CORSO TORINO TUTTI IN FILA

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1 MICHELE CRUCELI TRASLOCHI e MODIFICHE COMPLETE 25 anni di esperienza ABBIATEGRASSO (MI) Tel VIGEVANO (PV) Tel Cell l altra voce per Vigevano Anno Anno 2º 2 o - n. n o Ottobre giugno 2002 ACQUE MINERALI E OLIGOMINERALI VINI DOC - D.O.CG DELLE MIGLIORI ZONE ITALIANE Da tre generazioni al vostro servizio. Per pronta consegna: Telefono Via Valle S. Martino, 20 - VIGEVANO Redazione: Via Dante, 25 - Vigevano - Amministrazione: Edizioni Agorà di Salluzzo Davide, Via Bellini 28, Vigevano - Stampa: Edizioni Tipografia Commerciale, Corso Roma 200, Cilavegna - Spedizione in abb. post. 45% art. 2 comma 20/B legge 662/96 Pavia Iscritto nel Registro Periodici n 4, 11 settembre 2001, Tribunale di Vigevano - Commerciale: 36 mm x 1 colonna L a modulo - Finanziari, legali, sentenze, concorsi: L al millimetro - Propaganda elettorale: L a modulo MENSILE - F 1,00 redazione@labarriera.it ESCLUSIVO MULTISALA: la lettera che inchioda Sindaco, vice e assessore a pag 6 LA FOTONOTIZIA CORSO TORINO TUTTI IN FILA LAVORI PUBBLICI: riproposto quanto non realizzato nel 2001 e 2002 a pag 5 SCOPERTA DISCARICA ABUSIVA di eternit... a pag 10 INTERVISTA a don Cerri a pag 20 INSERTO IL BARRIERINO DEI PICCOLI NUOVO VESPASIANO? TENTATIVO D ARREDO URBANO Caffè VIGEVANO Torrefazione dal 1921 Via trivulzio, 45 - Tel

2 2 N 12 - OTTOBRE 2002 LA VOCE DEI LETTORI - EDITORIALE La scomparsa di Silvio Oglio LASCIA IN TUTTI UN GRANDE VUOTO La scomparsa di una persona con la quale si sono condivise molte cose: una formazione cristiana che ha determinato l impostazione generale della vita con una scala di valori che mette ai primi posti un po le stesse opzioni, una visione della società che privilegia l essere sull avere, una impostazione della famiglia che con tutte le altre scelte si trasforma in testimonianza, rappresenta un momento di particolare riflessione, un momento di bilancio. Questo è ciò che è avvenuto con la scomparsa dell amico di sempre Silvio Oglio. Poiché oltre a quanto detto, a lui ci univa una sincera amicizia, in questo momento di grande tristezza, si riaffacciano tanti momenti della nostra vita pieni di gioia, di serenità, anche momenti che ricordano occasioni perdute o incomprensioni che in tutti i rapporti particolarmente seri ed intensi esistono. La sua presenza è stata talmente intensa da lasciare nei luoghi dove prestava la sua opera un autentico vuoto. Entusiasmo, costanza, preparazione accompagnata ad una perticolare intelligenza, davano alle cose da lui fatte uno spessore che le rendevano importanti. Silvio si è impegnato, sempre come volontario, ed in modo totalmente disinteressato in tutti i campi in cui poteva essere utile al prossimo ed alla LE VOSTRE LETTERE LADRI DI MOSTRE Una volta si rubavano biciclette, ora i furti sono più subdoli: appropriazione indebita di idee e meriti che in alcun modo potrebbero essere attribuiti a incapaci millantatori. Il reato in questione è il furto di ideazione della mostra di A. Ghinzani nel Passo Coperto del Castello di Vigevano, che non appartiene a quella nota fucina di idee e progettazione culturale che è l'ufficio Cultura del Comune, ma al sottoscritto Prof. Beccaria Claudio e al vetusto Liceo Classico Cairoli. Gli scippatori sono l Assessore Prati e il capo Ufficio cultura Dott. Emilio Ornati, una strana coppia dalla estrema trasversalità politica, vale a di re Alleanza Nazionale nella mani della cultura nazional popolare della sinistra. I fatti: dopo la mostra del 2000 sulla scultura italiana del dopoguerra, realizzata in collaborazione con il Comune e l allora Assessore Santagostino, il Liceo Classico e l Accademia di Brera con il Prof. Gualdoni, avevano proposto una mostra su G. Uncini, dapprima sostenuta e poi abbandonata dall Assessore Bologna, dimissionario dopo solo 10 mesi di incarico. In sua sostituzione si è programmata una mostra su Ghinzani in stretto rapporto con il corso di restauro del Monumento alla Resistenza nel Parco Parri realizzato dall artista nel Dopo estenuanti trattative si era pervenuti ad un accordo economico complessivo, rimangiato in seguito con disinvoltura dall Assessore Prati, con ulteriore variante di scena e colpo di mano estivo, realizzando la stessa mostra senza uno dei due curatori e senza di fatto il Liceo Classico come ente promotore che non compare neanche nei ringraziamenti. Siamo stati così liquidati dall evento, alla faccia delle nuove strategie culturali proposte ad esempio dalla Dott.ssa Danzì, coordinatrice dell Unità di progetto Vivere il Castello, laddove afferma che a portare idee e contributi concreti, ci deve essere soprattutto la città. (L Informatore, 12/09/02). Noi del Liceo con grande fatica in questi anni abbiamo società; reputava tutto ciò un dovere. I campi nei quali si è maggiormente impegnato sono stati quello religioso e quello politico. Ed è a quest ultimo che noi ci riferiamo per sottolineare qualche ricordo, in quanto è nel politico che lo abbiamo avuto compagno di viaggio e leader. Silvio per la politica aveva un predisposizione particolare ed aveva doti di mediazione e tolleranza che gli permettevano di confrontarsi con tutti in modo sereno e costruttivo. Era un serio professionista della politica, non nel senso che lo faceva per mestiere, ma nel senso che aveva una preparazione sul piano legislativo e normativo che gli permetteva di discutere di qualsiasi problema in modo appropriato. Silvio in tutto ciò che faceva era preparato. Abbiamo avuto molti esperti di politica, che vantavano la loro preparazione (conseguita al bar), e la conseguenza è stata quella di fare tutto in modo mediocre! Quando gli si faceva presente che non tutti erano come lui, sorrideva, non offendeva e citava Il Concilio Vaticano II Decreto sull Apostolato dei laici che sostanzialmente dice: se volete essere buoni testimoni delle vostre scelte religiose e civili, dovete essere preparati, dovete essere competenti. Fece, inevitabilmente, la sua scelta di parte, e collaborò intensamente alla vita politica amministrativa vigevanese per molti anni ed in modo particolare dal 1996 al Per le elezioni amministrativedel 1996 l Ulivo presentò alla città un programma e crediamo che il merito di aver raccolto in modo ordinato le idee dei molti che collaborarono è stato in primis suo. Le elezioni l Ulivo le vinse,e si dovettero scegliere i vari responsabili. A lui fu chiesto di fare il capogruppo consiliare, un incarico meno appariscente, ma fondamentale per la vita della maggioranza. Come era suo costume Silvio fece quanto chiestogli ed in questo incarico diede quanto di meglio sapeva dare. Sono stati anni impegnativi e costruttivi; e purtroppo alla fine del mandato per Silvio giunse la malattia: un fulmine a ciel sereno che colpì sia lui che la moglie Fulvia. In quell occasione non diede le dimissioni dal Consiglio comunale, finì la sua opera, certamente con tanta fatica, ma con la serietà e l impegno di sempre. Alle elezioni del 2000 si mise da parte e già in quell occasione molti ebbero la consapevolezza della sua mancanza; ci si sentì veramente più poveri. Silvio lasciò un grande vuoto, ed ora che la sua scomparsa, per questo mondo, è definitiva, il senso di vuoto è ancora più profondo, ma sappiamo che dobbiamo continuare nel nostro impegno con la fortuna di poterci avvalere della sua testimonianza e della sua opera e per questo lo ringraziamo e lo ricorderemo sempre con affetto e con ammirazione. Gli amici Popolari vigevanesi La Barriera si unisce al dolore dei famigliari e degli amici cercato di partire dalla bassa realtà scolastica, unendola alla alta professionalità di personalità e istituzioni come il Prof. Gualdoni e l Accademia di Belle Arti, facendoli interagire all interno delle nostre offerte formative integrative. Questo progetto è stato reciso per la seconda volta da una gestione della cultura miope, arrogante oltre che priva di qualsiasi capacità progettuale. Dove sono le vostre idee, Assessore Prati, visto che lei ebbe a criticare in Consiglio Comunale la nostra precedente mostra, salvo poi riproporre nel suo vuoto culturale una mostra con gli stessi protagonisti d allora. Forse è più facile fare il vigilantes per la sicurezza, basta una patacca al petto. Egr. Sindaco Cotta, presti più attenzione alle proposte che partono dal suo vecchio Liceo e liberi la cultura non solo dalla sicurezza (caso raro nella realtà italiana), ma anche da quegli uomini del tutto incompetenti, solite ultime ruote del carro della politica. Verifichi ad esempio i meriti culturali del Dott. Ornati per i quali è stato nominato Capo Ufficio Cultura, forse sarebbe più adatto per attività vagamente cabarettistiche o di animazione per la terza età o ancora per mercatini d antiquariato e feste finte popolari. Saprà riconoscere più facilmente un pianoforte a mezzacoda o il profumo per crauti? Il Maestro di Vigevano Claudio Beccaria DIAMO VISIBILITÀ AI PAESI VICINI Cari Barrierini, vi scrivo da Gravellona Lomellina. Sono contento che, da qualche mese, anche il paese in cui sono nato e vivo faccia parte degli argomenti del vostro giornale. Spero che questo continuerà e che magari la cosa si allarghi agli altri paesi e paesini che circondano Vigevano, per sapere cosa succede secondo una voce contro, come la vostra. Una domanda: ora ricevo La Barriera in abbonamento, ma è possibile anche trovarla in edicola qui a Gravellona? Lettera firmata Editoriale UN ANNO CON LA BARRIERA Ottobre Dopo mesi di estenuanti incontri, riunioni, discussioni (non di rado terminate all alba), supportati dalla compagnia di uno spelacchiato cane e di qualche buon bicchiere di vino, dopo aver soppesato ogni possibilità di successo o di sopravvivenza, La Barriera vedeva la luce con una foliazione piuttosto misera. Non poteva essere altrimenti. Senza un gruppo imprenditoriale o politico alle spalle, questa nuova realtà non poteva permettersi il lusso di scialaquare risorse economiche ed umane che non possedeva, nonostante qualcuno, ancora oggi, si chiedava dove diavolo prendono i soldi questi rompicoglioni. Sono passati dodici mesi. La Barriera è cresciuta, come numero di pagine ed iniziative collaterali. Gli abbonati della prima ora che avevano versato la quota al buio, cioè senza sapere cosa avrebbero trovato nella buca della posta, sono stati affiancati da una folta schiera di sostenitori. Nel volgere di un anno, un lasso di tempo brevissimo per un giornale, siamo diventati una realtà importante, persino scomoda. L obiettivo che ci eravamo prefissati è stato raggiunto. Oggi La Barriera può guardare al futuro con una consapevolezza ben maggiore. L emergenza è stata superata e con sempre più fiducia ci apprestiamo ad affrontare il secondo anno di vita. In questi mesi, passati a fare le pulci a chi si è installato nella stanza dei bottoni e ai loro compagni di merenda, abbiamo visto crescere attorno a noi il gradimento e la simpatia di chi sentiva la necessità di una voce fuori dal coro, libera e svincolata dai gruppi di potere che per tanti, troppi, anni hanno avvolto e forse soffocato questa città. Così facendo ci siamo alienati le simpatie di qualche potente, è naturale e fisiologico. Evidentemente abbiamo colpito nel segno. E continueremo su questa strada, indipendentemnete da chi amministrerà in futuro questa città. Ci hanno accusato di essere scivolati, in qualche occasione, nella volgarità. Forse è vero, non lo neghiamo, ma la satira non può guardare e pensare al galateo. Deve graffiare, far male, colpire come un pugno nello stomaco. La satira è sempre scomoda, mai (o quasi mai) serva del potere. Solo così raggiunge il suo scopo: far pensare, riflettere, instillare il dubbio. Ci siamo riusciti? Stando ai continui incitamenti pervenutici, o portati personalmente dai nostri lettori, sembra proprio di sì. Da questo momento, superata la fase di rodaggio, viene la parte più difficile del compito: migliorarci costantemente per allargare sempre più il consenso e la base di lettori e sostenitori. Il compito non ci spavenza. Anzi è uno stimolo in più per affrontare la prossima stagione che, per il bel Paese, e Vigevano in particolare, non si preannuncia serena. Daniele Perboni Direttore responsabile: Daniele Perboni Vicedirettore: Matteo Altobelli Redazione: Via Dante, 25 Vigevano - Tel. e Fax Edizioni Agorà di Salluzzo Davide - Vigevano redazione@labarriera.it Stampa: Edizioni Tipografia Commerciale Cilavegna - editico@tin.it ASSOCIATO ALL USPI Unione Stampa Periodica Italiana Foto: Qugipi, Gaviglio, Bai, Max Il Barrierino Coordinamento redazionale Giuliana Battipede Grafica di copertina Cesare Giardini Fumetto Davide Avogadro

3 OSSERVATORIO N 12 - OTTOBRE settembre Vigevano Calcio e integrazione Basta veramente poco a volte per favorire l integrazione dei cittadini extracomunitari, che con la loro numerosa presenza, fanno ormai di Vigevano una città multietnica. In barba alle polemiche sull opportunità di costruire una moschea, con le puerili argomentazioni di alcuni rappresentanti della maggioranza al governo della città, che altro non sono che il tentativo di alimentare paure e diffidenze che solo in minima parte potrebbero essere giustificate, un ottimo esempio di integrazione ci viene dallo sport. Due semplici ma lodevoli iniziative del Vigevano Calcio possono insegnare molto a certi nostri concittadini con velleità politiche ma dalle vedute ristrette. La società sportiva vigevanese, alla ricerca di nuovi affiliati, ha pubblicato un annuncio in lingua araba per il reclutamento delle squadre giovanili ed ha ridotto, per gli spettatori extracomunitari, da 8 euro ad 1 il prezzo dei biglietti delle prime venti partite di campionato settembre Segnaletica doppia mozzarella E stanno facendo un ottimo intervento.... Solo una settimana fa arrivavano gli elogi alla ditta appaltatrice dei lavori di rifacimento della segnaletica stradale. Lavoro notturno, senza disagi per la circolazione, senza code, senza l intervento dei vigili e del carro attrezzi per la rimozione dei veicoli posteggiati nelle zone di intervento. Insomma... l uovo di colombo! Unico inconveniente corso Cavour, dove è stata tracciata una riga di mezzeria non prevista (poco male, pare che si cancellerà da sola in men che non si dica). Ma, purtroppo, corso Cavour non è rimasto un caso isolato. Ci si è presto accorti di numerosi altri interventi inutili o, peggio ancora, decisamente sbagliati. Puntuali sono arrivate le scuse dei responsabili: scarsità di organico dell ufficio segnaletica del Comune, mancata collaborazione dei vigili (azzardiamo, magari anche un pò di superficialità?). E va bene... ma a che servono tante giustificazioni? Quando si paga il lavoro un tanto al metro come la pizza, qualche riga di troppo è pure da mettere in conto settembre Il giovane assessore fa la voce grossa Alla fine Sala si spazientisce. Ad aprile l assessore annunciava la partenza entro maggio dei lavori per la sistemazione dell incrocio della Podazzera (Statale 494 C.so Milano). A giugno, essendo i lavori ancora nei suoi sogni, ufficializzava l apertura del cantiere il primo luglio. Solo dopo la metà di settembre, ed a lavori a malapena abbozzati, l assessore ai lavori pubblici improvvisamente si accorge che La situazione si sta facendo pesante.e prontamente (???) convoca la ditta appaltatrice. Ai ritardi di Sala siamo ormai abituati, gli annunci dell imminente partenza di lavori che mai vengono eseguiti ormai non si contano più. In debito di consenso, anche dopo la pubblica sconfessione dei suoi alleati per il suo progetto di spostamento della stazione delle corriere davanti al macello, il giovane assessore ha fatto la voce grossa!!!... I maligni dicono che qualcuno l abbia prima fatta con lui. 28 settembre - 4 ottobre Le solite favolette Ci risiamo. Puntuale come la morte arriva il ritornello del programma triennale delle opere pubbliche. Un piano che...contiene progetti che si ha la piena convinzione di portare a termine... sostiene il sindaco; salvo mettere subito le mani avanti inquadrando il programma nel... momento difficile che stanno vivendo gli enti locali... dove... tutti stanno cercando di far quadrare i conti con estrema difficoltà. Un programma che... ha privilegiato il palazzetto... spiega pinocchio Sala. Un momento assessore... ci sembra di ricordare che il palazzetto è nelle priorità del suo assessorato fin dal suo insediamento e che viene regolarmente inserito nel programma triennale delle opere pubbliche con il solo risultato di avere speso un miliardo e duecento milioni delle vecchie lirette per un campo di erbacce. E il rifacimento dell acciottolato di Piazza Ducale che ci assicura sarà fatto nel prossimo autunno (quindi tra un anno), non doveva forse essere pronto già quest anno?... abbiamo innanzi tutto cercato di non scrivere un libro dei sogni afferma ancora il sindaco Cotta. Peccato... i sogni ce li saremmo perlomeno potuti giocare al lotto, invece di questo libro delle solite favolette che cosa ce ne dobbiamo fare? mab FOTONOTIZIA dalla copertina Corso Torino. Ecco l ultima opera pubblica realizzata e pensata dall assessore Sala. Stupisce che in tutta Europa si cercano, e si trovano, soluzioni per eliminare i semafori, in quanto ritenuti causa di maggior inquinamento nei centri urbani. A Vigevano, invece, se ne realizzano di nuovi. Piazza Ducale. Il rebus di Mario Cantella (consigliere del sindaco). È un vespasiano, sostenevano alcuni. No, è un recinto per i profughi da San Giovannino, dicevano altri. Alla fine il dott. Cantella rassicurava tutti: Si tratta di bacheche porta manifesti, le ho fatte installare io. Via XX Settembre. Tentativo di nuovo arredo urbano o coltivazione illegale di origano per le due note pizzerie adiacenti? I residenti e i commercianti, sempre più indignati, chiedono una coltivazione differenziata per soddisfare ogni esigenza ortofrutticola.

