VALUTAZIONE DEL RISCHIO RADIAZIONI OTTICHE ARTIFICIALI (ROA)

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1 Documento di Valutazione dei Rischi Pagina 1 di 30 Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l energia e lo sviluppo economico sostenibile ENEA Centro Ricerche BRINDISI Dipartimenti SSPT, DTE, FSN e Unità Centrale ISER S. S. 7 Appia km Brindisi (BR) DOCUMENTO DI VALUTAZIONE DEI RISCHI PER LA SICUREZZA E LA SALUTE DURANTE IL LAVORO (ai sensi del D.Lgs. 81/08 e s.m.i.) VALUTAZIONE DEL RISCHIO RADIAZIONI OTTICHE ARTIFICIALI (ROA)

2 Pagina 2 di 30 SOMMARIO SOMMARIO 2 1. Premessa 3 2. Obiettivi e scopo 4 3. Revisione del documento 4 4. Definizioni 4 5. Caratteristiche dell'insediamento 5 6. Descrizione dell'attività 5 7. ROA coerenti (laser): classificazione, valutazione dei rischi, misure di prevenzione e protezione, individuazione degli idonei DPI 6 Caratteristiche generali e principi di funzionamento dei laser... 6 Classificazione delle sorgenti laser... 6 Classe 1 - Exempt Laser... 7 Classe 1M... 7 Classe 2 - Low-Power, Visible, Continuous-Wave Laser... 7 Classe 2M... 7 Classe 3R... 8 Classe 3B - Medium Power Laser... 8 Classe 4 - High Power Laser... 8 Limite di emissione accessibile... 8 Valori Limite di Esposizione - D.lgs. 81/08 e s.m.i., allegato XXXVII, parte II... 9 Distanza Nominale di Rischio Oculare (DNRO)... 9 Effetti biologici e patologie indotte della radiazione laser... 9 Pericoli associati all uso di laser... 9 Rischi Collaterali Misure di prevenzione e protezione ed individuazione degli opportuni DPI Tabella riepiloga Classe laser, Effetti sull uomo, Misure minime di prevenzione Potenziale di pericolo delle reti a fibre ottiche Metodologia per la valutazione dei rischi delle ROA coerenti ROA non coerenti (UV): classificazione, valutazione dei rischi, misure di prevenzione e protezione, individuazione degli idonei DPI 18 Caratteristiche generali delle radiazioni ultraviolette (Raggi UV) Rischi connessi alla presenza di sorgenti di radiazioni ultraviolette Valori Limiti di esposizione Misure di prevenzione e protezione ed individuazione degli opportuni DPI Norme di sicurezza e misure di controllo Norme operative per specifiche tipologie di sorgenti Metodologia per la valutazione dei rischi delle ROA non coerenti Risultati della valutazione dei rischi dell esposizione alle ROA Segnaletica di sicurezza TSL Tecnico Sicurezza Laser Conclusioni e raccomandazioni 30

3 Pagina 3 di Premessa L articolo 180 del D.Lgs. 81/08 menziona tra gli agenti fisici per i quali si rende necessaria la valutazione del rischio i livelli delle radiazioni ottiche artificiali ROA. La radiazione ottica artificiale comprende le componenti dello spettro elettromagnetico di lunghezza d'onda minore dei campi elettromagnetici e maggiore di quelle ionizzanti. L'intervallo ROA è compreso tra 100nm e 1 mm (bande infrarossi IR, visibile VIS e ultravioletto UV). Le ROA possono essere classificate in COERENTI e NON COERENTI, le prime emettono radiazione in fase fra loro mentre le seconde sfasate. Il LASER è una sorgente ROA COERENTE, tutte le altre radiazioni sono NON COERENTI. Le sorgenti laser possono generare ROA ad elevatissima intensità e quindi i danni possono essere estremamente gravi come riscontrabili dalla tabella seguente:

4 Pagina 4 di Obiettivi e scopo Scopo della presente sezione è quindi quello di valutare i livelli delle radiazioni ottiche artificiali a cui potrebbero essere esposti i lavoratori durante lo svolgimento delle attività di lavoro ai sensi dell art. 181 del D. Lgs. 81/08. All esito della valutazione potrebbero essere adottate ed attivate specifiche misure di prevenzione e protezione, in particolare potrà essere valutata la possibilità di eliminare i rischi alla fonte o ridurli al minimo per garantire il non superamento dei valore limite di esposizione. Infine per i lavoratori eventualmente esposti si dovrà garantire adeguata formazione e sorveglianza sanitaria. 3. Revisione del documento La presente valutazione sarà aggiornata periodicamente nel caso in cui gli elementi oggetto di valutazione subiscano variazioni e/o nel caso in cui emergano ulteriori elementi significativi ai fini della sicurezza e della salute dei lavoratori e/o in relazione ai risultati della sorveglianza sanitaria. Sarà pertanto necessario rielaborare una valutazione dei rischi, ogni qualvolta s introduca un cambiamento tale da modificare la percezione dei rischi sul luogo di lavoro, ad esempio quando viene avviato un nuovo sistema di lavorazione, vengono adottati nuovi utensili, nuove attrezzature, nuovi mezzi oppure quando si effettua una variazione dell organizzazione del lavoro da cui possano risultare nuove situazioni lavorative in ambienti diversi. 4. Definizioni Radiazioni ottiche Tutte le radiazioni elettromagnetiche nella gamma di lunghezza d'onda compresa tra 100 Fm e 1 mm. Lo spettro delle radiazioni ottiche si suddivide in radiazioni ultraviolette, radiazioni visibili e radiazioni infrarosse: radiazioni ultraviolette: radiazioni ottiche a lunghezza d'onda compresa tra 100 e 400 Fm. La banda degli ultravioletti e' suddivisa in UVA ( Fm), UVB ( Fm) e UVC ( Fm); radiazioni visibili: radiazioni ottiche a lunghezza d'onda compresa tra 380 e 780 Fm;

5 Pagina 5 di 30 radiazioni infrarosse: radiazioni ottiche a lunghezza d'onda compresa tra 780 Fm e 1 mm. La regione degli infrarossi e' suddivisa in IRA ( Fm), IRB ( Fm) e IRC (3000 Fm-1 mm); Laser (amplificazione di luce mediante emissione stimolata di radiazione) Qualsiasi dispositivo al quale si possa far produrre o amplificare le radiazioni elettromagnetiche nella gamma di lunghezze d'onda delle radiazioni ottiche, soprattutto mediante il processo di emissione stimolata controllata; Radiazione laser Radiazione ottica prodotta da un laser; Radiazione non coerente Qualsiasi radiazione ottica diversa dalla radiazione laser; Valori limite di esposizione Limiti di esposizione alle radiazioni ottiche che sono basati direttamente sugli effetti sulla salute accertati e su considerazioni biologiche. Il rispetto di questi limiti garantisce che i lavoratori esposti a sorgenti artificiali di radiazioni ottiche siano protetti contro tutti gli effetti nocivi sugli occhi e sulla cute conosciuti; Firradianza (E) o densita' di potenza La potenza radiante incidente per unita' di area su una superficie espressa in watt su metro quadrato (W m- 2); Esposizione radiante (H) integrale nel tempo dell'irradianza espresso in joule su metro quadrato (J m-2); Radianza (L) il flusso radiante o la potenza per unita' d'angolo solido per unita' di superficie, espressa in watt su metro quadrato su steradiante (W m-2 sr-1); Livello la combinazione di irradianza, esposizione radiante e radianza alle quali e' esposto un lavoratore. 5. Caratteristiche dell'insediamento Vedasi Sez Descrizione dell'attività Vedasi Sez. 01

