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4 A Giorgia (17/08/2004) Incipe, parva et tu, risu cognoscere matrem Il nonno Antonio

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6 INDICE 5 Prefazione 7 Introduzione 7 La vita e le opere di Senofonte, uomo di lettere e di cavalli 11 Senofonte fra passato e futuro 19 Note 21 Scheda biobiblografica 23 L equitazione al tempo di Senofonte 28 Vocabolario essenziale di ippologia senofontea 29 Vocabolario senofonteo dei principali finimenti e aiuti 31 Simone di Atene, Aspetto fisico e scelta dei cavalli Testo greco e traduzione 35 Altri frammenti di Simone di Atene 37 Note 43 Senofonte, Sull equitazione Testo greco e traduzione 115 Note 151 Senofonte, Ipparchico Testo greco e traduzione 207 Note 226 Immagini 247 Bibliografia

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8 PREFAZIONE Ho ritenuto cosa utile e gradita proporre insieme, nello stesso libro, il trattato Sull equitazione e Il comandante di cavalleria (o Ipparchico) di Senofonte. Senofonte commette certamente errori, talvolta anche gravi, specialmente nella descrizione di parti anatomiche e aspetti fisiologici del cavallo, dovuti alle limitate e incerte conoscenze scientifiche del tempo e ad una probabile insufficienza lessicale del vocabolario tecnico della lingua greca. Ma le osservazioni e le indicazioni di natura tecnica, legate alla sua quotidiana e intensa esperienza personale di cavaliere e uomo di cavalli, conservano intatta la loro validità. Esse dunque possono costituire ancora oggi uno strumento di conoscenza per chi ignora tutto del mondo del cavallo e dell equitazione, ma anche un termine di confronto per chi sa o, come capita più di frequente, crede di sapere tutto del cavallo e dell equitazione: per gli uni e per gli altri, i trattati equestri di Senofonte possono rappresentare materia di riflessione e stimolo ad approfondire ulteriormente e utilmente una realtà che può essere considerata settoriale e quindi, per molti versi, secondaria e degna di poca considerazione, ma tuttavia, al di là degli aspetti squisitamente tecnici, essi permettono di gettare uno sguardo curioso su alcuni momenti concreti della vita politica, civile e militare dell uomo greco quotidiano, all'interno di una organizzazione sociale fondamentalmente aristocratica e nobiliare come era quella della Grecia del V e IV secolo a.c. Questo mio lavoro intende contribuire a una migliore conoscenza dell equitazione praticata dai Greci del periodo classico. Il testo greco riprodotto per il trattato Sull equitazione è quello di É. Delebecque, Xénophon. De l art équestre, Paris 1978 ( ); per l Ipparchico quello di É. Delebecque, Xénophon. Le commandant de la cavalerie, Paris 1973 ( ). Per la traduzione del trattato Sull equitazione mi sono servito utilmente dei seguenti libri: Delebecque 1978; J.K. Anderson, Ancient Greek Horsemanship, Berkeley and Los Angeles 1961, ; S. Salomone, Senofonte.Trattato d ippica, Milano 1980 (con tutte le riserve che via via saranno segnalate); E.C. Marchant, Xenophon. Scripta minora, London- Cambridge (Mass.) 1925 (1968); K. Widdra, Xenophon. Reitkunst, Berlin Per la traduzione dell Ipparchico ho utilizzato: Marchant 1925; Delebecque 1973; R. Waterfield-P. Cartledge, Xenophon. Hiero the Tyrant and Other Treatises, London - Cambridge (Mass.) 1997;C. Petrocelli, 5

9 Senofonte.Ipparchico.Manuale per il comandante di cavalleria, Bari 2001 (ferma restando la presa di distanza relativa alla scelta formale e stilistica della sua traduzione). 6

10 INTRODUZIONE La vita e le opere di Senofonte, uomo di lettere e di cavalli Di Simone di Atene, contemporaneo più giovane di Senofonte, si conosce praticamente soltanto un capitolo della sua opera sul cavallo, e la sua biografia è pressoché sconosciuta: sappiamo soltanto che visse nel V secolo a.c. e che compose il suo manuale prima di Senofonte dal quale è nominato più volte. Abbiamo invece abbondanti e dettagliate informazioni sulla vita 1 e l opera di Senofonte, fornite dallo scrittore stesso quasi esclusivamente nell Anabasi, dove rievoca non soltanto le traversie incontrate durante la spedizione in Asia, ma anche alcune sue vicende precedenti e successive. Figlio di Grillo e Diodora, Senofonte nacque ad Atene, nel demo di Erchia, fra il 430 e il 426 a.c.: nell autunno del 401 a.c., al tempo della ritirata dei Diecimila dopo Cunassa, doveva avere meno di trent anni, l età del suo amico Prosseno (Anabasi III 1, 25). Dalla moglie Filesia ebbe due figli, Diodoro e Grillo che cadde poi a Mantinea (362 a.c.). Senofonte morì poco dopo il 354 a.c., forse a Corinto. È tuttavia probabile che nell ultimo periodo della sua vita egli risiedesse stabilmente in Atene, dove era stato richiamato, dopo un lungo esilio 2, negli anni successivi al 370/369 a.c. La vita di Senofonte e la sua esperienza di storico abbracciano dunque uno dei periodi più importanti della storia greca, il periodo che, dalla guerra del Peloponneso ( a.c.) alla guerra sociale ( a.c.), vede la fine dell egemonia ateniese, la nascita e il crollo dell egemonia spartana, l effimera ascesa di Tebe e il suo rapido declino, il delinearsi della nuova potenza macedone nel momento di decadenza della rinnovata lega ateniese. Appartenente alla classe dei cavalieri 3 e dell aristocrazia fondiaria, Senofonte fu, nella sua giovinezza ateniese, discepolo di Socrate, al quale aveva chiesto consiglio (Anabasi III 1, 5-7), nella primavera del 401 a.c., quando l amico Prosseno lo aveva invitato a unirsi alla spedizione di Ciro contro il fratello Artaserse. E dopo aver forse servito nella cavalleria dei Trenta, il che è, in fondo, congruente con la sua origine sociale e con la dichiarazione di simpatia almeno per l iniziale programma dei Trenta (Elleniche II 3, 12), Senofonte decise di scomparire 4 da Atene seguendo Prosseno in Asia (401 a.c.). La partecipazione di Senofonte alla spedizione di Ciro è collegata con la motivazione del suo lungo esilio, che secondo Diogene Laerzio (II 51 e 58-59) e Pausania (V 6, 4) fu giustificato dagli Ateniesi o con l amicizia di Senofonte per Ciro, nemico di Atene nell ultima parte della guerra 7

