Gli ambienti dell Archivio

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1 Caro lettore, questa breve presentazione ti offre un tuffo nella storia, quella raccontata da carte ingiallite, da pergamene a volte anche rosicchiate dai topi, da volumi polverosi vergati da scritture fitte e indecifrabili. L Archivio Storico è la casa della memoria collettiva, la sorgente stessa della storia raccontata nei libri di scuola. La Storia racconta il sudore dell umanità, la fatica del suo camminare verso il futuro, verso il riconoscimento della dignità dell uomo, verso strutture sociali più giuste e più rispettose. In queste carte tu troverai Re e Principi, Papi e Imperatori, ma anche umili artigiani, contadini e sacerdoti, santi e peccatori: tutti hanno dato il loro contributo nascosto perché il mondo di oggi fosse quello che è, con le sue luci sfolgoranti e le sue ombre profonde. Le carte riflettono le ansie e le paure, le insicurezze e i successi, le crisi e le trasformazioni che, ieri come oggi, sono il nostro vissuto di creature legate alla terra e pure portatrici di una sete di infinito. L Archivio non è una Biblioteca dove ci sono libri stampati messi tutti bene in fila sugli scaffali, con i loro titoli, autori, editori, ecc. Qui troverai solo fogli di carta scritti a mano o registri sempre manoscritti, talvolta di lettura difficile, con inchiostri sbiaditi ed anche rovinati dall umidità o dalle tarme, raccolti in faldoni contrassegnati solo da numeri e sigle varie. Da solo non sapresti da dove iniziare. Ogni ricerca in Archivio deve cominciare da una idea chiara e distinta: un personaggio, una situazione storica, una istituzione, una località. Quanto più il tuo progetto di ricerca sarà preciso e dettagliato, tanto più avrà buone possibilità di riuscire: gli Archivisti ti indicheranno le fonti, i documenti da cui attingere le informazioni. Prenditi tutto il tempo che ti occorre: scavare nella storia vuol dire far risorgere un passato sepolto e spesso affascinante, come dire... l appetito vien mangiando e da cosa nasce cosa. E non preoccuparti delle difficoltà iniziali, tutti abbiamo annaspato nel buio davanti a un testo che sembrava illeggibile e poi ce l abbiamo fatta. Ti auguriamo che la febbre della ricerca contagi anche te, perché ti si aprirà un orizzonte sterminato e pieno di fascino. 2

2 Indimenticabile la visita di Papa Benedetto XVI nel 2010, che nella foto sta esaminando una antica pergamena, con accanto il Card. Poletto Gli ambienti dell Archivio Sopra: la saletta delle pergamene. A fianco: la sala di studio, un po spartana ma tutto sommato accogliente. 3

3 Archivio storico della Diocesi di Torino Comprende: 1) Archivio Arcivescovile 2) Archivio Capitolare 3) Archivio della Mensa Vescovile 4) Archivio della Abbazia di San Michele della Chiusa 5) Fondi Aggregati 4

4 L Archivio Storico diocesano è il risultato della aggregazione di diversi Archivi riuniti nel medesimo ambiente. 1) L Archivio Arcivescovile è certamente l Archivio più consistente, articolato in varie sezioni, serie e sottoserie, ed è quasi interamente ordinato e consultabile. 2) Di grande consistenza è anche l Archivio Capitolare, la documentazione prodotta dal Capitolo della Metropolitana di Torino nell arco temporale di oltre un millennio. 3) L archivio della Mensa Arcivescovile documenta le vicende patrimoniali della Diocesi dal Mille al 1929, quando fu istituito l Ufficio Amministrativo diocesano. In gran parte consultabile. 4) L Archivio Abbaziale di San Michele della Chiusa conserva una documentazione rilevante dell Abbazia - ora simbolo della Regione Piemonte - ai piedi della quale si sono svolte vicende determinanti per la storia di tutto il Paese. 5) C è infine una lunga serie di archivi minori aggregati, ossia prodotti da istituzioni che non sono direttamente la Diocesi ma che sono stati depositati nell Archivio Storico diocesano in seguito a svariate vicende. Parrocchie, Monasteri, Congregazioni, associazioni varie, Enti o Istituti che hanno affidato in custodia perpetua all Archivio Storico diocesano la loro documentazione. Tutti questi complessi documentari messi insieme e custoditi nel Palazzo Arcivescovile costituiscono l Archivio Storico diocesano. Una pagina dei Protocolli degli Abati di Challant 5

5 Funzioni dell Episcopato Visite Pastorali Sinodi diocesani Lettere Pastorali Gestione del territorio Gestione del Clero Archivi personali dei Vescovi Protocolli vescovili Corrispondenze Istituzioni diocesane Cancelleria Tribunale Diocesano Seminari Uffici di Curia A R C H I V I O A R C I V E S C O V I L E 6

6 Il Vescovo governa la Diocesi sia in modo diretto, sia attraverso istituzioni diocesane. 1) Funzioni dirette dell Episcopato. Le relazioni con la S.Sede o con altri Episcopati, le Lettere Pastorali, le Visite Pastorali, i Sinodi diocesani, la gestione del Clero e del territorio, i rapporti con i religiosi e religiose sono funzioni svolte direttamente dal Vescovo con l aiuto dei suoi Vicari, il Vicario Generale, il Vicario per la vita consacrata, i Vicari Territoriali, ecc. secondo l organizzazione che la Diocesi si è data nel corso della sua storia. Il soggetto produttore di questi documenti è il Vescovo, anche se nella persona di qualcuno dei suoi Vicari. 2) Istituzioni diocesane. Altre funzioni di governo sono svolte invece da istituzioni che, pur facendo sempre capo al Vescovo, svolgono la loro attività in modo autonomo. La Cancelleria emana gli atti ufficiali del Vescovo, il Seminario si occupa della formazione dei candidati agli Ordini Sacri, il Tribunale diocesano svolge le funzioni previste dal Diritto Canonico, l Ufficio Amministrativo gestisce le risorse economiche, l Archivio conserva la documentazione storica, gli Uffici Pastorali operano ciascuno nel proprio ambito, e così anche la Facoltà teologica. Queste istituzioni producono una documentazione propria destinata a confluire nell Archivio Arcivescovile ma che non risale direttamente al Vescovo come soggetto produttore. Miniatura dal Messale di Ludovico da Romagnano 7

7 Archivi personali dei Vescovi I Vescovi più recenti Severino Poletto Giovanni Saldarini Anastasio Ballestrero I Vescovi dell 800 Michele Pellegrino Davide Riccardi Maurilio Fossati Gaetano Alimonda Giuseppe Gamba Lorenzo Gastaldi Agostino Richelmy Alessandro Ricardi di Netro Luigi Fransoni Colombano Chiaverotti Giacinto della Torre I Vescovi del 600 Michele AntonioVibò Antonio Provana Giulio Cesare Bergera Michele Beggiamo Giovanni Battista Ferrero Filiberto Milliet Carlo Broglia I Vescovi del 700 Carlo Buronzo del Signore Vittorio Costa d Arignano Francesco Rorengo di Rorà Giovanni Battista Roero Francesco Arborio Gattinara Funzioni dirette dell Episcopato 1 8

