ancora oggi in questa zona, all'interno della macchia mediterranea. I resti di tartaruga si trovano, anche se in bassa quantità, in molti siti
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- Giordano Capone
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1 I RESTI FAUNISTICI Il campione faunistico proveniente dagli scavi del comprende 1996 frammenti di ossa di animali, dei quali è stato possibile identificarne soltanto 594, corrispondenti al 30% circa del totale. Trattandosi quindi di un campione piuttosto piccolo, e per questo motivo poco rappresentativo, è stato ritenuto opportuno effettuarne solamente uno studio preliminare, limitato alla sola analisi dei dati quantitativi, riservandosi di studiarlo in modo approfondito in futuro, unitamente ai materiali delle successive campagne di scavo. I reperti provengono dalle aree 2000 (area di produzione del rame), 3000, 4000, 5000, 5500, 8000 (corrispondenti alle abitazioni del borgo), 6000 (area signorile) e 9000 (area di produzione del ferro), e corrispondono cronologicamente all'intervallo di tempo compreso fra il X ed il XV secolo. All'interno di ogni area di scavo i reperti identificabili sono però estremamente scarsi (tabelle 1-8), suddivisi in intervalli cronologici che si ricoprono parzialmente fra loro, ed inoltre in parte inquinati da materiali estranei (area 6000). Tutto questo impedisce, almeno per il momento, di studiare il sito mantenendo separati i dati relativi a ciascuna delle diverse aree, al fine di mettere in luce eventuali variazioni laterali nella composizione delle associazioni faunistiche, cioè, in definitiva, essendo il campione costituito in massima parte da resti di pasto, differenze nel tipo di alimentazione, legate al diverso status degli abitanti delle varie zone dell'insediamento. Sommando i dati relativi alle diverse aree di scavo e raggruppandoli in intervalli cronologici più ampi, escludendo dal computo i materiali provenienti dalle unità stratigrafiche inquinate dell'area 6000 (tabella 9) si ottengono campioni, che, anche se numericamente più abbondanti, sono ancora piuttosto piccoli e forse poco rappresentativi. I reperti osteologici sono stati in questo modo in parte riuniti in due fasi ben distinte, corrispondenti al X-XIII ed al XIV-XV secc., ed in parte, quando la datazione delle unità stratigrafiche di provenienza non era riferita ad un ristretto intervallo di tempo, indicati come appartenenti [137] genericamente all'xi-xiv secolo. Questi ultimi materiali non sono stati considerati nell'analisi quantitativa dei dati, in quanto riferiti ad un intervallo di tempo che si sovrappone parzialmente agli altri datati con maggior precisione. Il materiale esaminato è costituito in massima parte da resti di pasto e rifiuti di cucina (come indicato dalla sua alta frammentarietà e dalla frequenza di tracce di macellazione), ad eccezione di pochissimi resti (in totale 5) appartenenti ad animali non usati per l'alimentazione, e finiti quindi in modo casuale all'interno dei depositi: il ratto comune Rattus alexandrinus (XI-XIV secc.), parassita delle abitazioni, il gatto ed il cane, usati come animali da compagnia, la volpe, forse penetrata nell'abitato alla ricerca di cibo, ed un piccolo carnivoro, non determinabile a livello specifico, la martora o la faina (Martes sp.), i cui resti scheletrici non possono essere distinti fra loro (XIV-XV secc.). I molluschi sono rappresentati soprattutto da specie commestibili, sia marine che terrestri. Fra le prime sono state riconosciute sia forme che vivono infossate nei fondi fangosi (Cardidae Glycymeridae) sia altre (Patellidae) che vivono attaccate agli scogli, a testimonianza quindi di una raccolta di molluschi in almeno due zone costiere diverse. Molte conchiglie di Glycymeridae si presentano fortemente erose ed arrotondate, spesso con umbone forato, ad indicare forse la raccolta di esemplari morti, spiaggiati, usati non per l'alimentazione ma a scopo ornamentale, come pendenti di collane. I molluschi terrestri, presenti solo nel XIV-XV secc., comprendono sia forme commestibili, quali la comune chiocciola terrestre Eobania vermiculata, sia specie non usate nell'alimentazione (Rumina decollata, Pomatias elegans). I pesci sono rarissimi, essendo stati rinvenuti soltanto 5 corpi vertebrali (XIV-XV secc.) appartenenti ad un unico esemplare della famiglia Sparidae, molto probabilmente alla specie commestibile Lithognathus mormyrus o mormora, che solitamente vive su fondi sabbiosi a m di profondità. I rettili sono rappresentati soltanto da frammenti di carapace di tartaruga terrestre, che vive
