LA DESTRA DALLA PARTE DEGLI UOMINI IN DIVISA. SENZA SE E SENZA MA
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1 d Italia ANNO LXII N.252 Registrazione Tribunale di Roma N del 23/2/76 venerdì 31/10/2014 LA DESTRA DALLA PARTE DEGLI UOMINI IN DIVISA. SENZA SE E SENZA MA Oreste Martino Gli scontri di ieri a Roma tra poliziotti e manifestanti non sono stati una bella cosa da vedere, ma va detto subito, senza se e senza ma, che quanto è accaduto non deve offrire il pretesto per mettere sul banco degli imputati chi fa il proprio dovere con la divisa addosso. Il questore di Roma ha detto con chiarezza e prontezza che l intervento di contenimento era necessario perchè una parte dei manifestanti voleva organizzare un corteo non autorizzato per occupare la stazione Termini. Se l obiettivo dei facinorosi fosse stato raggiunto oggi forse si discuterebbe di cose molto più serie, come ad esempio la paralisi del traffico ferroviario che la protesta poteva causare. Gli agenti hanno evitato che occupassero Termini Quando ci sono tensioni sociali e si organizzano manifestazioni di piazza lo Stato manda uomini in divisa con casco, scudo e manganello non per ragioni di rappresentanza, ma per difendere la legalità, per far rispettare la legge, per contenere la protesta nell ambito in cui è sopportabile per gli altri cittadini. Se questo accade non ci si può lamentare se, di fronte ad atti non autorizzati e pericolosi, come occupare la più grande stazione ferroviaria del paese, chi ha la responsabilità dell ordine pubblico interviene per evitare il peggio. Il Pd vuol regolare conti interni sulla pelle dei poliziotti C è poi un aspetto politico che preoccupa ulteriormente. Nel Partito democratico vogliono regolare i conti interni sulla pelle dei poliziotti e la sinistra del partito per far apparire Matteo Renzi cattivo e reazionario parla di manganellatori come se fossero violenti di strada e non rappresentanti dello Stato che tutelano l ordine pubblico. Renzi per smarcarsi smette i panni del coraggioso e cerca di scaricare eventuali colpe sul ministro dell Interno Angelino Alfano, che a sua volta interviene sommessamente e con poca decisione a difesa dei suoi uomini. Questi sono tutti elementi in più che devono spingere tutto il centrodestra a far quadrato dalla parte della Polizia e dei suoi uomini Il Corriere accusa la destra di aver perso la bussola. Ma è proprio così? Alberto Fraglia Sul Corriere della Sera Pierluigi Battista torna a parlare della destra, della crisi di Forza Italia, della fine del bipolarismo. Analisi articolata, la sua. Dalla quale emergono riflessioni acute, oltre ad alcuni giudizi scontati sulle forze attualmente in campo che rasentano i luoghi comuni. Come quello di continuare a descrivere la nuova Lega di Matteo Salvini come una destra protestataria che si alimenta di rabbia e sofferenza sociale (perché? gli umori della maggior parte degli italiani sono forse diversi?); un giudizio tranciante che tende a configurare quel movimento come incapace di governare, dimenticando così che governa Regioni come la Lombardia e il Veneto, che non è proprio poca cosa, oltre a Comuni di una certa importanza. È saltato il blocco sociale di riferimento Più calzante ci appare, certamente, l analisi di quel che definisce lo smarrimento della destra di governo e il sopravvivere di una destra che si aggrappa al carisma residuo di Berlusconi, ma non sa più parlare al suo blocco sociale. Agganciandosi alla locomotiva renziana scrive Battista spera di intestarsi una titolarità e una nuova rispettabilità costituente nella sfera delle riforme istituzionali, ma senza portare qualcosa di suo, senza convinzione, senza entusiasmo, o per non dare un dispiacere a un leader che sembra amare più il giovane rottamatore della parte avversa che Forza Italia. A rischio la democrazia dell alternanza Di un centrodestra allo sbando, sconclusionato, privo di mordente, diviso tra chi sta al governo, chi lo sostiene dall esterno e chi si oppone, abbiamo già scritto sul nostro giornale. Di più, abbiamo spinto la riflessione, molto più di quanto fa Battista, sugli errori commessi e sulle ragioni che hanno allontanato dal centrodestra un elettorato deluso e incazzato. E ci siamo sforzati di indicare anche una via per uscire dalla palude, per perforare la notte che ci avvolge e accendere una luce in fondo al tunnel. Non ci ripetiamo. Dove, invece, la riflessione di Pierluigi Battista appare ulteriormente stimolate è sul fatto che la crisi di Forza Italia non riguarda solo Forza Italia, ma il nostro sistema politico. Senza una destra che competa e si misuri con la sinistra salta il bipolarismo, viene meno la democrazia dell alternanza. Una destra ripiegata in se stessa, rinchiusa nella sua fortezza, attenta a captare ogni variazione nello stato umorale del Re, paralizzata nell attesa che al suo leader venga restituita piena agibilità politica una destra così è destinata alla sconfitta, alla testimonianza, all autoperpetuazione del proprio apparato. Difficile dissentire. Il problema è tutto nostro e non si può perdere altro tempo per ricostruire una nuova alternativa. Ma anche al Corriere qualche volta dovrebbero gettare lo sguardo oltre il recinto dei luoghi comuni e intercettare quel che si muove anche se ancora è poco, lo ammettiamo lontano dalle luci della ribalta e dai talk show televisivi che ormai non segue più nessuno.
