6. La risarcibilità del danno tanatologico nell ipotesi della morte istantanea

Transcript

1 66 il danno tanatologico dopo le sezioni unite 2015 un meccanismo progressivo, alla vita effettiva del danneggiato, avuto riguardo ai valori statistici della vita media di un uomo nella misura di anni 78 e di una donna nella misura di anni 81. Da ciò la proporzione che si va a sviluppare: valore tabellare del danno non patrimoniale: anni 78 (o anni 81) = x: vita effettiva del danneggiato La risarcibilità del danno tanatologico nell ipotesi della morte istantanea La giurisprudenza prevalente, in ciò confortata dalla recente pronuncia delle Sezioni Unite del luglio del 2015, esclude la risarcibilità del danno tanatologico 161, nell ipotesi sia di morte istantanea 162 sia di lesione mortale, cui segua la morte, dopo un breve lasso di tempo 163. La prima ragione giuridica consisterebbe nella circostanza che il defunto, in virtù della perdita della propria capacità giuridica, che è contestuale alla morte 164, non potrebbe trasmettere il diritto di credito connesso alla perdita della vita 165. Anzi, con la morte, il soggetto leso perderebbe la propria soggettività giuridica e, quindi, in quanto non più centro di imputazione di atti ed effetti giuridici, non sarebbe destinatario di alcuna situazione giuridica trasmissibile Cfr. C. Trapuzzano, op. cit Al riguardo, v. D. de Strobel, V. Ogliari, Il danno subito dai parenti a seguito della morte di un congiunto (nota a Cass. civ., Sez. III, 12 febbraio 2010, n. 3357), in Dir. economia assicur. (dal 2012 Dir. e Fiscalità assicur.), fasc. 2, 2011, p Sul tema, in particolare, v. F. Buffa, Un infortunio letale sul lavoro consente alla Suprema corte di rielaborare (sia pur in parte) i principi in tema di danno tanatologico (nota a Cass. civ., Sez. lav., 7 giugno 2010, n , in Giust. civ., fasc. 6, 2011, p Al riguardo, v. I.L. Nocera, Danno tanatologico riconosciuto agli eredi, solo se la vittima è stata cosciente (nota a Cass. civ., Sez. III, 20 aprile 2012, n. 6273, in Diritto e Giustizia online, fasc. 0, 2012, p Sul punto, v. C. Caianiello, Il risarcimento del danno alla salute in caso di morte, in Nuovo. dir., V. Cass. n del 1997; Cass. n del 1999; Cass. n del 2000; da ultimo, v. Cass., Sez. III, 25 gennaio 2002, n Sul tema, v. G. Comandè, Il ristoro del danno da morte, in Resp. civ. e prev., 1993, p. 348; F.D. Busnelli, Il danno alla persona al giro di boa, in Danno e resp., , p. 469.

2 Il danno non patrimoniale del congiunto nell ordinamento italiano 67 Non è allora giuridicamente concepibile si conclude che dal soggetto che muore venga acquisito un diritto derivante dal fatto stesso della sua morte ( chi non è più non può acquistare un diritto che gli deriverebbe dal non essere più ) 167. Anche a voler superare il profilo della imputabilità dell effetto risarcitorio alla sfera giuridica di un soggetto che non è più tale, alla sua trasmissione agli eredi si afferma osterebbe il carattere personalissimo del diritto di credito 168 D altronde, le ipotesi in cui gli eredi sono legittimati a esercitare diritti personalissimi del defunto e come tali strettamente legati alla persona del loro titolare sono oggetto di espressa e specifica previsione normativa, come tali non suscettibili di interpretazione analogica. Paradigmatiche sono le azioni per il riconoscimento della filiazione legittima, così come la presentazione della querela per diffamazione. Invero, in relazione al danno del defunto non esiste tale specifica previsione. Sotto altro profilo, il bene-vita non potrebbe essere tradotto per sua stessa natura in valori economici che tengano luogo del bene stesso o del singolo profilo leso. Ancora, il risarcimento non essendovi una sfera giuridica da reintegrare (rectius da compensare) mediante il riconoscimento al danneggiato dell equivalente economico della lesione, verrebbe ad assumere una funzione sanzionatoria che è estranea alle finalità del rimedio risarcitorio quale concepito all interno del nostro sistema di tutela 169. È stato, peraltro, evidenziato come siano da considerarsi sterili 170, le disquisizioni sul se la morte faccia parte della vita o se, contrassegnando la sua fine, sia alla stessa estranea 171. A tal riguardo, si evidenzia come, nell ipotesi di morte, verrebbe in rilievo la lesione, sub specie della totale elisione, del bene-vita e non della salute, né sareb- 167 V. Cass., 24 marzo 2011, n. 6754, cit V. Trib. Milano, 15 aprile 1993, n Cfr. C. Trapuzzano, op. cit V. Cass., 24 marzo 2011, n. 6754, in Per tale tesi, v. Cass., 16 maggio 2003, n Sul punto, cfr. C. Trapuzzano, op. cit..

