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1 Indice Indice delle figure... Indice delle tabelle.. Indice dei grafici. v xvii xxv Introduzione... 1 PARTE PRIMA VALUTAZIONE DELLA VULNERABILITÀ SISMICA DEI CENTRI STORICI Il territorio sismico italiano Rischio sismico Il concetto di rischio Il rischio sismico La pericolosità sismica Il percorso della classificazione sismica in Italia La classificazione attualmente in vigore La vulnerabilità sismica Metodologie di analisi Bibliografia Valutazione speditiva della vulnerabilità sismica dei centri storici Stato dell arte Valutazione a scala urbana (il metodo SAVE) Valutazione a scala aggregato (il progetto SISMA) Problematiche riscontrate Valutazione a scala urbana Valutazione a scala aggregato Bibliografia Valutazione della vulnerabilità sismica del singolo edificio Stato dell arte Meccanismi di danno Meccanismi fuori dal piano (di I modo) Meccanismi nel piano (di II modo) Fattori che possono influenzare i meccanismi di danno Valutazione della sicurezza di edifici esistenti in muratura Analisi cinematica lineare Calcolo degli spostamenti Verifiche di sicurezza Individuazione dei macroelementi e dei relativi meccanismi di danno. 136 i

2 ii Modellazione dei meccanismi fuori dal piano Modellazione dei meccanismi nel piano Bibliografia 184 PARTE SECONDA IL CASO STUDIO DEI CENTRI STORICI DELLA PROVICNIA DI ANCONA Casi studio Il centro storico di Senigallia Sismicità storica Pericolosità sismica di base Pericolosità sismica locale Valutazione a scala urbana (il metodo SAVE) Valutazione a scala aggregato (il progetto SISMA) Il centro storico di Loreto Sismicità storica Pericolosità sismica di base Valutazione a scala urbana (il metodo SAVE) Il centro storico di Corinaldo Sismicità storica Pericolosità sismica di base Pericolosità sismica locale Valutazione a scala urbana (il metodo SAVE) Valutazione a scala aggregato (il progetto SISMA) Il centro storico di Camerano Sismicità storica Pericolosità sismica di base Pericolosità sismica locale Valutazione a scala urbana (il metodo SAVE) Valutazione a scala aggregato (il progetto SISMA) Considerazioni finali Bibliografia Proposta di semplificazione della metodologia a scala urbana (SAVE) Problematiche riscontrate nella fase di reperimento dati Ipotesi di semplificazione della metodologia Scenario Scenario Scenario Risultati Bibliografia Uno scenario di rischio con metodo macrosismico Stato dell arte Il progetto Risk-UE.. 351

3 Il metodo macrosismico di Giovinazzi e Lagomarsino Proposta di adattamento del metodo agli aggregati edilizi Uno scenario di rischio per il centro storico di Senigallia Bibliografia 383 PARTE TERZA INDICAZIONI SULLA PROGETTAZIONE DI INTERVENTI DI RIDUAZIONE DELLA VULNERABILITÀ SISMICA DEGLI EDIFICI Progettazione degli interventi Interventi sulle murature Conferimento monoliticità alle pareti in muratura Conferimento comportamento scatolare Incremento resistenza elementi murari Aumento della sezione muraria Interventi sui solai di piano Irrigidimento degli orizzontamenti: indicazioni per la sua valutazione Strutture particolari: archi e volte Tirantatura metallica Consolidamento con materiali fibrorinforzati: simulazione su modello di arco in legno Bibliografia 463 Conclusioni Allegati. 469 Allegato 1 Scheda centro storico Allegato 2 Tabelle degli indici di Vulnerabilità, Esposizione e Valore dei 34 centri storici appartenenti al campione. 477 Allegato 3 Tabelle degli indici di Vulnerabilità, Esposizione e Valore dei 34 centri storici appartenenti al campione con il nuovo criterio di normalizzazione 483 iii

4 iv

5 Lista delle figure Figura 1.1 Figura 1.2 Figura 1.3 Figura 1.4 Figura 1.5 Figura 1.6 Figura 2.1 Figura 2.2 Figura 2.3 Figura 2.4 Figura 2.5 Figura 2.6 Figura 2.7 Figura 2.8 Figura 2.9 Figura 2.10 Cartolina francese raffigurante la catastrofe messinese, spedita a Parigi a testimonianza della vasta eco che ebbe in tutta l'europa il terremoto del 28 dicembre Evoluzione storica delle mappe di classificazione sismica nazionale, con riferimento alle date di emanazione dei decreti ministeriali più significativi. Classificazione sismica: a) al 2003; b) al Le due mappe rappresentano l evoluzione della zonazione sismica del territorio italiano fino al Oggi tale zonazione non è più in vigore, in quanto la pericolosità sismica di ogni zona del territorio italiano viene individuata mediante un reticolo di 4 punti. Localizzazione del Comune all interno del reticolo di riferimento (in questo caso si è preso ad esempio il Comune di Ancona) e individuazione della Latitudine e Longitudine con l ausilio del software Spettri NTC ver fornito dal Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici. Stati Limite e relativi periodo di ritorto corrispondenti. Valori di pericolosità sismica del territorio marchigiano (fonte: Schemi di riferimento per il parametro di Sviluppo viario. Posizione degli edifici rispetto all aggregato in cui sono inseriti. Abaco delle coperture per l'indicatore "Caratteristiche degli edifici (coperture)"; i numeri nei disegni rappresentano la presenza del corrispettivo elemento nella configurazione: 1) cordolo; 2) muro di spina; 3) catena; 4) trave rigida di colmo; 5) capriata a spinta eliminata. Esempi di individuazione di aggregati strutturali (a.s.) e edifici (ed.). Schemi esemplificativi delle possibili modalità di accrescimento degli aggregati. Le differenti fasi costruttive consentono di individuare le singole unità edilizie. Meccanismo di ribaltamento fuori dal piano della parete di un edificio, interno a un aggregato, con altezza differente da quello adiacente. Negli schemi si evidenziano i volumi in eccesso e difetto. Ruolo della continuità strutturale delle murature esterne nei confronti di un azione parallela al prospetto dell aggregato: nel caso 1, l unità strutturale avanzata rispetto al piano delle altre facciate può subire un meccanismo di ribaltamento composto, nel caso 2, la stessa unità, allineata alle adiacenti, scarica a terra le sollecitazioni di taglio sfruttando il confinamento delle pareti murarie delle unità contigue. In violetto viene rappresentata la superficie ideale e il relativo volume. v

