Umbria: terra d incontri. La Romania

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1 Umbria: terra d incontri. La Romania Cristian Ditoiu Gabriela Drinceanu Elena Hariga Luciano Boccardini Sestilio Burattini Claudio Carli Carlo Carnevali Silvano D Orsi Luigi Frappi Paolo Grimaldi Francesca Manfredi Romano Mazzini

2 umbria: terra d incontri. La Romania

3 Provincia di Perugia Comune di Bucarest Umbria: terra d incontri. La Romania Provincia di Perugia Direzione Generale - Ufficio Relazioni Esterne e Editoria Servizio Promozione Attività Culturali e Sociali Servizio Programmazione Negoziata, Politiche Comunitarie e Cooperazione Internazionale Cura progetto espositivo Doina Mândru - Direttrice Centro Culturale Palatele Brâncoveneşti Paolo Nardon - Critico d'arte Cura editoriale e grafica Ufficio Relazioni Esterne e Editoria Traduzione testi Elena Anechitei La mostra e il progetto artistico si inseriscono nelle iniziative promosse dall Assessorato alle Politiche dell Unione Europea e dal Servizio Programmazione Negoziata, Politiche Comunitarie e Cooperazione Internazionale della Provincia di Perugia. Finito di stampare nel mese di luglio 2008 presso Tipopgrafia Agraf - Perugia

4 Indice 5 Umbria Terra d'incontri Giulio Cozzari, Presidente Provincia di Perugia 7 Bucarest incontra Perugia Sorin Oprescu, Sindaco di Bucarest 9 Sotto il segno del tempo Doina Mândru, Direttrice Centro Culturale Palatele Brâncoveneşti 13 L arte come forma del dialogo e della riflessione Paolo Nardon 15 Umbria tra storia e arte 19 Centro Espositivo della Provincia di Perugia: uno spazio per la cultura 21 Bucarest: dalla città felice al castello-museo di Mogosoaia Artisti 26 Cristian Ditoiu 34 Gabriela Drinceanu 40 Elena Hariga 48 Luciano Boccardini 52 Sestilio Burattini 56 Claudio Carli 60 Carlo Carnevali 64 Silvano D Orsi 68 Luigi Frappi 72 Paolo Grimaldi 76 Francesca Manfredi 80 Romano Mazzini 3

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6 Umbria: terra d incontri Al debutto un incontro è sempre un momento magico soprattutto quanto è l arte ad incontrare l arte perché il dialogo che si instaura con la creatività ha il dono di guardare oltre la quotidiana inquietitudine e le piccole preoccupazioni materiali. Così più alto diventa l orizzonte verso il quale i nostri due popoli possono guardare insieme un futuro senza più barriere. Benvenuti in questa terra che sembra restare in disparte rispetto alla grande corsa alla modernizzazione, dove anche il suo nome, Umbria, sa di umbratile e di scontroso. Benvenuti in questa terra che ha fatto della pace il suo stile di vita, che narra in silenzio la sua storia millenaria conservando, caparbia e laboriosa, i suoi piccoli borghi e le sue antiche tradizioni. Sono certo che questo è solo il primo di una serie di incontri perché sono certo che tornerete con i vostri talenti, la vostra cultura e la vostra storia per continuare il dialogo tra le nostre due terre e i nostri due popoli. Già vi aspettiamo. Giulio Cozzari Presidente Provincia di Perugia 5

7 Umbria: teritoriu de intilniri La debut, o intilnire este totdeauna un moment magic, mai ales cind arta intilneste arta pentru ca dialogul care se instaureaza cu creativitatea are darul de a privi dincolo de nelinistea cotidiana si de micile preocupari materiale. Astfel se inalta orizontul spre care popoarele noastre amindoua pot privi impreuna catre un viitor de-acuma fara bariere. Bine ati venit pe acest pamint care pare a ramine in disparte fata de marea cursa catre modernizzare, unde si numele Umbria pare in umbra si rezervat. Bine ati venit pe acest pamint care a ales pacea ca propriu stil de viata, care povesteste fara cuvinte istoria lui milenara, pastrind incapatinata si muncitoare micile sale burguri si traditiile sale antice. Sunt sigur ca aceasta va fi doar prima dintr-o serie de intilniri pentru ca sunt convins ca veti reveni cu talentele, cultura si istoria voastra pentru a continua dialogul intre paminturile si intre popoarele noastre. Va asteptam de pe acum. Giulio Cozzari Presedinte Provinciei Perugia 6

8 Bucarest incontra Perugia La città di Bucarest ed il suo Centro Culturale del Palazzo Brancoveanu di Mogosoaia sono, tramite la provincia di Perugia, termini di un dialogo iniziato molto tempo fa, nei secoli XV, XVI e XVII quando i nobili ed i principi dalla Valachia importavano dal Nord e dal Centro Italia armature, velluti, argenteria o vetreria artistica, ospitavano pittori e spesso anche architetti e scultori che hanno realizzato palazzi come quello di Mogosoaia e giardini italiani a Bucarest e Tirgoviste. Se nei tempi remoti i romeni erano per lo più legati a Venezia, Padova e Bologna dove si recavano anche per motivi di studio, con l inizio del 900 i pittori romeni si rivolgono verso Roma e da allora, lo stile classico ed accademico romano ed in seguito l arte del 900 di espressione italiana lasciarono tracce importanti nella pittura e nell architettura romena fino agli anni venti del XX secolo. In qualità di decoratori di ricche residenze, pittori stuccatori e scultori, gli artigiani dall Italia hanno marcato ampie zone dell architettura e del gusto artistico in generale, soprattutto nei grandi centri di commercio come erano le città portuali e non solo, da molte parti arrivavano ordinazioni importanti: da Bucarest, Bacau, Iasi e Craiova. Alla fine del '900 gli artisti italiani erano i preferiti della grande borghesia. Sempre a loro, poco dopo il '900 viene commissionata la decorazione degli interni di alcune grandi chiese ortodosse, anche se artisti romeni importanti e disponibili non mancavano. Il gusto del pubblico si rivolgeva però in modo inevitabile verso le soleggiate città del sud. I paesaggi di Napoli e Venezia, dipinti nell atrio principale o sulle pareti delle ampie scalinate interiori accoglievano spesso l ospite meravigliato, nelle case dei commercianti, dei professori o degli attori di Bucarest o Iasi. Come secoli addietro, l Italia era ancora considerata come un modello assoluto per la bellezza, il riferimento del buon gusto e del lusso. Credo che i tempi siano maturi purché l arte romena attuale e la cultura di Bucarest riscoprano lo spirito luminoso dell arte italiana, la sua misura umana e la sua naturale assunzione della bellezza come valore di salvaguardia per tutti i tempi. Sorin Oprescu Sindaco di Bucarest 7

9 Bucureşti intilneşte Perugia Bucuresti, Mogoşoaia si Italia, prin Perugia, sunt termenii unui dialog început demult, in secolele XV, XVI şi XVII, cind nobili si principi ai Valahiei importau din nordul si centrul Italiei armuri, catifele, argintărie sau sticlărie de artă, uneori pictori, dar cel mai des arhitecti si sculptori care au realizat palate precum cel de la Mogoşoaia, sau grădini italiene la Bucureşti si Tîrgovişte. Dacă în trecutul îndepărtat românii au fost legaţi mai mult de Veneţia, Padova şi Bologna unde studiau, începând din secolul XIX, pictorii români se îndreaptă spre Roma, şi de atunci, clasicismul roman, academismul, apoi arta 1900 de expresie italiană, vor lăsa urme importante în pictura şi arhitectura românească de până la Decoratori de reşedinte bogate, pictori, stucatori sau sculptori, meşterii Italiei au marcat zone largi ale arhitecturii şi gustului în general, mai ales în marile centre comerciale care erau oraşele port, dar nu numai, pentru că oriunde au fost comenzi importante, la Bucureşti, Bacău, Iaşi sau Craiova, la sfârşitul secolului XIX italienii erau artiştii preferaţi ai marii burghezii. Şi aceasta până într-atât, încât după 1900, tot lor li se comandă şi decorarea unor mari biserici ortodoxe, deşi artişti români pricepuţi sau disponibili nu lipseau. Gustul public se îndrepta însă, irefutabil, spre însoritele oraşe ale sudului. Vedute ale Neapolelui sau Veneţiei pictate pe holul principal, sau ampla scară spre etaj, întâmpinau adesea musafirul uimit, în casele negustorilor, profesorilor sau actorilor din Bucureşti ori Iaşi. Precum cu secole în urmă, Italia încă mai era socotită modelul absolut al frumuseţii, etalonul bunului gust ca şi al luxului. Cred că a sosit vremea ca arta românească actuală, cultura Bucureştiului să redescopere spiritul luminos al artei italiene, umana sa măsură şi fireasca ei asumare a frumuseţii ca valoare salvatoare înscrisă în perenitate. Sorin Oprescu primarul general al municipiului Bucureşti 8

10 Sotto il segno del tempo Gli artisti che proponiamo per la mostra Dialogo Perugia Bucarest appartengono a tre generazioni completamente distinte. Essi esprimono però la percezione degli stessi valori intramontabili e così appartengono allo stesso tipo di spiritualità che si definisce chiaramente, per ognuno in parte, come ipostasi di una tipologia generale. Qual è questa, e quali sono i loro valori comuni? Dal punto di vista plastico, essi appartengono all arte figurativa ed in specie a quella che investe il soggetto con valori simbolici, in maniera sottile, intrinseca, per niente ostentativa, come nel caso della pittura di Cristian Ditoiu o, più esplicitamente, nelle sculture di Gabriela Drinceanu. Nella loro visione, il mondo che ci circonda è portatore di multipli sensi che si scoprono come la trasparenza di una metafora oppure la sottigliezza di un accordo armonico: i ripetuti abbozzi dello stesso tema, sono le note, il timbro, la durata. Niente è concluso, stabilito, definitivo, nei dipinti, né nei disegni di Elena Hariga e neanche nelle ambigue ipostasi dei personaggi ritagliati nel legno, o gettati in bronzo eppure niente rimane confuso, nascosto, estraneo alla comprensione o indefinito plasticamente. Quest arte con evidente substrato simbolico illustra con pertinenza proprio il carattere aperto dell opera, la sua multi valenza intrinseca, dovuta anche ad una certa intenzionalità degli autori. Come la poesia, la loro arte ha da comunicare un alone di immagini soggettive nel quale, accanto lo rispecchiare luminoso del reale, se ne ritrova un universo secondo, il mondo nell ombra, popolato da ossessioni, tensioni, piccole brecce operate nell immediato, tramite quali si intravedono gli strati profondi del sé. La generazione che si è affermata negli anni '70, alla quale appartiene Elena Hariga, si è definita nella poesia come una generazione della metafora e dell invenzione verbale, nella prosa come quella di un messaggio sottinteso, per il quale erano necessarie diverse chiavi di lettura e nelle arti plastiche rinnovate del tempo, come una generazione che scopre e sperimenta la funzione simbolica dei linguaggi, siano questi pittura, scultura o grafica. Come una necessaria evasione da un quotidiano soffocato dall ideologia, l arte libera degli anni '70, quella che non aspira alla gloria dei premi statali si è manifestata solo nello spazio ristretto degli atéliers, dei gruppi di creazione e delle cerchia di iniziati, collezionisti o soltanto intellettuali, oppure in quelle gallerie di provincia che sono state i piloni del nuovo respiro. Manifestandosi con ritegno in questo spazio ristretto, la piccola scultura in bronzo praticata da Elena Hariga ha potuto abbordare il tema spirituale dell angelo. E l ha fatto con la stessa discrezione, in modo sfumato ma anche convincente, come infinitamente è discreta anche l invisibile presenza degli angeli. Per questo i suoi angeli sono stati rappresentati soltanto come illusioni, idee sugli angeli, in frammenti invisibili o in tracce intraviste, nell ala come di passero o nel drappeggio molle di un dorso, nell impeto o nel loro vorticare istantaneo. 9

