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1 PARASSITOLOGIA 1

2 Il termine parassita si riferisce a organismi appartenenti ai due principali gruppi tassonomici: Protozoi Elminti I protozoi sono eucarioti monocellulari, somiglianti ai lieviti nelle dimensione e nella semplicità strutturale Gli elminti sono macroscopici vermi multicellulari che possiedono tessuti differenziati ed un complesso sistema di organi. 2

3 Infezioni molto frequenti sia nei paesi meno sviluppati che in quelli industrializzati. Grave problema negli immunocompromessi. 3

4 I protozoi costituiscono un gruppo non omogeneo di organismi: unicellulari eucarioti eterotrofi 4

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6 Sono causa di importanti malattie nell'uomo. La loro distribuzione geografica dipende spesso dalla distribuzione del vettore (insetto) e dalla temperatura ambientale. La loro diffusione dipende anche dalle condizioni igieniche (trasmissione oro-fecale). La moltiplicazione per fissione binaria, permette all'organismo di moltiplicarsi velocemente, soprattutto in assenza di una risposta immunitaria sufficiente. Spesso si riproducono sessualmente solo nel vettore. Durante le varie fasi dei loro cicli biologici possono esprimere antigeni diversi sulla loro superficie e, durante le fasi intracellulari, antigeni diversi sulla superficie della cellula ospite. 6

7 Classificazione La modalità di riproduzione e le strategie locomotorie sono utilizzate per suddividere i protozoi in quattro gruppi principali. 7

8 Classificazione Flagellati A localizzazione intestinale o in grado di invadere il sangue A localizzazione intestinale Amebe o nel sistema meningoencefalico Sporozoi Ciliati in grado di invadere il sangue e i tessuti profondi, o a localizzazione intestinale a localizzazione intestinale Sporigeni Gli sporigeni iniettano lo sporoplasma infettante nella cellula ospite mediante un filamento tubulare. 8

9 STRUTTURA Organismi unicellulari mobili, chemiosintetici ed eterotrofi; La cellula, grande da 2 a 100 mm, è costituita da citoplasma e nucleo, che contiene cromatina e un nucleolo centrale detto cariosoma. La membrana plasmatica media gli scambi con l esterno. Il citoplasma è diviso in endoplasma interno ed un sottile ectoplasma esterno 9

10 L endoplasma granulare è coinvolto nella funzione nutritiva e spesso contiene riserve di cibo, vacuoli contrattili e particelle digerite L ectoplasma è organizzato in organelli specializzati nella locomozione. Alcuni posseggono degli pseudopodi, altri ciglia o flagelli (costituiti da microtubuli). Pseudopodi, estroflessioni della membrana plasmatica Ciglia o flagelli prodotti da granuli basali intracitoplasmatici. I flagelli sono più lunghi e meno numerosi. Le ciglia sono corte e numerose. 10

11 blefaroplasto: organello alla base del flagello da cui si generano i movimenti del flagello. Assonema: complesso altamente organizzato di microtubuli che costituisce la struttura interna di ciglia e flagelli. 11

12 ciglia pseudopodi (amebe) flagelli 12

13 L energia viene prodotta mediante reazioni fermentative ed ossidative (ad opera dei mitocondri); vengono sintetizzate proteine (sul reticolo endoplasmatico rugoso) ed elaborati enzimi litici (dai lisosomi) L apparato del Golgi ha funzione secretoria e di deposito di sostanze ad azione enzimatica, mentre i vacuoli contengono riserve nutritizie, acqua o sostanze di rifiuto. 13

14 STRUTTURA DI UN PROTOZOO 14

15 Aperture specializzate per l assunzione di materiale nutritivo La maggior parte dei protozoi parassiti sono anaerobi facoltativi, eterotrofi, e devono assimilare nutrienti organici. L assunzione si verifica inglobando materiale solubile (pinocitosi) o insolubile (fagocitosi) in vacuoli digestivi. citopige: apertura posteriore per l eliminazione delle scorie citostoma: apertura anteriore per l assunzione degli alimenti 15