2 ancora oggi in questa zona, all'interno della macchia mediterranea. I resti di tartaruga si trovano, anche se in bassa quantità, in molti siti medievali, e fanno pensare ad un consumo, anche se occasionale, abbastanza generalizzato di questi rettili durante il periodo medievale. Il rinvenimento di elementi disarticolati del guscio sembrerebbe indicare addirittura lo smembramento del carapace per la preparazione della zuppa di tartaruga (BECK-BOSSARD, 1981). Almeno una parte dei resti potrebbe [138] inoltre provenire da soggetti tenuti in cattività all'inteno di spazi coltivati per l'eliminazione di insetti, lumache e chiocciole, di cui la tartaruga terrestre si nutre. L'avifauna comprende specie di importanza alimentare soprattutto domestiche, fra le quali la più abbondante è il pollo, che nel X-XIII secc. costituisce la totalità dei resti di uccelli, e rappresenta la specie più abbondante nel XIV-XV. Sono stati inoltre rinvenuti nel XIV-XV secc. pochi resti di piccione domestico, di oca e di stomo, che costituisce l'unica specie selvatica oggetto di caccia. I mammiferi selvatici sono presenti in bassa quantità: sono stati identificati la lepre (usata certamente nell'alimentazione), il cervo ed il capriolo, ai quali deve probabilmente essere aggiunto il cinghiale, i cui resti scheletrici, specie se molto frammentari, non possono essere separati da quelli del maiale domestico. I resti dei cervidi non mostrano tracce di macellazione, ed inoltre sono per lo più costituiti da elementi scheletrici (denti, mandibole, corna, falangi, ossa del carpo e del tarso) che non portano molta carne, per cui è possibile che non rappresentino un consumo alimentare, ma scarti della preparazione e conciatura delle pelli di questi animali. Le specie più frequenti, il cui uso nell'alimentazione è attestato dalle frequenti tracce di macellazione presenti sulle ossa, sono i suini, gli ovicaprini ed i bovini, i cui resti, considerati insieme, costituiscono il 75% del totale nel X-XIII secc. ed il 64% nel XIV-XV. I reperti che consentono la determinazione dell'età di morte di questi animali sono molto scarsi, per cui sembra inopportuno, allo stato attuale dell'indagine archeozoologica, tentare di ricostruire i modelli di macellazione dei mammiferi domestici. I suini rappresentano la specie numericamente più abbondante: i loro resti sono pari a circa la metà dei reperti identificabili nel X-XIII secc., ed a circa 1/3 nel XIV-XV. Gli ovicaprini, che sono la specie più frequente dopo i suini, costituiscono il 17,6% dei resti nel X-XIII secc., ed il 26,8% nel XIV-XV. Comprendono sia le pecore che le capre, in proporzioni praticamente equivalenti (molti resti di ovicaprini a causa della loro frammentarietà non sono però attribuibili all'uno o all'altro genere). I bovini, numericamente molto più scarsi, arrivano all'11% circa del totale dei reperti nel X- XIII secc., e all'8% nel XIV-XV. Gli equini sono rappresentati da un solo resto sia nel X-XIII che nel XIV-XV secc. Il reperto più antico riveste particolare interesse, essendo costituito da un cranio intero intenzionalmente interrato in corrispondenza [139] della soglia di un'abitazione del borgo (U.S XIII sec.). Nel XIV-XV secc. è stato invece rinvenuto un reperto (un premolare di latte non spuntato) che non permette di stabilire se gli equini fossero o meno usati anche nell'alimentazione. In base a questi dati è possibile trarre alcune conclusioni circa il quadro dell'alimentazione, dal punto di vista del consumo della carne. Il ruolo delle specie selvatiche, e quindi della caccia, sembra essere stato del tutto trascurabile. La caccia era rivolta sia verso gli uccelli (storno) sia verso i mammiferi (lepre, cervo, capriolo) e forse anche verso i rettili (tartaruga terrestre). Tutte queste specie, considerate insieme, costituiscono il 12,5% dei resti nel X-XIII secc., e l'11,1% nel XIV-XV, per cui, anche ipotizzando che siano state tutte usate nell'alimentazione, il loro apporto in carne doveva risultare del tutto marginale. Considerazioni analoghe valgono probabilmente anche per la pesca e per la raccolta dei molluschi (la cui particolare frequenza nel XIV-XV secc. non deve infatti essere sopravvalutata, in quanto probabilmente parte di essi non è stata usata per l'alimentazione), in analogia a quanto si osserva in tutti i siti medievali, ma in contrasto con le fonti documentarie che indicano invece per il periodo medievale un elevato consumo di pesce, in sostituzione della carne al venerdì e nei giorni