11 Da questo universo ho portato per la mostra alla Rocca Paolina di Perugia alcuni pezzi definitori per la piccola arte plastica, attenta alla sfumatura specifica di ogni piano, di ogni superficie, discreta con la presenza spaziale di quelli senza corpo, come un pianista è discreto ed attento al timbro, ai suoni ed ai silenzi di una notturna di Chopin. Accenno a Chopin perché Elena Hariga è un artista appassionata di musica e di poesia, dell estetica e della filosofia, campi dai quali provengono anche i suoi ultimi cicli di disegni intitolati Sul tempo. Sono cicli nei quali i temi del tempo sacro e profano, dell angelo del tempo, del Dio, inizio e fine del tempo, di Gesù, incrocio dei tempi vengono sviluppati in modo sequenziale ed in crescendo, con riprese e approfondimenti, con inserti e notazioni simboliche. L artista definisce anche uno spazio per il manifestarsi del tempo sacro, la chiesa, tramite multiple silouhettes trasparenti che non si sottopongono alla geometria euclidea ma impongono le loro proprie regole di sviluppo, così come anche il tempo sacro ha il proprio ritmo e la propria misura. L artista non si propone di esplicitare qualche teoria propria sul tempo ma scopre, lentamente, sul percorso stesso dello scorrere di questo immaginario del tempo, la sua relatività ma anche verità filosofiche come quella che noi, uomini (mortali sottoposti al tempo) siamo proprio tempo e produciamo tempo (citazione da Costantin Noica); è per questo che il tema astratto del tempo ha, per Elena Hariga, un senso esistenziale profondo. Una posizione in qualche modo lontana dalla problematica del tempo, nell universo simbolico, caratterizza i due espositori più giovani, Cristian Ditoiu e Gabriela Drinceanu. Ma come niente può essere vero fuori dal tempo, se non quello che lo trascende, questo principio trascendentale è presente con discrezione nella pittura di Ditoiu e, più marcato, nella scultura di Gabriela Grinceanu. Esperienze simili alle loro si ritrovano nell arte romena delle generazioni degli anni '90 e 2000, marcate da post modernismo e riconcettualizzazione del messaggio plastico. Abbiamo, in questo caso l esempio di artisti che integrano in modo esplicito una certa tradizione plastica: quella post impressionista per il pittore e quella simbolista per lo scultore, nel tentativo di configurazione di un universo proprio, con linguaggi specifici, adesso in corso di elaborazione senza indicare questo fatto, nessuna precarietà dei mezzi. Al contrario, sui mezzi si concentra in realtà l attenzione dei due artisti e ne fanno prova della loro perfetta padronanza. C è anche di più: per il critico d arte come per il collezionista, le loro opere offrono l opportunità dell incontro con un arte in pieno processo di configurazione, di definizione, un arte che iscrivendosi nel post modernismo nasce come un commentario esegetico, sviluppato con mezzi propri, in margine ad una cultura assimilata in profondità. Doina Mândru Direttrice Centro Culturale Palatele Brâncoveneşti 10

12 Sub semnul timpului Artiştii pe care îi propunem în expoziţia Dialog: Perugia-Bucureşti fac parte din trei generaţii plastice cu totul distincte. Ei împărtăşesc însă percepţia aceloraşi valori perene de unde şi apartenenţa lor la un acelaşi tip de spiritualitate care se defineşte clar, cu fiecare în parte, ca ipostas al unei tipologii generale. Care este aceasta, şi care sunt valorile lor comune? Din punctul de vedere al plasticii, ei aparţin artei figurative şi anume acelui figurativism care învesteşte subiectul cu valori simbolice, în mod subtil, intrinsec, cu totul neostentativ, ca în cazul picturii lui Cristian Diţoiu, sau în mod explicit, ca în sculpturile Gabrielei Drinceanu. În viziunea lor, lumea care ne înconjoară este purtătoare a multiple sensuri ce se dezvăluie asemeni transparenţei unei metafore sau subtilităţii unui acord: repetatele schiţări ale aceluiaşi subiect, sunt notele, timbrul, durata. Nimic nu este închis, stabilit, definitiv, nici în picturi, nici în desenele Elenei Hariga şi nici în ambiguile ipostazieri ale personajelor decupate în lemn, sau turnate în bronz, şi totuşi nimic nu rămâne neclar, abscons, străin înţelegerii, nedefinit plastic. Această artă cu evident substrat simbolic ilustrează cu pertinenţă chiar caracterul deschis al operei, plurivalenţa ei intrinsecă datorată şi unei certe intenţionalităţi auctoriale. Asemeni poeziei, arta lor are a împărtăşi un halou de imagini subiective, în care, alături de oglindirile luminoase ale realului, se regăseşte un univers secund, lumea din umbră, populată de obsesii, incertitudini, tensiuni, mici breşe operate în imediat, prin care transpar straturile profunzi ale sinelui. Generaţia afirmată în cursul anilor '70, căreia îi aparţine Elena Hariga, s-a definit în poezie ca o generaţie a metaforei şi a invenţiei verbale, în proză ca una a mesajului subiacent, pentru care erau necesare multiple chei de înţelegere, iar în plastica novatoare a timpului, drept o generaţie care descoperă şi experimentează funcţia simbolică a limbajelor, fie acestea pictură, sculptură sau grafică. Ca o necesară evadare dintr-un cotidian sufocat de ideologie, arta liberă din anii 70, cea care nu aspira la gloria simezelor şi a premiilor de stat, s-a manifestat doar în spaţiul restrîns al atelierelor, taberelor de creaţie şi al cercurilor de iniţiaţi, colecţionari sau doar intelectuali, sau în acele galerii de provincie care au fost pilonii suflului nou. Manifestîndu-se cu reţinere în acest spaţiu restrîns, sculptura mică, în bronz, practicată de Elena Hariga a putut aborda tema spiritualistă a îngerului. Si a făcut-o tot atît de discret, de nuanţat, dar şi de convingător, precum infinit discretă este şi nevăzuta prezenţă a îngerilor. De aceea îngerii săi au fost înfăţişaţi doar ca iluzii, păreri despre îngeri, în fragmente ori urme întrevăzute, în aripa ca de pasăre, sau în drapajul moale al unui tors, în elanul ori în învolburarea lor subită. Din acest univers am adus în expoziţia de la Rocca di Papa cîteva piese definitorii pentru plastica mică, atentă la nuanţa specifică a fiecărui plan, a fiecărei cute, discretă cu prezenţa spaţială a celor fără de trup, precum un pianist este discret 11

13 şi atent cu timbrul sunetelor şi al tăcerilor dintr-o nocturnă de Chopin. Amintesc de Chopin pentru că Elena Hariga este o artistă pasionată de muzică şi de poezie, de eseistică şi de filosofie, din al căror cîmp provin şi ultimele ei cicluri de desene intitulate Despre timp. Sunt cicluri în care temele timpului sacru şi profan, a ingerului timpului, a lui Dumnezeu, început şi capăt al timpului, a lui Christos, răscruce a timpurilor, sunt dezvoltate secvenţial şi în crescendo, cu reluări şi aprofundări, cu inserţii şi notaţii simbolice. Artista defineşte şi un spaţiu de manifestare a timpului sacru, biserica, în multiple siluetări transparente ce nu ascultă de geometria euclidiană ci impun propriile lor reguli de desfăşurare, aşa după cum şi timpul sacru îşi are ritmul şi măsura lui proprie. Artista nu-şi propune să expliciteze vreo teorie anume asupra timpului, ci descoperă lent, pe parcursul însuşi al derulării acestui imaginar al timpului, relativitatea lui, dar şi adevăruri filosofice precum acela că noi, oamenii (muritori supuşi timpului) suntem chiar timp şi producem timp. (Constantin Noica); de aceea abstracta tema a timpului are pentru Elena Hariga un înţeles existenţial profund. O situare cumva departe de problematica timpului, în universul simbolurilor, manifestă cei doi mai tineri expozanţi, Cristian Diţoiu şi Gabriela Drinceanu. Cum nimic nu poate fi însă cu adevărat în afara timpului, decât ceea ce-l transcende, acest principiu transcendent este prezent cu discreţie în pictura lui Diţoiu şi mai apăsat, în sculptura Gabrielei Drinceanu. Experienţe similare cu a lor se regăsesc în arta românească a generaţiilor 90 şi 2000, marcată de postmodernism şi de reconceptualizarea mesajului plastic. Avem, în cazul de faţă, exemplul unor artişti care integrează în mod explicit o anumită tradiţie plastică: cea postimpresionista pentru pictor, si cea simbolistă pentru sculptor, în încercarea de configurare a unui univers propriu, cu limbaje specifice, acum în curs de elaborare fără ca aceasta să însemne cumva o precaritate a mijloacelor. Dimpotrivă, asupra mijloacelor se concentrează de fapt atenţia a celor doi artişti, iar ei fac dovada stăpînirii lor depline. Dar este mai mult decît atît. Pentru criticul de artă ca şi pentru colecţionar, operele lor oferă şansa întîlnirii unei arte în plin proces de configurare, de definire, o artă care înscriindu-se în postmodernism, se naşte ca un comentariu exegetic, dezvoltat cu mijloace proprii, pe marginea unei culturi asumate în profunzime. Doina Mândru Directoare a Centrului Cultural Palatele Brâncoveneşti 12

