PUNTI SALIENTI DEL PRESENTE DOCUMENTO - INCIDENZE PRINCIPALI DEL PROGETTO

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1 OSSERVAZIONI ALLA RELAZIONE DI INCIDENZA AMBIENTALE RELATIVA AL PROGETTO LAVORI DI SCAVO IN ALVEO DEL TRATTO TERMINALE DEL CANALE LAGUNARE LOVI PRESSO LA FOCE BASELEGHE NEI COMUNI DI SAN MICHELE AL TAGLIAMENTO E CAORLE PREMESSA L Associazione LIPU/BirdLife Italia ritiene che il documento di Relazione di Incidenza redatto per l approvazione del progetto Lavori di scavo in alveo del tratto terminale del canale lagunare Lovi presso la foce Baseleghe nei comuni di San Michele al Tagliamento e Caorle, non risulti esaustivo e non analizzi in modo oggettivamente reale le possibilità di incidenze significative negative agli habitat di cui alla Direttiva comunitaria 92/43/CEE ed alle specie di cui alle Direttive comunitarie 79/409/CEE e 92/43/CEE presenti nella Laguna di Baseleghe, ricompresa nel sito SIC IT Laguna di Caorle Foce del Tagliamento e nella ZPS IT Valle Vecchia Zumelle Valli di Bibione. Si ritiene dunque opportuno procedere ad una analisi critica del documento di Relazione di Incidenza Ambientale redatto dal prof. Giovanni Abrami, evidenziando i punti specifici più carenti. Al fine di rendere chiari e facilmente analizzabili i contenuti del presente documento, e considerando il procedimento di Valutazione di Incidenza come protagonista principale dell iter di approvazione/realizzazione di un progetto che interessi dei siti Natura 2000 ed in grado di comportare incidenze significative sugli stessi, il presente documento non concerne osservazioni dirette o contro-deduzioni alla Procedura di Verifica (Screening), realizzata ai sensi della normativa regionale in materia di VIA (Valutazione di Impatto Ambientale) dal progettista ing. Andrea de Götzen. Solo dove assolutamente necessario, per rendere più coerenti le osservazioni alla Relazione di Incidenza, si riportano puntuali precisazioni rispetto alla documentazione afferente la VIA presentata. 1

2 PUNTI SALIENTI DEL PRESENTE DOCUMENTO - INCIDENZE PRINCIPALI DEL PROGETTO Deterioramento di habitat di interesse comunitario e danno ambientale ai sensi del Dlgs 152/2006 Nella Relazione di Incidenza non si evince il motivo per cui il materiale di riporto dello scavo del canale dei Lovi sia destinato ad occupare superfici per cui la cartografia degli habitat redatta dalla Regione del Veneto, approvata con DGRV n del , evidenzia la presenza di habitat all Allegato I della Direttiva 92/43/CEE, anche PRIORITARI (vedasi cartografia degli habitat in Allegato 1). Gli habitat soggetti a sottrazione di superfici saranno: 1140 Distese fangose o sabbiose emergenti durante la bassa marea ; 1420 Praterie e fruticeti mediterranee e termo-atlantici (Sarcorcornetea fruticosi) ; 1510* Steppe salate mediterranee (Limonietalia) (PRIORITARIO); 2110 Dune mobili embrionali ; 2120 Dune mobili del cordone litorale con presenza di Ammophila arenaria (dune bianche) ; 2130* Dune costiere fisse a vegetazione erbacea (dune grigie) (PRIORITARIO); Nella Relazione di Incidenza si evince che il consolidamento della duna esistente presso la Bocca di Porto Baseleghe, nella porzione orientale del litorale di Valle Vecchia di Caorle (area di intervento evidenziata con la lettera A nella cartografia in Allegato 1) si espleta riportando sedimenti, provenienti dalle citate operazioni di escavazioni, su superfici dunali già esistenti, dove sono attualmente presenti gli habitat: 2110 Dune mobili embrionali, 2120 Dune mobili del cordone litorale con presenza di Ammophila arenaria (dune bianche), nonché il PRIORITARIO 2130* Dune costiere fisse a vegetazione erbacea (dune grigie). Saranno inoltre coperti tratti di prateria alofila caratterizzati dall habitat 1420 Praterie e fruticeti mediterranee e termo-atlantici (Sarcorcornetea fruticosi) e di velma caratterizzati dall habitat 1140 Distese fangose o sabbiose emergenti durante la bassa marea. Dalla Relazione di Incidenza si evince che la creazione di nuove barene (aree di intervento evidenziate con le lettere B, C, D nella cartografia in Allegato 1) si espleta mediante l interramento di superfici caratterizzate da velma (habitat 1140 Distese fangose o sabbiose emergenti durante la bassa marea ) tramite riporto del materiale derivante dall escavazione del canale dei Lovi e 2