3 di vigilia, ed è forse una conseguenza della fragilità e delle piccole dimensioni dei resti di pesce, che hanno una minore probabilità di conservazione e di raccolta rispetto alle ossa dei mammiferi e degli uccelli, in genere più grandi e più robuste. Le specie che rivestono maggior rilevanza nell'alimentazione erano i suini, gli ovicaprini ed i bovini, la cui importanza è valutabile in modo migliore esprimendosi in termini di quantità di carne da essi fornita (tabella 10), che non in termini di numero di frammenti. L'alimentazione sembra così essersi basata prevalentemente sulla carne bovina, la cui importanza appare costante per l'intero periodo medievale (46-48%). I suini appaiono più importanti nel X-XIII secc., nel quale forniscono il 43% della carne, e sembrano diminuire nel XIV-XV secc. (34,6%), a vantaggio degli ovicaprini, la cui carne, in questo intervallo di tempo, registra un valore doppio (18,6%) rispetto al X-XIII secc. (9,10%). Gli uccelli sembrano invece aver rivestito un'importanza trascurabile nella alimentazione, almeno per quanto riguarda il consumo della loro carne, costituendo infatti lo 0,07% del totale nel X-XIII secc., e lo 0,1% nel XIV-XV. [140] La fauna della Rocca di San Silvestro può essere confrontata con quelle provenienti da altri due insediamenti medievali della Maremma: Grosseto (TOZZI, 1981) e Scarlino (TOZZI, 1981); BEDINI-TOZZI, in preparazione). Le associazioni faunistiche della Rocca di San Silvestro e di Scarlino mostrano una composizione, che, a parte i diversi valori numerici registrati dalle diverse specie, è fondamentalmente simile sia per il X-XIII secc. che per il XIV-XV: i suini rappresentano la specie più frequente (tabelle 11 e 12) e sono seguiti, nell'ordine, dagli ovicaprini e dai bovini. In entrambi i contesti i suini, numericamente più abbondanti a Scarlino, tendono a ridursi passando dal X-XIII al XIV-XV secc., a vantaggio dei bovini e soprattutto degli ovicaprini. In termini di quantità di carne (tabelle 13 e 14) si osserva che a Scarlino i suini costituiscono, per tutto il periodo medievale, la specie più importante (oltre il 50% del totale della carne), mentre a San Silvestro sono sempre superati dai bovini, che danno poco meno di metà del totale della carne. Gli ovicaprini, anche se in entrambi i contesti registrano un aumento passando dal X-XIII al XIV-XV secc, danno un apporto in carne molto minore di quello delle altre due specie, mentre gli uccelli sembrano aver avuto sempre un'importanza molto irrilevante nell'alimentazione. La fauna di S. Silvestro mostra invece una minore corrispondenza con quella della Fortezza di Grosseto (tabelle 11 e 12), ma questo sembra almeno in parte dovuto all'elevato numero di resti di uccelli e tartaruga contenuto in quest'ultima. Si riscontra inoltre che a Grosseto i suini sono molto ridotti rispetto a San Silvestro, mentre gli ovicaprini sono più frequenti in quest'ultimo sito, e i bovini sono presenti in quantità pressoché uguali in entrambi i contesti. Considerando invece le percentuali in carne (tabelle 13 e 14) si osserva che i bovini rappresentano, anche se con valori numerici diversi, la specie più abbondante nel X-XIII secc. dei due siti, e sono seguiti dai suini (in quantità di poco minore) e dagli ovicaprini a San Silvestro, e dagli equini e dagli ovicaprini a Grosseto, dove la carne dei suini è ridotta al 6,6% del totale. I due insediamenti presentano minori differenze nel XIV-XV secc., in quanto a Grosseto aumenta considerevolmente l'importanza della carne dei suini e degli ovicaprini, a danno di quella dei bovini, che si riduce circa a metà, e degli equini, che scompaiono totalmente. [141] ELENA BEDINI * Cooperativa Etnoantropologica e Paletnologica Anthropos - Pisa.