14 L arte come forma del dialogo e della riflessione L arte e la storia di un popolo sono i suoi tratti distintivi, il biglietto da visita che esso porge al mondo, ciononostante nemmeno lo spettatore professionista è in grado di stabilire con precisione la provenienza di un opera senza conoscerne in anticipo l autore e la sua nazionalità. Perché l arte, lo sappiamo, è senza confini, a maggior ragione oggi che una specie d omologazione della cultura, si manifesta come l effetto collaterale della mondializzazione. Per quanto riguarda le arti visive esse hanno sempre mostrato delle forti analogie tra loro, a dispetto della loro provenienza, forse in virtù di quelli che potremmo definire i vasi comunicanti della cultura, che sempre hanno favorito il manifestarsi di affinità e coincidenze tematiche e stilistiche presenti anche in culture apparentemente distanti tra loro. Le opere degli artisti rumeni e di quelli italiani presenti in questa mostra posseggono vari punti di contatto, a conferma di quanto detto finora. Bisogna osservare però come tali affinità siano, puramente incidentali. Il fatto in se non è negativo, tutt altro, in fondo il vero confronto tra gli artisti e le opere si attua meglio a partire dalle differenze che non dalle somiglianze, in quanto ogni vero dialogo e ogni incontro, si basa sull accettazione delle differenze, intese come manifestazioni della libertà e dell autonomia dell altro. A partire da questa consapevolezza guarderemo le opere, cercando di coglierne i tratti distintivi e le singolarità. In fondo, se guardiamo attentamente le opere degli italiani che conosciamo meglio in esse facilmente percepiremo qualcosa di stranamente familiare, in cui si cristallizza quel rapporto tra luogo d appartenenza e identità del singolo che alimentano e determinano le caratteristiche socio-culturali, architettoniche, ma anche artistiche e linguistiche che generalizzando definiamo genius loci. Affinando la nostra percezione riusciremo a cogliere la potenza espressiva anche delle opere che non sentiamo come familiari. Questo affinamento dei sensi ci aiuta a superare una superficialità che non concerne soltanto lo sguardo ma anche altre facoltà. Riconoscendo il diverso e lo straniero come portatori di singolarità affini alle nostre, renderemo la globalizzazione meno pericolosa. In fondo la globalizzazione non ha soltanto effetti negativi ma se ben indirizzata può offrire anche notevoli opportunità in termini di dialogo e di conoscenza sovranazionale. Potremmo sempre imparare a trarre vantaggio dalla velocità della comunicazione, dal rapido scambio delle informazioni e delle merci e dalla rapidità degli spostamenti, facendo si che non producano soltanto appiattimento e omologazione, ma diventino il preludio ad un incontro più profondo e costruttivo tra popoli e culture, in vista di uno sviluppo condiviso. Paolo Nardon 13

15 Arta ca forma a dialogului si a meditatiei Arta si istoria unui popor sunt trasaturile sale distintive, biletul de vizita pe care il prezinta lumii, cu toate acestea nici spectatorul profesionist nu e in stare sa stabileasca precis provenienta unei opere fara sa cunoasca anticipat autorul si nationalitatea lui. Pentru ca arta, se stie, este fara frontiere, cu atit mai mult astazi cind un fel de omologare a culturii se manifesteaza ca efect colateral al mondializarii. In ce priveste artele vizive, acestea au aratat intotdeauna analogie profunde, indiferent de provenienta lor, probabil datorita a ceea ce am putea numi vasele comunicante ale culturii, care de totdeauna au favorizat manifestari de afinitate si coincidente tematice si stilistice, prezente si in culturi aparent distante intre ele. Operele artistilor romini si a celor italieni presentate in aceasta expozitie au diverse puncte de contact, drept confirmare la cele de mai sus. Trebuie vazut insa in ce fel asemenea afinitati sunt doar accidentale. Faptul in sine nu e negativ, dimpotriva, in fond adevarata confruntare intre artisti si opere se actualizeaza mai sigur pornind de la diferente decit de la asemanari, diferente privite ca manifestari ale libertatii si autonomiei celuilalt. Pornind de la aceasta premiza vom privi operele, incercind sa sesizam trasaturile distintive si particularitatile. In fond, daca privim cu atentie operele italienilor mai bine cunoscute, avertizam in acestea cu usurinta ceva deosebit de familiar, in care se cristalizeaza acel raport intre locul de apartenenta si identitatea fiecaruia, care alimenteaza si determina caracteristicile sociale si culturale, arhitectonice dar si artistice si lingvistice pe care, generalizind, le definim drept genius loci. Perfectionind perceptia noastra, vom reusi sa sesizam puterea expresiva si a operelor ce nu le simtim familiare. Aceasta perfectionare a simturilor ne ajuta sa depasim o superficialitate care nu priveste doar vederea ci si alte facultati. Recunoscind pe cel deosebit si pe cel strain drept purtatori de particularitati afine cu ale noastre, vom obtine o globalizzare mai putin periculoasa. In fond globalizarea nu are doar efecte negative ci, daca bine adresata poate oferì oportunitati importante in termeni de dialog si de cunoastere extranationala. Vom putea totdeauna sa invatam si sa tragem avantaj din viteza comunicatiilor, din schimbul rapid de informatii si de marfuri si din rapiditatea deplasarilor, avind grija ca acestea sa nu produca numai nivelare si omologatie, ci sa devina preludiul la o intilnire mai profunda si constructiva intre popoare si culture, in vederea unei dezvoltari impartasite. Paolo Nardon 14

16 Umbria tra storia e arte Le arti visive in Umbria costituiscono un patrimonio antichissimo, che ha avuto le sue prime manifestazioni già con la civiltà romana. Non c è stata epoca storica in cui le vicende economiche e politiche non siano state accompagnate da espressioni artistiche di grandissimo rilievo: neppure il XVIII secolo, periodo di grande decadenza della società umbra, può considerarsi estraneo alla produzione di opere di specifico peso culturale. Un movimento, complessivamente, ha unito la società e la cultura in qualunque periodo storico: il tramite che, conducendo alla edificazione di grandi monumenti civili e religiosi, ha avuto come esito la costruzione di città intere sotto il segno di una mai smentita partecipazione popolare. Le basi materiali della società umbra sono subito state visibili nell architettura dei grandi e piccoli borghi di questa terra. Il gusto della bellezza, poi, e il piacere di specchiarsi nel mondo colorato e fantasioso degli artisti, hanno spinto gli umbri quelli del Duecento, del Trecento, dell età rinascimentale soprattutto a chiedere con forza che le loro chiese, i loro palazzi pubblici fossero illuminati di pareti e volte più splendenti della lucentezza delle campagne umbre. Questo movimento, questo tramite dalla società alla cultura, dalla politica alle arti visive è antichissimo. Ad Assisi è conservata la cosiddetta casa di Properzio, i resti, cioè, di una ricca domus romana risalenti alla metà del I secolo d.c. Questi ambienti, come gli altri più recentemente scoperti, sono un museo della bravura e della perizia tecnica di tutta l epoca romana: i pavimenti sono formati da riquadri di marmi colorati e da mosaici a tessere bianche e nere, mentre sulle pareti si esalta una decorazione pittorica su fondo rosso con disegni a carattere vegetale e animale. Vi era, dietro queste preziose testimonianze artistiche, una società molto ricca ed esigente. Nei secoli successivi, a mano a mano che ci si avviava verso il Medioevo, le condizioni socio-economiche umbre divennero sempre più precarie e solo grandi figure di riformatori (da san Benedetto a san Francesco d Assisi) mantennero vivo uno spirito di rinascita che, nell età comunale (XI-XIII secolo), tornerà a fare di nuovo grande la terra dell Umbria. Lo stile romanico prima e quello gotico poi s impongono dietro alla forza trainante di questi due personaggi della religione e della cultura. Ancora oggi, l Umbria è ricchissima di abbazie e di pievi che ricordano la rinascita della regione dopo il Mille; ancora oggi, oggi più che mai, milioni di pellegrini e di turisti visitano il monumento maggiore dell esplosione gotica italiana: la basilica superiore di San Francesco d Assisi, con l imponente ciclo giottesco che ricostruisce la biografia del santo. Fra il Trecento e il Cinquecento mentre si costruisce lo splendido Palazzo dei Priori di Perugia si assiste al periodo di più intensa concentrazione del potere politico nelle mani di alcune signorie locali, legate a famiglie come 15

17 i Baglioni a Perugia e i Trinci a Foligno. Perugia si afferma come centro tendenzialmente unificatore dell Umbria: ciò che avviene in essa finisce col determinare e col condizionare il futuro di tutto il territorio circostante. Una lunga lotta ha sempre opposto i potenti locali all egemonia dello Stato della Chiesa: mentre la contesa sta per toccare il suo epilogo, l Umbria vede sorgere gli astri di due maestri dell arte italiana come Pietro Vannucci (Il Perugino) e Bernardino di Betto (Il Pintoricchio). La bellezza dell arte umbra, grazie a questi due protagonisti, esce per la prima volta dai suoi confini e si diffonde nella cultura e nel gusto di ogni epoca, arrivando fino ai giorni nostri. Diversamente vanno le cose per le sorti economiche e politiche di tutta la regione nel corso del Seicento e del Settecento: l Umbria è sottomessa al potere papale e si esprime in una cultura figurativa barocca di straordinaria forza evocativa. L Umbria arriva all appuntamento con l Unità nazionale (1860) fortemente depressa. L avere conservato l antica bravura della tradizione romana, medievale, rinascimentale e barocca la sostiene nel passaggio culturale alla modernità e alla contemporaneità novecentesca. I suoi progressi sociali sono dovuti anche alla sapienza artigianale di maestri delle arti visive che, da Dottori a Burri, hanno trasformato dalle radici l estetica del nostro tempo. 16

18 Umbria intre istorie si arta Artele vizuale in Umbria constituie un patrimoniu foarte antic, primele sale manifestari apar inca de la civilizatia romana. Nu a existat epoca istorica in care evenimentele economice si politice sa nu fie insotite de expresii artistice de mare relief: nici secolul XVIII, perioada de mare decadenta a societatii umbre, nu se poate considera strain de o productie de opere sau de o specifica greutate culturala. O miscare complexiva a unit societatea si cultura in orice perioada istorica: calea care, ducind la edificarea unor importante monumente civile si religioase, a avut ca rezultat construirea de orase intregi, sub semnul unei partecipatii populare niciodata dezmintita. Bazele materiale ale societatii umbre au fost imediat vizibile in arhitectura marilor si micilor burguri de pe acest pamint. Gustul pentru frumos apoi si placerea de oglindire in lumea colorata si fantazioasa a artistilor au impins umbrii cei din secolele XIII, XIV, din epoca Renasterii in particular sa ceara cu determinare ca bisericile lor, palatele lor publice sa fie luminate de pereti si bolte mai stralucitoare decit luminozitatea peisajelor umbre. Aceasta miscare, aceasta cale de la societate catre cultura, de la politica spre artele vizuale este foarte antica. La Assisi este conservata asa zisa casa lui Properzio, adica resturile unei bogate domus romana datata la jumatatea secolului I d.c. Aceste locuri, ca si altele descoperite mai de curind, sunt un muzeu al bravurii si al priceperii tehnice din intreaga epoca romana: pavimentele sunt formate din patrate de marmura colorata si din mozaicuri de placi albe si negre, in timp ce pe pereti se exalteaza o decoratie pictorica pe fond rosu, cu desene pe teme vegetale si animale. In spatele acestor pretioase marturii artistice era o societate foarte bogata si exigenta. In secolele succesive, pe masura ce se apropia Evul Mediu, conditiile sociale si economice umbre au devenit din ce in ce mai precare si numai unele mari figuri de reformatori (de la San Benedetto la San Francesco d Assisi) au mentinut in viata un spirit de renastere, cel care in epoca comunelor (sec. XI XIII) va reveni pentru a da din nou maretie pamintului Umbriei. Stilul romanic mai intii iar apoi cel gotic se vor impune in urma fortei trainante a acestor doua personaje ale religiei si culturii. Inca in ziua de azi Umbria este inzestrata cu multe minastiri si bisericute care amintesc renasterea regiunii dupa anul 1000; iar astazi, mai mult ca inainte, milioane de pelegrini si turisti viziteaza monumentul major al exploziei gotice italiane: biserica superioara a lui San Francesco d Assisi, cu imponentul ciclu al lui Giotto care reconstruieste biografia sfintului. Intre secolele XIV si XVI in timp ce se construieste splendidul Palazzo dei Priori la Perugia se asista la perioada de cea mai intensa concentrare a puterii politice in miinile unor domnii locale, legate de familii ca Baglioni la Perugia si Trinci la Foligno. Perugia se afirmeaza ca centru tendential unificator al Umbriei: ceea ce se petrece aici determi- 17