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17 MEMBRANA CITOPLASMATICA La membrana citoplasmatica è costituita da un doppio strato di fosfolipidi con proteine aventi funzioni di recettori di membrana e di trasporto Talora è: - pluristratificata pellicola - impregnata di sostanze minerali come carbonato di calcio o silice (Radiolari e Foraminiferi) Glicocalice Presente in alcuni protozoi parassiti: ha funzioni protettive nei confronti delle reazioni immunitarie dell'ospite 17

18 Strutture di adesione all ospite Assostilo:presente solo in alcuni protozoi, è una coda uncinata, presente sul lato opposto rispetto a quello dei flagelli, che si pensa sia utilizzata per aderire alle cellule bersaglio del parassita. Provoca nell'ospite irritazione o infiammazione. (Es Trichomonas vaginalis) Complesso apicale: Complesso di organelli filamentosi, tubulari, disposto ad anello nell'estremità apicale, visibile solo col microscopio elettronico. Media la penetrazione nella cellula ospite. E costituito da un conoide formato da microtubuli e dotti che sfociano all apice del complesso e di vescicole contenente enzimi litici che aiutano la penetrazione nella cellula parassitata 18

19 Disco adesivo ventrale di Giardia intestinalis Il contatto con le cellule dell ospite è determinato da una coppia di flagelli annessi ad un disco centrale che funziona come una sorta di ventosa e che utilizzano per aderire all'orletto a spazzola degli enterociti. Generalmente la moltiplicazione del parassita e la sua adesione all'epitelio intestinale provoca un'infiammazione ma non si verifica necrosi né il parassita migra in spazi extraintestinali Molti protozoi utilizzano delle lectine, dette anche proteineponte, per legarsi a specifici recettori polisaccaridici della cellula ospite 19

20 La sopravvivenza dei protozoi è garantita da tecniche riproduttive e protettive altamente sviluppate. Se esposti ad un ambiente sfavorevole divengono meno attivi metabolicamente e producono una parete cistica in grado di proteggere l organismo da condizioni letali. Mettono in atto meccanismi immunoevasivi per sopravvivere all interno dell ospite. 20

21 RIPRODUZIONE Può avvenire sessualmente per: Fecondazione: fusione permanente di due cellule e formazione di uno zigote; Coniugazione: fusione temporanea di due cellule con scambio di materiale nucleare. Può avvenire asessualmente per: Scissione binaria: da una cellula madre, per divisione mitotica, si liberano due cellule figlie; Endoduogenia: all interno della cellula madre si formano due cellule figlie; Scissione multipla o schizogonia: il nucleo si divide più volte ed ogni frammento si circonda di una porzione di citoplasma; Sporogonia: scissione multipla che ha luogo dopo un processo riproduttivo sessuato. 21

22 Gli elminti Il nome generico di elminti (dal greco hélmins, verme) viene dato ai vermi, alcuni dei quali sono parassiti dell uomo, che rappresenta l habitat in cui svolgono il proprio ciclo vitale, e diffusissimi nelle popolazioni dei Paesi in via di sviluppo e nelle aree tropicali e subtropicali. Differiscono molto dagli altri microrganismi per forma macroscopica, struttura pluri-cellulare, complessità del ciclo vitale (larve,mute,verme adulto). Presentano inoltre la capacità di migrare all interno dell ospite, in cui possono non riprodursi direttamente, hanno un tempo di crescita molto lungo e la capacità di indurre eosinofilia. Possono vivere in ambienti diversi e si adattano a sopravvivere in condizioni avverse, per esempio in presenza di difese chimiche e cellulari dell organismo ospite. 22

