RADUNO ALPINO CASONI SOLARIE - DRENCHIA 26 Maggio 2013
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1 RADUNO ALPINO CASONI SOLARIE - DRENCHIA 26 Maggio 2013 Testimonianze della Guerra di Mariano Moro Club Alpino Italiano Sottosezione Val Natisone Monumento intitolato all alpino Riccardo Di Giusto a Passo Solarie Il percorso scelto per FARE MEMORIA attraversa una zona che fu teatro dei primi scontri della Grande Guerra tra le truppe del Regno d Italia e quelle dell Impero austro-ungarico, come testimoniato dalla presenza di due monumenti: quello di Passo Solarie, intitolato al primo caduto italiano, Riccardo di Giusto, alpino del Battaglione Cividale, e quello di Cepletischis, dedicato al 12 Reggimento Bersaglieri. Tali reparti, infatti, furono tra i primi a varcare l allora confine austriaco. Il luogo, inoltre, è anche molto interessante, sempre dal punto di vista storico, per la presenza di numerose opere militari riferite al sistema difensivo della 2a e 3a linea di resistenza e raccordo, realizzato dal nostro esercito dopo il primo balzo offensivo che portò le nostre truppe ad attestarsi sulla linea dell Isonzo. 1
2 Il 24 maggio 1915, già nelle prime ore dall inizio del conflitto tra l Italia e l Austria-Ungheria, il Passo Solarie, sito sulla linea del vecchio confine, venne rapidamente superato dai reparti italiani presenti nella zona. Durante il breve combattimento avvenuto con le guardie confinarie imperiali fu colpito a morte l alpino Riccardo Di Giusto 1, della 16 a Monumento dedicato al 12 Reggimento Bersaglieri a Cepletischis Compagnia del Battaglione Cividale, mentre, con le altre compagnie del Battaglione, oltrepassava il confine per inoltrarsi in territorio austriaco. Travolta la prima resistenza nemica, il Cividale occupò prima cappella Sleme e il Monte Jeza e, successivamente, inviò le proprie pattuglie sulla piana di Volzana, ove non incontrò una seria resistenza da parte dell avversario. Quasi contemporaneamente all azione degli Alpini del Cividale anche il l 12 Reggimento Bersaglieri 2 partendo da Cepletischis varcò il confine e si posizionò nella zona di Luico con il compito di cooperare con la Brigata di fanteria Modena per l occupazione di Libussina. All inizio delle ostilità le nostre truppe irruppero quasi ovunque oltre il confine per assicurarsi delle buone basi di partenza per le azioni successive. Sul fronte giulio furono tra l altro conquistate la conca di Caporetto e la dorsale tra l Isonzo e lo Judrio. 1 Riccardo Di Giusto nacque a Udine il 15 novembre1895. Chiamato alle armi nel dicembre 1914, fu destinato alla 16 a Compagnia del Battaglione Alpini Cividale (8 Reggimento). All atto della radunata delle truppe al confine con l Austria, conseguente alla mobilitazione del 4 maggio 1915, quando fu rotto il patto di alleanza con gli Imperi Centrali, il suo reparto si trovava già attestato sulle pendici del Kolovrat ove si accingeva ad affrontare quello che per il giovane Regno d Italia si sarebbe rivelato il suo più grande sforzo bellico. Alle ore 2 del 24 maggio 1915, in ottemperanza all ordine d operazioni n. 1 del Comando Supremo, il Battaglione Cividale, partendo da Trinco e da Kraj (Comune di Drenchia), superò il confine inoltrandosi in territorio austriaco. Il giovane alpino Di Giusto, appartenente alla pattuglia posta sotto il comando del capitano Della Bianca, poco fuori Clabuzzaro fu colpito da una fucilata in fronte. Trasportato a valle, le sue spoglie furono raccolte dal Cappellano di San Volfango, don Giovanni Guion, nativo di Biacis e sepolte nel cimitero del paese per essere in seguito traslata nel cimitero militare sempre eretto nel luogo, ove poi trovarono posto un migliaio di altri soldati caduti in quella zona. Nei primi di luglio del 1923 la salma fu nuovamente riesumata e trasferita nel cimitero monumentale di Udine, dove tuttora riposa. L identificazione del primo caduto della guerra fu conseguente alla nobile iniziativa dell impiegato milanese Carlo Gallardi Rivolta che, all inizio delle ostilità, promosse una sottoscrizione per onorare degnamente il primo caduto italiano. L accertamento non fu facile. Solo dopo lunghe, complesse e pazienti ricerche, venne accertato che il primo soldato italiano caduto fu, appunto, l alpino Riccardo di Giusto, deceduto in azione di guerra alle ore 4 del 24 maggio Il 4 novembre 