2 2 Secolod Italia VENERDì 31 OTTOBRE 2014 Intellettuali di destra folgorati dal renzismo? Sbagliano. Ecco perché Silvano Moffa Tutti ammalati di renzismo. Ora ci si mettono anche gli intellettuali di destra. Per fortuna, non tutti. Fa però un certo effetto leggere sul Corriere della Sera le dichiarazioni virgolettate di Giuliano Urbani, Domenico Fisichella, Marcello Pera e, sia pure con toni meno definitivi, quelle di Marcello Veneziani. Urbani, la famosa tessera numero due di Forza Italia, che non fa mistero di tifare per Renzi. «Siamo talmente disperati dice che non ci resta altro». Fisichella che rispolvera dalla carte del suo poderoso archivio una intervista di qualche anno fa rilasciata al Tempo, il 26 gennaio 95 per l esattezza, dal titolo ambiziosamente programmatico: Faremo noi il Partito della Nazione. Il faremo era rivolto alla destra europea, moderna e postfascista che aveva trovato in Fini il leader dell avvenire. E che, poi, come sanno ormai anche i sassi, si è dispersa, frantumata, suicidata e annullata. Voglia di andare alla Leopolda Ancora. Marcello Pera, il filosofo che ci ha donato colloqui di notevole spes- sore culturale e di grande intensità con il Cardinale Ratzinger, poi Papa Benedetto XVI, sui temi del relativismo e dell etica, del cristianesimo, dell Europa e dell Islam. Sì, proprio lui, l ex presidente del Senato (forzista) che non fa mistero di una finora inconfessata voglia di andare alla Leopolda per incoraggiare Renzi. E se proprio volete capire il perché, ecco l azzardo che non ti aspetti: Perché Renzi, a suo giudizio, è un po Mussolini e voto Forza Matteo ma lo invito a non finire come noi. Alla Leopolda sarebbe voluto andare anche Marcello Veneziani, «magari camuffato con barba e baffi finti», ammette, perché, scava scava, «c è qualcosa in Renzi che mi ricorda Berlusconi e Craxi». Nei confronti di Pittibimbo il giudizio di Veneziani, perlomeno, è sospeso, «anche perché ha una squadra mediocre e interlocutori deboli». Ecco perché sbagliano Sarà. Ma c è qualcosa che non ci convince in questo improvviso innamoramento degli intellettuali di destra per Renzi. Con tutto il rispetto per il loro valore, sconcerta questa sorta di ap- Gasparri: io sto con la polizia, che finora è stata troppo tollerante piattimento acritico sul renzismo. E se c è amarezza (condivisibile) per quel che è fallito a destra, lascia di stucco il senso di catarsi che li pervade, la voglia di purificasi del corpo contaminato dalla damnatio delle macerie che incombono sul passato. Come se non fosse proprio compito supremo e sublime di ogni intellettuale combattere contro l impigrirsi delle passioni e l afasia del pensiero. Scevri da frustrazioni, lontani dalle mode, e senza il vezzo di un personalismo ossessivo che ne offuschi il pensiero, c è da chiedersi quale contributo culturale possa al contrario essere offerto da quel versante alla rigenerazione della Politica in senso lato e alla ri-costruzione di una alternativa vera e concreta al pensiero unico dilagante. E se proprio dobbiamo dirla tutta, vale per noi quel che confessa Pietrangelo Buttafuoco. Di Renzi diffido. Soprattutto perché il suo vero problema è l essere adagiato sul conformismo. Piace ai ricchi, alle mamme, ai ragazzi, a Barbara d Urso. Il presepe è colorato.. ma, per dirla con Eduardo, nun me piace. Altro che rivoluzionario, Renzi! Qui, ci vorrebbe un Marinetti. Sandro Forte Il ministro dell Interno Angelino Alfano interviene alle 14,45 al Senato (e poi alla Camera) per rispondere alle interrogazioni che gli sono piovute addosso dopo gli incidenti fra operai e forze dell ordine avvenuti mercoledì a Roma. In verità l intervento di Alfano era già previsto, ma ovviamente, dopo quanto accaduto, verterà sugli scontri. Come è noto, sindacati, sinistra e sinistra Pd hanno mosso dure critiche all operato delle forze dell ordine, accusate di aver manganellato gli operai senza motivo. La questura si è difesa asserendo che le forze dell ordine non hanno caricato i dimostranti ma si sono limitate ad impedire che il corteo raggiungesse la stazione Termini per volerla occupare. In proposito il Secolo d Italia ha intervistato Maurizio Gasparri, vicepresidente del Senato ed esponente di Forza Italia. Cosa è accaduto in piazza Indipendenza? «Non lo so, non c ero, sentiremo cosa dirà il ministro Alfano, Però io sono sempre dalla parte delle forze dell ordine perché non credo che intenzionalmente vogliano creare tensione. Da quel che so, si sono opposte al tentativo, preoccupante, di blocco della stazione Termini da parte dei dimostranti. Ma, come ho già detto, attendiamo la versione ufficiale del ministro. E ovvio che non è accettabile qualunque tipo di aggressione da chiunque provenga». Dunque nessuna responsabilità delle forze dell ordine? «Vedremo, di certo negli ultimi tempi c è stata troppa tolleranza da parte di chi deve gestire l ordine pubblico verso manifestazioni e cortei non autorizzati». Non è la prima volta che accadono scontri e incidenti di questo genere, ma stavolta in piazza c erano operai, non studenti col volto travisato e armati di bastoni e molotov «E un momento delicato, la crisi economica è gravissima, le fabbriche chiudono e la gente non ha i soldi per arrivare alla fine del mese. Il risultato è l aggravamento della tensione sociale, con tutto ciò che ne consegue, incidenti compresi». Il presidente del Consiglio ha chiesto a tutti di abbassare i toni. «Renzi deve tornare sul pianeta Terra, la deve finire con questo ottimismo e questa retorica di facciata».
