Europa. Asia. Nord America. Africa. America Latina e Caraibi Oceania. 2 Gli immigrati nel mondo nel 1990, 2000 e 2013 (in milioni)
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- Gabriele Monaco
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1 UNITÀ G DEMOGRAFIA E CULTURE ta di guadagnare abbastanza e poter anche aiutare i famigliari rimasti in patria. Altri emigrano per sottrarsi a persecuzioni e guerre. Emigrano anche persone che, pur non essendo povere, vogliono migliorare la propria condizione lavorativa e sociale: sono emigranti qualificati (come ricercatori e ingegneri) che, dall Asia meridionale e orientale e dall Europa, soprattutto orientale, vanno negli, nella UE e in Giappone. Oltre un terzo degli immigrati nei paesi economicamente più sviluppati ha un livello d istruzione universitario. Con il loro lavoro, gli immigrati contribuiscono allo sviluppo economico dei paesi in cui vivono. In genere, però, essi continuano a essere impiegati a livelli inferiori alla loro qualifica o costretti a lavorare al nero. L emigrazione clandestina è gestita da organizzazioni criminali, che realizzano profitti di miliardi di dollari annui con questi traffici illegali. Esse speculano sul dramma di milioni di persone che, pur di sfuggire alla povertà, intraprendono Europa Asia Nord America Africa America Latina e Caraibi Oceania Federazione Russa Arabia Saudita Emirati Arabi Uniti Regno Unito questi «viaggi della speranza» che sono molto pericolosi: si calcola che, nel Mediterraneo, siano annegate oltre persone nel tentativo di raggiungere Gli immigrati nel mondo nel 1990, 2000 e 2013 (in milioni) Francia 2013 Canada 2000 Australia 1990 Spagna I dieci paesi del mondo con il maggior numero di immigrati nel 1990, 2000 e 2013 l Europa e, quindi, una vita migliore. Inoltre, coloro che riescono a emigrare clandestinamente finiscono spesso in condizioni di vera e propria schiavitù. Traduci e commenta il testo di Amnesty International In questo testo Amnesty International descrive uno dei drammi dell emigrazione, di cui in genere si sa poco o niente. Dopo averlo tradotto, riassumilo per iscritto con parole tue, aggiungendovi alcune considerazioni. Migrants in Mexico: Invisible journeys Thousands of people from Central America make their way across Mexico every year, hoping to escape grinding poverty and insecurity back home and make better lives for themselves and their families in the USA. Many of them travel on foot or on the top of freight trains. Their journey is full of dangers. Kidnapping is a constant fear. Thousands of women, men and children are abducted every year. Victims whose desperate relatives cannot raise the ransom face torture or death. Rape is widespread. Killings are frequent. Nobody knows how many migrants die on the journey. Criminal gangs carry out most of these attacks, but Mexican police officers and other officials have been implicated in assaults, working with criminal gangs to extort money from migrants. Despite government commitments to improve migrants security, those who commit these crimes are almost never brought to justice. Many families may never know what happened to the sons, daughters or other family members who set out in search of a better future. Hundreds of migrants have disappeared in Mexico on their way to the USA. CE 19
2 H3 LA GLOBALIZZAZIONE DI PRODUZIONI E MERCATI Il sistema di produzione e distribuzione è profondamente cambiato negli ultimi decenni in seguito al forte aumento degli investimenti diretti esteri delle multinazionali per la delocalizzione di attività produttive. Gli investimenti diretti esteri i capitali investiti dai gruppi multinazionali in attività economiche all estero, attraverso proprie filiali o società in joint venture sono fortemente aumentati negli ultimi decenni, poiché le multinazionali delocalizzano molte attività produttive. Esse vengono trasferite prevalentemente dai paesi sviluppati ad alcuni paesi in via di sviluppo