È l ora dei laici! Per una chiesa senza comparse. Raccolta di testi in preparazione al rinnovo dei consigli pastorale e affari economici

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1 È l ora dei laici! Per una chiesa senza comparse Raccolta di testi in preparazione al rinnovo dei consigli pastorale e affari economici Parrocchia di San Cesario Novembre 2016

2 È l ora dei laici! di Andrea Lebra in del 7 ottobre 2016 Da tempo si dice che nella Chiesa «è l ora dei laici», ma «sembra che l orologio si sia fermato». È uno dei passaggi della lettera scritta il 19 marzo 2016 da papa Francesco al card. Marc Ouellet, presidente della Pontificia commissione per l America Latina. Un testo incentrato in primo luogo sul ruolo del laicato nella vita della Chiesa latinoamericana, ma che, per le affermazioni che contiene, è certamente diretto anche alle nostre comunità, interpella e coinvolge direttamente i laici e le laiche. Ne ha richiamato il contenuto Roberto Repole, docente di ecclesiologia presso la Facoltà teologica dell Italia settentrionale Sezione di Torino e presidente dell Associazione teologica italiana, nel corso di un recente intenso pomeriggio di riflessione, sul tema Un laicato maturo e corresponsabile nella Chiesa di Francesco. Una nuova tappa nella ricezione del concilio Vaticano II Con Francesco, il primo papa postconciliare che con il Vaticano II sembra avere un rapporto più libero, certamente siamo in presenza ha affermato Repole di una nuova tappa della ricezione del concilio. Con lui quest ultima e la riforma della Chiesa sono entrate in una nuova fase. Parole, come «popolo di Dio», «Chiesa missionaria», «Chiesa dei poveri», «stile sinodale», «corresponsabilità dei laici», si erano già sentite anche in passato: ora però Francesco sembra determinato a svilupparne le conseguenze a livello di prassi ecclesiale. Chiesa popolo di Dio Con Francesco la categoria conciliare della Chiesa popolo di Dio torna in piena luce. Essa esprime un concetto fondamentale: nella Chiesa, prima di qualunque distinzione di carisma, di servizio, di compito, di autorità, ciò che conta ed è fondamentale è che tutti apparteniamo al popolo di Dio in virtù del battesimo. In quanto tali, altro non siamo che figli nel Figlio e fratelli e sorelle tra di noi. Un unico grande titolo ci contraddistingue come cristiani: il battesimo. Il popolo di Dio è un «popolo messianico» che ha per capo Cristo; per condizione «la dignità e la libertà dei figli di Dio»; per legge, un unica legge, quella dell amore; per fine un unico fine, quello del regno di Dio. Nella Chiesa, popolo di

3 Dio, tutti i discepoli di Gesù, tutti i cristiani, hanno il compito e la responsabilità di rendere trasparente l amore misericordioso di Dio nel mondo, in cui sono immersi e di cui fanno parte. Dunque, nella vita concreta, in tutti i suoi ambiti e in tutti i suoi tempi, con le parole, a volte, sempre con il loro modo di essere e di agire, con le scelte impegnative e con i piccoli gesti quotidiani. Soggetto evangelizzatore non è soltanto e anzitutto il ministro ordinato, il prete: è tutto il popolo di Dio, in ragione del fatto che «in virtù del battesimo ricevuto, ogni membro del popolo di Dio è diventato discepolo missionario (cf. Mt 28,19). Ciascun battezzato, qualunque sia la sua funzione nella Chiesa e il grado di istruzione della sua fede, è un soggetto attivo di evangelizzazione e sarebbe inadeguato pensare ad uno schema di evangelizzazione portato avanti da attori qualificati in cui il resto del popolo fedele fosse solamente recettivo delle loro azioni». Chiesa sinodale Per papa Francesco vi è un altra categoria che deve caratterizzare la Chiesa del terzo millennio: la categoria della sinodalità. Anzi, quello della sinodalità è «il cammino che Dio si aspetta dalla Chiesa del terzo millennio». Un concetto ammette il papa facile da esprimere a parole, ma non così facile da mettere in pratica. In ogni caso, un concetto che rimanda ad una dimensione costitutiva della Chiesa, dal momento che, come dice san Giovanni Crisostomo, «Chiesa e Sinodo sono sinonimi», non essendo altro la Chiesa che il camminare insieme del popolo di Dio sui sentieri della storia incontro a Cristo Signore. Nella Chiesa sinodale l ascolto è non solo il momento iniziale di ogni processo, ma anche la disposizione di fondo che regola ogni azione. In essa il dovere di ascoltare riguarda tutti, ciascuno nello stato che gli è proprio. Più alta è la responsabilità di cui uno è investito, più egli è tenuto all ascolto. Nella Chiesa sinodale l uno è in ascolto dell altro; e tutti si pongono in ascolto dello Spirito. Nella consapevolezza che ascoltare è più che sentire, perché nell ascolto reciproco ciascuno ha qualcosa da imparare. Il primo livello di esercizio della sinodalità si realizza nelle Chiese particolari, attraverso il sinodo diocesano e i vari organismi di comunione e partecipazione, come il consiglio pastorale, che, invece di

