I. IL SISTEMA UNIVERSITARIO 1. STUDENTI E LAUREATI

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1 I. IL SISTEMA UNIVERSITARIO 1. STUDENTI E LAUREATI

2 IL SISTEMA UNIVERSITARIO I L OFFERTA FORMATIVA Il sistema universitario italiano è basato prevalentemente sulle università statali (61 atenei), che accolgono approssimativamente il 90% degli iscritti. Alle università non statali (30 atenei, di cui 11 telematici) è iscritto il 9% degli studenti, il 3,5% costituito dagli studenti delle università telematiche. Oltre l 83% degli studenti è concentrato in 41 atenei medio-grandi, ciascuno con almeno studenti iscritti. Questi atenei offrono oggi corsi di studio, di cui di primo livello, di secondo livello e 316 a ciclo unico. A questi si aggiungono 910 corsi di Dottorato (dato riferito all anno accademico ). Il numero dei corsi di studio è velocemente cresciuto nella prima metà del decennio scorso, in seguito alla riforma degli ordinamenti didattici del 3+2, raggiungendo un valore massimo di corsi nel 2007/08, per poi ridursi gradualmente dall anno successivo. Il calo è stato più marcato per i corsi di primo livello e negli atenei del Centro. Il calo dei corsi si è verificato principalmente in seguito alla riduzione delle sedi decentrate di erogazione dei corsi di studio. Analizzando l evoluzione dei corsi per area scientifica di riferimento, la riduzione più consistente si registra nell area giuridica (area 12), anche per il passaggio al ciclo unico, e in quella letteraria (area 10). Riduzioni superiori al 25% si riscontrano anche nell area delle Scienze chimiche (area 3), nell area di Scienze della terra (area 4) e in quella di Scienze agrarie e veterinarie (area 7). Fig. 1 Corsi attivi per ripartizione geografica (numeri indice 2007/2008=100) (Fonte: MIUR Banca dati dell Offerta formativa) Dall analisi dell offerta formativa negli ultimi quattro anni accademici emerge una percentuale di corsi ad accesso programmato localmente dagli atenei intorno al 20% del totale di quelli attivi, in aumento nel periodo considerato, con un picco nel 2014/2015 (21,8%) ed una leggera flessione nell ultimo anno accademico considerato (2015/2016, 21,1%). I corsi di studio in lingua inglese sono poco numerosi (245) e solo 310 corsi di studio (circa il 7% del totale dei corsi attivi) utilizzano anche solo parzialmente la lingua inglese. A questo si aggiungono 140 corsi di studio che offrono percorsi in convenzione con atenei stranieri finalizzati al rilascio del doppio titolo o del titolo congiunto, mentre i corsi che offrono convenzioni con altri paesi finalizzate alla mobilità degli studenti sono oltre

3 RAPPORTO SULLO STATO DEL SISTEMA UNIVERSITARIO E DELLA RICERCA 2016 Fig. 2 Numero di corsi attivi per tipologia (Fonte: MIUR Banca dati dell Offerta formativa) I IL SISTEMA DELL ALTA FORMAZIONE ARTISTICA MUSICALE E COREUTICA (AFAM) Le istituzioni di Alta Formazione Artistica, Musicale e coreutica (AFAM) includono le Accademie di Belle Arti (statali, legalmente riconosciute e autorizzate a rilasciare titoli con valore legale) e gli Istituti Superiori di Studi Musicali (statali, non statali e autorizzati a rilasciare titoli con valore legale), gli Istituti Superiori per le Industrie Artistiche, l Accademia Nazionale di Danza e l Accademia Nazionale di Arte Drammatica. A oggi le istituzioni AFAM statali e legalmente riconosciute sono 140 (9 delle quali sono sezioni distaccate), in prevalenza Accademie (43) e Istituti Superiori di Studi Musicali (77). Esse erogano circa corsi di studio frequentati da oltre studenti, di cui circa il 44% nel settore delle belle arti, e il resto nel comparto musicale, in cui è però presente una cospicua quota di studenti che frequenta contemporaneamente la scuola secondaria (circa studenti). Si tratta di un comparto con una tradizione secolare e una presenza di studenti stranieri pari all'11% - valore superiore alla media delle università, riflesso del prestigio di cui la formazione artistica e musicale italiana gode nel mondo. Il settore delle Accademie ha conosciuto un fortissimo sviluppo: il numero degli studenti è praticamente raddoppiato negli ultimi quindici anni, mantenendosi stabile nei settori tradizionali di decorazione, pittura, scultura e scenografia, e consolidandosi rapidamente nelle sei nuove scuole istituite in aree innovative come design, restauro, nuove tecnologie, nuovi media, beni culturali. Si tratta di un settore composito e spesso frammentato, che il legislatore nel 1999 ha collocato nell ambito dell istruzione terziaria, parificandolo al livello universitario. Tuttavia, in assenza dei regolamenti attuativi, il settore è rimasto di fatto assai distante dal sistema universitario. Non siamo quindi in presenza di un effettiva valorizzazione del settore nel rispetto delle peculiarità specifiche, quanto piuttosto di un riconoscimento formale dei titoli, divenuti equipollenti a quelli rilasciati dalle università. L equipollenza dovrebbe comportare, pur nel rispetto delle specificità dei comparti, la condivisione con il sistema universitario di un quadro regolamentare che garantisca la qualità dell offerta formativa. In analogia con quanto è stabilito per le università, sarebbe necessario prevedere per il settore l adozione di standard per l accreditamento, il reclutamento dei docenti (ancora assunti su graduatorie e senza selezioni nazionali) e i curricula. 11