o con economie in transizione, che offrono un più basso costo del lavoro (a pari qualifica e produttività), una minore tassazione, accesso diretto a mercati in espansione e altri vantaggi. Lo stock (il totale accumulatosi) degli investimenti diretti esteri è cresciuto, nel periodo , da circa 500 a circa miliardi di dollari. Le principali zone che producono per l esportazione (Export processing zones) sono quelle dell Asia orientale e meridionale. Al primo posto si collocano quelle della, concentrate lungo le coste. Ciascuna zona è specializzata in un dato tipo di produzione: tessili, scarpe, giocattoli, apparecchi elettronici e altri. La loro capacità produttiva è impressionante: esportano ogni anno, ad esempio, oltre un miliardo di cellulari e 20 miliardi di capi di abbigliamento. Zone analoghe, create in diversi altri paesi (come in Messico, lungo il confine con gli USA) offrono agli investitori stranieri la possibilità di produrre una vasta gamma di manufatti con il proprio marchio in proprie fabbriche, oppure in joint venture con imprese locali, o in fabbriche che lavorano su commissione. Di conseguenza, una parte crescente delle esportazioni di miliardi di dollari Aumento dello stock* degli investimenti diretti esteri nel periodo (miliardi di dollari) * Totale accumulatosi fino all anno indicato La crescita dello stock degli investimenti esteri nell ultimo trentennio Navi e imbarcazioni Componenti di computer Componenti di apparecchi di telecomunicazione Transistor e diodi 27% 31% 35% 41% Aumento della quota delle esportazioni dei paesi dell Asia orientale e meridionale e di altri paesi in via di sviluppo in percentuale sul totale mondiale nel 1996 e nel 2012 (miliardi di dollari) 65% 65% 70% 70% 2 L aumento delle esportazioni dei paesi in via di sviluppo suddiviso per tipologie di prodotto CE 38
3 H4 LA GLOBALIZZAZIONE FINANZIARIA Nel mercato finanziario globale circolano enormi capitali che vengono investiti soprattutto in due suoi settori: il mercato mobiliare e il mercato valutario. Il mercato mobiliare è incentrato sulla Borsa valori, il luogo dove si comprano e si vendono i valori mobiliari: 1) le azioni (stocks), quote del capitale delle società per azioni; 2) le obbligazioni (bonds), titoli di credito emessi da società private o enti pubblici per ottenere prestiti a medio e lungo termine, che vengono rimborsati a determinate scadenze insieme agli interessi; 3) i titoli di stato, obbligazioni emesse dal Tesoro per provvedere alla copertura del fabbisogno statale, rimborsabili con gli interessi a breve, medio o lungo termine; 4) i derivati, strumenti finanziari il cui valore è basato su quello di altri beni (azioni, obbligazioni, valute, materie prime, etc.), come ad esempio i futures basati sui prezzi delle materie prime. Vi sono nel mondo circa cento Borse valori che, collegate attraverso reti telematiche, funzionano come un unica Borsa mondiale. La maggiore Borsa valori del mondo è la NYSE Euronext, nata dalla fusione tra la New York Stock Exchange (nota come «Wall Street») e l Euronext, un gruppo che gestisce diverse Borse europee (a Parigi, Amsterdam, Bruxelles, Lisbona, Londra). Il valore complessivo delle azioni quotate nelle Borse di, Unione europea,, Giappone, Canada e altri dieci paesi supera quello del prodotto lordo mondiale. Il mercato valutario è quello in cui si comprano e si vendono monete in base al cambio (prezzo al quale viene scambiata la moneta di un paese con quella di un altro paese). Per questo è detto anche «mercato dei cambi». Poiché i cambi variano in continuazione, grossi capitali vengono incessantemente trasferiti da una moneta all altra. Il mercato valutario ha un estensione geografica mondiale. Le contrattazioni si svolgono ventiquattr ore su ventiquattro, tenendo ovviamente conto dei fusi orari: quando chiude il mercato asiatico apre quello europeo, successivamente il mercato statunitense e quindi di nuovo quello asiatico. Gran parte delle negoziazioni si svolge non in strutture fisi Canada Unione europea 1500 Russia 400 Messico Svizzera 600 Arabia Saudita 1800 India 8000 (compresa Hong Kong) 4500 Giappone 700 Taiwan 1200 Corea del Sud 1400 Brasile 1300 Australia 900 Sudafrica 1 Valore delle azioni quotate nelle principali Borse: il loro valore supera quello del prodotto lordo mondiale (in miliardi di dollari) CE 40