6 Figura 2.11 Figura 2.12 Figura 2.13 Figura 2.14 Figura 2.15 Figura 2.16 vi Esempi di applicazione delle convenzioni adottate circa il conteggio dei piani delle unità strutturali. Esempi di tipologie costruttive delle murature: a) pietra con paramento a conci squadrati; b) pietrame con ricorsi di mattoni; c) mattoni. Differenti convenzioni possibili per uno stesso aggregato. Comportamento di una parete libera rispetto ad azioni nel piano e fuori dal piano e schema illustrativo del sistema scatolare di un edificio in muratura. Influenza del grado di vincolo tra gli elementi resistenti sulla risposta sismica: a) pareti non vincolate; b) pareti ammorsate con orizzontamento flessibile; c) pareti ammorsate e solaio rigido. Effetto della presenza di catene metalliche sul grado di vincolo di una parete soggetta a un meccanismo di ribaltamento: 1) parete non ammorsata; 2) parete ammorsata; 3) parete ammorsata e incatenata. Figura 2.17 Convenzione adottata per il riconoscimento della simmetria dell aggregato. Figura 2.18 Figura 3.1 Figura 3.2 Figura 3.3 Figura 3.4 Figura 3.5 Figura 3.6 Figura 3.7 Figura 3.8 Figura 3.9 Figura 3.10 Esempio di aggregato sviluppatosi in pendio, nel quale i piani di posa delle fondazioni delle singole unità strutturali si trovano a quote diverse. Esempio di struttura ipogea sottostante un edificio nel centro storico di Corinaldo (AN). a) Efflorescenze saline superficiali sui laterizi; b) immarcimento dell orditura lignea di copertura conseguente all infiltrazione d acqua. Andamento delle lesioni presenti in un edificio sito a Piane di Rapagnano (FM). Risposta della muratura ad azioni orizzontali fuori dal piano: se è di buona qualità (a) ci si può aspettare un comportamento monolitico, al contrario, se è di scarsa qualità (c) si disgrega caoticamente. In caso di media qualità dell apparecchio murario (b), ci si deve aspettare un comportamento intermedio. Influenza dei diatoni nella sezione della parete in presenza di azioni fuori del piano. Esempio del tracciamento della LMT: c) tipica sezione muraria del territorio di Onna (AQ). Opus Quadratum classico. Come cambia la linea di fessurazione in funzione della tessitura degli elementi che la compongono: a) parete di soli ortostati; b) parete di soli diatoni; c) parete composta da ortostati e diatoni. Centro storico di L Aquila, Basilica di San Bernardino da Siena. Questo è un esempio di facciata realizzata a perfetta regola d arte. Su di essa, infatti, il sisma dello scorso 6 aprile 2009 non sembra aver prodotto alcun danno. Formazione della cerniera cilindrica attorno alla quale ruota la porzione di parete.

7 Figura 3.11 Figura 3.12 Figura 3.13 Figura 3.14 Figura 3.15 Figura 3.16 Figura 3.17 Figura 3.18 Figura 3.19 Figura 3.20 Figura 3.21 Figura 3.22 Figura 3.23 Figura 3.24 Figura 3.25 Figura 3.26 Diffusione del carico concentrato verticale attraverso gli elementi. Graficizzazione della diffusione degli sforzi dovuti ai carichi concentrati verticali sui singoli elementi (si trascura il peso proprio). Influenza della dimensione dei blocchi. a) Edificio nei pressi di L Aquila: esempio di muratura caotica costituita da ciottoli di piccole e medie dimensioni senza ricorsi, grossolanamente lavorata; b) Onna (AQ), esempio del danneggiamento prodotto dal sisma del 6 aprile 2009 in una muratura scadente; c) tipica sezione muraria degli edifici del centro storico di Onna (AQ); d) muratura intrinsecamente spingente nella sezione muraria (fuori dal piano). a) Lazise (VR), presenza di ricorsi continui in mattoni pieni, in presenza di pietrame; b) muratura non spingente; i filari distribuiscono il carico evitando che l interazione tra un elemento e l altro dia origine a una spinta. Effetto catena in grado di fornire una certa resistenza a trazione. Influenza dello sfalsamento dei giunti verticali sulla diffusione dei carichi verticali nel piano della parete. L Aquila, chiesa di Santa Maria del Soccorso, sec. XVI. Ribaltamento del macroelemento facciata. Modalità di accrescimento di un aggregato edilizio. Individuazione della posizione dell edificio all interno dell aggregato edilizio. Scenario di danno per edifici in aggregato a schiera sottoposti ad azioni sismiche parallele alla facciata: per la porzione di parete sottesa dall arco non esistono rischi di ribaltamento per effetto delle azioni complanari. Evoluzione del cinematismo di rottura per azioni nel piano in presenza di cordoli o solai rigidi. L azione rigida può indurre una rotazione dell orizzontamento, che tende a sollevarsi dalla parete determinando un effetto di decompressione delle murature sottostanti, le quali, restando prive dell azione di contenimento esercitata dai carichi sovrastanti, collassano sotto l azione dell accelerazione orizzontale. Inclinazione del cuneo di distacco in funzione alla tipologia costruttiva della muratura. a) Muratura di mattoni pieni con filari alternati di fascia e di testa; b) muratura mista di pietre e laterizi; c) muratura mista di pietre (materiale prevalente) e laterizi; d) muratura di pietrame sbozzato. Arco di scarico interno alla sezione della muratura. Formazione di tre cerniere: due alle estremità (A e B) e una nella zona centrale (C). a) Spessore costante della muratura; b) presenza di cavedi interni alla sezione muraria; c) presenza di nicchie. Meccanismo di flessione orizzontale. Schematizzazione di un corpo rigido, delle azioni agenti su di esso e degli spostamenti dei loro punti di applicazione per effetto di una rotazione virtuale. vii