4 essere stancamente trascinati, vanno valorizzati come occasione di vero ascolto e di autentica condivisione tra tutti i battezzati. La sinodalità offre la cornice interpretativa più adeguata per comprendere lo stesso ministero gerarchico. Nella Chiesa sinodale non ci si può elevare al di sopra degli altri e chi si mette al servizio dei fratelli e delle sorelle lungo il cammino deve abbassarsi. L immagine da privilegiare è quella della piramide capovolta, il cui vertice si trova al di sotto della base. E coloro che esercitano l autorità debbono ritenersi i più piccoli tra tutti, in quanto discepoli di quel Gesù che nell ultima cena si è chinato a lavare i piedi degli apostoli. Per i discepoli di Gesù l unica autorità è l autorità del servizio. L impegno a edificare una Chiesa sinodale ci ricorda Francesco è una missione alla quale tutti siamo chiamati, ciascuno nel ruolo affidatogli dal Signore. Nuovo e inedito protagonismo del laicato La Chiesa, così come è sognata da Francesco, richiede, necessariamente, un nuovo, inedito, determinato protagonismo dei laici. Per due ragioni. Perché i cristiani sono per la grandissima maggioranza laici, al cui servizio c è la minoranza dei ministri ordinati. E perché i laici, per vocazione chiamati a «cercare il regno di Dio trattando le cose temporali e ordinandole secondo Dio», sono, in quanto tali, immersi nel mondo, che è il luogo dove il Vangelo va testimoniato e annunciato. L annuncio e la testimonianza nel mondo, in questo nostro mondo secolarizzato e in rapidissima trasformazione, è il loro specifico ministero. In una società in cui la Chiesa come istituzione, contrariamente a quanto è successo in un passato neppure tanto lontano, ha perso autorità, è anche attraverso la testimonianza dei laici che è possibile raggiungere e comunicare la bellezza e la gioia del Vangelo. Lo sguardo si sposta, dunque, sui laici chiamati ad essere, a diventare, «maturi e corresponsabili» e non solo collaborativi. «Il primo sacramento, quello che suggella per sempre la nostra identità, e di cui dovremmo essere sempre orgogliosi, è il battesimo. Attraverso di esso e con l unzione dello Spirito Santo, (i fedeli) vengono consacrati per formare un tempio spirituale e un sacerdozio santo (Lumen gentium, n. 10). La nostra prima e fondamentale consacrazione affonda le sue radici nel nostro battesimo. Ci fa bene ricordare che la Chiesa non è un élite dei sacerdoti, dei consacrati, dei vescovi, ma che tutti formano il Santo