3 VENERDì 31 OTTOBRE 2014 Secolod Italia 3 Alfano difende la polizia: «Nessuna volontà di manganellare gli operai» Redazione «È lontana anni luce da noi l idea di manganellare gli operai, così come penso sia lontana dagli operai la volontà di scaricare tensioni occupazionali sulla polizia». Angelino Alfano ha fornito in Senato la versione del ministero dell Interno sugli incidenti tra politizia e i lavoratori dell Ast. «Sappiamo distinguere bene tra manifestanti e manifestanti ha aggiunto e questa capacità di distinzione sarà applicata sempre, in ogni circostanza, quando a sfilare saranno gli operai». duto gli incidenti. «Nella mattinata di ieri dalle 9 in poi si sono concentrati circa 500 manifestanti dell Ast davanti all ambasciata di Germania, nei pressi di piazza Indipendenza. Una parte di loro è stata ricevuta ed al termine dell incontro l ambasciata ha emesso uno scarno comunicato, che non ha soddisfatto i Scintille pericolose Però, ha detto ancora il ministro, serve da parte di tutti uno sforzo di coesione. «Serve un senso di responsabilità di tutti per evitare una scintilla che rischierebbe di innescare pericolose derive». Il riferimento chiaro del ministro è alle incendiarie dichiarazioni della sinistra arrabbiata, a partire da quelle della Camusso che ha detto a Renzi «giù i maganelli e chieda scusa». Questa la ricostruzione della dinamica che ha precelavoratori». A questo punto, ha proseguito il ministro, «c è stata la richiesta della Fiom di autorizzare un corteo verso il ministero dello Sviluppo economico, che non è stata immediatamente accolta perchè presso il ministero erano in corso analoghe iniziative sindacali e quindi c erano difficoltà logistiche e di gestione dell ordine pubblico». Nessun denunciato Il ministro ha anche ricordato che «dall insediamento di questo governo si sono svolte manifestazioni di rilievo e la stragrande maggioranza ha avuto un corso assolutamente tranquillo». Circa la metà «hanno avuto alla base problematiche sindacali e occupazionali. Se il governo avesse voluto dare alla polizia linee di estrema durezza sui manifestanti avrebbe avuto migliaia di occasioni per farlo, non l ha mai fatto. Anzi, l input dato è l esatto opposto». Alfano ha voluto inoltre precisare che nessuno dei manifestanti è stato denunciato. Nel discorso del ministro è contenuto anche un ammonimento riguardo al futuro. «Ci attendono settimane complesse e difficili. Siamo di fronte a diverse crisi industriali, a cui il governo sta cercando di far fronte». A tale scopo, «vogliamo istituire un tavolo permanente di confronto al Viminale con i sindacati per gestire al meglio le manifestazioni». Recupero crediti, il pelo sullo stomaco del finanziere amico di Renzi Mario Aldo Stilton Il nuovo avanza. E prova il sorpasso. Il dato è certo: Carlo De Benedetti deve stare in guardia. E proprio in quel Pd che l ingegnere ha sempre considerato una sua creatura, e che però adesso è guidato da Matteo Renzi. Un rivale temibile. Quel Davide Serra, da qualche anno nell orbita renziana, che si è fatto notare alla recente Leopolda per le affermazioni sui costi dello sciopero oltre che, naturalmente, per il contributo elargito alla kermesse fiorentina. Il finanziere amico di Renzi aprirà un ufficio a Milano Giacca blu su jeans come solo Gianni Agnelli, camicia bianca e sciarpetta rosa cachemire, il giovanotto, che ha studiato a Londra ed ha costituito un fondo di investimenti con sede alla Cayman, pare abbia adesso intenzione di operare nel Belpaese. Che per lui, così prodigo di spiegazioni su quanto repellente sia per gli investitori stranieri portare da noi i loro capitali, pare sia improvvisamente divenuto una opportunità. Soprattutto nel settore del recupero crediti. Tant è, ci fa sapere con una certa perfidia Repubblica.it, che il giovanotto ha annunciato di voler aprire una sede proprio a Milano per appunto occuparsi del recupero delle sofferenze bancarie, in gergo non performing loans. Ma, siccome il veleno sta in coda, ecco che apprendiamo che il rampante Serra proprio alla Leopolda avrebbe proposto ai dirigenti piddini una legge che accorci i tempi di recupero da parte dei creditori. Proposta una nuova legge per velocizzare il recupero crediti Capperi, sveglio questo Serra. Sveglio e veloce. Pronto a valutare e sfruttare le opportunità che anche la nostra drammatica crisi oggi