4 UNITÀ H ECONOMIA E COMUNICAZIONI 2 I principali porti e aeroporti del mondo Ningbo & Zhoushan () Shanghai () Singapore Tianjin () Rotterdam (Paesi Bassi) Guangzhou () Qingdao () Dalian () Tangshan () Yingkou () Atlanta () Atlanta () Pechino () Pechino () Londra/Heathrow Londra/Heathrow (Regno Unito) (Regno Unito) Tokyo (Giappone) Tokyo (Giappone) Chicago () Chicago () Los Angeles () Los Angeles Atlanta () Parigi/C. Atlanta (Stati De Gaulle Uniti) Parigi/C. Pechino De (Francia) Gaulle () Pechino (Francia) () Londra/Heathrow Dallas () Londra/Heathrow Dallas Soekarno- (Regno (Stati Hatta Unito) Uniti) (Regno Unito) Tokyo Soekarno- (Giappone) (Indonesia) Hatta Dubai (Emirati Tokyo Arabi (Giappone) (Indonesia) Uniti) Dubai Chicago (Emirati Arabi () Chicago () Los Angeles () Los Angeles () Parigi/C. De Gaulle Parigi/C. De (Francia) Gaulle I 10 maggiori porti del mondo (milioni di tonnellate di merci caricate e scaricate nel 2012) maggiori aeroporti I 10 maggiori del mondo aeroporti (milioni di del passeggeri mondo arrivati (milioni o partiti di passeggeri nel 2012) arrivati o partiti nel 2012) maggiori aeroporti I 10 maggiori del mondo aeroporti (milioni di del passeggeri mondo arrivati (milioni o partiti di passeggeri nel 2012) arrivati o partiti nel 2012) sono gli, con quasi 250 milioni di autoveicoli. Al secondo è la, con un numero di autoveicoli salito a circa la metà di quello degli e in fortissimo aumento. Proseguendo a questo ritmo, la potrebbe divenire nel giro di qualche anno il paese con il maggior numero di autoveicoli. Il fatto che circoli nel mondo oltre un miliardo di autoveicoli comporta una serie di conseguenze: un maggiore consumo energetico, poiché il trasporto su strada assorbe (a parità di carico trasportato) molta più energia di quello su rotaia e attraverso le vie navigabili interne; maggiori danni all ambiente e alla salute, dovuti agli scarichi degli autoveicoli. Nelle regioni meno sviluppate, mentre le metropoli sono soffocate dal traffico, vaste zone rurali abitate sono prive non solo di moderni sistemi di trasporto, ma anche di strade: quasi la metà della popolazione dell Asia meridionale e i due terzi di quella dell Africa subsahariana non dispongono di strade utilizzabili in ogni stagione. Ricerca il numero di autoveicoli ogni 1000 abitanti e illustralo con un istogramma Numero di autoveicoli nelle diverse regioni del mondo in milioni nel 2010 Nella cartina è indicato il numero di autoveicoli (automobili, autobus e autoveicoli commerciali) nelle diverse regioni del mondo. Unisci alla cartina un istogramma a colonne orizzontali in cui illustri il numero di autoveicoli ogni 1000 abitanti in quindici paesi delle diverse regioni: Algeria, Australia, Bangladesh, Bulgaria, Burkina Faso, Cile,,, Giappone, India, Italia, Kenya, Kuwait, Russia, Stati Uniti. Metti i paesi in ordine decrescente (dall alto in basso) in rapporto al numero di autoveicoli ogni 1000 abitanti. I dati li trovi nel sito (in inglese) della Banca mondiale, nella pagina intitolata Motor vehicles (for 1,000 people): indicator/is.veh.nveh.p Nord America (Messico escluso) 91 America Latina e Caraibi (Messico compreso) 243 Europa Occidentale 27 Africa 98 Europa dell Est e Russia 32 Medio Oriente 246 Asia (salvo Russia asiatica) 19 Oceania CE 45