6 Pagina 6 di ROA coerenti (laser): classificazione, valutazione dei rischi, misure di prevenzione e protezione, individuazione degli idonei DPI Caratteristiche generali e principi di funzionamento dei laser Questo breve richiamo sulla fisica dei laser potrebbe sembrare banale ma vuol porre invece l attenzione su aspetti che proprio perché ben conosciuti a volte vengono dati per scontati e conseguentemente ignorati nelle procedure di quotidiana operatività. E fondamentale acquisire la familiarità e la manualità che permettono di utilizzare al meglio uno strumento ma bisogna comunque non trascurare gli eventuali rischi collegati ad un suo uso improprio. Per laser si intende un dispositivo che amplifica la luce producendo fasci luminosi monocromatici e coerenti, con frequenze che vanno dall'infrarosso all'ultravioletto e, recentemente, anche nella gamma dei raggi X; un fascio di luce laser è caratterizzato da alta potenza e forte direzionalità. Il funzionamento dei laser é basato sulla teoria quantistica; un atomo può assorbire un fotone solo se la sua energia E=hν corrisponde alla differenza di energia tra un livello energetico occupato e un livello eccitato libero; trattasi in un certo senso di una situazione di risonanza. Se un atomo si trova già in uno stato eccitato può naturalmente saltare in modo spontaneo a uno stato inferiore dando luogo all emissione di un fotone, se invece un atomo eccitato viene investito da un fotone della stessa energia, quest ultimo é in grado di stimolare l atomo e provocarne più prontamente la transizione allo stato inferiore (Emissione stimolata vedesi figura). Durante l emissione stimolata non solo permane il fotone originale ma, come risultato della transizione dell atomo, ne entra in gioco un secondo della stessa frequenza che si muove nella stessa direzione. Per ottenere luce laser (coerente) dall emissione stimolata vanno soddisfatte due condizioni: gli atomi devono trovarsi nello stato eccitato ed occorre avere una inversione di popolazione, una situazione in cui vi sono più atomi nello stato superiore che I quello inferiore in modo che l emissione di fotoni prevalga sull assorbimento; lo stato superiore deve essere uno stato metastabile, stato in cui gli elettroni rimangono più a lungo del normale, di modo che la transizione nello stato inferiore avvenga per emissione stimolata piuttosto che spontaneamente. L eccitazione degli atomi di un laser atta a produrre la necessaria inversione di popolazione può essere ottenuta in diversi modi ad esempio in un laser al Rubinio la sostanza laserante è una barretta di Rubinio, in un laser a HeNe è una miscela gassosa di 15% di He e 85% di Ne, mentre nei laser a stato solido trattasi di terre rare come nel caso degli efficientissimi laser Nd:Yag. Tale eccitazione inoltre può avvenire con continuità o a impulsi; nei laser a impulsi gli atomi vengono eccitati con periodiche immissioni di energia mentre in un laser continuo l energia viene immessa con continuità. Classificazione delle sorgenti laser Il concetto di laser non basta a descrivere il pericolo rappresentato da un dispositivo che emette radiazioni elettromagnetiche coerenti. Il potenziale di rischio può variare di molto secondo l apparecchio e le condizioni d uso. Per questo motivo la norma internazionale raccomanda che ogni sistema laser sia attribuito ad una specifica classe, in modo che il potenziale di pericolo sia immediatamente chiaro a tutti. Il rischio aumenta con l aumentare della classe.

7 Pagina 7 di 30 Attualmente i laser vengono classificati secondo la norma CEI EN che contiene 7 classi: 1, 1M, 2, 2M, 3R, 3B e 4. La determinazione della classe prevede il confronto tra il suo livello di radiazione accessibile e il LEA di una particolare classe. Per eseguire la classificazione di un apparecchio laser, laddove non si conoscesse, occorre seguire determinate regole descritte nella norma CEI EN Classe 1 - Exempt Laser Apparecchi laser che sono sicuri durante il loro normale utilizzo; la loro emissione, nelle normali condizioni di utilizzo, non permette il superamento delle EMP. Questi laser non sono pericolosi né per la visione ad occhio nudo, né in caso di utilizzo di strumenti ottici. La classe 1 comprende anche i laser di potenza completamente racchiusi in involucri, in modo tale che nessuna radiazione potenzialmente pericolosa sia accessibile durante l uso (apparecchi con laser incorporato). Classe 1M Appartengono a questa classe i laser di lunghezza d onda compresa tra 302,5 e i 4000 nm (intervallo in cui si ha una sufficiente trasmittanza da parte degli strumenti ottici, binocoli, lenti di ingrandimento, ecc.). L osservazione ad occhio nudo non è pericolosa. L osservazione con strumenti ottici può essere pericolosa. Questi laser possono diventare pericolosi (superare le EMP) in due diverse situazioni, secondo il tipo di fascio: fasci collimati di grande diametro: la loro radiazione potrebbe diventare pericolosa se focalizzata con strumenti ottici (ad esempio binocoli); fasci molto divergenti: la loro radiazione potrebbe diventare pericolosa se fosse raccolta da lenti poste ad una distanza minore di 100 mm dalla sorgente allo scopo di concentrare (collimare) il fascio. Nel caso di fasci molto divergenti questi laser potrebbero essere pericolosi anche per la pelle. Infatti questi laser, pur non essendo pericolosi se osservati ad una distanza di almeno 100 mm, potrebbero causare problemi alla pelle se questa fosse molto vicina alla sorgente, in quanto la radiazione emessa sarebbe concentrata su una piccola superficie. Classe 2 - Low-Power, Visible, Continuous-Wave Laser Appartengono a questa classe i laser la cui emissione: è costituita da radiazione con lunghezza d onda compresa tra 400 a 700 nm (quindi visibile); hanno una potenza sufficientemente bassa per cui la reazione di chiusura delle palpebre (stimata non superiore a 0,25 s) è in grado di proteggere l occhio, anche nel caso di uso di strumenti ottici. Classe 2M L emissione di questi laser: è costituita da radiazione con lunghezza d onda compresa tra 400 a 700 nm (quindi visibile); ha una potenza sufficientemente bassa tale per cui la reazione di chiusura delle palpebre (stimata non superiore a 0,25 s) è in grado di proteggere l occhio in caso di osservazione ad occhio nudo; è pericolosa se raccolta con strumenti ottici. La pericolosità per l occhio di questi laser si verifica in due diverse situazioni, relativamente al tipo di fascio: fasci collimati di grande diametro: pur essendo non pericolosa se osservata ad occhio nudo per 0,25 s o meno, la loro radiazione potrebbe diventarlo se fosse focalizzata con strumenti ottici (ad esempio binocoli);

8 Pagina 8 di 30 fasci molto divergenti: pur non essendo pericolosa se osservata ad occhio nudo per 0,25 s o meno e ad una distanza di almeno 100 mm, la loro radiazione potrebbe diventarlo se fosse raccolta da lenti poste a una minore distanza dalla sorgente. Questi laser potrebbero essere pericolosi per la pelle nel caso di fasci molto divergenti. Infatti questi laser potrebbero causare problemi alla pelle se questa fosse molto vicina alla sorgente, in quanto la radiazione emessa sarebbe concentrata su una piccola superficie. Classe 3R La radiazione emessa da questi laser supera l Esposizione Massima Permessa. Tuttavia la loro pericolosità è moderata in quanto i Limiti di Emissione Accessibile di questa classe sono solo: 5 volte i LEA della classe 2 nell intervallo da 400 a 700 nm (radiazione visibile); 5 volte i LEA della classe 1 per le altre lunghezze d onda (radiazione invisibile). A causa del basso rischio, per questi laser sono richiesti meno requisiti costruttivi e misure di controllo rispetto ai laser di classe 3B. In ogni caso il rischio di lesioni aumenta con la durata dell esposizione, per cui diventano sicuramente pericolosi in caso di esposizione intenzionale. Classe 3B - Medium Power Laser Per i laser di questa classe la visione diretta del fascio o di sue riflessioni speculari è sempre pericolosa, con o senza strumenti ottici. La visione di radiazione riflessa da superfici diffondenti o rifratta attraverso mezzi diffondenti non è pericolosa se valgono le seguenti condizioni: distanza di visione non inferiore a 13 cm tempo di visione non superiore a 10 s. I laser di classe 3B hanno potenze medie comprese tra i 5mW e i 500 mw. Classe 4 - High Power Laser Sono i laser più pericolosi in quanto, oltre ad avere una potenza tale da causare seri danni ad occhi e pelle anche se il fascio è diffuso, possono costituire un potenziale rischio di incendio, causare fuoruscita di materiale tossico e spesso il voltaggio e l amperaggio di alimentazione sono pericolosamente elevati. Con i laser di questa classe, sono pericolose sia l esposizione diretta al fascio o alle sue riflessioni speculari, sia l esposizione alla radiazione diffusa, con o senza strumenti ottici. Molti tipi di laser sono contenuti in strutture chiuse; in questo caso, la loro pericolosità viene calcolata sulla base della radiazione effettivamente visibile all esterno della struttura stessa. Naturalmente il sistema deve essere protetto contro gli accessi accidentali, da parte di personale non autorizzato, durante il funzionamento dell apparecchiatura. Limite di emissione accessibile Il LEA è il livello massimo di emissione accessibile ammesso per una particolare classe. I valori di LEA si riferiscono a classi diverse e dipendono da: lunghezza d onda; tempo di emissione; modalità di funzionamento; durata dell impulso; dimensione della zona irradiata.