8 Archivio personale dei Vescovi L archivio personale di ogni Vescovo comprende documentazione relativa alla sua attività episcopale: atti di nomina, corrispondenza privata con la S. Sede o con altri Vescovi, rapporti con le istituzioni civili, affari di varia natura. Per i Vescovi più recenti, e in misura molto varia, possono esserci carte familiari, lettere personali, appunti, bozze di predicazione, diari, agende. Libro di Richelmy Librone di Fossati oppure una fotografia Coperta artistica di libro offerto al Card. Richelmy in occasione del suo ingresso a Torino. Una rara foto di Mons. Lorenzo Gastaldi del Con il nome di Lettere Apostoliche si indica tutta la corrispondenza in pergamena tra la Diocesi e la Santa Sede, con diversa tipologia di documenti tra cui la nomina dei Presuli. Dei Vescovi più antichi rimangono poche tracce e la loro attività va ricostruita partendo da altre serie documentarie quali Protocolli, Provvisioni, Visite Pastorali, ecc. 9

9 Visite Pastorali Relazioni sullo stato delle chiese Inventari dei beni delle chiese Visite Apostoliche Protocolli Vescovili Funzioni dirette dell Episcopato 2 10

10 Nei Protocolli del Vescovo Giovanni da Rivalta (XIV secolo) si trovano già brevi relazioni di Visite Pastorali a varie località della Diocesi allora vastissima; alcuni dei suoi Successori seguirono il suo esempio, ma è solo con l inizio del XVI secolo che questa prassi venne codificata. Il Vescovo ispezionava edifici religiosi con i loro arredi, registri parrocchiali, libri contabili, ecc. ed alla fine della visita emanava dei Decreti, ossia i provvedimenti da prendere a riguardo. Dal 1750 in poi la Visita era preparata da una Relazione che il parroco trasmetteva al Vescovo, con informazioni dettagliate sugli edifici ma anche sul Clero, le associazioni religiose, lo stato patrimoniale, ecc. Nella seconda metà del XV secolo il Vescovo Giovanni da Compeys ordinò una serie di inventari dei beni delle chiese di varie località periferiche; se ne conserva un certo numero in carta o in pergamena. Raccolte di inventari iniziano sistematicamente con il XVII secolo e servono a completare il quadro generale di ogni parrocchia. I Monasteri erano estranei alla giurisdizione episcopale e dunque non soggetti alle Visite Pastorali: all occorrenza la S. Sede poteva nominare un Visitatore Apostolico specifico per i Monasteri. In Archivio si conservano due Visite Apostoliche complete, quella del Peruzzi ( ) e quella di Rorengo di Rorà (1771). Decorazione del Messale di Ludovico da Romagnano Dal 1265 iniziano i Protocolli Vescovili, ossia tutti gli atti pubblici compiuti dal Vescovo tramite un Notaio, quando ancora non esisteva la Cancelleria. Nei Protocolli si trovano atti di compravendita di beni immobili appartenenti alla Diocesi, collationes, ossia conferimento di incarico a parroci o cappellani, investiture a laici o chierici di benefici feudali di proprietà vescovile, clericationes ossia conferimento degli Ordini Sacri, provvedimenti disciplinari nei confronti di chierici o di laici, decreti di erezione di parrocchie, cappellanie o confraternite, atti di Visita pastorale in parrocchie della Diocesi, inventari di beni di chiese, sentenze giudiziali emanate dal Vescovo, decreti del Vescovo relativi a opere di pubblica utilità quali ospedali, case per orfani, ecc. La serie di 174 volumi, con poche lacune, copre l arco temporale di oltre cinque secoli. Il soggetto produttore di questi documenti è sempre formalmente il Vescovo. 11

11 Gestione del Clero Atti concernenti il titolo chiericale Registri delle Ordinazioni Stati del Clero Censimenti del Clero e statistiche Concorsi a parroco Elenco dei confessori Elenco dei vice curati Servizio militare del Clero Associazioni del Clero Funzioni dirette dell Episcopato 3 12

12 La prima Tonsura o chiericatura era l atto formale con cui si entrava a far parte del Clero. Questo comportava anche aspetti economici rilevanti: il candidato al sacerdozio doveva presentarsi con una sorta di dote, un patrimonio immobiliare suo personale che veniva inglobato nel patrimonio ecclesiastico, sufficiente a consentirgli condizioni di vita decorose. Il chierico povero che non poteva disporre di un patrimonio suo, era ammesso ugualmente al sacerdozio se meritevole grazie a dispensa del Vescovo. Il chierico era tenuto a risiedere nella sua Diocesi; per allontanarsene aveva bisogno del permesso del Vescovo, l Exeat. Analogamente un chierico extradiocesano necessitava del permesso del Vescovo per rimanere in Diocesi, il Maneat. Interessanti infine i documenti sul servizio militare del Clero e sull Ordinariato Militare. Gli Atti concernenti il titolo chiericale, ossia l ammissione al patrimonio ecclesiastico in funzione fino alla prima metà del 900 appartiene alla gestione diretta del Clero da parte del Vescovo, e così similmente i registri delle Ordinazioni e tutto il materiale ad esse collegato. Anche la serie dei concorsi a parroco, i vari stati del Clero, appartengono come soggetto produttore al Vescovo. Similmente la corrispondenza diretta tra i vari sacerdoti ed il Vescovo è oggetto di gestione del Clero da parte del Vescovo. Così la documentazione relativa alle associazioni del Clero, come l Opera Pia Parroci Vecchi e Inabili, in qualche modo è riconducibile all attività del Vescovo. Le esequie del Can. Luigi Bonino lungo il muro del Seminario di Giaveno 13

13 Gestione del territorio Parrocchie della Diocesi Santuari e chiese non parrocchiali Sinodi Diocesani Lettere Pastorali Corrispondenza Vicariato per la vita consacrata Funzioni dirette dell Episcopato 4 14