19 na in final si conditioneaza viitorul intregului teritoriu inconjurator. O lupta prelungita a pus totdeauna stapinii locali in hegemonia Statului Bisericii; in timp ce controversa ajunge la epilogul sau, Umbria vede rasarind astrele a doi maestri ai artei italiane: Pietro Vannucci (Il Perugino) si Bernardino di Betto (Il Pintoricchio). Frumusetea artei umbre, proprie a acestor doi protagonisti, iese pentru prima oara din granitele sale si se difuzeaza in cultura si in gustul tuturor epocilor, ajungind pina in zilele noastre. Altfel merg lucrurile in ce priveste sortile economice si politice ale intregii regiuni in cursul secolelor XVII si XVIII: Umbria va fi supusa puterii papatului si se va exprima printr-o cultura figurativa baroca, de extraordinara forta evocativa. Umbria ajunge la intilnirea cu Unirea nationala (1860) in grava depresiune. Faptul de a fi conservat antica bravura a traditiei romane, medievale, a Renasterii si baroca o sustine la pasajul cultural catre modernitate si catre contemporanul secolului XX. Progresele sale sociale se datoreaza si priceperii artizanale a unor maestri ai artelor vizuale cum sunt Dottori si Burri care au transformat de la radacini estetica timpului nostru. 18

20 Centro Espositivo della Provincia di Perugia: uno spazio per la cultura Il Centro Espositivo della Rocca Paolina (Cerp) è stato inaugurato nel 1985, al termine di lunghi lavori di recupero dei locali più misteriosi e intricanti della storia millenaria della città di Perugia. Il Cenatro, di proprietà della Provincia di Perugia, è stato ricavato, infatti, nei sotterranei della Rocca Paolina, fatta costruire da Paolo III Farnese nel 1540 sopra le case del quartiere medievale appartenuto alla famiglia dei Baglioni. L eredità medievale e quella cinquecentesca si integrano in questi spazi come a voler sancire un età di pacificazione dopo contrasti dolorosi ed epocali. Sopra i quartieri Baglioni e sopra le macerie stesse della Rocca Paolina, abbattuta nel 1860, l indomani dell annessione dell Umbria nel Regno d Italia, fu eretto il Palazzo che ospita la Provincia di Perugia e la Prefettura. I sotterranei, che oggi vediamo accoglienti e luminosi, sono stati, per più secoli, locali bui e inaccessibili: solo gli impiegati delle due istituzioni vi scendevano di tanto in tanto per seppellirvi materiali d archivio, fascicoli polverosi nei quali pure è scritta un po della storia dell amministrazione del potere locale. A metà degli anni Ottanta del secolo scorso, il recupero, che è avvenuto parallelamente all apertura del percorso mobile pedonale nelle viscere del vecchio castello. Perugia e i suoi ospiti hanno avuto così modo di riappropriarsi di ambienti e spazi di una suggestione unica: case e torri di epoca medievale; strade e vicoli, finestre spalancate sul buio, vecchi angoli un tempo animatissimi di traffici e di commerci, pozzi domestici e balconi. I locali del Centro Espositivo corrispondono a interi gruppi di case di messer Braccio Baglioni e sono attraversati dai resti della via cittadina che conduceva fino all acropoli. Si tratta di spazi per lo più di modesta altezza, che acquistano slancio dai colori sabbiati del restauro, dall illuminazione accentuata delle volte, dall incastro particolarmente coreografico di corridoi e stanze, tutti ugualmente proiettati verso l apertura luminosa della vetrata che guarda verso la pianura umbra e Assisi. Il Centro è attivo ininterrottamente dal 1985, dapprima come galleria pubblica poi come struttura espositiva, denominata Cerp, alla quale viene affidato il compito di favorire lo sviluppo di giovani proposte nel campo dell arte contemporanea. Dal Duemila a oggi il Cerp ha reso più varia la sua proposta annuale comprendendo nel calendario non solo momenti espositivi ma anche incontri culturali legati al cinema, alla letteratura, al teatro e alla danza. In tale contesto si ricordano, inoltre, mostre di grande importanza che, come quella sulla fortuna ottocentesca di Pietro Vannucci, hanno aperto le porte del Cerp all arte classica. Qualunque sviluppo abbia preso o stia per prendere l attività espositiva del Cerp, essa è ormai consolidata intorno a un marcato impulso di interazione fra le arti e di integrazione fra proposte culturali di provenienza europea, con uno sguardo anche oltre i confini del vecchio continente. 19

21 Centrul de Expoziţie al Provinciei Perugia: un spaţiu pentru culturā Centrul de Expozitie de la Rocca Paolina (CERP) a fost inaugurat in anul 1985, la sfirsitul lungilor lucrari de recuperare a localurilor cele mai misteriose si intrigante din istoria milenara a orasului Perugia. Centrul a fost realizat de fapt in subteranele fortaretei Rocca Paolina, costruita la ordinul Papei Paolo III Farnese in 1540, deasupra caselor cartierului medieval al familiei Baglioni care au fost supusi de catre trupele Papei. Ereditatea medievala si cea a secolului XVI se integreaza in aceste spatii, ca si cum ar vrea sa hotareasca o era de re pacificare, dupa contraste dureroase si epocale. Deasupra cartierelor Baglioni si deasupra ruinelor insasi ale Rocei Paoline, care fu rasa la pamint in 1860 in urma anexiunii Umbriei la Regatul Italian, fu apoi ridicat Palatul care ospiteaza astazi Provincia Perugiei si Prefectura. Subteranele, pe care astazi le vedem primitoare si luminoase, au fost pentru mai mult ca un secol localuri intunecoase si inaccessibile: numai functionarii celor doua institutii coborau din cind in cind pentru a ca sa depoziteze materiale de archiva, fascicole prafuite in care totusi este inscrisa o parte din istoria administratiei puterii locale. La jumatatea anilor '80 din secolul tre cut, recuperarea acestor localuri s-a realizat in paralel cu deschiderea parcursului de scari mobile pentru pietoni care traverseaza cu o panta rapida subteranele fortaretei, pe o diferenta de nivel spectaculoasa. Peruginii ca si oaspetii lor au avut astfel ocazia sa reintre in posesia unor localuri si spatii de o sugestie unica: case si turnuri din epoca medievala, strade si intrari, ferestre deschise asupra intunericului, antice colturi care pe vremuri erau animate de trafic si comert, puturi domestice si balcoane. Localurile actualului Centru de Expozitie se situeaza pe locul a intregi grupuri de case care apartineau d.lui Braccio Baglioni si sunt traversate de ceea ce ramine din strada care conducea pina in centrul orasului. Este vorba de localuri in majoritate de inaltime modesta, care obtin elan de la culorile sablate ale restaurarii, de la iluminarea speciala a boltilor si de la imbinarea deosebit de coreografica de coridoare si incaperi, toate acestea proiectate catre deschiderea luminoasa a vetratei care priveste catre cimpia umbra si catre Assisi. Centrul este activ fara intrerupere din 1985, mai intii ca galerie publica, apoi ca structura de expozitie denominata CERP, careia i se incredinteaza functia de a favoriza dezvoltarea tinerilor propuneri din domeniul artei contemporane. Din 2000 pina astazi CERP a variat propunerile sale anuale, cuprinzind in calendarul sau nu numai momente expozitive ci si intilniri culturale relative la cinema, literatura, teatru si balet. In acest context amintim in plus expozitii de mare importanta cum a fost cea dedicata succesurilor din sec. XIX ale lui Pietro Vannucci ( Il Perugino ), care a deschis portile CERP ului la arta Renasterii. Oricare ar fi orientarea, pentru tre cut sau in viitor, a activitatii expozitive a CERP-ului, ea este oricum consolidata pe un marcat impuls de interactiune intre arte si de integrare ale propunerilor culturale europene, cu o privire si peste frontierele vechiului continent. 20

22 Bucarest: dalla città felice al castello-museo di Mogosoaia Quando si parla di Romania, il pensiero corre subito al rapporto di immediata codiscendenza dai Romani che il popolo italiano e quello romeno possono vantare. Le storie delle rispettive nazionalità hanno preso strade molto diverse, i Paesi e gli Stati si sono allontanati per arrivare ad un Novecento, e ad un inizio di nuovo Millennio, che tende a ricomporne le vicende, a integrarne le prospettive, a fissarne su progetti di crescita comune le rispettive tradizioni nazionali e gli sviluppi culturali contemporanei. Si torna dunque ai Romani, si riparte dai Daci. I Daci, provenendo dalla Tracia nel I secolo a.c., avevano formato un regno sul quale avvenne la colonizzazione romana ad opera dell imperatore Traiano nel 106 d. C. La provincia romana della Dacia occupava l odierna Transilvania, Banato e Oltenia. I Daci ben presto finirono con l adottare la lingua e la religione dei conquistatori. L attuale lingua romena è una lingua neolatina. La storia post-romana dell antica Dacia, la storia medievale della Romania, è incentrata intorno ad alcuni grandi principati, minacciati con una certa costanza dall ondata turca. Fra i tanti signori che contrastarono tenacemente l avanzata dei Turchi, è molto conosciuto anche in Italia il principe Vlad Tepes di Valacchia ( ). Noto ai più per essere il conte Dracula di molti film e romanzi, egli svolse una funzione politica e militare di primo piano nella particolare congiuntura storica che i rumeni dovettero affrontare per approdare alla modernità. I secoli XVI e XVII furono, per il Paese, un susseguirsi di invasioni, finché, nel XVIII secolo, furono Russia e Austria a contendersi il suo territorio. Dopo un governo turco protrattosi dal 1716 al 1821, con il Congresso di Parigi, nel 1856, si ebbe il riconoscimento dello Stato di Romania, nato dall unione di Valacchia e di Moldavia. Ad esso, nel 1918 si unirà la Transilvania. Monarchia fino al 1947, anno dell abdicazione di Re Michele, la Romania diventa Stato comunista fino alla Rivoluzione del 1989, che rovescia la dittatura di Nicolae Ceausescu e dà origine all attuale configurazione politico-amministrativa. Bucarest, la capitale romena, ha una storia relativamente recente. Essa non è la città romano-medievale che si potrebbe immaginare in Italia, ma è il centro unificatore nato dall azione tendenzialmente unitaria dei principi romeni fra XIV e XV secolo. Proprio il già citato Vlad di Valacchia, il conte Dracula ha fondato la città nel 1459 sulle rive del fiume Dambovita. Riguardo alla sua etimologia, essa si fa risalire al nome di un leggendario pastore, Bucur, il cui nome assomiglia molto da vicino alla parola romena bucurie, che identifica uno stato di gioia, se non proprio la felicità, la gioia stessa. La storia della capitale romena, in effetti, si può scrivere ma questo è un destino comune a molte capitali europee come grande altalena di felicità e di tristezza. I tratti politici più esaltanti della città si fissano a metà del Seicento, quando Buca- 21

