I N D I C E 1.- PREMESSA METODOLOGIA E FINALITA DELLE INDAGINI SVOLTE INQUADRAMENTO GEOLOGICO-STRUTTURALE... 7

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2 I N D I C E 1.- PREMESSA METODOLOGIA E FINALITA DELLE INDAGINI SVOLTE INQUADRAMENTO GEOLOGICO-STRUTTURALE QUADRO CONOSCITIVO:ELABORATI CARTOGRAFICI DI BASE GEOLOGIA E STRATIGRAFIA - (TAV.1.G, 3.G) GEOMORFOLOGIA E CONDIZIONI DI STABILITÀ DELLE AREE E DEI VERSANTI - (TAV. 3.G) L ACCLIVITÀ DEI VERSANTI - (TAV. 4.G) CARATTERIZZAZIONE LITOTECNICA - (TAV. 5.G, ALL.1) RETICOLO IDROGRAFICO E DELLE PROBLEMATICHE IDRAULICHE - (TAV. 6.G) IDROGEOLOGIA - (TAV. 7.G.) LA PERICOLOSITÀ GEOMORFOLOGICA E IDRAULICA IN CONFORMITÀ AGLI INDIRIZZI DEL P.A.I PERICOLOSITÀ DA FRANA E SALVAGUARDIA DELLE AREE DI VERSANTE (TAV. 8.G) PERICOLOSITÀ IDRAULICA E SALVAGUARDIA DEL RETICOLO IDROGRAFICO (TAV. 9.G) LA FRAGILITÀ GEOMORFOLOGICA: CARTE DELLA PERICOLOSITÀ IN CONFORMITÀ AGLI INDIRIZZI DEL P.T.C.P CARTA DELLA PERICOLOSITÀ GEOMORFOLOGICA - (TAVV.10.G, 11.G) Pericolosità connessa a fenomeni franosi Pericolosità connessa a fenomeni processi parossistici di dinamica torrentizia La pericolosità da sinkhole derivante da carsismo attivo CARTA DELLA PERICOLOSITÀ SISMICA LOCALE - (TAVV. 14.G, 15.G.) CARTA DELLA PERICOLOSITÀ IDRAULICA - (TAVV.12.G,13.G) CARTA DELLA VULNERABILITÀ DEI COMPLESSI IDROGEOLOGICI (TAV. 16.G) DEFINIZIONE DELLE INVARIANTI, EMERGENZE GEOLOGICHE E AMBIENTALI (TAV. 2.G) A L L E G A T I ALLEGATO 1 DATI GEOGNOSTICI DI BASE (ubicazione corrispondente in TAV.5.G di Quadro Conoscitivo) ALLEGATO 2 - SEZIONI IDROGRAFICHE TURRITE CAVA Tratte da Autorità di Bacino del F. Serchio Analisi del rischio idraulico nel bacino del F.Serchio (2000) T A V O L E QUADRO CONOSCITIVO 1.G Carta Geologica scala 1: G Carta delle emergenze geologiche scala 1: G Carta geomorfologica scala 1: G Carta delle pendenze scala 1: G Carta litotecnica e dei dati di base scala 1: G Carta del reticolo idrografico e delle problematiche idrauliche scala 1: G Carta idrogeologica - carta della permeabilità e delle fonti di approvvigionamento idropotabile scala 1:

3 QUADRO PROPOSITIVO 8.G Carta di riferimento delle norme di Piano Assetto Idrogeologico (P.A.I.) -Franosità e Pericolosità geomorfologica (Autorità di bacino pilota del Fiume Serchio - Piano di Bacino Stralcio Assetto Idrogeologico, approvato con Del.C.R.T. n.20/2005) 9.G Carta di riferimento delle norme di Piano Assetto Idrogeologico (P.A.I.) nel settore del Rischio Idraulico (Autorità di bacino pilota del Fiume Serchio - Piano di Bacino Stralcio Assetto Idrogeologico, approvato con Del.C.R.T. n.20/2005) 10.G Carta della pericolosità geomorfologica scala 1: G Carta della pericolosità geomorfologica delle aree urbanizzate scala 1: G Carta della pericolosità idraulica scala 1: G Carta della pericolosità idraulica delle aree urbanizzate scala 1: G Carta della pericolosità sismica scala 1: G Carta della pericolosità sismica delle aree urbanizzate. scala 1: G Carta della vulnerabilità degli acquiferi e delle aree di salvaguardia delle fonti di approvvigionamento idropotabile scala 1:

4 1.- PREMESSA Per incarico dell Amministrazione Comunale di Fabbriche di Vallico sono state eseguite le indagini geologico-tecniche di supporto alla redazione del Quadro Conoscitivo del Piano Strutturale, secondo quanto previsto dalla normativa vigente in materia, in particolare dalla L.R. n. 1 del ( Norme per il governo del territorio ) e dalle seguenti leggi e disposizioni: L.R , n 21, Del. C.R.T. n. 94/85; Norme per la formazione e l adeguamento degli strumenti urbanistici ai fini della prevenzione del rischio sismico. Direttiva Indagini geologicotecniche di supporto alla pianificazione urbanistica. Del.G.R. n del 16 giugno 1986, riportante le istruzioni tecniche per la formazione degli strumenti urbanistici generali (art. 5 L.R. 74/84). Del.G.R. n. 868 del : Misure di salvaguardia del Piano di Indirizzo Territoriale (PIT) approvato, ai sensi dell art. 7 della L.R. 5/95, con Del.C.R. n. 12 del 25 gennaio Ex Del.C.R. n. 230/94 riguardante provvedimenti in materia di rischio idraulico. Del.C.P. n. 189 del : Piano Territoriale di Coordinamento (PTC) pubblicato sul B.U.R.T. n. 4 del 24 gennaio Ordinanza P.Consiglio dei Ministri n del 20 marzo 2003, relativa alla nuova classificazione sismica dei Comuni. Del.G.R. n del : Istruzioni tecniche per il deposito presso gli URTT delle indagini geologico-tecniche e per i relativi controlli in attuazione dell art. 32 della L.R. 5/95, a sostituzione della Del.G.R , n Del.C.R. n. 20 del : Approvazione del Piano di Assetto Idrogeologico per il bacino regionale pilota del Fiume Serchio (P.A.I.), adottato dal Comitato istituzionale dell Autorità di Bacino del fiume Serchio con Del.C.I. n. 132 del La presente Relazione Tecnica illustra le Carte Tematiche previste dalle normative vigenti in materia, a supporto degli strumenti di pianificazione urbanistica, sintesi di tutti i dati geologici, geomorfologici, geotecnici ed idrogeologici raccolti, derivanti da rilevamento geologico eseguito sul territorio e dalla raccolta bibliografica dei dati esistenti derivanti da lavori eseguiti sia dagli scriventi che forniti dall amministrazione Comunale. Le indagini geologiche sono consistite in uno studio geologico e idrogeologico della zona in cui ricadono le aree oggetto di variante, ed un intorno significativo, volto a definire il grado di pericolosità ambientale in ordine alle problematiche esaminate e la fattibilità degli interventi previsti. La sintesi dei dati fornisce una lettura ed un interpretazione del territorio in termini di risorse caratterizzate da diversi gradi di suscettività d uso e alla trasformazione e quindi assoggettate a diverse modalità e condizioni d uso. Le informazioni derivanti dai tematismi analizzati forniscono i dati necessari alla definizione dei criteri generali di utilizzo e di tutela del territorio comunale di Fabbriche di Vallico 3