4 IL SISTEMA UNIVERSITARIO La struttura del settore è molto frammentata sia territorialmente sia dimensionalmente. Le istituzioni statali raccolgono circa i tre quarti delle iscrizioni, mentre le istituzioni private sono consistenti solo nell area Nord-ovest del Paese. Nell anno accademico l organico delle accademie di belle arti statali era composto da docenti, di cui 990 a tempo indeterminato, 357 a tempo determinato e esperti esterni a contratto. In assenza di un anagrafe dei docenti potrebbe comunque trattarsi di una sottostima poiché il dato si basa su autodichiarazioni degli enti. Fig. 3 Quota di studenti stranieri sul totale degli iscritti per tipologia di Istituto AFAM. Anni Accademici 1999/ /2015 (valori percentuali) (Fonte: Ufficio Statistico MIUR) L inserimento a tutti gli effetti del sistema AFAM all interno del comparto dell istruzione superiore costituisce un importante occasione per il rilancio e la valorizzazione di un offerta formativa che è un punto di forza anche sul piano internazionale. Tuttavia il settore della formazione musicale presenta alcune criticità dovute alla mancata distinzione regolativa tra formazione pre-accademica e formazione di terzo livello. La duplice destinazione e il mancato adeguamento giuridico della docenza, ancora legata alle logiche mutuate dall istruzione secondaria, hanno di fatto prodotto una situazione problematica. I LA MOBILITÀ INTERNAZIONALE DEGLI STUDENTI E GLI STAGE E TIROCINI Nella progettazione e nell erogazione della formazione superiore, le università si impegnano in modo crescente affinché gli studenti acquisiscano, insieme alle competenze disciplinari, un insieme di competenze trasversali, finalizzate all applicazione delle conoscenze e capacità acquisite, all autonomia di giudizio, alle abilità comunicative e alla capacità 12

5 RAPPORTO SULLO STATO DEL SISTEMA UNIVERSITARIO E DELLA RICERCA 2016 di apprendere in modo autonomo. Tali competenze contribuiscono alla crescita personale e culturale dell individuo e al suo ingresso nel mondo del lavoro. Stando alle analisi condotte in sede europea e ai risultati delle indagini del Consorzio AlmaLaurea, le opportunità di formazione offerte dalle università che più contribuiscono all acquisizione di queste competenze da parte degli studenti sono le esperienze di mobilità internazionale e lo svolgimento di periodi presso le imprese attraverso i tirocini curricolari. Questo rende urgente promuovere iniziative che allarghino ulteriormente la partecipazione degli studenti italiani alle esperienze estere: i dati più recenti a disposizione indicano che meno del 5% dei laureati italiani ha un esperienza di almeno 3 mesi di studio all estero; le percentuali sono maggiori se invece consideriamo periodi più brevi: ad esempio la quota degli studenti iscritti che hanno conseguito almeno 1 CFU presso un istituzione estera è pari al 10%. Tra gli studenti regolari iscritti la percentuale di studenti italiani in uscita è raddoppiata nell ultimo decennio, ma occorre fare ancora molta strada. È importante anche la mobilità in entrata, che testimonia la capacità attrattiva degli atenei e offre occasioni di scambio internazionale agli studenti italiani che non hanno l opportunità di recarsi all estero. Tab. 1 Studenti e dottorandi in mobilità internazionale (Fonte: Nuclei di Valutazione degli Atenei Procedura Nuclei ) Situazione altrettanto problematica emerge se si considera la diffusione degli stage. Oltre alla presenza in quasi tutti gli atenei di un ufficio di job placement a livello centrale di ateneo, in quasi metà dei casi si riscontrano anche diramazioni periferiche a livello di scuola/facoltà e/o dipartimento. Le attività principali che vengono svolte sono l orientamento al lavoro (97,8%) e la formazione/preparazione al lavoro (96,8%), mentre molto più scarse sono le attività di documentazione e monitoraggio (26,7%). L incidenza degli stage riflette le diverse opportunità offerte dai mercati del lavoro locali, come si evince dalla tabella seguente. 13