5 Popolo fedele di Dio. Dimenticarci di ciò comporta vari rischi e deformazioni nella nostra stessa esperienza, sia personale sia comunitaria, del ministero che la Chiesa ci ha affidato». I pastori sono invitati, da un lato, a confidare nel popolo di Dio, nella sua memoria, nel suo olfatto, nel suo sensus fidei, dall altro, a confidare che lo Spirito Santo, che agisce nel popolo di Dio e con il popolo di Dio, non è solo proprietà della gerarchia ecclesiastica. Grazie al sensus fidei, i cristiani sono in grado non soltanto di riconoscere quanto è in accordo con il Vangelo e di rifiutare quello che gli è contrario, ma anche di percepire ciò che papa Francesco ha chiamato «nuove vie per il cammino» di fede dell intero popolo pellegrino. Una delle ragioni per le quali vescovi e presbiteri devono essere vicini al loro popolo in cammino e devono camminare con esso è precisamente perché sia loro possibile riconoscere queste nuove vie delle quali il popolo avverte l esigenza. Laicato maturo e corresponsabile Quello che viviamo oggi è finalmente forse il tempo opportuno (il kairòs) per rimettere in moto e ridare slancio all ora dei laici. Ci sono tutte le premesse perché questo possa finalmente avvenire. S impongono, però, scelte e cambiamenti urgenti e impegnativi. Roberto Repole ne ha indicati cinque, decisamente importanti. 1. I laici devono prendere sul serio la loro formazione cristiana. Oggi non è più possibile rimanere bambini nella fede, accontentarsi del catechismo appreso nell infanzia. È necessario approfondire, con umile fatica, la conoscenza anche teologica della nostra fede. Essere instancabilmente alla ricerca dell essenziale del Vangelo di Gesù di Nazaret, consapevoli delle domande e delle scoperte che caratterizzano il tempo di cambiamenti radicali in cui ci troviamo a vivere. Si tratta di prepararsi in maniera seria e continua a portare alla parola il vissuto personale e collettivo dell esperienza di fede 2. È urgente una scelta forte e decisa nei confronti della proposta cristiana alle giovani generazioni. Ci troviamo di fronte a un dato di fatto incontestabile. Non esiste più una società cristiana nella quale avveniva una trasmissione quasi automatica della fede da una generazione all altra. E non è certo la formazione acquisita in

6 occasione della prima comunione o della confermazione che può rispondere a questa nuova esigenza di evangelizzazione. 3. I laici devono essere capaci di rivalutare seriamente i luoghi della vita (famiglia, lavoro, società in tutti i suoi aspetti), come ambito in cui si realizza il loro specifico ministero. Nella consapevolezza, da un lato, che la trasmissione della fede è affidata soprattutto alla bellezza e alla bontà delle vite che suscita, dall altro, che il cristianesimo non è una dottrina ma una vita vissuta sotto lo sguardo di Dio. 4. I laici devono liberarsi dalla mentalità gerarchica ancora oggi diffusamente presente sia tra di loro, sia in chi svolge il servizio come ministro ordinato. Sulla base della pari dignità data dal battesimo, il ministero ordinato ha il compito di radicare in ogni tempo e luogo la Chiesa sulla testimonianza apostolica: questa è la sua specificità e il suo limite. L organizzazione gerarchica nella Chiesa ha ragion d essere, e costituisce un servizio necessario, come garanzia di questa fedeltà apostolica. Ma non comporta e non giustifica quella sorta di sottomissione e dipendenza spesso imposta dal clero (clericalismo attivo) e altrettanto spesso accettata dai laici come una in fondo comoda rinuncia alla propria responsabilità (clericalismo passivo). 5. Ne segue che, da parte di tutti, occorre ritrovare o trovare il coraggio di far sentire la propria voce e di impegnarsi con responsabilità e in prima persona. La richiesta che Francesco ha fatto ai vescovi riuniti nel Sinodo sulla famiglia «parlare con parresia e ascoltare con umiltà», vale anche per i laici presenti, ad esempio, negli organismi pastorali di comunione e partecipazione. Dubbi, perplessità e fatiche non vanno abbandonati, ma esplicitati con rispetto e libertà. Nessuno può ritenersi esonerato dal portare il proprio contributo, ma alla critica leale deve unirsi sempre un impegno concreto e coerente per cambiare la chiesa dall interno.