5 nonché i dati da utilizzare per la formazione dei criteri e dei parametri da applicare nella verifica delle scelte di uso razionale delle risorse essenziali, per la riduzione del rischio geololgico, idrogeologico-idraulico e sismico. Il Comune di Fabbriche di Vallico è classificato, in base al D.M sismico di 2 Categoria con grado di sismicità S = 9; e inserito in Zona 2 nella O.P.C.M. 3274/03 non ancora in vigore. Per quanto riguarda la classificazione regionale comune è inserito in Classe 3 nella L.R Del.C.R.T. N.94/85 e facente parte del Programma V.E.L. Valutazione Effetti Locali Atto di programmazione negoziata tra Regione Toscana e Dipartimento Protezione Civile per l avvio di intereventi di riduzione del rischio sismico nei comuni della Lunigiana, Garfagnana e Media Valle del Serchio (L.R. n.56/98). Per quanto concerne la riclassificazione proposta dalla Regione Toscana sulla scia della O.P.C.M. 3274/03, D.G.R.T. n.604/2003 e succ integr. e mod., il comune di Fabbriche di Vallico risulta ricadere in Zona 2 con valori dell accelerazione tali da rientrare tra le classi mobili e pertanto può essere ascritto ad una zona sismica da scegliersi tra due (2 o 3). 2. METODOLOGIA E FINALITA DELLE INDAGINI SVOLTE Le indagini sono state eseguite sulla base di un apposito rilevamento geologico e aerofotogrammetrico di dettaglio che per le aree già coperte è stato raffrontato e integrato con la Carta geologica e della Franosità della Garfagnana e della Media Valle del Serchio (Lucca) (scala 1:10000) (Università degli Studi di Pisa-Dipartimento di Scienze della Terra e C.N.R.: Gruppo Nazionale per la difesa dai terremoti)-elemento n e dalla nuova cartografia geologica regionale. Il quadro conoscitivo generale così ottenuto è stato ulteriormente integrato con la raccolta di dati geognostici (sondaggi prove penetrometriche, prospezioni sismiche) derivanti da precedenti studi o interventi di consolidamento in vari punti del territorio comunale, forniti in parte dall Amministrazione Comunale e in parte eseguiti dagli stessi scriventi. I dati geognostici, raccolti in Allegato 1, hanno permesso di definire la stratigrafia e la caratterizzazione litotecnica delle aree maggiormente urbanizzate e cioè della zona del Capoluogo. La fase successiva dello studio è consistita nel raffrontare ed integrare i dati rilevati e/o raccolti con la cartografia e i vincoli sovracomunali derivanti dal Piano di Bacino Stralcio Assetto Idrogeologico per il bacino regionale pilota del Fiume Serchio (P.A.I.), approvato con Del.C.R.T. n. 20 del ; dal quadro conoscitivo sulla fragilità del territorio del Piano Territoriale di Coordinamento che costituisce lo strumento di coordinamento e raccordo tra gli atti della programmazione territoriale regionale (P.I.T.) e la pianificazione urbanistica comunale. Sulla base di quanto sopra si è giunti a definire, sulla base delle disposizioni generali dettate dal P.T.C. provinciale e dagli, Indirizzi per le indagini e valutazioni sulle condizioni di fragilità 4

6 del territorio (Appendice 1), una zonazione della pericolosità geomorfologica ed idraulica del territorio comunale, contenuta negli elaborati di sintesi indicati con Tav. 8.G, Tav. 9.G, Tav. 10.G, Tav. 11.G, Tav. 12.G, Tav. 13.G, Tav. 14.G, Tav. 15.G, Tav. 16.G del Quadro propositivo. In attesa di un raccordo tra i diversi strumenti normativi sovracomunali (P.A.I. e P.T.C.P.), che preveda una riorganizzazione in classi di pericolosità omogenee, la definizione delle stesse classi deve seguire imprescindibilmente un doppio criterio di attribuzione della pericolosità, facendo fede, ai fini dell applicazione delle norme di attuazione, la classe di pericolosità che prevede la norma più restrittiva. In tal senso, il Quadro Propositivo del presente P.S., contiene il quadro della pericolosità redatto secondo i diversi regimi normativi. La restituzione cartografica delle indagini svolte, è stata effettuata adottando la scala 1:10000, utilizzando come base cartografica la Carta Tecnica Regionale sezioni n ed ha comportato la realizzazione dei seguenti elaborati cartografici: Tavole di Quadro Conoscitivo 1.G Carta Geologica 2.G Carta delle emergenze geologiche 3.G Carta geomorfologica 4.G Carta delle pendenze 5.G Carta litotecnica e dei dati di base 6.G Carta del reticolo idrografico e delle problematiche idrauliche 7.G Carta idrogeologica - carta della permeabilità e delle fonti di approvvigionamento idropotabile Tavole di Quadro Propositivo 8.G Carta di riferimento delle norme di Piano Assetto Idrogeologico (P.A.I.) -Franosità e Pericolosità geomorfologica (Autorità di bacino pilota del Fiume Serchio - Piano di Bacino Stralcio Assetto Idrogeologico, approvato con Del.C.R.T. n.20/2005) 9.G Carta di riferimento delle norme di Piano Assetto Idrogeologico (P.A.I.) nel settore del Rischio Idraulico (Autorità di bacino pilota del Fiume Serchio - Piano di Bacino Stralcio Assetto Idrogeologico, approvato con Del.C.R.T. n.20/2005) 10.G Carta della pericolosità geomorfologica 11.G Carta della pericolosità geomorfologica delle aree urbanizzate 12.G Carta della pericolosità idraulica 13.G Carta della pericolosità idraulica delle aree urbanizzate 14.G Carta della pericolosità sismica 15.G Carta della pericolosità sismica delle aree urbanizzate. 16.G Carta della vulnerabilità degli acquiferi e delle aree di salvaguardia delle fonti di approvvigionamento idropotabile Per una maggiore leggibilità delle carte, relativamente alle zone urbanizzate interessate dalla perimetrazione delle U.T.O.E. sono stati realizzati ingrandimenti scala 1:5000 delle tavole relative alla pericolosità. Maggiore dettaglio sarà ovviamente ottenuto in fase di Regolamento Urbanistico. Per quanto riguarda il grado di pericolosità legata alla sismicità del territorio comunale, è stata redatta la Tav.17, Carta della pericolosità sismica locale sulla base delle indicazioni contenute nella DCRT n. 95/84, integrate con gli indirizzi contenuti in Appendice 1 al PTC. 5