5 UNITÀ H ECONOMIA E COMUNICAZIONI l 80% degli spostamenti di turisti avviene all interno di una stessa regione, il 20% tra una regione e l altra. I viaggi intercontinentali sono però in forte aumento. Tra i paesi con il maggiore afflusso di turisti dall estero è in testa la Francia: essa registra oltre 80 milioni di arrivi annui. Al secondo posto gli Stati Uniti, seguiti da, Spagna e Italia. 1 Hotel a Mombasa in Kenya, Africa Il turismo di massa, mentre da un lato reca vantaggi economici, dall altro comporta un crescente impatto ambientale. Particolarmente gravi sono le conseguenze nei paesi in via di sviluppo: in diversi (Tunisia, Thailandia, Filippine e altri), la cementificazione di larghi tratti di costa per costruirvi hotel ha sconvolto gli equilibri naturali. Le strutture ricettive (alberghi e villaggi turistici) sono controllate dai principali tour operators dei paesi sviluppati. Di conseguenza, la maggior parte di ciò che i turisti spendono qui torna nei paesi sviluppati. Coloro che lavorano negli alberghi, nei villaggi turistici e nelle varie attività collegate al turismo sono in genere sottopagati. Si aggiunge a questo il fenomeno dello sfruttamento della prostituzione, anche minorile, diffuso nelle località turistiche. Il turismo di massa, gestito da grandi tour operators che creano nei paesi poveri «paradisi» artificiali a uso e consumo dei turisti dei paesi ricchi, provoca un vero e proprio shock sociale e culturale, che non viene nemmeno compensato da un equa distribuzione del reddito generato. Da qui l esigenza di un tipo diverso di turismo: un turismo responsabile, attento sia a preservare l ambiente sia al benessere della popolazione locale. ppart/shutterstock Completa il paragrafo con un brano sui flussi economici del turismo internazionale Aggiungi al paragrafo un brano in cui spieghi quali sono i dieci paesi i cui turisti spendono di più per i viaggi all estero e i dieci paesi che hanno le maggiori entrate per l arrivo di turisti dall estero. I dati, in miliardi di dollari, li trovi nelle due tabelle, tratte da Tourism Highlights 2013 Edition della World Tourism Organization, agenzia delle Nazioni Unite. Evidenzia alcuni dei più significativi cambiamenti avvenuti tra il 2011 e il I dieci paesi i cui turisti spendono di più per i viaggi all estero Regno Unito Federazione Russa Francia Canada Giappone Australia Italia miliardi I dieci paesi che hanno le maggiori entrate per l arrivo di turisti dall estero miliardi 2011 di dollari di dollari ,6 85,9 78,2 51,0 32,9 44,1 33,3 27,2 26,7 28, ,8 83,5 52,3 42,8 37,2 35,1 27,9 27,6 26,4 Spagna Francia Macao () Italia Regno Unito Hong Kong () Australia 115,6 59,9 54,5 48,5 38, ,9 35,1 27,7 31,5 126,2 55,9 53, ,7 41,2 38,1 36,4 32,1 31,5 CE 47
6 I1 IL QUADRO ENERGETICO MONDIALE La produzione mondiale annua di energia è raddoppiata in quattro decenni, arrivando a circa 14 miliardi di tep (tonnellate equivalenti di petrolio), e nel 2030, secondo le proiezioni, salirà a 18 miliardi di tep. I combustibili fossili continuano ad avere un ruolo dominante: essi forniscono oltre l 80% della produzione mondiale di energia primaria, ossia quella ricavata dalle fonti energetiche utilizzabili direttamente come si trovano in natura, dalle quali deriva una vasta gamma di fonti energetiche secondarie (ad esempio, la benzina ricavata dal petrolio grezzo). Il combustibile fossile più usato è il petrolio, che fornisce circa il 32% dell energia prodotta nel mondo. Trasportabile su lunghe distanze per mezzo di oleodotti e petroliere, permette di realizzare una grande varietà di prodotti. Al secondo posto è il carbone fossile: usato soprattutto nelle centrali termoelettriche, fornisce circa il 29% dell energia prodotta nel mondo. Al terzo posto, con circa il 21%, è il gas naturale: trasportabile su lunghe distanze attraverso gasdotti, e in forma liquefatta con navi gasiere, viene usato sia nelle centrali termoelettriche e in altre industrie, sia nelle abitazioni. Circa il 13% viene fornito da fonti energetiche rinnovabili: biomasse (residui della lavorazione del legno, piante appositamente coltivate, rifiuti agricoli e urbani), dalla cui combustione si ricava elettricità, e da altre fonti energetiche idrica, geotermica, solare, eolica anch esse utilizzate per produrre elettricità. Circa il 5% viene fornito da centrali nucleari che producono elettricità. 