6 IL SISTEMA UNIVERSITARIO Tab. 2 Numero di stage e tirocini curriculari svolti, a.a. 2013/2014 (Fonte: Nuclei di Valutazione degli Atenei Procedura Nuclei ) I GLI IMMATRICOLATI E GLI ISCRITTI AL SISTEMA UNIVERSITARIO ITALIANO Il cambiamento più rilevante che si registra rispetto al periodo preso in esame nel precedente rapporto è dato dalla ripresa delle immatricolazioni, soprattutto nella fascia di età più giovane, dopo anni di continue riduzioni. Nella composizione per genere degli immatricolati prevale ormai stabilmente la componente femminile, che si attesta al 55% delle immatricolazioni, in lieve riduzione rispetto ai massimi della fine dello scorso decennio (56,7% nel ). Nel precedente rapporto era stato sottolineato come il calo degli immatricolati e degli iscritti osservato dalla metà dello scorso decennio riflettesse in larga parte il venire meno degli effetti temporanei dell introduzione del 3+2 e la riduzione drastica della possibilità di riconoscere crediti per l esperienza lavorativa maturata. Questi fattori avevano determinato un netto calo degli iscritti e immatricolati più maturi, a cui si era aggiunta negli ultimi anni anche la flessione dei tassi di passaggio dalla scuola all università, fenomeno preoccupante stante l ancora ridotta quota di laureati anche nelle fasce di età più giovani. Negli ultimi due anni il calo degli immatricolati si è arrestato e nell ultimo anno si registra una decisa inversione di tendenza, con un incremento dell 1,6% del numero di immatricolati (del 2,4% tra i giovani con età pari o inferiore a 20 anni). Tuttavia la distribuzione territoriale del fenomeno non è uniforme. Nell anno accademico 2015/2016 il numero degli immatricolati per area di residenza è cresciuto al Nord in misura significativa (3,2%), si è lievemente ridotto al Centro (-0,1%) ed è lievemente cresciuto nel Mezzogiorno (0,4%). Limitando l analisi ai soli giovani con età pari o inferiore ai 20 anni, la ripresa ha coinvolto tutte le aree, anche se di nuovo in misura più netta tra i residenti al Nord (4,1%, contro 1,1% al Centro e 0,8% nel Mezzogiorno). Per contro prosegue la progressiva contrazione delle iscrizioni nelle fasce di età più elevate: gli immatricolati con età pari o superiore ai 25 anni rappresentano ormai meno del 4% del totale, a fronte di circa il 15% nella prima metà dello scorso decennio. Questo calo è in larga parte spiegato dal venire meno degli incentivi che premiavano, con il riconoscimento dei crediti, l esperienza maturata e si è verificato prevalentemente prima degli inizi del decennio in corso. Per quanto riguarda la fascia di età più giovane (tra i 18 e i 20 anni), che identifica coloro che si iscrivono al momento del completamento delle scuole superiori, un contributo negativo alla dinamica delle immatricolazioni è venuto dalla crescita dell incidenza della popolazione di cittadinanza non italiana, passata da circa il 2% all'inizio dello scorso decennio al 9%. Tale fascia di popolazione ha una minor probabilità di completare gli studi superiori e una più bassa probabilità di iscriversi all università. Questo fattore spiega oltre la metà del calo di circa studenti osservato tra il 2003/2004 e il 2013/2014. Se la composizione tra cittadini italiani e non fosse rimasta invariata, il numero degli immatricolati in questa fascia di età sarebbe di circa studenti superiore all attuale, sui livelli osservati alla fine dello scorso decennio. È dunque urgente l'adozione di misure volte a conseguire un deciso innalzamento del livello di istruzione degli studi per i cittadini stranieri. Durante la crisi il calo delle immatricolazioni ha coinvolto anche i cittadini italiani, il cui tasso di immatricolazione (rapporto tra immatricolati con età pari o inferiore a 20 e popolazione di età compresa tra i 18 e i 20 anni) è sceso in media di circa 2 punti tra il triennio e il triennio Nell ultimo anno si è tuttavia registrato un recupero di oltre un punto percentuale. La riduzione delle immatricolazioni si è concentrata tra i maturi prove- 14

7 RAPPORTO SULLO STATO DEL SISTEMA UNIVERSITARIO E DELLA RICERCA 2016 nienti dagli istituti tecnici, sia per la riduzione dei diplomati provenienti da questi istituti sia per una più marcata flessione del tasso di passaggio dalla scuola all università tra questi studenti. Per quanto riguarda la scelta disciplinare, si conferma la tendenziale crescita del gruppo di ingegneria e il calo dell area giuridica. Fig. 4 Andamento degli immatricolati di età 20 anni, della popolazione anni e dei maturi (numeri indice 2003/2004=100) (Fonte: Anagrafe Nazionale Studenti) L analisi per area di residenza mostra come la flessione degli immatricolati registrata dalla metà dello scorso decennio sia stata più forte nel Mezzogiorno e al Centro, più contenuta al Nord. Considerando i soli immatricolati con età pari o inferiore a 20 anni, tra il triennio e il triennio il calo è stato di circa l 1% al Nord, del 4% al Centro e del 12% nel Mezzogiorno. Scomponendo la variazione osservata nei contributi dovuti alla dinamica della popolazione, al tasso di conseguimento del diploma e al tasso di passaggio scuola-università, si osserva come la differenza tra Mezzogiorno e Centro-Nord dipenda essenzialmente dalla riduzione nel Mezzogiorno della popolazione in età compresa tra i 18 e i 20 anni a fronte della crescita registrata nelle aree centrali e settentrionali. I divari territoriali sono ancor più netti se si analizza l andamento delle immatricolazioni per sede del corso di laurea. Limitatamente agli studenti con età pari o inferiore ai 20 anni, gli atenei del Mezzogiorno tra il triennio e il triennio hanno perso il 17% degli studenti, con una punta del 26% per quelli delle Isole. Al Centro il calo è stato del 5%, nel Nord-est dell 1%, mentre nel Nord-ovest si è registrato un incremento del 4%. Sui divari territoriali analizzati per sede del corso di laurea incide la mobilità degli immatricolati: la quota di residenti nel Mezzogiorno che si immatricolano in un ateneo del Centro-nord è salita da circa il 18% della metà dello scorso decennio al 24%. La mobilità degli studenti è comunque cresciuta in tutte le aree del Paese: la quota di quanti studiano fuori dalla propria regione di residenza è salita dal 18% del 2007/2008 al 22% nel 2015/

8 IL SISTEMA UNIVERSITARIO Fig. 5 Andamento degli immatricolati con età 20 per area territoriale di residenza (numeri indice 2002/2003=100) (Fonte: Anagrafe Nazionale Studenti) Della maggior mobilità hanno tratto beneficio al Nord soprattutto gli atenei del Piemonte, dove l incidenza di studenti fuori regione è cresciuta molto rapidamente salendo dal 12% al 26% tra il 2007/2008 e il 2015/2016, e in misura minore quelli della Lombardia, Emilia Romagna e Veneto. Anche tra gli studenti che proseguono dopo la laurea triennale è aumentata la quota di quanti scelgono atenei di altra regione. Tra i residenti nel Mezzogiorno l incidenza di quanti scelgono un ateneo del Centro-Nord è in progressivo aumento, soprattutto nelle Isole. Fig. 6 Quota di laureati triennali in atenei del Sud e delle Isole iscritti a un corso magistrale di un ateneo del Centro-Nord (Fonte: Anagrafe Nazionale Studenti) 16