14 La gestione del territorio è funzione diretta del Vescovo. L organizzazione ecclesiastica prevedeva che ad ogni officium un compito, un lavoro, una funzione corrispondesse un beneficium, ossia una fonte di reddito. Come la Mensa era il beneficio della Diocesi, così ogni plebs o parrocchia o anche una cappella campestre aveva un suo beneficio, generalmente costituito da possedimenti immobiliari, il cui reddito serviva per il sostentamento del sacerdote incaricato e le sue attività. La maggior parte dei benefici era di collazione vescovile, cioè spettava esclusivamente al Vescovo conferirli ad ecclesiastici di sua fiducia. Altri benefici erano invece di costituzione laicale, erano cioè dei laici che costituivano un patrimonio a favore di una chiesa; in alcuni casi questi laici si riservavano il privilegio di poter nominare essi stessi il sacerdote beneficiario, sovente un membro della loro famiglia (benefici di collazione laicale), con necessaria accettazione del Vescovo. Il beneficio per sua natura era indivisibile e inalienabile e solo il Vescovo ne poteva disporre. La gestione del territorio viene esercitata dal Vescovo in modo ufficiale attraverso la Visita Pastorale alle varie parrocchie della Diocesi e in modo più quotidiano attraverso il rapporto con i sacerdoti incaricati delle varie realtà territoriali parrocchie o associative locali. Oggi i contatti tra il Vescovo e i suoi sacerdoti avvengono in vari modi, un tempo la corrispondenza postale era quasi l unico mezzo di comunicazione a distanza. Il fondo archivistico della corrispondenza fu voluto da. Mons. Gastaldi che fece rilegare molti volumi. Dopo di lui la corrispondenza dalle parrocchie è confluita in una serie sua propria ed è stata ordinata per località, insieme a materiale di varia natura. I Sinodi Diocesani sono assemblee plenarie del Vescovo con i rappresentanti dei suoi sacerdoti (attualmente anche i rappresentanti dei laici). I primi decreti di convocazione dei Sinodi si trovano già nei Protocolli Vescovili del XIV secolo, dove si possono leggere anche alcuni decreti attuativi in merito a sanzioni disciplinari sia per il Clero che per i laici. Rappresentano in ogni caso dei punti fermi nella disciplina della Chiesa. Molto importanti sono i Sinodi del XVI e XVII secolo che attuano nella prassi i dettami del Concilio di Trento. Il Vicario Moniale oggi Vicario Episcopale per la vita consacrata - è il sacerdote che per incarico del Vescovo si occupa dei vari Ordini o Congregazioni religiose presenti sul territorio diocesano; fino all episcopato Gamba questa funzione era svolta dal Vicario Generale, l alter ego del Vescovo, poi, con il Card. Fossati divenne una figura a sé stante. La documentazione prodotta è vastissima e riguarda circa 200 fra Ordini e Congregazioni maschili e femminili. Al Vicariato per la vita consacrata appartiene anche la collezione delle Costituzioni e dei Regolamenti delle varie Famiglie religiose. 15

15 Formazione del Clero Seminari Seminario Metropolitano di Torino Seminario Minore di Giaveno Seminario di Rivoli Seminario di Bra Seminario di Chieri Facoltà Teologica Uffici Pastorali Salute Caritas Diocesana Giovani Migranti Famiglia Comunicazioni Sociali Scuola Università Cultura Liturgia Commissione di Arte Sacra Missioni Istituzioni Diocesane 16

16 Il Seminario è Istituzione diocesana affidata ad un Rettore e ad una sua propria amministrazione. Piani di studio e di formazione, collegio docenti, gestione scolastica e disciplinare appartengono all Istituzione Seminario nelle sue varie dislocazioni (Torino, Chieri, Rivoli, Bra, Giaveno). La documentazione prodotta è vastissima, registri scolastici, rette, elenchi, ecc. Appartengono senza dubbio al Seminario come soggetto produttore anche i registri delle vestizioni dei chierici. Ma il Seminario esaurisce la sua funzione con la preparazione spirituale e culturale dei chierici: per essere ammessi agli Ordini Sacri occorre la vocatio del Vescovo. A fianco: i Seminaristi di Giaveno in escursione estiva. Sotto: gli stessi davanti alla Grotta di Lourdes nell Ala Nuova. La Facoltà Teologica fu fondata con breve papale il 27 febbraio 1874 dopo la promulgazione della legge 1261 del 26 gennaio 1873 che escludeva dalle Università statali lo studio della teologia, ultimo atto di un lungo braccio di ferro tra lo Stato e la Chiesa iniziato nel 1848 durante l episcopato Fransoni. Ebbe come sede il Seminario Metropolitano di Torino. Alla Facoltà Teologica per intervento del Card. Alimonda fu aggiunta nel 1884, sempre nel Seminario di Torino, la Facoltà Legale, prima con statuto provvisorio e poi definitivo nel La Facoltà Teologica sopravvisse fino al Uffici Pastorali. Si sono sviluppati in anni recenti; testimoniano l attività pastorale della Diocesi nei vari settori. L Ufficio Missionario conserva documentazione interessante sui sacerdoti fidei donum, che sono stati donati soprattutto alle Diocesi dell America Latina. 17

17 Cancelleria Arcivescovile Nomine di Benefici Abiure Giuramenti suppletori Dispense matrimoniali Provvisioni Semplici Provvisioni Beneficiarie Minutari Codici De Diversis Fabbricerie Annuari Pontifici Annuari Diocesani Rivista Diocesana Schede anagrafiche Sacerdoti e Diaconi defunti Copie dei registri di Anagrafe Parrocchiale Istituzioni Diocesane 2 18

18 La Cancelleria è la prima e più importante istituzione diocesana, nata a Torino nel 1585, con un ambito di attività molto vasto. Nei registri delle Provvisioni si trovano anno per anno gli atti ufficiali della Diocesi: i Decreti Arcivescovili circa la nomina di un parroco o cappellano, la costruzione di una nuova chiesa, la rettifica dei confini territoriali di una parrocchia, procedimenti disciplinari verso un ecclesiastico o un laico, provvedimenti circa la manutenzione del cimitero o del campanile, la rettifica di un atto di battesimo o di matrimonio, l assegnazione di un beneficio a un chierico, dispense matrimoniali, disposizioni circa la liturgia e le feste popolari, ecc. Dal 1768 le provvisioni che riguardano i benefici, (quindi la nomina dei parroci, ecc.) vengono a costituire una serie distinta: le Provvisioni Beneficiarie, mentre tutto il resto diventa Provvisioni Semplici. Esistevano però in Diocesi anche dei benefici che non erano di competenza del Vescovo ma dipendevano dalla S. Sede che poteva assegnarli a chierici di sua scelta: sono le provvisioni ex deputatione S. Sedis. Alle provvisioni sono legati altri registri paralleli: De Diversis, i Minutari, gli Atti di Curia ed anche le Fabbricerie del periodo francese. Negli ultimi decenni la Cancelleria ha curato anche schede anagrafiche su Sacerdoti e Diaconi defunti. Dipendente dalla Cancelleria è il grande fondo della Anagrafe Parrocchiale, in copia dal 1823 ad oggi, la serie della Rivista Diocesana Torinese e quelle degli Annuari Diocesani e degli Annuari Pontifici. Le scaffalature compattabili del Fondo Anagrafico. 19

19 Tribunale Ecclesiastico Diocesano Registra Causarum Registra Sententiarum Registra Ordinationum Atti Giudiziali Cause Varie Istituzioni Diocesane 3 20