3 68 il danno tanatologico dopo le sezioni unite 2015 be possibile considerare la morte come la più grave forma di danno alla salute essendo da esso concettualmente ed ontologicamente diverso 172. Mero artifizio retorico, privo di un substrato sostanziale, viene qualificata 173 anche l obiezione per cui, essendo il risarcimento del danno da lesioni gravissime assai oneroso per l autore dell illecito, ed escludendosi per converso la risarcibilità del danno da soppressione della vita a favore dello stesso soggetto di cui sia provocata la morte, viene paradossalmente a risultare economicamente più conveniente uccidere che ferire. Improprio e non conferente si considera, inoltre, il rilievo secondo cui, essendo quella risarcitoria la tutela minima di ogni diritto, la negazione della risarcibilità del danno da lesione del diritto alla vita a favore del soggetto stesso la cui vita è stata spenta da terzi viene a porsi in intima contraddizione con il riconoscimento della tutelabilità del primo (la vita) tra tutti i diritti dell uomo. Invero, al fine di sostenere l insussistenza di un danno biologico da morte, o di una danno per perdita della vita, trasmissibile iure hereditario, sono stati addotti anche elementi di carattere tecnico-specialistico, in particolare, la non adattabilità al danno tanatologico del criterio di liquidazione del danno non patrimoniale di tipo biologico legato all età del soggetto al momento del sinistro, e quindi alla durata, nel tempo, del pregiudizio subìto oppure del metodo della rendita vitalizia, quale forma di risarcimento del danno da invalidità permanente prevista dall art c.c.. Criteri, i quali presupporrebbero tutti la permanenza in vita della persona lesa 174. Anche sotto il profilo funzionale, il risarcimento non potrebbe svolgere le funzioni cui è tradizionalmente preordinato. Infatti, non sarebbe naturalmente accordabile il risarcimento in forma specifica, ma non sarebbe attuabile neanche il risarcimento per equivalente, posto che non è più in vita colui che dell utilità sostitutiva del bene perduto dovrebbe giovarsi Cfr. Natali A.I., Il danno non patrimoniale nel processo civile, 2009, p V. Cass., 24 marzo 2011, n. 6754, cit V. Trib. Monza, 4 aprile Cfr. C. Trapuzzano, op. cit..