8 Figura 3.27 Figura 3.28 Figura 3.29 Figura 3.30 Figura 3.31 Figura 3.32 Figura 3.33 Figura 3.34 viii Fasi dello spostamento di un corpo rigido. Traiettoria e spostamento infinitesimo. Esempio del tracciamento di una catena cinematica e dei relativi spostamenti orizzontali e verticali. Esempio del tracciamento di una catena cinematica e dei relativi diagrammi. Corpo rigido privo di aperture sottoposto a ribaltamento sotto l azione sismica. Corpo rigido con due masse concentrate (m1, m2) approssimato a un oscillatore equivalente con una sola massa concentrata. Individuazione dei parametri del sito con l ausilio del software Spettri NTC ver fornito dal Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici (i parametri qui riportati sono riferiti al Comune di San Felice sul Panaro (MO)). Graficizzazione del parametro ag con l ausilio del software Spettri NTC ver fornito dal Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici (i parametri qui riportati sono riferiti al Comune di San Felice sul Panaro (MO)). Figura 3.35 Componente orizzontale delle spettro di risposta elastico in accelerazione desunto dal software Spettri NTC ver fornito dal Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici. In mancanza di analisi più approfondite, a favore di sicurezza, il valore dello spettro da utilizzare è quello corrispondente al pianerottolo (i parametri qui riportati sono riferiti al Comune di San Felice sul Panaro (MO)). Figura 3.36 Cinematismo di ribaltamento parziale. Individuazione delle altezze H e Z e del numero di piani N (in questo caso pari a 2: piano terra e piano primo). Figura 3.37 a) Individuazione delle altezze Z e Z lungo l altezza della parete; b) Figura 3.38 Figura 3.39 andamento del rapporto (Z) = Z/H in funzione di. Schematizzazione del ribaltamento semplice di una parete monolitica. Influenza della posizione delle aperture sulla geometria della porzione di parete coinvolta nel cinematismo di ribaltamento semplice. Figura 3.40 Schematizzazione del ribaltamento semplice di parete monolitica. a) Ribaltamento globale della parete; b) ribaltamento parziale della parete con formazione della cerniera cilindrica a una quota diversa dal piano campagna.(ts è l eventuale tiro relativo alla presenza di presidi). Figura 3.41 Figura 3.42 Figura 3.43 Figura 3.44 Figura 3.45 Schematizzazione del ribaltamento semplice di parete a doppia cortina. Murature a sacco presenti in un edificio in provincia di Fermo. Muratura a sacco. Ipotesi della quota di applicazione del nucleo interno e della cortina interna. Schematizzazione del meccanismo di ribaltamento semplice. Schematizzazione della catena cinematica per il meccanismo di danno del ribaltamento semplice e calcolo degli spostamenti dei punti di applicazione delle forze agenti sul macroelemento. Figura 3.46 Meccanismi di ribaltamento fuori dal piano con cerniera inclinata. a) meccanismo che coinvolge un solo piano; b) meccanismo che coinvolge

9 più piani. Figura 3.47 Determinazione dell altezza Z. Figura 3.48 Schematizzazione del cinematismo e individuazione delle azioni da considerare nel calcolo del moltiplicatore di attivazione del meccanismo. Figura 3.49 Evoluzione del meccanismo. Figura 3.50 Evoluzione del meccanismo. Figura 3.51 San Felice sul Panaro (MO). Influenza della presenza di un apertura sulla geometria del cuneo; i carichi concentrati possono ulteriormente incidere su di essa cambiandone, come in questo caso, la direzione della lesione. Figura 3.52 Località San Gregorio (AQ), edificio danneggiato dal sisma del Figura 3.53 Evoluzione del meccanismo di rottura del cuneo di distacco. Figura 3.54 Azione degli orizzontamenti considerata come carico uniformemente distribuito su tutto il cuneo di distacco. Figura 3.55 Influenza del numero di piani interessati dal meccanismo sulla conformazione del cuneo di distacco in assenza di aperture: a) cuneo a diagonale singola; b) cuneo a doppia diagonale. Figura 3.56 Variazione della conformazione del cuneo di distacco a diagonale singola in presenza di aperture sovrastate da piattabande (a) o architravi in c.a. (b), al variare del numero di piani interessati dal cinematismo. Figura 3.57 Edificio a San Felice sul Panaro. Classica rottura di piattabande in laterizio. Figura 3.58 Variazione della conformazione del cuneo di distacco a doppia diagonale in presenza di aperture sovrastate da piattabande (a) o architravi in c.a. (b), al variare del numero di piani interessati dal cinematismo. Figura 3.59 Assonometria del ribaltamento composto con cuneo di distacco a singola o doppia diagonale. Figura 3.60 Schematizzazione del meccanismo di ribaltamento composto. Diagonale semplice e doppia diagonale. W 2 peso proprio del cuneo in muratura; x g2 distanza del baricentro rispetto alla cerniera; y g2 altezza del baricentro rispetto alla cerniera. Figura 3.61 Schematizzazione della catena cinematica per il meccanismo di danno del ribaltamento composto: a) cuneo a diagonale singola; b) cuneo a doppia diagonale. Figura 3.62 Figura 3.63 Figura 3.64 Figura 3.65 Figura 3.66 Meccanismo di ribaltamento del cantonale. Schematizzazione del cinematismo di ribaltamento del cantonale: Tc è l azione orizzontale proiettata, xi è il braccio orizzontale proiettato sul piano di ribaltamento precedentemente individuato. Schematizzazione del cinematismo di ribaltamento del cantonale. Cinematismo di flessione verticale: a) in pareti con indebolimento della sezione muraria; b) in corrispondenza di solai sfalsati (oscillazione in controfase dei solai); c) cinematismo coinvolgente due livelli si tre dell edificio. Schematizzazione della catena cinematica per il meccanismo di danno ix

10 di flessione verticale (W i peso proprio dei corpi murari; P c peso del solaio di copertura; h i altezze dei corpi murari; x (n) i, y (n) i coordinate dei punti di applicazione delle azioni agente sui corpi interessati dal meccanismo). Figura 3.67 Schema parametrico del cinematismo di flessione verticale. Figura 3.68 Meccanismo di flessione orizzontale. Figura 3.69 Schematizzazione della catena cinematica per il meccanismo di danno di flessione orizzontale di parete appartenente ad un edificio isolato. Figura 3.70 Possibili conformazioni della porzione di parete di controvento soggetta a ribaltamento. Figura 3.71 Posizione della reazione orizzontale H in relazione alla conformazione geometrica dei corpi rigidi coinvolti nel cinematismo. Figura 3.72 Azioni che si oppongono all attivazione del cinematismo di flessione orizzontale. Figura 3.73 Meccanismo di flessione orizzontale con blocchi cuneiformi. Figura 3.74 a) Arco di scarico orizzontale nella sezione della muratura; b) Arco di scarico orizzontale nella sezione della muratura. Figura 3.75 Concentrazione delle tensioni di compressione alla base della sezione muraria. a) Resistenza a compressione della muratura infinita: lo spigolo esterno non si rompe e la cerniera di rotazione si forma in corrispondenza di esso; b, c) parzializzazione della sezione: rottura per compressione dello spigolo con il conseguente arretramento della cerniera cilindrica. Figura 3.76 Differente arretramento della cerniera alla base. Figura 3.77 a) Evoluzione del meccanismo della sfondamento della parete del timpano; b) schematizzazione di calcolo del meccanismo. Figura 3.78 Determinazione della componente di scorrimento dei punti A 1 e A 2 lungo i rispettivi assi di rotazione z 1 e z 2. Figura 3.79 Possibili meccanismi di collasso per una parete isolata soggetta ad azione sismica complanare. Figura 3.80 a) Caso B; b) caso C. Figura 3.81 Figura 3.82 Figura 4.1 Figura 4.2 Figura 4.3 Figura 4.4 Figura 4.5 Figura 4.6 x Azioni gravanti sulla porzione di parete soggetta a cinematismo. Meccanismo di secondo modo di una parete con aperture(x Li è il braccio della forza P i ). Senigallia. Localizzazione del Comune di Senigallia all interno del reticolo di riferimento. Stralcio PAI, Autorità di Bacino Marche. Cerchiato in rosso il centro storico di Senigallia interessato da rischio di esondazione R4. Fattori di amplificazione (F a ). Cerchiati in rosso sono i sondaggi eseguiti all interno dell area del centro storico. Forme degli spettri in accelerazione previsti dall'ec-8 per gli eventi del tipo 2 e relativa tabella dei punti di controllo. Interferenza tra sistema centro storico e zonazione geologica in prospettiva sismica.