1 La produzione mondiale di energia primaria per tipo di fonte nel periodo in miliardi di tonnellate equivalenti di petrolio Proiezioni Carbone Petrolio Gas Nucleare Energia Biomasse Energia geotermica, fossile naturale idrica (legna, residui agricoli, piante solare, eolica e altre per la produzione di etanolo) e rifiuti 2 Consumo energetico pro capite annuo di alcuni paesi* Finlandia Russia Repubblica Ceca Italia Brasile Egitto Nigeria India Costa d Avorio Etiopia Bangladesh Eritrea *in kg equivalenti di petrolio nel Le disparità nei consumi energetici pro capite rispecchiano le grandi disparità socioeconomiche esistenti nel mondo: basti pensare che il consumo energetico pro capite negli è più CE 54 di cinquanta volte quello dell Eritrea. In generale, più alto è il reddito pro capite di un paese, maggiore è il consumo di energia commerciale (quella che si vende e si compra), e viceversa. Di conseguenza i paesi a reddito alto, pur avendo una popolazione equivalente solo a un sesto di quella mondiale, consumano quasi la metà di tutta l energia commerciale usata nel mondo. Ma, anche
7 UNITÀ L SOCIETÀ E DIRITTI sono molto più bassi (a pari qualifica e produttività) rispetto a quelli dei paesi sviluppati: lo dimostra questo grafico del Dipartimento del lavoro degli. Anche se calcolati in base al potere d acquisto, i salari di questi paesi restano a livelli notevolmente inferiori poiché il costo della vita, soprattutto nelle grandi città, non è proporzionalmente più basso. Per di più, in quasi tutti questi paesi, la maggior parte degli occupati svolge un «lavoro informale», ossia in nero. Va inoltre tenuto presente che nelle statistiche non appare il costo umano: il sacrificio di chi lavora nelle fabbriche per l esportazione, con giornate lavorative che arrivano a 12 ore o più. Non esiste in genere alcuna forma di previdenza sociale e le attività sindacali sono di fatto proibite. Si aggiunge a ciò l inosservanza delle norme di sicurezza: frequenti sono gli incidenti mortali e vere e proprie stragi, come quella verificatasi nel 2013 a Dacca (Bangladesh) dove sono morti oltre 1000 operai, travolti dal crollo dell edificio in cui fabbricavano capi d abbigliamento di note marche statunitensi ed europee per un salario equivalente a circa 25 euro al mese. 3 4 Norvegia Italia Spagna Corea del Sud Argentina Repubblica Ceca Brasile Taiwan Polonia Messico Filippine India Salari medi lordi orari delle industrie manifatturiere in diversi paesi nel 2012* 128 *Il confronto viene effettuato assumendo il salario medio lordo degli come base 100 L edificio in cui si fabbricavano capi d abbigliamento per l esportazione, crollato a Dacca nel Anwar Hussain/Corbis Redigi una scheda sul «lavoro informale» Traduci questo testo in inglese dell Organizzazione internazionale del lavoro sul «lavoro informale» (al di fuori delle leggi e delle norme contrattuali). Redigi quindi una scheda in cui spieghi l ampiezza del fenomeno nei paesi in via di sviluppo, corredandola con un istogramma che mostra quale percentuale degli occupati non-agricoli si trova in tale condizione in ciascuna regione e in. Informal employment Informal employment accounts for a substantial portion of employment today. It encompasses persons in employment who are not subject to national labour legislation or entitled to social protection and employment benefits. Informal employment can exist in both the informal and the formal sector of the economy. In most developing countries informal employment is a larger component of the workforce than formal employment. Estimates show that it comprises more than half of non-agricultural employment in most developing countries: 82 per cent in South Asia, 66 per cent in sub-saharan Africa, 65 per cent in East and Southeast Asia (excluding China) and 51 per cent in Latin America. In the Middle East and North Africa, while the average in 45 per cent, the range is from 31 per cent in Turkey to 57 per cent in the West Bank and Gaza. In addition, statistics from six cities in urban China show that 36 per cent of non-agricultural employment is informal. CE 75