4 Il danno non patrimoniale del congiunto nell ordinamento italiano 69 A tal riguardo, si è ulteriormente asserito che il riconoscimento della tutela risarcitoria al defunto (oltre che ai congiunti) risponderebbe, in realtà, al mero contingente obiettivo di far conseguire più denaro ai congiunti, negandosi, al contempo, che sia in linea col comune sentire o col principio di solidarietà l erogazione del risarcimento da perdita della vita agli eredi anziché ai congiunti (se, in ipotesi, diversi), o, in mancanza di successibili, addirittura allo Stato 176. Inoltre, come evidenziato dalla sentenza (Est.) Scarano, il riconoscimento del danno potrebbe risolversi, come l esperienza insegna, in una diminuzione, in via di prassi giudiziale, di quanto riconosciuto iure proprio ai congiunti, cui viene ora riconosciuto un ristoro corrispondente ad un onnicomprensiva valutazione equitativa, con la conseguenza che verrebbe a risultare frustrata anche la finalità di innalzamento dell ammontare del risarcimento 177. Ancora, avverso la tesi favorevole alla risarcibilità del danno tanatologico, si è evidenziato come in definitiva il risarcimento del danno da morte varrebbe solamente a conferire un vantaggio ad eredi che potrebbero non essere i congiunti della vittima 178. A fronte dell impossibilità di azionare il danno biologico del de cuius, gli stessi potrebbero agire in giudizio al fine di chiedere il ristoro dei danni da essi direttamente subiti 179 o, al più del solo danno morale catastrofale, sempre configurabile anche nell ipotesi di morte non istantanea, ma intervenuta dopo un breve lasso di tempo. D altra parte, tale esito interpretativo, si evidenzia, sarebbe stato implicitamente confermato dalla Corte Costituzionale che ha ritenuto la conformità a Costituzione dell art c.c., così come dell art c.c., per quanto le medesime disposizioni non fossero idonee, per come interpretate illo tempore, a consentire il risarcimento del danno conseguente alla perdita della vita 180. Non è stata, dunque, 176 V. Cass., 24 marzo 2011, n. 6754, cit. 177 V. Cass., 24 marzo 2011, n. 6754, cit. 178 Cfr. C.M. Bianca, La tutela risarcitoria del diritto alla vita: una parola nuova della cassazione attesa da tempo, cit V. Cass. civ., Sez. III, 24 aprile 1997, n Corte Cost., 30 dicembre n. 472, in

5 70 il danno tanatologico dopo le sezioni unite 2015 accolta la tesi ricostruttiva proposta dal Tribunale di Firenze 181 che aveva, invece, ritenuto non manifestamente infondata la questione della conformità a Costituzione delle suddette norme. Peraltro, il Giudice delle Leggi, soffermandosi sulla struttura del danno de quo, ha negato che la lesione con esito mortale fosse qualificabile quale danno in re ipsa e per contro, ha ribadito come «(sia) sempre necessaria la prova ulteriore dell entità del danno, ossia la dimostrazione che la lesione ha prodotto una perdita di tipo analogo a quella indicata dall art c.c., costituita dalla diminuzione o privazione di un valore personale (non patrimoniale), alla quale il risarcimento deve essere (equitativamente) commisurato» 182. Il Giudice delle Leggi, per arrivare a tale conclusione, premette che la pronuncia del 1986, di cui intende relativizzare le conclusioni, «là dove qualifica come presunto tale danno, identificandolo col fatto (illecito) lesivo della salute, intende dire che la prova della lesione è, in re ipsa, prova dell esistenza del danno (atteso che da una seria lesione dell integrità fisio-psichica difficilmente si può guarire in modo perfetto), non già che questa prova sia sufficiente ai fini del risarcimento». Esplicito è il richiamo alle Sezioni Unite nel 1925, secondo cui un diritto di risarcimento può sorgere in capo alla persona deceduta limitatamente ai danni verificatisi dal momento della lesione a quello della morte, e quindi non sorge in caso di morte immediata, la quale impedisce che la lesione si rifletta in una perdita a carico della persona offesa, ormai non più in vita. Nondimeno, se questo è l approdo del Giudice delle Leggi, non può sottacersi come, ancora prima della sentenza (Est.) Scarano, parte nutrita della giurisprudenza di merito riconoscesse che, nell ipotesi di morte non immediata, non potesse disconoscersi il diritto al risarcimento per la perdita della vita 183. Ad esempio, si era affermato che il danno tanatologico (nella specie conseguente a sinistro stradale), inteso come lesione del bene vita e tutelato dall art. 2 Cost., è configurabile e risarcibile. 181 V. Trib. Firenze, ordinanza di remissione 10 novembre Corte Cost., 27 ottobre 1994, n. 372, in Sul punto, v. G. Di Vetta, Il danno da perdita del rapporto parentale e la natura esistenziale del pregiudizio: una soluzione cartesiana ai dubbi iperbolici (nota a sentenza Trib. Nola, Sez. II, 16 gennaio 2012), in Riv. it. medicina legale (dal 2012 Riv. it. medicina legale e dir. sanitario), fasc. 1, 2013, p. 411.