9 Pagina 9 di 30 Valori Limite di Esposizione - D.lgs. 81/08 e s.m.i., allegato XXXVII, parte II Sono i livelli massimi di radiazione a cui gli occhi o la pelle possono essere esposti senza che si verifichino danni. I VLE sono dedotti a partire dalle soglie di induzione del danno (processi fotochimico, fototermico, fotomeccanico, fotoablativo). Nota: nello standard CEI EN si parla di EMP: Esposizioni Massime Permesse. Distanza Nominale di Rischio Oculare (DNRO) Definizione: la Distanza Nominale di Rischio Oculare (DNRO) corrisponde alla distanza dalla sorgente alla quale l effettivo livello della radiazione emessa uguaglia il Valore Limite di Esposizione (VLE) (Esposizione Massima Permessa - EMP), come è definita nella Norma Tecnica CEI EN La DNRO può variare in modo enorme per due laser all interno di una medesima classe (particolarmente per la classe 4), a causa della dipendenza dalla potenza / energia per impulso e dalla divergenza del fascio. Effetti biologici e patologie indotte della radiazione laser Un fascio di luce laser sia diretto, che riflesso da superfici speculari può causare danni anche irreversibili alle strutture oculari e alla pelle; la natura di questi danni dipende dalla lunghezza d onda della radiazione, mentre la gravità è legata alla densità di potenza E (per sorgenti in funzionamento continuo) o alla densità di energia H (per fasci in funzionamento impulsato) e al tempo in cui la struttura oculare è esposta al fascio laser. L occhio è sicuramente l organo più vulnerabile nei confronti della luce laser e si possono avere diversi tipi di danno a suo carico quali: danni retinici di natura fotochimica, alterazioni retiniche caratterizzate da piccoli addensamenti di pigmento, discromie, effetti catarattogeni di origine fotochimica e termica, fotocheratocongiuntivite, ustioni corneali. I danni maggiori per la struttura oculare si hanno con lunghezze d onda che vanno dal visibile al vicino infrarosso (400 nm < λ < nm) a causa dell azione focalizzante sulla retina da parte del cristallino. L istintiva barriera data dalla chiusura delle palpebre a questa luce (tipicamente entro 0,25 s) nella maggior parte dei casi non costituisce una protezione sicura. Da non trascurare sono anche gli eventuali danni a carico della cute tra cui: eritemi, ustioni cutanee, superficiali e profonde, la cui gravità sarà in rapporto, oltre che all energia calorica incidente, al grado di pigmentazione, all efficienza dei fenomeni locali di termoregolazione, alla capacità di penetrazione nei vari strati delle radiazioni incidenti. Laser di potenza notevolmente elevata possono danneggiare seriamente anche gli organi interni. Pericoli associati all uso di laser All uso dei laser possono essere associati diversi pericoli: Inquinamento atmosferico dovuto a vaporizzazione del materiale di lavorazione durante operazioni di taglio perforazione e saldatura effettuate con strumentazioni laser; gas provenienti da laser a flusso di gas o prodotti da reazioni nel laser; gas e vapori provenienti da raffreddatori criogenici; materiale proveniente da bersagli biologici proveniente da laser ad elevata energia usati in applicazioni medico-biologiche. Raggi X Prodotti da collisione di particolari fasci laser su speciali target; Originati da tubi di alimentazione e di alta tensione.

10 Pagina 10 di 30 Raggi UV Generalmente presenti durante l utilizzo di laser al quarzo. Rischi elettrici Possibili shock elettrici dovuti alle alte tensioni con cui lavorano la maggior parte dei laser. Rischi criogenici Possibili ustioni dovute ai liquidi criogenici (idrogeno liquido, elio liquido, azoto liquido). Rischio chimico Possibili esplosioni dovute all interazione tra i reagenti del laser e altre sostanze presenti nel laboratorio in cui il laser è collocato. Fasci riflessi Banchi di lavoro, orologi e gioielli spesso possono essere sorgente sottostimata di esposizione a fascio riflesso dalla loro superficie riflettente. Rischi Collaterali Sono i rischi che si originano a causa dell apparecchio laser. La classificazione non fa riferimento a tali rischi. Gran parte del controllo dei rischi collaterali dovrebbe essere compito del costruttore. Dove però questi rischi non possono ragionevolmente essere eliminati completamente attraverso il progetto e la costruzione, o possono porsi in essere in virtù di un applicazione dedicata e/o non prevista dal costruttore o nella delicata fase di manutenzione, l utilizzatore deve valutarli, controllarli, eliminarli. Rischio elettrico: contatti diretti e contatti indiretti; particolare attenzione alle fasi di manutenzione e di assistenza che prevedono generalmente di operare con ripari rimossi e interlock disattivati; molti laser utilizzano alte tensioni; particolare attenzione ai laser impulsati che impiegano banchi di condensatori che possono immagazzinare notevoli quantità di energia elettrica (problemi di dissipazione e di dimensionamento della resistenza di collettore); Rischio di radiazione ottiche collaterale: raggi X possono essere prodotti attraverso l interazione di fasci laser ad elevata potenza con target di metalli pesanti; UV, VIS e IR possono essere prodotti dai tubi di diseccitazione dei laser a gas, dalle lampade di scarica in laser pompati otticamente e dal plasma creato; MO e RF sono prodotti da laser eccitati in radiofrequenza. Rischio di radiazione laser di lunghezza d onda diversa dalla riga principale Rischio incendio ed esplosione: laser di elevata potenza possono innescare un incendio; il rischio aumenta in processi dove è necessaria un atmosfera ricca di ossigeno (in ambito sanitario, attenzione a un uso non corretto di endoscopi e a laser di classe 4 che colpiscono lenzuola e telini); livelli di potenza > 35 mw uscenti da una fibra ottica a singolo modo può essere sufficiente per causare combustione in alcuni ambienti; lampade a scarica ad alta pressione e i banchi di condensatori possono esplodere; specchi esterni in relazione all energia assorbita possono frantumarsi (con pericolo di radiazione laser vagante); in virtù di componenti infiammabili (parti in plastica) che possono riscaldarsi in seguito a guasti interni.

11 Pagina 11 di 30 Rischio chimico / cancerogeno: laser a gas (es. eccimeri); dye laser (attenzione ad alcuni solventi che sono molto volatili); altri materiali tossici usati (es. solventi, lenti di seleniuro di zinco, ecc ). Rischio di contaminazione dell atmosfera in relazione a molti laser di classe 4 utilizzati nell industria durante le operazioni di taglio, saldatura, trattamento dei materiali; la tossicità del particolato e del gas dipende particolarmente dalla sua concentrazione, dal materiale processato e dal tempo di esposizione. Rischio meccanico urti; inciampi (es. cavi elettrici, tubi di ricircolo dell acqua, ecc...); tagli da oggetti appuntiti. Rumore e ultrasuoni condensatori di laser pulsati di potenza molto elevata; interazioni con il bersaglio. Refrigeranti Criogenici ustioni da freddo; esplosione (gas a pressione); incendio; asfissia (condensazione dell ossigeno atmosferico); intossicazione (CO2). Misure di prevenzione e protezione ed individuazione degli opportuni DPI A seconda del tipo di apparecchiatura laser in uso presso un laboratorio vanno adottate delle misure di prevenzione e protezione ad essa adeguate. Classe 1 Utilizzo senza prescrizioni Classe 2 il laser non dovrà mai essere diretto verso gli occhi di una persona; un cartello di pericolo con la scritta ATTENZIONE - NON STAZIONARE IN PROSSIMITÀ DEL FASCIO LASER dovrà essere posizionato in un punto evidente sul laser; tutti gli ingressi di osservazione e gli schermi di osservazione inclusi come parti del laser, nonché l ottica collegata (lenti, microscopi ecc ) utilizzata come punto di osservazione, dovranno incorporare connessioni, filtri, attenuatori od altri dispositivi atti a mantenere la radiazione ai livelli di sicurezza durante tutte le situazioni di utilizzo e di manutenzione. Classe 3R Questi laser sono potenzialmente pericolosi se il fascio, diretto o riflesso da una superficie (orologi, anelli, penne,ecc ), è intercettato da un occhio non protetto. Si devono seguire queste prescrizioni, in aggiunta a quelle già citate per la classe2: evitare l uso di strumenti ottici e teodoliti; effettuare l allineamento tramite mezzi meccanici o elettronici; fissare la quota del fascio laser molto al di sopra o al di sotto dell altezza degli occhi. Classe 3B evitare che il fascio sia diretto verso superfici riflettenti; i laser dovrebbero essere utilizzati in luoghi ad accesso controllato;