11 del Peloponneso, o con il suo laconismo, o con tutti e due i motivi; ma è anche la più grande impresa 5 di Senofonte che assunse, all indomani di Cunassa e dell uccisione degli strateghi, la guida dei Diecimila mercenari greci e li ricondusse, attraverso le regioni impervie ed ostili dell Asia Minore, fino a Trapezunte e al Mar Nero (febbraio 400 a.c.) e di là, lungo la costa, fino a Bisanzio e a Pergamo, consegnandoli poi allo spartano Tibrone. Infine, il grande incontro della sua vita: l amicizia col re di Sparta Agesilao, con cui nel 394 a.c. Senofonte rientrò in Grecia e nello stesso anno combatté a Coronea al fianco degli Spartani contro gli Ateniesi: del resto egli non era più cittadino ateniese a causa dell esilio 6. Rientrato nel Peloponneso, ricevette il più gradito dei doni, una specie di seconda patria: una tenuta a Scillunte, in Elide, dove resterà fino al 369 a.c. quando, forse, rientrò definitivamente ad Atene 7. Al periodo dell esilio, cioè fra il 399 (o, per altri, 394) e il 369 a.c., trascorso per lo più a Scillunte, sotto la protezione di Agesilao e di Sparta, appartiene buona parte della produzione letteraria senofontea che comprende opere storico-biografiche (Anabasi, Elleniche, Agesilao), opere eticopedagogiche, tecniche, politico-economiche (Ciropedia, Ierone, Costituzione degli Spartani, Entrate, Sull equitazione, Ipparchico, Cinegetico) e gli scritti socratici (Apologia, Memorabili, Simposio, Economico). Nel corpus senofonteo sono confluiti, oltre al Cinegetico, oggi considerato per lo più non autentico, anche la Costituzione degli Ateniesi e sette Lettere ritenute non autentiche. L Anabasi narra in sette libri la spedizione dei Diecimila mercenari, provenienti da tutte le regioni della Grecia, a fianco di Ciro contro il fratello Artaserse, da Sardi a Cunassa (marzo/settembre 401 a.c.), la ritirata dei superstiti, dopo la morte in battaglia di Ciro e l uccisione dei capi, da Cunassa (presso Babilonia) a Trapezunte sul mar Nero (settembre 401 a.c./primavera 400 a.c.) e, infine, la marcia fino a Pergamo e la consegna dell esercito a Tibrone. L opera è ampiamente autobiografica e sembra destinata a valorizzare l azione di Senofonte. Scritta in terza persona, sotto il nome fittizio di Temistogene di Siracusa, per nascondere l intento polemico e apologetico, questo diario di viaggio e di guerra ha un indubbio valore letterario, con un crescendo descrittivo che raggiunge la massima intensità nei libri II-IV. Dal punto di vista storico l Anabasi è stata spesso sottovalutata e criticata come tendenziosa e scarsamente attendibile, ma recentemente sembra prevalere la tendenza a considerare veritiero il racconto di Senofonte e derivato per lo più da un esperienza autentica e personale, fissata in annotazioni prese durante il viaggio, anche se utilizzate solo dopo parecchi anni. 8

12 Le Elleniche ( Le cose di Grecia ) narrano in sette libri gli avvenimenti della Grecia dall anno 411 a.c. (XXI anno della guerra del Peloponneso), in cui si interrompe l opera di Tucidide (della quale, quindi, le Elleniche costituiscono i Paralipomeni, cioè la continuazione e il completamento) 8, alla battaglia di Mantinea del 362 a.c. Il contenuto dell opera può essere schematizzato così: - I-II 3, 10: fine della guerra del Peloponneso ( a.c.); - II 3, 11-II 4, 43: storia dei Trenta (instaurazione e caduta) e restaurazione della democrazia ( a.c.); - III-V 1, 36: guerra di Sparta contro la Persia (Tissaferne e Farnabazo) in Asia Minore e avvenimenti contemporanei in Grecia; guerra di Corinto, pace di Antalcida ( a.c.); - V 2, 1-VII 5, 27: ascesa e declino della potenza tebana e battaglia di Mantinea ( a.c.). La constatazione delle differenze fra i primi due libri e i successivi (specialmente il III e il IV; mentre nei libri V-VII ritornano certe caratteristiche iniziali), variamente valutate dai moderni, e il problema posto dal rapporto fra Senofonte e Tucidide, sono alla radice della questione 9 tuttora aperta della genesi, della struttura compositiva e della data di composizione delle Elleniche. Pur con innegabili difetti, le Elleniche si rivelano una vera opera storica, sia per i principi metodologici affermati, che non si discostano, sostanzialmente, da quelli di Tucidide, sia per lo sforzo di obbiettività, sia, infine, per la concezione della sua opera come storia della crisi della polis 10. L Agesilao, scritto poco dopo il 360 a.c., anno della morte del re spartano, è un elogio e un panegirico, più che una biografia o un compianto funebre, composto con materiale costituito in gran parte da ricordi personali. Nella prima parte storico-biografica Senofonte narra le vicende di Agesilao dalla sua ascesa al potere dopo la morte di Agide, fino alla sua ultima spedizione, ormai ottantenne, in Egitto contro il re di Persia; nella seconda parte (capp. 3-11) sono esaltate le virtù morali di Agesilao, modello di perfezione. La Ciropedia ( Educazione di Ciro ) tratta in otto libri l educazione e la vita del fondatore dell impero persiano. Romanzo-fiume e libro pseudostorico, l opera concretizza in un personaggio storico-leggendario gli ideali di Senofonte sulla figura del sovrano perfetto e la sua concezione dello stato ideale. Lo Ierone (ovvero Sulla tirannide) si presenta come un dialogo fra il tiranno di Siracusa e il poeta Simonide che soggiornò alla sua corte. In esso 9