6 Il danno non patrimoniale del congiunto nell ordinamento italiano 71 Ciò premesso e affermata la risarcibilità del danno da perdita della vita, limitatamente alle ipotesi in cui il credito risarcitorio avesse avuto modo di radicarsi nella sfera giuridica della vittima, prima del suo exitus, si riteneva che la sua liquidazione, in difetto di criteri tabellari in materia ed in applicazione del principio di equità, dovesse essere effettuata sulla base delle tabelle elaborate dai tribunali per la quantificazione del danno biologico 184. Sotto il profilo dei criteri quantificatori del danno da perdita della vita, esisteva una amplia gamma di soluzioni che rinveniva la propria genesi nell assenza di una scelta legislativa o, anche solamente, di un opzione interpretativa ad opera della giurisprudenza di legittimità. D altronde, neanche le tabelle milanesi, cui la sentenza del 2011, n , ha attribuito la valenza di uso paranormativo, riconoscendogli una sorta di vocazione nazionale e che, pur contemplando il danno da perdita del rapporto parentale, non menzionano tale tipologia di danno, esplicitandone i criteri di commisurazione 185. Se taluna giurisprudenza di legittimità ha fatto applicazione dell equità valutativa 186 pervenendo a quantificazione spesso apprezzabilmente diverse; altre pronunce hanno optato per valori tabellari, previsti espressamente per il danno biologico di tipo permanente e totalitario (al 100 per cento), o, nell ipotesi delle tabelle di Milano, per il danno non patrimoniale, ricomprensivo del danno biologico e della quota di danno morale che, normalmente, si ricon- 184 V. Trib. Venezia, 23 agosto 2010, n. 1244, in Arch. giur. circol. e sinistri, 2010, fasc. 11, p Sul punto, v. anche Trib. Venezia, 13 dicembre 2004, in Corriere merito, 2005, p. 407, con nota di S. Meani; in Danno e resp., 2005, p. 989, con nota di G. Di martino, secondo cui In caso di evento letale riconducibile ad omessa o errata diagnosi, non è configurabile un danno biologico permanente, poiché la malattia non si risolve in una diminuzione permanente dell integrità psico-fisica, ma incide sul diverso bene giuridico della vita; ne consegue che è ravvisabile nel caso di specie un danno da morte o da perdita della vita, risarcibile iure hereditatis. 185 Recentemente, la Suprema Corte, con Cass. civ., Sez. III, 24 febbraio 2015 n. 3592, in con nota di L. Albertazzi, Cassazione: non servono le tabelle per liquidare il danno. Sono un valido criterio ma non l unico, ha precisato che il sistema tabellare costituisce solo una modalità di calcolo tra le molteplici utilizzabili. 186 V. Cass. civ, Sez. III, 21 marzo 2013, n. 7126, in