7 In sede di R.U. potranno essere approfondite le problematiche, nell ambito delle UTOE definite e base delle trasformazioni previste, anche in considerazione e sulla base - della nuova normativa che si va definendo in materia (Ord. P.C.M. del Primi elementi in materia di criteri generali per la classificazione sismica del territorio nazionale e di normative tecniche per le costruzioni in zona sismica. - dei dati e risultati che emergeranno dal Programma V.E.L. Valutazione Effetti Locali Atto di programmazione negoziata tra Regione Toscana e Dipartimento Protezione Civile per l avvio di intereventi di riduzione del rischio sismico nei comuni della Lunigiana, Garfagnana e Media Valle del Serchio (L.R. n.56/98). 6

8 3. INQUADRAMENTO GEOLOGICO-STRUTTURALE I rilievi della zona sono costituiti da formazioni appartenenti alla Successione Toscana non metamorfica ( Falda Toscana Auct.) ricoperte in discordanza sedimentaria da sedimenti fluviolacustri di età quaternaria inferiore (Villafranchiano - Pleistocene); l'assetto tettonico dell'area è il risultato di una serie di eventi deformativi di età compresa tra il limite Oligocene-Miocene (fase collisionale e fase di collasso gravitativo) e il Pleistocene (fase distensiva di "Rifting" dell'appennino settentrionale) e così riassumibile: La prima fase, definita " Fase tangenziale", ("fase sin-nappe") (Oligocene sup. - Miocene inf. ), è il più importante evento tettonico-metamorfico in quanto responsabile della strutturazione principale. Durante questa fase si ha l'individuazione della Falda Toscana ed il suo accavallamento sul Dominio Toscano esterno; ad essa è legato il metamorfismo di più alto grado del complesso apuano. Nell'area apuana il quadro geodinamico relativo alla prima fase tangenziale é stato ormai delineato con sufficiente chiarezza. Quest evento, di importanza regionale, è legato ad una tettonica compressiva connessa con la collisione continentale e con l'impostazione di una fascia di taglio ensialica. A questa prima fase segue, a partire dal Miocene medio, una tettonica tardiva ( fase postnappe") che deforma l'edificio strutturale di prima fase ed è legata al sollevamento del complesso metamorfico apuano. L analisi di dati radiometrici pone un limite superiore per le fasi tettoniche tardive di questo settore dell'appennino Settentrionale, limite che, sulla base dei dati bio-stratigrafici, è costituito invece dai primi sedimenti non coinvolti nella deformazione; nell'area in esame questi sono rappresentati dai bacini villafranchiani: depositi fluvio-lacustri dei bacini di Barga e di Castelnuovo Garfagnana. Per quanto riguarda le fasi tardive. l'interpretazione geodinamica non è altrettanto chiara come per la prima fase. Le soluzione proposte per il quadro geodinamico in letteratura sono essenzialmente tre: nell'ambito di un campo di stress regionale compressivo, come ristabilimento dell'equilibrio isostatico e termico, turbati dall'impostazione della fascia di taglio ensialica. E conseguente uplift che avrebbe dato luogo alle pieghe in cascata a simmetria centrifuga, presenti sui due fianchi, occidentale e orientale, dell'antiforme tardiva di scistosità. come una logica conseguenza della "esasperazione" del movimento compressivo legato alla tettonica tangenziale iniziata nell'oligocene superiore. La deformazione polifasica in questo caso, si esplicherebbe in piegamenti a doppia vergenza, come quelli osservabili per esempio, in catene tipo Giura, o nel Dominio Umbro-Marchigiano. un'evoluzione tettonica dell'appennino Settentrionale e del Mar Tirreno connessa alla transizione da compressione ad estensione in seguito al cambiamento del regime dinamico, all'interno di un prisma d'accrezione. Quest interpretazione vede le pieghe in cascata a doppio senso di rovesciamento legate alle fasi tardive, come associate a fasce di 7

9 taglio duttile immergenti verso NE e verso SW, rispettivamente sui due fianchi, orientale e occidentale, del complesso metamorfico secondo questo modello, le fasi post-nappe sono legate quindi ad una tettonica distensiva ritenuta responsabile del sollevamento e denudamento del nucleo metamorfico apuano. Sicuramente si ha un'inversione del regime tettonico sul lato occidentale, interno, della catena appenninica a partire dal Miocene sup. inversione legata all'apertura del Mar Tirreno. La tettonica post-tortoniana di tipo estensionale porta allo sviluppo dei bacini neogenici della Toscana meridionale e successivamente, con la migrazione del rifting verso est e nord-est, allo sviluppo delle depressioni tettoniche della toscana settentrionale tra cui il graben del Serchio. In particolare si sviluppano una sequenza di depressioni tettoniche delimitate da faglie dirette con una configurazione a bacini e dorsali, allungate in direzione NW-SE All interno di queste depressioni strutturali si impostano dei bacini lacustri intramontani (Bacino di Barga, Castelnuovo Garfagnana) colmati dai sedimenti pliocenici e quaternari alimentati da corsi d acqua con elevata capacità di trasporto solido provenienti dalla parte interna della catena appenninica di neoformazione ed ancora in sollevamento Contemporaneamente alle ultime fasi di sollevamento dell edificio strutturale, si ha poi la deposizione di terreni alluvionali legati all attività fluviale dei corsi d acqua già impostati secondo un reticolo idrografico simile all attuale (Quaternario medio - sup.) in cui si alternano periodi di erosione e di sedimentazione (v. depositi alluvionali terrazzati disposti secondo più ordini). L edificio strutturale del territorio comunale è dominato dalla megastruttura nota in letteratura come Anticlinale del Monte Penna, una mega-piega con asse di direzione appenninica il cui nucleo è rappresentato dalla formazione liassica dei calcari grigi a selci chiare (cs1) che affiora lungo l alveo della Tùrrite Cava. La piega mostra una marcata asimmetria con un fianco occidentale ben sviluppato, mentre ad est è bruscamente interrotta da importanti faglie dirette ad alto angolo. La dissimnetria più evidente è quella che interessa gli spessori delle Marne a Posidonomya che indicano un senso di rovesciamento della struttura stessa verso W-SW, peraltro osservabile lungo il letto del torrente, dove gli strati di calcare risultano verticali fino a rovesciarsi con immersioni verso SE e le marne, al contatto con il Calcare Selcifero risultano intensamente piegate con caratteristiche pieghe in cascata ovest vergenti. Altre pieghe in cascata, questa volta vergenti verso SE si ritrovano sul fianco orientale della mega-piega presso il Pontaccio. Questa struttura porta quindi all affioramento, nell area in esame, di buona parte delle formazioni terziarie e mesozoiche della Successione toscana non metamorfica (dal Macigno, suo tetto stratigrafico, fino ai Calcari selciferi inferiori); questo si ripercuote quindi in una notevole variabilità nell assetto morfologico che deriva essenzialmente dalle differenze litologiche e meccaniche delle varie formazioni e dal loro assetto strutturale. Si può infatti osservare come alle zone di affioramento delle formazioni silicee, argillitiche e marnose (Diaspri, Marne a Posidonomya, Scaglia rossa, Macigno p.p.) competano in genere le zone meno acclivi a causa di una maggiore tendenza all alterazione e quindi alla formazioni di coperture detritiche consistenti. 8