1924 ebbe luogo la cerimonia inaugurale della lapide a lui dedicata nella quale furono incise le seguenti parole : A DI GIUSTO RICCARDO - CHE SUL MONTE NAPRICIAR IL 24 MAGGIO 1915 PER PRIMO BATTEZZAVA COL SANGUE IL CIMENTO DELLE VIRTÙ ITALICHE DI CUI VITTORIO VENETO CONSACRAVA, POI, IL GLORIOSO TRIONFO LA QUALE FU APPOSTA SULLA FACCIATA DELLA SUA CASA NATIA. Nei pressi di Passo Solarie, in suo ricordo, il 23 giugno 1935, a cura della sezione Alpini di Cividale, fu eretto un cippo con la seguente dedica: QUI GLI ALPINI DI CIVIDALE CARICATE LE ARMI BALZARONO INCONTRO ALLA MORTE E ALLA GLORIA OFFRENDO SULL ARA DELLA PATRIA - IL PRIMO CADUTO NELLA GRANDE GUERRA RICCARDO DI GIUSTO 24 MAGGIO Anche Gabriele d Annunzio, rievocando l eroica morte del valoroso Alpino, inviava alla città di Udine il seguente saluto: Alla Città di Udine che merita sopra tutto l antica parola - né più ferma né più fedele in memoria del suo primo martire Riccardo Di Giusto alpino dell 8 Reggimento il lanciere bianco Gabriele d Annunzio IX anniversario della Marcia di Ronchi. 2 Il 12 Reggimento Bersaglieri (VI Corpo d Armata), già dislocato in zona di radunata nei dintorni di San Pietro Al Natisone fra Oculis, Azzida, Clenia, il 20 maggio 1915 ebbe l ordine di trasferimento per Cepletischis, dove si attestò in prossimità del confine austriaco in attesa dell ordine di avanzata. 2
3 Conclusasi questa prima offensiva, le linee contrapposte si stabilizzarono lungo e/o al di là del corso dell Isonzo dove si ebbero, per le nostre truppe e per quelle del nemico, 29 mesi di aspra, terribile, sanguinosa e logorante guerra di posizione. Il continuo logorio di uomini e mezzi ma, soprattutto, il fatto che il nostro esercito operava su un territorio in gran parte montuoso e quasi del tutto isolato, aumentò la necessità di rifornirlo, in prima linea, di ciò che gli era necessario per la conduzione della guerra. Si provvide perciò ad un potenziamento dei collegamenti viari capaci di supportare le diverse decine di migliaia di uomini schierati su un fronte montano, assicurando loro giornalmente i materiali, derrate, indumenti, armi munizioni e attrezzi. La complessità orografica e la scarsità di adeguate vie di comunicazioni imposero al Genio Militare italiano un enorme mole di lavoro per ampliare e sviluppare in tutte le valli del Cividalese gli accessi viari di supporto logistico per tutto il fronte. Il Genio d Armata pertanto, a partire dal 1916, ripartì i lavori necessari dall Adriatico al Rombon in otto zone. Le prime quattro operavano sul Carso e nel basso Isonzo, zona assegnata alla 3a Armata. Le rimanenti zone, includevano invece il medio e l alto Isonzo, territorio affidato alla 2a Armata. Nel Settore di competenza della 19a Divisione (2a Armata) fu creata la maggior parte delle rotabili che dalla catena del Kolovrat, costituente versante dell Isonzo il meridionale da Idersko a Volzana, attraversando le valli del torrente Rieca, del Cosizza ed Erbezzo, convergevano su Azzida e la valle dello Judrio. Fontana realizzata nel 1916 lungo la strada Drenchia Clabuzzaro dalla I Sez. Minatori Ciclisti Lo sviluppo assunto dalle opere campali, dalla costruzione di strade, mulattiere, trincee, baraccamenti, piazzole per l artiglieria, segnò profondamente il territorio trasformando radicalmente la viabilità delle Valli del Natisone. La catena del Kolovrat, oltre ad essere interessata ai lavori di viabilità, fu soggetta per ordine del Comando supremo italiano alla costruzione, nell ambito della più estesa Linea d Armata (2a - 3a linea di resistenza e di raccordo), di un imponente sistema difensivo che proteggesse alle spalle le sue grandi unità schierate sul Carso e sull Isonzo. In caso di sfondamento delle linee avanzate essa 3