13 Senofonte spiega gli aspetti positivi e negativi della tirannide, sia per chi la detiene che per i sudditi, e invita il tiranno a un governo saggio e illuminato. La Costituzione degli Spartani propone un analisi delle istituzioni spartane nelle quali il modello educativo di Licurgo è contrapposto a quello individualistico in uso ad Atene. Le Entrate, scritte nel 355 a.c. (e dunque ultima opera di Senofonte), documentano la situazione politica ed economica ateniese al termine della guerra sociale ( a.c.) e all inizio della terza guerra sacra (356 a.c.; finirà nel 346 a.c. con la pace di Filocrate). Venute meno le entrate (in greco, Poroi) costituite dai tributi delle città alleate, Senofonte, forse aderendo al programma moderato di Eubulo, propone lo sfruttamento maggiore del sottosuolo attico (miniere di marmo e di argento), mediante l impiego di schiavi pubblici, e un incremento dei traffici marittimi mediante agevolazioni concesse a stranieri e meteci. Sull Equitazione, Ipparchico e Cinegetico sono tre manuali o trattati che riflettono l interesse di Senofonte per la formazione dei giovani e per l incremento della cavalleria, attraverso l enunciazione delle norme pratiche relative all allevamento, all addestramento e alla cura dei cavalli, e l elenco dei doveri di un comandante di cavalleria. I Memorabili ( Memorie socratiche ), in quattro libri, tracciano, nella prima parte, un apologia di Socrate; nella seconda parte, molto più lunga (I 3- IV 8), sono riportati detti, dialoghi, aneddoti socratici. Pur nella struttura disorganica dell opera, emerge l intento di scagionare la figura del filosofo, accusato, fra l altro, di corrompere i giovani. L Economico è un dialogo fra Socrate e Critobulo sull amministrazione di una tenuta agricola; durante il dialogo, Socrate riferisce la conversazione avuta con un proprietario terriero ateniese, Iscomaco, un signore di campagna illuminato, sostenendo la preminenza del lavoro agricolo su quello urbano degli artigiani. Il Simposio è un dialogo sulla natura dell amore, come quello omonimo di Platone, ambientato in un banchetto del quale viene offerta una descrizione molto vivace. L Apologia, come quella omonima di Platone, narra il processo e la morte di Socrate. La fortuna 11 di Senofonte fu notevole in tutta l antichità, dalla generazione immediatamente successiva fino all età bizantina. Fu apprezzato dagli Stoici, conosciuto già da Catone, stimato da Cicerone, Cesare, Sallustio. Arriano di Nicomedia (II secolo d.c.) lo imita direttamente, atteggiandosi a 10

14 nuovo Senofonte. Diogene Laerzio (III secolo d.c.) esalta la purezza e la dolcezza della sua lingua e lo definisce musa attica (II 57). Quintiliano (I secolo d.c.) ne loda la naturale piacevolezza (iucunditatem inadfectatam: X 1, 82). Il giudizio dei moderni è stato invece più severo con Senofonte: si è rilevata l inconsistenza del suo pensiero filosofico; si è negata la sua qualità di storico, accusandolo di tendenziosità filospartana, di incoerenza metodologica, di incomprensione dei principali avvenimenti del suo tempo; è stato accusato, come uomo, di partigianeria e di tradimento ( Renegat lo definì il Niebuhr). Certamente Senofonte non fu un filosofo, e se coltivò il ricordo di Socrate 12, lo fece perché sentì in lui un maestro di vita morale, non un pensatore; abituato all azione e dotato di senso pratico, fu però immune dalle ingenuità e dagli utopismi con cui uomini intellettualmente più lucidi, come Platone e Isocrate, intervennero maldestramente nella politica del loro tempo; legato agli ambienti moderati e sinceramente desideroso di una soluzione pacifica delle controversie greche e del conflitto fra Atene e i suoi alleati, non giunse però all equivoco pacifismo di molti suoi contemporanei, e negli ultimi anni della sua vita seppe avanzare, nelle Entrate, una concreta proposta di politica economica, che contemperava il rispetto degli alleati con la dignità della potenza ateniese e la salvaguardia della democrazia. Dal punto di vista storiografico il racconto che egli propone degli avvenimenti greci si rivela sostanzialmente corretto, mai deliberatamente falso, spesso preferibile a quello delle fonti parallele. Dalla sua complessa esperienza militare e politica e dal suo vivo senso religioso e morale nasce una visione della storia della polis in crisi, che fa di lui l ultimo grande storico dell età classica. Dal punto di vista formale ed espressivo, poi, nessuno nega che Senofonte sia stato un letterato di talento: il suo stile riesce sempre piacevole; Cicerone lo definiva melle dulcior ( più dolce del miele ). A Senofonte, inoltre, spetta il merito di aver aperto la strada almeno a due nuovi generi destinati a notevole fortuna nella letteratura ellenistica, l autobiografia (Anabasi) e il romanzo storico-encomiastico (Agesilao e Ciropedia). Senofonte fra passato e futuro 13 Senofonte appare come un personaggio di frontiera tra periodi, ambienti, culture diverse del mondo greco. In queste condizioni, solo una grande personalità di pensatore e di politico avrebbe potuto emergere con tratti nitidi e caratteristiche unitarie. Ma questa è l ultima cosa che si può dire di 11