12 Pagina 12 di 30 evitare riflessioni speculari e indossare protezioni per gli occhi è richiesta la sorveglianza medica per prevenire od evidenziare possibili danni agli occhi; tutte le parti dell alloggiamento che, durante le operazioni di manutenzione, vengono rimosse, consentendo così l accesso alla radiazione, devono essere fornite di connessioni di sicurezza (per impedire l accesso all interno durante il funzionamento). Classe 4 Per i laser appartenenti a questa classe bisogna prevenire danni all occhio derivanti dal fascio diretto, riflessioni speculari e diffuse, così come i possibili rischi di incendio e danni alla pelle. Le precauzioni da adottare dovranno includere un progetto che controlli l intero percorso del fascio dato che questo tipo di laser rappresenta anche un potenziale pericolo di incendio. Per evitare la presenza di personale sarebbe preferibile se tali dispositivi fossero comandati a distanza. Le misure di sicurezza da adottarsi, in aggiunta a quelle precedentemente enunciate, sono: il laser deve essere utilizzato in un area ad accesso controllato: chiusure di sicurezza devono essere previste per evitare ingressi non autorizzati nell area di funzionamento, e l accesso deve essere limitato a persone che indossino DPI per la protezione degli occhi quando il laser è in funzione; per assicurare la massima protezione nell area controllata, l intero percorso del fascio, inclusa l area di irraggiamento, dovrà essere chiuso. Devono essere installate intorno al sistema opportune strutture che impediscano l eccessivo avvicinamento al fascio, e con connessioni tali che il laser senza di esse non possa operare; per sistemi pulsati queste connessioni devono essere progettate in modo tale da prevenire che il laser vada a fuoco, scaricando l energia immagazzinata. Per laser ad onda continua, le sicurezze dovranno spegnere l alimentazione del fascio o interrompere il fascio per mezzo di chiusure; i laser devono essere forniti di una chiave di sicurezza o dispositivo di accensione e spegnimento. La chiave deve essere custodita da persona autorizzata; i laser saranno forniti di sistema di bloccaggio o attenuazione del fascio; durante l attivazione o la procedura di avviamento devono essere utilizzati: sistema di allarme, luce di segnalazione, comando di conto alla rovescia. Questo sistema di segnalazione sarà attivato prima dell emissione, in modo da consentire di prendere le misure appropriate per evitare l esposizione al laser; devono essere disponibili procedure scritte per l allineamento del fascio, il suo utilizzo e la manutenzione; il personale addetto deve essere sottoposto a sorveglianza medica per prevenire od evidenziare possibili danni agli occhi. Nei laboratori dove si usano laser di classe superiore alla Classe 3 R, l utilizzatore deve servirsi della consulenza specialistica di un Tecnico Laser con competenze specifiche relative ai problemi di sicurezza (TSL) per la verifica del rispetto della Normativa corrispondente (CEI 1384 G CT-76 del CEI Guida E) e per l adozione delle necessarie misure di prevenzione che queste ultime, riepilogando, riguardano solitamente: Protezione sulla sorgente segnali di avvertimento; schermi protettivi; cartelli di avvertimento; connettore di blocco a distanza collocato a <5m dalla zona in cui si svolge l attività; chiave di comando, per un utilizzo dell apparecchio solo delle persone autorizzate. Protezione dal fascio laser arresto di fascio automatico in caso di radiazione eccedente i livelli prestabiliti; tragitto dei fasci su materiali con proprietà termiche e di riflessività adeguate e schermature; evitare assolutamente le riflessioni speculari.

13 Pagina 13 di 30 Protezione degli occhi un protettore oculare previsto per assicurare una protezione adeguata contro le radiazioni laser specifiche deve essere utilizzato in tutte le zone pericolose dove sono in funzione laser della classe 3 e 4. La scelta dell occhiale di protezione laser più appropriato deve essere effettuata seguendo le indicazioni delle norme EN 166, EN 207 e EN 208. È necessario prestare la massima attenzione alla marcatura indelebile posta su ogni occhiale. Ad esempio: D633L5 + DI L7 indica che l occhiale garantisce protezione per il solo funzionamento continuo (D), alla lunghezza d onda di 633 nm con densità ottica 5 e contemporaneamente nell intervallo 700 nm 1100 nm sia in continuo che in impulsato (DI) con densità ottica pari a 7. I filtri per occhiali laser si distinguono in: filtri in vetro che offrono elevati livelli di protezione, ed ottima trasmittanza luminosa; filtri in policarbonato che sono più leggeri dei filtri in vetro, offrono buoni livelli di protezione e buona trasmittanza luminosa, sono utilizzabili con modelli di occhiali più ergonomici; occhiali per laser di allineamento che sono utilizzati per raggi laser a bassa potenza durante le operazioni di allineamento. Vestiti protettivi Da prevedere nel caso il personale sia sottoposto a livelli di radiazione che superano le EMP (esposizione massima permessa) per la pelle (i laser di classe 4 rappresentano un potenziale di pericolo di incendio e i vestiti di protezione devono essere fabbricati con materiali appositi). Formazione I laser di classe 3 e 4 possono rappresentare un pericolo non solo per l utilizzatore, ma anche per altre persone, anche a considerevole distanza. Il personale, quindi, che opera in questi ambienti deve avere adeguata preparazione al fine di rendere minimo il rischio professionale. Sorveglianza medica esami oculistici di preimpiego dovrebbero essere eseguiti limitatamente ai lavoratori che utilizzano laser di Classe 3 e 4. Nella valutazione dei rischi e nell applicazione delle misure di controllo vanno presi in considerazione tre aspetti: la possibilità per il laser o il sistema laser di nuocere alle persone l ambiente nel quale il laser viene utilizzato Il livello di formazione del personale che fa funzionare il laser o che può essere esposto alla sua radiazione Pertanto è bene, prima di procedere con una nuova installazione di un laser valutare attentamente le condizioni ambientali in relazione allo strumento e alla sua potenziale pericolosità.

14 Pagina 14 di 30 Tabella riepiloga Classe laser, Effetti sull uomo, Misure minime di prevenzione Classe Effetti sull uomo Misure minime di prevenzione 1 innocuo in esercizio normale 1 nessuna misura necessaria 1M innocuo senza strumenti ottici avvertire le persone che utilizzano strumenti ottici 2 innocuo se l esposizione è momentanea non osservare direttamente il raggio laser; non direzionare il laser sul volto 2M senza strumenti ottici: come classe 2 avvertire le persone che utilizzano strumenti ottici 3A eliminata trattare come la classe 1M o 2M 3R limitatamente pericoloso lasciar utilizzare solo da personale qualificato 3B 2 raggio diretto pericoloso per gli occhi; radiazione diffusa non pericolosa 4 2 raggio pericoloso per occhi e pelle; radiazione diffusa ev. pericolosa per gli occhi; pericolo di incendio designare l addetto alla sicurezza laser; delimitare la zona di utilizzazione con misure architettoniche; controllare gli accessi; dichiarare la presenza di laser all entrata; lasciar utilizzare solo da personale qualificato; indossare eventualmente occhiali di protezione stesse precauzioni che per la classe 3B; utilizzare i DPI (dispositivi di protezione individuali) necessari 1 In condizioni normali i laser di classe 1 devono essere sicuri anche senza particolari istruzioni. Se la sicurezza dipende dalle istruzioni impartite, la non pericolosità dell apparecchio deve essere indicata non con la classe 1, ma con una dichiarazione del tipo: «Nessun pericolo laser nella zona contrassegnata». 2 Il laser deve essere dotato di un interruttore a chiave e di una presa per il collegamento di un circuito di sicurezza esterno. Se questo collegamento manca, l apparecchio non deve emettere alcun fascio laser. Potenziale di pericolo delle reti a fibre ottiche In condizioni normali di funzionamento i sistemi di comunicazione a fibre ottiche sono sistemi chiusi, ovvero laser di classe 1. A causa della grande estensione del sistema i componenti non vengono attribuiti alla classe 1 secondo la norma EN Essi sono classificati con uno dei seguenti livelli di rischio, a dipendenza della pericolosità delle radiazioni emesse nel momento in cui si stacca un connettore o si trancia un cavo: Livello di rischio 1 del tutto innocuo, anche in caso di fibre aperte Livello di rischio 1M in caso di fibre aperte come classe 1M Livello di rischio 2 in caso di fibre aperte come classe 2 Livello di rischio 2M in caso di fibre aperte come classe 2M Livello di rischio 3R in caso di fibre aperte come classe 3R Livello di rischio 3B in caso di fibre aperte come classe 3B, quindi pericoloso Livello di rischio 4 in caso di fibre aperte come classe 4, quindi pericoloso