4 costituiva, nell ambito dello schieramento italiano, l ultima linea di resistenza per impedire la penetrazione verso al pianura. La difesa della dorsale era costituita da un doppio sistema per capisaldi: quello di monte Piatto (TRINSKI VHR) Podklabuk (NA GRADU) verso Nord - Est e quello di Monte LA Cima Clabuzzaro verso Sud - Est. Queste cime, come quella del Nagnoj, erano servite da una mulattiera di arroccamento che attraversava a mezza costa la dorsale. Durante il conflitto, questa consentiva, oltre al transito al coperto delle truppe provenienti da fondovalle, il rifornimento in sicurezza delle Fonte realizzata nel 1916 dalla Direzione 7a Zona Ufficio Strade numerose batterie di vario calibro posizionate sul crinale. Da queste alture, gli osservatori italiani potevano controllare l intero fronte dell alto Isonzo dal monte Nero (KRN) al monte Rombon fino alla Baisizza, mentre le unità di artiglieria italiana, con i loro pezzi di medio e grosso calibro (149 e 210 mm.), tenevano sotto tiro le posizioni austroungariche poste sull altra sponda dell Isonzo, in particolare quelle del Marzli Vhr e quelle della testa di ponte di Tolmino (Santa Maria e Santa Lucia). Anche il villaggio di Clabuzzaro, situato in un importante snodo stradale di collegamento tra la testata della Valle dello Judrio e delle Valli del Natisone, fu sistemato a caposaldo unitamente al vicino monte La Cima che, assieme alle difese di Pod Klabuk, controllava il Passo Solarie, il quale costituiva punto di collegamento e passaggio indispensabile per i rifornimenti alla linea difensiva d Armata verso lo Jeza e parte integrante del nodo difensivo Pod Klabuk-Clabuzzaro. Da qui inoltre si dipartivano sia la linea Destra Judrio che, seguendo la dorsale del monte Hum, giungeva a Castelmonte sia la linea Sinistra Judrio, che, invece, correndo lungo la cosiddetta linea d Armata, raggiungeva lo Jeza e, successivamente, attraversando la lunga dorsale sopra l Isonzo, passando per San Jacob, raggiungeva il monte Korada. Le difese in questo settore, come in tutte quelle appartenenti alla 2a Armata, desinate a proteggere la pianura friulana, erano costruite secondo metodi ormai non più conformi alle nuove metodologie di combattimento. Questa linea, costruita nel 1915 e ricavata nella terra con rivestimenti di legname o di graticci, risultava assolutamente insufficiente a resistere al tiro delle artiglierie di medio calibro, alle bombarde e ai nuovi sistemi di combattimento che prevedevano, fra l altro, l uso massiccio dell artiglieria di grosso calibro e l impiego diffuso di gas asfissianti contro obiettivi posti anche 4
5 ben dietro alle prime linee di combattimento. Così si esprimeva in proposito il Generale Bencivenga prima della battaglia di Caporetto: Sui due monti a cavallo di passo Zagradam, ovvero il monte Piatto a Nord ed il Podklabuk a sud (Punti cardine della difesa del Kolovrat), le difese erano costituite da trincee a cordone, senza fiancheggiamenti, con visione limitatissima del terreno antistante. Sul Podklabuc addirittura esisteva una sola trincea contornante la cima del monte (e pensare che questo monte era giudicato dagli austro-tedeschi un formidabile pilastro della difesa italiana). In un documento datato 22 ottobre 1917, due giorni prima dell avvio della battaglia di sfondamento, in relazione allo stato di efficienza di detta linea difensiva, il Comando Genio della 2 a Armata così scrisse: linea su due ordini di trincee di vecchio tipo con reticolati fisso.. In tale linea costruita con criteri in uso nei primi tempi della guerra il lavoro delle trincee è assolutamente sproporzionato rispetto al numero dei ricoveri e quello degli appostamenti di mitragliatrici ricavati in caverna o blindati alla prova. Fu così che durante offensiva del 24 ottobre 1917 (la 12 a Battaglia dell Isonzo), nonostante l eroica resistenza delle truppe italiane, i tedeschi dell Alpenkorps riuscirono a conquistare questa linea difensiva e a nulla valsero i valorosi contrattacchi operati dai reparti italiani, che furono costretti il giorno successivo ad abbandonare la zona alle truppe austro-tedesche. BIBLIOGRAFIA: Per approfondire l argomento, si segnalano i seguenti testi: - COMANDO DEL CORPO DI STATO MAGGIORE UFFICIO STORICO, Riassunti Storici dei Corpi e dei Comandi- Bersaglieri, Alpini, Istituto Poligrafico dello Stato Roma, MANLIO BARILLI, Vita dell Ottavo, Casa Editrice Alpina Torino Udine, 1963 Udine; - MARCO MARTINI, Da Tolmino a Caporetto lungo i percorsi della Grande Guerra tra Italia e Slovenia, Gaspari Editore, 2006, Udine; - MARCO MARTINI e SILVIO STOK, I tracciati delle trincee sul Fronte dell Isonzo II. Le Valli del Natisone e dello Judrio, Gaspari Editore, 2007, Udine; - LUIGI OLIVIERI, Il battaglione Cividale nella Guerra , Documenti Testimonianze Immagini Volume n.4 della collana a cura dell Associazione Fuarce Cividat. 5
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