15 Senofonte; eppure proprio in ciò è non piccola ragione del suo straordinario fascino di scrittore. Non poche sono le cose sicure che si possono dire di lui: 1. che fosse, nella democrazia di Atene, un politico laconizzante, filospartano, innamorato dell aristocrazia oligarchica della città avversaria di Atene; 2. che sia stato un continuatore dell opera storica di Tucidide nelle Elleniche; 3. che abbia avuto una formazione nella cerchia di Socrate; 4. che abbia preso parte alla spedizione dei Diecimila in favore di Ciro il Giovane, il fratello ribelle del re persiano Artaserse II. Tutto il resto è sub iudice, e disegna una personalità tanto più complessa quanto meno definita e definibile. Quanto influenzano il filolaconismo e la visione aristocratica la narrazione delle Elleniche e della stessa Ciropedia. Che rapporto c è tra l esperienza e i ricordi personali di Senofonte e la sua opera storica maggiore. E quale è la genesi, la storia interna, la struttura ideale delle Elleniche. La personalità di Senofonte appare dunque poco definibile nelle sue scelte e nei momenti più decisivi per la costruzione di una personalità, ma proprio perché egli si trova al confine fra epoche, società, culture diverse, la sua testimonianza è delle più interessanti, più straordinarie e affascinanti che si conoscano, e segna il passaggio dalla grande storiografia di metodo, rappresentata da Erodoto e soprattutto da Tucidide, a quella di vaste curiosità che caratterizza l Ellenismo e che rinnova completamente l attitudine del mondo greco verso il mondo esterno. Le Elleniche, l opera maggiore, abbracciano il periodo che va dal 411 (momento cruciale per la storia della democrazia ateniese nel corso della guerra del Peloponneso) al 362 a.c. (battaglia di Mantinea, che conclude il breve periodo dell egemonia tebana, a.c.). Dal punto di vista della successione delle forme e delle vicende politiche greche, il periodo può considerarsi come un centone di esperienze diverse: dalla crisi dell egemonia ateniese, all avvento dell egemonia spartana ( a.c., battaglia di Cnido, o meglio ancora 386 a.c., pace di Antalcida), alla breve egemonia beotica instaurata con la battaglia di Leuttra (371 a.c.), dopo lunghi anni di tensione vissuti dai diversi stati greci. Una personalità così lacerata da suggestioni diverse non poteva che registrare nella maniera più immediata, e senza grandi approfondimenti critici, la successione di egemonie e situazioni politiche diverse nella storia del mondo greco. In un certo senso, il fascino di Senofonte è proprio in questa funzione di rispecchiamento diretto di esperienze molteplici, e quindi di testimonianza del travaglio complessivo della società e della cultura greche nel passaggio dal V al IV secolo a.c. Per questo, tutti gli aspetti problematici che hanno attraversato la discussione critica su Senofonte possono essere valutati adeguatamente, solo se si rinuncia a 12

16 un interpretazione unitaria del personaggio. A metà strada tra l aristocrazia ateniese e quella spartana, Senofonte non si lascia ricondurre ad un filolaconismo assoluto nella sua opera storica. Nell ambito delle Elleniche si è ad esempio voluto distinguere tra una fase spiccatamente filospartana da cui egli partirebbe e che corrisponderebbe ai libri III-V (De Sanctis), o III-IV (Sordi), dei sette che compongono le Elleniche, per poi maturare, forse attraverso i libri VI e VII, in quelli iniziali dell opera (I-II 3, 10) che continuano la narrazione tucididea della guerra del Peloponneso, rappresentando il culmine dell oggettività e dell atteggiamento critico. Ma è proprio l adesione immediata e franca di Senofonte all oggetto della sua narrazione che sconsiglia di ammettere un percorso così tortuoso; e in ogni caso, qualunque sia la cronologia relativa dei libri III-V delle Elleniche e dei libri tucididei (I-II) delle medesime, bisogna sottolineare che anche i libri centrali contengono espressioni critiche nei confronti della politica spartana di egemonia (II 3, 6; III 5, 7-9; IV 8, 12 sgg.; VI 3, 8). La verità è che Senofonte, se eredita da Tucidide l atteggiamento di perplessità e perfino di condanna sugli eccessi dell imperialismo ateniese, registra già come testimone autentico e trasparente il bisogno greco di autonomia, conculcato dall imperialismo ateniese sconfitto nel 404 a.c., e non sufficientemente assecondato dall egemonismo spartano, che pure si era nutrito e rafforzato proprio di richiami alla libertà e all autonomia delle singole città greche, che erano state mortificate da Atene. È forse per questo, oltre che per la frequente sottovalutazione, nel narratore greco, dei momenti formali rispetto alla sostanza dei fatti, che invano noi cerchiamo nelle Elleniche di Senofonte un esplicito cenno alla formale rifondazione della lega navale attica, che veniva solennemente ricostituita nel 377 a.c. (seconda lega navale) esattamente a cento anni di distanza dalla I lega navale ateniese (la cosiddetta lega delioattica, del V secolo), voluta da Aristide e da Temistocle. Nonostante che la lega navale ateniese del IV secolo si rifondasse su principi di eleutheria (libertà) e autonomia, Senofonte sembra riflettere la freddezza, la sfiducia, la fondamentale diffidenza verso una rinnovata e abusata forma di demagogia internazionale: d altronde in questo egli era testimone autentico e trasparente, e insieme buon profeta, perché nell arco della sua vita, che si conclude poco dopo il 354 a.c., egli ebbe modo di assistere anche al momento critico e all avvio della dissoluzione del nuovo egemonismo ateniese, per effetto della ribellione degli alleati di Atene, ancora una volta delusi dalla città egemone (guerra sociale, a.c.). I Poroi (cioè le Entrate o Risorse dello stato ateniese in grave crisi finanziaria) testimoniano appunto i riflessi anche interni, 13