4 Tab. 1 Area 2000 : numero di frammenti identificabili. XIII-XIV secc. MOLLUSCHI 2 RETTILI 4 UCCELLI 4 SUINI 19 OVICAPRINI 8 CAPRIOLO 1 CERVO 5 BOVINI 1 Tot. Dterm. 44 Tot. Non dterm. 99 TOTALE 143 Tab. 2 Area 3000: numero di frammenti identificabili. XIV-XV secc. MOLLUSCHI 7 RETTILI 1 UCCELLI 2 GATTO 1 SUINI 2 OVICAPRINI 4 Tot. Determ. 17 Tot. Non determ. 54
5 Tab. 3 Area 4000: numero di frammenti identificabili. XI-XIII secc. MOLLUSCHI 2 1 RETTILI 1 7 SUINI 29 OVICAPRINI 10 CAPRIOLO 1 CERVO 6 BOVINI 8 Tot. Determ Tot.Non determ TOTALE XIV-XV secc. Tab. 4 Area 5000: numero di frammenti identificabili. [142] XIII-XIsecc. XIV -XV secc. MOLLUSCHI 1 1 UCCELLI 1 SUINI 2 1 OVICAPRINI 4 Tot. Determ. 8 2 Tot. Non determ TOTALE 25 17
6 Tab. 5 Area 5500: numero di frammenti identificabili. XIII sec. MOLLUSCHI 9 RETTILI 6 UCCELLI 4 VOLPE 2 SUINI 32 OVICAPRINI 3 12 CERVO 1 BOVINI 1 19 EQUINI 1 1 Tot. Determ Tot.Non determ TOTALE XIV-XV secc.
7 Tab. 6 Area 6000: numero di frammenti identificabili. [143] X-XIII secc. XIV-XV secc. XV+mat. med. MOLLUSCHI RETTILI 3 1 UCCELLI TASSO 1 SUINI OVICAPRINI CERVO 2 2 BOVINI 2 2 Tot. Determ Tot. Non determ TOTALE moderno+mat. med.
8 Tab. 7 Area 8000: numero di frammenti identificabili. XI-XIII secc. XII-XIV secc. MOLLUSCHI 1 11 PESCI 3 RETTILI 2 3 UCCELLI 9 22 LEPRE 1 1 MARTES SP. 1 CANE 1 SUINI OVICAPRINI 7 43 CERVO 33 BOVINI EQUINI Tot. Determ Tot. Non determ TOTALE XIV-XV secc.
9 Tab. 8 Area 9000: numero di frammenti identificabili. [144] Ante1130 MOLLUSCHI 3 RETTILI 14 UCCELLI 1 RATTO 1 LEPRE 1 VOLPE 1 SUINI 6 20 OVICAPRINI 14 BOVINI 3 7 Tot. Determ Tot.Non determ TOTALE prima metà XIV sec.