11 Figura 4.7 Stratigrafia sondaggio S7 (Piazza la Marmora), Prova down-hole. Figura 4.8 Immagini dei sondaggi. Figura 4.9 Microzonazione Sismica di Senigallia. Figura 4.10 Tavola delle tipologie storiche (fonte: Tavola 9A, pp. Cervellati). Figura 4.11 Vista tridimensionale del centro storico di Senigallia. Figura 4.12 Individuazione degli aggregati analizzati con la "scheda aggregato". Figura 4.13 Stralcio della tavola guida dei prospetti e prospetto in scala 1:250 dell aggregato n.2 (fonte pp. centro storico). Figura 4.14 Quantificazione del parametro 1 (aggregato n.2). Figura 4.15 Vista tridimensionale dei volumi ideali degli aggregati esaminati. Figura 4.16 Vista tridimensionale dei volumi reali degli aggregati esaminati. Figura 4.17 Quantificazione del parametro 2 (aggregato n.2). Figura 4.18 Quantificazione del parametro 3 (aggregato n.17). Figura 4.19 Esempio muratura intelaiata (aggregato n.17). Figura 4.20 Estratto di schedatura di 2 aggregati. Figura 4.21 Quantificazione del parametro 4 (aggregato n.4). Figura 4.22 Mappatura delle diverse tipologie costruttive del centro storico murato di Senigallia. Figura 4.23 Età di costruzione degli edifici: netto storico dell edificato (fonte: pp. centro storico). Figura 4.24 Quantificazione del parametro 5 (aggregato n.5). Figura 4.25 Quantificazione del parametro 6 (aggregato n.13). Figura 4.26 Quantificazione del parametro 7 (aggregato n.5). Figura 4.27 Quantificazione del parametro 8 (aggregato n.2). Figura 4.28 Quantificazione del parametro 9 (aggregato n.5). Figura 4.29 Quantificazione del parametro 10 (aggregato n.2). Figura 4.30 Esempio di valutazione del rapporto tra i lato. Figura 4.31 Quantificazione del parametro aggiuntivo A (aggregato n.2). Figura 4.32 Corte interna degli aggregati n.15, n.21 e n.41. Figura 4.33 Quantificazione del parametro aggiuntivo B (aggregato n.2.). Figura 4.34 Mappa di isovulnerabilità per il centro storico di Senigallia ottenuta con la scheda originale. Figura 4.35 Mappa di isovulnerabilità per il centro storico di Senigallia ottenuta con la scheda integrativa. Figura 4.36 Centro storico di Loreto visto dall alto. Figura 4.37 Localizzazione del Comune di Loreto all interno del reticolo di riferimento. Figura 4.38 Catasto gregoriano del Comune di Corinaldo (1816). Figura 4.39 Localizzazione del Comune di Corinaldo all interno del reticolo di riferimento e individuazione della Latitudine e Longitudine. Figura 4.40 a) b) Quadro fessurativo del Torrione del Calcinaro; c) problemi di infiltrazione nelle mura meridionali all innesto tra circuito medievale e ampliamento rinascimentale. Figura 4.41 Stralcio aerofotogrammetrico (scala 1:2000) con individuazione della zona in cui sono stati riscontrati effetti di possibile instabilità del terreno. Evidenziati in rosso i manufatti attualmente dissestati. xi

12 Figura 4.42 Stralcio di Tav.A/4, Piano di Assetto Idrogeologico del Comune di Corinaldo, (agosto 2006), scala 1:2000. Figura 4.43 Mappatura delle grotte visitate e rilevate nel centro storico di Corinaldo e sezione di una di esse. Figura 4.44 Modalità di aggregazione degli aggregati edilizi del centro murato di Corinaldo. Figura 4.45 Numerazione degli aggregati del centro storico murato. Figura 4.46 Mappa di isovulnerabilità per il centro storico di Corinaldo ottenuta con la scheda originale. Figura 4.47 Disegno dello studio sulle gradine. Figura 4.48 Stralcio del Catasto Gregoriano (1815). Figura 4.49 Tavola allegata alla Relazione illustrativa del Piano Particolareggiato per il centro storico (1974) in cui si evidenziano le varie tappe storiche della trasformazione urbana di Camerano. Figura 4.50 Localizzazione del Comune di Camerano all interno del reticolo di riferimento. Figura 4.51 Sezione di alcune grotte nel sottosuolo del centro storico di Camerano. Figura 4.52 Individuazione degli aggregati edilizi all interno della perimetrazione del centro storico di Camerano. Figura 4.53 Esempio di disaccoppiamento di due aggregati appartenenti al medesimo isolato urbano a causa della presenza di un edificio con struttura intelaiata in c.a. Figura 4.54 Modello costruito per la valutazione del parametro 1 (aggregato n.14). Figura 4.55 Quantificazione del parametro 1 (aggregato n.14). Legenda: U.S. unità strutturale; A superficie ( ID del volume ideale ); H MAX altezza; Q GR quota di gronda ( DIFF differenziale, RIF di riferimento del volume ideale ); Q PC quota del piano campagna ( DIFF differenziale, RIF di riferimento del volume ideale ); V DIFF volume totale in eccesso e in difetto; V volume del modello dell U.S. ( ID del volume ideale ). Figura 4.56 Individuazione della pianta (poligono bianco) del volume ideale (aggregati n.6 e n.14). Figura 4.57 Individuazione della pianta (poligono bianco) del volume ideale (aggregato n.15). Figura 4.58 Quantificazione del parametro 2 (aggregato n.14). Figura 4.59 Modelli degli aggregati n.17 e n.18 con illustrate in rosso le eccedenze volumetriche rispetto al volume "ideale" e con indicati il numero di piani delle unità strutturali. Figura 4.60 Localizzazione delle pratiche edilizie visionate relative agli edifici all interno del centro storico di Camerano. Figura 4.61 Costruzione del perimetro planimetrico dell'aggregato n.1 per la verifica di simmetria (destra) a partire dalla pianta del volume "ideale"(sinistra). Figura 4.62 "Matrici di attribuzione" della perdita potenziale di efficienza strutturale relative al fenomeno dell erosione dei giunti di malta delle murature: a sinistra la matrice relativa a una parte generica del sistema, a destra quella relativa a una zona critica del sistema. xii