7 I referenti pastorali Come chiesa non dobbiamo formare dei parrocchiani, ma dei cristiani. Però dobbiamo essere consapevoli che la parrocchia avrà un domani solo se ci sono persone che si assumono delle responsabilità serie. Le idee e i progetti camminano e si concretizzano se ci sono persone che si spendono non in modo occasionale, ma perseverante; è certamente importante il "poco di molti", ma senza il "molto di pochi" la vita parrocchiale rischia di spegnersi. Purtroppo come chiesa modenese stiamo vivendo un tempo difficile a causa della diminuzione dei preti e dei religiosi, anche come parrocchia già da alcuni anni abbiamo dovuto salutare le nostre suore. Sono segnali che ci interpellano profondamente e che ci ricordano che si sta aprendo una nuova stagione ecclesiale, una stagione in cui i laici sono chiamati ad essere protagonisti nella corresponsabilità. Per questo motivo abbiamo scelto di inserire tra i membri del CPP la figura dei referenti pastorali. Il referente pastorale è un laico che partecipa attivamente, insieme al parroco, alla cura pastorale della parrocchia, offrendo la sua disponibilità per un servizio serio e continuativo nel consiglio pastorale e nella comunità parrocchiale. Il referente pastorale svolge il suo servizio per quattro anni, il tempo nel quale rimane in carica il consiglio pastorale. In Evangelii Gaudium papa Francesco scrive così: Quando abbiamo più bisogno di un dinamismo missionario che porti sale e luce al mondo, molti laici temono che qualcuno li inviti a realizzare qualche compito apostolico, e cercano di fuggire da qualsiasi impegno che possa togliere loro il tempo libero. Oggi, per esempio, è diventato molto difficile trovare catechisti preparati per le parrocchie e che perseverino nel loro compito per diversi anni. Questo si deve frequentemente al fatto che le persone sentono il bisogno imperioso di preservare i loro spazi di autonomia, come se un compito di evangelizzazione fosse un veleno pericoloso invece che una gioiosa risposta all amore di Dio che ci convoca alla missione e ci rende completi e fecondi (EG 81). Ciò di cui parla papa Francesco nell'eg è una vocazione laicale (non esistono solo le vocazioni religiose o presbiterali), si tratta di un vero e proprio ministero-servizio all'interno della chiesa.

8 La figura del referente pastorale laico si sta diffondendo molto in questi ultimi anni nelle diocesi del Nord-Europa (soprattutto in Germania) e anche in alcune diocesi italiane (la diocesi di Udine è stata la prima ad introdurre ufficialmente questa figura nel 2008). La scelta del referente pastorale, il cui servizio viene meglio dettagliato successivamente nel regolamento dei consigli pastorali e affari economici, vuole essere il tentativo di riconoscere il grande valore dei laici nella chiesa coinvolgendoli pienamente nel cammino ecclesiale. Come si legge in Lumen Gentium 32: La distinzione posta dal Signore tra i sacri ministri e il resto del popolo di Dio comporta in sé unione, essendo i pastori e gli altri fedeli legati tra di loro da una comunità di rapporto: che i pastori della Chiesa sull'esempio di Cristo sono a servizio gli uni degli altri e a servizio degli altri fedeli, e questi a loro volta prestano volenterosi la loro collaborazione ai pastori. Così, nella diversità stessa, tutti danno testimonianza della mirabile unità nel corpo di Cristo: poiché la stessa diversità di grazie, di ministeri e di operazioni raccoglie in un tutto i figli di Dio, dato che «tutte queste cose opera... un unico e medesimo Spirito» (1 Cor 12,11). I laici come hanno per fratello Cristo, il quale, pur essendo Signore di tutte le cose, non è venuto per essere servito, ma per servire (cfr. Mt 20,28), così anche hanno per fratelli coloro che, posti nel sacro ministero svolgono presso la famiglia di Dio l'ufficio di pastori. A questo proposito dice molto bene sant'agostino: «Se mi spaventa l'essere per voi, mi rassicura l'essere con voi. Perché per voi sono vescovo, con voi sono cristiano». La parrocchia e i suoi progetti (iniziazione cristiana, scuola materna, oratorio, pastorale giovanile e familiare, Caritas-Solidarietà in Rete, manutenzione...) non crescono se non ci sono persone che si assumono impegni continuativi senza gelosie e lotte di potere, a servizio insieme al parroco dell'edificazione della comunità. Affidiamo al Signore il nostro cammino comunitario e preghiamo perché il rinnovamento dei consigli pastorale e affari economici sia per ciascuno l occasione per riscoprire che nella chiesa tutti siamo chiamati ad essere protagonisti a servizio del vangelo. Il consiglio pastorale parrocchiale