7 72 il danno tanatologico dopo le sezioni unite 2015 nette a ciascuna tipologia di lesione. Infatti, le tabelle milanesi individuano il nuovo valore del c.d. punto muovendo dal valore del punto delle Tabelle precedenti (connesso alla sola componente di danno non patrimoniale anatomo-funzionale, c.d. danno biologico permanente), aumentato in riferimento all inserimento nel valore di liquidazione medio anche della componente di danno non patrimoniale relativa alla sofferenza soggettiva, presunta o normalmente collegata a ogni tipologia di danno biologico, di una percentuale ponderata (dall 1 al 9% di invalidità l aumento è del 25% fisso, dal 10 al 34 % di invalidità l aumento è progressivo per punto dal 26% al 50%, dal 35 al 100% di invalidità l aumento torna ad essere fisso al 50%), e prevedendo inoltre percentuali massime di aumento da utilizzarsi in via di specifica personalizzazione in relazione a fattispecie del tutto eccezionali rispetto alla casistica comune degli illeciti 187. Da quanto suesposto, discende che non ogni profilo del danno non patrimoniale di tipo morale è stato ricompreso nel valore del punto del danno non patrimoniale. Peraltro, il meccanismo sotteso alle tabelle milanesi e all elaborazione del punto del danno non patrimoniale, dando luogo ad un sistema di calcolo in parte automatico della «sofferenza soggettiva», ha suscitato problemi di compatibilità con le pronunce delle Sezioni Unite 188. D altronde, il nuovo punto del danno ingloba in sé la «sofferenza soggettiva», a prescindere dall accertamento di tale pregiudizio in concreto 189, presupponendo che ad ogni pregiudizio biologico si accompagni anche una sofferenza soggettiva, almeno nella misura sancita normativamente. Ovviamente, la diversità di soluzioni offerte dipende anche dal bene che si ritiene debba essere risarcito per l ipotesi di morte della vittima. Quando si è ammesso che ad essere leso sia il bene della vita e non quello della salute o della dignità morale (come nell ipotesi di danno biologico o morale c.d. terminali) spesso, si è scelto, in via analogica, di commisurare il risarcimento al danno biologico corri- 187 Sul punto, v. G. Grasso, op. cit Sul punto, v. G. Grasso, op. cit. 189 Cfr. G. Grasso, op. cit.

8 Il danno non patrimoniale del congiunto nell ordinamento italiano 73 spondente ad una lesione del 100 per cento dell integrità psico-fisica 190. Dunque, nonostante la diversità intercorrente fra i due beni, si è ritenuto rispondente ad esigenze equitative l applicazione al bene della vita dei criteri tabellari previsti per un bene di rango inferiore (la salute). Altre volte, il ricorso a tale criterio, in via interpretativa, è stato il logico precipitato della assimilazione della morte, quale evento terminale dell esistenza biologica, alla massima compressione del bene-salute. Invero, in alternativa al criterio tabellare o equitativo puro, si è ricorsi, in via analogica, all indennizzo previsto dalla L. n. 497 del 1999 in relazione ai parenti delle vittime del disastro del Cermis 191. A fondamento di tale scelta, vi è la considerazione dell idoneità di tale criterio, in quanto predisposto per risarcire i parenti delle vittime, a costituire idoneo parametro di commisurazione del danno. 7. Il danno morale, iure hereditatis, trasmissibile ai congiunti della vittima Come già evidenziato, la giurisprudenza di legittimità, abbandonando l iniziale impostazione restrittiva, ha riconosciuto la risarcibilità di un danno biologico di tipo psichico, anche nell ipotesi di morte che segua all illecito a distanza di un lasso temporale particolarmente breve, ogniqualvolta il danneggiato, consapevole dell approssimarsi del suo exitus, soffra. Tale impostazione è stata confermata dalle Sezioni Unite del 2008, per quanto le stesse si siano espresse in termini di danno non patrimoniale di tipo morale e non biologico. Si è, testualmente, affermato come l unico danno risarcibile sia il danno morale, a ristoro della sofferenza psichica provata dalla vittima di lesioni fisiche, alle quali sia seguita dopo breve tempo la morte, che sia rimasta lucida durante l agonia in consapevole attesa della fine V., in particolare, la citata Trib. Venezia, 15 giugno V. Trib. Roma, 27 novembre 2008, in Danno e resp., 2010, p Cass. civ., Sez. Unite, 11 novembre 2008, n