10 Tab. 9 Numero e percentuale dei frammenti identificabili delle specie provenienti dagli scavi del della Rocca San Silvestro. XI-XIII secc. XI-XIV secc. XIV-XV secc. MOLLUSCHI 3 2,5 6 5, ,9 PESCI 5 1,8 RETTILI 7 5, ,5 20 7,2 UCCELLI 9 7,5 6 5, ,2 RATTO 1 0,9 LEPRE 1 0,8 1 0,9 1 0,3 GATTO 1 0,3 MARTES SP. 1 0,3 VOLPE 1 0,9 2 0,7 CANI 1 0,3 SUINI 58 48, , ,3 OVICAPRINI 21 17, , ,8 CAPRIOLO 1 0,8 1 0,9 CERVO ,9 6 2,2 BOVINI 13 10, , EQUINI 1 0,8 1 0,3 Tot. Determ , Tot.Non deter , TOTALE
11 Tab. 10 Quantità di carne fornita delle specie più importanti nell'alimentazione, ottenuta moltiplicando il valore percentuale del numero dei frammenti di ciascuna di esse (assumendo la loro somma come 100%) per un valore numerico corrispondente al peso della carne commestibile ipotizzata per un undividuo di ogni specie (pollame 0,5 Kg, suini 46 Kg, ovicaprini 27 Kg, bovini 227 Kg). X-XIII secc. XIV-XV secc. carne % fr. carne % carne % fr. carne % carne UCCELLI 0,5 8,9 4,4 0,07 14,9 7,4 0,1 SUINI 46 57,4 2640, ,9 1789,4 34,6 OVICAPRINI 27 20,8 561,6 9,1 35,6 961,2 18,6 BOVINI ,9 2928,3 47,7 10,6 2406,2 46,6
12 Tab. 11 Confronto fra le faune di Rocca San Silvestro, scarlino e Grosseto (X-XIII secc.) in base al numero dei frammenti identificabili. S. Silvestro X-XIII Scarlino X-XIII Grosseto XI-XIII MOLLUSCHI 3 2,5 20 2,3 2 1,5 PESCI 10 1,2 1 0,7 RETTILI 7 5,9 12 1, ,7 UCCELLI 9 7,5 41 4, ,9 LEPRE 1 0,8 ISTRICE 1 0,1 CANE 2 0,2 2 1,5 SUINI 51 48, ,8 10 7,4 OVICAPRINI 21 17, ,9 CAPRIOLO 11 0,8 12 1,4 CERVO ,2 BOVINI 13 10,9 44 5, ,5 EQUINI 10 1,2 5 3,7 TOTALE
13 Tab. 12 Confronto fra le faune di Rocca San Silvestro, Scarlino e Grosseto (XIV-XV secc.) in base al numero di frammenti identificabili. [146] S. Silvestro XIV-XV Scarlino XIV-XV Grosseto XIV MOLLUSCHI 30 10,9 33 3,6 6 3,5 PESCI 5 1,8 2 0,2 1 0,6 RETTILI 20 7,2 5 0,5 3 1,7 UCCELLI 31 11,2 75 8, ,7 RICCIO 1 0,1 LEPRE 1 0,3 8 0,9 ISTRICE 2 0,2 GATTO 1 0,3 1 0,1 MARTES SP. 1 0,3 CANE 1 0,3 1 0,1 VOLPE 2 0,7 1 0,6 SUINI 81 29, , ,2 OVICAPRINI 74 26, , ,3 CAPRIOLO 5 0,5 CERVO 6 2,2 19 2,1 2 1,2 BOVINI ,1 EQUINI 1 0,3 15 1,6 TOTALE
14 Tab. 13 Confronto fra le faune di Rocca San Silvestro, Scarlino, e Grosseto (X-XIII secc.) in base alla carne fornita dalle specie più importanti nell'alimentazione. S. Silvestro X-XIII Scarlino X-XIII Grosseto XI-XIII UCCELLI 8,9 0,07 5,3 0,05 31,6 0,2 SUINI 57, , ,2 6,6 OVICAPRINI 20,8 9,1 14,2 7,2 31,6 12,1 BOVINI 12,9 47,7 5,7 24,5 21,4 68,8 EQUINI 1,3 4,2 5,1 12,3 Tab Confronto fra le faune di Rocca San Silvestro, Scarlino, e Grosseto (XIV-XV secc.) in base alla carne fornita dalle specie più importanti nell'alimentazione. S. Silvestro XIV-XV Scarlino XIV-XV Grosseto XIV UCCELLI 14,9 0,1 9,1 0,09 35,4 0,6 SUINI 38,9 34,6 61,4 54,5 16,4 25,6 OVICAPRINI 35,6 18,6 21, ,7 40 BOVINI 10,6 46,6 6,5 28,4 4,4 33,8 EQUINI 1,8 5,9