4 4 N 12 - OTTOBRE 2002 PRIMO PIANO Terza puntata dell inchiesta sul caro rette IL CENTRODESTRA RIFIUTA IL CONFRONTO SUGLI AUMENTI FAMIGLIA 2 PERSONE FAMIGLIA 3 PERSONE Dopo le inchieste (pubblicate sul numero di luglio e di settembre) de la Barriera sugli aumenti delle rette per i servizi all infanzia, asili nido e scuole materne comunali, l Ulivo vigevanese ha presentato una mozione in Consiglio Comunale, lo scorso 30 settembre, per chiedere una verifica urgente sul metodo di calcolo dell applicazione delle nuove rette. Dalle verifiche fatte dal centrosinistra, l incidenza degli aumenti per le diverse fasce di reddito Isee, ci confermano aumenti che variano dal 30% al 40% rispetto alle rette del In Consiglio Comunale l Ulivo sceglie la strada del confronto costruttivo con il centrodestra proponendo di avviare da subito un controllo sulle nuove rette. L Amministrazione infatti ha previsto una verifica, ma solo tra sei mesi, un periodo troppo lungo per l Ulivo ma anche per le famiglie che nel frattempo saranno costrette a pagare le tariffe attualmente previste. L assessore alle politiche educative Antonella Mairate di Forza Italia, alla politica della mano tesa ha preferito quella del muro contro muro. Dapprima ha liquidato la proposta del centrosinistra come inutile e superflua poi ha scaricato la colpa sulle organizzazioni sindacali, Cgil Cisl Uil, con cui è stato firmato l accordo in cui si prevedeva la riformulazione delle tariffe in base all introduzione dell Isee. Secondo l assessore azzurro, infatti, se ci sono dei problemi è colpa dell Isee voluta dai sindacati, dimenticando però che si tratta di una legge nazionale e non un capriccio delle tre organizzazioni. Forza Italia, Alleanza nazionale e Lega comunque hanno bocciato la proposta dell Ulivo presentata in Consiglio comunale. Il centrosinistra però non molla e, oltre a chiedere che di questa vicenda se ne occupi la Commissione consiliare competente, organizzerà un incontro con le famiglie per venerdì 18 ottobre alle ore 21 alla sala Pertini, per decidere nuove iniziative che riguardano le politiche educative. Il tema della serata, oltre ad occuparsi dell aumento delle rette, analizzerà il nuovo regolamento, votato dal centro destra, che ha soppresso lo sgravio del 50% della retta in caso di assenza per malattia, l abolizione dello sgravio del 30% per il secondo figlio che utilizza i servizi educativi comunali e la soppressione della colazione mattutina. Anche i sindacati, a breve, chiederanno un incontro con la Giunta Cotta per ottenere un impegno certo sulla verifica dell entità degli aumenti. Tabella in alto: famiglie con solo reddito di lavoro di Euro ( di lire) Tabella sotto : famiglie con uguale reddito più abitazione principale di proprietà TB= tempo breve TL = tempo lungo RI = retta intera FAMIGLIA 3 PERSONE FAMIGLIA 3 PERSONE R R = retta ridotta

5 PRIMO PIANO N 12 - OTTOBRE Lavori pubblici in città: parole, parole, parole, parole... UNA PIOGGIA DI PROMESSE Il Sindaco Ambrogio Cotta Ramusino, ormai in carica da quasi tre anni, ci risparmi anche per questo Natale gli auguri pagati con i soldi dei vigevanesi. Ci riferiamo alla Lettera aperta alla città, pubblicata nel dicembre 2000 e gli chiediamo, se proprio vorrà fare un regalo alla città, di rendere conto degli impegni che con quella lettera si era assunto. Il signor Sindaco, come i suoi assessori, ha la memoria corta. Infatti, da oltre trenta mesi, ci sta regalando una nuova versione del contratto con gli italiani di berlusconiana memoria. Con questa pagina (ci limitiamo a riportare quanto avete dichiarato alla stampa) tentiamo di dimostrare che ci state prendendo in giro continuando ad annunciare-dichiarare opere pubbliche che ogni anno vengono puntualmente rimandate all anno successivo. FINE 2000, INIZIO 2001 Ecco alcune dichiarazioni del Sindaco e degli assessori apparse sulla stampa locale riferite a lavori pubblici che dovevano partire entro il 2001: Chiuderemo nei primi due mesi la questione del Palazzetto. Chiuderemo la revisione dell accordo di programma sul Castello. Ci impegneremo per il raddoppio ferroviario e per la viabilità. Iniziamo il riesame del Piano Regolatore. Il piano Regolatore sarà presentato entro la fine dell anno Gregotti sta lavorando su un idea forte di riuso del Castello... Questo lo stiamo facendo in soli cinque mesi, mentre in quattro anni prima non si è fatto nulla. Il progetto di cablaggio della città. Via Giordano e Via Beccaria diventeranno presto strade comunali. Il Municipio cambierà volto. Sono previsti interventi sostanziali per modificare il Cavalcavia Lamarmora. Realizzeremo il sottopasso ferroviario in Via Fogliano. Presentato il piano dei lavori per il 2003 Verranno spesi i di Euro previsti? Il Sindaco ha dichiarato: Non è un libro dei sogni. E noi aggiungiamo: È la favola di Pinocchio. Infatti le opere prioritarie previste, per il 2003, sono le stesse già promesse nel 2001 e nel Ci auguriamo, per Vigevano, che sia la volta buona. NON FATTO FINE 2001, INIZIO 2002 La Giunta Cotta vara il piano delle opere pubbliche. Ecco i principali impegni apparsi sulla stampa locale Via Giordano NON FATTO NON FATTO Doppio binario Maschio del Castello PALAZZETTO DELLO SPORT A settembre il via ai lavori Palazzetto NON FATTO Le 5 immagini riguardano opere previste nel 2002 che oggi vengono riproposte per il 2003 perchè non realizzate. Così anche: parcheggio area ex Enel, Centro diurno al De Rodolfi, ampliamento del cimitero, rotonda alla frazione Morsella, apertura della facoltà universitaria, piano regolatore generale, arredo urbano, rifacimento acciottolato della Piazza Ducale, cablaggio e rete della città, installazione di telecamere e realizzazione di presidi per vigili di quartiere. Questo non è che una parte delle promesse dei programmi che ogni anno ci vengono fatte e puntualmente riproposte

6 6 N 12 - OTTOBRE 2002 PRIMO PIANO MULTISALA ECCO LA VERITÀ Giugno 2000: due operatori economici chiedono al Sindaco disponibilità di creare una multisala a Vigevano poi, non ricevendo risposta, scelgono Parona. Non avevano un amico in comune? Dall insediamento del Sindaco Cotta Ramusino sono passati poco più di 30 giorni, quando viene protocollata la lettera che riproduciamo qui a fianco. Si tratta di una domanda degli operatori cinematografici, che da decenni si occupano delle sale vigevanesi, per avere la disponibilità di creare una multisala... in Vigevano. Come si nota dalla lettera, si può ricostruire un percorso preciso: la richiesta è datata 5 giugno e protocollata nello stesso giorno (si comprende che è stata consegnata a mano). Il Sindaco incontra gli operatori il 20 giugno (Bollati e De Petis) ed il 21 ne consegna copia agli assessori Merlo (all ora con delega all Urbanistica), e Sala (delega ai Lavori Pubblici). In diverse occasioni, prima l assessore alla Cultura Bologna, poi il suo sostituto Prati, dichiarano alla stampa che Vigevano avrà la multisala. Prati si sbilancia affermando: del resto le leggi economiche parlano chiaro, e una fra Parona e Vigevano dovrà saltare. E non credo proprio che questa sorte possa toccare alla struttura di Vigevano. Ma Prati è al corrente che chi sta costruendo a Parona già nel giugno 2000 aveva inoltrato regolare domanda per realizzare la multisala a Vigevano? È al corrente Prati che la pratica era nelle mani del suo Sindaco, di Merlo e di Sala (prima di approdare a Parona)?. Prati si lamenta perché da galantuomo si è fidato di semplici strette di mano. A questo punto ci domandiamo a chi ha stretto la mano, senza ufficializzare impegni, visto che chi costruisce a Parona, l impegno lo aveva preso esplcitamente senza ottenere risposta, mentre chi aveva presentato il progetto a Vigevano richiedeva tempi certi ed è per questo che oggi l ha ritirato. Ottobre 2002: in una lettera inviata ai colleghi della giunta, e finita nelle redazioni dei giornali, l assessore all urbanistica Giuseppe Giargiana si sfoga riguardo la costruzione della multisala:...credetemi, ho ancora sullo stomaco il fatto che non si faccia a Vigevano. Sempre stando alla famosa lettera di Giargiana, sarebbe ora disponibile un fantomatico terzo operatore, interessato a costruire la struttura all interno dei centri commerciali. Forse la verità sta nei silenzi e nelle isteriche esternazioni, ma i fatti dicono che Vigevano ha perso la multisala e Parona la realizza proprio per l incapacità (o la furbizia) di non dare risposte certe e tempestive. Sempre più la nostra squadra amministrativa si dimostra una compagine di dilettanti allo sbaraglio, dove ognuno gioca per se e nessuno per la città. diesse LA ZANZARA A VIGEVANO CHI FA IL PIANO REGOLATORE? Nella disciplina urbanistica trova sempre più consensi una espressione che costituisce ormai un punto cardine anche della cultura più liberista. Piano pubblico e progetto privato. Operatori del settore (costruttori, progettisti ecc.) e pubblici amministratori dovrebbero avere ben stampato davanti agli occhi questo enunciato, apparentemente semplice e scontato, ma che invece contiene i presupposti essenziali della democrazia e della suddivisione dei ruoli nella gestione del potere locale. D altra parte in Italia è dal 1942 che si parla di Piano Regolatore inteso come strumento di progettazione, gestione e controllo dello sviluppo del territorio, rigorosamente redatto da una Pubblica Amministrazione. Nel 1975 la Regione Lombardia ha ulteriormente approfondito il concetto, imponendo un Piano obbligatorio per tutti i Comuni ed aggiungendo il termine generale alla vecchia espressione, volendo sottolineare il principio secondo cui tutto il territorio di un Comune rappresenta un bene da gestire con coscienza e competenza ed il suo utilizzo va programmato perseguendo l interesse pubblico. Perde così quota, almeno teoricamente, il concetto di prezzo di un suolo, legato esclusivamente alla sua potenzialità edificatoria e si rafforza quello di valore di un fondo, rapportato alle sue vocazioni naturali ed alle sue funzioni, all interno di una politica di governo complessivo di tutto l ecosistema in cui l uomo si trova inserito. Alle funzioni edificatorie di un comparto devono, di conseguenza, corrispondere adeguate funzioni di servizi a verde (sportivo, parco urbano ecc), funzioni ecologiche di aree naturali che vanno salvaguardate ed una particolare attenzione va riservata alla difesa del territorio agricolo, inteso come bene di valore economico, sociale ed ecologico e non come superficie libera in attesa di destinazioni speculative più redditizie. Così recitano le leggi vigenti in materia nel nostro Paese. Questi concetti hanno consentito di superare metodologie del passato di gestione del territorio eccessivamente dirigistiche, salvaguardando nel contempo l interesse pubblico nei processi di sviluppo urbano e di modifica del paesaggio. Parlavo di generale condivisione e consenso intorno a questi principi; in realtà non può essere sottaciuto il fatto che permangono ancora sacche di arretramento culturale in cui si agisce in ben altro modo e la politica dell attuale Amministrazione Comunale di Vigevano rappresenta la più eloquente conferma della presenza di queste anomalie. Nella nostra città, infatti, il ruolo della Pubblica Amministrazione nella definizione dei Piani urbanistici è andato via via scemando, sino al punto che oggi il Piano regolatore è ormai considerato come luogo di mera formalizzazione burocratica di scelte che vengono fatte (o imposte) altrove e da gruppi di potere che perseguono finalità, forse legittime, ma poco o nulla coincidenti con l interesse generale. La pratica delle varianti puntuali di Piano è ormai tanto diffusa da essere assurta al rango di metodologia di pianificazione (spesso di chiaro stampo clientelare), anzichè utilizzata come provvedimento eccezionale, da introdurre in casi di motivata ed estrema urgenza, nei quali siano riconosciuti almeno alcuni aspetti di interesse generale. Se è purtroppo vero che in questi ultimi anni, nel settore urbanistico, un Consiglio Regionale sbracato ha partorito miriadi di leggine tra loro contrastanti che, in deroga a norme generali ancora vigenti, consentono di percorrere scorciatoie amministrative che lasciano perplessi, è altrettanto vero che l Amministrazione Comunale di Vigevano anziché fare uso di queste norme in modo limitato, ponderato e per comparti prioritariamente individuati dall autorità pubblica sul Piano Generale, con questi sciagurati Ineffabile personaggio il Nostro che sembra catapultato in un contesto a lui estraneo strumenti ha costruito la struttura portante del progetto di sviluppo urbanistico della città. Si sono così progressivamente ribaltati i ruoli tra operatore e Pubblica Amministrazione, ed è risaputo che quando è il singolo ad imporre scelte che riguardano tutta la comunità cittadina, per forza di cose le incongruenze, le forzature e la mancanza di integrazione tra il singolo progetto ed il resto del tessuto urbano non tardano ad evidenziarsi. Se poi il potere pubblico accetta, addirittura propone e si fa garante di scorciatorie tecniche, giuridiche ed amministrative, diventa inevitabile un progressivo degrado nella qualità dei risultati prodotti oltre che sul piano dell immagine e dei rapporti istituzionali. Ma la deregulation liberista, promessa sbrigativamente in tempi di campagna elettorale, non appena messa in moto, ha subito trovato difficoltà a marciare. L ignoranza in materia, la confusione procedurale e l intrigo nella gestione dei rapporti interpersonali hanno creato una situazione di paralisi amministrativa tale per cui, paradossalmente, i risultati sinora ottenuti da questa liberizzazione selvaggia risultano di gran lunga inferiori, non solo come qualità ma anche come consistenza, a quelli ottenibili da una gestione ortodossa del Piano Regolatore, un tempo definita da coloro che attualmente occupano il potere di stampo stalinista. A Vigevano non esiste una linea politica comportamentale: da un lato permangono strutture tecnico-burocratiche, quasi svuotate delle loro prerogative e del loro patrimonio professionale, che gesticono con rigore (a questo punto forse inutile) pratiche edilizie prive di consistenza reale; dall altro una classe politica dispostaa praticare tutte le scorciatoie possibili, tutte le deroghe immaginabili, nell ambito di una discrezionalità che presta il fianco ad ogni interpretazione, sia sul piano politico che su quello morale. Come nel periodo del Basso Impero romano in cui erano le truppe combattenti ad imporre l imperatore, a governare tutto questo universo c è un Assessore issato al potere non dalla volontà popolare ma sulla punta delle tessere di partito, a legislatura avviata e a seguito di una congiura di palazzo che, nell ovattata terminologia politica, venne definita rimpasto di Giunta dopo innocente verifica politica. Ineffabile personaggio il Nostro, che a volte sembra come catapultato in un contesto a lui del tutto estraneo, di cui tutto ignora o finge di ignorare. Un po macchietta e un po travicello, forse però l Assessore non ha ancora avuto modo di dare il meglio di sé. I cittadini aspettano che si esprima compiutamente con la pelle d oca addosso. Intanto si è ripreso a tessere la tela di Penelope del nuovo Piano Regolatore. Ulisse impiegò dieci anni per tornare in patria dopo la guerra di troia ed il percorso fu tanto accidentato da costituire soggetto per uno dei più grandi poemi dell antichità. Nel nostro caso sono trascorsi più di dieci anni dal primo incarico affidato a seri professionisti oggi licenziati con lauta ricompensa e nessun obiettivo è stato raggiunto. Ci sarebbe materiale per scrivere un altro poema, in questo caso non epico ma tra-comico. Basta accontentarsi! Al momento si stanno ancora spendendo soldi pubblici per arrivare ad un Piano che probabilmente non verrà mai approvato in quanto, una volta scoperta la comoda strada dell aggiramento di ogni forma di pianificazione del territorio, per chi mira ad avere mano libera sulla città, potrebbe rivelarsi insopportabile adeguarsi ad una chiara normativa urbanistica uguale per tutti, quale essa sia. Smettiamola almeno di ripetere che questa è una politica liberista che porta lavoro, occupazione e benessere per tutti: Voltaire, Adam Smith e persino il Conte di Cavour potrebbero rivoltarsi nella tomba.