20 Fin dal Medio Evo il Vescovo amministrava la giustizia attraverso un suo Tribunale ordinario, con modalità procedurali che sono cambiate col tempo. Già nei protocolli del XIV secolo è possibile trovare sentenze a carico di ecclesiastici o di laici. Dopo il Concilio di Trento il Tribunale divenne una istituzione stabile e aveva competenza su ogni caso che riguardasse un ecclesiastico o un edificio sacro. Il fondo del Tribunale ebbe inizio per volontà del Vescovo riformatore Broglia ma nel tempo è stato ritrovato anche materiale precedente; nei fascicoli processuali si può trovare di tutto, dalle vertenze coniugali ai reati penali, dalle cause per il patrimonio a furti, adulteri, omicidi, ecc. ed anche qualche caso di magia o stregoneria. I confini tra le competenze del Tribunale Ducale dei Savoia e quello del Vescovo non erano molto precisi, il Tribunale del Vescovo in genere era più mite, prevedeva una difesa dell imputato, non poteva sancire la pena capitale e soprattutto era gratuito; per queste ragioni chi poteva, cercava di evitare quello Ducale. Il Tribunale del Vescovo è un Tribunale ordinario e non va confuso con il Tribunale dell Inquisizione che era invece un Tribunale speciale che si formava per particolari esigenze e, terminato il suo compito, si scioglieva. Nell Archivio Diocesano non ci sono atti relativi all Inquisizione. Un fascicolo di Atti Criminali del 1570 relativo a un processo ad Anna Testa, accusata di sortilegio per farsi amare dagli uomini. 21

21 Archivio della Mensa Arcivescovile Registri dei Benefici Atti Giudiziali Registri contabili Carte Antiche 22

22 La Mensa Vescovile è il patrimonio immobiliare ( = beneficio ) della Diocesi da cui si ricavavano le risorse economiche per le varie esigenze. Nel Medio Evo il Vescovo era vassallo dell Imperatore, dal quale riceveva in feudo dei territori che a sua volta conferiva ad altri vassalli laici, conti baroni o marchesi, ma anche talvolta vassalli ecclesiastici. Una lunga serie di località erano feudo vescovile: Santena, Venasca, Piobesi, Montafia, Montaldo, Moncucco, Villarbasse, Solere, Alpignano, ecc. I vassalli pagavano annualmente le decime attraverso una sorta di dichiarazione dei redditi detta consignamentum. I beni (beneficio) della Mensa tuttavia non erano proprietà del Vescovo ma della Diocesi, ed erano governati almeno formalmente da un Promotore della Mensa o Avvocato Fiscale, un ecclesiastico diverso dal Vescovo che aveva il compito di vigilare affinché il patrimonio della Diocesi non andasse disperso. Già alla fine del XVI secolo il Cancelliere Busini aveva redatto un inventario dei documenti più importanti, le Carte Antiche comprendente oltre 700 pergamene, inventario che fu ripreso per ordine dell Arcivescovo Rorengo di Rorà qualche decennio dopo, e costituisce la parte più importante del fondo. La Mensa costituisce un archivio a sé stante, distinto dall Archivio Arcivescovile. Dal 1929 è nato l Ufficio Amministrativo Diocesano. Sopra. Uno scorcio dei faldoni settecenteschi delle Carte Antiche. A fianco. Una pergamena firmata da Federico Barbarossa. 23

23 Archivio del Capitolo Metropolitano Atti Capitolari Massa capitolare Benefici Prebende Dignità Cappella dei Cantori Sacrestia Fondo musicale della Cappella della Sindone Codici liturgici miniati Archivio personale del Can. Solero 24

24 La gestione della Cattedrale era affidata ad un prete sacrista che teneva in ordine l amministrazione corrente, riceveva le offerte delle Messe, coordinava le funzioni religiose, ecc. Il Capitolo di Torino aveva poi una Schola Cantorum che aveva un suo beneficio proprio e che produsse nel tempo un importante fondo musicale. Il Capitolo Metropolitano ha avuto origine nel periodo post carolingio e fungeva da senato del Vescovo; i primi documenti per Torino risalgono al Era formato da un certo numero fisso di Canonici che avevano l obbligo della vita in comune e della officiatura solenne nella Cattedrale. I verbali delle assemblee dei Canonici sono contenuti negli Atti Capitolari dal 1000 ad oggi. La Massa Capitolare è l insieme dei possedimenti fondiari del Capitolo, terreni, cascine dati in affitto da cui si ricavava un reddito (analogamente alla Mensa Vescovile). Oltre alla Massa, il Capitolo disponeva di una lunga serie di benefici di collazione capitolare, ossia c era una serie di chiese, parrocchie, cappelle varie in cui il Capitolo aveva potestà di conferire l incarico a un sacerdote (analogamente per i benefici di collazione vescovile in cui invece era il Vescovo a conferire l incarico). Ogni canonico era dotato di una prebenda ossia di un beneficio suo proprio, una sorta di piccolo feudo. Alcune prebende 8 a Torino erano legate alle Dignità, ossia al ruolo che il canonico svolgeva nel Capitolo: Prevosto, Arcidiacono, Tesoriere, Arciprete, Cantore, Primicerio, Penitenziere, Vicario Perpetuo. Altre quattro erano assegnate a canonici che non rivestivano una Dignità specifica: Presbiterale, Diaconale, Suddiaconale, Teologale. Gli eredi del Can. Solero hanno depositato presso l Archivio Storico il complesso dei documenti personali del loro congiunto. 25

25 Archivio della Abbazia di San Michele della Chiusa Series Chronologica Abbatum Visite abbaziali Protocolli abbaziali Conti Camerali Atti Capitolari Atti di lite Sinodi abbaziali Collegiata di San Lorenzo in Giaveno Corrispondenze Libri contabili Benefici e cappellanie 26

26 L Abbazia di San Michele della Chiusa fu fondata poco prima del 1000 dai monaci benedettini ed era nullius sedis ossia esente dalla giurisdizione vescovile. La Series Cronologica Abbatum ci ha conservato la successione degli Abati fino al 1622 quando l Abbazia fu soppressa e contestualmente fu eretta la Collegiata di San Lorenzo in Giaveno che ne ereditò titolo e possessi. Come i Vescovi, anche gli Abati amministravano i territori loro soggetti. Abbiamo così la serie degli Atti Capitolari, alcuni Protocolli notarili, i Conti Camerali ossia i registri del canonico Camerarius, l economo, le Visite Abbaziali, un Sinodo, Atti di lite, moltissima corrispondenza, ecc. 27 Verso la fine del 700 i documenti della Abbazia furono acquisiti materialmente dalla Collegiata di Giaveno dove il Can. Pezziardi redasse un primo inventario delle carte. Altro materiale è stato recentemente indicizzato.