3 addirittura ricoprendo superfici di barena già esistenti, caratterizzate dall habitat di interesse comunitario PRIORITARIO 1510* Steppe salate mediterranee (Limonietalia). Visti i risultati della caratterizzazione dei fanghi, in base ai quali i materiali di scavo rispettano i limiti previsti dalla colonna A dell'allegato 1 del D.M. n. 471/1999 e considerate le linee guida di cui ai punti 1 e 2 dell'allegato 2 della DGRV 80/2005, richiamata anche nella Procedura di Screening di VIA dell ing. de Götzen, tali sedimenti possono essere utilizzati mediante stendimento sui terreni limitrofi, anche ad uso agricolo, sicuramente meno importanti per la biodiversità e per specie/habitat di interesse comunitario in generale. Tali terreni agricoli non mancano nell area limitrofa alla zona di intervento, esternamente ai siti Natura 2000, caratterizzata da ampie superfici a seminativi, la cui estensione si evince anche dalla cartografia in tav. 5,b della Relazione di Incidenza. Nella Relazione di Incidenza non sono quindi analizzate in modo esauriente le possibili soluzioni alternative, tra cui poteva sussistere l ipotesi del riporto di materiale dragato esternamente ai siti Natura Pertanto non è stata scelta una ipotesi che si configurasse come la meno dannosa per gli habitat, le specie e l integrità dei siti Natura 2000 interessati, a prescindere dalle considerazioni economiche. Benché nella Relazione di Incidenza si evidenzi che i sedimenti di riporto dello scavo del canale dei Lovi saranno funzionali alla creazione di habitat di pregio quali barene artificiali ed al consolidamento della duna esistente presso la Bocca di Porto Baseleghe, non risulta giustificabile la sottrazione di superfici occupate da habitat di interesse comunitario già esistenti per tentare di ricrearne altri o gli stessi. Al fine di permettere una coerente analisi della situazione, in Allegato 2 si riporta per ogni habitat di interesse comunitario l estensione delle superfici sottratte/degradate dagli interventi di progetto, relazionata all estensione delle superfici occupate dagli stessi habitat all interno dei siti Natura 2000 interessati. Si ricorda che gli interventi di progetto causeranno, oltre a sottrazioni dirette di superfici occupate da habitat di interesse comunitario dovute al seppellimento con sedimenti, anche fenomeni di degradazione agli stessi habitat e anche ad altri, all esterno dei punti soggetti agli interventi A, B, C, D, di cui all Allegato 1 del presente documento. Tali degradazioni si possono manifestare in seguito all azione singola o congiunta di fattori perturbativi diretti o indiretti dovuti alle operazioni di progetto: sottrazione diretta di porzioni di superfici interessate dagli habitat dovute ad attività di scavo, seppellimento temporaneo con sedimenti o materiali utili al progetto, applicazione delle unità 3

