego di ossigeno puro, o più semplicemente di aria arricchita, si è rivelato di notevole interesse per i forni a griglia dal momento che la sua adozione ha comportato positivi effetti sui rendimenti di recupero energetico (riducendo il flusso termico associato allo scarico), consentendo processi più stabili per rifiuti a basso potere calorifico e migliorando il mescolamento; tuttavia risulta opportuno prevedere un circuito dedicato alla ricircolazione dei fumi, ed eventualmente l adozione di un sistema di raffreddamento della griglia. Infine per la riduzione degli ossidi d azoto sono state sviluppate diverse soluzioni, legate alla ripartizione dell aria comburente, o a tecniche di reburning, anche se attualmente i provvedimenti più promettenti sono basati su processi di riduzione selettiva non catalitica, che inibisce anche i percorsi di sintesi de-novo responsabili della riformazione di diossine e furani a valle della post-combustione.

24 Smaltimento dei rifiuti solidi urbani Pag 24 di 43 Forni a tamburo rotante Questi forni sono costituiti essenzialmente da un tamburo rotante, dotato di opportuna inclinazione (in genere 1 3%), per favorire il movimento di materiale quando sono alimentati con solidi. La combustione del letto avviene direttamente a contatto con la parete del forno, spesso rivestita internamente di materiale refrattario; la carica del materiale avviene attraverso opportune testate collocate in corrispondenza di un estremità del forno, mentre lo scarico delle scorie e dei residui avviene all estremità opposta. I forni a tamburo, per la loro natura di forni a suola, presentano sensibili difficoltà di interazione tra combustibile e comburente, talvolta vengono previste strutture interne al tamburo (es.palettatura), che aumentano la movimentazione del letto. Pur con tali accorgimenti l intensità di mescolamento ed i tempi di residenza non sono in genere tali da garantire un adeguato completamento della combustione delle sostanze volatili sviluppate dal processo, rendendo necessaria, in particolare per l incenerimento dei rifiuti, l adozione di strutture supplementari di post-combustione a valle del tamburo. In questi forni i flussi combustibile/comburente possono essere sia in configurazione equicorrente che controcorrente, tuttavia nella maggior parte delle applicazioni dedicate alla termodistruzione dei rifiuti i flussi sono equiversi. Costruttivamente il tamburo può essere costituito da un semplice cilindro d acciaio con rivestimento in materiale refrattario, può avere più raramente le pareti a tubi d acqua per la produzione di vapore. I non trascurabili flussi termici in questo tipo di forni condizionano le loro dimensioni ed in particolare il diametro, che conseguentemente può assumere valori considerevoli (4 5m). I principali parametri per il dimensionamento e la valutazione delle prestazioni dei forni a tamburo rotante sono:

25 Smaltimento dei rifiuti solidi urbani Pag 25 di 43 il carico termico volumetrico complessivo a cui è legato il tempo di permanenza necessario per conversione del materiale, indi strettamente legato alla natura ed alla tipologia del rifiuto alimentato l intensità di combustione riferita alla sezione dl forno: detto parametro è rappresentativo del carico termico e rende conto delle massime sollecitazioni termiche locali Parametro u.m. Intervallo di valori Carico termico specifico volumetrico kcal m h Carico termico specifico per unità di sezione kcal m h Diametro m 1,5 5 Rapporto lunghezza / diametro del tamburo 2 5 Tempo di permanenza dei solidi h > 1 Inclinazione del tamburo % 1 3 Velocità di rotazione del tamburo rpm 0,2 1,2 Tabella 1 Parametri costruttivi dei forni a tamburo rotante adottati per la termodistruzione dei rifiuti Dal punto di vista operativo le difficoltà di contatto combustibile/comburente rendono necessaria l adozione di elevati eccessi d aria, di norma compresi tra %. I forni a tamburo possono operare sia sotto il punto di rammollimento delle scorie ( C), che in modalità a scoria fusa ( C) con le evidenti conseguenze sui refrattari e sulle condizioni di combustione.