27 Prospetto Generale dei Fondi Aggregati Monasteri Parrocchie soppresse Parrocchie ancora esistenti Confraternite e Compagnie Associazioni cattoliche Università di Torino Cappella Palatina Centro studi sulla Resistenza Giorgio Catti Carteggio del Ducato di Genova 28

28 Intendiamo con questo termine archivi o parti di archivi prodotti da enti diversi da quelli finora elencati Arcivescovo, Capitolo, San Michele della Chiusa, Mensa Arcivescovile che sono confluiti dell Archivio Storico o per donazione dell ente produttore, o per soppressione del medesimo o anche semplicemente affidati in deposito permanente per agevolarne la consultazione da parte degli studiosi. In genere si tratta di enti legati in qualche modo alla Diocesi ma non mancano eccezioni quali l Università di Torino. Va detto inoltre che quasi tutti questi archivi sono incompleti; altro materiale attinente si può trovare nell Archivio Comunale o nell Archivio di Stato. Il libro dei morti nella patrie galere del Alcuni fondi sono molto corposi, ad es. quello della Arciconfraternita dello Spirito Santo, della Parrocchia Metropolitana, della Parrocchia del Corpus Domini, della Parrocchia dei Santi Martiri, o quello del Centro Studi Giorgio Catti ; altri più modesti quali il Convento di San Filippo in Chieri, il carteggio dei Duchi di Genova o la Cappella Palatina, altri ancora decisamente esigui. Il Centro Catti raccoglie riviste d epoca altrove irreperibili. Frugando nell Archivio capita di trovare le cose più impensabili. 29

29 Parrocchie ancora esistenti Metropolitana Usseglio Lemie Osasio Parrocchie soppresse Santi Stefano e Gregorio Santi Processo e Martiniano Santi Simone e Giuda S. Teresa Corpus Domini S. Paolo S. Pietro del Gallo Ospedale S. Anna Monasteri S. Filippo di Chieri S. Croce di Torino S. Chiara Torino Carmine di Moncalieri S. Antonio di Ranverso Buon Luogo di Scalenghe Fonte Stivolato di Chieri Santuario di Beccetto Fondi Aggregati 1 30

30 Parrocchie soppresse. Per iniziativa del Vescovo Francesco Arborio di Gattinara, con decreto del 7 aprile 1728 furono riorganizzati i territori parrocchiali del centro di Torino in modo che fossero più rispondenti alla mutata situazione urbana. 1) Santi Simone e Giuda sorgeva già nel XII secolo lungo il decumanus maximus, attuale Via Garibaldi, sulla strada maestra per le Gallie. Nel 1729, un anno dopo il decreto di estinzione, il titolo parrocchiale fu trasferito alla chiesa di Borgo Dora. Carte dal 1589 al ) S. Pietro del Gallo o in curte ducis risaliva al periodo longobardo ed era situata nei pressi dell attuale Piazza Palazzo di Città dove ospitò per qualche tempo la Compagnia della SS. Sindone. Carte dal 1578 al ) S. Paolo era chiesa parrocchiale già nel XIII secolo; dopo la soppressione come parrocchia del 1728, per autorità di Vittorio Amedeo II fu dichiarata Basilica dell Ordine Mauriziano. Carte dal 1584 al Altre parrocchie vennero soppresse in tempi successivi per esigenze pastorali. 1) Santi Processo e Martiniano, sorgeva sulla odierna Via Pietro Micca. Carte dal 1610 al ) S. Teresa, eretta nel 1818 e soppressa nel ) La parrocchia del Corpus Domini fu eretta nel 1801 e soppressa nel Oltre alla documentazione tipica degli archivi parrocchiali, dal 1801 al 1903, vi si trova anche un fondo particolare relativo ai Canonici del Capitolo della SS. Trinità. 4) La parrocchia dei Santi Stefano e Gregorio, detta dei Santi Martiri, era tra le più antiche di Torino. La documentazione parrocchiale va dal 1580 al ) Ospedale S. Anna. Il Cappellano dell Ospedale Sant Anna già Regia Opera Maternità aveva la funzione di parroco e quindi teneva i registri di Battesimo e Morte dell Ospedale. Altre Parrocchie ancora esistenti hanno affidato parte della loro documentazione in custodia presso l Archivio Storico Diocesano. - Registri Parrocchiali della Parrocchia di Usseglio dal 1635 al Lemie: l intero fondo storico della Parrocchia. - Metropolitana: i Registri Parrocchiali e altro. - Osasio. Le pergamene dell Archivio Parrocchiale restaurate. Alcuni importanti monasteri o conventi hanno affidato il loro patrimonio archivistico alla Diocesi di Torino per agevolare la ricerca storica. - Il Convento dei Padri Filippini di Chieri con una copiosa documentazione dal 1658 al momento della sua soppressione verso la metà dell Il Santuario di Beccetto. La località della Val Varaita era dipendenza dell Abbazia di Rivalta e svolgeva funzioni di Parrocchia e di Santuario mariano. La documentazione recuperata va dal 1697 al Altro fondo importante è quello del Monastero delle Monache del SS. Crocifisso, situato nel centro di Torino, dove ora si trova la chiesa di Santa Croce. 31

31 Cappella Palatina Registri parrocchiali Stati d anime Atti di matrimonio dei Principi di Savoia Registri del Grande Elemosiniere di S.M. Reale Ordine Militare di Savoia Archivio della S. Sindone Confraternite e Compagnie Compagnia dell Humiltà Congregazione dell Oratorio della Città di Chieri Congregazione di S. Francesco di Sales Compagnia delle Sette Sorelle Consortia di S. Giovanni Battista Compagnia del S. Nome di Gesù in Giaveno Arciconfraternita dello Spirito Santo Fondi Aggregati 2 32

32 La Cappella Palatina era la parrocchia interna a Palazzo Reale; nel fondo si conservano importanti documenti di Casa Savoia con i registri di nascita, matrimonio e morte di tutti i funzionari addetti al Palazzo, Stati d anime, libri di conti, ecc. Fino all Ancien Régime il Vescovo era anche Cappellano Palatino e Grande Elemosiniere di Sua Maestà, e qui si può trovare traccia delle elemosine fatte dal Re. Contiene inoltre documentazione sulla S. Sindone, sul Reale Ordine Militare di Savoia, sul cerimoniale, e una vasta corrispondenza. Le Confraternite sono associazioni di laici che coltivano una particolare spiritualità e che spesso svolgono anche importanti ruoli caritativi e assistenziali. Dotate di personalità giuridica e quindi con diritto di proprietà, assumono a loro spese un cappellano nominato dal Vescovo che celebra le funzioni stabilite e assiste i confratelli nelle loro esigenze spirituali. Hanno statuto proprio, registri di verbali, libri di conti, elenchi di iscritti, ecc. e non dipendono dalla parrocchia in cui hanno sede. Spesso sono dotate anche di una chiesa propria o almeno di un altare (cappella) nella chiesa parrocchiale. Il loro archivio è indipendente da quello della parrocchia di appartenenza. Di grande importanza è l Archivio della Arciconfraternita dello Spirito Santo, fondata a Torino nel 1575 nella chiesa di San Silvestro che si occupava della distribuzione di doti a fanciulle povere e gestiva l Ospizio dei Catecumeni. Similmente l Archivio di Consortia eretta presso la parrocchia Metropolitana alla fine del XV secolo, con finalità assistenziali e di mutuo soccorso. Le Compagnie sono associazioni di laici prevalentemente a scopo devozionale e solo di rado hanno personalità giuridica. Di solito fanno riferimento a un altare della chiesa parrocchiale, officiato da un sacerdote che si occupa di loro e che riceve le offerte delle Messe. I loro archivi generalmente modesti sono aggregati a quello della parrocchia di riferimento. 33