offre. Certo, ci vuole intuito e fiuto per gli affari. Ma ci vuole anche parecchio pelo sullo stomaco. Perché spesso le sofferenze bancarie equivalgono alla casa di proprietà, al negozio, alla piccola attività di una famiglia finita sul lastrico per la recessione, per la perdita del lavoro o per la riduzione dei consumi. Op- pure sono causati dall inesigibilità di prestiti che magari crescono e si moltiplicano nei meandri cavillosi e microscopici dei contratti stipulati con gli istituti di credito. Quelle stesse banche che prendono praticamente gratis i soldi dalla Banca centrale europea e, se te li prestano, chiedono un tasso di interesse superiore al 10 per cento. Varata la nuova legge, per ognuno di questi casi ci sarà perciò una procedura più snella e veloce. Le banche potranno eliminare le sofferenze. E Davide Serra potrà godere di questo nuovo profitto.
4 4 Secolod Italia VENERDì 31 OTTOBRE 2014 I rom come i centri sociali: occupano le case e pretendono di restarci Francesco Signoretta Come i centri sociali. In alcuni casi appoggiati dai centri sociali. I rom alzano il tiro, occupano le case e pretendono di restarci. E c è chi continua a chiudere gli occhi, a parlare di discriminazione, a non capire che c è una differenza tra l intolleranza e l esasperazione della gente. «Esiste un problema di escalation della discriminazione a più livelli, dalla scuola al lavoro, dai media allo sport, acuito dal periodo di crisi economica», ha infatti dichiarato Marco De Giorgi, direttore dell Unar, alla presentazione del dossier sull immigrazione. E si riferiva ai rom. Solite tesi, unilaterali. Non si guarda a un altra crescita, all aumento dei reati commessi da immigrati e nomadi, reati che portano tensione sociale. Prepotenze contro gli anziani Ecco alcune delle tante vicende accadute, specie negli ultimi giorni. A Mestre i rom hanno occupato la casa di una donna anziana, approfittando del fatto che era ricoverata in ospedale. A lanciare l allarme una vicina che ha subito chiamato la figlia: «Vieni ho visto delle persone arrampicarsi sul terrazzino e forzare la portafinestra della casa di tua mamma». «Quando sono arrivata, mi sono trovata di fronte a una scena allucinante ha raccontato la figlia dell anziana in terrazzino che fumava una sigaretta c era una donna in avanzato stato di gravidanza e un bambino». In realtà ad arrampicarsi e a forzare la porta, secondo le testimonianze dei vicini, è stato un uomo che però poi se n è andato lasciando lì la donna incinta e il bimbo. I poliziotti, con molta pazienza, hanno cercato di convincere la donna ad andarsene. Ma lei non ne voleva sapere, aveva la pretesa di restare, mentre nel condominio stava scoppiando una mezza rivolta da parte degli altri inquilini perché era il terzo caso di appartamento occupato nell arco di pochi giorni sempre nello stesso palazzo. Guai a chi si allontana dall appartamento Milano, zona San Siro. Una donna rom con tre ragazze hanno occupato un appartamento, anche in questo caso approfittando dell assenza di un uomo costretto al ricovero in ospedale. Un inquilina dello stabile aveva visto due donne rom che scendevano le scale trascinando due grossi sacchi neri. Contenevano oggetti dell alloggio che avevano occu- pato nella nottata. Era una sorta di prima parte del «trasloco». In questo caso, pur se c erano minorenni. Da qui l allarme e l intervento delle forze dell ordine, che hanno deciso di allontanare gli occupanti. Anche in questo caso, forti proteste degli abitanti, fermati in tempo perché si erano forniti di bastoni. Ancora a Milano. «Guardate che stanotte hanno occupato un appartamento al quarto piano». E infatti c erano una lastra d acciaio piegata e spaccata, un paio di materassi all interno, una ragazza rom con due bambine e un bambino. Controlli sui documenti. La donna, alla fine dello scorso anno, aveva già occupato un altra casa al Corvetto. E dopo pochi mesi l ha rifatto. Non si dimentica, a Roma, il clamoroso caso di Maria Lorenzi, che abitava in zona Ponte Mammolo. Una domenica era uscita per andare a Ciampino dove viveva la mamma novantenne malata. Martedì mattina la sua casa, i suoi ricordi non c erano più. Avevano occupato l appartamento, cambiata la serratura e non la facevano entrare. «Tua madre è italiana, vergognati». E la picchiano alla fermata del pullman Franco Bianchini Botte feroci. Non