7 PRIMO PIANO di Paolo Borea N 12 - OTTOBRE TURISMO: oltre la Piazza e il Castello Per il rilancio coinvolgere scuole, intellettuali, artisti, istituzioni e commercianti. L importante è non cadere nel provincialismo. Dopo il varo della Finanziaria del governo Berlusconi, che prevede tagli agli enti locali per svariati milioni di Euro, è difficile parlare di sviluppo del turismo. Temo che nei prossimi mesi i vigevanesi, come tutti gli italiani, vedranno lievitare le tariffe pubbliche locali (trasporti, gas, acqua, parcheggi, asili, scuole ecc.) a livelli stratosferici. D altronde il piccolo uomo di Arcore per mesi, dai manifesti di tutte le città italiane, ci aveva promesso di tutto per tutti (meno tasse, più sicurezza, più sviluppo, pensioni più dignitose); a lui sono andate più TV (anche quelle RAI), più sicurezza personale (legge sulle rogatorie, sul falso in bilancio, legge Cirami) a noi toccheranno più aumenti! Uno scenario come questo non lascerà alle Regioni, alle Provincie e ai Comuni tanti mezzi per promuovere e incentivare il turismo. Sarà difficile chiedere ai cittadini di pagare di più i servizi sociali e contemporaneamente investire parte di queste entrate in cachet di attori o cantanti, in organizzazioni di mostre e concerti e in strutture per l accoglienza turistica. Nonostante questo però un amministrazione moderna, consapevole del potenziale di cui la nostra città dispone e attenta allo sviluppo strategico del territorio, dovrebbe operare per far sì che Vigevano entri nel novero delle città più conosciute ed apprezzate d Italia. Cerchiamo di seguire esempi come quelli di Mantova che, abbinando divulgazione culturale a sviluppo del business dell editoria, ottiene un ottima visibilità sui media nazionali con un conseguente enorme successo di pubblico (pagante). Ovviamente non sono qui a proporre Vigevano come sede di un altro festival letterario. Scimmiottare gli altri non ha mai portato da nessuna parte. Ciò che ci piacerebbe veder crescere nella nostra città, stimolata in primis dall amministrazione, è una concreta e matura progettualità nel campo del turismo. Non illudiamoci che soltanto perché abbiamo piazza ducale e il castello (sulla cui gestione/proprietà il deputato Ercole è riuscito a dire tutto ed il suo contrario!) i turisti vengano a Vigevano e ci si fermino per qualche giorno, come pretenderebbe quell assessore che si adira perché nessuno costruisce nuovi alberghi in città! Questi sono soltanto alcuni sintomi, neanche tanto nascosti, di quel provincialismo cui fa riferimento il paroliere Vito Pallavicini in una bellissima intervista rilasciata alla Provincia Pavese (3/9/2002). Bisognerebbe che l amministrazione vigevanese fosse in grado di coinvolgere tutte le menti fertili della città: intellettuali, politici, artisti e, perché no, qualche commerciante illuminato. Soltanto con l aiuto di tutti e attraverso la condivisione degli obiettivi si potrebbero ottenere buoni risultati e consolidarli negli anni. Perché, per esempio, non lavorare insieme alle scuole per strutturare percorsi artistici e culturali che coinvolgano in prima persona professori e studenti? Forse otterremo un maggior coinvolgimento dei giovani nello sviluppo socioculturale di Vigevano e magari eviteremo a qualcuno di loro di compiere quel grave reato che è lo stare seduti sui gradini della statua di San Giuanin! Per fare un esempio su quanto appena enunciato, credo che si sarebbero potute evitare settimane di stucchevoli polemiche sulla mostra di manifesti di propaganda di (in)contestabile livello, semplicemente ascoltando il parere di un numero maggiore di vigevanesi e dando spazio alle loro aspettative culturali, artistiche e di intrattenimento. Mi è sembrato di vederne molti di più (e molto più coinvolti) alla serata etnica africana del 7 Settembre. Sicuramente però, come direbbe Berlusconi, sono io che ho frainteso. Parla Alessandra Mauro della Contrasto Un esperienza felice Abbiamo lavorato con grande armonia ed entusiasmo. di Mariolina Cerri Alcuni momenti delle mostre organizzate in Castello in collaborazione con l Agenzia Contrasto di Roma, che hanno richiamato a Vigevano migliaia di visitatori provenienti da tutta Italia. Le potenzialità turistiche di Vigevano. Un argomento di cui ci stiamo occupando cercando di sviscerarlo sotto tutti i possibili punti di vista. Storia e arte sono un binomio di cui la città ducale e i suoi abitanti devono andarne fieri, ma nelle dinamiche moderne, sempre più esigenti, serve quel quid in più per tenere Vigevano sotto i riflettori. Non sono mancati, nel passato, eventi che hanno portato nella nostra città molte persone, e che hanno fatto parlare di Vigevano anche fuori dalle mura; ci riferiamo, tra le altre cose, a concerti e mostre. Una grande eco ed un grande successo hanno riscosso a Vigevano, per esempio, le mostre fotografiche che hanno dimostrato di avere la capacità di diventare evento. Ma quale pubblico attirano? Hanno un contenitore ideale, una città ideale? Quanto costano? Abbiamo girato queste domande ad Alessandra Mauro dell agenzia Contrasto di Roma che a Vigevano, negli anni scorsi, ha allestito con successo diverse mostre fotografiche che hanno portato la nostra città anche sulle pagine di diverse testate nazionali e attirato migliaia di visitatori. «La fotografia è un mezzo di espressione e comunicazione di grandissima forza e impatto. Racconta il nostro tempo come pochi altri linguaggi sanno fare, riuscendo a cogliere - spesso - l'essenza di un avvenimento e la sua portata universale: documento e metafora insieme. Le mostre di fotografia parlano in modo universale, avvicinano le persone raccontando una storia che in qualche modo li riguarda da vicino. Questo è forse uno dei motivi per cui sempre più anche nel nostro paese (in Francia o negli Stati Uniti questo fenomeno è ormai più che consolidato) le mostre di fotografia riescono ad ottenere sempre maggior credito. «La fotografia continua la signora Mauro e le mostre di fotografia hanno ormai un pubblico consolidato. In gran parte si tratta di giovani, pronti e sensibili a seguire suggestioni di nuovi linguaggi comunicativi. Ma non solo. Proprio per la sua capacità di parlare universalmente la fotografia sta raggiungendo un pubblico comunque vasto e soprattutto variegato. È molto difficile riuscire, in astratto, a dire il costo delle mostre di fotografia. A parte la possibile grandezza delle diverse selezioni, bisogna valutare quali opere si espongono, se vintage (stampe d'epoca) o stampe nuove, magari prodotte proprio per l'evento. Insomma, il costo dipende da tanti fattori e ad un possibile "noleggio" c'è, caso per caso, da valutare i costi di allestimento, di trasporto, di assicurazione... oltre, naturalmente, ai costi legati alla sede espositiva e alla comunicazione che si intende dare intorno all'evento. In genere, comunque, una mostra di fotografia costa molto meno di qualsiasi mostra di pittura o scultura. Voci come trasporto o assicurazione, proibitivi in casi di arte antica, diventano assoultamente abbordabili se non irrisori. Non credo esistano città migliori o peggiori dove fare mostre di fotografia. «Ogni luogo espositivo ed ogni città ha le sue esigenze, da conoscere e rispettare. Esattamente come ogni mostra deve essere rispettata. A volte, il connubio riesce e nasce una perfetta "sinergia" tra immagini in mostra, luogo e città. L'esperienza di Contrasto a Vigevano è stata estremamente felice. Abbiamo lavorato in grande armonia ed entusiasmo con la città su tre mostre molto diverse tra loro e molto belle nell'arco di tre anni. La prima mostra era dedicata al '68 anno cruciale in tutto il mondo: il bianco e nero di grande impatto si sposava perfettamente con le Scuderie del Castello. In maniera diversa, le immagini più morbide, a volte astratte, di Margaret Bourke-White o i "caldi" ritratti di Eisenstaedt dialogavano con la pietra dei muri delle Scuderie in modo originale e, credo, veramente unico. Insomma, un'esperienza felice che spero possa ripetersi». Una speranza che non si può non condividere e l augurio che qualcuno la trasformi in realtà.

8 8 N 12 - OTTOBRE 2002 PRIMO PIANO La legge salva l oca Il San Giuanin proibito Una sentenza della Cassazione obbliga i comuni a rilasciare l autorizzazione per la posa di cartelli pubblicitari stradali L assessore alla sicurezza reintroduce un ordinanza del podestà Sacchi, del Archeologia del regolamento o nostalgia del ventennio? di Mariolina Cerri di Giulio Savy L Amministrazione per la giurisprudenza si pone in una condizione di inadempienza siglio del consorzio di tutela del salame d oca di Mortara, richiesta al Comune di Vigevano per la posa di cartelli stradali pubblicitari all ingresso della Città con la scritta Zona tipica di produzione del salame d oca di Mortara. Il 22 luglio il Comune di Vigevano comunica il diniego alla realizzazione delle opere richieste. Nel documento si legge, tra l altro, visto il parere della Commissione Edilizia contrario in quanto il Comune di Vigevano non ha ancora adottato il regolamento per la disciplina degli impianti pubblicitari e, pertanto, ai sensi dell art.36 c. 8 del D.L. N.507 del , non può dar corso all istanza e ritenuto di dover far proprio il parere della Commissione edilizia comunica il diniego. E qui l inadempienza del Comune e la sua mancata tutela degli interessi pubblici. La Corte Costituzionale nella sua sentenza n. 355 è chiara: a fronte di un caso analogo (diniego da parte di un altro Comune alla richiesta di apporre cartelli pubblicitari e ricorso da parte dei richiedenti) si è così espressa La mancata adozione da parte dell Amministrazione del piano generale degli impianti pubblicitari entro il termine da essa stessa stabilito o in mancanza entro 30 giorni dall approvazione del regolamento comunale... l approvazione del piano ricade nella disciplina Una categoria produttiva locale fa richiesta all Amministrazione per apporre impianti pubblicitari agli ingressi della città. L amministrazione che vanta imprenditori all interno della giunta, spende denaro pubblico per commissionare ricerche di marketing per lo sviluppo del territorio, vuole sviluppare l imprenditoria e rilanciare Vigegenerale della legge 7 agosto 1990 n.241 con la conseguenza che se l Amministrazione comunale non ha autonomamente fissato il termine per l adozione del provvedimento, si applica il termine di 30 giorni (art.2 c.2) sia per i provvedimenti su istanza di parte, sia per quelli da adottare d ufficio. Resta il fatto che il Comune si pone in posizione di inadempienza e quindi espovano, cosa fa? In un documento a firma del dirigente per l assetto del territorio, Enzo Spialtini, comunica il suo diniego. Una firma ma anche un autogol. Non solo l Amministrazione viene meno a tutte le sue dichiarazioni d intento ma, per la giurisprudenza, si pone anche in una condizione di inadempienza, sancita dalla Corte Costituzionale nella sentenza 355 del luglio scorso. La storia: i produttori di salame d oca vigevanesi chiedono una maggior visibilità. Il 20 maggio scorso inoltrano, anche nella loro qualità di membri del consto a rivendicazioni dei soggetti danneggiati da tale comportamento negligente e richiesta di risarcimento danni per la mancata affissione di cartelli pubblicitari. Richiesta danni in quanto l affissione dei cartelli avrebbe potuto far aumentare il numero dei clienti e, dunque, i guadagni. Sostiene Ezio Maria Pisapia «La pubblica amministrazione non può invocare a giustificazione del rifiuto o del silenzio opposto all istanza di un privato, l alibi della sua stessa inerzia. Il Comune ha l obbligo di concludere i procedimenti in tempi certi». Continua la campagna di Prati per boicottare San Giuanin! Sembra che al nostro assessore non vada giù che alcuni ragazzi siedano ai piedi della statua in piazza ducale così continua a far sgomberare il monumento con la scusa di salvaguardare da potenziali atti di vandalismo un monumento storico per la città. Peccato che però i Vigili si ostinino a fare selezione, sgomberando la statua solo quando ad essa si appressano certe persone considerate pericolose non per comportamenti sanzionati precedentemente, ma colpevoli di abbigliamento molesto! Risultato: a qualsiasi ora è possibile passare in piazza e raneamente invitavano una madre con pargolo al seguito che, vista la scena, abbandonava il monumento, a non preoccuparsi e restare tranquillamente seduta! Ora il mio disappunto non è solo nei confronti di questo assurdo provvedimento, ma anche contro la discrezionavedere famigliole con prole a carico comodamente sedute ai piedi del santo o comitive di ragazzi griffati sostare indisturbati a due passi dai vigili sornioni, pronti a tornare alla carica non appena questi lasciano il posto alla jeunesse maudit cittadina. Mi è addirittura capitato (esperienza personale!) di vedermi avvicinato da Vigili che mi ordinavano di sgomberare la statua e contempolità con cui viene applicato. Se all assessore non sta bene che la gente si sieda sui gradini della statua (unico posto a sedere non a pagamento dell intera piazza Ducale), perché non provvede prima a far posizionare delle panchine, visto che ora come ora l unica alternativa è sedersi a un bar? Vedrà, caro assessore, che così sarà molto più facile tenere i giovani lontani dalla statua. I PRONIPOTI DEL PODESTÀ Perché non ci si può più sedere al San Giuanin? Dal Regolamento di Polizia Municipale del Art. 22 Divieto di arrampicarsi sui manufatti, alberi, ecc. È vietato salire sui monumenti, sulle inferriate, sulle cancellate, sui candelabri dell illuminazione pubblica, sugli alberi, pali, muri di cinta, steccati, ecc. IL PODESTA Scotti. Con questo provvedimento l assessore Prati ci dà la prima lezione di archeologia del regolamento. Non pensavamo che dopo aver passato le acque a Fiuggi a qualcuno degli Alleati Nazionali sarebbe venuta un idea di questo livello. Cosa ci dobbiamo aspettare in futuro?

9 10 N 12 - OTTOBRE 2002 LA DENUNCIA Discarica abusiva di eternit e altro meteriale inquinante in Via Camina e Strada Fosso Pavese IL DEGRADO VA IN SCENA Stracci e materiale vario Water Macchina da scrivere Sacchi con mareriale non identificato Scarti di lavorazione Frigorifero Materasso Bidoni di plastica Questo reportage fotografico nasce in seguito alla segnalazione di alcuni abbonati. La campagna circostante Via Camina e Strada Fosso Pavese, come dimostrano queste immagini, è stata deturpata da incivili concittadini che hanno scaricato nel verde oltre ai rifiuti domestici anche pericolosi materiali e sostanze inquinanti: eternit, batterie per auto, solventi chimici, scarti di lavorazione industriale. Con questa denuncia sollecitiamo gli organi competenti ad effettuare un tempestivi sopralluogo per evitare che il danno ambientale provocato dalle pericolose sostanze inquinanti comprometta ulteriormente l ambiente. foto di Max Lavatrice Copertoni Pezzi di motocicletta Batteria Eternit Bidoni di plastica

10 PRIMO PIANO N 12 - OTTOBRE CHI PAGA I TAGLI DELLA FINANZIARIA? di Sansone Il De Rodolfi e i servizi sociali trasformati in Azienda Speciale Arriva la stangata del Governo da miliardi di vecchie lire La novità è apparsa recentemente sulla stampa locale. Se non fosse che la notizia probabilmente proviene dalla maggioranza cittadina si potrebbe parlare di boutade. Nessuno ha smentito. Per i dipendenti interessati è stato un fulmine a ciel sereno. È pur vero che le voci e gli spifferi da tempo avevano allarmato tutti ma non c era mai stato niente di concreto in proposito. Anzi a giugno in occasione dell accordo sulla trasformazione delle farmacie in azienda speciale era stato concordato con i sindacati che l Amministrazione non avrebbe proceduto a nuove esternalizzazioni senza discutere preventivamente sui programmi e sulle strategie da attuare. Che dire e quale valutazione si può dare rispetto a questa prospettiva? Innanzitutto che la Giunta cerca in tutti i modi di non discutere con nessuno questa scelta. Non con la maggioranza consiliare nè ovviamente con l opposizione consiliare. Non con le forze sociali nè con i cittadini. L unico che ha avuto il coraggio di rompere il silenzio è stato l Assessore Loria, il quale in una assemblea ha voluto rassicurare i dipendenti sul loro futuro, sostenendo che non c era ancora nulla di deciso e che per ora si stanno solo facendo ipotesi. Nel cercare di tranquillizzare i dipendenti, l Assessore ha comunque garantito che nel caso di trasformazione in azienda speciale i dipendenti si sarebbero visti attribuire uno stipendio superiore a quello attuale. Berlusconi insegna. Più soldi per tutti. A parte queste frivolezze, quello che sconcerta e spaventa è l assoluta mancanza di idee, di strategie, di programmazione, di volontà di rilanciare i servizi. Purtroppo l unico argomento su cui questa Giunta trova coesione è proprio quello dell esternalizzazione dei servizi. Il Sindaco e la sua squadra subiscono passivamente la volontà del Governo che alla faccia del federalismo sta gradualmente svuotando gli enti locali del ruolo che la Costituzione gli riconosce. D altronde pretendere da questa Giunta una voce dissonante sulla finanziaria, sui limiti di spesa, sul patto di stabilità sarebbe pura fantascienza. La trasformazione dei servizi sociali in azienda speciale comunque è ormai decisa. Gli effetti di tutto questo non si vedranno l anno prossimo, ma solo tra due o tre anni. E quali potrebbero essere? Innanzitutto l aumento delle rette dell Istituto De Rodolfi e quelle del centro diurno. In un secondo tempo, a fronte di una presumibile diminuzione delle risorse che il Comune metterà a disposizione dell Azienda Speciale (vedi finanziaria e altro), potrebbero essere messi in discussione anche gli altri servizi del sociale: contributi economici, assistenza domiciliare, assistenza ai minori, ecc. I cittadini potrebbero addirittura essere costretti a rivolgersi a servizi privati. Perchè non si deve dimenticare che la cosiddetta mission delle aziende speciali è il pareggio del Bilancio e per alcuni servizi anche il profitto. In questo senso la preoccupazione è pienamente legittima e sarebbe opportuno che la città non subisse senza colpo ferire scelte così sciagurate. Si ringrazia Sergio Staino per la gentile concessione Forse è finalmente giunta l ora della verità. Almeno le cifre non mentono, anche se le parole di presentazione della Finanziaria da parte del Presidente del Consiglio tendono ancora a far credere che i cittadini non saranno chiamati a fare sacrifici. Si è passati dal famoso slogan, che tanti ha fatto sognare, Meno tasse per tutti a quello più prosaico Sacrifici per tutti La finanziaria varata dal Consiglio dei Ministri lo scorso 30 settembre farà discutere ben oltre i due mesi necessari per l approvazione da parte del Parlamento. E sicuramente già si preannunciano battaglie e ripercussioni tra le forze sociali, anche tra quelle più vicine al Governo come la Confindustria. Sicuramente sarà necessario tornare ad analizzare, nei prossimi numeri, i contenuti della Finanziaria in modo approfondito, anche perché tale legge influenzerà moltissimo la vita economica e sociale di tutti i cittadini. In sintesi le questioni più significative: da sei anni che la manovra finanziaria non costava così tanto agli italiani; 8 miliardi di Euro in meno a scuola, sanità ed enti locali; blocco delle assunzioni per la Pubblica Amministrazione, Regioni e Comuni; diminuzione degli acquisti per beni e servizi; riduzione dell Irpef per i redditi più bassi; concordato di massa per chi ha evaso il fisco; nessuna risorsa aggiuntiva per i contratti dei dipendenti pubblici; poche risorse per gli investimenti al Sud. Berlusconi ha sottolineato che con questa finanziaria ha iniziato a ridurre le tasse. A parte la risibilità di questa affermazione, chi ha il maggiore beneficio, redditi fino a 9000 Euro ( lire), avrà nel 2003 una riduzione d imposta di 441 Euro ( lire). L entità e l estensione dei benefici sono gli stessi che l ultimo Governo dell Ulivo aveva inserito nel suo Dpef, tra maggiori detrazioni e restituzione del fiscal drag. Senza contare che queste riduzioni di Irpef se le sta già mangiando in anticipo l inflazione e se le mangerà ulteriormente l aumento che gli enti locali saranno costretti a fare sulle rette dei servizi per cercare di non tagliare parte degli stessi. Inoltre è meglio stendere un velo pietoso sul concetto di federalismo e su tutti coloro che si riempiono la bocca con questa parola. Dovrebbero solo vergognarsi di continuare a parlarne. Un ultima annotazione: tutti hanno espresso serie riserve sulla manovra, da Confindustria alla Confcommercio, dalla Cgil alla Cisl e Uil, dalle Regioni (anche del Centro-destra) a Comuni e Province, senza dimenticare la durissima reazione dell opposizione di centro-sinistra. Berlusconi è riuscito almeno a mettere tutti d accordo.