10 Alle formazioni calcaree e arenacee in facies più grossolana e compatta (Calcari selciferi inferiori e superiori, Maiolica, Nummulitico, Macigno p.p.), si associano invece le zone mediamente più acclivi con frequente presenza di pareti di roccia verticali o sub-verticali (v. zone di affioramento della Maiolica e dei Calcari selciferi superiori). Spesso la morfologia è condizionata fortemente anche dall assetto strutturale della roccia come, per esempio, nella zona degli altipiani carsici di S. Luigi e Lavacchielli dove una giacitura prevalentemente sub-orizzontale della Maiolica, ha condotto ad una morfologia sub-pianeggiante con l attivazione anche di un carsismo molto evidente (v. doline ed altre forme carsiche tipiche di queste zone). Molto caratteristiche sono anche le forme carsiche relitte dislocate ad altezze diverse soprattutto lungo i fianchi della valle principale; si tratta, come già descritto, di doline progressivamente erose lungo il bordo di valle che simulano, con la loro forma arcuata, delle forme di frana; queste assumono dimensioni molto evidenti in vari settori del territorio studiato e corrispondono in genere a zone con consistenti accumuli di materiale detritico spesso caratterizzato dalla presenza di blocchi ciclopici e interi settori di fronti rocciosi dislocati e scivolati lentamente lungo le pendici (v. i principali accumuli detritici e di detrito a blocchi delimitati da forme del rilievo molto arcuate che simulano delle corone di frana). Altri elementi morfologici caratteristici sono rappresentati dalle esigue spianate presenti in corrispondenza del fondovalle del T. Turrite dove la presenza di coltri di terreni alluvionali legati alla passata attività fluviale del corso d acqua dà luogo a terrazzi morfologici sub-pianeggianti dislocati secondo uno o più ordini. 9

11 4. QUADRO CONOSCITIVO:ELABORATI CARTOGRAFICI DI BASE Geologia e stratigrafia - (Tav.1.G, 3.G) Il territorio comunale di Fabbriche di Vallico è caratterizzato geologicamente da formazioni riferibili ad una unica unità tettonica ben distinta che corrisponde alla Successione Toscana non metamorfica ( Falda Toscana ), della quale non affiorano le sole formazioni più antiche. Su tale successione, giacciono, in discordanza angolare e con assetto suborizzontale, i depositi alluvionali quaternari (Pleistocene medio/sup. (?) - Olocene), Più in dettaglio, con riferimento alla legenda della Nuova Carta Geololgica d Italia in scala 1:50000 Foglio n.250 Castelnuovo Garfagnana, si possono descrivere le seguenti formazioni, dall alto verso il basso dell edificio strutturale: DEPOSITI FLUVIO-LACUSTRI DEL BACINO DI CASTELNUOVO Argille e sabbie grigie (arg): Argille e sabbie grigie argille sabbiose e sabbie argillose, con sporadici livelli di ghiaia in matrice argilloso-sabbiosa; le argille contengono frequenti resti vegetali e livelli di lignite. A vari livelli e al tetto, ghiaie e conglomerati poligenici in matrice sabbiosa (cg) (Età: Villafranchiano inf.) DEPOSITI PLIOCENICI E QUATERNARI Alluvioni attuali e recenti (al, ) Depositi alluvionali del F. Serchio e dei corsi d acqua minori costituiti da ghiaie eterometriche, sabbie e limi, di composizione eterogenea.(età:olocene) Depositi di conoide alluvionale recenti Sono depositi di natura granulare, localizzati a ridosso dei rilievi collinari, allo sbocco di tratti vallivi spesso incassati. il deposito si presenta in genere matrice-sostenuto con clasti da centimetrici a decimetrici, con assetto spesso caotico. la matrice, di natura limo-sabbiosa è spesso prevalente sui clasti, a meno di livelli granulosostenuti. (Età: Olocene) Depositi alluvionali terrazzati (at) Ghiaie generalmente monogeniche costituite da ciottoli di arenaria Macigno in matrice sabbiosa, localmente prevalente, di colore giallo-rosso ocra, a volte disposte su più ordini di terrazzi (antiche conoidi reincise). Il deposito, grazie ad un certo grado di addensamento e cementazione forma scarpate acclivi (zona del Piano della Pieve), derivanti presumibilmente dalla sovrapposizione dell azione erosiva fluviale in un regime tettonico di sollevamento dell intera zona. (Età:Pleistocene medio-sup.(?)) SUCCESSIONE TOSCANA NON METAMORFICA ("Falda Toscana, Auctt.) Arenaria Macigno (mg) Depositi torbiditici stratificati a composizione silici-clastica con basi di strato da arenacee mediegrossolane a microconglomeratiche, corpo arenaceo fine o siltitico, pelite torbiditica di esiguo spessore; il sedimento normale non torbiditico, se presente, è ridotto a sottili livelli di argilliti fissili. I singoli strati di spessore variabile da 1 a 4-5 m possono essere separati dal sedimento intertorbiditico o amalgamati tra loro; questo succede soprattutto quando il Macigno si presenta con la facies arenaceo-micronglomeratica dotata di spessori consistenti delle basi di strato: con questa situazione si ha infatti un asportazione della pelite e del sedimento normale da parte della 10

