Costruzione di mezzo scafo (2^ parte) Articolo di Gabrio Corsoni in visita a Sergio Spina

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Gennara Falcone
7 anni fa
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IMPORTANTE Si ricorda ai lettori che, nonostante ci si rivolga a persone adulte e responsabili, l utilizzo di qualunque tipo d attrezzatura sia manuale che elettromeccanica è sempre fonte di rischio.

1 IMPORTANTE Si ricorda ai lettori che, nonostante ci si rivolga a persone adulte e responsabili, l utilizzo di qualunque tipo d attrezzatura sia manuale che elettromeccanica è sempre fonte di rischio. Per questo si consiglia caldamente di avere un approccio, verso tutti gli utensili, responsabile e di cautela; adeguandosi di opportuni sistemi di protezione per se e per gli altri,quali per esempio guanti, occhiali, indumenti senza parti pendenti, utilizzando soprattutto ogni strumento con attenzione e responsabilità. Benché le attrezzature siano a scopo e carattere modellistico non si sottovalutino i rischi e le conseguenze che possono derivare dall errato, o peggio, irresponsabile utilizzo di esse. L Associazione Modellisti Navali Magellano come staff direttivo e come soci, respingono qualunque tipo di responsabilità diretta od indiretta derivante dall errato o maldestro utilizzo d attrezzi, e/o degli strumenti utilizzati per la costruzione o l uso d apparecchiature qui illustrate, descritte e/o presentate. Precisato quanto sopra AMN Magellano saluta calorosamente tutti i soci ed i gentilissimi ospiti che navigano nel nostro portale. Buona navigazione e buon lavoro a tutti. A.M.N.Magellano Via Paravisi, Cinisello Balsamo (Milano) amn@magellano.org Costruzione di mezzo scafo (2^ parte) Articolo di Gabrio Corsoni in visita a Sergio Spina Secondo intervento sul mezzo scafo: adesso si tratta, una volta concluso lo sbozzo dello scafo, di affrontare la parte più importante, ai fini della realizzazione del progetto in scala reale. La tracciatura, ultimo elemento che comporta il trasferimento delle linee d acqua su carta. Prima però la linea complessiva dello scafo deve superare una prova determinante: essere equilibrata ed armonica a seconda degli scopi a cui è indirizzato il gozzo in oggetto. E evidente che un gozzo entrobordo, uno fuoribordo ed uno a remi devono avere linee diverse, che variano anche in virtù delle dimensioni e conseguentemente anche dei pesi che dovranno essere trasportati. Solo l occhio allenato di un progettista o di un vecchio mastro d ascia sono in grado di intuire le forme dello scafo, anche se in ultima analisi, la promozione o la bocciatura le si devono alla prova in acqua del gozzo finito!

Questo non accade quasi mai, grazie all attenzione del progettista, in questo caso, sempre Sergio Spina, che ci guida in questo importante capitolo!

2 Adesso si devono raccordare le imperfezioni, togliendo ogni asperità anche minima e smagrendo là dove la forma dello scafo è troppo grassa. Se invece ci dovessimo accorgere che in un punto le linee sono troppo magre, il problema diventa poco gestibile, in quanto dovremmo ripensare tutto lo scafo. Questo non accade quasi mai, grazie all attenzione del progettista, in questo caso, sempre Sergio Spina, che ci guida in questo importante capitolo! Vengono tracciate arbitrariamente alcune linee che dovranno dare il senso di linearità e indicheranno i punti dove questa manca, anche per un decimo di millimetro. Vengono livellate minuziosamente le linee che si discostano dalla regolarità. Per fare questo Sergio Spina usa un metodo antico ma il più efficace: la scheggia di vetro. Non me ne vogliano i sostenitori delle prestigiose marche di utensili tedeschi, però dopo aver visto i risultati, si dovranno anche loro ricredere, così come ho fatto io! In più la finitura del legno è eccezionale.

arrivare al risultato definitivo in modo costante ma graduale.

3 Mi diceva Sergio Spina che è molto importante la posizione del corpo rispetto al pezzo da lavorare: deve essere tale che si possa do passaggio in passaggio la variazione minima apportata in modo da arrivare al risultato definitivo in modo costante ma graduale. Altro fattore fondamentale è la luce, che deve essere il più possibile uniforma ma radente alla zona da lavorare in modo da far apprezzare ogni variazione.