23 rest diventa la capitale della Valacchia e a metà dell Ottocento, quando è promossa capitale della Romania. Ma, al di là di questi passaggi propriamente capitali, la città ha fatto registrare, nei secoli che consideriamo, molti altri progressi, più parziali, ma decisivi ai fini della sua individuazione come centro nazionale di valenza e spessore europei. Già nel 1861, prima ancora di Parigi e di Berlino, Bucarest ha utilizzato l illuminazione stradale a gas di carbone; tramvia e tramvia a cavallo risalgono al Illuminazione e trasporto pubblico così all avanguardia sono fiori all occhiello del municipio, istituito nel La piccola Parigi dei Balcani merita in tutto questo appellativo solo a giudicare la sua struttura urbana, che riesce a far convivere piccole vie commerciali, eredità di antiche professioni artigiane, e grandi palazzi molto rappresentativi. Fra le strade che ancora oggi connotano il centro storico della capitale romena, bisognerà ricordare la via dei sellai, la via dei pellicciai, la via dei cappellai, che vivono in simbiosi con l arteria principale, la via grande, di Lipscani, dal nome dei commercianti che vendevano merci importate da Leipzig. Il primato europeo di Bucarest si basa anche sulle sue istituzioni culturali, ospitate in sedi ottocentesche di riconosciuto prestigio: l Ateneo Romeno, il Museo della Letteratura Romena, l Accademia Romena, il Museo Grigore Antipa, Capsa, ritrovo del bel mondo cittadino. E poi Musei, tanti Musei, dal Museo Nazionale d Arte al Museo del Contadino Romeno, Museo di Storia Naturale e così via. Particolarmente interessante è la storia dell Ateneo. Nel 1878, Constantin Hexarcu, un facoltoso romeno di ritorno da Atene dove era stato diplomatico, decise di lanciare una sottoscrizione pubblica sotto il titolo di Date un leu per l Ateneo. Nei dieci anni successivi fu portato a compimento l Ateneo, splendida casa delle arti con una sala da concerti, sale espositive e una biblioteca. Un po come la Torre Eiffel per Parigi, l edificio identifica e simboleggia la capitale romena. L Ateneo si trova lungo Viale della Vittoria, l antico Podul (Ponte) Mogosoaiei che, nel 1692, il principe Constantin Brancoveanu aveva fatto costruire per collegare il suo Palazzo di città con il suo castello di Mogosoaia. Il castello, che dista 15 chilometri da Bucarest, è oggi sede del Muzeul Brancovenesc, il referente romeno del Centro Espositivo della Rocca Paolina di Perugia. Rispetto alla sede espositiva umbra, il complesso espositivo romeno ha ben altre caratteristiche storico-architettoniche. Costruito fra il 1698 e il 1702, ha dato il suo nome ad uno stile che combina elementi di architettura orientale con elementi di architettura occidentale Stilul Brancovenesc. Il Castello e stato restaurato negli Anni Venti del Novecento dalla principessa e scrittrice Marta Bibescu, che ha chiamato per quest opera architetti italiani e romeni. Durante la Seconda Guerra Mondiale, la residenza ha dato rifugio al Principe Antoine Bibesco e sua moglie Elizabeth, che si erano rifiutati di lasciare il Paese nonostante le loro idee dichiaratamente antifasciste. Oggi il castello è il più importante monumento del Comune di Bucarest. Vi sono esposti dipinti, sculture in pietra e legno, ricami in oro e in argento, libri rari, preziosi e miniature. Una galleria è dedicata allo stile in cui è costruito l edificio, lo Stile Brancoveanu. 22

24 Bucuresti: de la orasul fericit la castelul muzeu de la Mogosoaia Cind se vorbeste despre Romania, gindul se indreapta in mod natural la raportul de co-descendenta din anticii romani, pe care pot sa-l revendice poporul italian si cel romin. Istoria respectivelor nationalitati a urmat drumuri foarte deosebite, cele doua tari si state s-au indepartat in cursul vremurilor, pina la secolul trecut si la inceputul noului mileniu, care tinde sa reia evenimentele, sa integreze prospectivele lor, sa fixeze in proiecte de crestere comuna respectivele traditii nationale si dezvoltarile culturale contemporane. Ne intoarcem asadar la anticii Romani, pornim de la Daci. Dacii, care proveneau din Tracia, in secolul intii dinainte de Cristos au intemeiat un regat care apoi a fost colonizat de catre romani sub imparatul Traian in anul 106 d.c. Provincia romana a Daciei cuprindea actuala Transilvania, Banatul si Oltenia. In scurt timp Dacii au adoptat limba si religia cuceritorilor. Limba romina actuala este recunoscuta drept o limba neolatina. Istoria post-romana a anticei Dacia, istoria medievala a Romaniei este centrata in jurul unor mari principate, amenintate mai mereu de unda espansionista a turcilor. Printre cei multi printi care au contrastat cu tenacie avanzarea turcilor, cel mai cunoscut in Italia este printul Vlad Tepes al Valahiei ( ). Devenit faimos drept Contele Dracula din multe filme si povestiri, in realitate el a implinit o functie politica si militara de prim plan in conjunctura istorica pe care rominii au fost nevoiti sa o traverseze in drumul lor spre epoca moderna. Secolele XVI si XVII au fost pentru tara o lunga perioada de invazii, pina cind, in sec XVIII, Rusia si Austria au devenit contendentii la teritoriul ei. Dupa o guvernare turca durata de la 1716 la 1821, la Congresul de la Paris din 1856 Romania a fost recunoscuta ca stat, nascut din uniunea Valahiei cu Moldova. La acesta se va uni si Transilvania, in Monarhie pina la sfirsitul anului 1947, cind regele Mihai a abdicat, Romania a devenit de atunci un stat din sfera comunista pina in 1989, cind rasturnarea dictaturii precedente a dat origine la actuala configuratie politica si administrativa. Bucuresti, capitala Romaniei, are o istorie relativ recenta. Nu este un oras romanmedieval de tipul celor nascute in Italia, ci un centru de unificare creat ca urmare a actiunii unificatoare a printilor romini din secolele XIV si XV. Chiar mai sus citatul print Vlad al Valahiei a fundat ora sul in 1459, pe malurile riului Dimbovita. In ce priveste etimologia numelui orasului, se face apel de exemplu la numele unui pastor legendar, Bucur, de radacina comuna cu cuvintul bucurie. In realitate istoria capitalei se poate descrie dar acesta este un destin comun pentru multe capitale europene ca o alternare grandioasa intre fericire si tristete. Trasaturile politice cele mai importante ale orasului se fixeaza la jumatatea secolului XVII, cind Bucurestiul devine capitala Valahiei si mai tirziu, la jumatatea secolului XIX, cind e aleasa capitala a Romaniei. Dar dincolo de aceste pasaje capitale, ora sul a 23

25 inregistrat, in secolele pe care le consideram, multe alte progrese, mai partiale dar decisive pentru individuarea lui ca centru national de valenta si greutate europeana. Inca din 1861, inainte de Paris si Berlin, Bucurestiul a folosit iluminatia stradala cu gaz de carbuni; tramvaiul si tramvaiul cu cai apar din anii Iluminatia si transportul public sunt floarea la butoniera a Municipiului, constituit in Micul Paris al Balcanilor merita acest apelativ, judecind dupa structura lui urbana care reuseste sa mentina micile strazi commerciale, mostenire a anticelor profesiuni artizanale, in convietuire cu palate mari de reprezentanta. Printre strazile care si astazi dau specificul centrului istoric al orasului exista trebuie amintite: strada selarilor, strada blanarilor, strada palarierilor, care traiesc in simbioza cu artera principala, strada mare a Lipscanilor, de la numele comerciantilor care vindeau marfuri importate de la Leipzig. Primatul european al Bucurestiului se baza si pe institutiile sale culturale ospitate in sedii de stilul sec. XIX si de prestigiu recunoscut: Ateneul Romin, Muzeul de Literatura Romina, Muzeul Grigore Antipa, sau Capsa, loc de intilnire pentru lumea buna a orasului. Apoi Muzeul de Arta Nationala, Muzeul Taranului Romin si multe altele. In particular este intere santa istoria Ateneului: in anul 1878 Constantin Hexarcu, un romin bogat care a fost diplomatic la Atena a hotarit sa lanseze o subscriere publica sul titlul Dati un leu pentru Ateneu!. In cei zece ani succesivi a fost construit Ateneul, splendida casa a artelor cu o sala de concerte, sali de expozitie si o biblioteca. Edificiul este un simbol de identitate al orasului, asa cu m este Turnul Eiffel pentru parizieni. Ateneul este situat pe Calea Victoriei, fost Podul Mogosoaiei care a fost la timpul lui (1692) construit la ordinul printului Constantin Brancoveanu pentru a uni Palatul sau in oras cu Castelul de la Mogosoaia. Castelul de la Mogosoaia, la 15 Km de Bucuresti, este astazi sediul Muzeului Brancovenesc, partenerul romin in aceasta ocazie al Centrului de Expozitie de la Roca Paolina din Perugia. Fata de acesta (plasat intr-o antica fortareata medievala in centrul actual al Perugiei), Muzeul de la Mogosoaia are cu totul alte caracteristice istorice si arhitectonice: construit intre 1698 si 1702, a dat numele unui stil special care imbina elemente de arta orientala cu elemente occidentale, Stilul Brincovenesc. A fost restaurat in intregime in anii '20 ai secolului tre cut de catre printesa si scriitoarea Marta Bibescu, care a chemat la aceasta opera arhitecti italieni si romini. In timpul ultimului razboi mondial a dat refugiu printului Antoine Bibescu si a sotiei sale Elisabeth, cind au refuzat sa lase tara, desi erau de idei declarate antifasciste. Astazi castelul este monumentul cel mai important al Comunei Bucuresti. In el sunt expuse tablouri, sculpture de lemn si de piatra, broderii cu fir de aur si de argint, carti rare, bijuterii si miniature. Una din galerii este dedicata stilului in care a fost construit edificiul, Stilul Brancovenesc. 24