9 RAPPORTO SULLO STATO DEL SISTEMA UNIVERSITARIO E DELLA RICERCA 2016 I I PERCORSI DI STUDIO UNIVERSITARI: MONITORAGGIO, ESITI, INDICATORI I dati relativi alla regolarità dei percorsi di studio mostrano un significativo miglioramento, sia con riferimento all andamento della quota di quanti terminano gli studi nei tempi previsti, sia con riferimento alla dinamica degli abbandoni precoci, ovvero della quota di immatricolati che non prosegue al secondo anno. Tuttavia, tenuto conto del calo delle immatricolazioni che ha riguardato soprattutto studenti che mediamente hanno minor probabilità di concludere gli studi e sono caratterizzati da minori livelli di regolarità, parte del miglioramento potrebbe essere dovuta a un effetto di selezione. Adottando un analisi per coorti di entrata, nell a. a. 2014/2015 nei corsi triennali di primo livello emerge che tra gli immatricolati delle prime due coorti considerate (iscritti, per la prima volta rispettivamente nel e nel ) il 57-58% risulta laureato, mentre gli abbandoni raggiungono circa il 38-39% (essendo il complemento a 100 dato da studenti ancora iscritti). Migliore l esito nei corsi a ciclo unico (69,4% di laureati nella coorte entrata nel 2003/2004 e 66,7% nella coorte entrata nel 2004/2005) e nei corsi biennali di secondo livello (delle prime quattro coorti di immatricolati, oltre il 78% degli studenti ha conseguito il titolo finale e oltre l 82% nelle coorti 2004/2005 e 2005/2006). Fig. 7 Esito a inizio a.a. 2014/15 delle coorti di immatricolati ai Corsi di I livello triennali (valori percentuali) (Fonte: Elaborazioni su dati Anagrafe Nazionale Studenti, MIUR-CINECA) Nei corsi triennali i laureati regolari sono in costante crescita nelle coorti esaminate: dal 18-19% delle prime coorti, la percentuale cresce fino a raggiungere il 26% e il 26,8% nelle due coorti più recenti; nei corsi biennali di secondo livello, le percentuali di laureati regolari, a partire dalla coorte 2007/2008 salgono dal 34,9% della coorte entrata nel 2007/2008 al 44,5% circa nelle ultime due coorti analizzate. Lo snodo cruciale rimane quello dell abbandono tra primo e secondo anno di corso: nei corsi triennali di primo livello la percentuale di abbandoni tra primo e il secondo anno è calata dal 17,5% delle coorti iniziali al 14% nella 17

10 IL SISTEMA UNIVERSITARIO coorte iscritta nel 2012/2013. Tassi di abbandono decisamente più bassi si registrano nei corsi a ciclo unico, specialmente quelli in cui prevalgono insegnamenti su settori scientifico-disciplinari riconducibili alle aree di Farmacia e Medicina e chirurgia (che sono ad accesso programmato), con una percentuale di abbandono intorno al 6-7%. Disaggregando questi indicatori per composizione degli studenti, non sorprende riscontrare che conseguono risultati migliori le studentesse liceali iscritte in atenei del Nord. Per contro è da segnalare l altissima percentuale (tra il 44% e il 48% in tutte le coorti) di studenti provenienti da un istituto professionale che dopo 3 anni di corso triennale ha abbandonato l università. Fig. 8 Abbandono del sistema universitario tra I e II anno per coorte di immatricolati e tipo di diploma di maturità - Corsi di laurea triennali (valori percentuali) (Fonte: Elaborazioni su dati Anagrafe Nazionale Studenti, MIUR-CINECA) A fianco degli abbandoni non sono trascurabili i passaggi di corso o di ateneo durante gli studi: i cambi di corso tra il primo e il secondo anno coinvolgono circa il 15% degli immatricolati nei corsi triennali e a ciclo unico, mentre sono molto contenuti nei corsi di laurea magistrale (sotto il 2% nelle tre coorti più recenti). Tra coloro che cambiano corso, circa la metà effettua un trasferimento in un altro ateneo. Nei corsi triennali, dopo 4 anni di corso, gli studenti che hanno effettuato un passaggio di corso dopo il primo anno hanno un tasso di successo molto simile a quello degli studenti che rimangono nello stesso corso, osservati dopo 3 anni (intorno al 35%); tale dato sembra avvalorare l ipotesi che il passaggio di corso possa rappresentare una sorta di ri-orientamento in itinere e che incida sulla carriera dello studente nel ritardare di un anno il conseguimento del titolo. Considerando il passaggio alla laurea magistrale, a partire dai laureati negli anni 2005/2006 e 2006/2007 si osserva un tasso di passaggio del 58%, in crescita tendenziale di circa un punto all anno. Tuttavia nei dati sul passaggio immediato (nell anno successivo a quello di laurea) si nota un calo negli ultimi anni, fino al 44% dei laureati più recenti. Un indicatore che unisce le dimensioni della prosecuzione e della produttività, misurando la quota di studenti che continuano gli studi al secondo anno, dopo aver conseguito almeno 40 CFU, ci dice che a livello nazionale il valore è pari al 44,9%. Sempre a livello nazionale i laureati regolari stabili (nello stesso Corso di Studi di immatricolazione) sono il 31,9% del totale, mentre analizzando i dati un anno oltre la durata del corso, i laureati stabili sono pari al 46%. Per i laureati regolari stabili la media del voto agli esami è pari a 26,78 mentre la media del voto di laurea è di 104,41. 18