4 di contenimento dei sedimenti (palizzate e altro), calpestio ed altri danni ad opera di mezzi meccanici, aumento dell erosione dovuta alla maggiore movimentazione delle acque data dai pontoni ed altre imbarcazioni afferenti al progetto, emissioni polverulente in grado di inficiare i processi fisiologici basilari per la vegetazione caratterizzante gli habitat, ecc.. All elenco di habitat soggetti a deterioramento si aggiungono quindi anche: 1320 Prati di spartina (Spartinion maritimae) ; 1410 Pascoli inondati mediterranei (Juncetalia maritimi); 2270* Dune con foreste di Pinus pinea e/o Pinus pinaster. Dato che il deterioramento degli habitat di cui all All. I della Direttiva 92/43/CEE, relazionabile alla sottrazione di superficie o alla degradazione degli stessi, si presenta quantificabile seguendo quanto riportato dalla cartografia degli habitat redatta dalla Regione del Veneto, approvata con DGRV n del , confrontata con la tav. 8 della Relazione di Incidenza, è possibile identificare la presenza di un deterioramento significativo di tali habitat, rapportando la superfici sottoposte a sottrazione/degradazione a quelle presenti nella totalità dei siti Natura 2000 interessati. L Associazione ritiene dunque che si sia in presenza di danno ambientale ai sensi del Dlgs. 152/2006, dato da deterioramento significativo e quantificabile di habitat di cui all All. I della Direttiva 92/43/CEE. In particolare gli habitat maggiormente danneggiati sono: Habitat 1140 Distese fangose o sabbiose emergenti durante la bassa marea, soggetto a sottrazione di superficie significativa rispetto al totale delle superfici segnalate nella ZPS interessata (il 13,76% della superficie è sottratta); per tale habitat, se si considera il deterioramento in generale (sottrazione di superfici caratterizzate dall habitat in alcune porzioni dell area di intervento e degradazione dello stesso habitat in altre), la percentuale di superficie interessata rispetto il totale di quella presente nella ZPS aumenta ancora (21,81%). Habitat 1420 Praterie e fruticeti mediterranee e termo-atlantici (Sarcorcornetea fruticosi) soggetto a sottrazione di superficie significativa rispetto al totale delle superfici segnalate nella ZPS interessata (il 2,57% della superfice è sottratta); per tale habitat, se si considera il deterioramento in generale (sottrazione di superfici caratterizzate dall habitat in alcune porzioni dell area di intervento e degradazione dello stesso habitat in altre), la percentuale di superficie interessata rispetto il totale di quella presente nella ZPS aumenta ancora (21,03%). 4

5 Habitat 1510* Steppe salate mediterranee (Limonietalia), soggetto a sottrazione di superficie significativa rispetto al totale delle superfici segnalate nella ZPS interessata (il 3,93% della superficie è sottratta); per tale habitat PRIORITARIO, se si considera il deterioramento in generale (sottrazione di superfici caratterizzate dall habitat in alcune porzioni dell area di intervento e degradazione dello stesso habitat in altre), la percentuale di superficie interessata rispetto il totale di quella presente nella ZPS aumenta in modo eclatante (34,91%). Habitat 2110 Dune mobili embrionali, soggetto a sottrazione di superficie significativa rispetto al totale delle superfici segnalate nella ZPS interessata (il 2,80% della superficie è sottratta); per tale habitat, se si considera il deterioramento in generale (sottrazione di superfici caratterizzate dall habitat in alcune porzioni dell area di intervento e degradazione dello stesso habitat in altre), la percentuale di superficie interessata rispetto il totale di quella presente nella ZPS aumenta ancora (4,80%). Habitat 2120 Dune mobili del cordone litorale con presenza di Ammophila arenaria (dune bianche) soggetto a sottrazione di superficie significativa rispetto al totale delle superfici segnalate nella ZPS interessata (il 6,84% della superficie è sottratta); per tale habitat, se si considera il deterioramento in generale (sottrazione di superfici caratterizzate dall habitat in alcune porzioni dell area di intervento e degradazione dello stesso habitat in altre), la percentuale di superficie interessata rispetto il totale di quella presente nella ZPS aumenta ancora (27.94%). Habitat 2130* Dune costiere fisse a vegetazione erbacea (dune