F E R D I N A N D O I

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1 Rispetto a conversioni monetarie d altre nazioni, Ferdinando IV poi Ferdinando I, tronfio dei suoi reali titoli, emanava nel marzo 1820 il decreto sull adozione e circolazione forzata del ducato in Sicilia. Il gagliardo settantenne Francischiello confortato dalla ganza morganatica Lucia Migliaccio duchessa di Floridia e Principessa di Partanna, completava parte del suo innovativo progetto, dopo aver ristrutturato in leggi alcune antiche consuetudini, emanato i decreti riguardo la conversione legale sui pesi e misure, il riordinamento del notariato, l istituzione dell anagrafe civile, del catasto immobiliare, l istituzione dell Intendenza che sopprimeva le Secrezia, delle province, dei comuni ed altro ancora. F E R D I N A N D O I PER LA GRAZIA DI DIO RE DEL REGNO DELLE DUE SICILIE, DI GERUSALEMME EC. INFANTE DI SPAGNA, DUCA DI PARMA, PIACENZA, CASTRO EC. EC. GRAN PRINCIPE EREDITARIO DI TOSCANA EC. EC. EC.

2 Vista la nostra legge de 20 Aprile 1818, colla quale stabilimmo per tutto il nostro Regno delle Due Sicilie l unità monetaria nel ducato, la divisione del ducato in cento parti col nome di Grana, e la divisione di ciascun grano, ossia centesimo di ducato in dieci parti col nome di Cavalli, volgarmente Calli. Considerando che in questa parte de nostri Dominj la moneta di conto, ossia la denominazione in numerario de prezzi, e d ogni specie di valutazione, di cui si fa uso ne contratti e nelle scritture si esprime colla medesima unità, e divisione monetaria stabilita colla sudetta nostra Legge, vale a dire, co nomi di ducati, grana e cavalli. Considerando che ne nostri Dominj al di là del Faro la moneta di conto abbia per unità l oncia, che ciascun oncia si divida in trenta tarì, che ciascun tarì si divida in venti grani, e ciascun grano in sei piccioli. Considerando che l espressione della moneta di conto in ducato colle sue corrispondenti divisioni e suddivisioni in centesimi, e decimi ha da preferirsi a qualunque altra, sì per la maggior semplicità di calcolare che offre il metodo decimale, e sì perché si conforma al sistema monetario del regno. Considerando in fine che la diversità della moneta di conto fra una parte e l altra de nostri Dominj ha d impedimento al commercio, e produca sovente degli errori. Sulla proposizione del nostro Segretario di Stato Ministro delle Finanze: Abbiamo risoluto di decretare, e decretiamo quanto segue: Art. I. A contare dal primo Gennajo 1821 tutti i registri e conti di valute monetarie pel servizio pubblico de nostri Dominj al di là del Faro, non potranno essere enunciati, che in ducati, grana, e cavalli. In conseguenza gli Stati discussi delle nostre Tesorerie, e quelli delle rendite e spese provinciali e comunali, le imposte, le tasse, ed i dritti d ogni natura, i soldi de funzionarj ed impiegati pubblici, le pensioni, i capitali, e le annualità del debito dello Stato, come pure le rendite e le spese d ogni stabilimento pubblico, saranno calcolati ed espressi in ducati, grana, e cavalli, giusta il ragguaglio di cui si farà parola nell articolo 6.

3 Art. 2. La stessa disposizione avrà luogo rispetto a tutti gli atti giudiziarj e notariali, similmente in tutti gli atti di scrittura privata le valute monetarie saranno estimate ed espresse in ducati. Art. 3. Occorrendo di esprimere sia nelle ricevute, sia ne registri delle pubbliche amministrazioni, che in qualunque altro atto o scrittura, valute monetarie originariamente costituite in once, si dovrà dopo l indicazione della valuta primitiva esprimere la riduzione in ducati, grana, e cavalli, colla espressione pari a ducati grana cavalli. Art. 4. I Cancellieri, i Patrocinatori, i Notaj gl Ingegneri, i Razionali, e gli altri uffiziali pubblici, i quali contravvenissero nell esercizio delle loro rispettive professioni o cariche, alle disposizioni contenute negli articoli precedenti saranno puniti per la prima volta con una multa di ducati tre, ed in caso di recidiva con una multa di ducati sei. Art. 5. Le voci, e le assise pel solo anno 1821 saranno regolate ad once, ma vi si aggiungerà la loro valutazione in ducati. Art. 6. Il ragguaglio della moneta della nuova e vecchia nomenclatura sarà il seguente: Un oncia corrispondente a tre ducati. Un tarì Siciliano, a grani dieci, ossia carlino Napolitano. Un grano Siciliano a cavalli cinque, ossia tornese Napoletano. Un picciolo Siciliano ad un cavallo Napoletano. Art. 7. Tutt i i nostri Segretari di Stato Ministri, il Supremo Comando della Guerra, ed il Ministero di Stato presso il Luogotenente Generale ne Dominj al di là del Faro sono incaricati della esecuzione del presente Decreto.

4 Firmato FERDINANDO. Il Segretario di Stato Ministro delle Finanze Firmato De Medici Il Segretario di Stato Ministro Cancelliere firmato Marchese Tommasi Certificato conforme Il Segretario di Stato Ministro Cancelliere Firmato Marchese Tommasi Per copia conforme Il Segretario di Stato Ministro delle Finanze De Medici Per copia conforme Il Segretario di Stato Ministro presso il Luogotenente Generale Marchese Ferreri Napoli li 6 Marzo 1820 L applicazione del decreto durava appena che pochi anni, giusto il tempo di riparare alle prime confusioni di calcolo e di ragguaglio specialmente con le nuove misure di peso che eliminavano le antiche corde siciliane e nella nostra provincia quella di Trapani, Monte di San Giuliano e Calatafimi. I trapanesi non tardarono a mettere in pratica quanto deciso da Ferdinando, che cinque anni dopo, raggiungeva altri lidi.

5 Stranamente, intorno al 1835 e successivi anni, in alcuni documenti e in testi notarili compariva di tanto in tanto l espressione dell antica moneta di conto, malgrado fosse previsto nel decreto la multa di tre ducati paria un oncia siciliana [onza] al trasgressore. Sinceramente, con la nuova moneta circolante si riempirono le tasche e le borse d indigenti trapanesi, che racimolarono parecchi piccioli di poco valore rispetto ai grana a cui erano affezionati (questa parola tuttora insiste e sopravvive nel parlato dialettale dell entroterra trapanese). E che dire dei trapanesi addestrati fin da piccoli a far di conto con le equivalenze della moneta siciliana, non declassata da parecchi anni, nella quale avevano apprezzata fiducia, il cui valore superava il ducato napoletano? Per non parlare del confronto con la lira piemontese, che in quegli anni era quotata lire 4,25 per 1 onza, poi svalutata e divenuta lire 12,75 per 1 onza nel Salvatore Accardi,