11 12 N 12 - OTTOBRE 2002 SOCIETÀ GIANNI CORDONE SCRITTORE PER L INFANZIA di Fernando Rotondo* Vigevano per la scuola e la letteratura per l infanzia si identifica in Gianni Cordone, maestro anticonformista e antiautoritario prima e poi direttore didattico innovatore e sperimentatore. Aveva realizzato il primo tempo pieno a Vigevano, e della scuola della sua città e dell intera provincia era stato animatore RIFLESSIONI di EUBULIDE instancabile, intelligente e colto. Per i ragazzi scrisse una quindicina di libri, dei quali qui ricordo soltanto quelli che mi piacciono di più: Cesco in Sardegna, nato dalla sua esperienza di direttore nell isola, Buona Pasqua al Condominio, in cui dimostra che il fantastico e il favoloso per i bambini può dimorare anche nel quotidiano; Pelucco, favola metafora sulla diversità che ottenne un grande e meritato successo; Cagnolino Dalcodino, che ripesca fiabescamente la memoria etnoantropologica di una Padania popolata di boschi o lupi, Il fantasma della scuola, horror scolastico che si lega al territorio vigevanese e propone una morale eversiva per il perbenismo borghese, Il muro alto, apologo sulla competitività esasperata dei grandi che ottiene risultati negativi per i piccoli. Nei suoi libri Gianni, senza prediche, moralismi e pedagogismi di sorta, porta sempre la sua passione civile e tensione morale: io credo in queste cose e te le racconto, sembra dire con semplicità. Per pubblicare i suoi libri, come voleva lui, senza condizionamenti, aveva fondato la casa editrice Scholanova, che si giovava anche delle illustrazioni e della grafica della figlia Chiara. Personalmente ci sono poche cose nella mia vita di cui ritengo di potermi vantare, ma sicuramente una di cui vado orgoglioso è aver parlato e scritto per primo di Gianni Cordone e dei suoi libri, in due lunghi articoli, su LG Argomenti e di aver tracciato un suo profilo critico su Archivio Andersen. L ultima volta lo incontrai nella Biblioteca di Rivanazzano, essendo entrambi relatori ad un convegno per insegnanti e bibliotecari su lettura e letteratura per l infanzia. La sua relazione era stata preparata con la consueta serietà e ricchezza di riferimenti culturali e stimoli intellettuali, tanto che gli chiesi subito di poterla pubblicare su LG Argomenti, a cui in passato, peraltro, aveva già collaborato. critico letterario ed esperto di letteratura giovanile PENSARE È POSSIBILE I BAMBINI INTERVISTANO L AUTORE iportiamo un intervista fatta dagli alunni di una R classe quarta, dopo aver letto uno dei sui libri. Infatti Gianni Cordone accettava di buon grado di partecipare a quelli che lui chiamava Incontri con l autore. Il primo impulso ad inventare un romanzo l ho avuto a 11 anni: il nostro catechista ci narrava, a puntate, una storia ed io, a casa e per mio conto, la reinventavo e la trascrivevo. A quei tempi scrivevo anche dei giornali murali: un grande foglio con notizie di vario genere. Erano per gli amici. In seguito ho sempre scritto racconti più o meno lunghi. Solo nel 1969 ho scritto il mio primo libro: Cesco in Sardegna che è autobiografico in quanto tratta della mia famiglia e delle esperienze vissute in quel posto. Infatti, allora, io lavoravo come direttore in una città sarda. La vena inventiva si è, poi, un po inaridita; ma da dieci anni in qua pubblico, in media, due libri all anno. Per vedermeli stampati ho però dovuto inventarmi una casa editrice, perché le grandi case editrici non ne volevano sapere di pubblicare i miei libri. Avrò certamente perso soldi e notorietà, ma ho guadagnato in libertà. Inoltre non scrivo per fare soldi ma per diffondere tra i ragazzi il piacere di leggere e, soprattutto, per soddisfare il mio bisogno di scrivere. Infatti, per me, scrivere è una necessità vitale più che un semplice passatempo. La trama di un romanzo può avere origine da un pensiero, da un immagine,; io lascio che si sviluppi dentro di me, senza forzare. Così posso scrivere un libro in una settimana oppure in sei mesi. Quando l ho scritto ed ho trovato l illustratore, lo passo in tipografia: da allora passano circa due mesi e, alla fine, arriva in libreria. Il libro che voi avete letto (Le avventure dell articolo Lo ) è fatto da diversi episodi: i primi li ho scritti parecchi anni fa e solo cinque anni fa ne ho aggiunti altri e l ho concluso. E, forse, l unico mio libro decisamente comico. Volete sapere quando scrivo? Solitamente dopo il sonnellino pomeridiano e tra le sedici e le diciotto. Devo, però, aver voglia di scrivere e sentire la mia scrittura scorrere senza intoppi. Altrimenti tralascio e mi dico che non è il giorno giusto.? Non solo pensare è possibilr, almeno per tutti coloro che non credono nella filantropia di quest ultima finanziaria, ma lo è anche abbandonare l angusta e militante trincea, nella quale, dall Ottantanove in poi, la Sinistra si è messa a difendere la sua storia, i suoi ideali, la sua spendibilità politica a favore della civiltà. Se la palingenesi ci ha delusi, la palinodìa non deve soffocarci. È vero vi sono salti discreti nella stoia che espellono nel Queste operazioni truffaldine vanno smascherate e combattute con rinnovato vigore culturale passato idee, analisi, convinzioni sembrate attuali e giuste fino a ieri, ma questa spoetata falcidia non può recidere le radicali ragioni per cui quelle idee, quelle analisi, quelle convinzioni prendevano vita, agitavano cuori, alimentavano speranze. Ma soprattutto quella falcidia non deve essere fatta con un attrezzo truccato, che seppelendo Marx, fa rifiorire Smith come un esempio di pensiero ultramoderno, Queste operazioni truffaldine vanno smascherate e combattute, uscendo dalla trincea, con la forza della riflessione speculativa e con rinnovato vigore culturale, che mettano a nudo la reale materia del contendere tra Destra e Sinistra, conservazione reazione e progresso. Il vero contrasto è tra la cultura dell uomo mercante e quella e dell uomo che non si rassegna ad essere un animale destinato unicamente allo scambio. Due antropologie, due orizzonti: l uno mercantile; l altro eroico in senso bruniano. E se si spinge più a fondo il pensiero che vuole capire, ci si accorge che i valori di giustizia, eguaglianza sociale e, finanche, quello di libertà, tanto sostenuto e proclamato dai nostri contraddittori, derivano conseguenti e limpidi dall uomo che ha scelto la ragione per interpretare il mondo, indagare su se stesso e scommette sulla possibilità che il suo destino non stia nella ripetitività della natura, che lo condiziona, conservandolo territoriale, competitivo e quindi aggressivo, bensì nell eccitante avventura che lo vede attratto dal suo stesso pensiero, verso la pace, la conoscenza messa al servizio del bene comune, il bello che dà senso alla vita, sottraensola alla presenza ossessionante della biochimica. È la ragione, quindi, non quella astratta tirannica e schematica di un illuminismo deformato, ma quella del metodo che il pensiero umano si è dato, per verificare, analizzare, individuare e definire ogni oggetto verso cui si volge, prima di dare assenso alle idee, teorie, spiegazioni che lo interpretano, che impone di sotituire la politica alla guerra, la legge alla faida, il diritto alla sopraffazione e, perché no, lo stato sociale al mercato selvaggio deregolato, la promozione dei popoli oppressi alle inique ragioni di scambio, di una globalizzazione della miseria e della sofferenza, che lascia intatti i paradisi degli sprechi, alimentando soltanto l insensibilità e il cinismo dei popoli ricchi. È la ragione che riflette sul Ø la ragione che impone di sostituire la politica alla guerra, lo stato sociale al mercato selvaggio fatto che un mammifero predatore sa fare alla perfezione il suo mestiere di competitore, ma in ciò esaurisce la misura della propria specie. E l uomo? Per sua fortuna non ha misura e questa è la sua misura. Altrimenti sarebbe definito, e allora potremmo anche partecipare al suo, al nostro funerale, perché già consegnati al passato, anche ora in questo preciso istante. Perciò chi si appella alle ineluttabili leggi dell economia di mercato, allargando sconsolato le braccia, di fronte alle pressanti richieste di giustizia retributiva e di tutela dei diritti di chi lavora, di chi respira, di chi osserva il paesaggio del mondo che ama, è tra quelli che hanno già celebrato quel funerale. Se vi interessa l argomento o volete dialoghare con Eubulite inviate le vostre Mail a: redazione@labarriera.it

12 Ospitiamo un intervento di Gian Mario Santini, Segretario Generale della Camera del Lavoro Territoriale di Pavia dove illustra le ragioni dello sciopero del 18 ottobre. Sciopero indetto dalla CGIL contro il rischio di veder sperperati in brevissimo tempo i sacrifici degli ultimi dieci anni dei lavoratori e dei pensionati. Che questo Governo fosse inaffidabile, l avevamo capito già da molto tempo in qua; che fosse pericoloso per le tutele sociali e i diritti sul lavoro, abbiamo purtroppo modo di misurarlo giorno per giorno. Con il Patto per l Italia, da una parte sono state introdotte scelte profondamente errate e inique che cominciano a modificare l art.18 dello Statuto dei diritti dei lavoratori ed estendono ulteriormente la precarizzazione del mercato del lavoro, eludendo ogni impegno ad allargare i diritti per chi ne rimato sprovvisto; dall altra parte viene sancito, su ispirazione di Confindustria, un modello di sviluppo economico basato sul contenimento dei salari, diritti e protezioni sociali, ricercando l isolamento della CGIL, per potersi così disimpegnare dagli impegni di coesione sociale. Con i Disegni e i decreti legge già in discussione o presentati in parlamento, il Governo prospetta: una riforma del fisco a beneficio dei redditi abbienti; un attacco al sistema pensionistico e alla tutela della sanità pubblica; una minaccia al diritto universale all istruzione e quindi ad una scuola pubblica efficiente e democratica. Ma è con le linee di riferimento della prossima Legge Finanziaria che i nodi arrivano al pettine. La crescita dell inflazione che sta pregiudicando il potere d acquisto delle pensioni e delle retribuzioni, non viene contrastata dal governo che da così il via libera all inasprimento dei prezzi e delle tariffe. La stagione dei rinnovi contrattuali di milioni di lavoratori viene posta sotto ricatto e Governo e Confindustria puntano così a FOTO O. BAI 18 OTTOBRE SCIOPERO GENERALE SOCIETÀ comprimere le retribuzioni. Con i condoni fiscali, probabilmente contributivi e forse anche edilizi, si da il via libera alle violazioni delle leggi, fornendo solo qualche palliativo al risanamento dei conti pubblici che stanno precipitando. Il rischio che stiamo correndo è quello di veder sperperati in brevissimo tempo i sacrifici degli ultimi dieci anni dei lavoratori e dei pensionati. E nel contempo, come se non bastasse, non vengono introdotte adeguate politiche a sostegno dello sviluppo economico e delle prospettive occupazionali. Ecco i tanti motivi che hanno portato a decidere lo sciopero generale. Era inevitabile e urgente. CISL e UIL verranno posti via via di fronte alla cruda realtà e al dissesto di quella politica dei redditi che ha consentito di mantenere viva la coesione sociale in Italia. Anche CISL e UIL avranno modo di valutare l inevitabilità della mobilitazione. Nel frattempo la CGIL non è isolata. Così hanno affermato in tantissimi il 23 marzo a Roma, così affermano i cittadini che stanno firmando a sostegno della campagna della CGIL tu togli, io firmo, testimoniando la vasta adesione N 12 - OTTOBRE L enorme folla, sopra, che ha preso parte alla manifestazione indetta dalla CGIL il 23 marzo a Roma. Sotto: i lavoratori della Camera del Lavoro di Pavia che si sono fatti notare per l enorme striscione (Foto O. Bai). popolare e la bontà delle nostre posizioni. Le nostre finalità sono semplici. Abbiamo bisogno di un drastico cambiamento delle politiche di Governo e della sua subordinazione alla parte più miope del sistema delle imprese. Abbiamo bisogno di un modello di sviluppo che affronti i problemi, senza nasconderli, conservando però gelosamente i diritti e le tutele sociali non esigibili, puntando nel contempo a fornire risposte alle nuove generazioni e ai nuovi bisogni sociali. Il 18 ottobre e lo sciopero generale, avranno questi significati e, ritengo, una grande importanza per le prospettive di chi intendiamo rappresentare.