15 Pagina 15 di 30 Metodologia per la valutazione dei rischi delle ROA coerenti Condizione iniziale Tutte le attività di installazione (compresa la disposizione degli apparecchi laser), funzionamento, manutenzione e assistenza devono premettere un adeguata valutazione dei rischi (risk assessment). La determinazione delle necessarie misure di controllo per eliminare, ridurre, tenere sotto controllo i rischi dovrebbero essere conseguenza della risk assessment. La valutazione del rischio laser può essere con la formula: Rischio = f (Probabilita ) * g (Conseguenze) Generalmente, per gli effetti immediati, è possibile affermare ROA COERENTE (LASER) ROA INCOERENTE f (Probabilita ) BASSA ALTA g (Conseguenze) ALTA BASSA Cosa dice la classe in merito sulle conseguenze La classe degli apparecchi fornisce una risposta alla valutazione delle conseguenze non completamente esaustiva Si pensi ad esempio alla differenza tra i possibili effetti di un laser di 1 W e uno di 50 kw oppure si pensi ai laser delle classi 1M o 2M che con l uso di ottiche possono essere più pericolosi di un laser di classe 3R. Cosa dice la classe in merito sulla probabilità di esposizione Un apparecchio di classe 1 con laser incorporato (in condizioni di funzionamento normale) fornisce indicazioni sull impossibilità di impattare una radiazione laser pericolosa esternamente all involucro che contiene il laser di classe superiore (ad es. classe 4). Nel calcolo della classe di uno scanner, in condizioni di funzionamento normale, viene considerata la probabilità di impattare gli occhi di un operatore fermo. Valutazione dei Rischi (Risk assessment) 1. Identificazione delle situazioni potenzialmente pericolose; 2. Valutazione delle situazioni potenzialmente pericolose; 3. Selezione delle misure di sicurezza. 1. Identificazione delle situazioni potenzialmente pericolose Descrizione, finalità e contesto del sistema laser da valutare al fine di individuare ogni situazione pericolosa ragionevolmente prevedibile. Chiedersi: Che cosa potrebbe andar storto? La valutazione va effettuata per tutte le fasi di lavoro: funzionamento normale, manutenzione e assistenza. Il rischio di esposizione alla radiazione laser ad esse associato in generale è diverso; si pensi per esempio alla procedura di allineamento della macchina che può richiedere di operare con interblocchi di sicurezza disattivati e senza gli schermi di contenimento della radiazione. Altresì la valutazione deve considerare non solo il rischio di interazione diretta con il fascio laser ma anche i rischi ai quali gli operatori sono esposti in relazione al funzionamento del sistema (rischi collaterali);

16 Pagina 16 di 30 Individuazione dei parametri fisici del laser e della modalità di propagazione del fascio: Funzionamento Continuo Potenza ottica. Funzionamento Impulsato Energia dell impulso; Durata dell impulso; Frequenza degli impulsi. Per entrambi i modi di funzionamento: Lunghezza d onda; Diametro fascio uscita; Divergenza fascio; Fattore di qualità del fascio; Caratteristiche dei componenti ottici usati (lenti, fibre); Geometria e distanze di valutazione. Individuazione del personale potenzialmente esposto; è importante considerare: quante e quali persone sono coinvolte nell attività o presenti nel locale; il livello di formazione e informazione del personale, particolarmente sui temi della laser safety, al fine di individuare eventuali bisogni formativi; eventuali ipersensibilità al rischio (ad es. i lavoratori che hanno subito un impianto Intra Ocular Lens, alias cristallino artificiale). Considerazioni sullo stato dell ambiente di lavoro: area di lavoro confinata o all aperto: valutazione della Distanza Nominale di Rischio Oculare; dal punto di vista dell applicazione / sistema laser: influenza di temperatura, umidità, vibrazioni, polvere, ecc ; danni causa possibili urti, movimentazione. dal punto di vista del personale: spaziosità, confusione, pulizia, sporcizia, buona o cattiva illuminazione, ecc ; semplicità o complessità delle operazioni. livello di accesso: area ristretta senza accesso pubblico; area non ristretta senza accesso pubblico; accesso pubblico. Verifica dei requisiti prescritti per il costruttore Verifica delle misure di prevenzione e protezione eventualmente già attuate dall utilizzatore (si suppone l attività già avviata) 2. Valutazione delle situazioni potenzialmente pericolose Ci sono diversi metodi per poter valutare situazioni di potenziale pericolo. E comunque difficile quantificare il livello di rischio e a stretto rigore non è neanche necessario; ciò che importa è identificare le situazioni di pericolo ed evitare che queste si originino. Metodo della condizione di riferimento Un alternativa possibile consiste nel condurre la valutazione dei rischi mediante un analisi sistematica che individua le carenze rispetto a una condizione di riferimento considerata accettabile. La condizione di riferimento accettabile è quella che si deduce da tutta la normativa di pertinenza, con particolare riferimento alle norme IEC, alle norme e guide tecniche CEI e UNI e alle linee guida internazionali di organizzazioni accreditate. La stima del livello di rischio laser associato a un apparecchio dipende dalle caratteristiche del fascio e cioè approssimativamente dalla sua classe - dalla presenza ed efficienza dei requisiti per il costruttore e soprattutto dalle condizioni/situazioni di lavoro.

17 Pagina 17 di 30 Per valutare il livello di rischio è necessario che il valutatore o TSL per i laser superiori a 3R, oltre a considerare opportunamente l importanza della classe di pericolo, stimi l importanza delle singole non conformità riscontrate, in altri termini stimi l eccesso di rischio legato alla singola non conformità e, in ultima analisi, stimi l eccesso di rischio dovuto a tutte le non conformità riscontrate. Questo metodo, una volta tarate le importanze, soffre di una minore in discrezionalità rispetto la metodologia a matrice: frequenza moltiplicata la gravità. Importanza della classe di pericolo in relazione alla valutazione del rischio laser Classe di pericolo Tipi di Laser Trascurabile per i laser e i sistemi laser di classe 1 Bassa Media per i laser e i sistemi laser di classe 1M, 2, 2M (1M e 2M non utilizzato con strumenti ottici) per i laser e i sistemi laser di classe 3R e 3B Alta per i laser e i sistemi laser di classe 4 I livelli di rischio laser utilizzati presso l ENEA CR Brindisi sono: MEDIO- MEDIO MEDIO-ALTO ALTO Una suddivisione inferiore farebbe inserire situazioni troppo differenti in un medesimo livello di rischio, una suddivisione superiore perderebbe di oggettività proprio in virtù delle indeterminazioni insite nel processo valutativo e delle soggettività inalienabili dell incaricato della valutazione.

18 Pagina 18 di ROA non coerenti (UV): classificazione, valutazione dei rischi, misure di prevenzione e protezione, individuazione degli idonei DPI Caratteristiche generali delle radiazioni ultraviolette (Raggi UV) Le radiazioni ultraviolette costituiscono quella porzione di spettro elettromagnetico compresa fra la banda visibile e la regione dei raggi X (100 nm λ 400 nm); l intervallo citato, secondo il criterio dell efficacia delle differenti frequenze nel determinare il danno biologico, è stato ulteriormente suddiviso dal comitato tecnico internazionale CIE (Commission Internazionale de l Eclaraige) in tre fasce: UVC: 100 nm 280 nm; UVB: 280 nm 315 nm; UVA: 315 nm 400 nm. Le radiazioni ultraviolette sono radiazioni non ionizzanti e trasportano energia sotto forma di campo elettromagnetico; l energia viene in parte assorbita e in parte riflessa dagli oggetti che l onda incontra sul suo percorso. L energia assorbita dai tessuti biologici può produrre, superati taluni livelli di esposizione, effetti di natura chimica e di natura termica con eventuali danni per le persone esposte. Le sorgenti di radiazioni UV (luce non coerente) utilizzate nei laboratori dell ENEA CR Brindisi ono essenzialmente sorgenti il cui utilizzo prevede la presenza degli operatori. Rientrano in questa categoria di sorgenti alcuni tipi di lampade (ad incandescenza, a scarica di un gas a bassa, media, alta pressione), i visori e i transilluminatori. Rischi connessi alla presenza di sorgenti di radiazioni ultraviolette Il rischio principale connesso alla presenza di sorgenti di radiazioni ultraviolette è l esposizione; gli organi bersaglio per le radiazioni ultraviolette sono gli occhi e la pelle. I principali effetti dannosi a breve termine, relativamente agli occhi, sono la fotocongiuntivite e la fotocheratite; gli effetti dannosi a lungo termine, sempre relativamente agli occhi, sono il pterigio (ispessimento della congiuntiva), la formazione di cellule cancerose e la formazione di cataratte. Il principale effetto dannoso a breve termine, relativamente alla pelle, è l eritema, mentre quello dannoso a lungo termine può essere l induzione di tumori (melanomi e carcinomi cutanei non-melanocitici). Alla luce delle attuali conoscenze sono ipotizzabili controindicazioni all esposizione a radiazioni UV per i seguenti soggetti (gruppo a rischio): persone dalla pelle molto poco pigmentata (ad es. popolazione celtica); persone affette da malattie del sistema immunitario o in cura con farmaci fotosensibilizzanti; età inferiore a 16 anni. Eventuali rischi collaterali associati a particolari tipi di sorgenti che emettono UV sono: la produzione di O3 (ozono) mediante assorbimento di radiazione UVC da parte dell ossigeno presente in aria; nei locali dove sono installate sorgenti di elevata intensità si devono pertanto prevedere sistemi di aspirazione ed un numero di ricambi d aria adeguati (le lampade ad alta pressione, lampade al mercurio compatte e lampade allo xenon richiedono un sistema di estrazione per rimuovere l ozono); la possibilità di elettrocuzione insita in un apparecchiatura alimentata a tensioni pericolose; il rischio chimico e biologico associato alla manipolazione dei campioni; l esposizione a fumi e vapori connessi all utilizzo di sostanze chimiche pericolose; l interazione liquido-materiali sotto tensione, a causa di possibili perdite di refrigerante (di solito acqua) per quel tipo di lampade che hanno un circuito di raffreddamento.