11 RAPPORTO SULLO STATO DEL SISTEMA UNIVERSITARIO E DELLA RICERCA 2016 Anche in questo caso risultano evidenti differenze fra le ripartizioni geografiche considerate: al Nord i laureati regolari stabili sono il 38-40% della coorte di immatricolati mentre al Sud e nelle Isole sono il 22-23%. Fig. 9 Indicatori Schede Ateneo e CdS - Sezione 1, per ripartizione geografica della sede del CdS (Fonte: Elaborazioni su dati Anagrafe Nazionale Studenti, MIUR-CINECA) I I LAUREATI L Italia, nonostante una costante crescita osservata negli ultimi anni, rimane tra gli ultimi paesi in Europa per quota di popolazione in possesso di un titolo qualsivoglia di istruzione terziaria, anche tra la popolazione più giovane (24% contro 37% della media UE e 41% media OCSE nella popolazione anni). Il nostro Paese ha colmato la distanza in termini di giovani che conseguono un diploma di scuola secondaria superiore, ma presenta un tasso di accesso all'istruzione terziaria al 42% ben inferiore alla media UE (63%) e a quella OCSE (67%). Il ritardo nella partecipazione è minore tra i giovani appena usciti dalla scuola superiore, mentre è invece più elevato nelle età più mature, dove i tassi di iscrizione sono in Italia a livelli molto modesti. In molti paesi la partecipazione agli studi dei giovani adulti, anche impegnati in attività lavorative, risulta invece una quota rilevante degli ingressi nel sistema universitario. Al nostro ritardo contribuiscono diversi fattori: a) l istruzione terziaria pressoché interamente dedicata a corsi a prevalente contenuto teorico e in corsi post-laurea, mentre è pressoché assente il segmento dei corsi a carattere professionale e dei cicli universitari brevi (indicato con ISCED 5 nella nuova classificazione internazionale dei titoli di studio ISCED 2011); b) una modesta quota di immatricolati stranieri, che contribuiscono in molti paesi ad incrementare gli ingressi al sistema universitario in rapporto alla popolazione; c) tassi di completamento degli studi universitari ancora molto bassi con un incidenza degli abbandoni superiore alla media osservata nei paesi OCSE (42% di abbandoni contro 31% media UE e 30% media OCSE). 19

12 IL SISTEMA UNIVERSITARIO Fig. 10 Distribuzione percentuale della popolazione, in classe di età anni, in possesso di un diploma di istruzione terziaria (ISCED 2011, livelli 5/8) per paese. Anno 2014 (Fonte: Eurostat Education and training statistical database) Dall analisi condotta emerge come il ritardo italiano nel conseguimento del titolo di laurea nella popolazione più giovane (13 punti dalla media UE e 17 punti rispetto alla media OCSE per la popolazione anni), dipenda sia dal più basso tasso di ingresso negli studi universitari a ridosso della conclusione delle scuole secondarie, sia dalla ridottissima partecipazione degli studenti in età più matura, sia dalla minore probabilità di concludere gli studi terziari una volta avviata una carriera di studi a livello universitario. È stimabile che ciascuno di questi fattori spieghi circa un terzo del ritardo dalla media dei paesi OCSE. Tab. 3 Tassi di ingresso e di completamento ciclo di studi. Anno 2013 (Fonte: Eurostat Education and training statistical database; * Elaborazioni su dati Anagrafe Nazionale Studenti) Le caratteristiche dell offerta formativa terziaria, in cui risultano pressoché assenti rispetto ad altri paesi europei percorsi di studio brevi e professionalizzanti, incidono su tutti i fattori alla base del ritardo. Esse infatti riducono sia l attrattività per gli studenti con percorsi di studio tecnico-professionali o già impegnati in attività lavorative sia la probabilità di concludere gli studi per quelli con percorsi scolastici più deboli: gran parte degli abbandoni si concentrano tra coloro che provengono dagli istituti tecnici e professionali. Fermo restando la possibilità di incidere sui comportamenti, con azioni di orientamento e sostegno per gli studenti più deboli o impegnati nel lavoro, difficilmente l Italia potrà avvicinarsi alla media dei paesi europei senza rafforzare l offerta formativa a carattere professionalizzante. 20

13 RAPPORTO SULLO STATO DEL SISTEMA UNIVERSITARIO E DELLA RICERCA 2016 Fig. 11 Laureati totali e al netto delle lauree specialistiche/magistrali in Italia. Anni (Fonte: MIUR - Indagine sull Istruzione Universitaria) Il numero totale annuo dei laureati al netto delle lauree di secondo livello, che approssima il numero di coloro che conseguono per la prima volta un titolo di laurea, ha toccato un picco massimo di 290 mila nel 2005, dovuto agli effetti transitori della riforma, per poi scendere a un minimo di circa 210 mila nel 2012, per poi risalire a 216 mila nel Il numero complessivo di diplomi di laurea di primo e secondo livello e di corsi a ciclo unico di nuovo e vecchio ordinamento si è invece stabilizzato intorno ai , con un leggero aumento negli ultimi tre anni. La composizione dei laureati per ripartizione geografica di residenza è rimasta relativamente stabile mentre quella per sede dei corsi mostra una riduzione per le regioni del Centro e del Mezzogiorno e una crescita per le regioni del Nord (a seguito della diversa dinamica delle immatricolazioni). Si è stabilizzata la composizione per genere, con un netto vantaggio per la componente femminile (58-59% del totale più elevato della corrispondente quota nelle immatricolazioni), mentre si stanno esaurendo gli effetti della riforma sulla composizione per età dei laureati, con un progressivo calo dei laureati con età maggiore o uguale a 30 anni. Continua invece a crescere la quota di laureati con maturità liceale, soprattutto scientifica, e cala la componente proveniente da tecnici e professionali. Risultano infine in calo i laureati nelle aree politico-sociale e giuridica. 21