26 artisti

27 Cristian Ditoiu Cristian Diţoiu, pittore e restauratore, appartenente alla generazione «mediana», ha studiato con un maestro della pittura romena di stampo postimpressionista (Horea Pastina) imponendosi quale artista di robusta composizione ed esemplare tecnica, fine osservatore del dettaglio della luce, del fenomeno visuale, della ricomposizione pittorica del motivo. La sua pittura, raffinata ma estremamente limpida nell osservare i principi della visualità pura, è un tonico amalgama di struttura apollinica e sensualità dionisiaca. Sin dalle sue prime apparizioni nelle gallerie d arte Cristian Ditoiu affronta il problema dei contrasti cromatici, della loro importanza nel delineare i rapporti fra luce ed ombra, fra oggetto e atmosfera. I suoi paesaggi cittadini, riuniti in cicli pittorici (come le cattedrali di Monet) rivelano una tranquilla riflessività che filtra attentamente le seansazioni e costruisce passo per passo, con accuratezza stilistica, insieme all immagine, l emozione. La sua pittura cerca l accordo perfetto nel gioco dei contrasti. Distruggendoli o rincrudendoli, attraverso attento dosaggio, l artista compone un armonia cromatica, sostenuta sempre da una solida costruzione spaziale, che si sviluppa con rigore e sensibilità in uguale misura. Padrone assoluto dei mezzi espressivi della pittura: colore, composizione, disegno, struttura, l artista non ne fa mai mostra, subordinandole al superiore intento di delineare un emozione sottile, di approfondire il diafano, di suggerire la fondamentale trasparenza del mondo solo in apparenza fatto di materia. 26

28 Veranda cu flori, olio su tela, cm 210 x

29 Gradina la Pasarea, olio su tela, cm 210 x

30 Calcan, olio su tela, cm 104 x

31 Balcon, olio su tela, cm 136 x

32 Peisaj la Ipotesti, olio su tela, cm 140 x

33 Gradina la Ipotesti, olio su tela, cm 140 x

34 Ecleraj, olio su tela, cm 210 x

35 Gabriela Drinceanu Attraverso la struttura formale e i riferimenti simbolici, le sculture di Gabriela Drinceanu ci offrono un costrutto cosmogonico con chiara apertura verso la dimensione perenne dell esistenza. Piazzandosi apertamente sotto il segno del sacro, le sue creazioni partecipano con un punto di vista polemico alle evoluzioni attuali del linguaggio artistico. Esse propongono richiami culturali e principi ordinatori in opposizione alle tentazioni del caos informale. L artista crea, in genere, forme appiattite, portatrici di significati simbolici e ottiene l efetto tridimensionale attraverso l accumulo degli elementi spaziali; la composizione piana tende verso l insieme complesso e coerente. Simile stato conflittuale del discorso procede con sottigliezza al livello del peso simbolico che si coagula a partire da diverse fonti spirituali. Elementi cristiani stanno accanto ad elementi ispirati dall orizzonte arcaico degli alfabeti locali decorativi e simbolici. Nata a Iasi città ricca di affreschi e mosaici di tradizione bizantina, la scultura di Gabriela, lei stessa pittrice di chiese accanto a Sabin Drinceanu, intreccia con naturalezza gli elementi cromatici, ispirati dall affresco; alcuni dettagli potrebbero essere considerati piccole opere indipendenti. Queste sovrastrutture cromatiche equilibrano l ascesa dei volumi scultorei e hanno a loro volta significato simbolico. Gabriela Drinceanu, voce originale in una generazione ricca di talento, (premiata varie volte sin dal suo debutto) porta un nuovo soffio nel fenomeno della «scuola di Iasi» in continua espansione dal terreno consacrato della pittura, verso orizzonti artistici sempre più vasti. 34

36 Ingerul apei, collage su legno, cm 160 x 95 x 27 35

37 Trubadur, collage su legno, cm 63 x 67 x 17 36

38 Inger rosu, collage su legno, cm 170 x 95 x 27 37

39 Oameni Stari 1, legno, metallo, acrilico, cm 195 x 150 x 87 38

40 Oameni Stari 2, legno, metallo, collage, cm 182 x 80 x 87 39

41 Elena Hariga Chi è il padrone del tempo? Un quesito che forse non ci siamo mai posti. Perché un tale problema non ci ha mai tormentati. Comunque, chi avrebbe oggigiorno bastante disponibilità per simili riflessioni? Gli artisti sono gli unici a poter reagire in maniera poetica allor quando vengono confrontati con la gravità delle categorie filosofiche. Forse perché l artista percepisce il senso della durata nel modo più acuto possible ma egli, allo stesso tempo, può anche sfuggire altrettanto facilmente al mondo reale per sprofondare in quello interiore, governato da altre leggi; può lievemente distaccarsi dal concreto gravoso per teleportarsi negli universi più strani ed astratti. Gli artisti sono capaci di prescindere dal tempo, lungo certi periodi, o possono giocare al tempo o con il tempo. Nata nel 1938, E. Hariga appartiene alla generazione di artisti veramente formatisi negli atelier di creazione che una volta erano vere e proprie scuole di vita e scultura. Ha realizzato due monumentali lavori in pietra, a Măgura Buzăului (fra il 1972 e il 1977), sculture in legno negli atelier transilvani, Arcuş, Lazărea, Sighetu Marmaţiei. Ha lavorato inoltre anche negli atelier internazionali di creazione in Austria, Letonia, Bulgaria. Ha ricevuto il II Premio al Simposio internazionale di scultura a Dzintari (Letonia) nel 1983 e il premio per la scultura dell U.A.P. (Unione degli Artisti Plastici) A Mogosoaia ha aperto recentemente la sua decima mostra personale, lasciando questa volta che il disgno esprimesse con limpidezza il suo pensiero degli ultimi anni. Il titolo della mostra è Il Tempo perché questa categoria contemporaneamente astratta e concreta è l argomento centrale dell intero spettacolo visuale. Ognuno percepisce il tempo a suo modo come scorrere implacabile, come destino. Per lei il tempo non è pretesto di malinconia ma ragione di gioco distaccato, assalito da paure ed ansie con i cerchi dei quadranti degli orologi, con le forme e i suoi personaggi preferiti: il triangolo, la sagoma di una chiesa, l occhio, il pesce, l angelo. Simili motivi delineano nuovamente un universo particolare per la sua semplicità. Nella sua nuova mostra E. Hariga gioca con due tipi di tempo: quello profano ma soprattutto con quello liturgico. Il primo è vincolato nei quadranti d orologio e nel numero delle ore (1-12), segnate ossessivamente nei disegni. Il tempo liturgico è suggerito dai disegni incollaggio e oggetti nella cui struttura vengono questa volta introdotti pezzi di calendari religiosi ritagliati con cura nelle forme meglio adatte ad ognuna delle composizioni. Potremmo essere noi, i mortali, i padroni del tempo profano, i padroni del tempo liturgico sono invece gli angeli, Dio stesso. Sembrano disegni fatti tutti d un fiato, composizioni dove s incontrano esseri emaciati e alati, schematizzate architetture di chiese, sagome di pesci, tutte vegliate da un occhio onniveggente. Noi ci trasformiamo incessantemente ma il tempo rimane uguale. Che sia vero o che sia fantasma della nostra necessità di rifarci ad una durata nel mondo terrestre? È impossibile non meditare a simili cose mentre si visita la mostra di Elena Hariga. Un incontro con i suoi disegni puo essere un necessario esercizio di distacco, un ritrovo dell io profondo nella nettezza delle linee e nella gioia del giocare con forme primarie. 40

42 Despre timp, inchiostro su carta, cm 80 x 70 41

43 Afisul expozitei cu negru, inchiostro su carta, cm 85 x 70 42

44 Despre timp, olio su carta, cm 82 x 50 43

45 Despre timp, olio su carta, cm 82 x 50 44

46 Despre timp, inchiostro di china e acrilico su carta, cm 70 x

47 Despre timp, inchiostro, gouache su carta cm 70 x 50 46

48 Despre timp, inchiostro e inchiostro di china su carta, cm 70 x

49 Luciano Boccardini Nasce a Roma nel Maestro d arte è approdato a Foligno dopo anni di peregrinazione tra Ancona, Perugia, Terni e Venezia. In Umbria riceve l insegnamento di importanti maestri come Scaramucci, Dottori e Checchi. Insofferente verso ogni tipo di inquadramento in tendenze e correnti artistiche, ha intrapreso la sua strada rivelando una personalità talvolta inquieta e sensibile agli aspetti pittorici legati alla natura evocativa e contemplativa in un mondo interiore, dai riflessi surrealistici che lo porta ai confini della vera arte. Ha rivelato, nel corso di più di trent anni di intensa carriera, versatilità e duttilità artistica che lo hanno portato a proporre diverse forme e stili, spaziando dal figurativo, all astratto, attraverso l iperrealismo e la geometria delle forme e dei colori. Boccardini, espressione contemporanea di una pittura evocativa, figurativa, vivace e minuziosa, da tempo ha conquistato l attenzione di riviste, giornali ed enciclopedie specializzate. Ha partecipato ad importanti mostre, premi e rassegne artistiche di livello nazionale ed internazionale, tra le quali: V Rassegna premio Sant Ambroeus, VI Mostra Grafica di Arezzo, III e IV Biennale di Barcellona, XVI The International di New York, XV Triennale di Milano, I Biennale Contemporanea degli Stati Uniti a Watterbury, III Biennale di Monte Carlo, ed i premi Malatesta e Frasca d Oro. Le sue opere si trovano presso i Musei d Arte Contemporanea di Madrid e Mosca, i Musei d Arte Moderna di Stoccolma, Stoccarda, Roma e New York, presso le pinacoteche di Gallarate e Jesi. Ha inoltre esposto in importanti realtà museali italiane ed estere: Galleria Modiglioni di Milano, Municipio di Parigi, Galleria Città di Treviso, Galleria Abba di Brescia, Galleria Malatestiana di Rimini, Galleria La Spirale di Prato e al Palazzo dei Diamanti di Ferrara. Residente in Umbria ormai da diversi anni, ha attualmente spostato il proprio studio d arte da Foligno a Pierantonio di Umbertide dove risiede. Bibliografia essenziale: Luciano Boccardini. Trent anni di pittura, a cura di L. Boccardini e M. Boccardini, Città di Castello, Edimond, 2006 (con bibl. prec.). (m.g.c.) 48