è la prima volta. Botte che finiscono pure su Facebook perché è un vanto punire una ragazza che non ha abbracciato la fede musulmana. E non l ha fatto perché ha un peccato gravissimo: la sua colpa è quella di aver una madre italiana. Quindi è una ragazza impura, suo padre e marocchino e questo mix non si deve fare. Per questo motivo tre ragazze (tra cui una minorenne), tutte di famiglie nordafricane residenti nel comprensorio montano reggiano, per alcuni giorni hanno importunato la diciannovenne offendendola e minacciandola, per poi aggredirla e picchiarla alla fermata del pullman, all uscita di scuola. Prima le minacce e gli insulti, poi l aggressione I carabinieri, a cui la vittima che ha riportato 7 giorni di prognosi ha sporto denuncia, con le accuse di lesioni personali, minacce e ingiurie, hanno denunciato alla Procura reggiana e a quella dei minori di Bologna due ragazze di 19 e 18 anni ed una minorenne residenti nel reggiano. L aggressione, preceduta da giorni di offese e minacce, si è concretizzata, appunto, all uscita di scuola. La vittima si è recata alla fermata del pullman per tornare a casa dove è stata raggiunta dalle tre ragazze, che dalle minacce son passate ai fatti tirandole i capelli e prendendola a calci. L intervento di un passante ha evitato che il pestaggio continuasse. La vittima è ricorsa alle cure mediche riportando una prognosi di 7 giorni per i traumi e le contusioni. Ha poi denunciato l accaduto ai Carabinieri della Stazione di Castelnovo Monti. Le bulle non erano conosciute direttamente dall interessata, se non di vista e con i vezzeggiativi che usavano nei rispettivi profili facebook dove peraltro si sono vantate dell accaduto. I Carabinieri le hanno identificate..
5 VENERDì 31 OTTOBRE 2014 Secolod Italia 5 La Camera approva lo Sblocca Italia, proteste in Aula Alessandra Danieli Con 278 sì, 161 no e sette astenuti la Camera ha dato il via libera al decreto di conversione dello Sbocca Italia, ultima creatura di Renzi che, con un ennesima fiducia, costringe il Parlamento a votare prendere o lasciare un provvedimento blindato dall iter molto travagliato fin dall approdo in commissione Ambiente, che ha lavorato per oltre tre settimane pressata dall opposizione molto dura dei Cinquestelle. Tempi stretti per il Senato Ora per il premier si apre una corsa contro il tempo: il testo infatti va convertito entro il prossimo 11 novembre, pena la decadenza, e al Senato restano una decina di giorni per esaminare il ddl. I tempi serrati impediscono qualsiasi ritocco per una terza lettura e generano forti malumori nelle opposizioni di fatto esautorate. «Dodici giorni per discutere in Senato dello Sblocca Italia sono troppo pochi. Non c è il tempo adeguato per trattare il provvedimento, non abbiamo la possibilità di svolgere l attività emendativa. Presidente, intervenga lei», è il testo dell appello che il senatore di Sel Dario Stefàno ha rivolto a Giorgio Napolitano, affinché «sia data la giusta valorizzazione costituzionale all azione del Parlamento». Le proteste in Aula Nel corso della seduta non sono mancati momenti di tensione e concitazione quando dalla tribuna del pubblico alcuni militanti di Greenpeace hanno esposto un enorme striscione giallo con la scritta No Trivelle, sì rinnovabili (in riferimento all articolo 38 del decreto) mentre dai banchi i deputati pentastellati, durante le votazioni, hanno agitato cartelli listati a lutto con scritto Italia e una croce nera. A causa delle manifestazioni in tribuna e tumulti il vicepresidente Roberto Giachetti ha deciso una breve sospensione dei lavori. Anche la Lega ha contestato il decreto dal sapore elettorale: «Il governo sta andando in giro a raccontare che ha avviato opere per 10 miliardi di euro, ma la verità è che questi interventi partiranno l anno prossimo per esclusivi 230 milioni», ha dichiarato il leghista Paolo Grimoldi, annun- ciando il voto contrario. In calendario la Legge di Stabilità Nel fitto calendario imposto da Renzi, che in queste ore teme un innalzamento della tensione sociale dopo gli scontri di piazza tra polizia e manifestanti, arriva la data della tormentata Legge di Stabilità ancora al vaglio dell Europa. Il prossimo 24 novembre il testo approderà a Montecitorio e finalmente avrà fine l interminabile valzer dei numeri e delle modifiche. Il Tar della Campania reintegra de Magistris