13 14 N 12 - OTTOBRE 2002 SOCIETÀ Sarà normale? La Barriera si arricchisce di una nuova firma: quella di Enzo Costa, già collaboratore dei quotidiani L Unità e Repubblica. Iniziamo con un suo lavoro scritto nei mesi scorsi ma sempre attualissimo. Sarà normale che il principale partito di una coalizione (Forza Italia) spenda 39 miliardi di vecchie lire per la campagna elettorale e il principale partito della coalizione avversaria (i DS) ne spenda 5? Sarà normale che nessun commentatore indipendente si domandi se sia normale e democraticamente accettabile una simile disparità di mezzi economici? Sarà normale che si governi dai propri palazzi romani, ville arcoriane, castelli liguri, certose sarde, diversi secoli dopo l'epoca delle Signorie? Sarà normale questa concezione ca(ta)stale della politica? Sarà normale che tra la gente sia passata l'idea che è meglio un politico ricco di suo perchè così non ruba, il che -oltre che un'assoluta scempiaggineè un'accusa di ladro potenziale a chiunque non sia un nababbo? Sarà normale che -forti delle proprie entrate private- si sbaglino sistematicamente i conti su quelle pubbliche, e dopo aver dato la colpa all'opposizione si adotti come rimedio l'acquisto di Rivaldo? Sarà normale che un governo che accusa di finanza allegra i governi precedenti che avevano risanato il paese abbia speso soldi pubblici per istituire un inutile ministero all'attuazione del Programma? Sarà normale che -dimostrata l'inutilità del suddetto ministero dalla sua recente abolizione- nessun telegiornale pubblico o privato abbia realizzato un'inchiesta approfondita o un servizio di 45 secondi su un tale scialo di denaro dei contribuenti? Sarà normale o meglio casuale che telegiornali così reticenti siano controllati o posseduti da colui che istituì il suddetto, inutile ministero? Sarà normale che l'unico provedimento contro la penuria d'acqua in Sicilia sia stata l'ammonizione a Santoro? Sarà normale che per "informare" sui conti pubblici saltati e sulle conseguenti misure disperate ipotizzate dal governo, il Tg2 titoli "Voglia di condono" con il tono ottimisticosbarazzino di chi abbia titolato "Voglia di vacanze"? Sarà normale che in un ministero si spacci cocaina? Sarà anormale che al Quirinale per ora non si consumi ecstasy? Sarà normale che si proponga la galera o la comunità di recupero obbligatoria per i tossicodipendenti vittime del disagio sociale e si definiscano "deviati" i carabinieri che scovano qualche tossicodipendente vip? Sarà normale che ci si impanchi a ferrei tutori dei valori militando in una coalizione politica il cui leader ha diffuso e diffonde culto dell'apparenza, edonismo beota, consumismo selvaggio, mercantilismo sfrenato e mito del successo facile con le sue televisioni? Sarà normale che sposti più voti Iva Zanicchi di Norberto Bobbio? Sarà normale che Alessandro Galante Garrone esprima tutta la sua ripulsa morale e civile per chi ci governa, ma lo faccia con un'intervista a Repubblica e non con un editoriale su La Stampa, giornale con cui collabora da sempre? Sarà normale che gli italiani siano bombardati di notizie su pretese e mai dimostrate malefatte dei giudici di Milano e siano poco o per nulla informati sulle accuse documentate al giudice Squillante? Sarà normale che arringhe, tattiche ed espedienti difensivi oggi si chiamino disegni di leggi? Sarà normale che queste "stranezze" appaiano normali? Voi che dite sarà normale? Libertà di stampa l presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, da I quando nel 2001 è tornato a Palazzo Chigi, ha denunciato in sede civile Elio Veltri e Marco Travaglio, nonché gli Editori Riuniti e la Baldini e Castoldi. Si tratta degli autori e degli editori di due libri a lui sgraditi: "L'odore dei soldi" e "Le toghe rosse". Per il primo pretende che il Tribunale di Roma gli riconosca un risarcimento danni pari a 10 milioni di euro (20 miliardi di vecchie lire), per il secondo chiede 5 milioni di euro (10 miliardi). Senza contare gli oltre 32 milioni di euro (64 miliardi) richiesti nelle nove cause intentate da suoi amici e sue aziende contro gli stessi autori dell'odore dei soldi, contro chi, come Carlo Freccero e Daniele Luttazzi, avevano osato presentarlo in televisione e contro l autore delle Toghe rosse. Silvio Berlusconi, oltre che il capo del governo italiano, è l'uomo più ricco e più potente d'italia. Se davvero avesse a cuore la verità e la sua onorabilità, sporgerebbe querela in sede penale anche contro i numerosi organi di informazione internazionali, che hanno commentato le vicende contenute nei libri e contro le case editrici che li hanno tradotti all estero, chiedendo una sentenza di merito a lui favorevole: incaricando cioè un pubblico ministero di indagare sull'attendibilità dei libri contestati e affidando a un giudice terzo la sentenza definitiva. Invece, prescindendo dal merito, chiede subito i danni. Vuole i soldi, tanti soldi, da due privati cittadini che mai hanno visto e mai vedranno la somma richiesta: rischiano, perciò, la rovina per tutta la vita. E da due piccole case editrici che, se dovessero perdere una sola di queste cause, sarebbero costrette a chiudere i battenti. Quando in politica il galateo contava qualcosa, chi assumeva incarichi istituzionali si affrettava a chiudere le sue liti private, rimetteva le querele, rinunciava alle cause in corso per potere svolgere un ruolo super partes e dedicarsi soltanto agli interessi generali. Non è più così. Ma questa non è una lite privata. È una questione di libertà e di democrazia, che riguarda tutti. Senza un forte intervento di chiunque possa interrompere questa spirale perversa, nessuno in Italia oserà più disturbare il manovratore scrivendo e pubblicando libri scomodi per il potere. E noi cittadini saremmo (ancor) meno informati e meno liberi. Per non lasciare soli i due autori, la Barriera aderisce alla alla campagna di solidarietà, continuiando a testimoniare l'impegno della società civile nella difesa della libertà di stampa e parola. Inviate il vostro messaggio di solidarietà a Veltri e Travaglio a: associazione@democrazialegalita.it oppure info@opposizionecivile.com. SCUOLA Ripartire da Barbiana per imparare a collaborare R di Mario Lodi iproporre la cooperazione come pratica pedagogica in una situazione, come quella attuale, di accentuato individualismo, è un atto coraggioso e necessario per recuperare un valore formativo che la società e la scuola hanno accantonato o dimenticato. Oggi la scuola elementare italiana ha dei buoni programmi, nella cui premessa si indica come suo fine la formazione dell uomo e del cittadino nel quadro dei principi affermati dalla Costituzione della Repubblica, si ispira alle dichiarazioni internazionali dei diritti dell uomo e del fanciullo e opera per la comprensione e la cooperazione con gli altri popoli. Riguardo al bambino si afferma che il fanciullo, quando inizia la sua esperienza scolastica, ha già cumulato un patrimonio di valori e di esperienze relative a comportamenti familiari, civili, religiosi, morali e sociali quindi la scuola realizza il suo compito specifico di alfabetizzazione culturale partendo dall orizzonte di esperienze e di interessi del fanciullo per renderlo consapevole del rapporto con un sempre più vasto tessuto di relazioni e di scambi e aggiunge: sono queste le condizioni necessarie perchè ogni alunno viva la scuola come ambiente educativo e di apprendimento. Il bambino è dunque considerato protagonista in una scuola dove le sue conoscenze hanno il diritto di essere espresse con lo stesso interesse del gioco. La scuola delineata nei programmi vigenti è quindi alternativa a quella tradizionale, in cui c era un unico docente e la ricca esperienza del bambino accumulata nel tempo prescolare non entrava: il bambino doveva ascoltare le lezioni del maestro, studiare su un libro di testo uguale per tutti e ripetere. Oggi quella scuola non c è più, però è accaduto che a causa dell organizzazione modulare imposta dalla burocrazia scolastica, che prevede più docenti per ogni classe, invece di introdurre la progettazione collegiale avendo come soggetto dinamico i bambini, i docenti hanno realizzato per ogni materia (area) un loro programma reintroducendo in pratica la trasmissione delle nozioni. Occupati nello svolgimento dei loro programmi separati, hanno abbandonato le attività espressive e creative perché dicono non c è più tempo per fare queste cose. Sono andati fuori legge e contro i bambini. Le cause principali di questa situazione vanno ricercate nella preparazione che i docenti hanno avuto all Istituto Magistrale o all Università dove il lavoro collaborativo in équipe non esiste: si studia sui libri di tutto, e il tirocinio non è mai progettazione e pratica. Un altra causa è stata la scelta ministeriale del tipo di aggiornamento dei docenti che è stato esclusivamente culturale e non metodologico. I maestri infatti sono stati aggiornati nelle diverse discipline ma non sulla organizzazione del lavoro scolastico nel tempo e nello spazio, concordando i loro inserimenti per la realizzazione di progetti comuni. Molti docenti sono oggi in crisi perché avvertono questa situazione paradossale: vorrebbero ritrovare il bambino vero, intero, curioso e felice, ma nel labirinto delle discipline, l orario, la programmazione, le verifiche, etc. possiamo dire che talvolta per esigenze organizzative si tiene conto di tutto ma non del bambino. Questo succede se gli insegnanti non cooperano fra loro. La discussione e la ricerca di soluzioni sui problemi che riguardano la vita della classe dovrebbero avere la stessa importanza di quelli che riguardano lo svolgimento del programma e gli apprendimenti strumentali. L obiettivo a lungo termine, che richiede un itinerario di lavoro, è fare in modo che i bambini che si trovano insieme in prima per ragioni anagrafiche, alla fine del ciclo elementare diventino una comunità con tutti i valori positivi che questo termine racchiude in sé. Vedo un analogia fra il momento storico del dopoguerra in cui è nato il Movimento Cooperazione Educativa, e quello di oggi. Come allora, anche oggi c è bisogno di ricostruire moralmente una società recuperando valori abbandonati. La scuola non deve estraniarsi da questo processo: se l impostazione modulare dei programmi ha reintrodotto la trasmissione dei contenuti, reso passivo il bambino e inaridita la scuola, i docenti più sensibili possono introdurre nella scuola il senso della partecipazione e della socialità. A scuola i bambini possono imparare a vivere ogni giorno da cittadini liberi e responsabili. Alla filosofia del consumismo e dell arrivismo possiamo contrapporre la collaborazione, la cooperazione, la solidarietà. Se riusciamo a collaborare con i colleghi docenti, riusciremo a creare anche per i bambini il clima ottimale nel quale sentiranno se stessi come protagonisti, gli altri come amici e la diversità come arricchimento. Da Cooperare in classe Edizioni Coop. Italia Mario Lodi, impegnato nel Movimento della pedagogia Freinet italiana dalla prima metà degli anni Cinquanta, è forse il maestro elementare più noto a livello nazionale e internazionale. Ha fondato il giornale dei bambini e la Casa delle arti e del gioco infantili, iniziative particolarmente significative dal punto di vista pedagogico. La sua opera più famosa e tradotta è Il Paese sbagliato, Einaudi, Torino, Ampia è la sua pubblicistica di esperienze (C è speranza se questo accade al Vho, 1963; insieme, 1974; Il mondo, 1977), di testi per ragazzi (Cipì, 1961; Il soldatino del pim pum pà, 1962; La mongolfiera, 1978; Il mistero del cane, 1989), di saggi pedagogici (Cominciare dal bambino, 1977; Guida al mestiere di maestro, 1982; La scuola e i diritti del bambino, 1983; I diritti del bambino, dell uomo e della natura, 1991) ed altre pubblicazioni da lui curate o in coproduzione (La sperimentazione possibile, 1979; Storie di adulti-bambini, 1989; il mondo bambino, 1991). Sull onda delle sue proposte e della spinta del movimento per un superamento del libro di testo unico è stata pubblicata nel 1971 la serie di volumetti Biblioteca di lavoro, Manzuoli, Firenze; seguita dall iniziativa di Nicola Milano Editore con la collana di libretti Scuola più (1974) e della traduzione della BT Freinet francese (1976), di La ricerca della Loescher di Torino, Fare per capire degli Editori Riuniti di Roma (1974), e Per leggere e per fare delle Edizioni Chiron di Genova.

14 16 N 12 - OTTOBRE 2002 CULTURA A casa tua ridono e L assicuratore L ULTIMO MASTRONARDI Abbiamo già annunciato la prossima uscita in libreria di due ormai introvabili opere di Mastronardi, pubblicate da Rizzoli negli anni '70: si tratta del romanzo A casa tua ridono e dei racconti di L'assicuratore, che Einaudi ha raccolto insieme pubblicandoli grazie al contributo del Comune di Vigevano e della Fondazione di Piacenza e di Marco Beretta In quali termini può definire il percorso letterario di Mastronardi a partire dalla trilogia fino agli esiti di A casa tua ridono e L assicuratore? Qual è la traccia che collega il primo al secondo periodo della produzione mastronardiana? «Il percorso di Mastronardi non è stato lineare. L insegna sotto cui stanno le prime opere (soprattutto Il calzolaio e Il maestro) è quello speciale sperimentalismo asistematico cui mirava l inquietudine di Vittorini, capace tanto di farsi talent-scout come nel caso di Mastronardi quanto di farsi censore autoritario come nel caso di Fenoglio, due provinciali in cerca di identità editoriale. Tra il primo e il secondo Mastronardi, per altro, corre un ponte che è tematico, ambientale, contenutistico e per quanto riguarda L assicuratore anche stilistico. A rigori solo A casa tua ridono appartiene ad un altro clima culturale. Tenga conto che l uscita dal neorealismo nel 59 era ancora un fatto recente, se valgono come spartiacque a metà del decennio la polemica sul metellismo e la pubblicazione di Ragazzi di vita di Pasolini. A casa tua ridono inaugura invece gli anni Settanta, la neoavanguardia è lì a far da crogiolo e impervio sestante». Nella prefazione, lei descrive puntualmente il dialogo fra Italo Calvino e Mastronardi; il primo dotato di acutezza ed esattezza, il secondo dominato da confusi e baluginanti circuiti mentali. Due poli così opposti? Due personalità culturali così inguaribilmente lontane? Che cosa di Mastronardi attraeva l attenzione di Calvino? «Ho forzato la mano nel Tra il primo e secondo Mastronardi corre un ponte... tentativo di tracciare una sorta di dissimilarità didattica. Certo è che i temperamenti e la consapevolezza del fare non coincidevano nelle due personalità di Mastronardi e di Calvino. È commovente da un lato il tentativo che Mastronardi fa di conquistare Calvino con la sua sghemba eloquenza epistolare. È probabile, dall altro, che Calvino venisse in parte attratto proprio da questa energia candida e un po selvaggia di Mastronardi: un indiscipli- Vigevano. Alle due opere principali si aggiunge il racconto lungo La ballata del vecchio calzolaio. Il libro è preceduto da una importante prefazione di Giovanni Tesio intitolata L'ultimo Mastronardi: la sfida di un moralista insocievole tra demoni e clown. Per l occasione, Tesio ci ha rilasciato la seguente intervista. na capace di rivelare un vero temperamento di scrittore. Non va trascurato il fatto che Calvino nel luglio del 67 si trasferisce a Parigi e meno si occupa di seguire il lavoro minuto della casa editrice. Il distacco fu dunque anche logistico. La differenza tra i due pur da me didatticamente enfatizzata resta in ogni caso profonda». Il secondo tempo della produzione mastronardiana prende le mosse da una crisi narrativa già annunciata nel tempo di stesura del Meridionale. Era il 1965: ci può spiegare i termini di questa crisi? «L anno è sintomatico, no? Il rischio di imprigionarsi in un cliché, di irretirsi in una prigione tematica rese Mastronardi particolarmente sensibile al versante neo-avanguardistico. Non va dimenticato che la morte annunciata del romanzo e la denuncia della società dei consumi da parte della neoavanguardia parevano confluire in una sorta di doppia denuncia cui Mastronardi per temperamento ma anche per educazione non dovette essere insensibile. Devo citare la lettera che Mastronardi scrive a Pautasso in risposta ad una che Pautasso gli aveva a sua volta inviato: L osservazione sulla mia misura breve è giusta: a dire la verità l ambizione è sempre stata l opposto: ho aspirato subito all opera di largo respiro; l impresa non mi è ancora riuscita per diversi motivi che ti confesso: i limiti della cultura e della pazienza; il disadattamento all ambiente scolastico e la letteratura considerata come strumento di evasione; l oppressione costante sia della famiglia, sia dell ambiente locale, e poi tutti i contrattempi e i drammi che si sono succeduti senza tregua. Ci vuol altro?». Il racconto lungo La ballata del vecchio calzolaio (che fa un po da ponte fra il primo e il secondo periodo) dichiara l abbandono da parte di Mastronardi della sua originaria e più schietta inclinazione comica. Come spiega questo approdo? «Lo spiego con le risposte Il comico di Mastronardi non ancora stato studiato Lucio Mastronardi che ho già dato o che credo di aver già dato. Resta che il comico di Mastronardi non è stato ancora assolutamente studiato. Si dice (io stesso dico) il comico, ma quali siano i meccanismi e le strutture di questo comico in Mastronardi è lavoro che andrebbe affrontato con un po più di dedizione critica. Nell opera di Mastronardi la gamma del comico va dal calembour al grottesco, dalla distorsione comportamentale all ictus espressivistico (di nutritissima sapidità dialettale). Tutto questo andrebbe indagato. Voglio però dire almeno questo: che nella Ballata a Mastronardi riesce proprio grazie al breve quello che poi non mi sembra gli sia riuscito nella più lunga misura del romanzo». Clown costretti a convivere ormai con l ombra cupa del loro essere : lei definisce così i personaggi dei dodici racconti di L assicuratore. Dove sono rintracciabili le fonti di queste nuove figure? «Fonti vere e proprie non saprei. Con Mastronardi e con le sue letture disordinate siamo al punto in cui si desidererebbe una maggiore conoscenza e consistenza delle carte. Se lei vuole che io resti fedele alla domanda, le dico senza svicolare che la domanda m imbarazza per difetto di informazione e, se vuole, anche di immaginazione. Sarebbe troppo facile fare nomi a caso, sarebbe più proficuo arrivare a nomi pertinenti. Per intanto starei attento alle indicazioni che esistono già nelle lettere (ad esempio la partecipazione al convegno su avanguardia e umorismo, binomio che viene discusso a Conegliano Veneto nel maggio del 64), ma anche alla presenza di una fucina atipica e sicuramente composita come fu il Caffè di Vicari o alla presenza dell amico Bianciardi e a quell amara coscienza della vita che del comico si serve come passaggio obliquo verso la denuncia di un disagio fortemente esistenziale. Buona letteratura e non d evasione proprio per questo». Lei cita la lettera di Mastronardi a Pautasso del 30 gennaio 71, che precede di poco l uscita di A casa tua ridono. Secondo lei, con quest ultimo romanzo Mastronardi è riuscito a realizzare gli obiettivi che dichiara nella lettera, cioè di ottenere la massima forza dalla prosa e di giocare sul tempo lungo? «Vorrei tanto dire di sì perché Mastronardi è uno scrittore che amo. Devo purtroppo dire di no, e mi pare di non fargli un torto, proprio perché viene meno uno dei suoi ingredienti fondamentali che è appunto quello del comico. L impegno è stato tanto, ma si è mosso dentro meandri storicamente effimeri. Non è mica un caso che nel passare degli anni si rafforzi la sorpresa della trilogia (specie nelle prime due ante) mentre non si riesce a vedere in A casa tua ridono dove il verbo diventa un fantasma ossessivo se non un ambizione sbagliata, di certo non corrisposta». Lucio Mastronardi, A casa tua ridono; L assicuratore, Einaudi, pp. 250, Euro 8,80. La Piazza delle Parole Prima Rassegna vigevanese degli autori GLI SPECCHI DELLA RAGION COMICA LUNEDI 14 OTTOBRE Ore Presentazione della Rassegna (Ridotto del Teatro Cagnoni). Cartella clinica: d istruzioni per l uso, intervento poetico di Paola Sansone. Aperitivo di benvenuto con musica (Foyer del Cagnoni). Esposizione di ex libris umoristici e caricaturali (a cura di Mauro Mainardi), Foyer del teatro. Ore I colori del riso incontro con Vincenzo Cerami (Ridotto del Teatro Cagnoni). MARTEDI 15 OTTOBRE Ore Laboratori sul Fumetto Comico (con la fumettista Silvia Ziche), Sala dell Affresco in Castello. Ore Inaugurazione della mostra di Silvia Ziche Tavole originali della fumettista, Sala dell Affresco in Castello. Focaccia party. Ore Laboratori sul Fumetto Comico (con la fumettista Silvia Ziche), Sala dell Affresco in Castello. Ore E non sono nemmeno Campanile, Giorgio Calcagno racconta Achille Campanile. Letture di Ottavia Piccolo. Strada Sotterranea del Castello. Ore Buffet d Autore, ristorante Borgo Antico (euro 20,00, prenotazione obbligatoria). Ore Le Fole dell Osteria, incontro con Giuseppe Pederiali. Letture di Ottavia Piccolo. Ridotto del Cagnoni. MERCOLEDI 16 OTTOBRE Ore La sintesi del cretino, incontro con Carlo Fruttero e Nico Orengo. Conduce Lodovico Terzi. Letture di Laura Curino. Ridotto del Teatro Cagnoni. Ore Buffet d Autore, ristorante Marmonti (euro 20,00, prenotazione obbligatoria). Ore Leggere leggero, incontro con Andrea Bajani e Tiziano Scarpa. Conduce Sandro Pallavicini (Strada Sotterranea del Castello). GIOVEDI 17 OTTOBRE Ore Laboratorio del Comico, condotto da Bruno Gambarotta. Sala dell Affresco in Castello. Ore Tutte le scuse sono buone per ridere, incontro con Bruno Gambarotta. Ridotto del Teatro Cagnoni. Ore Aperitivo d Autore (bar Commercio). Ore Lucio Mastronardi tra demoni e clown. Sergio Pautasso presenta il volume A casa tua ridono e altri racconti di L. Mastronardi (a cura di Giovanni Tesio, Einaudi). Letture di Piero Mazzarella. Ridotto del Cagnoni. VENERDI 18 OTTOBRE Ore Dall aspirapolvere alle stelle, incontro con Stefania Bertola e Mario Baudino. Letture di Bebo Storti, Seconda Scuderia del Castello. Ore Buffet d Autore, ristorante Torre (euro 20,00, prenotazione obbligatoria). Ore Il villaggio globale dei comici, incontro con Claudio e Vincenzo Calì. Conduce Sandro Pallavicini. Letture di Bebo Storti. Seconda Scuderia del Castello. SABATO 19 OTTOBRE Ore Conferenza stampa. L Assessorato alla Cultura presenta il Premio Letterario Città di Vigevano, il libro dalla mostra dello scultore Rastelli ei Progetti Museo. Ridotto del Teatro Cagnoni. A seguire Pane e Vino, degustazione di prodotti del Fornaio Manzali. Foyer del Cagnoni. Ore Serata di letture Dite la vostraaa, Guido Conti racconta Cesare Zavattini. Interviene Valentina Fortichiari. Ridotto del Teatro Cagnoni. Ore Buffet d Autore, ristorante Torre (euro 20,00, prenotazione obbligatoria). Ore Passeggiata letteraria - Itinerario in città guidati dalle pagine mastronardiane, a cura di Luca Malavasi. Letture di Rosalina Neri. Ritrovo davanti al Cagnoni (in caso di maltempo lo spettacolo si terrà all interno del Teatro). Al termine Punch, cioccolata e il caldo della stufa, bar Sforza (euro 4,00). DOMENICA 20 OTTOBRE Ore L arte della comicità per ridere e imparare a ridere, Laboratorio condotto da Tommaso Bavaro. Letture di Nico Caccavo e Franco Martini. Sala dell Affresco in Castello. Ore Brindisi di chiusura, enoteca Sale & Pepe. Informazioni: Alla rassegna aderiscono le librerie cittadine e collaborano l Università della Terza Età e il Leo Club Vigevano. Per dovere di informazione pubblichiamo il programma integrale della rassegna, pur constatando che il Comune su altri organi di stampa locali, e del circondario, lo ha divulgato A PAGAMENTO. Non è la prima volta che succede. Evidentemente nel Palazzo del Polo della Libertà non considerano tutti i cittadini-lettori degni della stessa informazione istituzionale. Ma questa è un altra storia... A presto. Per ricordare Alfredo Velli Antologica allo Studio Avogadro Lo Studio Avogadro (via del Popolo 19) presenta una mostra antologica per ricordare il pittore Alfredo Velli a dieci anni dalla scomparsa ( ). Vengono esposte ventisei opere, a partire dalle figure e dai paesaggi per arrivare alla scomparsa della figura, di cui resta come la traccia di un movimento, oppure a meri segmenti che si agitano nello spazio immaginativo. La mostra verrà inaugurata il 31 ottobre prossimo, alle ore e proseguirà nei giorni 1, 2, 3 novembre, ore e