9 I CONSIGLI PASTORALE (CPP) E AFFARI ECONOMICI (CPAE) 1 - Regolamento 1. Che cosa sono il CPP e il CPAE. Sono organismi che esprimono e favoriscono in modo visibile ed attivo la comunione fraterna, la corresponsabilità e la collaborazione di tutti i fedeli, la missionarietà e la ministerialità della Chiesa. Sono i due organi di presidenza della comunità cristiana. Il CPP è organismo di promozione e animazione dell azione pastorale della parrocchia, nel rispetto della responsabilità di tutti. Il CPP si occupa della pastorale, cioè della vita e dell attività della propria comunità cristiana: della catechesi, della liturgia, della carità, della pastorale familiare, della pastorale giovanile, della pastorale sociale, vocazionale, culturale e dei rapporti col territorio. Il CPAE è organo di corresponsabilità dei fedeli con il parroco per l amministrazione e la gestione dei beni della parrocchia. Scopo del CPAE è di utilizzare i beni e le strutture a disposizione della parrocchia per le sue finalità (liturgia, catechesi e carità) nella piena e sollecita attuazione delle iniziative promosse dal Consiglio Pastorale ed approvate dal parroco. Il CPP e il CPAE restano in carica quattro anni. Ai consiglieri si chiede di essere cristiani non solo per anagrafe, ma di partecipare alla vita della comunità, di essere disponibili a lavorare insieme per il bene della parrocchia e a compiere un cammino di formazione permanente. Per essere eletti occorre aver compiuto i 18 anni. Può votare chi ha compiuto i 16 anni e partecipa alla vita della parrocchia. 2. La loro collocazione all interno della comunità. Il CPP e il CPAE non sono uno dei tanti gruppi della parrocchia: sono due organismi, cioè una struttura stabile, rappresentativi della comunità stessa. Al CPP tutti i soggetti particolari, tutti gli ambiti della comunità fanno riferimento, in particolare attraverso lo strumento del programma pastorale elaborato dal Consiglio stesso. 1 Il testo di riferimento è lo Statuto proposto dalla diocesi di Modena, a cui si fa riferimento per tutto ciò che non è definito in questa nota.

10 3. I caratteri del CPP e del CPAE. Il CPP e il CPAE sono: - Consigli: il consiglio è uno dei sette doni dello Spirito Santo che il cristiano riceve nel battesimo e nella cresima. Di fronte alla complessità della vita odierna, una comunità cristiana, attraverso gli organismi di partecipazione, si rafforza nella capacità di discernere, di orientare, di progettare, di verificare la vita pastorale della propria comunità. Tradizionalmente questo compito si attua, in questi organismi di partecipazione, nella forma del «consigliare», del confrontarsi e del discernere: nella comunità cristiana non è questione di maggioranza o di minoranza, di vincere o di perdere, ma di capire quello che il Signore vuole da noi perché è Lui il protagonista e il pastore che vogliamo ascoltare e seguire. - Rappresentativi della comunità cristiana. Ciascun consigliere non rappresenta una parte, il suo gruppo, ma opera guardando alla comunità intera (occorre superare il criterio della rappresentanza!). 4. Composizione del CPP. Il CPP è composto da: il parroco e, se presenti, il vice-parroco, i diaconi, un rappresentante dei religiosi o delle religiose i referenti pastorali: nominati dal parroco prima delle elezioni i consiglieri rappresentanti delle equipes-gruppi: prima delle elezioni ogni gruppo-equipe elegge il responsabile dell ambito specifico i consiglieri eletti dall assemblea parrocchiale: l assemblea liberamente elegge i propri rappresentanti i consiglieri cooptati dal CPP: concluse le elezioni, altri membri possono essere cooptati dal nuovo consiglio pastorale per rendere il CPP più rappresentativo. In ogni caso i membri cooptati non devono superare 1/3 dei componenti del CPP. Referenti pastorali Sono referenti pastorali i laici segnalati al parroco da uno o più membri del CPP uscente. I referenti pastorali sono nominati dal parroco dopo aver sentito il parere del CPP uscente. Possono essere nominati referenti pastorali coloro che hanno già fatto un esperienza significativa in CPP e che si rendono disponibili ad un