a sindaco di Napoli Redazione Il Tar della Campania, in merito al ricorso presentato da Luigi de Magistris, ha deciso di inviare gli atti alla Consulta per non manifesta infondatezza della questione di legittimità costituzionale degli articoli 10 e 11 del decreto legislativo 235 e ha sospeso l efficacia del provvedimento fino alla camera di consiglio successiva alla decisione della Consulta. De Magistris, dunque, torna sindaco (anche se per poco). La prima sezione del Tribunale ammini- strativo regionale, presieduta da Cesare Mastrocola, era stata sollecitata ad esprimersi sul ricorso presentato da de Magistris contro il provvedimento del prefetto di Napoli che lo scorso primo ottobre lo aveva sospeso dalla carica di sindaco del capoluogo partenopeo in base alla legge Severino. L articolo 10, in particolare, disciplina i motivi di incandidabilità alle elezioni provinciali, comunali e circoscrizionali, mentre l articolo 11 disciplina la sospensione e la decadenza di dirittodegli ammi- nistratori locali in condizione di incandidabilità. «Una fatica enorme» «Posso dire solo che abbiamo fatto una fatica enorme, considerata la complessità del quesito»: questo il commento a caldo del presidente del Tar Campania, Cesare Mastrocola, che con i giudici Paolo Corciulo, relatore, e Carlo Dell Olio, giudice a latere, ha emesso la sentenza con la quale rinvia alla Corte Costituzionale la legge Severino per non manifesta infondatezza della questione di legittimità costituzionale in merito agli articoli 10 e 11. La decisione da quanto apprende l Ansa - è stata presa dal collegio all unanimità.
6 6 Secolod Italia VENERDì 31 OTTOBRE 2014 Cina, la Rivoluzione mancata dei babyboomers: il governo fa ancora paura Redazione Doveva essere una rivoluzione. La dimostrazione che anche la Cina prova ad allinearsi, in qualche maniera, alle democrazie occidentali. E stato invece un flop. E, forse, anche un disastroso boomerang per l immagine della impacciata nomenclatura di Pechino. La rigida norma sul figlio unico, entrata in vigore nel 1980 era stata resa più morbida lo scorso anno. Si doveva sempre chiedere il permesso al governo per avere il secondo figlio. Ma, rispetto al passato, le maglie della norma sarebbero state più larghe. Il governo aveva fatto sapere di aspettarsi due milioni di domande dagli 11 milioni di coppie di cinesi che ne avevano diritto su una popolazione complessiva stimata, nel 2010, in 1,36 miliardi di persone. Invece sono arrivate appena domande. E ne sono state accolte solo Un inezia che mette a nudo ben altro: la paura dei cinesi di palesarsi con il rigido governo centrale. Soprattutto su queste tematiche che rappresentano una delle questioni più imbarazzanti per Pechino. Insomma l atteso baby-boom non c è stato. Al suo posto si è svelato, invece, in tutta la sua evidenza, il clima di angoscia e la preoccupazione verso il Moloch di Stato. Aborti forzati e torture per impedire le nascite Nel corso degli ultimi 34 anni, la legge è stata applicata con rigidità e pugno di ferro. Aborti forzati, minacce e in alcuni casi la tortura sono stati usati dai funzionari locali, chiamati dal governo centrale a rispettare rigidamente le quote di nascite che venivano loro assegnate, per contenere le nascite. Seguendo la struttura piramidale della società cinese, ciascun livello superiore demandava a quello inferiore il compito di applicare le rigide direttive del centro. La responsabilità finiva per ricadere sui quadri locali del Partito Comunista cinese, che hanno usato tutti i mezzi per farle rispettare. Fu la denuncia di abusi legati all imposizione della legge del figlio unico nella sua città natale Linyi, nella provincia orientale dello Shandong a portare l attivista cieco Chen Guangcheng in prigione, nel In seguito, Chen fu protagonista di una drammatica fuga dagli arresti domiciliari e di una crisi diplomatica internazionale al termine della quale gli fu consentito di partire per gli Usa, dove risiede tuttora. La legge sul figlio unico, forse la più impopolare della Cina, ha portato all invecchiamento della popolazione. Unita alla tradizionale preferenza per i figli maschi ha prodotto un vero disastro sociale realizzando un grave squilibrio tra i sessi. Il sorpasso demografico dell India è alle porte Le autorità la difendono, affermando che è uno dei fattori che ha consentito la