17 per le casse dello stato ateniese, della ribellione e secessione di alleati, come Rodi, Bisanzio e Chio, che vigilavano sui confini del rinnovato impero navale e commerciale di Atene nell Egeo. Ben altro interesse mostra Diodoro (XV 28-30) per il processo di formazione della nuova lega e l installazione del synedrion federale di Atene; vi si avverte l eco di una storiografia nata dalla scuola di Isocrate, l oratore che aveva così insistentemente propagandato il ruolo egemone di Atene, rispetto ad una Grecia strettasi consensualmente intorno alla città. Sul terreno delle idee politiche Senofonte è forse il testimone più diretto e immediato dell impulso irrefrenabile dei Greci all autonomia: dal testo della pace di Antalcida (V 1, 31), in cui Sparta e la Persia garantiscono dell applicazione del principio, fino alle varie puntate critiche nei confronti di Sparta (III 5, 8 sgg.; V 2, 9; V 4, 1; VI 3, 7 sgg.) o alle testimonianze su spinte autonomistiche fatte valere dalle più diverse realtà politiche greche (III 1, 3; 2, 12 e 20; 4, 5 e 25, città ioniche; IV 8, 1 e 14, città e isole greche; III 5, 18 e V 1, 32 sgg., città beotiche; V 1, 36, città beotiche e Corinto; V 2, 8, Fliunte; V 2, 12-19, Acanto; III 2, 23 e VI 5, 2, città elee; VI 5, 5, Tegea; VII 1, 36, Messene; VII 1, 42, città achee). Non troveremo dunque una tormentata analisi delle ragioni o dei pretesti dell imperialismo, ateniese o spartano, o delle istanze e delle teorie politiche della democrazia, come nelle Storie di Tucidide, ma piuttosto un riecheggiamento autentico e immediato di una sofferenza greca che la politica di Atene nel V secolo aveva provocato e che la politica di Sparta dopo la sconfitta della città avversaria non era riuscita a lenire in una maniera persuasiva. Senofonte coglie perciò molto bene il fatto centrale della politica greca dopo la guerra del Peloponneso, il costituirsi di un rapporto speciale tra Atene e Tebe, che un tempo era stata l alleata di Sparta, per contrastare l egemonismo spartano; e quel rapporto speciale conduceva alla guerra di Corinto, dapprima, e poi, attraverso passaggi drammatici, all affermazione di una forma di democrazia a Tebe. Il senso di una realtà in bilico è così immediatamente e drammaticamente trasmesso da Senofonte, che la frase finale delle Elleniche (VII 5, 27) lascia il lettore attonito in mezzo al guado di un assetto politico intragreco non ancora ricostituitosi, nel 354 a.c. circa, su chiare basi, e che infatti troverà una sua definizione e una qualche stabilità solo con la nascita e l affermazione dei grandi stati territoriali, i regni ellenistici, sorti dalla distruzione e conquista dell impero persiano ad opera di Alessandro Magno e delle armate macedoni alla fine del IV secolo a.c. La battaglia di Mantinea avrebbe dovuto segnare il punto conclusivo del confronto tra l emergente egemonia tebana e la sempre insidiosa pretesa egemonica di 14

18 Sparta, che né la battaglia di Cnido (394 a.c.), né le compromissioni sospette della pace di Antalcida (386 a.c.), né la pur durissima disfatta di Leuttra (371 a.c.) avevano ancora totalmente esorcizzato. Ma la morte del generale Epaminonda, pur riuscito vittorioso a Mantinea, vanifica la vittoria tebana, e dopo di essa, come scrive drammaticamente Senofonte, in Grecia vi fu più confusione e disordine di prima. Non si sarebbe potuto più efficacemente di così rispecchiare quel clima di angosciosa incertezza, che Senofonte rivela, nel momento stesso in cui lui, lo storico della semplicità e della chiarezza descrittive, mostra una corda di scrittore drammatico, che anticipa forme e atmosfere della più tarda storiografia ellenistica. Già quello che abbiamo detto sta a indicare quanto significativa sia l esperienza fatta dall autore con la sua partecipazione alla spedizione dei Diecimila nel cuore dell impero persiano. Come Senofonte è a metà strada tra la sua ammirazione per Sparta e l attenzione, propria di qualunque posizione aristocratica, per le esigenze di autonomia delle città e dei popoli greci, così egli è a metà strada tra l Occidente - di cui Sparta è il punto emblematico, nella sua vocazione ugualitaria all interno, libertaria verso l esterno, e di austerità nel costume e nelle pratiche quotidiane - e l Oriente persiano, che Senofonte da capo mercenario attraversa ricavandone una premonizione della fine dell impero, pronto a sfaldarsi, come poi accadrà di fatto nel a.c. sotto i colpi del conquistatore macedone, ma già solcato dalle profonde crepe messe in luce dalla spedizione dei Diecimila mercenari greci settant anni prima. La spedizione, raccontata dallo storico dell Anabasi, pur se drammatica e piena di sofferenze, aveva a sua volta percorso e illuminato un paesaggio di inquietudini e di conflitti, di disponibilità alle defezioni, a tradimenti e congiure, nel quale l opulenza esterna contrastava singolarmente con la debolezza di fondo e la propensione a cedere. Cogliamo qui quella curiosità vitale e quella testimonianza schietta e trasparente, che non si arrovella in profonde riflessioni critiche, ma che, tanto più immediatamente quanto più empiricamente, percepisce e insieme segnala i caratteri fondamentali di una società. È proprio l esperienza della spedizione dei Diecimila che, al di là di quel principio autonomistico che resta sempre e comunque l autentico zoccolo duro della coscienza politica greca, costituisce la premessa per il più significativo contributo di Senofonte alla storia del pensiero politico. La familiarità con la struttura dello stato persiano contribuisce sicuramente a definire in Senofonte un orientamento, o almeno un attenzione speciale, alla forma politica del regno, che si salda in qualche misura con la distanza di Senofonte dalla democrazia e con la stessa sua familiarità con la cultura di una 15