26 Smaltimento dei rifiuti solidi urbani Pag 26 di 43 La flessibilità del forno a tamburo rotante nel trattare materiali con caratteristiche assai eterogenee, sia in termini di stato fisico (solido, liquido, fangoso, pezzatura variabile, ecc.) che di caratteristiche termiche, ne ha fatto l installazione di più larga diffusione per la termodistruzione di rifiuti industriali. Le efficienze di combustione più ridotte rispetto ai forni a griglia e la delicatezza del rivestimento ne rendono invece meno interessante l utilizzo per la termodistruzione di rifiuti urbani e prodotti da essi derivati. Si hanno, infine, esempi di applicazioni di tali apparati operanti in difetto d aria, inseriti in sistemi di gassificazione e pirolisi di prodotti residui di varia natura. Forni a letto fluido Il combustore a letto fluido è essenzialmente costituito da un cilindro verticale in cui il combustibile viene tenuto in sospensione (fluidificato) da una corrente d aria/fumo inviata attraverso una griglia posta alla base del cilindro stesso. In molti casi il cilindro contiene inerte (tipicamente sabbia silicea), miscelato all atto dell alimentazione con il combustibile da bruciare, allo scopo di favorire i processi di scambio termico e fornire sufficiente inerzia termica al sistema, in modo da regolarizzare il processo di conversione. In linea generale i reattori a letto fluido possono essere distinti sulla base delle pressioni d esercizio in atmosferici e pressurizzati; questi ultimi, applicati in diversi processi in campo industriale, sono di particolare interesse per il futuro in quanto consentirebbero l integrazione tra termodistruzione e recupero energetico tramite il loro inserimento come combustori in cicli turbina a gas. Tuttavia, le irrisolte problematiche nel trattamento dei gas prodotti prima dell invio in turbina, ne limitano ancora l applicazione con i rifiuti, per i quali si adottano quasi esclusivamente letti a pressione atmosferica. Nel campo dei letti a pressione atmosferica è possibile operare un ulteriore classificazione in funzione delle modalità di fluidificazione, tra combustori tradizionali (o a letto bollente) e

27 Smaltimento dei rifiuti solidi urbani Pag 27 di 43 combustori a letto ricircolato, sulla base dei valori della velocità superficiale dell aria (velocità di fluidizzazione) definita come il rapporto tra la portata di aria alimentata e la sezione del letto stesso. I letti fluidi convenzionali costituiti essenzialmente da una colonna in cui l aria comburente viene insufflata dal basso ed il combustibile dall alto o lateralmente, presentano velocità di fluidificazione dell ordine di 3 m/s, mentre per quanto riguarda i letti ricircolati questa velocità si attesta sugli 8 10 m/s, determinando un consistente trascinamento di materiale dal letto all uscita del reattore, che viene separato tramite un ciclone e ricircolato nel reattore stesso. A fronte di una configurazione impiantistica più complessa i letti ricircolati presentano turbolenze più elevate, con conseguenti miglioramenti dell efficienza di combustione e scambio termico, ed inoltre grazie al ricircolo garantiscono un tempo di contatto più elevato. I costi più elevati dei letti ricircolati rispetto ai reattori convenzionali bollenti ne giustificano l adozione solo per potenzialità significative. Oltre che per specifiche applicazioni industriali il letto fluido ha trovato ampia diffusione nella combustione del carbone, di residui industriali ed agricoli (biomasse) ed in generale di solidi non polverizzabili. Riassumendo, le caratteristiche di funzionamento che ne rendono vantaggioso l utilizzo nei processi di combustione sono: elevata efficienza di combustione legata alla turbolenza ed al tempo i residenza baso contenuto organico delle scorie; processi ben condotti determinano tenori i incombusti nelle scorie dell ordine dello 0,2 0,3% contro il 2 5% dei forni a griglia unità più compatte rispetto ai forni tradizionali, grazie al maggior carico termico specifico applicabile

28 Smaltimento dei rifiuti solidi urbani Pag 28 di 43 buona flessibilità rispetto al carico massico, ottenibile tramite il controllo dell aria comburente e grazie all inerzia termica del materiale inerte possibilità di operare in modo discontinuo grazie ai ridotti tempi di accensione e spegnimento ridotto numero di parti meccaniche in movimento e quindi, almeno in linea di principio, minor possibilità di interventi di manutenzione straordinarie legate a guasti o rotture possibilità di operare interventi di controllo delle emissioni già in fase di combustione sia tramite l iniezione di additivi (per la riduzione dei gas acidi), che tramite il ricorso a buone tecniche di conduzione (per la riduzione degli ossidi d azoto) A fronte di tali vantaggi ricorrere ad un forno a letto fluido per la termovalorizzazione dei rifiuti presenta le seguenti limitazioni: possibilità di defluidificazione del letto a causa dell eventuale insorgenza di fenomeni di agglomerazione di ceneri basso fondenti necessità di trattamenti più o meno spinti del rifiuto, finalizzati ad omogeneizzare le dimensioni del rifiuto sia per la fase d alimentazione che per la successiva fase di scarico degli incombusti necessità di aumentare i punti di alimentazione del materiale o di aumentare la velocità di fluidificazione per insufficienze nel mescolamento trasversale difficoltà di alimentazione dei rifiuti leggeri (ad es. RDF fluff) soprattutto per velocità i fluidificazione elevate elevati autoconsumi per l alimentazione dell aria in ingresso necessità di ampliare le esperienze applicative del sistema a scala reale, soprattutto per quanto riguarda l incenerimento dei rifiuti tal quali