33 Università di Torino Piazze Guidetti Piazze Bianchi Carteggio dei Duchi di Genova Associazioni Cattoliche Vecchia Guardia Azione Cattolica di Torino Azione Cattolica di Giaveno ASCI - AGESCI Centro Studi sulla Resistenza Giorgio Catti Miscellanea dell Abate Torelli Fondo Donna d Oldenico Fondi Aggregati 3 34

34 I documenti del Centro Catti attualmente in fase di riordino sono prevalentemente a stampa ma non mancano anche testimonianze dirette, lettere, diari, resoconti, ecc. che sarebbero introvabili altrove. La ricchezza della documentazione è notevole. L Università di Torino, fondata nel 1405, per statuto aveva come Cancelliere lo stesso Vescovo di Torino; per questa ragione nei Protocolli vescovili si possono trovare diversi diplomi di licentia sia in teologia che in diritto canonico o in medicina. Sono conservati i registri dei laureati di queste te facoltà dal 1722 al 1729 e inoltre un Registrum Venerandi Collegii Dominorum Theologorum Taurini dal 1665 al A questo fondo sono legati anche i registri delle piazze ossia le borse di studio del Senatore Guidetti dal 1602 e le analoghe piazze istituite dal sacerdote Giuseppe Bianchi nel Antesignane delle moderne Fondazioni, queste due istituzioni subirono alterne vicende fino in tempi recenti. L associazionismo cattolico è impossibile da indicare in ogni suo dettaglio; oltre l Azione Cattolica è presente la documentazione di moltissimi gruppi più o meno consistenti che hanno segnato la storia religiosa e sociale di Torino. L archivio della Casa Ducale di Genova comprende essenzialmente il carteggio della principessa Elisabetta (Lilli) di Sassonia, Duchessa di Genova ( ) e i suoi congiunti alla corte di Dresda, soprattutto il padre, Giovanni Re di Sassonia, la madre Amalia di Baviera, il fratello Giorgio e le quattro sorelle. Il fondo intestato al Barone Giovanni Donna d Oldenico è costituito da pubblicazioni a stampa sulla storia ospedaliera in Europa e Italia, con particolare attenzione al Piemonte. 35

35 Termini ricorrenti Capitolo. Prende questo nome una riunione di monaci o di canonici regolari all inizio della quale si leggeva un capitolo della Regola. Di qui è sorto l altro significato della voce, cioè l assemblea generale di un Ordine religioso, destinata ad eleggere un nuovo superiore generale o ad emanare regolamenti. Si chiama capitolo anche una comunità di ecclesiastici dipendenti da una medesima chiesa, o canonici: capitolo collegiale o collegiata se annesso ad una chiesa non cattedrale, capitolo cattedrale se annesso a una chiesa cattedrale. Chierico. Membro del Clero, e dunque persona cui è demandata la celebrazione dell'ufficio divino e il governo spirituale dei fedeli, in contrapposizione a laico. Sono chierici sia coloro che si sono sottoposti semplicemente al taglio rituale dei capelli (tonsura), sia coloro che hanno ricevuto gli ordini minori (ostiario, lettore, esorcista, accolito), sia coloro che hanno ricevuto gli ordini maggiori (suddiacono, diacono, sacerdote). Nel Medioevo, diversamente da oggi, i sacerdoti erano solo una piccola minoranza dei chierici, molto numerosi sia per il gran numero e il rilievo politico ed economico degli enti ecclesiastici, sia perché l'appartenenza al Clero permetteva di ricorrere alla giustizia episcopale, sfuggendo a quella civile, ed era dunque un privilegio ricercato anche da persone che per il resto vivevano in tutto e per tutto come dei laici; non bisogna dimenticare che fra i chierici solo quelli che avevano ricevuto gli ordini maggiori non potevano sposarsi, e anche questo divieto rimase sulla carta, senza trovare reale applicazione, per gran parte del Medioevo. Il chierico è sovente litteratus, cioè conosce il latino, visto che si cominciava ad imparare a leggere esercitandosi sui Salmi; il laico invece è sovente illitteratus, cioè non sa il latino e per estensione, almeno fino a quando anche il volgare non assunse una dignità scritta, non sa leggere. Il termine «chierico» designa perciò, genericamente, il sapiente; tutti gli uomini di legge, ad esempio, sono considerati chierici, e con la formazione delle Università nel corso del Duecento lo statuto clericale è automaticamente esteso a professori e studenti. Per molto tempo, soprattutto fuori d'italia, anche le amministrazioni civili impiegano soprattutto chierici, i soli che sappiano leggere e scrivere; di qui l'inglese clerk, «impiegato». Commenda Dal latino commendare, «affidare»: è la prassi per cui una carica o un beneficio, vacanti, sono assegnati al titolare di un altro beneficio. L'uso di affidare, provvisoriamente, il governo di un'altra Diocesi a un Vescovo, o di un altro monastero a un abate, per la morte dei rispettivi titolari, è già in Gregorio Magno. Negli ultimi secoli del Medioevo, tuttavia, la prassi della commenda venne ampiamente utilizzata per consentire a personaggi influenti, Cardinali, parenti del Papa, a volte perfino laici, di godere delle rendite di un monastero o di un vescovato; il commendatario delegava un sostituto all' esercizio della carica, e poteva anche non mettere mai piede nella sua sede, pur incamerandone le entrate. L uso spregiudicato della commenda contribuì largamente a screditare la Chiesa nel Tre e Quattrocento e a preparare il terreno alla Riforma protestante. Convento Dal latino conventus, «adunanza»: casa dove abitano i religiosi o le religiose che abbiano pronunciato i voti solenni, e soggetta a clausura. Il termine è usato a volte come sinonimo di monastero o cenobio, anche se questi termini indicano più propriamente comunità di monaci o di monache, mentre per convento si intende di solito l abitazione di frati e suore. Col sorgere dei grandi Ordini mendicanti dediti alla predicazione, i conventi non vennero più costruiti, come i monasteri, in luoghi isolati e adatti alla contemplazione, bensì entro o vicino la cinta urbana, con una progressiva assimilazione agli edifici civili; mantennero però come elemento essenziale la chiesa e il chiostro. Fabbriceria Dal latino fabrica, istituzione risalente al V secolo che ha lo scopo di occuparsi della manutenzione degli edifici di culto e qualche volta di concorrere alle spese per l esercizio del culto stesso; gestita in gran parte da laici, o fabbricieri. Ha la sua origine nella quarta o portio fabricae, cioè una delle quattro parti in cui si dividevano le rendite del patrimonio ecclesiastico, originariamente in mano al Vescovo; la quarta serviva al mantenimento degli edifici di culto. Nel corso del tempo il patrimonium fabricae acquistò autonomia con personalità giuridica e amministrazione propria. In Toscana si chiamò opera, e operaio chi ne faceva parte, altrove cappella. In Piemonte l istituzione venne risuscitata da Napoleone con conseguenze disastrose sulla Chiesa locale. 36