50 Serenata nell antico borgo, tecnica mista, cm 165 x 105,

51 L altalena, tecnica mista, cm 70 x 100,

52 Dentro il mare, tecnica mista, cm 80 x 90,

53 Sestilio Burattini Nasce a Magione nel La sua formazione da autodidatta lo porta ad approfondire progressivamente la conoscenza della pietra e del marmo fino a diventare esperto maestro. Attualmente infatti insegna Tecniche del marmo e pietre dure all Accademia di Belle Arti di Perugia. Negli anni Settanta intraprende la carriera di artista riscuotendo validi apprezzamenti. In questa fase predilige, come materia della sua espressione, la creta, il legno, per poi passare, più recentemente, alla pietra, all alabastro, al marmo e al travertino. Negli ultimi anni l artista indirizza la sua ricerca verso la sintesi, abolendo, ad esempio, la compresenza di materie diverse, ma non rinnegando la duplicità del segno che ha caratterizzato le sue opere sin dalla fase giovanile. Le più recenti sculture sono contraddistinte dalla verticalità e dal contrasto tra superfici perfettamente levigate accanto ad una materia grezza. Nell opera di Burattini la sintonia con la materia è completa, frutto di un percorso fatto di lavoro manuale, ma soprattutto intellettuale per giungere alla completezza del messaggio. Sue opere si trovano in spazi pubblici e in collezioni private e pubbliche italiane e estere. Partecipa a numerose collettive e allestisce mostre personali in diverse città italiane, tra le più recenti si segnalano la personale alla Galleria Horizon di Marsiglia nel 1991; alla Galleria d Arte la Meridiana di Verona nel 1994; a Villa Fidelia di Spello nel 2000; alla Galleria Immaginaria Arti Visive di Firenze nel 2002 e nel 2006; a Magione, inaugurazione del Parco Sole nel 2002; alla Galleria Artemisia di Perugia nel Nel 2005 tiene la mostra di sculture all aperto Alatolacerato a Castiglione del Lago. Partecipa a numerosi Simposi Internazionali di Scultura, tra i più recenti: nel 2005 in Brasile; nel 2006 in Francia e a Verzegnis (Friuli); nel 2007 in Ungheria a Balatonfured. Nel 2006 è presente alla V edizione di Terra di Maestri a Villa Fidelia di Spello e lo stesso anno e l anno seguente a Contemporanea arte italiana di Bratislava (Repubblica Ceca). Vive e lavora a Magione dove ha aperto una casa-laboratorio. Bibliografia essenziale: M.G. Cuicchi, Sestilio Burattini, in Terra di Maestri. Artisti Umbri del Novecento V , catalogo della mostra di Spello a cura di A.C. Ponti e di G. Bonomi, M. Terzetti, F. Boco, P. Nardon, Perugia, EFFE Fabrizio Fabbri Editore, 2006, p. 302 (con bibl. prec.). (m.g.c.) 52

54 Alati, altorilievo travertino, cm 56 x 16,

55 Alisei, marmo statuario, cm 35 x 20 cm,

56 Soffio di vento, travertino noce, cm 40 x 15,

57 Claudio Carli Nasce ad Assisi nel Dopo studi artistici a Perugia e a Firenze, apprende la pittura da maestri che gravitano nella sua città come Bill Congdon e Riccardo Francalancia. Si dedica per alcuni anni all insegnamento, ad Assisi e a Firenze, continuando la sua attività artistica. Nel 1985 partecipa alla Terza Mostra Internazionale di Architettura per la Biennale di Venezia. Dagli anni Novanta fa numerose installazioni. Vanno segnalate: Paesaggi di una facciata del 1991, ad Assisi; Ad Caelum, nel 1994, dove espone una ventina di paesaggi di grandi dimensioni sul Monte Subasio; nel 1997 realizza La città delle lettere, duecento pannelli grafico-pittorici vengono affissi lungo le strade e le piazze di Assisi; del 1998 è l operazione Scrap delivery; altra installazione di grande suggestione è il Presepe realizzato di fronte alla Basilica superiore di San Francesco a Assisi, nel 2002, compiuto con sedici chilometri di filo spinato rosso. Gli anni che vanno dal 1980 ad oggi lo vedono impegnato in diverse esposizioni in gallerie d arte in varie parti del mondo: dalla Francia, alla Germania, agli Stati Uniti. Significativa, inoltre, l esperienza Istintismi, in collaborazione con Franco Passalacqua, Carlo Dell Amico e Luigi Virilli, protrattasi per due anni dal 1995 al Da segnalare è il work in progress Neburose, condiviso con Bruna Esposito, nel reparto di oncologia dell ospedale di Carrara. Prende parte a numerose collettive sia in Italia che all estero. Tra le ultime mostre si ricordano: la X Biennale d Arte Sacra, a Isola del Gran Sasso, e The Top 20 all Osborne Studio Gallery di Londra, nel 2002; Inventario di colori, a Villa Fidelia a Spello nel 2003; Town and country, all Osborne Studio Gallery di Londra nel 2004; Pulchra Ecclesia, alla Brixia Expo di Brescia nel 2005; Trapos, alla Casa de Cultura S. Lorenzo de El Escorial a Madrid, nel Fra le personali recenti ricordiamo: quella all Hunt Canavagh Gallery di Providence nel 1998; Sotto il segno del cancro, alla Galleria dell Officina di Brescia nel 1999; Incroci, alla GrafiqueArtGallery di Bologna nel 2004 e, nello stesso anno, Luoghi del Perugino, tenutasi a Perugia, Marsciano e Corciano. Vive e lavora ad Assisi. Bibliografia essenziale: C. Marinelli, Claudio Carli, in Terra di Maestri. Artisti umbri del Novecento V , catalogo della mostra di Spello a cura di A.C. Ponti, G. Bonomi, M. Terzetti, F. Boco, P. Nardon, Perugia, EFFE Fabrizio Fabbri Editore, 2006, p. 306 (con bibl. prec.). (c.m.) 56

58 Stracci N 3, Smalti su tela, cm 165 x 200,

59 Stracci N 2, smalti su tela, cm 220 x 165,

60 Stracci N 7, tecnica mista su tele diverse, cm130 x 60,

61 Carlo Carnevali Nasce a Perugia nel La sua esperienza artistica inizia nei primi anni Settanta. Nel 1983, sotto la guida di Nuvolo e Antonio Gatto, consegue il diploma in Pittura presso l Accademia di Belle Arti della sua città. Conseguito il diploma, lavora per temi progettuali, esprimendosi con la pittura, la scultura, la grafica e la ceramica. Inizia una serie di viaggi studio e ricerche relative al segno nell arte rupestre, in particolare s interessa alle impronte e cancellazioni a X del periodo Aurignaziano. Ha continui rapporti con artisti contemporanei, si interessa al lavoro di De Kooning e Tàpies, mediante i quali studia materiali come la carta, il gesso, il cartone, il legno e le stoffe che utilizza nella sua produzione artistica. È tra i soci promotori dell Associazione culturale per le arti visive Opera di Perugia. Nel 1975 dà vita alla sua prima mostra personale presso la Sala San Severo del Palazzo dei Priori di Perugia; da allora sono seguite più di venti personali in Italia e all estero. Nel 1987, presso il Cerp di Perugia, allestisce la personale Tra morfemi e cromie. Nel 2001 è invitato dalla Rogers State University di Tulsa-Oklahoma-Usa per una importante esperienza didattico-espositiva con docenti e studenti dell accademia artistica della stessa università. Ha inoltre preso parte a numerose mostre collettive, tra le più recenti si ricordano: Torino, Arte Fiera Lingotto nel 1998; Bari, Centro Fieristico Salone d Arte contemporanea nel 1999; Perugia, Rocca Paolina, Biennale d arte premio nazionale Il Perugino nel 2000; Perugia, Associazione Trebisonda nel 2000; Düsseldorf, Galerie Bugdahn und Kaiser nel 2001; Deruta, Spazio Contemporaneo nel 2004; San Sisto, Arte Umanità e Fede nel Recentemente ha esposto a Marsciano al Museo Dinamico del Laterizio nel 2004; Perugia, Torre Strozzi nel 2006; Mugnano, Video installazione nel 2006; Città di Castello, Spazio Bassini nel Carlo Carnevali è anche autore di illustrazioni per libri, manifesti, scenografie teatrali e grandi dipinti parietali. Lavora presso il laboratorio di Pieve Pagliaccia di Perugia. Bibliografia essenziale: Arte in Umbria. Guida all Arte Contemporanea 1995/96, a cura di M. Duranti, A.C. Ponti, A. Pesola, Perugia, Graphic Masters, 1995, pp (m.g.c.) 60

62 Senza titolo, tecnica mista su multistrato, cm 180 x 180,

63 Senza titolo, tecnica mista su multistrato, cm 180 x 15,

64 Senza titolo, tecnica mista su multistrato, cm 195 x 150,

65 Silvano D Orsi Nasce a Gioia Sannitica (CE) nel 1953 in seguito si diploma all Istituto D Arte di Cerreto Sannita (BN) nella sezione ceramica ben presto inizia a svolgere una multiforme attività di pittore scultore ceramista. Nelle sue opere D Orsi mostra la sua attitudine di solerte sperimentatore di tecniche e materiali diversi. Nella ceramica ad esempio utilizza molte tecniche diff erenti tra cui il refrattario o gli smalti che conferiscono alle sue opere un carattere fortemente materico che rimanda a vaghe matrici espressioniste o cubiste, quel medesimo tipo iconografi e unite ad una sua peculiare forza espressiva si possono ritrovare anche nelle sue opere di pittura, caratterizzate da una visione fantastica e da molteplici variazioni di carattere formale e tematico. Anche nel campo della scultura D Orsi mostra una forte attitudine verso la sperimentazione di tecniche e materiali. Particolarmente interessanti a questo proposito sono le opere in bronzo realizzate in questi ultimi anni. La sua prolifi ca attività artistica è culminata in molteplici mostre personali e collettive in Italia e all estero di cui vanno ricordate quelle tenute presso la Galleria Bersani, Capri - Galleria Miniaci Positano, alleria Arpi, Foggia, Festival dei due Mondi, Spoleto, Centro Culturale Botticelli, Caserta, Galleria Susan Alexander, Los Angeles, Galleria Il Campidoglio, Bari, Galleria, Ghelci, Verona, Palazzo della Penna, Perugia, Galleria D Amico - Roma. 64