8 UNITÀ L SOCIETÀ E DIRITTI non hanno quindi la possibilità di produrre il necessario per vivere, né hanno denaro sufficiente per acquistare il cibo di cui hanno bisogno. La fame è diffusa anche tra gli abitanti delle bidonville nelle grandi città. In paesi dove gran parte della popolazione è sottoalimentata, vaste estensioni di terra arabile vengono destinate non a colture per l alimentazione interna, ma a colture per l esportazione: cacao, caffè, tè, canna da zucchero, banane, ananas, semi oleosi, cotone, tabacco, fiori e altre. L Africa subsahariana, dove oltre un quarto della popolazione è affetto da sottoalimentazione cronica, esporta prodotti agricoli per un valore superiore a quello dei prodotti agricoli (soprattutto alimentari) importati. Questa scelta di politica agricola, che favorisce le élite locali a scapito della maggioranza, è incoraggiata dalle multinazionali, che producono colture da esportazione in molti paesi asiatici, africani e latino-americani Mondo Africa Per ridurre ed eliminare la fame, occorrono nelle regioni meno sviluppate riforme agrarie che assicurino una più equa distribuzione della proprietà della terra. Per tale obiettivo si battono i movimenti dei contadini senza terra, in Brasile e in diversi altri paesi. Occorre allo stesso tempo che i piccoli contadini abbiano accesso ai crediti e ad altre agevolazioni statali, così che possano produrre per il proprio fabbisogno alimentare e per accrescere il proprio reddito. Allo stesso tempo, i paesi sviluppati dovrebbero cambiare le loro politiche nei confronti dei paesi con deficit alimentare. Grazie alle loro moderne agricolture,, Unione europea, Canada e Australia dispongono di eccedenze agricole, soprattutto cereali, che forniscono ai paesi con deficit alimentare. Questi, però, ne ottengono solo una piccola parte sotto forma di aiuto gratuito o a prezzi agevolati. Il resto lo acquistano sui mercati internazionali, controllati in gran parte dalle multinazionali dei paesi sviluppati grazie anche al fatto che esse godono di forti sussidi statali. Gli stessi aiuti alimentari, salvo nei casi di emergenza, comportano una serie di conseguenze negative, in quanto sono spesso vincolati a condizioni favorevoli agli interessi dei paesi sviluppati e delle loro multinazionali, scoraggiano la produzione locale e favoriscono le speculazioni. Per contribuire veramente ad eliminare la fame nel mondo, i paesi sviluppati dovrebbero aiutare i contadini delle regioni meno sviluppate ad accrescere la produzione per il consumo alimentare interno che è l unico mezzo in grado di garantire uno sviluppo duraturo Aumento della produzione alimentare nel mondo e in Africa nel (Indice 2005=100) Documentati sull uso dell ingegneria genetica in agricoltura L ingegneria genetica permette di modificare piante e animali, inserendo nel patrimonio genetico dell organismo ospite pezzi di Dna di organismi diversi: si ottengono così gli OGM (Organismi geneticamente modificati). Le multinazionali che creano e brevettano gli OGM sostengono che, estendendone l uso, si può accrescere la produzione alimentare a tal punto da eliminare la fame nel mondo. L obiettivo del complesso genetico-industriale sostengono invece molti scienziati e ambientalisti non è quello dichiarato di migliorare le condizioni di vita, eliminando la fame nel mondo, ma quello di modificare la vita così da poterla brevettare, trasformandola in proprietà privata e fonte di profitti. Documentati sul tema: argomenti a favore degli OGM li puoi trovare nel sito argomenti contro gli OGM li puoi trovare nel sito Il tema si presta a un dibattito in classe, organizzato dall insegnante. CE 81
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