36 Notaio Nell'impero romano, è lo scriba al servizio d'un privato; dopo l' invasione longobarda, il termine si applica più genericamente ai redattori di documenti, professionisti spesso di condizione ecclesiastica, che operano al servizio di un duca o di un Vescovo, ma anche di quei privati che ne richiedano l'opera. Nell'impero carolingio il notaio dev'essere nominato ufficialmente dall'imperatore o da un suo rappresentante, il conte palatino; i documenti da lui prodotti cominciano dunque ad assumere un carattere pubblico. A partire dal XII secolo, soprattutto in Italia, in connessione con la rinascita del diritto romano, questa connotazione istituzionale si accentua, e il notaio acquista uno statuto giuridico ben definito; per cui non si limita a redigere i documenti, ma li autentica mediante la propria sottoscrizione, oltre ad apporre un suo marchio professionale, diverso per ogni notaio, il signum tabellionis. Il documento prodotto da un notaio è ora definitivamente riconosciuto come instrumentum publicum, dotato di valore probatorio (publica fides). Ordine È un concetto chiave della cultura cristiana medievale, che può assumere forme diverse. Fin dai primi tempi le comunità cristiane cominciarono a distinguere dai semplici fedeli coloro che avevano ricevuto, per mano dei Vescovi cioè dei capi delle comunità, particolari responsabilità; il conferimento di tali responsabilità, o ordinazione, era visto come un sacramento, che conferiva per sempre una qualità particolare all'ordinato. Si costituì così la gerarchia ecclesiastica, suddivisa in ordini minori (ostiario, lettore, esorcista, accolito) e in ordini maggiori (suddiacono, diacono, sacerdote); gerarchia che compare per la prima volta in una lettera del Papa Cornelio I nel 251. Gli ecclesiastici nel loro insieme, coloro cioè che avevano ricevuto gli ordini di qualsiasi grado o almeno la tonsura, erano a loro volta considerati un ordine, contrapposto al laicato. Col diffondersi del monachesimo, e soprattutto col moltiplicarsi al suo interno di diverse regole e forme di vita a partire dall'età della riforma ecclesiastica, si cominciò a parlare di Ordine per indicare un insieme di comunità che vivevano tutte secondo la stessa regola e, di solito, obbedivano ad un unica autorità. All inizio,la parola Ordine se applicata ai Benedettini indicava la totalità dello stato monastico, dato che ogni singolo monastero era perfettamente autonomo e governato dal proprio abate; più tardi con Benedetto d Aniane, appoggiato da Ludovico il Pio, la parola passò a significare un determinato tenore di vita e una determinata osservanza, non ancora però un'unità giuridica; Ludovico il Pio nel capitolare emanato nell 817 ad Aquisgrana codificò le norme comuni per i Benedettini che dovevano essere valide per tutto l'impero. Solo gradatamente si aggiunse l idea di una corporazione centralizzata con un unità di gerarchia e di governo: in questo senso la si trova applicata dai Cluniacensi e dai Cisterciensi. Agli Ordini monastici e a quelli canonicali si aggiunsero dal X secolo gli Ordini mendicanti, e nel XVI secolo i chierici regolari, con abiti un po' differenti da quello del Clero secolare, senza ufficio corale per dedicarsi maggiormente alla cura delle anime e all insegnamento, come ad esempio i Barnabiti. I monaci, accomunati dalla regola benedettina ma discordi nella sua interpretazione, contavano nel Basso Medioevo i seguenti Ordini: Cluniacensi, Cisterciensi, Camaldolesi, Vallombrosani, Silvestrini, Olivetani, Certosini. I canonici regolari, egualmente accomunati, per lo più, dalla regola agostiniana ma con diversi stili di vita, contavano diversi Ordini, fra cui i Premostratensi, senza contare gli Ordini militari e ospedalieri come Templari, Ospedalieri di San Giovanni, Teutonici e Crociferi; nonché molte Congregazioni, contraddistinte non tanto da una diversa interpretazione della regola agostiniana quanto dalla comune obbedienza, come i canonici del Gran San Bernardo. Gli Ordini mendicanti erano costituiti dai Francescani, o frati Minori, dai Domenicani o frati Predicatori, dai Servi di Maria, dai Carmelitani, dai Minimi. I Trinitari e gli Eremitani di Sant Agostino furono annoverati fra gli Ordini mendicanti solo nel 1579, i Mercedari nel All'interno dell Ordine religioso, soprattutto se mendicante, possono distinguersi il prim Ordine, il second Ordine, e il terz Ordine: il primo è quello maschile, che risale direttamente al fondatore; il secondo è quello delle monache che adottano la stessa regola del primo, per esempio le Clarisse nel caso dei Francescani; il terz ordine è costituito dai laici che vogliono, per quanto lo permette il loro stato, partecipare allo scopo e agli ideali dell Ordine. 37