23 Gli elminti 23

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26 Gli elminti Sono dotati di simmetria bilaterale, con la lunghezza che varia da un mm ad un metro. Il corpo è protetto da una cuticola acellulare, che può essere liscia o presentare tubercoli e spine. Ha la funzione di proteggere il verme dai fluidi digestivi. All estremità anteriore sono presenti ventose, uncini, denti o placche utilizzate per impiantarsi sull ospite. 26

27 Gli elminti Hanno organi ben differenziati (sistema escretore e nervoso primitivo, un sistema riproduttivo, un intestino). Assente il sistema circolatorio. 27

28 Gli elminti 28

29 Gli elminti 29

30 FISIOLOGIA Si nutrono per ingestione o assorbimento di fluidi, tessuti lisati o contenuti intestinali dei loro ospiti. Respirazione anaerobica sebbene le forme larvali richiedono spesso ossigeno. La maggior parte degli elminti è ovipara, alcune specie sono vivipare. Sopravvivono per settimane nell ospite, ma in alcuni casi anche per anni. 30

31 TRASMISSIONE E PATOGENICITÀ DEI PARASSITI 31

32 MODALITÀ DI TRASMISSIONE Vivono come ENDOPARASSITI nell apparato digerente, in quello genitourinario ed in quello respiratorio, oppure nei tessuti, ed hanno quindi diverse modalità di propagazione. Ci si può infettare: 1. per contagio umano diretto (fecaleorale,sessuale Trichomonas vaginalis); 2.per contagio mediato da acqua, cibi e oggetti contaminati o per ingestione di carni parassitate (Entamoeba histolytica); 3.in seguito a puntura di artropodi che ne sono i vettori biologici (Plasmodium falciparum). 32

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34 PATOGENICITA Le infezioni parassitarie sono sempre esogene La gravità di una parassitosi è correlata alla dose infettante e al numero dei parassiti, che spesso sono incapaci di replicarsi all interno dell ospite Al contrario di molte infezioni batteriche e virali, quelle parassitarie spesso cronicizzano Le manifestazioni delle parassitosi sono dovute, oltre che alla presenza del parassita e al danno meccanico o chimico prodotto da esso sui tessuti, alla risposta immunitaria evocata nell ospite 34

35 INTERFERENZA DEI MICRORGANISMI CON LA RISPOSTA IMMUNITARIA E SUA ELUSIONE Le dimensioni dei parassiti, la complessità delle strutture e le attività metaboliche provocano nei loro ospiti una risposta immunitaria notevole. L immunità acquisita è spesso assente, ma quando è presente riesce solo a ridurre le manifestazioni cliniche più che a distruggere o a eliminare l agente eziologico. La ridotta risposta non è dovuta ad una carenza immunologica dell ospite, ma a meccanismi di evasione messi in atto dai parassiti. 35

36 INTERFERENZA DEI MICRORGANISMI CON LA RISPOSTA IMMUNITARIA E SUA ELUSIONE Nelle elmintiasi i vermi penetrano nei tessuti stimolando la produzione di IgE, che tramite l Fc si legano alle mast cellule e basofili. Gli anticorpi prodotti determinano il rilascio di istamina e di altri mediatori che portano alla distruzione del parassita mediante un meccanismo di immunità cellulo-mediata. Gli eosinofili giocano un ruolo primario. 36

37 COME ELUDONO LA RISPOSTA IMMUNITARIA? Evasione dell immunità celandosi in aree del corpo protette immunologicamente (localizzazione intracellulare) Alterazione continua degli antigeni di superficie Soppressione dei meccanismi dell ospite. T. cruzi è in grado di lisare la membrana del fagosoma e raggiungere il citoplasma, mentre Toxoplasma gondii inibisce la fusione del fagosoma agli enzimi lisosomiali. Diverse specie di Leishmania resistono all azione degli enzimi lisosomiali e sopravvivono nei fagolisosomi. Le larve di alcuni cestodi si incistano nei tessuti sfuggendo al sistema immune. 37

