SCELTA DELLA CULTIVAR Esempio PERO Nuove tabelle di descrizione varietale

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1 IMPIANTO

2 SCELTA DELLA CULTIVAR Esempio PERO Nuove tabelle di descrizione varietale

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6 Scelta del portinnesto es. pesco

7 Stanchezza del terreno

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9 Stanchezza del terreno

10 Spietramento

11 Livellamento

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13 Scasso

14 Scarificatura

15 In fase di impianto si realizzano anche eventuali laghetti per l accumulo di acqua per l irrigazione.

16 Colture arboree prelievo fino alla profondità di 50 cm. Analisi del terreno

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18 Affossatura

19 Drenaggio

20 Aratro talpa

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23 Squadratura con corda metrica

24 Sesto d impianto Il sesto in quadrato è semplice da realizzare, agevola la meccanizzazione (anche incrociata) ed equilibra l'illuminazione, ma inutilizza notevoli superfici di terreno. Il sesto in rettangolo è utilizzato con portinnesti deboli e nanizzanti, consente una buona illuminazione e facilita le operazioni colturali. Rispetto al quadrato maggior n. alberi sulla fila. Il sesto a settonce (piante ai vertici di un triangolo equilatero) e quello a quinconce, (una pianta in mezzo al quadrato o al rettangolo che in futuro può essere anche rimossa; operazioni colturali in diagonale) permettono un buon investimento e sfruttamento dello spazio a disposizione, ma possono presentare problemi per la meccanizzazione. Si usano per specie ad alto fusto (noce, pioppo) con elevate distanze di piantagione (>6 m).

25 Sesto dinamico

26 Densità di piantagione La densità di piantagione (numero di alberi/ha) varia da negli impianti tradizionali a negli impianti intensivi ( per melo, pero e pesco, per susino e albicocco), con distanze dell'interfila che non dovrebbero essere mai inferiori a 3,5-4 m, a meno che non si disponga di specifiche macchine.

27 Le maggiori distanze facilitano la ventilazione e l illuminazione. Nella coltivazione biologica ciò è favorevole, anche se la produttività in genere è inferiore agli impianti intensivi e la produttività del lavoro diminuisce a causa della bassa densità di impianto e dell elevata altezza degli alberi. Negli impianti ad alta densità la produzione inizia prima e può raggiungere livelli più elevati. Tuttavia, con più di alberi/ha si hanno eccessivi costi di impianto e si corrono maggiori rischi; il maggior numero di alberi, inoltre, aumenta i costi di produzione (potatura, irrrigazione, ecc.).

28 Esempio: densità di impianto in olivicoltura a) Densità molto basse sono utilizzate nelle regioni estremamente aride: a Sfax, dove le precipitazioni sono meno di 200 mm/anno, la distanza di impianto è 24 x 24 m. a) Nell olivicoltura tradizionale, ampie distanze di impianto sono normali, con m tra le piante e le file e densità quasi sempre di sotto di 100 olivi per ettaro. Sembra, comunque, che un numero maggiore di alberi più piccoli aumenta la produzione/ha. a) Nelle regioni con precipitazioni di sopra di 700 mm o in aree irrigue, attualmente si usano distanze inferiori (piantagioni ad alta densità), ad esempio 6 x 5 o 6 x 6 m ( piante/ettaro o più), con olivi di moderato vigore. Tuttavia, dove il clima è particolarmente favorevole, distanze maggiori sono necessarie perché lo sviluppo dell albero è maggiore del normale.

29 d) Negli oliveti super intensivi, recentemente sperimentati, la densità di impianto è di olivi/ha; necessita una struttura di sostegno e possono essere utilizzate solo cultivar di scarsa vigoria.

30 Più il portinnesto è nanizzante, maggiore è la sensibilità alla carenza idrica e nutrizionale. Con distanze sulla fila inferiori a 1,20 m, nei primi anni dopo l impianto la gestione del terreno nel sottofila è difficoltosa, per cui necessita la pacciamatura. Particolarmente importante con elevate densità di piantagione è il controllo dei parassiti.

31 Piantagione

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43 Dopo la piantagione è necessario potare le branche danneggiate durante le operazioni di impianto. Occorre irrigare se necessario poichè le giovani piante sono molto sensibili allo stress idrico fino a che le radici non si sono sviluppate di qualche cm. Attenzione a non eccedere con l irrigazione. Una striscia di terra sotto al filare larga almeno 2 m deve essere ripulita dalle infestanti.

44 Shelter Nelle zone con conigli e/o roditori è necessario predisporre gli shelter. Questi devono consentire la circolazione dell aria ed evitare il ristagno di acqua. Gli shelter facilitano l attecchimento e favoriscono l accrescimento in altezza degli alberi (anche se il diametro è ridotto), poiché agiscono come una microserra (maggior temperatura, umidità e CO 2 e minor luce e movimento dell aria). Essi, inoltre, proteggono le piante da urti e da erbicidi.

45 Gli shelter sono di diversi colori e forma con 10 cm di diametro ed alti da 60 a 200 cm in base al tipo di animali e all altezza dell impalcatura. Le alte temperature non sono un problema se c è adeguata disponibilità idrica (altrimenti le foglie a contatto con lo shelter possono scottarsi). Con l accrescimento del fusto occorre rimuovere lo shelter per evitare strozzature.

46 SPAZI NATURALI E GESTIONE DELLE TARE Nelle coltivazioni integrate e biologiche è molto importante avere un agrosistema stabile ed equilibrato con un elevata biodiversità che è un presupposto fondamentale per un equilibrio tra organismi utili e dannosi. Per mantenere e/o ripristinare un elevata biodiversità possono essere previsti spazi naturali e seminaturali, quali aree boscate, specchi d acqua, alberature e siepi (ideali quelle composte da cespugli bassi densi, alcuni arbusti alti ed alberi e vegetazione erbacea alla base) e gestendo in maniera adeguata oltreché la superficie coltivata anche quella non direttamente interessata dalla coltura, come le scoline e le capezzagne (rappresentano dei luoghi di rifugio e produzione di insetti predatori, parassitoidi e pronubi, acari, uccelli ed altri animali (anfibi, piccoli rettili, ecc.) utili. Queste zone possono dar luogo anche a produzioni accessorie, rappresentate da frutti, legname, miele, ecc.. La gestione e/o la creazione di siepi, alberature, boschetti, ecc., dovrà favorire le specie autoctone che migliorano la permanenza e/o la moltiplicazione dell entmofauna e avifauna utile. Nell ambito della superficie coltivata con specie arboree, in caso di gestione del suolo mediante inerbimento, un positivo contributo al mantenimento di una elevata biodiversità può essere ottenuto gestendo il prato con sfalci a file alterne. L estensione degli spazi dedicate all elevata biodiversità non dovrebbero essere meno del 5-10%. Quelle che

47 Ad esempio l ortica, il prugnolo, l olmo campestre ed il pioppo bianco favoriscono lo sviluppo di alcuni predatori degli afidi che attaccano diverse specie di interesse agrario. Per contro alcune specie sono da evitare per la realizzazione dei spazi verdi perché favoriscono lo sviluppo di patogeni: per esempio il biancospino, l azzeruolo, l agazzino, il nespolo, il sorbo ed il melo ed il pero selvatico, potendo essere ospiti del colpo di fuoco batterico, possono favorire la diffusione di tale temibilissimo patogeno. Per quanto riguarda gli uccelli per favorire la loro presenza e diffusione si possono anche installare dei nidi artificiali.

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