14 IL SISTEMA UNIVERSITARIO I I LAUREATI NEL MERCATO DEL LAVORO Nel periodo la disoccupazione giovanile in Europa è cresciuta, mentre è mediamente diminuita nei paese OCSE e, in particolare, negli Stati Uniti. Un inversione di tendenza si registra nel 2014 e nel 2015 in Europa, solo a partire dal 2015 in Italia. Nel nostro Paese il tasso di disoccupazione complessivo è passato dall 8% nel 2011 al 12,7% nel 2014, all'11,9 nel L'elevato livello di disoccupazione può essere messo in relazione anche ai dati sui livelli di competenza della popolazione adulta. Dai risultati della Survey of Adult Skills PIAAC (OCSE) condotta nel 2012, l Italia risulta all ultimo posto nella graduatoria dei paesi partecipanti: solo il 3,3% degli adulti italiani raggiunge livelli di competenza linguistica 4 o 5 i più alti contro l 11,8% nella media dei 24 paesi partecipanti e il 22,6% in Giappone, il paese in testa alla classifica. Inoltre, solo il 26,4% raggiunge il livello 3 di competenza linguistica. Per quanto riguarda le competenze matematiche, solo il 4,5% degli adulti italiani ha competenze di livello 4 o 5 e il 24,4% ottiene il livello 3. In questo contesto l istruzione universitaria continua a fornire un vantaggio cospicuo nell'accesso al mercato del lavoro: tra il 2007 e il 2014 lo scarto tra il tasso di disoccupazione dei neolaureati e dei neodiplomati è passato da 3,6 punti a 12,3 punti (a favore dei primi). Al crescere dei livelli di istruzione si accorciano le distanze tra i due generi: mentre tra i neodiplomati il divario a favore degli uomini in termini di minor tasso di disoccupazione è pari a 4,1 punti, tra i neolaureati il differenziale si riduce a 2,6 punti. Utilizzando i dati delle indagini sulle carriere lavorative dei laureati, per i laureati triennali (che per il 54% proseguono gli studi con la laurea magistrale) si registra un tasso di occupazione pari al 66% a tre anni dal conseguimento del titolo, che sale a 70% per i laureati magistrali biennali e al 49% per quelli a ciclo unico (in architettura, farmacia, giurisprudenza, medicina, veterinaria). Le indagini condotte da AlmaLaurea mostrano che nel tempo è migliorata la percezione dell utilità dei titoli di studio universitario conseguiti, anche se permangono problemi di non corrispondenza tra aspirazioni individuali ed utilizzo delle proprie competenze nel mercato del lavoro. Tab. 4 Aspetti decisamente rilevanti nella ricerca del lavoro (valori per 100 laureati) (Fonte: AlmaLaurea - Condizione occupazionale dei laureati XVII Indagine 2015) I ASSICURAZIONE DI QUALITÀ NELL ISTRUZIONE SUPERIORE A livello europeo sono stati proposti alcuni standard comuni per guidare la valutazione interna degli atenei e i loro processi di Assicurazione della Qualità. Gli standard definiti nel documento Standards and Guidelines for Quality Assurance in the European Higher Education Area (ESG), approvato a Bergen nel 2005, per l assicurazione interna della qualità nelle istituzioni di istruzione superiore riguardano: 1. Linee di indirizzo e procedure per l Assicurazione della Qualità; 2. Approvazione, monitoraggio e revisione periodica di corsi e titoli di studio; 3. Verifica del profitto degli studenti; 4. Assicurazione della Qualità dei docenti; 5. Risorse didattiche e sostegno agli studenti; 6. Sistemi informativi; 7. Pubblicità delle informazioni. 22

15 RAPPORTO SULLO STATO DEL SISTEMA UNIVERSITARIO E DELLA RICERCA 2016 È prevista inoltre una specifica metodologia per la valutazione esterna della qualità nell istruzione superiore, così articolata: 8. un autovalutazione da parte dell ente oggetto di valutazione; 9. una valutazione esterna di un gruppo di esperti, inclusi gli studenti, e una o più visite in loco; 10. la pubblicazione di un rapporto, che riporta decisioni e raccomandazioni; 11. una procedura di follow-up, a seguito delle raccomandazioni contenute nel rapporto, per verificare le azioni correttive messe in atto dall ente valutato. La complessità delle procedure necessarie per conformarsi alle linee guida europee ha richiesto un processo graduale che ha coinvolto vari gruppi di lavoro attivati presso l ANVUR, i cui risultati sono riscontrabili nelle diverse linee guida disponibili sul sito dell Agenzia. Va rilevato peraltro come l ANVUR presenti una dotazione di personale del tutto insufficiente in relazione ai compiti affidati; tale situazione è del tutto evidente se il dato dell organico dell Agenzia viene confrontato con quello di enti analoghi attivi in altri paesi europei. Tab. 5 Dimensioni delle agenzie di valutazione (Fonte: Turri M., Calimero all università. Valutazione della didattica e sistema AVA, R.Torrini in Scienza in rete) Il sistema AVA (Autovalutazione, Valutazione periodica, Accreditamento, regolato dal Decreto Legislativo 19/2012, che, in attuazione dell articolo 5 della Legge 240/2010, prevede l elaborazione degli indicatori di qualità e la realizzazione delle visite di Accreditamento Periodico da parte dell ANVUR) rappresenta la risposta italiana all esigenza di creare un sistema di Assicurazione della Qualità delle università, secondo le indicazioni di ENQA e in linea con le ESG. Secondo la normativa vigente, le istituzioni universitarie devono venire accreditate con una frequenza almeno quinquennale. Le prime visite per l Accreditamento Periodico sono iniziate nel novembre 2014, presso le Università de L Aquila e di Perugia. Sono stati coinvolti 28 esperti (9 esperti di sistema, 15 esperti disciplinari e 4 studenti), visitati 9 CdS per ciascun ateneo e sono stati pubblicati i rapporti ANVUR sugli esiti finali. Nel 2015 sono state visitate 16 università e 111 Corsi di Studio, coinvolgendo 182 esperti (42 esperti di sistema, 101 esperti disciplinari, 8 esperti telematici, 31 studenti). Nel 2016 sono programmate 17 visite (7 al Nord, 6 al Centro e 4 al Sud Italia), che si svolgeranno da aprile a dicembre. L avvio di AVA ha comportato un grande sforzo da parte degli atenei, del corpo accademico e del personale tecnicoamministrativo, ma ha anche permesso di allineare il Paese agli standard europei in materia di Assicurazione della Qualità e di raccogliere in maniera sistematica, con le schede SUA-CdS e SUA-RD, informazioni sull organizzazione della didattica e della ricerca nel sistema universitario italiano. A oltre due anni dall inizio ed a più di uno dall inizio delle visite in loco, che di AVA costituiscono lo strumento più qualificante, l ANVUR ha ritenuto fosse venuto il momento di riflettere, in stretta collaborazione con la CRUI, sull esperienza fin qui fatta, in modo da valorizzarne i punti di forza, colmarne lacune ed eventuali debolezze, modificarne o eliminarne gli aspetti meno fruttuosi, anche facendo ricorso a nuovi strumenti. 23