19 città aristocratica come Sparta, che, caso raro nella storia delle città greche, presenta ancora in età classica un governo regale, anche se diarchico e non monarchico. La regalità (basileia) è un tratto che in fondo accomuna Sparta e la Persia, i due poli geografici, politici, culturali dell esperienza biografica di Senofonte. In ogni caso, nella tarda Ciropedia, che è stata giustamente definita un romanzo storico, l immagine della stessa società persiana è rimodellata su quella di Sparta: Senofonte ragiona dello stato retto da Ciro come di una polis, una città aristocratica e a vertice regale; gli stessi omotimi (homotimoi) persiani hanno molto della figura etica degli homoioi spartani. Sarà la riflessione filosofica, anch essa in ultima analisi di matrice socratica, di Platone e di Aristotele, a teorizzare le differenze strutturali tra una basileia cittadina, una monarchia, potremmo dire, costituzionale, fortemente sottoposta alla legge, e una monarchia assoluta come quella persiana. Per questi aspetti, come per altri che potremo rapidamente indicare, Senofonte, pur se, nell immagine tradizionale, appare come storico di minore spessore intellettuale di Tucidide e forse dello stesso Erodoto, attesta tuttavia un epoca di passaggio, dalla società delle libere città a quella delle grandi monarchie ellenistiche, e annuncia varie caratteristiche della storiografia e del pensiero futuri: identifica dunque una fase della cultura storiografica greca piena di futuro. In fondo, è sempre la sua qualità di testimone limpido, schietto e trasparente che ne fa uno scrittore non solo meno partigiano di quel che si potrebbe pensare, ma anche l autore di una scrittura che nella sua fondamentale semplicità presenta alcuni aspetti di narrazione drammatica che non ci sono ancora in Tucidide, e che forse nello stesso Erodoto non hanno lo stesso impatto e la stessa evidenza che assumono in Senofonte, proprio per il confronto inevitabile con una narrazione di tono e di stile complessivamente diversi e più piani. Senofonte è un autore di scene di massa, o che si svolgono con ritmo drammatico in una cornice quasi teatrale, anticipando tratti di storiografia tragica, cioè ricca di emozioni collettive, come ne produrrà, persino con stucchevoli esagerazioni, un filone della storiografia ellenistica (la cosiddetta storiografia tragica). Si pensi alla scena, descritta nelle Elleniche (II 3, 52-56), dell arresto di Teramene, ad opera degli Undici al servizio di Crizia, capo dei Trenta tiranni, trascinato con la forza attraverso l agorà, verso la prigione dove dovrà assumere la letale cicuta, mentre inutilmente protesta la sua innocenza, con penose grida d aiuto non raccolte da nessuno. È una scena da brividi, di un contesto quasi teatrale, di una agorà vuota, dove si compie penosamente il destino politico e umano di Teramene. E altrettanto teatrale - e degno di una storiografia tragica, tanto da spiegare la cautela con cui lo 16 15

20 storico consente a se stesso di parlare di un simile episodio nel serioso contesto di un opera storiografica (II 3, 56) - è il sarcastico brindisi a dispetto che Teramene fa, con i resti del veleno, all indirizzo del tiranno, in un ultimo sussulto di orgoglio e di odio. Si pensi inoltre alla scena, anch essa di grande effetto teatrale, anzi quasi cinematografico, che conclude nell Anabasi (I 7, 21-26) la marcia dei Diecimila, all interno dell impero persiano in direzione del mare, verso la salvezza, la libertà, la patria. La grande massa di uomini in movimento raggiunge la costa presso Trapezunte, sulle rive settentrionali dell Anatolia, ai bordi meridionali del Mar Nero; ma solo i primi della schiera avvertono il mare, e il sentimento di gioia e liberazione esplode nelle ultime file prima ancora che queste riescano a vederlo. Thalatta, thalatta ( Mare, mare! ) è il grido che muove, come una lunga onda, dalle file più addietrate, ancora non in vista dell elemento liquido, a quelle di avanguardia, e come un onda lunga crescono e si propagano l esultanza e il grido che percorrono la massa dei mercenari ormai in salvo. Non è comunque soltanto sotto l aspetto tecnico che Senofonte si presenta come uno scrittore carico di futuro. La Ciropedia rappresenta una riflessione, storica e mitica insieme, sul fondatore dell impero persiano, elevato al rango simbolico di grande saggio, e la prefigurazione di una funzione alta della basileia, che Alessandro e i re ellenistici, qualche decennio dopo, cercheranno di realizzare. Ancora un chiaro segnale della forte disponibilità per l ideale monarchico, che prepotentemente s introduce nel pensiero politico greco del IV secolo, si riflette nel dialogo Ierone, dove Senofonte dà espressione al concetto di dispotismo illuminato. E, in tema di anticipazioni, va ricordato come la storia dell amore oltre la morte di Pantea e Abradata (Ciropedia VII 3, 2-16) prefiguri in parte i romanzi d amore dell età ellenistica e romana (si pensi per es. ai quasi omonimi Antea e Abrocoma nel romanzo del Senofonte efesio, probabilmente appartenente al II secolo d.c.). Dunque, nella tecnica del racconto come nelle idee politiche Senofonte annuncia il futuro; e la vastità della prospettiva, forse resa possibile proprio dalla semplicità stessa della resa, si dimostra attraverso la considerazione di certe sue idee economiche: quelle relative alla gestione dell oikos, cioè dell economia domestica, fondamentalmente agraria, di sussistenza e di conservazione, nel trattato Economico, e quella di stampo più imprenditoriale, speculativo, di tipo capitalistico e bancario, che Senofonte esprime nei Poroi. Da queste immediate registrazioni di forme diverse dell economia reale, quali si constatano in Senofonte, una più profonda elaborazione teorica condurrà un Aristotele alla formulazione delle differenze e dei punti di contatto tra 17 16