38 COME ELUDONO LA RISPOSTA IMMUNITARIA? Poiché il sistema immune riconosce gli antigeni di superficie, una mutazione di questi vanifica la risposta immune. Molti parassiti provocano alterazione dei loro antigeni di superficie per questo gli anticorpi precedentemente prodotti risultano inefficaci I I tripanosomi si ricoprono con un sottile strato di glicoproteine quando circolano nel torrente ematico,altri protozoi si mascherano con antigeni ematici ed immunoglobuline dell ospite. 38

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40 ADESIONE E REPLICAZIONE 40

41 INTERFERENZA DEI MICRORGANISMI CON LA RISPOSTA IMMUNITARIA E SUA ELUSIONE 41

42 INTERFERENZA DEI MICRORGANISMI CON LA RISPOSTA IMMUNITARIA E SUA ELUSIONE 42

43 INTERFERENZA DEI MICRORGANISMI CON LA RISPOSTA IMMUNITARIA E SUA ELUSIONE 43

44 DIAGNOSI Dimostrazione diretta del parassita nel campione da esaminare. Nel caso delle infezioni intestinali un campione di feci, fresco o colorato può essere sufficiente per la diagnosi. Talvolta può essere necessario esaminare biopsie di mucosa intestinale o effettuare aspirati del duodeno. Alcuni parassiti necessitano di campionamenti ripetuti per essere diagnosticati in quanto sono presenti in maniera intermittente nelle feci. 44

45 DIAGNOSI Nel caso delle infezioni tissutali o ematiche l identificazione è più complessa. L esame diretto del sangue è utile per l identificazione dei parassiti malarici, di leishmanie, tripanosomi e larve di filarie. La concentrazione di questi organismi nel sangue è fluttuante per questo è necessario raccogliere campioni a tempi diversi. Vermi polmonari possono essere analizzati nell espettorato. 45

46 DIAGNOSI Tecniche immunologiche e molecolari forniscono un valido supporto nel caso di diagnosi complesse. Kit diagnostici per l identificazione di antigeni parassitari disponibili per la diagnosi di Pneumocystis (sevrezioni polmonari), Trypanosoma vaginalis (fluidi genito-urinari), Entamoeba hystolitica, Giardia e Cryptosporidium (feci). Sonde molecolari disponibili per l identificazione di Plasmodium falciparum, Trypanosoma brucei, Onchocerca e per gli agenti eziologici della filariasi linfatica. 46

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48 TERAPIA Molti degli agenti antiparassitari sono stati sintetizzati de novo piuttosto che sviluppati da sostanze naturali. Elevata tossicità, determinano effetti collaterali indesiderati sulle cellule dell ospite. Si preferiscono, talvolta, trattamenti brevi a basse dosi per ridurre la tossicità del farmaco. La maggior parte dei farmaci antiprotozoari interferiscono con la sintesi degli acidi nucleici o con il metabolismo dei carboidrati. Gli antielmintici agiscono compromettendo la via glicolitica o la funzione neuro-muscolare del verme. 48

49 Resistenza Come accaduto per gli antibatterici, l impatto degli agenti antiparassitari è stato compromesso dallo sviluppo di resistenza da parte del parassita. Probabili mutazioni e selezione dovuto all uso intensivo, spesso profilattico, di tali farmaci. Sembra che la resistenza possa essere causata da un ridotto assorbimento della sostanza. 49

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51 Amebe I rizopodi o le amebe, sono tra i protozoi più primitivi. Si riproducono per scissione binaria, muovendosi mediante pseudopodi. Quando le condizioni ambientali diventano meno permissive, la maggior parte delle amebe producono un rivestimento esterno chitinoso che le circonda e le protegge. Queste forme sono chiamate cisti e sono in grado di sopravvivere per lunghi periodi. La maggior parte delle specie è a vita libera, diffusa in natura. Altre possono causare patologie nell uomo (Naegleria e Acanthamoeba). Altri generi, Entamoeba, Endolimax e Iodamoeba, sono invece parassiti obbligati dell apparato digerente dell uomo. 51