15 Bibliografia G. BARKER, 1973, The economy of medieval Tuscania: the archaeological evidence, Papers of the British School at Rome, XLI, pp G. BARKER, 1976, Alimentazione della guarnigione di stanza sul Monte Ingino, Gubbio, Archeologia Medievale, III, pp G. BARKER, 1978, La fauna (della Rocca posteriore di Gubbio), Archeologia Medievale, V, pp G. BARKER, 1980, Stork keeping at D85, in R. HODGES, G. BARKER, K. WADE, Exavations at D85 (Santa Maria in Cività): an early medieval hilltop settlement in Molise, pp , Papers of the British school at Rome, XLVIII, pp G. BARKER, A. WHEELER, 1978, Informazioni sull'economia medievale e postmedievale di Pavia: le ossa dello scavo, in B. WARD PERKINS, H. BLAKE, S. NEPOTI, L. CASTELLETTI, G. BARKER, A. WHEELER, T. MANNONI, Scavi nella Torre Civica di Pavia, pp , Archeologia Medievale, V, pp R. BARONE, 1980, Anatomia comparata dei Mammiferi domestici. Vol. I: osteologia; Vol. III: Splancnologia, Bologna. [147] C BECK-BOSSARD, 1981, L'alimentazione in un villaggio siciliano del XIV secolo, sulla scorta delle fonti archeologiche, Archeologia Medievale, VIII, pp E. BEDINI, C. TOZZI, 1985, I reperti faunistici, in Archeologia urbana a Roma: il progetto della Crypta Balbi 3. Il giardino del Conservatorio di S.Caterina della Rosa, Firenze, pp M. BIASOTTI, P. ISETTI, 1981, L'alimentazione dall'osteologia animale in Liguria, Archeologia Medievale, VIII, pp J. BOESSNECK, H.H. MULLER, M. TEICHERT, 1963, osteologische Unterschiedungs-merkmale zwischen Schaf (Ovis aries Linnè) und Ziege (Capra hircus Linnè), Kuhn Archiv. Arb. aus. d. Landw. der Martin Luther Univ., 78, 1/2, pp J. CARTLEDGE, 1978, Le ossa animali dell'area Sud del Chiostro di San Silvestro a Genova, Archeologia Medievale, V, pp J. CHALINE, H. BAUDVIN, D. JAMMOT, M.C. SAINT GIRONS, 1974, Les projes des Rapaces. Petits Mammiferes et leur environnement, Paris. G. CLARK, 1984, La fauna, in F. CAMERON, G. CLARK, R. JACKSON, T. LEIGHTON, S. PHILPOT, T. POTTER, J. SHEPHERD, M. STONE, D. WHITEHOUSE, Il castello di Ponte Nepesino e il confine settentrionale del Ducato di Roma, pp , Archeologia Medievale, IX, pp G. CLARK, 1986, Animal bones, in G. BARKER, G. CLARK, M. P. MOSCETTA, H. PATTERSON, P. PERKINS, S. WALTON, Excavations at Tortoreto (TE) in Abruzzo, 1981, pp , Archeologia Medievale, XNI, pp
16 M. GINATEMPO, 1984, Per la storia degli ecosistemi e dell'alimentazione medievali: recenti studi di archeozoologia in Italia, Archeologia Medievale, XI, pp M. MONTANARI, 1979, L'alimentazione contadina nell'alto Medioevo, Napoli. M. MONTANARI, 1984, Campagne medievali, Torino. R. PETERSON, G. MOUNTFORT, P.A.D. HOLLOM,1983, Guida degli Uccelli d'europa, Padova. C. TOZZI, 1981, L'alimentazione nella Maremma medievale: due esempi di scavi, Archeologia Medievale, VIII, pp [148]
III. I VETRI. BAUMGARTNER, KRUEGER 1988, p
III. I VETRI Nelle stratigrafie di metà VII-XV secolo del castello di Montarrenti sono stati rinvenuti 74 frammenti vitrei *. Tra le forme riconsciute compaiono tre bicchieri con parete liscia, uno con
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