13 Figura 4.63 Fenomeno di degrado relativo all'unità strutturale 103 dell'aggregato n.6 (erosione dei giunti di malta puntuale allo stato intermedio). Figura 4.64 Mappa di isovulnerabilità del centro storico di Camerano. Figura 6.1 Figura 6.2 Figura 6.3 Figura 6.4 Figura 6.5 Range percentuali e funzione appartenenza χ dei termini quantitativi few, many, most. Tabella di vulnerabilità relativa alla classificazione tipologica degli edifici adottata dalla EMS-98. Mappa Di isorischio degli aggregati del centro storico di Senigallia basata sul grado di danno medio normalizzato μ DN,3. Quattro differenti zone all interno del centro storico di Senigallia individuate dalla microzonazione sismica; viene indicato il corrispondente fattore di amplificazione. Mappa di isorischio degli aggregati del centro storico di Senigallia basata sul grado di danno medio normalizzato μ DN,3, determinato tenendo conto del fattore di amplificazione del 20%. Figura 7.1 Effetto dell inserimento di cordoli e coperture pesanti su edifici in muratura. Figura 7.2 Località San Gregorio (AQ), Crolli prodotti dalla disposizione di cordoli e coperture realizzati in cemento armato su murature in pietra. Figura 7.3 Effetto del cordolo in breccia su una muratura a doppio paramento. Figura 7.4 Muratura a sacco in assenza di collegamenti tra le due cortine esterne; b) muratura con pietra squadrata con diatoni di collegamento trasversali. Figura 7.5 Stato tensionale di compressione su ogni blocco della parete muraria. Figura 7.6 Comportamento di una fabbrica muraria. a) Assenza di orizzontamenti rigidi e collegamenti tra le pareti; b) presenza di solai rigidi non collegati alle pareti; c) presenza di solai rigidi ben collegati alle pareti. Figura 7.7 Radiciamento ligneo presente in un rudere a L Aquila. Figura 7.8 Schematizzazione della posa in opera del capochiave all estremità dei tiranti in acciaio; a) soluzione corretta; b) soluzione scorretta. Figura 7.9 Azione di trazione agente sulla catena; t è lo spessore del muro, L è la lunghezza del muro, Atirante è l area della sezione del tirante. Figura 7.10 Schematizzazione del sistema di ancoraggio a paletto; Tc è il carico concentrato in corrispondenza della catena. Diverse distribuzioni del carico sulla superficie di contatto: a) distribuzione lineare; b) distribuzione uniforme (considerando il capochiave come elemento rigido). Figura 7.11 a) Paletto; b) diramazione a Y; c) diramazione a X. Figura 7.12 Schematizzazione del sistema di ancoraggio a piastra quadrata; Tc è il carico concentrato in corrispondenza della catena; q = Tc/Acapochiave è il carico sulla superficie di contatto. Per il dimensionamento a flessione, il capochiave si schematizza come una trave. Figura 7.13 Esempio di irrigidimento di piastre capochiave circolari e quadrate. Figura 7.14 Schema di calcolo di una piastra di ancoraggio con due tiranti. Figura 7.15 a) Individuazione del concio di muratura nel meccanismo di rottura a xiii

14 Figura 7.16 Figura 7.17 Figura 7.18 Figura 7.19 Figura 7.20 Figura 7.21 Figura 7.22 Figura 7.23 Figura 7.24 Figura 7.25 Figura 7.26 Figura 7.27 Figura 7.28 Figura 7.29 Figura 7.30 Figura 7.31 Figura 7.32 Figura 7.33 Figura 7.34 Figura 7.35 xiv punzonamento relativamente a un capochiave a piastra quadrata; b) semplificazione dello schema. Individuazione del concio di muratura nel meccanismo di rottura a punzonamento relativamente a due differenti tipologie di capochiave: a) paletto; b) piastra circolare (vista prospettica). Cordolo-tirante per singola parete costituito da profilo metallico e catene di ancoraggio. Schematizzazione della direzione dell azione sismica da considerare per la determinazione delle azioni di trazione che impediscono il cinematismo e che devono essere assorbite dall armatura del cordolo in c.a.. Schema di riferimento per la determinazione dell altezza del cordolo. Zona efficace per il dimensionamento dei connettori di collegamento. Schematizzazione della porzione muraria da considerare per il dimensionamento della lunghezza dei connettori a taglio. Schema di riferimento per il dimensionamento a flessione del cordolo. Schema di riferimento per il dimensionamento a flessione del cordolo e indicazione dell armatura tesa. Differente assemblaggio dei mattoni del cordolo in funzione dello spessore della muratura: esempio di cordolo su muratura a due e a tre teste. Sezione di un cordolo in muratura armata con staffe di altezza diversa nel caso si è in presenza di una soletta armata in copertura. Collegamento puntone ligneo di copertura con l armatura del cordolo in muratura armata. Cordolo in acciaio: a) costituito da piatti collegati ortogonalmente (configurazione da sconsigliare poiché induce flessione nei piatti longitudinali); b) costituito da piatti a formare un traliccio. Schema statico del cordolo a traliccio in acciaio in sommità per determinare le sollecitazioni assiali di trazione e compressione sui correnti, sui montanti e sui diagonali (n indica il numero dei nodi della reticolare). Deformata del cordolo a traliccio e andamento delle sollecitazioni assiali di trazione (in giallo) e compressione (in rosso) sui correnti, sui montanti e sui diagonali nell ipotesi che l azione sismica abbia una direzione come quella indicata in Fig Cinematismo di ribaltamento semplice. Schema delle forze di taglio nel primo metro della parete con cui dimensionare a taglio i connettori di collegamento cordolo-muratura. Disposizione dei cordoli lignei: a) maggior inerzia flessionale offerta dal cordolo; b) minore inerzia flessionale offerta dal cordolo. Schema di calcolo del cordolo-tirante di piano con profilati metallici. Schema di calcolo per la verifica a flessione del profilo metallico. Spaccato assonometrico del cordolo-tirante realizzato con profilo metallico. Schematizzazione della fasciatura in FRP per il miglioramento della