15 Carlo Re alla Borderline Dopo l esposizione milanese presso lo Spazio Studio Domo Adami, la mostra di Carlo Re è approdata a Vigevano, alla Galleria Borderline. Trame, monocromie e visioni, questo il titolo suggestivo scelto per sintetizzare il percorso artistico che Carlo Re e Giovanna Fiorenza (direttore artistico della galleria) ci propongono. Proviamo a illustrare il senso di queste parole, tutte e tre molto pregnanti in relazione alle opere del pittore di origine vigevanese. Le trame sono quelle dei supporti su cui Re lavora, spessi feltri nella cui trama appunto si intravedono ancora le concrezioni vegetali, oppure morbidi cachemire, che si offrono all esperienza tattile, anzi la richiedeno per loro stessa natura. La trama è poi quella assai suggestiva dei filati dello stilista Mauro Adami del quale vengono presentati tre abiti da sposa manufatti con tessuti di ricerca e sui cui Carlo Re ha eseguito i suoi interventi pittorici. Catturano immediatamente l attenzione del pubblico l abito in filato d argento esposto in vetrina e il corpetto bianco penzolante dal soffitto con uno strascico che sembra allungarsi indefinitamente e su cui Re apporta una pennellata di colore sanguigno, un segno ambivalente nel suo alludere a un atto violento o a una simbologia vitalistica. L altro abito è composto di più strati di sete sovrapposti e di colori diversi, con un inedito corpetto in filo di rame. Le forme accentuate del ventre lasciano intuire una maternità avanzata e come protetta dal gioco delle stoffe che si avvolgono in più giri. Le monocromie sono l altra essenziale cifra delle opere esposte, i frutti di una ricerca sul colore che Carlo Re porta avanti da tempo; una ricerca prima di tutto artigianale, in CULTURA Trame monocromie e visioni sui filati dello stilista Adami di Marco Beretta quanto i suoi colori sono tutti prodotti con triture e impasti naturali (nuance e velature ottenute con zafferano, con il cinorrodon della rosa canina, con il particolare riso nero), e Un opera di Carlo Re: Samsara, argento, oro, rame, nitrato e brassolin su tessuto di chachemire poi alchemica per l uso dei metalli quali l oro, l argento e il rame (quest ultimo in bicromia, dal tipico colore rosso al verde dell ossidazione). Infine, le visioni, ossia i soggetti veri e propri. E qui entriamo nel vivo del fare artistico di Carlo Re. Il termine visione suggerisce un che di mistico, porta alla mente apparizioni di angeli e santi fissate sulla stoffa e sacralizzate come sindoni o veroniche del nostro tempo, stemperate da una pennellata monocroma e diluita sul supporto. Sono figure sospese all interno dello spazio iconico della mandorla mistica, indistinte epifanie ora immobili e ieratiche, ora dinamiche e danzanti. Ci scrutano dal loro spazio e dal loro tempo; si disvelano per rivelarci qualche insondabile mistero o per chiedere a noi lumi su questo spazio e su questo tempo? Si ha, di fronte ad esse, come la sensazione di un dialogo fatto di domande ma anche di silenzi, di un interazione che annulla (o quanto meno diminuisce) la distanza abissale fra noi e loro. Inoltre, i colori che le definiscono sono di elevata valenza simbolica: gialli accesi, viola diluiti, rossi fiammeggianti, azzurri celestiali, complicati dalla presenza metallico-alchemica di striature di rame, oro o argento a formare aureole e ad aggiungere folgoranti accensioni luminose. L altro termine che le spiega molto bene è quello di ostensioni, nel senso di immagini che si mostrano nel contesto di processioni o sacre rappresentazioni: a sostanziare ulteriormente questa suggestione sono i rami su cui le opere sono infilate al pari di stendardi pronti per una parata, un ulteriore elemento naturale ed evocativo (si pensi all usanza propria di certe religioni orientali di appendere strisce di stoffa ai rami di alberi in segno di voto o ringraziamento alla divinità). Tutto, in queste opere, dichiara una profonda e contemporanea sacralità di natura sincretica, che ci ricorda per alcuni aspetti certa atmosfera fideistica e colma di pietoso stupore dei sacri monti (espressioni di un arte sacra immediatamente dialogante con il suo pubblico), per altri i tratti tipici di alcune religioni orientali (come il N 12 - OTTOBRE buddismo, e non a caso il titolo di una delle tele più belle e intense è Samsara). La mostra è visitabile presso la Galleria d arte contemporanea Borderline, in via del Popolo 15, fino al 20 ottobre (orari: venerdì, sabato / / 19.00; domenica / tel ). A COLLOQUIO CON L AUTORE In quali termini descriveresti le immagini che si svelano sulle tue ostensioni? «Sono apparizioni, manifestazioni di Esseri spirituali, che irrompono sulla superficie dell ostensione, come il divino irrompe, spesso in modo inquietante, nella vita dei mistici». Che cos è per te il sacro nell arte? «È tutto ciò che indirizza il nostro spirito verso l Archetipo. Farei distinzione fra rappresentazioni di scene sacre e immagini sacre vere e proprie, dal forte carattere spirituale, a volte perfino miracolose, come ad esempio alcune icone ortodosse o la statua della Madonna Nera d Oropa, luogo dove mi reco sovente a cercare ispirazione». Vivere e lavorare tra le montagne di Varallo, un luogo così carico di religiosità e dove l arte sacra ha saputo esprimere efficacemente la fede e la pietà cristiane, ha influenzato in qualche modo il tuo percorso artistico? «Certamente, se pensi che il Sacro Monte di Varallo Sesia l ho scrutato di giorno e di notte e da diversi punti di osservazione. Sembra, specialmente di notte e visto dal basso, come sospeso nel cielo. Più che alla riproduzione della Gerusalemme terrena, mi ha sempre fatto pensare alla Gerusalemme Celeste. La natura intorno è magnifica e tutte queste percezioni si insinuano pian piano nel profondo, senza che tu te ne renda conto; quando poi ti metti all opera emergono e condizionano decisamente il tuo lavoro». Che effetto ti fa esporre nella tua città natale e qual è la risposta che le tue opere stanno ricevendo? «È una situazione emozionante, anche perché sto incontrando persone che non vedevo da decenni. Le opere vengono apprezzate e riescono a comunicare quello che voglio trasmettere. È veramente una grande soddisfazione, ma c era da aspettarselo vista la sinergia (tutta vigevanese) con grandi professionisti come Mauro Adami, Andrea Facchinato e Giovanna Fiorenza. E ti sembra poco?». M. B.

16 18 N 12 - OTTOBRE 2002 CULTURA TOTALITÀ VISIVE Forma, Colore e Luce in mostra nella collettiva di Albairate di Giuseppe Franzoso Inaugurata ad Albairate il 28 settembre e durata pochi giorni, la mostra collettiva "Totalità visive" ha allineato le opere di tre vigevanesi: Marco Currò, Vincenzo Pellitta e Vincenzo Parea. Tre artisti qualificati come fotografo (Currò), pittore (Pellitta), operatore estetico (Parea), in una mostra più propriamente intitolabile Tre artisti vigevanesi in collettiva. Una mostra di notevole interesse che ha messo in evidenza come il discorso dell arte confluisca in un unico filone espressivo, pur derivando da tecniche ben differenti. Il motivo definito dalla forma, l emozione sollecitata dal colore, gli elementi che si concretizzano nella luce sono stati magistralmente esemplati in questa rassegna. Vincenzo Pellitta ha presentato una serie di lavori in cui emergono quei valori che l impostazione strutturalmente definita evidenzia in un ordine di forte incidenza mentale. Da un fondo monocromo di valenza progressivamente oscillante fra i poli assoluti del bianco e del nero (con esclusione della gamma cromatica dei colori primari: giallo, rosso, blu), si manifestano forme che si succedono creando una sequenza di richiami ad una matrice originaria. Pellitta utilizza lastre metalliche preventivamente tranciate per usi industriali: un materiale che manifesta una costante e regolare monocromia. L intensità espressiva dell elaborato emerge dalla ripetitività degli spazi pieni, spesso ottenuti dall emergere della superficie portante, e dal succedersi delle strutture formali sovrapposte, in alternanza di possibili interpretazioni. Da quella (data dall autore) di accadimenti, per la presenza di forme in ossessionante iterazione, a un'altra - pressoché opposta - che qualificherei come evasioni dell eroe dalla massa amorfa governata dai totem ; per arrivare alle grandi strutture a tutto campo, richiamanti gli inviti all ordine legati ai moduli dell astrazione geometrica. Vincenzo Parea ha raccolto una sintetica ma esaustiva antologica pertinente alla sua ormai lunga sperimentazione relativa al valore espressivo del colore. Dai primi momenti di analisi, dove un sintetico ed emblematico paesaggio ("Ticino") diventa motivo di ricerca del valore comunicante della cromia, a quelle che amo definire con il termine di epicromie (intese quali epifanie di un colore riscoperto nella sua più intensa spiritualità). Ci si è trovati di fronte al divenire di una sperimentazione che, partita dalla fusione di una forma che diventa espressiva in quanto sollecitata dal colore che la esalta (proponendosi pertanto quale motore psicologico e motivandone le caratteristiche emozionali), perviene a un assoluto in cui il colore si fa forma. Un fase, quest'ultima, che si fa vertice della sperimentazione e dell'impegno di Vincenzo Parea. Dai primi Ticino (come si è detto) a lavori di stesura coloristica sì monocroma, ma dove attraverso rullature che incidono la superficie del pigmento-colore l artista crea delle microdifferenze percepibili a seconda dell incidenza della luce. Sono seguite le ricerche su forme geometriche definite con variazioni di peso cromatico, a seconda dei campi avvicinati o contrapposti, così da creare un equilibrio costante fra le varie componenti spaziali dell opera. Si è passati poi alle microvarianti cromatiche, dove la forma diventa percepibile solo considerando le differenze di peso tonale del colore, per arrivare infine alle epicromie, dove il colore si assume come assoluta osmosi del binomio forma-colore, qualificandolo come fase portante della comunicazione emozionale. In questa maniera l artista annulla le precedenti relazione armoniche fra i diversi livelli di cromia, e giunge a una pura spiritualità. Marco Currò ha partecipato con alcune delle sue lucigrafie più recenti. Al centro della sua sperimentazione è la volontà di testimoniare il momento in cui si rivela la tangibilità di ogni istante della realtà oggettiva della luce, anche se, in ultima analisi, questa tangibilità, nei suoi lavori, viene cancellata. Per arrivare a questo risultato, l artista usa l apparecchio fotografico in maniera totalmente creativa. Ecco allora che l incerta fisicità della luce (l elemento che rivela la realtà delle cose) si assume come motivo di un autonoma indagine a sé stante, offrendo risultati emozionanti. Anche in questo caso ogni richiamo all oggettivo viene superato dall'emotività astratta. Oggetto d indagine diventa, dunque, l elemento inconosciuto dell esperienza sperimentale: la luce, elemento indeterminato dell oggettività, si fa oggetto della sperimentazione comunicante. In sostanza, le varie componenti in mostra hanno messo in evidenza gli elementi che hanno dato significato all arte contemporanea. Dall alto in basso: Vincenzo Pellitta, cronotopico xxx - l accadere nello spazio 5, ferro su tavola, 1995; Vincenzo Parea, Compenetrazione cromoideata - rosso vermiglio, acrilico su tavola, 1999; Marco Currò, Weltseele 3 (l anima del mondo), fotografia sotto perplex, 1999.

17 CULTURA N 12 - OTTOBRE Cape Town: una città in fondo all Africa LA TAVERNA DEI MARI Reportage di Bianca Garavelli Città del Capo ha due nomi, due cuori: Cape Town è il nome della lingua ufficiale, della comunità inglese fino a pochi anni fa dominante. Kaapstadt è quello in lingua afrikaner, erede del francese e soprattutto dell antico olandese. Nei due nomi, c è l anima bianca della città. Quella nera deve ancora uscire dall ombra, in tutti i sensi. Città del Capo è la più antica città del Sud Africa. Aperta e cosmopolita, è stata solo sfiorata dall apartheid. Ha avuto soprannomi significativi: la Taverna dei mari, e alla fine del Settecento la piccola Parigi. Ancora adesso sembra una città felice, animata e pulita, specialmente nel coloratissimo Waterfront, l antico porto restaurato e adibito a immenso centro commerciale, con alberghi, ristoranti, caffè e punti di ritrovo degni di una metropoli europea. Qui alla Clock Tower, fronteggiata dal ponte girevole che lascia passare le navi, il gusto italiano domina nei negozi e soprattutto nelle gioiellerie: dal re del platino Shimansky lavora un abile designer italiana, Mirka Motta, che ha grande esperienza nelle capitali della gioielleria italiana. E all Artscape, il grande teatro del centro, si esibisce un orchestra filarmonica, diretta dal croato Alexander Kalajdzic, degna di una capitale europea. Città del Capo somiglia un po a New York, un po a Sidney e alle belle cittadine olandesi insieme. Sembra protetta dal mare, abbracciata com è dalle montagne che le stanno alle spalle: soprattutto una, la Table Mountain, che somiglia a una grande tavola piatta, dalla forma immediatamente riconoscibile. Il panorama dei suoi grattacieli sorvegliati dalle montagne scure alle spalle, è uno dei più famosi e fotografati del mondo. Uno sfondo ogni giorno diverso, perché le nuvole fanno giochi sorprendenti sulla Table Mountain e sembrano versarsi sulle cime degli edifici, o li nascondono alla vista. In questo ambiente così occidentale e bianco, i neri si materializzano soprattutto di notte, quando si deve parcheggiare l auto nelle vie del centro: allora sbucano dagli angoli, in cerca di qualche rand, la moneta nazionale, coperti di una casacca fluorescente per poter essere visibili al buio. E promettono di custodire l auto contro ogni possibile malintenzionato. Sembra che riescano a vedere senza troppe difficoltà anche al buio: se ne incontrano seduti sul ciglio di una strada senza lampioni, o che camminano senza paura di essere investiti. Cosa che purtroppo avviene a volte, come qualcuno racconta: i neri attraversano la strada all improvviso, e specialmente quando è buio è difficile evitarli. Ma alcuni si sono felicemente ritagliati uno spazio come artisti di strada, cantano e si accompagnano battendo le mani e modulando la voce, danzano in gruppo con coreografie semplici ma elettrizzanti. La natura trionfa comunque su tutte queste anime, una natura amica, che gratifica con un clima gentile. Basta uscire un po dalla città, lungo il litorale di Cape Peninsula, per veder camminare manguste e babbuini sulla strada asfaltata, questi ultimi con tanto di piccoli al seguito. E le calle, che i nostri fioristi ci fanno profumatamente pagare, crescono spontaneamente ovunque. Le foche nuotano nel porto, i pinguini prendono il sole in una spiaggia, la Boulders Beach, poco lontana dal centro abitato: qui l acqua dell oceano Atlantico è fredda, ma l aria è quasi sempre scaldata da un bel sole anche d inverno. Alcune splendide immagini che Bianca Garavelli ha colto nel suo viaggio in Sudafrica. Dall alto: foche prendono tranquillamente il sole al porto, babbuini passeggiano liberi sul litorale di Cape Peninsula, l inconfondibile sagoma della Table Mountain che sovrasta la città. La foto grande ritrae un edificio storico del centro.