29 Smaltimento dei rifiuti solidi urbani Pag 29 di 43 Sulla base di queste considerazioni e facendo riferimento ai forni convenzionali a griglia, si può ritenere che il letto fluido presenti interessanti possibilità di applicazioni per combustibili con potere calorifico elevato e basso tenore di inerte, quali quelli ottenibili da operazione di selezione e trattamento dei rifiuti urbani grezzi. In particolare, nell ambito della termodistruzione dei rifiuti è importante sottolineare tre aspetti specifici di questa tecnologia: - la potenzialità della caldaia deve essere medio bassa - il letto fluido bollente ha un campo di flessibilità riferita al combustibile non molto ampio - le caratteristiche fisiche del combustibile influenzano in modo notevole il progetto del focolare Le ultime due indicazioni consigliano di adottare il forno a letto bollente in tutti quei casi in cui l impianto di preselezione e preparazione del CDR sia abbinato alla caldaia ed alla sezione di produzione di energia elettrica. In questa configurazione non ci sono vincoli particolari dovuti alla realizzazione del trasporto del combustibile ed il progetto del combustore viene sviluppato ad hoc per il combustibile che verrà utilizzato. Sistemi di gassificazione e pirolisi La pirolisi è un processo di conversione dei materiali a base organica. Tramite reazioni di degradazione e trasformazione termica condotte ad adeguati livelli di temperatura ed in assenza di ossigeno, essa ha lo scopo essenziale di trasformare le sostanze solide di partenza in prodotti dotati di caratteristiche combustibili. Il processo, in quanto tale, è complessivamente endotermico; richiede pertanto ingenti apporti di calore dall esterno.

30 Smaltimento dei rifiuti solidi urbani Pag 30 di 43 I prodotti della reazione di pirolisi dipendono, in maniera difficilmente descrivibile dal punto di vista teorico, sia dalle condizioni operative del processo (temperatura, tempi di residenza, pressione), che dalle caratteristiche del materiale di partenza. In linea generale sia la quantità di prodotti gassosi estraibili dal prodotto iniziale che il loro potere calorifico dipendono dalla temperatura cui avviene il processo. L apporto termico necessario per far avvenire il processo viene di norma coperto con l utilizzazione di una parte di portata di gas prodotto. In alternativa ai processi pirolitici, la conversione può anche condursi per ossidazione (combustione) parziale in difetto d ossigeno: in questo caso il processo si chiama gassificazione e le caratteristiche del prodotto finale dipendono anche dalla quantità d aria (o ossigeno) utilizzata. Il calore necessario alla gassificazione viene fornito, in toto od in parte, dalle reazione di ossidazione parziale che riducono le esigenze di apporti termici dall esterno. Le possibilità di utilizzo energetico dei gas prodotti da pirolisi o gassificazione, sono strettamente legate, oltre che alle loro caratteristiche termiche, anche alla presenza di alcune componenti minori che possono renderne problematico sia il trasporto ad utenze esterne all impianto, che il loro stesso utilizzo. In particolare la tendenza degli idrocarburi pesanti di formare depositi viscosi di sostanze oleose unite alle polveri a seguito del raffreddamento a C, comporta gravi fenomeni di sporcamento ed intasamento per tutte le superfici e gli organi di macchine interessati. Il trasporto a distanza del gas ed il suo impiego in cicli di produzione di energia elettrica ad elevato rendimento (motori alternativi, turbine a gas) necessita dunque di complessi sistemi di depurazione, che hanno come effetto collaterale anche l impoverimento del contenuto energetico del gas sia in termini di calore sensibile che di potere calorifico, riducendone l interesse applicativo.

31 Smaltimento dei rifiuti solidi urbani Pag 31 di 43 Le tecnologie di pirolisi e gassificazione contano già da tempo svariate applicazioni nei settori chimico e petrolchimico, tuttavia il loro impiego nell ambito della termodistruzione dei rifiuti è ancora in fase di sviluppo; le motivazioni principali che fanno sperare nel successo di tali sperimentazioni sono: incremento dei rendimenti d impianto rendendosi possibile l impiego di turbine a gas riduzione delle portate di effluenti gassosi da sottoporre a processi depurativi miglioramento delle caratteristiche di inertizzazione ed incremento delle possibilità di riutilizzo dei residui solidi prodotti dal processo (scorie e ceneri volanti) I tentativi di applicazione di tali processi ai rifiuti urbani ed alle biomasse contano fin ora poche realizzazioni, assai diverse tra loro sia in termini di processo che di reattori. In conclusione gassificazione e pirolisi hanno le potenzialità per realizzare rendimenti elettrici netti anche molto elevati (30 35%), tuttavia queste potenzialità sono ancora lontane dall essere sfruttabili in impianti commerciali con affidabilità industriale. Forni ad aria controllata I forni ad aria controllata sono in genere unità di piccole dimensioni di costruzione modulare, che vengono per la maggior parte dei casi costruite e premontate, almeno nei loro componenti principali, in stabilimento. In genere hanno una potenzialità inferiore ad una tonnellata all ora e nella maggior parte dei casi prevedono un caricamento discontinuo. In questo caso il rifiuto viene caricato nella camera di combustione primaria, quindi la camera viene chiusa ed il rifiuto fatto bruciare. Il successivo caricamento avviene quando si è conclusa completamente la combustione del rifiuto immesso precedentemente.

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