15 Figura 7.36 Figura 7.37 Figura 7.38 Figura 7.39 Figura 7.40 Figura 7.41 Figura 7.42 Figura 7.43 connessione strutturale muro-muro. Comportamento dell FRP. Individuazione dell azione di trazione sulla fasciatura in materiale composito e della lunghezza di ancoraggio ottimale. L azione agente alle estremità della fasciatura è pari a Tc/2 in quanto in questo esempio viene vincolata sulle uniche due pareti di controvento. Schematizzazione del meccanismo di flessione verticale per la determinazione dell azione di trazione che deve essere assorbita dal rinforzo in FRP. Schema di calcolo per il meccanismo di flessione verticale. Flessione verticale di una parete per azioni fuori dal proprio piano e rinforzo con fasciature in materiale composito. Trasformazione di una trave lignea in catena. Collegamento della capriata al cordolo in muratura armata. Individuazione dell aliquota, afferente a ogni singolo elemento (capriata), dell azione necessaria a impedire il ribaltamento della parete investita dal sisma. Figura 7.44 Schematizzazione del meccanismo tirante puntone per il dimensionamento del collegamento tra orditura principale di copertura e il cordolo in muratura armata. Figura 7.45 Figura 7.46 Figura 7.47 Figura 7.48 Figura 7.49 Figura 7.50 Figura 7.51 Figura 7.52 Figura 7.53 Figura 7.54 Figura 7.55 Figura 7.56 Schematizzazione per il dimensionamento del collegamento tra le grappe metalliche. Sfilamento dei travetti lignei dall orditura lignea principale. Edificio a Ravarino: danni a seguito del terremoto del Spaccato assonometrico del cordolo-tirante realizzato con profilo a L in acciaio. Tensioni di confinamento per sezioni circolari. Confinamento della sezione della colonna. Sezione di una colonna circolare confinata con fasciature discontinue in FRP. Zone di confinamento nella sezione trasversale e longitudinale ottenute con la posa in opera di tiranti. a) Contrafforti; b) speroni. Schematizzazione del contrafforte. Schematizzazione degli orizzontamenti per la valutazione della rigidezza di piano: a) irrigidimento di riferimento; b) altro irrigidimento. Possibili meccanismi di danno degli archi trionfali: a) Rotazione monolatera nel piano di una spalla; b) Rotazione bilatera simmetrica nel piano delle spalle; c) rotazione concorde nel piano delle spalle. a) Formazione della cerniera alla fine della zona di maggior rigidezza (altezza delle reni); b) consistente aumento della sezione rispetto al resto dello sviluppo della volta dovuto all intersecazione degli elementi tridimensionali (mattoni) costituenti la volta stessa (modello in scala 1:5 di una porzione significativa della volta della chiesa di Santa Maria della Carità a Ascoli Piceno). xv

16 Figura 7.57 Individuazione della posizione delle cerniere, conseguentemente all applicazione di un azione sismica orizzontale verso sinistra, con modellazione agli elementi finiti (FEM). Figura 7.58 Arco in legno con luce di 30 cm e freccia di 15 cm. I conci n.1 e n. 12 sono fissati allo strumento mediante due perni (vincolo d incastro) che evitano lo scorrimento, altrimenti inevitabile per la finitura liscia dei conci, tra le due superfici. Figura 7.59 Arco trionfale: cinematismo di rotazione monolatera di un piedritto. Figura 7.60 Arco trionfale: cinematismo di rotazione bilatera discorde dei piedritti. Figura 7.61 Figura 7.62 Figura 7.63 Figura 7.64 Figura 7.65 Figura 7.66 Arco trionfale: cinematismo di rotazione bilatera concorde dei piedritti. Inibizione dei possibili meccanismi di danno degli archi trionfali con l inserimenti di catene alle reni: a) Rotazione monolatera nel piano di una spalla; b) Rotazione bilatera simmetrica nel piano delle spalle; c) rotazione concorde nel piano delle spalle (situazione in cui la catena potrebbe essere inefficace). Disposizione di controventature incrociate all estradosso di volte a crociera. Determinazione dell azione di trazione agente sugli elementi in acciaio (si considera T/2 nel caso in cui nel cinematismo di ribaltamento si 2è considerata solo una fascia verticale di parete (Fig. 7.63). Se invece si considera l intero macroelemento il tiro T va diviso per il numero degli elementi trasversali. Con questo valore si determina infine l azione agente sui controventi). Schematizzazione delle azioni da considerare per la verifica dei collegamenti; a) collegamento bullonato; b) collegamento saldato. Possibile cinematismo di flessione verticale che può attivarsi disponendo le catene all estradosso, a una quota più alta rispetto a quella dove si esplica la spinta della volta xvi

17 Lista delle tabelle Tabella 1.1 Suddivisione delle zone sismiche in relazione all accelerazione di picco su terreno rigido (OPCM 3519/06). Tabella 3.2.II Categorie di sottosuolo. Tabella 3.2.III Categorie aggiuntive di sottosuolo. Tabella 3.2.IV Categorie topografiche. Tabella 1.2 Valori del parametro ag per periodi di ritorno TR di riferimento, riferiti ad Ancona. Tabella 2.1 Tabella 2.2 Tabella 2.3 Tabella 2.4 Tabella 2.5 Tabella 2.6 Tabella 2.7 Tabella 2.8 Tabella 2.9 Tabella 2.10 Tabella 2.11 Tabella 2.12 Tabella 2.13 Tabella 2.14 Sintesi dei dati che caratterizzano ogni sistema urbano (vengono sottolineati gli indicatori il cui valore è un dato indipendente, mentre i restanti sono indicatori derivanti). Matrice di vulnerabilità dell edificato (vengono sottolineati gli indicatori il cui valore è un dato indipendente, mentre i restanti sono indicatori derivanti o ricavabili dalla tabella di sintesi dei dati caratterizzanti il sistema urbano (Tabella 2.1)). Matrice di aggregazione. Matrice di vulnerabilità dell edificato (vengono sottolineati gli indicatori il cui valore è un dato indipendente, mentre i restanti sono indicatori derivanti o ricavabili dalle matrici precedenti (Tabelle )). Tabella di vulnerabilità dei servizi pubblici (vengono sottolineati gli indicatori il cui valore è un dato indipendente, mentre i restanti sono indicatori derivanti). Tabella di vulnerabilità delle attività economiche (vengono sottolineati gli indicatori il cui valore è un dato indipendente, mentre i restanti sono indicatori derivanti). Matrice esposizione. Matrice esposizione (vengono sottolineati gli indicatori il cui valore è un dato indipendente, mentre i restanti sono indicatori derivanti o ricavabili da matrici precedenti). Matrice beni architettonici. Matrice valore. Matrice valore (vengono sottolineati gli indicatori il cui valore è un dato indipendente, mentre i restanti sono indicatori derivanti o ricavabili da matrici precedenti). Tabella 2.12 Tabella di sintesi dei risultati e valutazione del rischio. Tabella di sintesi dei risultati e valutazione del rischio. Valori di rischio sismico per il campione dei 33 centri analizzati nel Progetto SAVE, con l aggiunta di Offida, posti in ordine decrescente di Rischio sismico. "Scheda aggregato tipo" per la valutazione di vulnerabilità degli aggregati edilizi. xvii