18 20 N 12 - OTTOBRE 2002 CULTURA Il Beato Matteo Carreri: la vita di un predicatore LE ORME DEL SANT0 La Società Storica Vigevanese organizza per sabato 19 ottobre un convegno sul Beato Matteo, il patrono della nostra città. Per l occasione verrà presentato il libro Vita del Beato Matteo Carreri da Mantova dell ordine dei Predicatori, tradotto dal latino da don Stefano Cerri. di Marco Beretta Don Stefano Cerri. Il frate che marc maggiormente la comunit religiosa e civile di Vigevano con una presenza viva ancora oggi Apiù di cinquecento anni dalla morte del Beato Matteo Carreri (1470), Vigevano onora la memoria del suo protettore con un convegno, I passi dell uomo, le orme del Santo. Vigevano e il Beato Matteo. Storia di un amicizia *, organizzato dalla Società Storica Vigevanese, e con la pubblicazione di un inedita biografia: Vita del Beato Matteo Carreri da Mantova dell ordine dei Predicatori, curata e tradotta dal latino da don Stefano Cerri, parroco di San Pietro Martire (il volume, che inaugura la collana biblioteca della Società Storica, è stato realizzato grazie al contributo dell Istituto Clinico Beato Matteo, della Fondazione di Piacenza e Vigevano, della Fondazione Banca del Monte di Lombardia e del Lions Club Vigevano Host). Si tratta della più antica biografia del frate di origine mantovana, redatta probabilmente poco dopo la sua morte da un anonimo confratello a lui contemporaneo, e di cui è conservata copia nell archivio di San Pietro Martire. Il volume, prefato da padre Innocenzo Venchi, postulatore generale dell Ordine dei Frati Predicatori, contiene, nell ordine, la Vita di frate Matteo seguita dalla registrazione di trentadue miracoli compiuti dopo la sua morte, nonché da una preziosa Iconografia del beato Matteo Carreri che raccoglie varie rappresentazioni del nostro religioso, da quelle più note presenti in Vigevano ad altre sicuramente inedite per molti, come quella raffigurante il frate con il cuore transverberato e altri santi accanto alla Vergine in trono con il Bambino; si tratta di un affresco del 1479 (quindi, di poco posteriore alla morte del predicatore), conservato nella chiesa campestre di San Giovanni Battista di Vespolate (Novara). Per l occasione, don Cerri ci ha gentilmente rilasciato la seguente intervista. Nella sua presentazione, lei definisce questa biografia un testo prezioso e indispensabile per la conoscenza vera del nostro Beato Matteo. Che cosa aggiunge questa Vita a quanto già si conosceva del frate predicatore? «La scoperta della "prima" biografia, soprattutto se redatta da un autore contemporaneo al personaggio e con lui convissuto, non è tanto preziosa e indispensabile perché aggiunge dati prima non conosciuti, quanto perché riporta la conoscenza che di lui ci si è fatta nel corso dei secoli a linee di più sicura autenticità, sfrondando la sua vicenda da quelle incrostazioni che l'immaginazione ed anche un sincero affetto dei devoti - e di biografi successivi - hanno prodotto sui lineamenti originali, quali solo un testimone diretto può aver colto. Più che di aggiunte, parlerei di precisazioni e di restituzione dell'atmosfera che fu propria della sua epoca e dell'ambiente in cui Matteo visse e operò. Difatti, le biografie posteriori soffrono questo scarto rispetto alla biografia scritta da un contemporaneo: fanno vivere il soggetto raccontato come fosse "spaesato". Perché anche un santo non vive e opera solo nel suo ambiente culturale, sociale, politico, economico, ma vive di questo ambiente, quasi in simbiosi». La Vita non fornisce risposta ad alcuni interrogativi; vuole ricordare ai lettori che cosa ancora resta di insoluto circa la vita del Beato Matteo? «Gli interrogativi che la Vita ha fatto nascere non riguardano nodi da sciogliere circa l'esistenza del Beato o la sua attività; piuttosto, si riferiscono a notizie che noi vigevanesi abbiamo sempre ritenuto sicure e che, invece, non trovano alcun riscontro nelle pagine della prima biografia. Per ricordare alcuni di questi silenzi: la Vita non riporta l'episodio, caro ad ogni vigevanese, in cui il Crocifisso avrebbe parlato al Beato. Non fa alcuna menzione, poi, del riconoscimento ufficiale della sua santità da parte di papa Sisto IV, che concesse al convento di Vigevano Messa ed Ufficiatura liturgica nel La Vita, inoltre, non precisa se il Beato Matteo ebbe la tomba subito in chiesa oppure, per qualche anno, nel cimitero esterno. La Vita non afferma mai che frate Matteo dimorava stabilmente nel convento di Vigevano, come, invece, abbiamo sempre pensato. E infine, non ci spieghiamo come in un manoscritto custodito nell'archivio del convento sino alla fine del XVIII secolo non sia mai stata inserita la notizia della elezione del Beato a protettore della città». Lei cita anche il convegno La tipologia della santità in Lomellina, tenutosi nel Come si colloca la figura del Beato all interno di questa tipologia? «Del Beato Matteo in quel convegno parlò padre Innocenzo Venchi O.P., che cito: "Per la vitalità degli ordini religiosi [il '400] è il secolo della fiducia nella ripresa totale della primitiva condotta, leale ed austera. Anche nell'ordine domenicano sorge e fiorisce il movimento di riforma. Si costruiscono o si rinnovano conventi di soli frati riformati. In questo periodo di risveglio religioso sorge il convento di Vigevano nel 1445, per volere della città e del magnifico duca di Milano Filippo Maria Visconti, e per concessione di Eugenio IV, papa riformatore. La comunità di Vigevano apparteneva alla riforma [ ] Nacque dunque come centro di predicazione in una porzione della Lomellina. Il frate che marcò maggiormente la comunità religiosa e civile di Vigevano, con una presenza viva ancor oggi, fu il Beato Matteo Carreri. Era divenuto predicatore e tra i primi dei riformati. Passò evangelizzando in molte terre: quella di Vigevano fu la sua adottiva e ultima"». Quali obiettivi ci si è posti con il prossimo convegno di studi sul Beato Matteo? «Finalmente è possibile proporre un convegno di studi sulla figura del Beato Matteo avendo a disposizione un documento biografico che è da ritenere fonte scritta primaria. Prima d'oggi si era costretti a servirsi di fonti derivate, dove già era all'opera l'amplificazione e l'ossequio a modelli precostituiti di agiografia. La brevità del testo della Vita, sedici pagine manoscritte, cui se ne aggiungono altre diciassette contenenti la registrazione dei primi miracoli compiuti dopo la PER CONOSCERE IL SANTO * Il convegno si terrà sabato 19 ottobre 2002, fra le ore e le 13.00; Palazzo di Giustizia, aula udienze a piano terra (ex refettorio del Convento dei Domenicani), via San Pio V, 4. Coordina il presidente della Società Storica Vigevanese, Carlo Respighi. Il programma prevede i saluti del sindaco di Vigevano, Ambrogio Cotta Ramusino, del priore provinciale dei Domenicani, padre Bernardino Prella e del presidente dell'istituto Clinico Beato Matteo, Gabriele Pelissero. Interverranno: Marco Bianchi ( Il tempo del Beato Matteo Carreri: aspetti politici, economici e sociali del XV secolo ), don Stefano Cerri ( Ritratto dal vivo di un Santo che conquistò Vigevano. La Vita del Beato La locandina che pubblicizza il convegno sul Beato Matteo. morte, tra il 1470 e il 1558, è sicura garanzia dell'essenzialità del racconto che nulla concede a interpretazioni personali del biografo o a moduli narrativi propri della letteratura di devozione. Nel testo, l'autore, in sei passaggi, si mette in gioco con la sua personale testimonianza intorno alle notizie che ci dà. Inoltre, il convegno ha lo scopo di collocare il santo nel contesto del suo tempo e nelle condizioni di costume allora vigenti. Infine, una terza relazione dirà la posizione di frate Matteo nell'ambito della riforma domenicana che in Lombardia contava trentun conventi. Seguiranno tre comunicazioni, volte a presentare alcuni documenti domenicani conservati a Vigevano, l'interessante iconografia del Beato e le linee dell'architettura adottata per il convento e la chiesa di San Pietro Martire». Domenica 20 ottobre (ore 11.00), in San Pietro Martire verrà celebrata la messa secondo il rito di san Pio V, con l accompagnamento di canti gregoriani. Ci può spiegare il significato di questa messa? «Non a tutti è forse noto che il futuro san Pio V, frate Michele Ghislieri, nativo di Boscomarengo (Alessandria), fu per due volte priore del convento di Vigevano. Il suo stemma papale, con il motto "Omnibus Pius" scolpito su lastra marmorea, è inserito nel terzo pilastro di sinistra della facciata di San Pietro Martire. Durante il suo pontificato, di appena sei anni, diede mano all'attuazione dei decreti di riforma emanati dal Concilio di Trento, tra cui, nel 1570, la riforma del Missale Romanum che rimase in vigore sino alla riforma liturgica del Con il Missale Romanum di san Pio V la struttura della messa assumeva quella forma ordinata e precisa, ieratica e dall'atmosfera nobile e carica di sacralità, anche per l'uso del latino. Non credo che frate Michele Ghislieri avesse incominciato a pensare al nuovo messale a Vigevano; il titolo "Tracce vigevanesi nella riforma del Messale" immagina solo un legame estrinseco tra Vigevano e la riforma». Nella serie di miracoli compiuti dal Beato, troviamo i volti di un umanità dolente. Il dialogo che si instaura fra il sant uomo e gli afflitti è intessuto di preghiere, richieste di intercessione, promesse, voti. In che misura persiste ancora oggi tale dialogo? «La differenza fra ieri e oggi nel dialogo tra umanità tribolata e il Beato sta in queste due circostanze. Innanzitutto, oggi la persona che subisce una prova è poco disposta a esprimere pubblicamente e il suo travaglio e la risoluzione che Maestro di vita cristiana per accompagnarci a vera conversione attraverso il dono della parola di Dio ne ottenesse. L'animo afflitto tende a nascondere la sua condizione e non ama parlarne. Pertanto, abbiamo la sensazione che si diano meno necessità e si facciano minori richieste di intervento al Beato. Ma non è così. Non ci sono note tutte. In secondo luogo, la più estesa informazione riguarda anche i santi. Oggi una persona in stato di sofferenza conosce un numero ben maggiore di possibili suoi intercessori in cielo che non nella Vigevano della seconda metà del '400. Per questo, la percentuale dei ricorrenti al Beato Matteo può benissimo risultare un po' calante rispetto a quel tempo. Una cosa è certa, però: l'intensità e la fiducia con cui il vigevanese doc si affida al patrocinio del Beato Matteo è sempre di alta qualità e sembra del tutto simile all'atteggiamento di sicura speranza che troviamo tra i primi miracolati di cui ci riferisce la seconda parte della Vita». Lei da venticinque anni custodisce le spoglie del protettore. Ci può dire quali sono i termini del dialogo da lei instaurato con il Beato Matteo? «Tre richieste rivolgo da più di venticinque anni, come parroco della sua chiesa, al Beato Matteo. La prima: un po' della sua credibilità presso la gente cui dedico il mio servizio pastorale. La seconda: qualcosa della sua capacità di andare sempre all'essenziale e al sodo in quello che dico e faccio come prete. La terza: qualche briciolo della sua robustezza d'animo e della sua forza di carattere. A questo aggiungerei un impegno morale - e "professionale" - che mi sono preso con Lui: non alterare mai la Sua autentica fisionomia, presentandolo, sempre, prima come maestro di vita cristiana, con il compito di accompagnarci a vera conversione attraverso il dono della Parola di Dio; ed aggiungendo poi, che chi sa aiutarci a cambiare il corso della nostra vita dello spirito saprà anche aiutarci perché cambi, secondo il beneplacito di Dio, il corso del nostro vivere quaggiù, con tutti i suoi problemi, le sue difficoltà e le sue prove». Matteo Carreri da Mantova scritta da un frate suo contemporaneo ), padre Innocenzo Venchi ( Il Beato Matteo Carreri tra i predicatori del 400 ). Seguiranno le comunicazioni di Pierluigi Muggiati, direttore dell Archivio Storico Civico ( Documenti domenicani ), Giuseppe Castelli ( Iconografia del Beato ) e Cesare Silva ( L architettura domenicana a Vigevano ). Si concluderà con un intervento di monsignor Claudio Baggini, vescovo di Vigevano. Domenica 20 ottobre alle ore 16.00, in San Pietro Martire si terrà il concerto dell'orchestra e Coro sinfonico Arscantus, diretto dal maestro Giovanni Tenti; in programma la "Messa di Nelson" di Franz Joseph Haydn per soli, coro e orchestra.