crescita economica degli anni scorsi, contenendo entri limiti accettabili la crescita demografica. Secondo il censimento del 2010, la popolazione della Cina è di 1,36 miliardi di persone. Attualmente è il Paese più popoloso del mondo ma si prevede che nel 2050 cederà il primato all India. Secondo Lu Jiehua, un professore di demografia all Università di Pechino interpellato dal quotidiano China Daily, alla base del mancato baby-boom c è un «cambiamento nel modo di concepire la riproduzione, in particolare nelle aree ur- bane». Quando nel novembre 2013 fu annunciato l allentamento della legge, gli esperti cinesi sostennero che avrebbe portato ad almeno due milioni di nascite in 12 mesi. Il boom economico degli ultimi 20 anni, la crescita della popolazione urbana, l abitudine sempre più diffusa tra le giovani donne di cercare realizzazione nel lavoro, hanno portato ad un risultato diverso. In quasi tutte le coppie giovani cinesi che vivono nelle metropoli sia il marito che la moglie lavorano, anche a causa della continua crescita dei prezzi delle abitazioni, e spesso i figli sono affidati ai nonni o agli asili nido, peraltro sempre più costosi. Il professor Lu ha ricordato che sono queste coppie, quelle che appartengono alla classe media urbana, ad essere interessante all allentamento della legge, che prevede eccezioni per le minoranze etniche e i residenti delle campagne, purchè il primo figlio sia di sesso femminile. Ma, appunto, il retaggio del passato fatto spesso di violenze esercitate in nome e per conto del Partito Comunista cinese ha suggerito grande cautela alle coppie. Che hanno preferito rinunciare al sogno di un altra gravidanza per timore, comunque, di ritorsioni nella scala sociale e politica cinese. Tremonti indagato per corruzione: «Mai chiesto nulla a Finmeccanica» Valerio Pugi Giulio Tremonti risulta indagato dalla Procura di Milano per corruzione come ministro dell Economia nel 2009 per il versamento di 2,4 milioni al suo studio tributarista da parte di Finmeccanica, controllata dal Tesoro, in cambio dell ammorbidimento della propria iniziale contrarietà al controverso acquisto, per 3,4 miliardi di euro della società statunitense Drs fornitrice del Pentagono. La tangente ha rivelato il Corriere della Sera sarebbe stata veicolata dietro lo schermo di una parcella professionale liquidata da Finmeccanica a saldo di un apparente consulenza sui profili fiscali dell acquisizione, appunto di Drs, allo studio Vitali Romagnoli Piccardi & Associati, dal quale il fondatore Tremonti era formalmente uscito essendo dive- nuto ministro e di cui oggi è di nuovo socio. Sono indagati anche Enrico Vitali, socio dello studio, l ex presidente di Finmeccanica Pierfrancesco Guarguaglini e Alessandro Pansa, l ex direttore finanziario di Finmeccanica. Perquisito lo studio I carabinieri del Nucleo investigativo di Milano hanno perquisito lo studio legale tributario milanese in via Crocifisso, su delega dei pm Roberto Pellicano e Giovanni Polizzi. La Procura di Milano ipotizza nei confronti di Tremonti un reato ministeriale, in quanto sarebbe stato commesso quando era in carica al dicastero dell Economia, e quindi trasmetterà gli atti per competenza al Tribunale dei Ministri. «Mi cancellai dall Ordine» «Non ho mai chiesto o sollecitato nulla ed in nessun modo da Finmeccanica. Anche per questo, come sempre, ho assoluta fiducia nella giustizia»: questa la prima reazione di Tremonti, che ha così continuato: «Ben prima di entrare nel governo, insediatosi venerdì 8 maggio 2008, mi sono cancellato dall Ordine degli avvocati e sono uscito dallo studio in base ad atto notarile e perizia contabile. Ci sono rientrato solo nel 2012, un anno dopo la fine del governo, come prescrive la legge. Nel durante ho interrotto tutti i rapporti con lo studio. L operazione Drs-Finmeccanica ha proseguito Tremonti ha interessato e coinvolto la politica industriale e militare di due Stati. Come risulta dai documenti Sec e Consob, l operazione è iniziata nell ottobre 2007 ed è stata conclusa lunedì 12 maggio Anche seguendo il calendario, si può dunque verificare che, per la sua dinamica irreversibile e per la sua natura internazionale, l operazione non era da parte mia né influenzabile, né modificabile, né strumentalizzabile. In questi termini, non ho mai chiesto o sollecitato nulla ed in nessun modo da Finmeccanica».