21 l oikonomia da un lato e la crematistica dall altro, o più precisamente tra la crematistica economica (con caratteristiche domestiche e di sussistenza) e la crematistica metabletica (volta allo scambio e al profitto) nella visione più alta, complessa e sistematica del filosofo, nel I libro della Politica. E in un passo della Ciropedia (VIII 2, 5-6) appare un idea molto avanzata della diversità delle condizioni della produzione, in relazione alla grandezza delle città, cioè del mercato, e quindi una consapevolezza immediata e significativa del rapporto che intercorre tra domanda e offerta, intendendo quest ultima per una maggiore o minore divisione del lavoro, a seconda della richiesta del mercato (un idea che fa il paio con una analoga convinzione espressa da Senofonte nei Poroi, riguardo al prezzo e pregio delle merci, a seconda della entità della domanda e del suo rapporto con la disponibilità dei beni). E lo stesso Aristotele in più di un punto, negli squarci di carattere storico dei suoi trattati teorici ed eruditi, attingerà alle rappresentazioni vive e articolate di Senofonte, come di altri predecessori appartenenti al campo di una più specifica storiografia. Senofonte dunque è grande scrittore, sollecitato e attirato da forme ed esperienze politiche diverse, da società diverse, da forme di scrittura fra loro diverse; e in ciò anticipa sviluppi significativi nel campo politico, storiografico, storico dei tempi a venire

22 NOTE 1 Per tutti i problemi relativi alla biografia di Senofonte, cfr. Canfora (a cura di), Erodoto, Tucidide, Senofonte. Letture critiche, Milano 1975, dove le notizie relative alla vita dello scrittore vengono analizzate accuratamente quasi anno per anno. 2 Sulla condanna all esilio, cfr. Canfora 1975, per il quale l esilio fu comminato a Senofonte nel 399 a.c., come conseguenza della sua partecipazione alla spedizione di Ciro, protettore di Sparta, e non dopo il 394 a.c. in conseguenza della partecipazione di Senofonte alla battaglia di Coronea (394 a.c.) dalla parte peloponnesiaca, contro Atene: la condanna gli fu inflitta quando era in Asia, e Senofonte ne ebbe notizia fra il gennaio e il febbraio del 399 a.c.; cfr. anche L. Canfora, Storie di oligarchi, Palermo 1983, dove la condanna all esilio viene addirittura anticipata: Senofonte aveva lasciato Atene nel 401 a.c. poiché coinvolto in un processo. E poiché l esilio è la condanna caratteristica per i reati di sangue, non è difficile immaginare che si trattasse di qualcosa che era accaduto appunto quando Senofonte combatteva la guerra civile dalla parte dei Trenta. 3 Senofonte prestò servizio militare nella cavalleria ateniese nel 409 a.c. durante la guerra in Ionia, e allo scadere del servizio annuale, nel 408 a.c., tornò ad Atene (cfr. Canfora 1975, 167). Ebbe probabilmente, insieme con un certo Lisimaco, il comando della cavalleria, prima sotto il truce regime dei Trenta e poi sotto i cosiddetti dieci, la magistratura straordinaria subentrata al ritiro dei Trenta ad Eleusi; del resto la cavalleria fu l arma che i Trenta vollero maggiormente compromettere, forse per l origine sociale dei suoi componenti, anche se Senofonte, quando narra le vicende della guerra civile durante il governo oligarchico dei Trenta, non fa mai il proprio nome: e lo si può capire, perché certo non era piacevole ricordare di aver militato con i Trenta, e magari anche con incarichi di rilievo quale il comando della cavalleria (cfr. Canfora 1983, 59-63). 4 Cfr. Canfora 1983, 66-9: Senofonte si eclissa. 5 La grande avventura in Asia è l occasione inattesa della vita di Senofonte, l akme di cui è ansioso di parlare, e per narrarla inventa un nuovo genere: il diario di guerra; in esso la campagna militare è raccontata con toni da epopea, e la battaglia di Cunassa è descritta come uno scontro di dimensioni ciclopiche per le masse degli uomini impegnati e la lunghezza del fronte: cfr. Canfora 1983, 70-1; vedi anche Canfora 1975, Cfr. Canfora 1983, 71 che esclude per l esilio la data del 394 a.c. e come motivo la partecipazione alla battaglia di Coronea dalla parte di Sparta; vedi anche Canfora 1975, 168 e supra nota 2. 7 Secondo Canfora 1975, 170 dopo la revoca dell esilio non sembra che abbia ripreso dimora in Atene ; e negli ultimi anni visse a Corinto, dove morì vecchissimo (Canfora 1983, 73). 8 Cfr. L. Canfora, Tucidide continuato, Padova Senofonte si riallaccia, ex abrupto, al testo interrotto di Tucidide e continua con forme stilistiche e impianto metodologico di tipo tucidideo fino a II 3, 10 cioè sino alla vittoria di Lisandro, alla distruzione delle Lunghe Mura e all instaurazione dei Trenta. Anche Teopompo continuò Tucidide con le sue Elleniche narrando il periodo a.c. (Diodoro XII 42, 5). 9 Le posizioni degli studiosi in proposito sono molteplici e spesso discordanti fra loro. Per un sintetico rendiconto delle più importanti teorie, vedi almeno D. Musti, Storia greca, Roma- Bari 19976, e A. Garzya, Storia della letteratura greca, Torino 1974, Cfr. M. Sordi, Senofonte, in Dizionario degli scrittori greci e latini, diretto da F. Della Corte, Milano 1987,