19 ACCADEVA QUESTO MESE Il 16 ottobre 1978 Carol Wojtila viene eletto Papa N 12 - OTTOBRE FEDELTÀ ASSOLUTA ALL UOMO E A DIO Primo Pontefice slavo della storia scelse lo stesso nome del suo predecessore: Giovanni Paolo II, cinquanttottenne, duecentosessantatreesimo successore di Pietro, il più giovane Pontefice degli ultimi 132 anni e il primo Papa di nazionalità non italiana dopo 455. di Giuseppe Calicchio Avevo paura di accettare questo incarico, ma l ho fatto per obbedienza a Dio. Queste parole, all inizio di quella che è stata probabilmente una delle più rivoluzionarie e coinvolgenti avventure dell umano nel secolo delle Guerre mondiali, dicono con semplicità e completezza incomparabile la grandezza di Giovanni Paolo II: capacità di coniugare nello stesso respiro dedizione totale al Mistero di Dio, e piena considerazione e valorizzazione dell Uomo e di ogni suo fenomeno. L obbedienza come fede in Dio non è fuga dalla realtà, sublimazione o alienazione, ma assunzione di un impegno pienamente umano, a vivere con integrità lo spazio di vita proprio, con tutti gli entusiasmi, le soddisfazioni, le paure e gli smacchi che inevitabilmente ed ineludibilmente comporta. Nella stessa prospettiva si collocano questi ultimi anni di Pontificato: un uomo ricurvo, stanco, vecchio, provato nel corpo, ma reso vivo nello spirito, nella determinazione di abbracciare una volta ancora e in più l uomo, ogni uomo che, pellegrino sulle strade del mondo e della vita, è portatore di una domanda di senso: e lui, un vecchio senza bellezza d aspetto e fluidità di parola, è lì, fiducioso ed obbediente nella paura della responsabilità dell impegno apostolico, a proclamare col suo stesso esserci il senso ultimo, trascendente e per ciò stesso profondamente immanente dell esistenza. Primo pontefice slavo della storia, il polacco Karol Wojtyla scelse lo stesso nome del suo predecessore: Giovanni Paolo II, cinquanttottenne, duecentosessantatreesimo successore di Pietro, il più giovane Pontefice degli ultimi 132 anni e il primo Papa di nazionalità non italiana dopo 455. Uomo di grande carisma, ha conquistato folle oceaniche di ogni parte del mondo: negli occhi di tutti, anche dei meno vicini, sono ancora nitide le immagini del Giubileo dei Giovani a Roma, rispetto a cui qualche commentatore ritenne onesto intellettualmente istituire un parallelismo con i popularismi del XX secolo, dimenticando una sostanziale differenza: là le adesioni di massa erano solo frutto degli entusiasmi degli inizi poi tragicamente disillusi qui abbiamo più di venti anni di incessanti eventi di popolo, dove l emotività dell accadimento ha un peso mitigato dalla forza esigente delle parole comunicate; chi a milioni di giovani oserebbe chiedere integrità di vita e di scelte, castità e coerenza, impegno per la vita e lealtà, senza temere l abbandono, l isolamento e l indifferenza? Qualcuno ha parlato di restaurazione della Chiesa a partire da posizioni conservatrici: la sua, in realtà, è sempre stata e continua coraggiosamente ad essere una fedeltà assoluta all uomo, alla vita e a Dio; il segreto del suo piacere ed affascinare le folle sta proprio in questa priorità, che lo fa dimentico della preoccupazione di piacere, di accattivare la gente: è solo e semplicemente se stesso. Così Andrew M.Greeley ha potuto scrivere: Le sue mosse, la sua presenza, il suo sorriso, la sua amichevolezza, i suoi gesti piacciono a tutti. Il Papa ci sa fare con la gente: quando stringe loro la mano, sorride, bacia i bambini. E oggi, nella sua vecchiezza, potremmo aggiungere: piace alla gente quando le si fa incontro nella debolezza del tremore, della parola che fatica ad articolarsi, della somiglianza al soffrire di ciascuno. Giovanni Paolo II La produzione letteraria del Papa è immensa: in questa enciclopedia abbiamo individuato due testi minori, da cui estrapoliamo alcuni passaggi che ci paiono significativi anche se non rappresentativi in modo decisivo come tanti altri dell orientamento del suo Pontificato. Da Lettera La storia d Italia: bilancio e prospettive 1994 mi rivolgo con profondo affetto a voi per condividere preoccupazioni e speranze e, in particolare, per rendere testimonianza a quella eredità di valori umani e cristiani che rappresenta il patrimonio più prezioso del popolo italiano. Si tratta dell eredità della fede dell eredità della cultura dell eredità dell unità. oggi è necessario un profondo rinnovamento sociale e politico Se la situazione attuale sollecita il rinnovamento sociale e politico, ai noi Pastori tocca richiamare con forza i necessari presupposti, che si riconducono al rinnovamento delle menti e dei cuori, e dunque al rinnovamento culturale, morale e religioso Questo è un bilancio non solo di carattere politico, ma anche e soprattutto di caratmi riferisco specialmente alle tendenze corporative ed ai rischi separatisti decisamente superati con un onesto atteggiamento di amore per il bene della propria nazione e con comportamenti di rinnovata solidarietà L amore per la propria nazione e la solidarietà con l umanità tutta non contraddicono il legame dell uomo con la regione e con la comunità locale, in cui è nato, e gli obblighi che Alcuni momenti nella vita del Papa. Sopra: in preghiera davanti al Muro del Pianto. A sinistra ancora bambino con i genitori. Nelle altre due immagini lo vediamo a colloquio con Arafat (foto piccola) e con Gorbaciov. ha interpretato personalmente la missione universale del proprio ministero, orientando tutti i mezzi della post-modernità per far sperimentare mondanamente alla Chiesa Cattolica la sua dimensione di cattolicità, cioè di universalità, di planetarietà: ha varcato le soglie del Vaticano, di Roma, ha volto lo sguardo ai più reconditi luoghi della terra, nelle desolate spianate del Sud del mondo o nelle strutture ricettive avveniristiche delle metropoli industrializzate; qui ha condotto la sua presenza di pastore per ricordare a tutti la dignità dell uomo e del suo destino. Emblematico di questo peregrinare sulle strade contorte del mondo è quel gennaio del 1998: la tanto desiderata visita a Cuba, l accoglienza del leader Fidel Castro, smessi i panni militari, il suo camminare accanto al successore di Pietro, quasi a sorreggerlo, con deferenza inimmaginabile. L obiettivo del suo ministero l uomo ha assunto in sé l orizzonte del mondo, cogliendo il portato di positività della globalizzazione: La sua più grande missione è quella di rendere cosciente il mondo intero della necessità di tutelare i diritti dell uomo (Cardinal Roger Etchegaray). In questa urgente prospettiva di servizio non ha risparmiato critiche a nessuna forma di attentato alla grandezza della persona umana: aborto e contraccezione da una parte come ricordato dittature e totalitarismi di ogni espressione politica dall altra. Ogni parola di critica e di attacco si è sempre sposata all indicazione di percorsi di liberazione e di riedificazione della dignità umana e del vivere comune. Tutto sempre in una dimensione di un antropologia integrale, di un personalismo aperto al senso della storia e dell oltre, del trascendente; tutto sempre coraggiosamente annunciato, come una spada a due tagli, ma sempre nell incontro di misericordia con l uomo. Paradigmatica è l immagine dell incontro in carcere con Alì Agca, il suo attentatore, del 1981: il perdono è la più grande e forte denuncia del male; ma è anche la unica e sola risposta di riscatto e di ripresa. Accanto agli ultimi della terra, li ha raggiunti con un messaggio non vagamente consolatorio, ma decisamente impegnato nell individuazione di possibili itinerari di giustizia sociale con al centro la persona; ma ciò non ne ha limitato il respiro ad un semplice dire intra-mondano, ma gli è stato occasione provvidenziale per assumere i poveri della terra a simbolo dei poveri evangelici, che annunciano con il loro vivere che questo mondo non è capace di far felice gli uomini e che la ricerca smodata del mero benessere fisico porta celata in sé la tragica autoreferenzialità di un atto che muore nel suo stesso compiersi. In un mondo secolarizzato, fatto di esasperato efficientismo, ha saputo inginocchiarsi nel silenzio inoperoso della preghiera e della contemplazione, segno di fedeltà a Dio e spazio di ricerca di senso. Quest uomo non è il tipo di preoccuparsi di quello che dicono i sondaggi su di lui. Dice quello che pensa sia giusto o sbagliato secondo il suo punto di vista (n.d.r. che è poi quello del Vangelo e della Chiesa). Ed ecco perché la gente lo ammira. Perché è un uomo di integrità e di preghiera, anche se non tutti sono d accordo con quello che pensa ( Inside de Vatican P.Thomas Reese). Il pensiero di Carol egli ha verso di esse. La solidarietà passa piuttosto attraverso tutte le comunità in cui l uomo vive: la famiglia, in primo luogo, la comunità locale e regionale, la nazione, il continente, l umanità intera: la solidarietà le anima, raccordandole fra di loro secondo il principio di sussidarietà che attribuisce a ciascuna di esse il giusto grado di autonomia Da Messaggio per la Giornata Mondiale della Gioventù 2002 E proprio della condizione umana e, in particolar modo, della gioventù, cercare l assoluto, il senso e la pienezza dell esistenza. Cari giovani, nulla vi accontenti che stia al di sotto dei più alti ideali! Non lasciatevi scoraggiare da coloro che, delusi dalla vita, sono diventati sordi ai desideri più profondi ed autentici del loro cuore. Avete ragione di non rassegnarvi a divertimenti insipidi, a mode passeggere ed a progetti riduttivi. Se conservate grandi desideri per il Signore, saprete evitare la mediocrità e il conformismo, così diffusi nella nostra società Giorno dopo giorno, riceverete nuovo slancio che vi consentirà di confortare coloro che soffrono e di portare la pace al mondo. Sono tante le persone ferite dalla vita, escluse dallo sviluppo economico, senza un tetto, una famiglia o un lavoro; molte si perdono dietro false illusioni o hanno smarrito ogni speranza. Contemplando la luce che risplende sul volto di cristo risorto, imparate a vostra volta a vivere come figli della luce e figli del giorno, manifestando a tutti che il frutto della luce consiste in ogni bontà, giustizia e verità

20 22 N 12 - OTTOBRE 2002 TEMPO LIBERO Cucinare al Beato Matteo TORTA SALATA O CULATELLO? di Nadia Vighi Anni 60, si avvicina la ricorrenza del Beato, protettore della città. Le giostre sono piazzate nello spazio ora occupato dal parco Parri con pozzanghere da fare invidia all attuale laghetto se il tempo come al solito si è guastato dopo aver lasciato festeggiare l oca ai mortaresi: non importa che tempo abbia fatto prima, dopo il Beato Matteo sui letti compaiono gioco forza le coperte di lana. Ogni famiglia si prepara a ricevere ed ospitare amici e parenti di fuori soprattutto, le tavolate sono numerose, le incombenze domestiche altrettanto. Bisogna vestirsi di nuovo per la messa della domenica, bisogna preparare per le persone che si sono invitate, siamo in pieno boom economico: la tavola rispecchia l abbondanza da poco assaporata. Per un pranzo tipo dobbiamo prevedere: antipasto con ricco vassoio personale riempito con cura dal salumiere di fiducia con tutte le varietà di salumi cotti e crudi, salame sotto grasso, carciofini, chiodini sott olio, acciughe Ravioli, mostarda e culatello: piatti immancabili sulla tavola dei vigevanesi in occasione della festa del Santo patrono. e sardine, insalata russa, antipasto rosso (vedi ricetta) e patè in gelatina (Milano insegna). Segue la rustida che ha fatto da base per il successivo risotto: carne di maiale a fette sottili con salsiccia e fegato sempre di maiale con cipolla e pomodoro- Poi risotto appunto cotto nel sugo della medesima, poi brodo prodotto per il risotto magari arricchito da ravioli (più frequentemente riservati al pasto serale o del lunedì), lesso e gallina ripiena, poi gli arrosti, vitello o anche fagiano per le famiglie dei cacciatori, brasato e almeno due contorni uno cotto e uno crudo, bagnetto profumato di estate e del proprio orto. Come formaggio la tachella con la mostarda, comprate entrambe sciolte sempre dal salumiere (il supermercato è di là da venire). Dolce finale con il cabaret di paste comprato all uscita della messa, col torrone rigorosamente Sebaste Gallo d Alba e la torta fatta in casa (la varulà o marmo dolce o bianca e nera per intenderci). Il vino è quello di tutti i giorni concessione finale di vermouth da meditazione. Menù certo affascinante ma forse improponibile ai nostri giorni, a meno di non farne una rivisitazione drastica in termini di quantità di grassi soprattutto. Certo è che poco di questa tradizione è rimasto sulle tavole dei vigevanesi di oggi. Chi ha intorno ai trent anni e produce da sé ravioli fatti in casa? Chi è in grado di fare sempre in casa un insalata russa? Intendo manufacendo anche la maionese? Si acquistano già pronte persino le verdure per i contorni figuriamoci gli arrosti! Passando attraverso gli anni settanta con le varianti vegetariane, gli anni ottanta con la celebrazione della cucina alternativa, gli anni novanta con il culto del tutto pronto, le tradizioni culinarie si sono come dileguate. Oggi un menù tipo rifugge certamente i salumi, troppo demonizzati e troppo presenti sulle tavole in forme snaturate come i preaffettati in busta hanno più ogni altra cosa fatto il loro tempo per la maggior parte delle persone anche se andrebbero rivalutati nelle loro espressioni migliori, pretendendo sempre una qualità eccelsa che c è e vale la pena di cercare e di pagare il giusto. L antipasto potrebbe quindi essere rappresentato da una torta salata naturalmente prodotta con pasta sfoglia surgelata o al massimo conservata in atmosfera modificata, manco a pensare di fare una semplice crosta di farina, acqua e olio extra vergine di oliva, migliore, più economica e nutrizionalmente perfetta oltre che filologicamente più appropriata. Seguita da un primo al forno, potrebbe essere una lasagna classicamente prodotta se siamo fortunati da un negozio di pasta fresca o da qualche artigiano locale, o dei cannelloni o delle crepes suggestione anni ottanta che dura a morire. Come secondo un arrosto arrotolato attinto dal bancone di un supermercato già legato con gli aromi inclusi (alzi la mano chi sa legare un arrosto) oppure per i più abbienti un volatile ripieno già arrostito dalla polleria. In tempi di HACCP la mostarda sfusa ha il sapore dell alcol dei tempi del proibizionismo e la tachella si vende anche nei negozi solo confezionata in squadrati cubetti da 100 o 250 grammi, 500grammi nei supermercati alla faccia dei single. Sopravvive il banco del torrone alla fiera quasi immutato in quarant anni, possiamo ancora tuffarci in quel sapore ANTIPASTO ROSSO 300gr di giardiniera di verdure miste ridotta a cubetti 200gr tonno sott olio 2 cucchiai di doppio concentrato di pomodoro 1 bustina di droghe miste (tipo Saporita Bertolini) Olio extra vergine di oliva quanto basta Mescolare tutti gli ingredienti il giorno prima e gustare per rivivere un po d antan. Se sapete fare una torta in casa senza ricorrere alla magia 9 torte fatela per piacere non è poi così proibitiva, se anche saltate la messa potete acquistare i pasticcini senza neanche fare la coda che inevitabilmente si formava allora, riscattate con la scelta di vini adeguata alle vostre nuove competenze enologiche il tenore del vostro pranzo e lasciate perdere il vermouth a favore di un bicchierino di marsala metodo soleras che accompagnerà degnamente il vostro dolce. Spero che questa mia provocazione induca più d uno a mettere mano al menù della festa del Beato Matteo,che lo programmi e lo progetti con cura, con un occhio alla tradizione ed uno alla leggerezza, con l accortezza di scegliere solo materie prime di altissima e riconosciuta qualità, pensando che comunque chi più spende meno spende, nulla è troppo per il nostro benessere, siamo quello che mangiamo, vogliamo essere una torta salata dal ripieno schizofrenico o una fetta di culatello? D Un cd AL MESE a un po di tempo Franco Battiato ci ha abituati a sfornare un disco all anno, sia esso un lavoro completamente inedito (come Ferro Battuto ), una colonna sonora sperimentale ( Campi magnetici per il Maggio Fiorentino) o una raccolta di brani altrui, come questo cd ed il suo predecessore Fleurs. Il volume due della trilogia forse non verrà mai realizzato (io mi auguro di sì, invece), ma questo Fleurs 3 è, secondo l autore siciliano, l ideale conclusione del percorso. Il primo volume era caratterizzato da arrangiamenti intimisti e un atmosfera da chansonnier francese, mentre questo lavoro è sicuramente più vario dal punto di vista COSA ASCOLTARE LE PROSSIME SETTIMANE L estate è ormai finita e quindi i concerti tornano negli ambienti chiusi. Le prossime settimane vedono, per chi vuole fare un giro nella vicina Milano, alcuni eventi interessanti, un po per tutti i gusti. Iniziamo segnalandovi la raffinata black-music, tutta piano e grande voce di Alicia Keys che suonerà il 17 ottobre al Palatucker (quello che una volta si chiamava Palavobis). Lo stesso palazzetto ospiterà altri due concerti, di genere sicuramente diverso. Il 3 novembre, infatti, sarà di scena l eclettico Moby con la sua musica mista di elettronica e band dal vivo, mentre il 10 novembre si potrà sentire la voce delicata di Sky e i suoni d atmosfera dei suoi Morcheeba. Per chi, invece, adora il jazz ed il blues, magari in una cornice più tranquilla, segnaliamo l ottima Norah Jones che suonerà il 29 ottobre all Auditorium Orfeo. Se avete voglia di un concerto per ballare, allora la serata è il 21 ottobre con Alexia ed i Planet Funk alla mitica discoteca Rolling Stone. La stessa discoteca ospiterà il 27 ottobre un gruppo storico del rock-blues: i superbarboni ZZ Top, concerto da veri bikers. In chiusura non possiamo non citare l evento del momento, per quanto riguarda la musica live, ovvero Bruce Springsteen con la E- Street band al Pala Malaguti di Bologna il 18 ottobre. Se siete tra i fortunati che hanno trovato i biglietti, avete tutta la nostra invidia. Max dei suoni, anche grazie all inserimento dei fiati della Gabriele Comeglio band. Le sonorità classiche del Nuovo Quartetto Italiano la fanno da padrone solo in Se mai, versione italiana di Smile di Charles Chaplin. Alcuni brani passano senza lasciare molto di sé (come per esempio Perduto amore e Le mie radici ). Altri brani del cd sono, invece, dei piccoli capolavori: la rivisitazione che Battiato fa di Impressioni di settembre della Premiata Forneria Marconi è un vero omaggio al rock progressivo italiano degli anni 70, che mantiene il fascino dell entusiasmante assolo di mellotron. Insieme a te non ci sto più è cantata alla maniera della Caselli, ma l arrangiamento è sicuramente interessante, con la chitarra in evidenza già dall inizio. Il cielo in una stanza di Gino Paoli ha Franco Battiato Fleurs 3 (Settembre 2002, 18 Euro) avuto diverse rivisitazioni: quella di Battiato si mantiene classica nella prima parte, con il sottofondo di soli archi, per poi impennarsi con la scala ascendente e un apertura ad un arrangiamento rock emozionante. Se tu sapessi fa di Lauzi il protagonista di Fleurs 3, dato che il cantautore genovese è presente anche con Ritornerai. Merito di Battiato è aver riscoperto la prima delle due canzoni, un lavoro quasi dimenticato, ma di sicuro valore. Il cd è chiuso da 2 brani particolari. Come un sigillo è l unico inedito ed unisce la voce di Battiato e quella di Alice, confermando il loro grande feeling con risultati da applauso. L ultimo brano è, invece, il vero fiore del disco: Beim Schlafengehen è un lied di Strauss dedicato al momento prima di coricarsi e riposare. Battiato lo reinventa, fondendo melodia classica e sonorità contemporanee, insieme alla soprano Daniela Bruera. Massimiliano Di Landro I MUSICA CLASSICA niziamo questo mese a costruire una piccola discoteca classica. Non verranno presentate le novità, ma suggeriti alcuni dischi che possono ancora dare molto a chi li volesse ascoltare. Nel 1742, il compositore Johann Sebastian Bach, compose questo lavoro dedicandolo al suo alunno Goldberg. Si tratta di un tema con variazioni che è entrato a far parte del repertorio obbligato di qualsiasi pianista o clavicembalista (ai tempi di Bach il pianoforte non era lo strumento che conosciamo oggi). Il canadese Glenn Gould ha legato il suo nome a questa composizione. Prima di questa versione, incisa nel 1981, infatti, ne aveva già incisa un altra nel 55, creando ammirazione e aspre critiche, come succede a molti grandi della musica. La reincisione di un brano da parte di un interprete non è cosa rara, ma questo è un caso particolare: innanzitutto, la prima versione durava 38 minuti, mentre quella dell 81 dura ben 13 minuti in più. La seconda versione è più lenta, forse meno tradizionale, ma sicuramente più affascinante. Gould suona Bach, trasmettendo un senso di infinita quiete nei tempi lenti e di serenità briosa in quelli più mossi. L opera si apre con un aria melodiosa e raffinata e prosegue con una serie di variazioni, le prime delle quali mostrano tutta l arte del compositore nella ricerca di soluzioni innovative dal punto di vista armonico e ritmico, in particolare la variazione 3. In seguito il ritmo diminuisce e Gould raggiunge uno dei suoi vertici interpretativi con la variazione numero 7. L opera procede, alternando ritmi e melodie variate, concludendosi in maniera circolare con la ripetizione dell aria iniziale che, ancora una volta, Gould esegue in un tempo più lento rispetto alla tradizione interpretativa bachiana. Questo disco fu l ultima incisione del pianista canadese e rappresenta, in un certo senso, quella quiete autunnale che egli diceva di voler ritrovare nei suoi lavori. Maxdilli Johann Sebastian Bach- Variazioni Goldberg, BWV 988. Pianoforte: Glenn Gould. (Versione 1981)

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