66 Alba, bronzo, cm 85 x 35,

67 Macchine inutili, acrilico su tela, cm 100 x 300,

68 Ombra, bronzo, cm 60 x 30,

69 Luigi Frappi Nasce a Foligno nel Figlio dell ottimo pittore Carlo ( ), si diploma all Istituto d Arte Bernardino di Betto di Perugia, dove poi insegnerà Decorazione Pittorica e Mosaico. Egli matura e arricchisce le proprie qualità artistiche dopo gli anni Settanta restando sempre fedele alla figurazione e presentando brani di una realtà quotidiana che non si ferma all illustrativismo, ma viene riletta secondo la sua personale concezione della vita e del mondo (Periferia, 1982; Interno, 1984; Facciata, 1984). A partire dal 1983 rielabora criticamente la propria concezione estetica, si avvicina all Iperma-nierismo e alla Nuova Maniera, apportandovi il contributo di una personalissima cifra stilistica. Un altra piccola svolta si registra negli ultimi quattro-cinque anni, ed è legata alla riscoperta del tema classico della natura morta con quel carattere visionario che si trova trattato nei due generi con la stessa intensità. Nel 1994 dipinge il sipario del piccolo Teatro Comunale di Bevagna intitolato a Francesco Torti. L artista svolge un intensa attività espositiva e artistica, sia in Italia sia all estero, ricevendo premi e riconoscimenti. Nel 1983 espone alla Galleria Russo di Roma; nel 1984 al Palazzo dei Priori di Perugia; nel 1986 partecipa alla Quadriennale di Roma. Tra le ultime personali vanno ricordate quelle al Teatro Argentina di Roma (1994), quella al Centro di Lingua Italiana a Parigi (1997), quella alla Pinacoteca Comunale di Terni (1997), quella del 2000 di S. Maria Infraportas a Foligno (Luce e Mistero), quella del 2001 alla Limonaia di Villa Fidelia a Spello e quella presso la chiesa Museo di San Francesco a Montefalco (2006). Bibliografia essenziale: Luigi Frappi. Rimembranze di paesaggi, catalogo della mostra, Roma, 1989; Luigi Frappi, catalogo della mostra di Cisterna Latina a cura di I. Tomassoni, 1989; Luigi Frappi. Vedute, catalogo della mostra di Nocera Umbra, 1992; Luigi Frappi. Pittura mia, catalogo della mostra di Spello (La Limonaia) e Perugia (Spazioarte), Città di Castello, Edimond, Provincia di Perugia, 2001; F. Boco, Luigi Frappi, in Terra di Maestri. Artisti umbri del Novecento V , catalogo della mostra di Spello a cura di A.C. Ponti, G. Bonomi, M. Terzetti, F. Boco, P. Nardon, Perugia, EFFE Fabrizio Fabbri Editore, 2006, pp (con bibl. prec.); Luigi Frappi, catalogo della mostra di Montefalco, Chiesa Museo di San Francesco, interventi di V. Sgarbi, C. Strinati, A. D Atanasio, Perugia, Quattroemme, (f.b.) 68

70 Grande scoglio, olio su tela, cm 140 x 190,

71 Riflessi, olio su tela, cm 120 x 300,

72 Veduta all alba, olio su tela, cm 100 x 200,

73 Paolo Grimaldi Nasce a Trieste nel Il padre, editore di libri d arte e di preziose monografie, lo porta con sé nei suoi viaggi all estero, negli studi degli artisti e nei musei, educando la sua sensibilità all arte. Frequenta anche alcune stamperie d arte dove rimane affascinato dalle tecniche di stampa. Nel 1978, terminati gli studi scientifici, decide di dedicarsi completamente alla pittura. Nel 1984, dopo vari viaggi in Europa, si stabilisce in Umbria, a Foligno. Il suo esordio avviene nel 1985 con una mostra al Palazzo delle Esposizioni di Nizza. Poco dopo partecipa all Arte Expo al Coliseum di New York. Nel 1986 espone alla Fiera Internazionale d Arte di Bari, all International Art Fair di New York e all ARCO di Madrid. Nello stesso anno esegue il manifesto della Quintana di Foligno. Dopo un viaggio nei luoghi dei grandi maestri dell arte italiana elabora alcune composizioni architettoniche dove memoria e sogno convivono con la realtà e l apparenza. Da questo momento in poi dipinge esclusivamente monumenti e edifici dell onirico, definiti Borghi Onirici. Ha esposto in numerose gallerie d arte italiane ed estere; sue opere si trovano in collezioni private e pubbliche in Italia, Stati Uniti, Sud America, Australia, Canada e Giappone. Espone più volte alle Fiere di Arte Contemporanea di Bologna, Montechiari, Strasburgo, Barcellona, Carrara, Padova, Forlì e Vicenza. Nel 1988 è presente allo Jacob Yavits di New York e all ArtExpo Cal di Los Angeles. Nel 1991 riceve l incarico di dipingere, insieme a Ugo Nespolo, il Palio della Quintana di Foligno. Recentemente ha esposto: alla Galleria d Arte Moderna di Piombino; al City Museum di Shibukawa (Giappone); alla Galleria Rettori Tribbio2 di Trieste; alla Galleria d Arte Valeno di Lucera; al Museu da Agua e all Arquè Galeria di Lisbona; alla Galleria Ideart di Potenza; alla Galleria Pettinato di Roma; all Ambasciata Italiana di Bucarest. Bibliografia essenziale: Paolo Grimaldi. Ascesi, a cura di F. De Santi, Grottammare, Media Print, (m.g.c.) 72

74 Matrimonio mistico, tempera grassa su tavola, cm 100 x 80,

75 Arca, tempera grassa e oro su tavola, cm 120 x 300,

76 Il poeta solitario, tempera grassa e oro su tavola, diam. cm 150,

77 Francesca Manfredi Nasce a Roma nel 1965, si diploma in Pittura nel 1989 presso l Accademia di Belle Arti di Perugia. Tiene le seguenti mostre personali Le Sole Isole presso la Galleria Studio Arte 87 di Spoleto (1990) e Mondo personale a cura dell associazione Iride spazio espositivo Aletheia, Perugia (2003). Partecipa inoltre alle seguenti collettive: 22 Affinità Centrifughe a cura del Centro per l Arte Contemporanea Trebisonda, Palazzo Penna Perugia. La Stratosfera del Sensibile mostra di fotografia, Palazzo Penna Perugia. Animaterica a cura del Centro per l Arte Contemporanea Trebisonda, Sala Cannoniera Rocca Paolina, Perugia (1990); Luce Disponibile e Soluzioni Chimiche mostra di fotografia Palazzo Penna Perugia (1991); Italyan Paper Work, Evergreen Gallery Olympia, Wa. Usa; Fuoriverde Palazzo Racani Arroni, Spoleto; Breminale, Kunstler Hays, Bremen; Artisti in Umbria. Promemoria per la Quadriennale, Corciano Perugia; Carte Umbre, Palazzo Racani Arroni Spoleto; Italyan Paper Work, CERP Centro Espositivo Rocca Paolina, Perugia (1992); Femminileplurale, Palazzo Comunale, Spello; Dialogo d Arte, a cura del Centro per l Arte Contemporanea Trebisonda, Rose Pfister, Chiara Bertola, Giorgio Bonomi, Rocca Paolina Perugia (1994); Kunst im Dialog a cura del Centro per l Arte Contemporanea Trebisonda, Rose Pfister, Städtiche Galerie im Buntentor, Bremen; Omaggio a Pablo Neruda, Torre Colombera Varese e Sala delle Volte Assisi (1996); Vocimiecontemporanee, Sala1 Roma (1997); Alten Brennerei Klosterhof Ebesberg Kunstverein, Ebesberg München; Donne Guerra e Rivoluzione, Centro per L Arte Contemporanea Rocca di Umbertide, Perugia; Viaggiatori sulla Flaminia, strade principali e strade secondarie, Loggia del Mercato Coperto Bevagna e Fonti del Clitunno, Spoleto (1998); Quartopiano, Italenische Kulturinstitut, Berlin (2000); Numero Zero, Centro per l Arte Contemporanea Trebisonda, Perugia (2001); 1656, Società Dante Alighieri, Galerie Kunstmagazin Margarete Hell, Brück an der Mür, Graz (2002); VerSantiSibillini alla ricerca del sacro Cascia 2003, Museo civico S. Antonio Cascia (2003); Appetizers, spazio espositivo Contemporaneo, Deruta Perugia; Spazi tra materia e mente, Centro per l Arte Contemporanea Trebisonda Perugia (2006). (f.b.) 76

78 Nero IV, pigmento nero su carta, cm 200 x 147,

79 Nero I, pigmento nero su carta, cm 200 x 147,

80 Nero II, pigmento nero su carta cm 200 x 147,

81 Romano Mazzini Nasce ad Imola nel Compie la sua formazione all Istituto Statale d Arte della Ceramica di Faenza sotto il magistero di Angelo Biancini. Tale maestro, insieme con Piero Melandri, rimarrà un riferimento preciso nella cultura del Mazzini. Si trasferisce giovanissimo a Deruta dove viene chiamato, nel 1962, a insegnare modellazione plastica nel locale Istituto Statale d Arte della Ceramica. Successivamente è docente anche all Accademia di Belle Arti di Perugia. Tra il 1959 e il 1968 produce una serie di opere astratte Sculture Astratte e Studio di Macchina formate da un incastro di piani caratterizzati dalla bidimensionalità. Dal 1961 si dedica alla scultura, usando prevalentemente terracotta, cemento e bronzo. Tema ampiamente trattato dall artista è quello del volo di uccelli, sviluppato tra il 1958 e il Fra il 1968 ed il 1975 si dedica alle formelle, mentre dal 1976 e fino al 1979 è impegnato in alcune importanti commissioni di pannelli in ceramica. Mazzini è sempre stato affascinato dal tema sacro che ha realizzato in più occasioni, come può ben dimostrare un opera come la Crocifissione in cemento della chiesa di Santa Maria delle Corti a Lisciano Niccone. Negli anni Ottanta l artista s impegna a caratterizzare sempre più, in quanto scultura, la pratica della ceramica. Con l inizio degli anni Novanta prendono avvio le due serie della Sfera, realizzata in refrattario dipinto, e degli Underground, in refrattario colorato. Entrambe convergono sul grande tema della Città ideale. Partecipa a numerose rassegne e Concorsi Internazionali, da Faenza a Castelli, da Deruta a Gubbio e Gualdo Tadino. Nel 1995 riceve un premio speciale dalla giuria al prestigioso concorso International Ceramics Competition di Mino, in Giappone. Nel 2007 prende parte alla collettiva Antichi palazzi 2007, ad Acquasparta, organizzata dalla galleria Camaver Kunsthaus International. Mazzini vive e lavora a Deruta. Le sue opere sono presenti in musei nazionali e stranieri. Bibliografia essenziale: C. Marinelli, Romano Mazzini, in Terra di Maestri. Artisti umbri del Novecento , catalogo della mostra di Spello a cura di A.C. Ponti, G. Bonomi, M. Terzetti, F. Boco, P. Nardon, Perugia, EFFE Fabrizio Fabbri Editore, 2006, p. 323 (con bibl. prec.). (c.m.) 80

82 Cattedrale futura, gesso, cm 100 x 50,

83 La madre, refrattario colorato, cm 95 x 70 x 51,

84 Sfera-Città ideale, refrattario colorato con nucleo centrale a lustri metallici, diam. cm 65,

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