12 successiva onda torbida che quindi va ad amalgamarsi con la base di strato precedente. (Età: Oligocene sup. Miocene(?)) Scaglia rossa (sc) con intercalazioni di Microbrecce e calcareniti a Nummuliti (Nu) Depositi prevalentemente argillitici e marnosi varicolori sottilmente stratificati tipici di un ambiente di sedimentazione emipelagico; presenza di intercalazioni calcaree costituite da calcilutiti e calcisiltiti silicee stratificate; le Microbrecce e calcareniti a Nummuliti vanno a costituire delle estese intercalazioni torbiditiche di età Eocenica-oligocenica nella parte alta della Scaglia rossa; si tratta di calciruditi fossilifere, calcareniti e calcisiltiti grossolanamente stratificate con liste e noduli di selce; in pratica corrispondono ad un aumento volumetrico del risedimento torbiditico calcareo all interno del bacino di sedimentazione della Scaglia, come testimoniato dai livelli argillitici varicolori che vanno a costituirne il sedimento normale non torbiditico. (Età: Cretaceo inf. p.p.- Oligocene inf.) Maiolica Sedimenti calcarei stratificati di origine torbiditica costituiti da calcisiltiti e calcilutiti di colore chiaro con liste e noduli di selce chiara; gli strati possono avere spessori da fino a 100 cm circa e risultano separati da sottili livelli di sedimento pelagico non torbiditico; nella parte alta della formazione, brecce e calcareniti torbiditiche grigie, gradate con liste e noduli di selce nera. (Età: Titoniano sup. Cretaceo inf.) Diaspri Radiolariti silicee sottilmente stratificate di colore da rosso a verde a nerastro; si tratta di sedimenti marini di mare molto profondo (probabilmente al di sotto del limite di compensazione dei carbonati) con meccanismo di sedimentazione da onda torbida di fanghi a granulometria molto sottile e di esiguo spessore; localmente, nella parte alta della formazione, marne silicee e argilliti rosse con rare intercalazioni di calcilutiti silicee grigio-verdastre. (Età: Malm) Calcari selciferi superiori Depositi torbiditici stratificati a composizione calcarea costituiti da strati di calcareniti e calcisiltiti di colore grigio o grigio-scuro, con liste e noduli di selce nera; frequentemente è riconoscibile una gradazione degli elementi. (Età: Oxfordiano Kimmeridgiano sup.) Marne a Posidonomya Depositi torbiditici stratificati costituiti da marne, calcari marnosi e argilliti marnose varicolori con sporadici livelli radiolaritici varicolori nella parte alta della formazione; localmente sono presenti livelli di argilliti nere grafitose e, alla base della formazione, sottili lenti di brecce calcareo-silicee. Nell insieme si tratta, per la maggior parte dello spessore, di un aumento volumetrico del risedimento terrigeno di origine torbiditica all interno del bacino di sedimentazione dei Calcari selciferi. (Età Toarciano Inf. -? Calloviano) Calcari selciferi inferiori Depositi torbiditici ben stratificati a composizione calcarea e calcareo marnosa costituiti da strati di calcareniti e calcisiltiti di colore grigio chiaro, con liste e noduli di selce grigio-chiara; la pelite torbiditica ed il sedimento normale non torbiditico sono costituiti da sottili livelli di marne e argilliti marnose; presenza di rari livelli calcarenitici. (Età: Lias medio superiore) Geomorfologia e condizioni di stabilità delle aree e dei versanti - (Tav. 3.G) Per quanto riguarda l evoluzione recente delle forme del rilievo, nell aspetto morfologico del territorio si possono distinguere alcuni settori principali caratterizzati da una certa omogeneità di fenomeni osservabili: Altopiano del Monte Penna, caratterizzato da un marcato modellamento carsico epigeo; 11

13 Le zone dei fronti rocciosi e scarpate morfologiche Fascia pedemontana delle frazioni abitate Il fondovalle degli alvei recenti In ciascuno di questi settori è stato possibile riconoscere forme recenti di evoluzione del rilievo sia naturali (essenzialmente frane di varia tipologia, forme fluviali, processi erosivi), sia antropiche (queste ultime legate essenzialmente alle lavorazioni agricole o a movimenti terra per interventi di edilizia). In particolare, facendo riferimento alla suddivisione effettuata in precedenza, si ha quanto segue: Altopiano del Monte Penna caratterizzato da un marcato modellamento carsico Rappresenta la culminazione dell anticlinale del Monte Penna caratterizzato da affioramenti estensivi di calcari Maiolica con assetto suborizzontale o convesso che ha favorito lo sviluppo di un carsismo epigeo con sviluppo di doline, cavità, riempite o meno di terre rosse residuali; valli morte, Tale risorsa ambientale si configura come una emergenza estensiva meritevole di una politica di salvaguardia e valorizzazione in quanto area di assorbimento di un esteso complesso carsico ipogeo rappresentate da piccoli inghiottitoi e grotte (Buccacce del Colle La Prada; Tana di Castelvenere, Buca delle Fate di Monte Penna, La Buca sotto La Penna, la Buca della Freddana a Vallico Sopra). I fenomeni e le forme carsiche risultano condizionati nel loro sviluppo dall orientazione delle principali superfici di discontinuità (faglie, fratture) che costituiscono delle linee preferenziali per l innesco di fenomeni di dissoluzione chimica della roccia. L area è perimetrata come emergenza geologica nel repertorio della Provincia di Lucca (v. tav.2.g), scheda n Dal punto di vista delle condizioni di stabilità, si tratta di un area con bassa acclività. Possibili forme di dissesto sono legati a fenomeni di crollo subsidenza legato all evoluzione del carsismo in corrispondenza delle doline/cavità. Condizioni di fragilità geomorfologica si riscontrano invece lungo i limiti nord-occidentale e sud-orientale dell altipiano. I ripiani sommitali sono bruscamente troncati da pareti rocciose sub-verticali soggette invece a frane di crollo e conseguente arretramento dei fronti. Zona dei fronti rocciosi e di scarpata morfologica Nelle zone di affioramento delle formazioni calcaree, come la Maiolica e i Calcari Selciferi, si hanno spessori generalmente ridotti di detrito eluvio-colluviale e maggiore spessore ed estensione di accumuli detritici legati a movimenti gravitativi in roccia tipici di queste formazioni (frane di crollo, di ribaltamento, di scivolamento, ecc.) con formazione di aree e fasce perimetrali del bacino che si sviluppano longitudinalmente di detrito a blocchi con elementi che raggiungono alcuni metri cubi vi volume. Il particolare assetto strutturale e stratigrafico complessivo descritto condiziona fortemente l evoluzione delle forme del rilievo; si osserva infatti come le principali linee e piani di discontinuità dell ammasso roccioso tendano sempre a guidare i fenomeni di dissesto secondo direzioni pre- 12