16 IL SISTEMA UNIVERSITARIO A tale scopo è stato costituito in ANVUR un gruppo di lavoro che si è posto l obiettivo principale di raggiungere una sostanziale semplificazione del sistema ed un alleggerimento degli adempimenti istituzionali previsti dai DD. MM. 47/2013 e 1059/2013 e al contempo avere una maggiore aderenza con gli standard europei ESG 2015, mantenendo fermo il raggiungimento dei suoi obiettivi fondanti. ANVUR ha quindi anche elaborato un cruscotto di indicatori quantitativi di riferimento finalizzati al monitoraggio a distanza dei corsi di studio (CdS) ed al riconoscimento delle anomalie macroscopiche nel loro funzionamento. Per alleggerire il carico di adempimenti gravanti sulle strutture periferiche, il rapporto di Riesame annuale dei corsi di studio è stato semplificato, nella forma e nel contenuto, e ricondotto ad un commento critico sintetico agli indicatori quantitativi forniti dall ANVUR, attraverso la compilazione di schede sintetiche dalla struttura predefinita. Il rapporto di Riesame ciclico dei corsi di studio consisterà invece in un autovalutazione approfondita dell andamento complessivo del CdS, sulla base di tutti gli elementi di analisi presi in considerazione nel periodo di riferimento e delle risoluzioni conseguenti; esso avrà periodicità maggiore, comunque non superiore ai cinque anni. I I SISTEMI DI RILEVAZIONE DELLE OPINIONI SULLA DIDATTICA Uno degli elementi indispensabili per la valutazione della didattica è la rilevazione delle opinioni degli studenti e laureandi/laureati. Tali pratiche hanno ormai una lunga tradizione nell università italiana, a partire dalla creazione del CNVSU nel 1999, fino all attribuzione all'anvur nel 2010 delle competenze relative alla definizione di criteri e metodologie per la valutazione delle università e dei corsi di studio sulla base di parametri oggettivi e certificabili e con il coinvolgimento attivo degli studenti in relazione alle questioni inerenti alla didattica. In attuazione degli atti normativi, l ANVUR ha introdotto, tra gli allegati del documento su Autovalutazione, Valutazione e Accreditamento (AVA), sette questionari per la rilevazione delle opinioni sulla didattica e ha successivamente elaborato delle linee guida per l introduzione graduale di queste schede nell ambito dei processi di assicurazione della qualità. Gli studenti sono da considerarsi testimoni privilegiati della capacità del docente di comunicare con chiarezza; tuttavia non viene loro chiesto di essere esperti dei contenuti oggetto dell insegnamento. In un panorama così eterogeneo, ANVUR ha svolto nei mesi di gennaio e febbraio 2016 una survey sui sistemi di rilevazione in uso negli atenei, mediante la consultazione dei Nuclei di Valutazione, allo scopo soprattutto di capire quali siano le tendenze prevalenti. I risultati della survey sono basati sulle risposte della quasi totalità degli atenei. Tutti gli atenei hanno un sistema di rilevazione delle opinioni degli studenti. Le rilevazioni più diffuse sono quelle sulle opinioni degli studenti frequentanti e dei laureandi, seguite da quelle dei laureati, docenti e studenti non frequentanti, mentre molto meno diffuse sono le rilevazioni sui dottorandi. I sistemi di rilevazione presentano un certo grado di eterogeneità, soprattutto per quanto riguarda le caratteristiche specifiche delle istituzioni. In riferimento agli atenei convenzionali, sia statali che non statali, la maggior parte ha sistemi di rilevazione complessi, volti a raccogliere le opinioni di più categorie. In 22 atenei sono presenti sistemi molto articolati in cui si rilevano le opinioni di studenti (frequentanti e non), laureandi, laureati, dottorandi e docenti. 24