52 Entamoeba histolytica Possiede sia la forma vegetativa (trofozoite) che quella cistica. I trofozoiti sono microaerofili, colonizzano il lume del colon o la mucosa; si nutrono di batteri e cellule dove si moltiplicano rapidamente sfruttando le condizioni di anaerobiosi dell intestino. In presenza di diarrea i trofozoiti passano inalterati nelle feci liquide. Si riconoscono per la motilità e l endoplasma granulare. I ceppi invasivi hanno dimensioni maggiori e possono contenere eritrociti fagocitati nel citoplasma. 52

53 La cisti matura diventa tetranucleata. 53

54 La cisti matura può sopravvivere nell ambiente esterno fino ad una temperatura di 55 C e ad elevate concentrazioni di cloro. L uomo è il principale ospite e serbatoio di E. histolytica. La trasmissione uomo-uomo avviene quando il parassita, eliminato con le feci di un ospite infetto, è ingerito da un altro individuo. Il passaggio è possibile solo grazie alle cisti in quanto il trofozoita muore subito nell ambiente esterno. E sufficiente una sola cisti per provocare l infezione! 54

55 Attraversato lo stomaco la cisti raggiunge il duodeno. Qui si disgrega la parete cistica rilasciando un amebula tetranucleata. Questa si divide in trofozoiti, raggiungono il colon e il crasso. Si ha necrosi tissutale con trofozoiti intorno. La colonizzazione è maggiore nei tratti dove c è stasi fecale quali il cieco, il sigma e il retto. Nelle feci normali i trofozoiti si incistano prima di lasciare l intestino. 55

56 Patogenesi Danno dovuto a: proteinasi extracellulari che attivano il complemento e degradano il collagene. Adesione: lectine galattosio specifiche, che mediano l adesione alla mucosa intestinale e inducono lisi cellulare, mediante la produzione di una proteina pore forming che forma lesioni tubulari. La distruzione tissutale è favorita dai costituenti tossici dei neutrofili rilasciati in seguito alla loro lisi (provocata dai trofozoiti). 56

57 Patogenesi Caratteristica: formazione di ulcere a fiasco, dovute alla penetrazione del protozoo nella sottomucosa, alla sua proliferazione e alla sua tendenza ad espandersi lateralmente piuttosto che in profondità. L estesa area necrotica favorisce infezioni batteriche secondarie, formazione di un tessuto di granulazione ed ispessimento fibrotico, denominato amebomi, simili a tumori. Le amebe possono anche diffondere nella circolazione e raggiungere fegato, polmoni, cervello e milza. 57

58 Manifestazioni cliniche Spesso i soggetti infetti sono asintomatici e le amebe possono vivere da commensali nel tratto intestinale. Tuttavia, ceppi virulenti provocano invasione tissutale. I sintomi associati sono diarrea, flatulenza e crampi addominali. La diarrea è intermittente alternata a periodi di normalità o costipazione. Le feci da diarrocihe ad acquose contengono muco e sangue. Il 5% dei soggetti sviluppa ascesso epatico. Possono aversi polmonite, empiema o peritonite. 58

59 Epidemiologia Il tasso di infezione da E. histolytica è più elevato nei paesi a clima caldo, in particolare nelle aree con condizioni igienico-sanitarie degradate. Rappresenta la terza causa di morte per parassitosi dopo malaria e schistosomiasi. Ascessi epatici amebici possono essere presenti. La trasmissione diretta oro-fecale è dovuta a scarsa igiene personale. Trasmissione sessuale in maschi omosessuali. Trasmissione attraverso cibo o acqua contaminati. 59

60 Diagnosi di laboratorio Identificazione di trofozoiti e cisti nelle feci e trofozoiti nei tessuti. Necessaria la raccolta di più campioni fecali. Nell amebosi extraintestinale l esame copromiscroscopico risulta spesso negativo. Test immunologici per la ricerca di antigeni fecali e PCR con sonde specifiche per ceppi patogeni di E. histolytica. 60