19 Pagina 19 di 30 Valori Limiti di esposizione I valori di esposizione IRPA/ICNIRP e i valori limiti di soglia (TLV) dell ACGIH prevedono uguali limiti di esposizione, per organi non protetti, espressi in energia per unità di superficie (J/m2), per ciascuna lunghezza d onda, all interno dello spettro delle radiazioni ultraviolette (v. Tabella). Lunghezza d onda λ (nm) Limiti di esposizione (J/m 2 ) Fattore di peso Sλ Lunghezza d onda λ (nm) Limiti di esposizione (J/m 2 ) Fattore di peso Sλ x x x x x x x x x Tabella Limiti di esposizione ed efficacia spettrale (fattore di peso Sλ), alle varie lunghezze d onda. Le presenti linee guida adottano i seguenti limiti per l esposizione continua di un periodo di otto ore (giornata lavorativa) (da ICNIRP): Organo bersaglio: occhi non protetti Devono essere soddisfatte contemporaneamente le seguenti relazioni: E eff x T 30 J/m 2 per 180nm < λ < 400nm E tot x T J/m 2 per 315nm < λ < 400nm Organo bersaglio: pelle non protetta Deve essere soddisfatta la seguente relazione E eff x T 30 J/m 2 per 180nm < λ < 400nm Dove: E eff = irradianza efficace = Σλ (Eλ x Sλ x Δλ), [W ラ m -2 ] Eλ = irradianza spettrale [W x m -2 x nm -1 ] Sλ = efficacia spettrale o fattore di peso (Tabella) Δλ = intervallo all interno del quale viene rilevata Eλ [nm] T = tempo di esposizione [s] E tot = irradianza totale non pesata = Σλ (Eλ x Δλ), [W x m -2 ] Quando gli organi bersaglio sono simultaneamente gli occhi e la pelle, tutte e tre le relazioni soprascritte devono valere contemporaneamente nell arco della giornata lavorativa (otto ore); il tempo massimo permesso sarà il minimo tra quelli calcolati nelle disuguaglianze di cui sopra.

20 Pagina 20 di 30 Misure di prevenzione e protezione ed individuazione degli opportuni DPI I livelli di intensità di campo nelle zone di stazionamento degli operatori dipendono dal tipo e potenza della sorgente, dalle caratteristiche degli involucri delle sorgenti, dal grado di schermatura (completa o parziale), dalla presenza di superfici riflettenti, dalla distanza della sorgente emittente e dalla geometria della postazione di lavoro relativamente alla sorgente. Il livello di rischio connesso all esposizione a radiazione UV non coerente e le conseguenti misure di tutela dipendono dal tipo di sorgente, dall intensità di esposizione, dalla durata di utilizzo giornaliero, dalle modalità di lavoro e dalla tecnologia impiegata. La riduzione del rischio è possibile mediante: l attenuazione dell intensità dei campi di radiazione, la riduzione dei tempi di esposizione, l aumento della distanza delle postazioni di lavoro dalla sorgente emittente, l utilizzo di schermature e/o confinamenti delle sorgenti, l eliminazione di superfici riflettenti ed esposizioni indebite di personale non addetto all attività specifica, l uso dei dispositivi di protezione individuale. Le misure di protezione possono perciò essere attive e/o passive: quelle attive agiscono direttamente sul campo elettromagnetico in modo da ridurlo entro i limiti di sicurezza, quelle passive riguardano di fatto il comportamento dell'operatore. La protezione attiva si attua mediante l introduzione di schermature della sorgente e/o dell area operativa, l eliminazione di superfici riflettenti e l utilizzo di dispositivi di protezione individuale. La protezione passiva è relativa alla regolamentazione e limitazione dell accesso alle zone interessate da campi intensi, riducendo il tempo di esposizione e allontanando le postazioni di lavoro e i comandi dell apparecchio dalle zone di campo più intenso. Schermature La schermatura delle sorgenti può essere realizzata agendo direttamente sulla sorgente/apparecchiatura o agendo nella regione che comprende l area o il materiale da trattare. Non tutte le sorgenti UV sono previste di idonee schermature; in questo caso è necessario realizzare schermature ad hoc. Si raccomanda di evitare soluzioni di continuità nelle superfici schermanti. Dispositivi di protezione individuale Come già ricordato gli organi bersaglio delle radiazioni ultraviolette sono la pelle e gli occhi. Per la pelle il modo più efficace per proteggerla dalle radiazioni UV è quello di coprirla mediante camici, manicotti, guanti e maschere per il viso. Il grado di penetrazione delle radiazioni UV attraverso i tessuti varia molto in funzione della trama di tessitura del materiale; nelle tabelle seguenti sono indicate le proprietà di trasmissione della radiazione UV (con particolare riferimento agli UVB) di alcuni tessuti abitualmente utilizzati; il fattore di protezione più elevato è associato ai materiali a trama molto fitta, quali il cotone. Per gli occhi il modo più efficace per proteggerli dalle radiazioni UV è quello di indossare occhiali e/o maschere (queste ultime proteggono anche la pelle del viso) sia per la protezione dalle radiazioni che per gli eventuali rischi collaterali relativi al tipo di attività condotta (schizzi, spruzzi, polveri ecc.); nella tabella seguente sono indicati i numeri di graduazione dei filtri per occhi per alcuni tipi di sorgenti. Nella scelta del tipo di occhiale e gli schermi facciali si deve tener conto dei seguenti fattori: distribuzione spettrale della sorgente UV; grado di abbagliamento; intensità di esposizione nella postazione di lavoro; proprietà di trasmissione del materiale di costruzione; stabilità del materiale di costruzione; design della montatura (presenza di protezione laterale); i normali occhiali da vista non proteggono dalla radiazione UV. Il Preposto responsabile delle attività, consultando il Datore di lavoro e/o il Servizio di Prevenzione e Protezione, sceglie i dispositivi di protezione individuale più adatti (tabelle seguenti), li fornisce (disinfettati se non sono assegnati individualmente) al personale potenzialmente esposto e sorveglia sul loro utilizzo.