14 definite portando alla formazione di fronti rocciosi con notevoli dislivelli e direzioni guidate strutturalmente. In particolare, si osserva inoltre un intenso fenomeno di quarryng esteso a notevoli porzioni della parte alta del bacino, per cui si ha il distacco di blocchi e/o di intere porzioni di fronti rocciosi secondo i principali piani di discontinuità e conseguente arretramento del fronte roccioso con formazione di un detrito a blocchi di spessore notevole. Fascia pedemontana dei centri abitati Nella zona compresa tra i principali nuclei abitati del comune (Fabbriche, Vallivo di Sotto e Vallico di Sopra) e il fondovalle della Turrite Cava, affiorano in larga parte le formazioni prevalentemente calcaree della Successione Toscana non metamorfica; in particolare, sono ampiamente rappresentate il Calcare Nummulitico la Maiolica. La morfologia assunta dai rilievi è caratterizzata pertanto da pendii piuttosto acclivi, mentre le pendenze diminuiscono in corrispondenza dei limitati affioramenti delle formazione argillitica delle scaglia rossa in corrispondenza dei quali sono appunto sorti i nuclei storici di Vallico di sopra e di sotto e parte del capoluogo. Allo stesso modo, la franosità e la propensione al dissesto di queste zone variano naturalmente in funzione delle diverse litologie presenti. Fondovalle degli alvei recenti e attuali Corrisponde essenzialmente al fondovalle del Torrente Turrite Cava si tratta di un corso d acqua a regime perenne torrentizio caratterizzati da forti escursioni stagionali del regime di portata e soggetto a episodi di piena piuttosto importanti. A questo si somma anche, probabilmente, il perdurare del sollevamento tettonico di tutta l area con la conseguente incisione degli alvei attuali. Tutto questo porta alla presenza di un fondovalle sempre in modellamento attivo dove si ha prevalentemente fase di erosione, come testimonia l ampio tratto di alveo incassato in roccia e sedimentazione; in particolare, si può osservare come, in concomitanza di eventi di piena anche ordinaria si verifichino evidenti modificazioni del fondovalle; in particolare, si ha una fascia relativamente estesa, situata a ridosso dell alveo di magra dove, anche con piene ordinarie si hanno episodi di alluvionamento. Passando ad una descrizione più generale riguardo alla metodologia di realizzazione della Carta geomorfologica (Tav. 3.G), le indagini di dettaglio sono consistite nel rilevamento di campagna e nella fotointerpretazione delle forme e dei depositi legati ai principali processi morfogenetici quaternari; in particolare il rilevamento di campagna ha consentito di evidenziare le situazioni di dissesto attivo, degli indizi di instabilità o di forte predisposizione a dissesti futuri, con particolare riferimento a quelli che interessano in maniera diretta o indiretta i nuclei abitati, la viabilità e le infrastrutture. 13

15 Per quanto riguarda il rilevamento delle forme, dei depositi e dei processi morfogenetici principali, ci si è basati sugli indirizzi contenuti nell Appendice 1 del P.T.C. Provinciale, oltre che su una classificazione che trae spunto da quella proposta dal Gruppo Nazionale di Geografia Fisica e Geomorfologia del C.N.R. (1993); tale classificazione mette in evidenza il grado di evoluzione di ogni processo, distinguendo tre classi di attività, secondo i seguenti criteri: - ATTIVO: il processo è in atto, ovvero ricorrente con frequenza stagionale; le forme che da esso derivano sono in evoluzione e pertanto si deve tener conto di una loro possibile estensione areale. - QUIESCENTE: il fenomeno si trova in fase di quiescenza, ovvero al momento non appare in evoluzione; in alcuni casi vi è stato un rimodellamento da parte degli agenti esogeni, con sviluppo di copertura vegetale, ecc., tuttavia esistono indizi ed evidenze di campagna che fanno supporre una possibile riattivazione del fenomeno stesso, con frequenza pluriennale, in seguito all azione di agenti esterni e/o in condizioni morfologiche e climatiche particolari. - INATTIVO: il processo si è esaurito; le forme non sono più in evoluzione né sono riattivabili, nelle condizioni morfoclimatiche attuali, sotto l azione dello stesso processo morfogenetico principale. Nella Carta geomorfologica (Tav. 3.G) sono state distinte le forme, i processi ed i depositi di principale interesse, come di seguito illustrato: FORME, PROCESSI E DEPOSITI GRAVITATIVI DI VERSANTE - Corpi di frana attivi e quiescenti; in particolare sono state distinte tutte le aree in frana con diverse tipologie: colamento, scorrimento rotazionale o traslativo e complesso, queste ultime derivanti dall unione di più tipi di fenomeni (solitamente scorrimento-colata). La distinzione delle aree in frana attiva è stata fatta sulla base degli indizi di movimento evidenziati in campagna, oltre che sui dati storici a disposizione. Gli interventi di bonifica eseguiti e con avvenuto collaudo delle opere sono stati evidenziati, e solo in alcuni casi considerati al fine di una effettiva riduzione del grado di pericolosità,. Tra i fenomeni attivi cartografati sono state inserite anche tutte le aree interessate da deformazioni superficiali lente o da soliflusso generalizzato, con particolare riguardo alle aree che interessano i nuclei abitati, la viabilità e le infrastrutture in genere. Tra i corpi di frana quiescenti rientrano tutti quelli che al momento non mostrano indizi di instabilità, per i quali, tuttavia, esistono evidenze di campagna che fanno supporre una possibile riattivazione del movimento stesso, in seguito all azione di agenti esterni e/o in condizioni morfologiche e climatiche particolari. Falde detritiche le falde detritiche sono particolarmente sviluppate e potenti lungo i versanti occidentali de dei rilievi di Montaprato, del M. di Vallico, lungo il versante nord-occidentale del 14