61 Terapia Amebosi acuta fulminante è trattata con metronidazolo (interferisce con il DNA batterico e protozoario) seguito da iodochinolo, diloxanide furoato (meccanismo d azione sconosciuto). Iodochinolo= è una chinolina che si accumula nelle cellule parassitate bloccando la sintesi del DNA. Interferiscono con l azione di enzimi specifici. Meccanismo non ben noto. Metronidazolo= Attacca le piruvato-deidrogenasi. Inibizione della DNA e RNA polimerasi, mancata formazione degli acidi nucleici. 61

62 Toxoplasma gondii L agente eziologico della toxoplasmosi è un altro sporozoo intracellulare obbligato, Toxoplasma gondii. A differenza dei plasmodi, il ciclo riproduttivo sessuato e asessuato avviene nel tratto gastroenterico dei felidi che rappresentano l ospite definitivo del parassita. L infezione viene trasmessa attraverso l ingestione di oocisti emesse con le feci di felini infetti. 62

63 Toxoplasma gondii TRASMISSIONE ingestione di cisti mediante il consumo di carne cruda o poco cotta ingestione accidentale di oocisti per contatto con un gatto dalla donna al feto per via transplacentare trasfusioni di sangue 63

64 Ospite definitivo: GATTO I principali stadi del parassita sono la oocisti, il trofozoite e la cisti tissutale. 64

65 L oocisti deriva dalle fecondazione del gamete maschile e quello femminile. E ovale e misura mm. Ha una parete spessa che la rende resistente ai fattori ambientali. Distrutta a 66 C e da formalina e iodio. Nell ambiente esterno l oocisti matura formando prima due sporocisti e poi 4 sporozoiti. La sporulazione avviene tra i 4 C e i 37 C. Lo sporozoite si diffonde tra gli animali a sangue caldo tramite la trasmissione oro-fecale. 65

66 Il trofozoite è la forma proliferativa asessuata responsabile dell invasione cellulare e della patologia. Ha una forma arcuata di 3-7 mm e può invadere tutte le nucleate. Sebbene i tachizoiti, altra forma asessuale non responsabile dell invasione, siano intracellulari obbligati, possono sopravvivere fuori delle cellule in diversi fluidi biologici per diversi giorni. Non sopravvivono nel tratto digestivo e pertanto non sono infettanti per ingestione. 66

67 Cisti tissutali La cisti matura, grande dai mm, produce al suo interno i bradizoiti, simili ai tachizoiti ma più piccoli. Le cisti tissutali sono resistenti agli enzimi digestivi e sono infettanti come le oocisti, per gli animali che le ingeriscono. Sopravvivono alle temperature di refrigerazione e sono inattivate dal congelamento e scongelamento e dalle normali temperature di cottura. 67

68 La riproduzione sessuata avviene nell intestino del gatto. I parassiti ingeriti penetrano all interno delle cellule epiteliali dell ileo. I trofozoiti all interno delle cellule sono protetti da un vacuolo in cui avviene la schizogonia. Si rompe la cellula e si liberano i merozoiti che infetteranno le cellule adiacenti. Qui ripeteranno un altro ciclo asessuato o si differenziano in gametociti dando avvio alla riproduzione sessuata. La fusione di un gamete maschile e femminile porterà alla formazione di una oociste ovale che viene emessa con le feci. 68

69 La maturazione delle oocisti (sporogonia) avviene nell ambiente esterno. Si formano gli sporozoiti. Nell ospite suscettibile come l uomo, gli sporozoiti sono rilasciati dalle oocisti e penetrano nei macrofagi, nei quali si sviluppano esemplari sottili e semilunari definiti tachizoiti. I macrofagi veicolano i tachizoiti verso tutti gli organi. Qui avviene la fase schizogonica (asessuata) che porta al rilascio di tantissimi parassiti che invadono le cellule adiacenti ripetendo il ciclo asessuale. 69