21 Pagina 21 di 30 Tessuto Struttura Colore Spessore (mm) % UV trasmessa Fattore di protezione UPF Poliestere Maglia Beige 0, Poliestere Maglia Nero 0,5 4,4 23 Poliestere Maglia Verde 0, Nylon Intrecciata Bianco 0,1 1,7 55 Nylon-Viscosa Intrecciata Nero 0,2 0,2 500 Nylon-Acetato Maglia Rosa 0, Poliestere Intrecciata Rosso 0, Cotone Maglia Blu 0,5 < 0,1 > 1000 Cotone Maglia Marrone 0,3 < 0,1 > 1000 Lana Intrecciata Rosso 0,7 0,7 150 Tabella Proprietà di trasmissione della radiazione UVB di alcuni tessuti Il fattore di protezione UPF è definito dal rapporto tra la dose efficace per occhi e pelle non protetti e la dose efficace per occhi e pelle protetti. N graduazione Percezione dei colori Applicazioni tipiche Sorgenti tipiche Può essere alterata Può essere alterata Sorgenti che emettono prevalentemente UV, abbagliamento non importante Sorgenti che emettono prevalentemente UV e richiesta di assorbimento di luce visibile Lampade a vapori di Hg a bassa pressione (ad es. emissione per fluorescenza) Lampade a vapori di Hg a bassa pressione (ad es. lampade attiniche) Nessuna sensibile modificazione Sorgenti che emettono prevalentemente UV, λ < 313nm; abbagliamento non importante Lampade a vapori di Hg a bassa pressione (ad es. lampade germicida) Nessuna sensibile modificazione Sorgenti che emettono nello spettro UV e nel visibile, richiesta attenuazione del visibile Lampade a vapori di Hg a media pressione (ad es. lampade fotochimiche) Nessuna sensibile Nessuna sensibile modificazione modificazione Sorgenti che emettono nello spettro UV e nel visibile, richiesta attenuazione del visibile Sorgenti che emettono nello spettro UV e nel visibile, richiesta attenuazione del visibile Lampade a vapori di Hg ad alta pressione e lampade a vapori di alogenuri metallici Lampade a vapori di Hg ad alta ed altissima pressione e lampade allo Xe (ad es. lampade pulsanti) Tabella numeri di graduazioni dei Filtri per occhi a seconda di alcune sorgenti tipiche

22 Pagina 22 di 30 Norme di sicurezza e misure di controllo Le procedure di sicurezza, oltre a quanto indicato nei punti precedenti ed oltre agli obblighi di formazione ed informazione a cui si fa cenno nei punti precedenti, devono prevedere norme operative e misure di controllo. Formazione ed Informazione Devono essere effettuati dei corsi di formazione e formazione sui rischi specifici e sulle misure di prevenzione e protezione a tutti i I lavoratori potenzialmente esposti alla radiazioni UV non coerenti, con particolare attenzione nei confronti degli eventuali neo assunti e dei soggetti ad essi equiparati come borsisti, laureandi ecc... Tale formazione ed informazione, di norma, deve comprendere i seguenti punti: tipologia e caratteristiche delle sorgenti UV presenti nel luogo di lavoro; corretto uso delle sorgenti UV; organi bersaglio delle radiazioni ultraviolette (pelle ed occhi), controindicazioni personali che possono comportare un livello di rischio non accettabile ed effetti sanitari associati all esposizione degli UV; eventuale sorveglianza sanitaria; parametri e grandezze associate al controllo del rischio da esposizione a radiazione UV e limiti di esposizione; misure di prevenzione e protezione per l uso in sicurezza delle sorgenti UV; utilizzo e cura dei dispositivi di protezione individuale; verifiche periodiche di sicurezza e di manutenzione delle apparecchiature sorgenti di UV; segnaletica di sicurezza; normativa vigente generale e specifica e organizzazione interna della sicurezza; procedure di intervento in caso di emergenza. Norme di sicurezza di carattere generale dovrà essere indicato con segnaletica ben visibile le aree in cui si utilizzano sorgenti UV; altresì deve essere segnalato il divieto di accesso alle persone non autorizzate ed il divieto di accesso con sorgenti accese alle categorie di persone per cui esista controindicazione; apporre il segnale di obbligo dell uso dei dispositivi di protezione individuale; dovranno essere effettuate le verifiche e i controlli periodici di funzionalità dei dispositivi di sicurezza del sistema in uso (pulsanti di sicurezza, interblocchi, continuità di terra, ecc ). Si dovrà accertare altresì che siano effettuati periodicamente gli interventi di manutenzione dell apparecchiatura (come indicato dal costruttore), con riferimento a: - l involucro della lampada: occorre provvedere alla sua pulizia (dopo aver interrotto l alimentazione elettrica ed aver atteso che la lampada si raffredda) mediante tessuti puliti e soluzioni idonee al fine di evitare la deposizione di materiale che a causa del calore prodotto potrebbe anche bruciare; - il riflettore: mantenerlo pulito; - gli eventuali sistemi di raffreddamento (ad es. lampade ad alta pressione); - le parti elettriche. Il personale potenzialmente esposto ha l obbligo di indossare i dispositivi di protezione individuale nei casi in cui non sia possibile utilizzare adeguate schermature; Il personale non deve manomettere i dispositivi di sicurezza e segnala ogni loro malfunzionamento al Preposto responsabile delle Attività, astenendosi nel contempo, dall uso dell apparecchiatura; Gli eventuali visitatori e gli addetti alle pulizie possono accedere alle zone dove si svolge attività che può comportare esposizione a radiazione ultravioletta solo quando le sorgenti UV sono spente ovvero completamente schermate; Norme di sicurezza e misure di controllo di tipo fisico Per quanto possibile si dovrà: posizionare la sorgente UV in appositi alloggiamenti chiusi; verificare, qualora l attività richieda l impiego di finestre di osservazione, che queste siano realizzate in materiale stabile e che assorba la banda UV interessata;

23 Pagina 23 di 30 utilizzare, qualora la sorgente irraggiasse all esterno della zona di lavoro, schermature adeguate (non riflettenti) in modo da evitare l esposizione di persone non coinvolte nell attività specifica. Norme di sicurezza e misure di controllo di tipo gestionale Ciascun operatore deve: limitare il tempo di esposizione del corpo, o di parti di esso, al minimo indispensabile, compatibilmente con l attività da svolgere e spegnere la sorgente quando non serve; utilizzare sempre i contenitori a tenuta di luce e gli schermi di cui dispone la sorgente avendo cura di evitare possibili fessure che potrebbero dar luogo ad esposizione di radiazione UV anche presso postazioni limitrofe. mantenersi alla massima distanza, dalla sorgente, consentita (l irradianza diminuisce con l aumentare della distanza); svolgere, nelle aree in cui si è esposti alla radiazione ultravioletta, solo le operazioni strettamente necessarie all attività in corso, evitando esposizioni non giustificate; comunicare tempestivamente al Preposto responsabile delle attività eventuali nelle controindicazioni all esposizione a radiazioni UV; qualora riscontri anomalie nel funzionamento dell attrezzatura od accerti un pericolo imminente, deve astenersi dal proseguire l attività in corso, spegnere la lampada ed avvertire immediatamente il preposto responsabile delle attività, il quale deve provvedere in merito; osservare le procedure operative specifiche per l utilizzo in sicurezza dell attrezzatura, predisposte dal preposto responsabile delle attività in armonia con le presenti norme operative. Norme operative per specifiche tipologie di sorgenti Di seguito sono riassunte le procedure operative per le singole tipologie di sorgenti utilizzate, fatto salvo quanto indicato nel precedente paragrafo. Lampade utilizzate per indurre reazioni fotochimiche su campioni Predisporre quanto necessario per l attività (esperimento) posizionando il campione sul quale indurrereazioni fitochimiche, prima di accendere la lampada UV; Accertarsi che siano posizionate correttamente le schermature predisposte prima di accendere la sorgente ed allontanarsi dalla medesima; prima di agire nuovamente e direttamente sul campione irraggiato l operatore deve spegnere o oscurare la sorgente; Nei casi straordinari in cui l attività imponga l accesso di parti del corpo in zona irraggiata, l operatore deve indossare gli adeguati dispositivi di protezione individuale. Visori per cromatografia Posizionare innanzitutto il campione da leggere, accertarsi che siano efficaci le schermature predisposte (a dire gli schermi devono essere interposti tra la sorgente ed i bersagli) ovvero indossaregli adeguati dispositivi di protezione individuale e quindi accendere la sorgente UV al fine di eseguire la lettura il più rapidamente possibile. Prima di accendere la lampada l operatore deve assicurarsi che nello spazio di irraggiamento circostante non sia presente personale ovvero sia presente personale che indossa i dispositivi di protezione individuale adeguati alla banda UV interessata. Transilluminatori Posizionare il gel sullo transilluminatore spento; se l operatore deve visionare rapidamente, prima interpone gli schermi davanti alla sorgente e dopo esegue la lettura; se invece l operatore deve manipolare il gel a lampada accesa (ad es. per sezionare una singola banda) prima indossa sempre i dispositivi di protezione individuale (in particolare è d obbligo l uso della maschera, i guanti e camice di cotone a maglia fitta ed a manica lunga), dopo opera sul gel il più rapidamente possibile. Prima di accendere la lampada del transilluminatore l operatore deve assicurarsi che nello spazio di irraggiamento circostante non sia presente personale ovvero sia presente personale che indossa i dispositivi di protezione individuale adeguati alla banda UV interessata.