37 Parrocchia Dal greco, «vicinato»: la più piccola circoscrizione ecclesiastica, formata da un gruppo di fedeli affidati alle cure di un sacerdote detto parroco. La divisione in parrocchie cominciò a farsi quando i cristiani, essendo aumentati di numero, non potevano più recarsi tutti insieme in un medesimo luogo di culto; a Roma l' organizzazione ecclesiastica era divisa in venticinque titoli, che corrispondevano alle odierne parrocchie. Nelle campagne le parrocchie vennero organizzate molto più tardi; ancora nei secoli intorno al Mille l' organizzazione ecclesiastica era piuttosto incentrata sulle pievi, le sole chiese col diritto di battezzare: le pievi erano molto meno numerose delle comunità contadine, sicché da ogni pieve dipendevano molte altre chiese, senza la distinzione attuale fra parrocchie e cappelle. Solo nel Basso Medioevo, a causa soprattutto della vigorosa crescita demografica, divenne necessario estendere la facoltà di battezzare almeno a una chiesa per ogni villaggio, e cominciarono a organizzarsi i territori parrocchiali. Patronato Nell Alto Medioevo, quando un grande proprietario terriero faceva costruire a sue spese, sui suoi fondi, una chiesa per i suoi contadini, dotandola di rendite per il sostentamento del Clero, si riconosceva di solito che la chiesa fosse di sua proprietà, ciò che comportava il diritto di nominare il sacerdote a essa addetto; erano queste le cosiddette chiese private. Nei secoli di disordine intorno al Mille, caratterizzati dal collasso dell' amministrazione imperiale e dal sorgere incontrollato di poteri locali, si manifestò fra i potenti la tendenza ad estendere la propria autorità sulle chiese che rientravano nella loro sfera d'influenza; gli stessi Vescovi, fortemente compromessi con la politica, concessero frequentemente in feudo pievi e chiese delle loro Diocesi ai propri parenti o vassalli. Fra XI e XII secolo il movimento riformatore, rivendicando una maggior distinzione fra laicato e mondo ecclesiastico, e in generale la liberazione della Chiesa dalle intromissioni dei potenti, riuscì a costringere principi e signori a rinunciare alla proprietà delle chiese, restituendola ai Vescovi; in molti casi, tuttavia, fu necessario in cambio riconoscere all antico proprietario il diritto di presentare al Vescovo un candidato, allorché era necessario nominare il parroco o il cappellano. Questo diritto di presentazione è noto come patronato, o giuspatronato. Ancora più spesso i Vescovi vennero appoggiati, nell'opera di recupero delle chiese private, da comunità monastiche o canonicali, la cui influenza era forte fra i laici; in cambio, tali comunità ottennero esse stesse il patronato sulle chiese recuperate, nominando di solito qualcuno dei propri membri. Negli ultimi secoli del Medioevo si diffuse infine, fra laici ed ecclesiastici, l'abitudine di impiegare in punto di morte parte delle proprie sostanze per fondare una cappellania, cioè un beneficio destinato a mantenere in perpetuo un cappellano, con l'obbligo di dir Messa ogni giorno per l'anima del fondatore; quest'ultimo riservava di solito ai suoi discendenti il diritto di presentazione. In queste diverse forme il patronato continuò ad essere praticato ben oltre la fine del Medioevo, rappresentando un importante risorsa economica e di prestigio per nobili e notabili. Pieve Da plebs, «popolo», cioè la comunità dei battezzati. Nell' Alto Medioevo si intese sia la comunità dei fedeli, sia il distretto territoriale su cui era stanziata la comunità, sia anche l' edificio ecclesiastico con diritto di sepoltura e di battesimo, retto da un sacerdote detto pievano, coadiuvato da altri chierici. Le pievi erano molto meno numerose delle attuali parrocchie, o anche semplicemente delle chiese allora esistenti, sicché da ogni pieve dipendevano diverse chiese minori; il territorio plebano con l'insieme delle chiese subordinate alla pieve era detto piviere. La crescita demografica del Basso Medioevo obbligò a concedere la facoltà di battesimo e di sepoltura a un numero assai maggiore di chiese, dando vita alla rete delle parrocchie; rispetto a queste ultime le pievi mantennero allora un primato puramente onorifico. 38

38 Protocollo Dal greco, «primo» e «colla». Originariamente, in un papiro il primo dei fogli incollati; nella cancelleria medievale indicò il primo dei fogli incollati di un rotolo o di un codice o di un documento; per estensione è passato a indicare la parte introduttiva d'un documento. Il termine protocollo designa altresì il registro delle imbreviature notarili, cioè il volume in cui i notai redigevano la minuta di ogni documento, già dotata di per sé di valore probatorio, e da cui si traevano poi le copie destinate alle parti; i più antichi protocolli conservati risalgono alla fine del XII secolo e rappresentano fonti di grande ricchezza per lo studio dei traffici. Titolo Si chiama titolo di una chiesa il mistero o il Santo a cui la chiesa è dedicata; ciò è probabilmente derivato dal fatto che le prime adunanze dei cristiani avvenivano nelle proprietà private, sub titulo, cioè sotto la protezione di un nome potente. Il nome di «titolo» è rimasto alle chiese di Roma (chiese titolari) alle quali è preposto un Cardinale dell Ordine dei Preti, come ad esempio: Cardinale del Titolo di Santa Prassede. La prima menzione sicura di titolo si ha nel primo Concilio romano del 499. Vescovo Dal latino episcopus, a sua volta dal greco, «ispettore», «sovrintendente»: è il dignitario ecclesiastico che dirige una Diocesi possedendo la pienezza del sacerdozio; egli ha un'autorità superiore a quella del sacerdote, conferitagli, insieme con la particolare giurisdizione, attraverso la consacrazione episcopale: che non è tuttavia un sacramento diverso, ma amplia il carattere preesistente dell' ordinazione sacerdotale, conferendo al Vescovo il potere di amministrare fra i sacramenti la Cresima e l Ordine sacro (ordinare i sacerdoti), e di esercitare le funzioni del grado episcopale, cioè di governare ed amministrare la Diocesi. Il Vescovo nella Chiesa primitiva era nominato dall'assemblea del popolo e del Clero, al cui interno divenne col tempo sempre più importante il ruolo del capitolo cattedrale. Già i re romano-barbarici avevano cominciato a intervenire nella nomina dei Vescovi e degli abati; Ottone I, conferendo sempre maggiori responsabilità politiche ai Vescovi, accentuò al tempo stesso il proprio controllo sulla loro elezione, donde i violenti contrasti fra papato ed impero che sfoceranno nella cosiddetta lotta per le investiture. I Vescovi convocano Sinodi e partecipano ai Concili. Si distinguono in Patriarchi Metropoliti, Arcivescovi e Vescovi. Il Patriarca, a partire dal IV secolo, designò il più alto grado di dignità e di giurisdizione dell Episcopato, titolo attribuito ai Vescovi di Antiochia, Alessandria d'egitto, Costantinopoli, Gerusalemme, Aquileia (poi Venezia). Con Metropolita si intende un Arcivescovo in rapporto ai Vescovi che fanno parte della sua Provincia ecclesiastica e sui quali egli esercita una giurisdizione, detti Vescovi suffraganei. Arcivescovo è il titolare di un Archidiocesi; di solito, questa è anche il centro di una Provincia ecclesiastica, che comprende anche le Diocesi dei Vescovi suffraganei; un Arcivescovo che non abbia suffraganei non può essere indicato con il titolo di Metropolita. I Vescovi oggi si distinguono in residenziali e titolari; in suffraganei ed esenti; in coadiutori e ausiliari. Residenziali sono i Vescovi obbligati a risiedere nel territorio della propria Diocesi; sono i pastori proprii della Diocesi loro affidata. Titolari, detti fino al 1882 in partibus [infidelium], sono i Vescovi ai quali viene assegnato un territorio che un tempo corrispondeva ad una Diocesi ma nel quale non possono esercitare una giurisdizione. Suffraganei sono i Vescovi collegati ad un metropolita; esenti sono invece i Vescovi che dipendono immediatamente dal Sommo Pontefice. Coadiutori e Ausiliari sono i Vescovi aggiunti all' Ordinario della Diocesi per aiutarlo nell' amministrazione. Vicario Apostolico Dal latino vicarius, derivato da vicis, «vece»: è un Vescovo residenziale di un territorio che non ha al momenti il titolo di Diocesi. A partire da Bonifacio VIII il Vicario apostolico era inviato a reggere la sede vacante di una Diocesi, anche solo in caso di vecchiaia o malattia del Vescovo. Nota Bene: Le precedenti voci di glossario sono tratte e adattate da: Barbero Frugoni, Dizionario del Medio Evo. Ed. Laterza, di cui si consiglia vivamente la lettura. 39

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