23 11 Cfr. Sordi 1987, Anche i suoi scritti socratici, confrontati con la produzione platonica, sono stati giudicati negativamente da molti dei moderni che hanno pronunciato pesanti giudizi sulla sua intelligenza e sulla sua personalità; ma, superando il confronto con Platone, alcuni studi recenti tendono a rivalutare la testimonianza di Senofonte su alcuni aspetti del pensiero socratico: cfr. Sordi 1987, D.Musti, Introduzione, in Senofonte. Elleniche. Anabasi, a cura di U. Bultrighini, M. Mari, Roma 1997,

24 Scheda biobibliografica Tra il 430 e il 425 a.c. (o 440 a.c.) Senofonte, figlio di Grillo, nasce nel demo attico di Erchia, lo stesso di Isocrate; la famiglia apparteneva probabilmente al ceto dei cavalieri e possidenti terrieri. 409 a.c. Partecipa (secondo Schwartz) alla campagna di Trasillo in Asia Minore. 404 a.c. ca. Sotto i Trenta Tiranni milita forse come cavaliere nella lotta contro Trasibulo. All ultimo decennio del V secolo a.c. risale il suo incontro con Socrate, di cui diventa discepolo per circa tre anni, senza tuttavia poi far tesoro delle riserve espresse dal filosofo a proposito della partenza per la spedizione in Asia al seguito di Ciro. 401 a.c. Nella primavera, su invito del tebano Prosseno, legato a lui da un rapporto di xenia, si aggrega alla spedizione dei Diecimila al seguito di Ciro il Giovane contro Artaserse II. Dopo la battaglia di Cunassa (settembre), la morte di Ciro e l uccisione a tradimento dei comandanti greci, viene designato stratego e sostituisce Prosseno, guidando insieme ad altri la famosa ritirata dei Diecimila verso la costa del Mar Nero. 399 a.c. Nella primavera, consegna i resti delle truppe allo stratego spartano Tibrone. Tra il 399 e il 396 a.c. rimane probabilmente in Asia, al seguito di Tibrone e del suo successore Dercillida. Tra il 399 e il 387 a.c. sposa Filesia, che gli dà due figli, Grillo e Diodoro, educati poi a Sparta e soprannominati Dioscuri. 396 a.c. È al seguito del re spartano Agesilao nella campagna micrasiatica. 395 a.c. Erippida succede a Senofonte nel comando dei Cirei superstiti. 394 a.c. Torna in Grecia con Agesilao e nella battaglia di Coronea è schierato tra i nemici di Atene. Ne segue (allora, oppure già nel 401 o nel 399 a.c.) la condanna all esilio e la confisca dei beni. A questo periodo appartiene l Apologia di Socrate. Tra il 393 e il 390 a.c. (o agli inizi degli anni 80) ottiene dagli Spartani un possedimento terriero a Scillunte in Trifilia, indipendente da Elide dal 399/8 a.c. Dopo il 390 scrive i Memorabili. Nel corso degli anni 80 o poco dopo il 379 scrive e pubblica l Anabasi. A Scillunte trascorrerà oltre un ventennio, durante il quale comporrà la maggior parte delle sue opere. 371 a.c. In seguito alla sconfitta spartana di Leuttra, Senofonte è costretto ad abbandonare Scillunte, riconquistata dagli Elei; la sua famiglia 21 20

25 ripara in un primo tempo a Lepreo, poi di qui, insieme allo stesso Senofonte, a Corinto. Intorno a questa data scrive la Costituzione degli Spartani. Tra il 375 e il 367 a.c., dopo il riavvicinamento tra Atene e Sparta, probabilmente nel 368/7 a.c., ottiene la revoca dell esilio, e tuttavia non sembra essere più tornato in patria. Manda comunque i figli a militare nella cavalleria ateniese. Tra il 369 e il 357 a.c. scrive lo Ierone. A partire dagli anni 60 sarebbero da datare gli altri scritti socratici (Simposio, Economico). Tra il 366 e il 362 a.c. scrive l Ipparchico e Sull equitazione. 362 a.c. Il figlio Grillo muore nei preliminari della battaglia di Mantinea. Anche per compiacere Senofonte, vengono composti vari encomî, tra cui uno da Isocrate. Dopo il 362 a.c. scrive la Ciropedia. 360 a.c. Scrive l Agesilao. 355 a.c. Scrive i Poroi. 354 a.c. Muore, forse a Corinto, circa settantenne

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