16 M.Penna;a causa della elevata acclività, possono essere interessate localmente da deformazioni o da movimenti di tipo superficiale. Brecce di versante e detrito a blocchi Si tratta di detriti composti da una prevalente componente granulometrica molto grossolana, incoerente o con un certo grado di cementazione. Il deposito è legato alle formazioni rocciose più competenti (mac,nu) e spesso rappresenta i resti di un carsismo relitto, fossile, antiche doline progressivamente erose lungo il bordo che evidenziano consistenti accumuli di materiale detritico spesso caratterizzato dalla presenza di blocchi ciclopici e interi settori di fronti rocciosi dislocati e scivolati lentamente lungo le pendici Aree potenzialmente instabili per caratteristiche morfologiche propensione al dissesto In questa categoria rientrano aree che, pur non essendo in frana, presentano caratteristiche elevata propensione al dissesto, in genere derivante dalla concomitantanza di più fattori morfologici, litologici, idrologici, che inducono ad una valutazione di possibile propensione al dissesto e al fenomeno franoso. Le aree così definite sono state suddivise in base alle condizioni al contorno: - Aree soggette a franosità in terreni prevalentemente argillitici acclivi e/o con situazioni morfologiche locali che favoriscono l imbibizione. - Fronti rocciosi e Aree in rocce coerenti, soggette a franosità per forte acclività e grado di fratturazione e alterazione dell ammasso roccioso (aree esposte a possibili fenomeni di crollo e di distacco di massa) - Masse rocciose dislocate unitariamente da movimenti franosi FORME, PROCESSI E DEPOSITI PER ACQUE CORRENTI SUPERFICIALI Orlo di terrazzi alluvionali Conoide alluvionale Aree potenzialmente instabili per caratteristiche morfologiche-idrologiche In questa categoria rientrano aree che, pur non essendo in frana presentano caratteristiche di instabilità potenziale elevata legati a fenomeni di dinamica fluviale attiva, sostanzialmente per erosione di sponda, costante o in concomitanza di eventi alluvionali occasionali o eccezionali Depositi alluvionali recenti e antichi Depositi fluvio-lacustri del pleistocene in spianate relitte 15

17 4.3. L acclività dei versanti - (Tav. 4.G) La distribuzione areale dell acclività riportata nella carta di Tavola 4G è quella fornita dalla Provincia di Lucca e basata sulla distinzione nelle seguenti cinque classi: Classe 1 - pendenza inferiore al 20%; Classe 2 - pendenza compresa tra il 20% e il 40%; Classe 3 - pendenza compresa tra il 40% e il 60%; Classe 4 - pendenza compresa tra il 60% e il 80%; Classe 5)- pendenza maggiore dell 80%. Tale suddivisione è stata realizzata tenendo conto delle indicazioni contenute in Appendice 1 del P.T.C., riguardanti, in particolare, l importanza che tali soglie rivestono, in presenza di precipitazioni particolarmente intense, per il possibile innesco di fenomeni parossistici di dinamica torrentizia (colate detritico-torrentizie). Tenendo conto dell alta percentuale di territorio montano, viceversa, non si è ritenuto necessario, in questa fase, procedere ad una altra suddivisione della classe di pendenza inferiore al 20%. L elaborazione della Carta delle pendenze è stata fatta a cura della Provincia di Lucca, attraverso apposito programma informatico, che individua automaticamente sulla carta, all interno di ciascuna striscia compresa tra due isoipse successive (equidistanza = 10 m), i punti in cui la distanza tra le stesse isoipse assume il valore corrispondente al limite di separazione tra una classe di pendenza e la sua contigua; ne consegue che l attendibilità di una tale carta è generalmente buona per una lettura d insieme del territorio, mentre essa risulta insufficiente ai fini di una differenziazione di dettaglio delle pendenze, specialmente in quelle aree di limitata estensione, caratterizzate da frequenti variazioni di acclività (terrazzamenti antropici, ecc.) Caratterizzazione litotecnica - (Tav. 5.G, All.1) Le formazioni rocciose e i depositi sciolti sono stati raggruppati in classi, o meglio in unità litologico-tecniche (U.L.T) sulla base del comportamento meccanico omogeneo, comportamento valutato sulla base di parametri qualitativi e semi-quantitativi. In particolare la legenda della tavola n.14 del quadro conoscitivo Carta litotecnica e dei dati di base rimarca le direttive stabilite dal programma V.E.L. (L.R. n.56/97). In essa sono inoltre ubicati i dati geognostici forniti, e purtroppo carenti, raccolti in Allegato 1 fuori testo. In particolare i parametri classificativi riguardano essenzialmente il tipo di stratificazione,la presenza o meno di contrasti di competenza, lo stato di fratturazione e degradazione, il grado di consistenza per terreni coesivi stimata mediante prove manuali o con penetrometro tascabile, il grado di cementazione Le U.L.T.: identificate sono le seguenti: 16

18 B. Materiale lapideo stratificato o costituito da alternanze di diversi litotipi con contrasti di competenza (Successioni con alternanze di litotipi lapidei ed argillosi Del.CRT n.94/85) L U.L.T. comprende sia le rocce stratificate (B2) che quelle costituite da alternanze ordinate di livelli lapidei e livelli pelitici, con contrasto di competenza (B3, B4), B2 - Rocce stratificate con giunti di stratificazione:calcari selciferi (cs1,cs2) B3 - Successioni strutturalmente ordinate, con alternanza di bancate litoidi arenacee e livelli più sottili di siltiti ed argilliti. Materiali lapidei da mediamente resistenti a resistenti, generalmente fratturati ed alterati, in misura maggiore nella porzione superiore e nelle litologie con caratteristiche meccaniche più scadenti (argilliti e siltiti): flysch arenaceo del Macigno (mg). B4 Rocce stratificate e/o costituite da alternanza di litotipi diversi con livelli lapidei e pelitici in quantità simili: Marne a Posidonomya (mp) B5 - Rocce stratificate costituite da alternanze di litotipi diversi, con livelli pelitici prevalenti: Scaglia (sc) E. Materiali granulari non cementati o poco cementati (Successioni conglomeratiche Del.CRT n.94/85) Sono compresi in questa U.L.T. i terreni con stato di addensamento da addensato a sciolto costituito da materiale prevalentemente granulare non cementato o con un leggero grado di cementazione. Sulla base essenzialmente del parametro stato di addensamento sono stati distinte due sottounità: E1 - Depositi eterogenei, a granulometria mista, da sciolti a mediamente addensati. Ciottoli e frammenti litoidi diffusi, generalmente di piccole e medie dimensioni, spesso molto alterati e in fase di disgregazione, in matrice sabbioso-limosa da sciolta a moderatamente addensata. Rientrano in questa U.L.T. i terreni prevalentemente granulari non cementati o con lieve grado di cementazione: depositi alluvionali recenti e attuali (all), i depositi alluvionali terrazzati (at), i depositi di conoide, i depositi detritici (dt) e gli accumuli di frana. E2 - Materiali granulari non cementati o poco cementati costituiti prevalentemente da ghiaie e sabbie: depositi fluvio-lacustri, detriti e frane) 4.5. Reticolo idrografico e delle problematiche idrauliche - (Tav. 6.G) Nella tavola 6.G. del Quadro Conoscitivo Carta del reticolo idrografico e delle problematiche idrauliche vengono identificate le aree di pertinenza fluviale, fornite dalla Provincia (Art.60 P.T.C.), con il limite dato dalla scala della carta utilizzata. Affinamenti e approfondimenti saranno condotti in fase di R.U. 17