4 Talvolta accade di dover lavorare in zone difficilmente Gestibili, ed allora ecco ricomparire il platorello con grana finissima. Il frullino come viene chiamato all Elba è sempre a portata di mano, così come una grande quantità di raspe di ogni dimensione, ma quel che più conta, anche una serie di pialle e pialletti a mano specifici per ogni tipo di impiego. Credo che sia difficile,oggi trovarne una serie così nutrita presso gli hobbisti.

5 Si affinano le linee e si fanno sempre più precise, facendo raccordare in modo ottimale prua e poppa col ginocchio dello scafo, fino a che non si notano più deviazioni od imperfezioni dell opera viva.

6 Questo è l aspetto del pezzo dopo la prima ritoccatura: si notano le forme più snelle e più filanti. Si tracciano altre linee sempre in modo arbitrario per verificare l andamento dello scafo e quindi, con un listello flessibile, si controllano eventuali affossamenti o disuguaglianze sulla superficie del nostro modello. Ogni pecca che viene scovata, verrà segnata e quindi, con altri interventi, annullata, anche se, per esempio, in scala 1 a 10, che potrebbe essere il caso del gozzo, in un mezzo scafo di 50 cm, una deviazione di un decimo, sarebbe, nel progetto disegnato, una differenza di 1 mm: troppo per Sergio Spina! Ecco una tracciatura sullo scafo, sempre fatta in modo arbitrario. Per piazzare lo scafo, occorre un supporto, che può essere diverso per ogni scafo, a seconda delle necessità (Spina ha molti di questi supporti già pronti ed usa quello più indicato; l esperienza gli dice come e perché). La funzione del supporto è quella di tenere ben aderente al piano e più possibilmente stabile il mezzo scafo. Il tutto su di un piano perfettamente regolare e col mezzo scafo perfettamente in bolla. A questo scopo si usano dei pesi di piombo che tengano aderente il supporto al tavolo e che però non ne impediscano il movimento. A questo punto, Sergio impiega il marchingegno della foto, che ai modellisti serve per tracciare le linee di galleggiamento e a lui invece per creare le linee di riferimento. Si fa ruotare il marchingegno e il mezzo scafo in modo che il lapis segni varie parallele sul legno, possibilmente, anche se PER ADESSO non è indispensabile, equidistanti. La base del marchingegno è magnetica, nel caso che si usasse su di un piano di ferro.

7 Si tracciano le linee più basse e via via ci avviciniamo al riferimento della coperta. L operazione è molto semplice.

Lo scafo è stato messo perfettamente orizzontale ricorrendo ad una livella e a misurazioni millimetriche.

8 In queste foto si nota chiaramente il supporto dove è avvitato il mezzo scafo e come si sia raggiunta la perfetta perpendicolarità rispetto al piano. Il peso di piombo serve per tenere aderente tutto il complesso al piano. Lo scafo è stato messo perfettamente orizzontale ricorrendo ad una livella e a misurazioni millimetriche. Sotto si vede il risultato della tracciatura delle linee orizzontali che serviranno per una ulteriore messa a punto prima di tracciare le linee definitive.

Questo è un altro mezzo scafo, già ad un successivo livello di lavorazione,ma dove si vede come la tracciatura, fatta per riferimento anche nella parte posteriore, sia molto più precisa e

Si nota anche la finitura che è realizzata con un bagno in resina epossidica, il che conferisce il giusto risalto alla venatura del legno e ne impedisce l alterazione a causa di

9 Questo è un altro mezzo scafo, già ad un successivo livello di lavorazione,ma dove si vede come la tracciatura, fatta per riferimento anche nella parte posteriore, sia molto più precisa e distanziata rispetto alla lavorazione del gozzo precedente. Si nota anche la finitura che è realizzata con un bagno in resina epossidica, il che conferisce il giusto risalto alla venatura del legno e ne impedisce l alterazione a causa di variazioni atmosferiche. Si vede infine la diversa forma del supporto, che evidentemente è quella più indicata per il modello in questione, che è quello di un gozzo remiero di 3,70 m. Mi auguro di proporre al più presto anche l ultima e determinante fase della progettazione: la tracciatura delle linee d acqua. Gabrio Corsoni

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