11 servizio parrocchiale serio, concreto e costante. I referenti pastorali si impegnano a partecipare settimanalmente alla segreteria del CPP e ad essere responsabili insieme al parroco della vita parrocchiale. In caso di parrocchia vacante (cioè senza parroco) i referenti pastorali si assumono la guida della parrocchia. I referenti pastorali non devono superare 1/3 dei componenti del CPP. Consiglieri rappresentanti delle equipes Le equipes impegnate in ogni ambito dovranno eleggere il loro rappresentante in CPP. Gli ambiti e le equipes-gruppi che eleggono e tra i quali viene nominato il rappresentante sono: iniziazione cristiana: rappresentante eletto dalle coordinatrici, dai giovani e dai genitori impegnati nella catechesi pastorale giovanile: un rappresentante eletto dagli animatori e dal consiglio dell oratorio Caritas-Solidarietà in Rete: un rappresentante eletto dai volontarisoci di Caritas-Solidarietà in Rete pastorale familiare: un rappresentante eletto dal gruppo famiglie e dall equipe che accompagna i fidanzati al matrimonio gruppo liturgico: un rappresentante eletto dai ministri dell eucaristia e da chi si impegna nell animazione liturgica (responsabili della liturgia feriale e festiva, musici ) scuola materna: un rappresentante eletto dal consiglio dell ente gestore della scuola Si giunge in questo modo a 6 consiglieri designati come rappresentanti delle equipes. Se lo si ritiene opportuno, un referente pastorale può anche essere eletto rappresentante di un equipe (però non più di una). Consiglieri eletti dall assemblea Sabato 17 e domenica 18 dicembre 2016, al termine delle messe, tutta l assemblea è chiamata a votare due giovani e quattro adulti che completeranno il consiglio pastorale. Prima delle elezioni da parte dell assemblea, saranno comunicati i nomi dei referenti pastorali e dei

12 consiglieri rappresentanti delle equipes. Ogni elettore può indicare sulla scheda i nomi di: 1 giovane (meno di 35 anni) e 2 adulti. Entreranno in cpp i 2 giovani e i 4 adulti che avranno ottenuto più voti. 5. La struttura del CPP. È indicata dalla Diocesi e confermata dalla prassi: Il consiglio: è l insieme dei consiglieri, regolarmente convocati. Il consiglio è il vero soggetto, primo responsabile di ogni orientamento pastorale. Si riunisce una volta al mese. La segreteria: è composta dal presidente (parroco), dal segretario (laico), dai referenti pastorali e dai consiglieri del CPP che si rendono disponibili. Si riunisce settimanalmente e si occupa della vita parrocchiale ordinaria. Il segretario: cura quanto serve alla convocazione e allo svolgimento delle assemblee. Stende i verbali delle riunioni. Il presidente: è il parroco della comunità. Riunioni del CPP Il CPP si riunisce una volta al mese per quattro anni. In caso di assenza, il referente di un equipe può essere rappresentato in cpp da un delegato della propria equipe, per un massimo di tre volte all anno. Il delegato non ha diritto di voto. Il consigliere che non partecipa ai lavori del consiglio per tre volte consecutive, senza alcuna giustificazione, è da considerarsi decaduto. Al suo posto subentra: - per i consiglieri designati dalle equipe un altro membro eletto dall equipe - per i consiglieri eletti dall assemblea il primo candidato non eletto. Le stesse modalità di sostituzione vengono adottate in caso di dimissioni di un consigliere. 6. Nomina del CPAE. Come ricorda lo statuto diocesano, il consiglio affari economici non viene eletto dall assemblea, ma nominato dal consiglio pastorale. Per le parrocchie superiori ai abitanti: 4 o 6 consiglieri oltre al parroco.

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