70 Successivamente per sfuggire alla risposta immune i toxoplasmi si incistano nei tessuti sviluppandosi in forma a lenta replicazione e più corte, definite bradizoiti, che portano alla cronicizzazione della malattia. 70

71 Molti parassiti sono uccisi dal sistema immunitario. In alcuni organi come cervello, cuore, e muscoli scheletrici, i trofozoiti producono una membrana che li protegge, all interno della quale continua la moltiplicazione. In questo modo possono sopravvivere per anni nell ospite. 71

72 PATOGENESI La toxoplasmosi è una patologia generalmente benigna che può presentare complicanze durante la gravidanza soprattutto per le alterazioni fetali che può provocare. Circa il 50% della popolazione umana degli Stati Uniti è venuta a contatto con questo sporozoo In condizioni normali la malattia si manifesta con lievi linfoadenopatie che si risolvono nel giro di qualche mese. La risposta immunitaria induce la produzione di IgG, IgA, IgM. Le manifestazioni cliniche si manifestano in tre modi: Toxoplasmosi acquisita: linfoadenopatia febbrile autolimitante Toxoplasmosi congenita: aborto, corioretinite Toxoplasmosi di riattivazione: infezione letale nell immunodepresso. 72

73 Epidemiologia Infezione acquisita tramite ingestione di oocisti depositate da parte di gatti infetti. Il gran numero di oocisti emesse e la loro resistenza nell ambiente favoriscono la trasmissione. A rischio i bambini che giocando possono venire a contatto con ambienti contaminati da feci di gatto o con adulti che si occupano dell igiene degli animali. Cisti tissutali presenti in carni destinate al consumo umano. Maiale, montone, meno diffuse in bovini e pollame. 73

74 Epidemiologia Trasmissione congenita. 1 su 500 donne in gravidanza acquisisce il parassita e dal 10 al 20% diventano sintomatiche. Dalla madre infetta T. gondii raggiunge il feto. Il rischio di trasmissione transplacentare è indipendente dal grado di malattia nella madre ma è correlato con lo stadio di gestazione. Prima si acquisisce l infezione (primo trimestre di gestazione) più grave risulterà la patologia. Il 20% dei feti subirà danni gravi. Possibilità di trasmissione anche tramite fluidi biologici infetti. 74

75 Patogenesi e immunità Ospite immunocompromesso Nel paziente immunocompromesso la toxoplasmosi è una malattia grave e a volte fatale. Può portare a disseminazione massiva per mancanza di controllo da parte del sistema immune, con polmoniti necrotizzanti, miocarditi ed encefaliti. La toxoplasmosi acuta si manifesta per la riattivazione di un infezione cronica e latente, a causa di terapia immunosoppressive di varia natura. Encefalite da toxoplasmosi comune nei soggetti affetti da AIDS. 75

76 Patogenesi e immunità Toxoplasmosi congenita Meccanismi immunitari poco sviluppati nell utero. Se l infezione si diffonde nel sistema nervoso centrale l esito è catastrofico. Aborto prima grave conseguenza. Infezioni fetali e danni ai neonati: microcefalia, idrocefalia, calcificazioni cerebrali, convulsioni e ritardo psicomotorio. Tali patologie possono essere accompagnate da sintomi gastrointestinali, febbre, epatiti, polmoniti e rash cutanei. I bambini che contraggono la toxoplasmosi più tardi nello sviluppo prenatale sono sani alla nascita ma sviluppano sintomi come epilessia, ritardo o strabismo che compaiono dopo mesi o anni. 76

77 Patogenesi e immunità Toxoplasmosi congenita Patologia più comune è la corioretinite, dovuta alla probabile riattivazione di una cisti tissutale, si manifesta nei primi anni di vita, ma anche nell adolescenza, con dolori oculari e diminuzione della capacità visiva. Lesioni bilaterali. La vista migliora con il dimuire dell infiammazione se la macula non è coinvolta. 77