24 Pagina 24 di 30 Metodologia per la valutazione dei rischi delle ROA non coerenti La valutazione del rischio delle ROA può essere di tue tipi: DETTAGLIATA NON DETTAGLIATA La valutazione dettagliata deve essere effettuata qualora la presenza delle ROA non sia correttamente e completamente controllabile, ovvero le sorgenti irradiano i lavoratori e possibile in questo caso applicare per i ROA NON COERENTI le disposizione dell'allegato A delle norme UNI EN e UNI EN e il riferimento della CEI e nelle guide per l'utilizzatore (CEI 76 Fascio 389R e fascicolo 3850R per le varie applicazione e nella norma CEI 76-6 ( IEC Mediche). Quando invece la sorgente ROA è certa e descritta anche documentalmente è possibile effettuare una valutazione NON DETTAGLIATA in quanto la sorgente è GIUSTIFICABILE. Sono giustificabili le attrezzature che emettono radiazione ottica non coerente classificate nella categoria 0 (UNI 12198:2009) così come le lampade e i sistemi di lampade, anche LED, classificate nel gruppo ESENTE dalla norma CEI EN 62471:2009. Esempio di appartenenti al gruppo esenti sono l'illuminazione standard per unso domestico e di ufficio monitor computer, fotocopiatrici, lampade,. Sorgenti analoghe in assenza di classificazione sono ritenute tutte giustificabili. Principali sorgenti ROA non coerenti

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26 Pagina 26 di Risultati della valutazione dei rischi dell esposizione alle ROA Ai sensi dell'art. 216 del Dlgs 81/2008, per quanto indicato nei punti precedenti, dall'analisi delle sorgenti di pericolo, dall'individuazione dei livelli di rischio e per quanto potuto osservare, in attesa del parere dei TSL, e in attesa anche di eventuali misurazioni strumentali, si riproduce la seguente stima del rischio di esposizione alle ROA presso il CR ENEA di Brindisi, stima che è risultata Alta (elevata) per i soli lavoratori impiegati nelle attività legate all utilizzo dei laser di classe 3B e/ 4. Locale Lab. Tecnologie Polimeriche - Edif. A1 PT St. 6A Lab. Impiantazione Ionica e Autoclave - Edif. A1 PT St. 7A Lab. Preparativa per SIMS e XPS - Edif. A2 PT St. 1A Lab. Prove Meccaniche - Edif. A2 PT St. 2A Lab. Diffrattometro a raggi x SAXS - Edif. A2 PT St. 3A Lab. XPS - Edif. A2 PT St. 3B Lab. SIMS - Edif. A2 PT St. 3C Lab. Reologia - Edif. A2 PT St. 4A Lab. Prototipazione Sensori - Edif. A2 PT St. 5A Lab. Monitoraggio Acque - Edif. A2 PT St. 6A Lab. Test Sensori - Edif. A2 PT St. 7A Lab. Permeabilimetri Edif. A2 PT St. 8A Lab. Spettrofotometria - Edif. A2 PT St. 9A Lab. Ottica Laser - Edif. A2 PT St. 10A Lab. Analisi Termiche - Edif. A2 PT St. 11A Lab. Tecnologie dei materiali dell Agroindustria - Edif. A2 PT St. 11B Lab. Diffrazione da raggi x - Edif. A2 PT St. 25A Lab. Nonotomografia da raggi x - Edif. A2 PT St. 25B Lab. Microscopia Acustica - Edif. A2 PT St. 25C Lab. Liquidi Penetranti - Edif. A2 PT St. 25D Medicina del lavoro - Edif. A2 PT St. 28A Lab. Microscopio a ioni elio - Edif. A2 PT St. 29A Lab. Diffrattometro Empyrean a raggi x- Edif. A2 PT St. 29B Lab. Microscopio SEM - Edif. A2 PT St. 30A Lab. Gascromatografia - Edif. A2 PT St. 31A CED Centrale telefonica e rete dati - Edif. A2 PT St. 32A Sistemi di calcolo - Edif. A2 PT St. 33A Rischio ROA MEDIO MEDIO ALTO MEDIO

27 Pagina 27 di 30 Locale Lab. Microscopio TEM in remoto - Edif. A2 PT St. 34A Lab. Microscopio SEM FEG - Edif. A2 PT St. 34B Lab. Termografia - Edif. A2 PT St. 35A Lab. Analisi Termiche DSC STA- Edif. A2 PT St. 36A Lab. Grafica 3D Edif. A2 PT St. 37A Lab. Microscopio AFM/STM - Edif. A2 PT St. 38A Lab. Spettrofotometria II - Edif. A2 PT St. 39A Lab. Assottigliamento ionico - Edif. A2 PT St. 39B Lab. Chimica e Meccanica - Edif. A2 PT St. 39C Lab. Lucidatura - Edif. A2 PT St. 39D Lab. Sputtering - Edif. A2 PT St. 39E Lab. Ultramicrotomia - Edif. A2 PT St. 39F Laboratorio di Sintesi - Edif. A2 PT St. 40A/B Uffici Ricercatori - Edif. A2 PT e PP Locale UPS - Edif. A2 PInt St. 10I Lab. Impianto CERTEM - Edif. C PT St. 1A - DISMESSO Lab. Prove non distruttive - Edif. C PT St. 2A Lab. Caratterizzazione materiali da recupero - Edif. C PP St. 1B e 2B Vano Tecnico per Imp. CERTEM - Edif. C PInt St. 1I - DISMESSO Locale Ventilatori per Imp. CERTEM - Edif. C PI St. 2I - DISMESSO Uffici di Direzione e Amministrativi - Edif. 6 PP Magazzino di Cancelleria - Edif. 6 PT e PP Aule didattiche - Edif. 6 PP Lab. Forno TAV - Edif. 9 PT St. 1A Lab. Forno RTA e Camera Climatica - Edif. 9 PT St. 1A/1 Lab. Impianto Plasma Sray - Edif. 9 PT St. 1B Uffici Ricercatori - Edif. 9 PT Lab. Preparazione Chimica - Edif. 9 PT St. 4A Lab. Elettrosintesi I - Edif. 9 PT St. 4A/1 Lab. Preparativa per deposizione Sol Gel - Edif. 9 PT St. 4A/2 Lab. Sol Gel - Edif. 9 PT St. 4B Lab. Elettrosintesi II - Edif. 9 PT St. 4C Deposito Chimico - Edif. 9 PT Lab. Film Sottili - Edif. 9 PT St. 5A Rischio ROA MEDIO- MEDIO MEDIO MEDIO MEDIO MEDIO ALTO ALTO

28 Pagina 28 di 30 Locale Lab. Deposizione Arco e Cluster Edif. 9 PT St. 5B Lab. Membrane - Edif. 9 PT St. 14A Lab. Plasmi - Edif. 9 PT St. 15A Gruppo Elettrogeno Edif. B Pint St. 1I - DISMESSO Cabina elettrica di bassa tensione Edif. B Pint St. 2I Cabina elettrica di trasformazione MT/BT Edif. B Pint St. 3I Cabina elettrica arrivo ENEL - Area Esterna Silos di N2 (azoto liquido) - Area Esterna Bombolai e Gas Cabinet - Aree Esterne Vani tecnici - Aree esterne, P. Interrati, P. Terra, P. Primi Cabina di decompressione gas metano - Area Esterna - DISMESSA Rischio ROA MEDIO MEDIO

29 Pagina 29 di Segnaletica di sicurezza La presenza di laser all interno di un laboratorio deve essere segnalata mediante cartelli di segnalazione appropriati posti in evidenza sull apparecchiatura. Apposite segnalazioni devono essere poste al di fuori dell area operativa. La segnalazione di ATTENZIONE deve essere utilizzata in tutti i cartelli associati ai laser di classe 2 e la segnalazione di PERICOLO deve essere utilizzata in tutti i cartelli associati ai laser di classe 3 e 4. Il testo deve essere: Classe Testo 1 apparecchio laser di classe 1 in accordo con la norma CEI R 3B 4 radiazione laser - non fissare il fascio - apparecchio laser di classe 2 in accordo con la norma CEI 76-2 radiazione laser - non fissare il fascio né ad occhio nudo né tramite uno strumento ottico - apparecchio laser di classe 3R in accordo con la norma CEI 76-2 radiazione laser - evitare l'esposizione al fascio - apparecchio laser di classe 3B in accordo con la norma CEI 76-2 radiazione laser - evitare l'esposizione dell'occhio o della pelle alla radiazione diretta o diffusa - apparecchio laser di classe 4 in accordo con la norma CEI 76-2

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