18 Tabella 2.15 Matrice di calcolo della vulnerabilità del parametro 3. Tabella 2.16 Vulnerabilità relativa alla classificazione tipologica degli edifici adottata dalla EMS-98 Tabella 2.17 Indice di Rischio massimizzato secondo il nuovo criterio di normalizzazione. Tabella 3.1 Tabella 3.2 Tabella 3.3 Tabella 3.4 Tabella 3.5 Tabella 3.6 Tabella 3.7 Tabella 3.8 Tabella 3.9 Tabella 3.10 Tabella 3.11 Tabella 3.12 Tabella 3.13 Tabella 3.14 Tabella 3.15 Tabella 3.16 Tabella 3.17 Tabella 3.18 xviii Ribaltamento globale. Ribaltamento parziale. Ribaltamento del timpano. Ribaltamento globale. Ribaltamento parziale. Ribaltamento del cantonale. Ribaltamento di corpi addossati. Flessione verticale. Flessione orizzontale. Meccanismi di secondo modo. Rottura a taglio. Lesioni nei campanili. Vulnerabilità specifiche (modalità costruttive iniziali). Vulnerabilità specifiche (trasformazioni edilizie). Vulnerabilità specifiche (interventi strutturali recenti). Vulnerabilità specifiche (debito manutentivo). Centri di rotazione assoluti e relativi. Determinazione degli spostamenti dei punti di applicazione dei carichi nel cinematismo di sfondamento della parete del timpano. Tabella 4.1 Storia sismica di Senigallia (dall anno 1000 al 2006). Tabella 4.2 Valori del parametro a g in funzione del periodo di ritorno T R di riferimento, per il territorio di Senigallia. Tabella 4.3 Sintesi dei dati che caratterizzano ogni sistema urbano del centro storico di Senigallia (vengono sottolineati gli indicatori il cui valore è un dato indipendente, mentre i restanti sono indicatori derivanti). Tabella 4.4 Matrice di vulnerabilità dell edificato del centro storico di Senigallia (vengono sottolineati gli indicatori il cui valore è un dato indipendente, mentre i restanti sono indicatori derivanti o ricavabili dalla tabella di sintesi dei dati caratterizzanti il sistema urbano (Tabella 4.3)). Tabella 4.5 Matrice di vulnerabilità dell assetto urbano del centro storico del centro storico di Senigallia (vengono sottolineati gli indicatori il cui valore è un dato indipendente, mentre i restanti sono indicatori derivanti o ricavabili dalle matrici precedenti (Tabelle )). Tabella 4.6 Matrice di aggregazione per il centro storico di Senigallia. Tabella 4.7 Tabella di vulnerabilità dei servizi pubblici del centro storico di Senigallia (vengono sottolineati gli indicatori il cui valore è un dato indipendente, mentre i restanti sono indicatori derivanti). Tabella 4.8 Tabella di vulnerabilità delle attività economiche del centro storico di Senigallia (vengono sottolineati gli indicatori il cui valore è un dato indipendente, mentre i restanti sono indicatori derivanti).

19 Tabella 4.9 Tabella 4.10 Tabella 4.11 Tabella 4.12 Tabella 4.13 Tabella 4.14 Tabella 4.15 Tabella 4.16 Tabella 4.17 Tabella 4.18 Matrice esposizione per il centro storico di Senigallia (vengono sottolineati gli indicatori il cui valore è un dato indipendente, mentre i restanti sono indicatori derivanti o ricavabili da matrici precedenti). Matrice esposizione per il centro storico di Senigallia. Matrice valore per il centro storico di Senigallia (vengono sottolineati gli indicatori il cui valore è un dato indipendente, mentre i restanti sono indicatori derivanti o ricavabili da matrici precedenti). Matrice beni architettonici per il centro storico di Senigallia. Matrice valore per il centro storico di Senigallia. Tabella di sintesi dei risultati e valutazione del rischio del centro storico di Senigallia. Valori dell indice di vulnerabilità I Vn valutato con la scheda originaria (n.10 parametri) per il centro storico di Senigallia. Valori dell indice di vulnerabilità I Vn valutato con la scheda integrata (n.12 parametri) per il centro storico di Senigallia. Valori dell indice di vulnerabilità I Vn valutato con la scheda integrata con il parametro A. Valori dell indice di vulnerabilità I Vn valutato con la scheda integrata con il parametro B. Tabella 4.19 Storia sismica di Loreto (dall anno 1000 al 2006). Tabella 4.20 Valori del parametro a g in funzione del periodo di ritorno T R di riferimento, per il territorio di Loreto. Tabella 4.21 Sintesi dei dati che caratterizzano ogni sistema urbano del centro storico di Loreto (vengono sottolineati gli indicatori il cui valore è un dato indipendente, mentre i restanti sono indicatori derivanti). Tabella 4.22 Tabella 4.23 Tabella 4.24 Tabella 4.25 Tabella 4.26 Tabella 4.27 Tabella 4.28 Tabella 4.29 Matrice di vulnerabilità dell edificato del centro storico di Loreto (vengono sottolineati gli indicatori il cui valore è un dato indipendente, mentre i restanti sono indicatori derivanti o ricavabili dalla tabella di sintesi dei dati caratterizzanti il sistema urbano (Tabella 4.21)). Matrice di vulnerabilità dell assetto urbano del centro storico Loreto (vengono sottolineati gli indicatori il cui valore è un dato indipendente, mentre i restanti sono indicatori derivanti o ricavabili dalle matrici precedenti (Tabelle )). Matrice di aggregazione per il centro storico di Loreto. Tabella di vulnerabilità dei servizi pubblici del centro storico di Loreto (vengono sottolineati gli indicatori il cui valore è un dato indipendente, mentre i restanti sono indicatori derivanti). Tabella di vulnerabilità delle attività economiche per il centro storico di Loreto (vengono sottolineati gli indicatori il cui valore è un dato indipendente, mentre i restanti sono indicatori derivanti). Matrice esposizione per il centro storico di Loreto (vengono sottolineati gli indicatori il cui valore è un dato indipendente, mentre i restanti sono indicatori derivanti o ricavabili da matrici precedenti). Matrice esposizione per il centro storico di Loreto. Matrice valore per il centro storico di Loreto (vengono sottolineati gli indicatori il cui valore è un dato indipendente, mentre i restanti sono xix