78 Patogenesi e immunità Ospite normoergico La toxoplasmosi acquisita dopo la nascita porta ad una linfoadenopatia asintomatica localizzata. Linfonodi cervicali quelli più coinvolti. A volte si presenta febbre, mal di gola, eruzioni cutanee, epato-splenomegalia e linfocitosi atipica, sintomi sovrapponibili a quelli di una mononucleosi. Raramente il soggetto può sviluppare meningo-encefalite, polmonite, miocardite o epatite. La corioretinite non è comune nelle toxoplasmosi postnatale, e diversamente da quelle congenite è unilaterale. 78

79 Patogenesi e immunità Nell ospite normoergico l infezione acuta è controllata dallo sviluppo dell immunità umorale e cellulare. I parassiti extracellulari vengono distrutti dagli anticorpi e dal complemento, la moltiplicazione cellulare viene inibita e si formano le cisti. L immunità cellulo-mediata gioca un ruolo importante grazie alla produzione di IL-2, interferone a e cellule T citotossiche. Immunità dura tutta la vita, forse perché il parassita rimane nelle cisti tissutali. Queste di preferenze si trovano nel cervello, nella retina, nel cuore e nei muscoli scheletrici. L inibizione dell immunità cellulo-mediata a causa di malattie o per la somministrazione di agenti immunosoppressivi, determina la rottura delle cisti e la liberazione dei trofozoiti. La proliferazione dei parassiti e la risposta anticorpale che ne consegue peggiora la malattia. 79

80 ASPETTI EPIDEMIOLOGICI Nel mondo l incidenza della toxoplasmosi è estremamente variabile: dal 3 al 70% degli adulti risultano sieropositivi per la malattia. Questa variabilità è in funzione del clima (più diffusa nei Paesi caldo-umidi, meno in quelli freddi), delle condizioni igieniche (più frequente dove l acqua da bere scorre all aperto e dove la contaminazione fecale dell ambiente è elevata), delle abitudini alimentari In Italia è stato calcolato che circa il 60% delle gestanti affrontano una gravidanza senza essere protette contro la toxoplasmosi. 80

81 DIAGNOSI DI LABORATORIO La diagnosi può essere effettuata mediante colorazione di Gram. Immunofluorescenza indiretta su biopsie di cuore o di tessuto cerebrale o anche microscopia elettronica. La identificazione di cisti nei tessuti non è indicativa per la diagnosi di toxoplasmosi acuta. La presenza di toxoplasmi nel sangue è evento eccezionale, spesso associato a severe condizioni di deficienza del sistema immunitario (AIDS). 81

82 DIAGNOSI DI LABORATORIO L indagine sierologica è la più appropriata per diagnosticare un infezione acuta. Le IgG sono molto alte durante la fase acuta. Il picco si può avere nel corso di 4/8 settimane. Le IgM compaiono nella prima settimana di infezione. Possono repertarsi nel siero anche fino ad un anno. Le IgA compaiono dopo le IgM ma persistono nel siero per un periodo più breve. 82

83 Trattamento I pazienti non vengono in genere trattati a meno che i sintomi non siano particolarmente gravi, oppure si tratta di donne in gravidanza o soggetti immunocompromessi. Trattare tempestivamente le donne in gravidanza riduce le incidenze di gravi infezioni congenite. Protocollo terapeutico: pirimetamina e sulfamidici. Nel primo trimestre di gravidanza non adoperare pirimetamina perché teratogeno, ma spiramicina, un macrolide citostatico. La pirimetamina ha attività modulatoria della diidrofolato reduttasi. La combinazione di pirimetamina e sulfametopirazina o sulfadossina consente un'azione sinergica sul parassita perché interferisce sul metabolismo dei folati in due punti diversi. La pirimetamina gli impedisce di metabolizzare la vitamina B, mentre la sulfadossina non gli consente di utilizzarla. 83

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