19 Sulla base degli indirizzi contenuti in Appendice 1 del P.T.C. Provinciale, la delimitazione delle aree di pertinenza fluviale è stata effettuata per la sola Tùrrite Cava, In particolare sono state distinte le seguenti aree: Alveo ordinario in modellamento attivo: la porzione dell alveo raggiungibile dalle piene stagionali, che quindi non necessariamente coincide con il letto di magra, ma che risulta comunque attualmente in modellamento attivo, caratterizzato da ciottolame mobile, depositi sabbiosi e limosi sciolti, mentre la vegetazione presente è per lo più arbustiva. Il limite esterno, quando coincidente con il ciglio di sponda, è di norma facilmente determinabile, nei casi di sponde variabili o incerte il limite è identificabile con variazioni vegetazionali o con l inizio delle colture agricole; Aree di naturale esondazione e di tutela dei caratteri ambientali dei corsi d acqua: aree essenzialmente di fondovalle caratterizzate da indicatori idrogeomorfologici (in genere deopositi alluvionali recenti) e talora biologici (vegetazione) naturali, riconoscibili in loco o da fotointerpretazione, nelle quali il legame con il corso d acqua è ancora evidente, a prescindere dalla presenza di interventi antropici e dalle condizioni di pericolosità idraulica derivanti tanto dai dati storici, quanto da verifiche idrauliche. Non sono state evidenziate aree golenali. Nell elaborato grafico sono riportati anche gli ambiti definiti dalla D.C.R.T. n.230/94, che vengono adottati come Misure di Salvaguardia, come stabilito al Titolo VII del P.I.T. Piano di Indirizzo Territoriale, superabile in sede di R.U., con cartografia in scala adeguata e con una nuova definizione dell ambito B, anche se già in fase di PS tale ambito è stato tracciato sulla base di accurati rilievi di campagna. I corsi d acqua inseriti nell elenco dei corsi d acqua dell Allegato A della D.C.R.T. n.230/94 sono: Canale di Bolognana o Rio Forcone LU534 A1 Canale dei Finocchini LU575 A1 Torrente Turrite Cava LU2924 A1- B Per i suddetti corsi d acqua sono delineati, sulla base di quanto individuabile in funzione della morfologia del territorio e dell ampiezza dei corsi d acqua, gli ambiti: A1 di assoluta protezione del corso d acqua (corrisponde all alveo e alle aree comprese nelle due fasce di larghezza di 10 m adiacenti al corso d acqua, misurate a partire dal piede esterno dell argine o, in mancanza, dal ciglio di sponda); B comprendente le aree potenzialmente inondabili in prossimità dei corsi d acqua che possono essere necessarie per gli interventi di regimazione idraulica tesi alla messa in sicurezza degli insediamenti (corrisponde alle aree a quote altimetricamente inferiori rispetto alla quota posta a 2 m sopra il piede esterno d argine o, in mancanza, sopra il ciglio di sponda; il limite esterno di 18

20 tale ambito è determinato dai punti di incontro delle perpendicolari all asse del corso d acqua con il terreno, alla quota altimetrica come sopra individuata e non può superare la distanza di 300 m dal piede esterno dell argine o dal ciglio di sponda). I perimetri tracciati per le aree di pertinenza fluviale derivante dal P.T.C., comprendono le Aree a moderata probabilità di inondazione ed aree di pertinenza fluviale definite dal P.A.I. (Art.23 Norme di Piano) Idrogeologia - (Tav. 7.G.) Lo schema idrogeologico generale del territorio comunale è abbastanza semplice, caratterizzato da una vasta superficie collinare e montuosa in cui affiorano importanti acquiferi carbonatici, costituiti dalle formazioni della Maiolica e dal Calcare Nummulitico, caratterizzati da un elevata permeabilità secondaria per fratturazione e carsismo, legata cioè alla presenza di fratture e di cavità carsiche, queste ultime formatesi in seguito alla dissoluzione del carbonato di calcio; laddove il reticolo delle discontinuità diventa molto fitto, grazie ad una fratturazione molto spinta (elevata tettonizzazione della roccia) e ad un carsismo molto sviluppato, il grado di permeabilità diventa molto alto. Naturalmente, la circolazione idrica in acquiferi di questo tipo avviene lungo le superfici di discontinuità (giunti di strato, faglie e fratture minori) e all interno dei condotti e delle cavità carsiche, con un moto che generalmente non è lineare; questo fa sì che la velocità di flusso dell acqua sia elevata e che le sorgenti alimentate siano conseguentemente soggette a frequenti variazioni di portata. La Carta Idrogeologica, Tav. 7.G di Quadro Conoscitivo, rappresenta la sintesi delle caratteristiche di permeabilità e sono state ubicate le sorgenti captate, che alimentano le frazioni ad uso idropotabile e le altre sorgenti non captate. -delle formazioni rocciose, per le quali si parla di permeabilità secondaria, cioè acquisita, per fratturazione e carsismo -dei depositi incoerenti (alluvioni, corpi frane, detriti, ecc) più o meno cementati per i quali si parla di permeabilità primaria, intrinseca, derivante dai meccanismi deposizionali La legenda della tavola rimarca le direttive stabilite dal Progetto V.E.L. della Regione Toscana ( Valutazione degli Effetti Locali, LR n.56/97) In particolare sono state distinte le seguenti classi di permeabilità: Tipo di permeabilità Grado Formazione Molto Elevato Depositi alluvionali recenti e attuali Primaria (per porosità) Medio Depositi alluvionali terrazzati Depositi fluvio-lacustri Depositi di conoide Coperture detritiche Corpi di frana 19

21 Secondaria (fratturazione e carsismo) Molto Elevato Elevato Medio Basso Molto basso Maiolica Calcareniti a Nummuliti Macigno Marne a Posidonomya e Diaspri Scaglia rossa Direttamente collegata a questa carta è la Carta della vulnerabilità degli acquiferi (Tav.16.G), nella quale sono state riportate le principali sorgenti del territorio, evidenziando quelle captate ad uso idropotabile e le relative fasce di rispetto ai sensi del Dlgs 152/99, i depositi dell acquedotto comunale, i depuratori. 20

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