20 indicatori derivanti o ricavabili da matrici precedenti). Tabella 4.30 Matrice beni architettonici per il centro storico di Loreto. Tabella 4.31 Matrice valore per il centro storico di Loreto. Tabella 4.32 Tabella di sintesi dei risultati e valutazione del rischio del centro storico di Loreto. Tabella 4.33 Storia sismica di Corinaldo (dall anno 1000 al 2006). Tabella 4.34 Valori del parametro a g per periodi di ritorno T R di riferimento. Tabella 4.35 Sintesi dei dati che caratterizzano ogni sistema urbano del centro storico di Corinaldo (vengono sottolineati gli indicatori il cui valore è un dato indipendente, mentre i restanti sono indicatori derivanti). Tabella 4.36 Matrice di vulnerabilità dell edificato del centro storico di Corinaldo (vengono sottolineati gli indicatori il cui valore è un dato indipendente, mentre i restanti sono indicatori derivanti o ricavabili dalla tabella di sintesi dei dati caratterizzanti il sistema urbano (Tabella 4.35)). Tabella 4.37 Matrice di vulnerabilità dell assetto urbano del centro storico di Corinaldo (vengono sottolineati gli indicatori il cui valore è un dato indipendente, mentre i restanti sono indicatori derivanti o ricavabili dalle matrici precedenti (Tabelle )). Tabella 4.38 Matrice di aggregazione per il centro storico di Corinaldo. Tabella 4.39 Tabella di vulnerabilità dei servizi pubblici del centro storico di Corinaldo (vengono sottolineati gli indicatori il cui valore è un dato indipendente, mentre i restanti sono indicatori derivanti). Tabella 4.40 Tabella di vulnerabilità delle attività economiche per il centro storico di Corinaldo (vengono sottolineati gli indicatori il cui valore è un dato indipendente, mentre i restanti sono indicatori derivanti). Tabella 4.41 Matrice esposizione per il centro storico di Corinaldo (vengono sottolineati gli indicatori il cui valore è un dato indipendente, mentre i restanti sono indicatori derivanti o ricavabili da matrici precedenti). Tabella 4.42 Matrice esposizione per Corinaldo. Tabella 4.43 Matrice valore per il centro storico di Corinaldo (vengono sottolineati gli indicatori il cui valore è un dato indipendente, mentre i restanti sono indicatori derivanti o ricavabili da matrici precedenti). Tabella 4.44 Matrice beni architettonici per il centro storico di Corinaldo. Tabella 4.45 Matrice valore per il centro storico di Corinaldo. Tabella 4.46 Tabella di sintesi dei risultati e valutazione del rischio del centro storico di Corinaldo. Tabella 4.47 Quantificazione del parametro 9 modificato. Tabella 4.48 Quantificazione del parametro 10 modificato. Tabella 4.49 Valori dell indice di vulnerabilità I Vn valutato con la scheda originaria (n.10 parametri) per il centro storico di Corinaldo. Tabella 4.50 Confronto tra i risultati ottenuti per l aggregato n.4. Tabella 4.51 Storia sismica di Camerano (dall anno 1000 al 2006). Tabella 4.52 Valori del parametro a g in funzione del periodo di ritorno T R di riferimento, per il territorio di Camerano. Tabella 4.53 Sintesi dei dati che caratterizzano ogni sistema urbano del centro storico di Camerano (vengono sottolineati gli indicatori il cui valore è xx

21 Tabella 4.54 Tabella 4.55 Tabella 4.56 Tabella 4.57 Tabella 4.58 Tabella 4.59 Tabella 4.60 Tabella 4.61 Tabella 4.62 Tabella 4.63 Tabella 4.64 Tabella 4.65 Tabella 4.66 Tabella 5.1 Tabella 5.2 Tabella 5.3 Tabella 5.4 Tabella 5.5 Tabella 5.6 Tabella 5.7 un dato indipendente, mentre i restanti sono indicatori derivanti). Matrice di vulnerabilità dell edificato del centro storico di Camerano (vengono sottolineati gli indicatori il cui valore è un dato indipendente, mentre i restanti sono indicatori derivanti o ricavabili dalla tabella di sintesi dei dati caratterizzanti il sistema urbano (Tabella 4.53)). Matrice di vulnerabilità dell assetto urbano del centro storico di Camerano (vengono sottolineati gli indicatori il cui valore è un dato indipendente, mentre i restanti sono indicatori derivanti o ricavabili dalle matrici precedenti (Tabelle )). Matrice di aggregazione per il centro storico di Camerano. Tabella di vulnerabilità dei servizi pubblici del centro storico di Camerano (vengono sottolineati gli indicatori il cui valore è un dato indipendente, mentre i restanti sono indicatori derivanti). Tabella di vulnerabilità delle attività economiche per il centro storico di Camerano (vengono sottolineati gli indicatori il cui valore è un dato indipendente, mentre i restanti sono indicatori derivanti). Matrice esposizione per il centro storico di Camerano (vengono sottolineati gli indicatori il cui valore è un dato indipendente, mentre i restanti sono indicatori derivanti o ricavabili da matrici precedenti). Matrice esposizione per Camerano. Matrice valore per il centro storico di Camerano (vengono sottolineati gli indicatori il cui valore è un dato indipendente, mentre i restanti sono indicatori derivanti o ricavabili da matrici precedenti). Matrice beni architettonici per il centro storico di Camerano. Matrice valore per il centro storico di Camerano. Tabella di sintesi dei risultati e valutazione del rischio del centro storico di Camerano. Risultati dell'applicazione della scheda aggregato ai 21 aggregati del centro storico di Camerano; in grassetto gli aggregati che risultano avere la vulnerabilità maggiore. Valori dell Indice di Rischio (indipendenti dalla pericolosità), posti in ordine decrescente, ottenuti con il nuovo criterio di normalizzazione. Matrice di vulnerabilità dell edificato (scenario 2) del centro storico di Senigallia. Matrice di vulnerabilità dell edificato (scenario 2) del centro storico di Loreto. Matrice di vulnerabilità dell edificato (scenario 2) del centro storico di Corinaldo. Matrice di vulnerabilità dell edificato (scenario 2) del centro storico di Camerano. Matrice di vulnerabilità dell assetto urbano (scenario 2) del centro storico di Senigallia. Matrice di vulnerabilità dell assetto urbano (scenario 2) del centro storico di Loreto. Matrice di vulnerabilità dell assetto urbano (scenario 2) del centro xxi

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