7 VENERDì 31 OTTOBRE 2014 Secolod Italia 7 A rischio povertà il 28% degli italiani, al Sud la percentuale più alta Federico Morbegno Nel 2013 il 28,4% delle persone residenti in Italia è a rischio povertà o esclusione sociale, secondo la definizione adottata nell ambito della strategia Europa E quanto emerge dall indagine dell Istat su reddito e condizioni di vita condotta nel Rispetto al 2012 l indicatore diminuisce di 1,5 punti percentuali. Il rischio di povertà o esclusione sociale nel 2013 diminuisce tra gli anziani soli (dal 38,0% al 32,2%), i monogenitori (dal 41,7% al 38,3%), le coppie con un figlio (dal 24,3% al 21,7%), tra le famiglie con un minore (dal 29,1% al 26,8%) o con un anziano (dal 32.3% al 28,9%). Secondo l Istat, c è stato un peggioramento tra le famiglie con tre o più figli: dal 39,8% si sale al 43,7%. Nel 2013 l indicatore è diminuito di 1,5 punti percentuali a seguito della diminuzione della quota di persone in famiglie gravemente deprivate (dal 14,5% al 12,4%), spiega l Istat, aggiungendo che resta stabile la quota di persone in famiglie a rischio di povertà (19,1%) e in leggero aumento quella di chi vive in famiglie a bassa intensità lavorativa (dal 10,3% all 11,0%). L indagine dell Istat è stata condotta su famiglie ( individui), rilevando i redditi netti familiari e numerosi indicatori delle condizioni economiche delle famiglie. I valori più elevati di rischio di povertà o esclusione sociale si registrano tra i residenti del Mezzogiorno (46,2%), in calo però del 3,7%. Il rischio è alto anche tra i componenti di famiglie numerose (39,8%), con tre o più figli (43,7%), soprattutto se minori (45,4%) o con un solo reddito (46,1%). La metà delle famiglie residenti in Italia ha percepito, nel 2012, un reddito netto non superiore a euro l anno (circa al mese). Nel Sud e nelle Isole il 50% delle famiglie guadagna meno di euro (circa euro mensili). Il reddito mediano delle famiglie che vivono nel Mezzogiorno è pari al 74% di quello delle famiglie residenti al Nord, per il Centro il valore sale al 96%. Il 20% più ricco delle famiglie percepisce il 37,7% del reddito totale, al 20% più povero spetta il 7,9%. Nelle nostre campagne lavorano per lo più immigrati. Perché? Priscilla del Ninno Neppure la recessione, che negli ultimi anni ha indotto alla riscoperta degli antichi mestieri e alla rivalutazione del lavoro nei campi, ha fatto la differenza. E infatti, secondo un indagine della Coldiretti, che ha collaborato alla realizzazione del Dossier statistico immigrazione 2014-Rapporto Unar, sono attualmente gli immigrati, provenienti da ben 169 nazioni, che lavorano regolarmente nelle campagne del Belpaese, in aumento dell 1% rispetto all anno precedente. L analisi della Coldiretti Questi i numeri che sanciscono l abbandono del settore agricolo da parte degli italiani, terreno fertile e proficuo valorizzato invece dai lavoratori stranieri. Un rapporto di mutuo scambio, considerato che in base a quanto rilevato dall analisi l apporto della manovalanza estera diventa sempre più determinante per la nostra agricoltura: al momento, circa un quarto (23%) delle giornate totali di lavoro nel settore sono svolte da agricoltori immigrati. Identikit dell immigrato al lavoro nei nostri campi Ma chi sono, allora, gli eredi di fatto dei nostri vecchi contadini a cui stiamo affidando in molti casi l eccellenza del Made in Italy? Per lo più uomini (il 72% del totale) provenienti soprattutto dalla Romania (con lavoratori), ma anche dall India (28.384), dal Marocco (26.598), dall Albania (25.702), dalla Polonia (19.969), dalla Bulgaria (13.427) e dalla Tunisia (12.334). Il meglio del Made in Italy in mani straniere Non solo: restringendo il campo, dall indagine Coldiretti si evince che le prime 15 provincie per numero di lavoratori stranieri assorbono il 51,1% della totalità degli operatori agricoli: c è dunque, evidenzia il report, la presenza di veri e propri distretti produttivi di eccellenza del brand nazionale affidati esclusivamente al lavoro degli immigrati: dalle stalle del nord dove si munge il latte per il Parmigiano Reggiano alla raccolta delle mele della Val di Non, dal pomodoro del meridione alle grandi uve del Piemonte. Al di là dei risvolti positivi enucleati dall indagine, resta però da capire il perché di un fenomeno del genere. Perché, pur messi all angolo dalla recessione, gli italiani non hanno preso in considerazione di tornare al lavorare le loro terre? Perché abbiamo completamente appaltato agli immigrati la nostra agricoltura, cedendo ai lavoratori stranieri un pezzo di storia del nostro costume, la cura del meglio del nostro made in Italy, ampi spazi professionali e significative possibilità di guadagno? Perché? Forse una prossima indagine di mercato risponderà a quesiti che restano in sospeso d Italia Quotidiano della Fondazione di Alleanza Nazionale Registrazione Tribunale di Roma N del 23/2/76 Direttore Editoriale Italo Bocchino Vicedirettore Responsabile Girolamo Fragalà Vicecaporedattore Francesco Signoretta Editore SECOLO D ITALIA SRL Fondatore Franz Turchi Consiglio di Amministrazione Tommaso Foti (Presidente) Ugo Lisi (Vicepresidente) Antonio Giordano (Amministratore delegato) Italo Bocchino Antonio Tisci Redazione Via della Scrofa Roma tel. 06/ mail: segreteria@secoloditalia.it Amministrazione Via della Scrofa Roma tel. 06/ mail: amministrazione@secoloditalia.it Abbonamenti Via della Scrofa Roma tel. 06/ mail: abbonamenti@secoloditalia.it La testata fruisce dei contributi statali diretti di cui alla legge 7 agosto 1990 n. 250
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