17 RAPPORTO SULLO STATO DEL SISTEMA UNIVERSITARIO E DELLA RICERCA 2016 Fig. 12 Rilevazioni per soggetto nelle università convenzionali numerosità degli atenei (N=84) (Fonte: ANVUR, Questionario sulla rilevazione delle opinioni di studenti e docenti 2016) I LA SPERIMENTAZIONE SULLA VALUTAZIONE DELLE COMPETENZE DI CARATTERE GENERALISTA ATTRAVERSO IL TEST SULLE COMPETENZE (TECO E 2015) Le sperimentazioni sulla valutazione delle competenze di carattere generalista acquisite dagli studenti iscritti al terzo anno svolte da ANVUR tra il 2012 e il 2015 attraverso il test TECO (TEst sulle COmpetenze generaliste) sono state concepite prendendo come riferimento lo studio di fattibilità dell OCSE AHELO-Assessing Higher Education Learning Outcome. Due sono le principali ragioni che hanno indotto l ANVUR ad intraprendere tali sperimentazioni. La prima, di natura formale, è legata agli obblighi dell Agenzia in merito alla valutazione non solo dei processi e degli input dell offerta formativa, ma anche della qualità dei risultati e dei prodotti delle attività di gestione, formazione, ricerca, ivi compreso il trasferimento tecnologico delle Università e degli enti di ricerca, anche con riferimento alle singole strutture dei predetti enti, (art.3, comma 1a, Decreto del Presidente della Repubblica 1 febbraio 2010, n. 76). Poco oltre si aggiunge che costituiscono tra l altro oggetto della valutazione [ ] l efficienza e l efficacia dell attività didattica sulla base di standard qualitativi di livello internazionale, anche con riferimento agli esiti dell apprendimento da parte degli studenti e al loro adeguato inserimento nel mondo del lavoro (art.3, comma 2a del D.P.R 76/2010). La seconda fa riferimento alla possibilità di fornire informazioni, non soltanto rispetto alle procedure ma anche ai risultati ottenuti dal sistema universitario nella didattica, che sono di attuale interesse da parte di diversi gruppi di stakeholder coinvolti. L ANVUR ha ritenuto sia importante misurare le capacità degli studenti universitari di affrontare problemi in contesti socio-economici e lavorativi non noti a priori, contestualizzando conoscenze, abilità e competenze già acquisite. Tra queste sono state ritenute di particolare interesse: saper leggere e discutere un testo mai visto prima, esercitando su di esso il pensiero critico (critical thinking), anche in presenza di semplici grafici o simboli quantitativi; quelle di risolvere problemi nuovi (problem solving), prendendo decisioni (decision making) in un arco di tempo limitato; quelle di comunicare per iscritto (ability to communicate). La sperimentazione TECO è stata volta quindi a rilevare gli effetti della qualità della formazione universitaria utilizzando un nuovo punto di vista. Tali effetti sono tradizionalmente desunti dai risultati sul mercato del lavoro (tempo di ricerca del primo impiego, tasso di occupazione, retribuzione iniziale, tipologia contrattuale, corrispondenza tra competenze possedute e competenze richieste) o dalla misurazione di un effetto fisso di ateneo stimato in modelli 25

18 IL SISTEMA UNIVERSITARIO multilivello sulla qualità degli enti universitari (al netto delle caratteristiche osservabili quali l ambiente familiare, il percorso di scuola secondaria ad esempio). Il limite di questa analisi è dovuto al fatto che non solo gli studenti, ma anche gli stessi Atenei hanno partecipato su base volontaria a entrambe le sperimentazioni, rendendo di fatto il campione oggetto di misurazione non rappresentativo della popolazione di riferimento, anche in termini di aree disciplinari. A questo si aggiunge il ritardo tra conseguimento della laurea e interviste condotte da AlmaLaurea, che rende noti gli esiti delle proprie rilevazioni circa un anno dopo il conseguimento del titolo. Inoltre, in Italia, le competenze di tipo generalista non vengono normalmente rilevate a livello di studi post-secondari, mentre vengono misurate in altre fasce della popolazione (ad esempio l OCSE con l indagine PISA sui quindicenni e dall indagine PIAAC sulla popolazione adulta). Alle due sperimentazioni hanno partecipato 12 atenei nel 2013 e 24 atenei nel Il campione di studenti oggetto del test TECO è stato individuato in base a requisiti di avanzamento nel percorso degli studi. La prima sperimentazione ha coinvolto quegli studenti universitari, al netto degli iscritti ai Corsi di Studio nelle professioni sanitarie, che nel ciclo triennale fossero iscritti al terzo anno, avessero superato tutti i crediti formativi (CFU) di base e caratterizzanti e nel ciclo unico avessero conseguito almeno 120 CFU di base e caratterizzanti. Nella seconda sperimentazione, invece, la popolazione universitaria oggetto del test era rappresentata da quegli studenti, sempre con l esclusione di quelli dei Corsi di Studio nelle professioni sanitarie, che risultassero iscritti al terzo anno del ciclo triennale e avessero superato almeno il 75% del minimo di CFU di base e caratterizzanti previsti per quella Classe di Laurea (90 CFU di base e caratterizzanti nei corsi di laurea a ciclo unico). L iscrizione effettiva al test da parte degli studenti idonei non è stata elevata (per alcuni atenei è stata addirittura inferiore al 20%), e a ciò si è sommata l ulteriore diminuzione dell effettiva partecipazione al test: nella sperimentazione 2015 il tasso di partecipazione al test da parte degli idonei è stato del 21,4%. I risultati mostrano una certa variabilità tra ambiti disciplinari e tra atenei, anche se le basse numerosità di partecipazione rendono di difficile interpretazione questi confronti. Tab. 6 Risultati medi al test e partecipazione per macro categoria disciplinare (Fonte: ANVUR) Nelle future sperimentazioni TECO, ANVUR intende allargare l ambito delle competenze valutate (comprensione del testo; ragionamento quantitativo; risoluzione di problemi; educazione civica; lingua inglese, rivolgendosi a tutti gli studenti del terzo anno indipendentemente dal numero di CFU maturati. TECO dovrebbe contenere solamente domande a risposta chiusa per facilitare la correzione e ridurre la variabilità tra correttori, rivelatasi un limite della precedente sperimentazione, utilizzando prove costruite in house per evitare il problema dell adattabilità del test al campione italiano. 26

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