grigie), soggetto a sottrazione di superficie significativa rispetto al totale delle superfici segnalate nella ZPS interessata (l 1,02% della superficie è sottratta); per tale habitat PRIORITARIO, se si considera il deterioramento in generale (sottrazione di superfici caratterizzate dall habitat in alcune porzioni dell area di intervento e degradazione dello stesso habitat in altre), la percentuale di superficie interessata rispetto il totale di quella presente nella ZPS aumenta ancora (2,64%) Prati di spartina (Spartinion maritimae) non è invece soggetto a sottrazione di superficie; tuttavia se si considera la rarità di questo habitat all interno della ZPS e la degradazione dello stesso habitat ad opera degli interventi di progetto, la percentuale di superficie interessata rispetto il totale di quella presente nella ZPS è decisamente molto significativa (42,14%). 5

6 Sottrazione di habitat di specie di interesse comunitario In questo quadro di insieme va inoltre evidenziato che gli habitat interessati sono habitat di specie per taxa inclusi negli Allegati I della Direttiva 79/409/CEE e II e IV della Direttiva 92/43/CEE. Infatti, così come il tentativo di creare nuovi habitat di pregio floro-faunistico, quali barene artificiali e il consolidamento di una duna preesistente, come previsto dal progetto, non risulta giustificabile laddove tale intervento vada a sottrarre già esistenti habitat già esistenti di cui all All. I della Direttiva 92/43/CEE, per la stessa ragione non risulta giustificabile la sottrazione di habitat di specie per elementi floro-faunistici segnalati negli Allegati I della Direttiva 79/409/CEE e II e IV della Direttiva 92/43/CEE. Si precisa che le superfici lagunari caratterizzate da velme (habitat 1140 Distese fangose o sabbiose emergenti durante la bassa marea ) della Laguna di Baseleghe, sono habitat di sosta, alimentazione e svernamento per numerose specie appartenenti all avifauna acquatica, tanto che è possibile ritenere questa sacca lagunare come uno dei biotopi più interessanti lungo direttrice migratoria alto-adriatica che include le lagune friulane, l ambito vallivo-lagunare di Caorle-Bibione, quello della Laguna di Venezia ed il Delta del Po. Detto questo, anche in considerazione dell approvazione di progetti che potrebbero provocare incidenze rilevanti a livello di macro-area (in primis il MOSE nella Laguna di Venezia), bisogna considerare come effetto negativo congiunto ai contingenti di uccelli acquatici migratori la sottrazione di habitat importanti per la sosta e l alimentazione, come quelli presenti nella Laguna di Baseleghe. A ciò si aggiungono ulteriormente gli effetti cumulativi dati dal disturbo antropico (movimentazione di mezzi e personale, rumore, intorbidamento dell acqua) arrecato nella Laguna di Baseleghe dagli interventi di progetto alle specie ornitiche in fasi delicate del ciclo vitale (sosta durante la migrazione, attività trofica per raggiungere sufficienti livelli di grasso indispensabile al prosieguo della migrazione, ecc.). Per quanto concerne il consolidamento della duna, oltre ad esserci sottrazione di habitat di interesse comunitario, anche prioritari, ci sarà sottrazione di habitat di specie, perturbazione e distruzione dei siti di riposo e sosta, nonché possibilità di uccisione diretta dovuta alle operazioni, per varie specie ricadenti nell Allegato D del DPR 357/97. Sono infatti segnalate in queste aree: Rana dalmatina, Podarcis siculus (Podarcis sicula in Direttiva), Hierophis viridiflavus (Coluber viridiflavus in Direttiva),. Per tali specie, l articolo 8 del citato DPR 357/97 prevede il divieto di: a) catturare o uccidere esemplari di tali specie nell ambiente naturale; b) perturbare tali specie, in particolare durante tutte le fasi del ciclo riproduttivo o durante lo svernamento, l ibernazione o la migrazione; c) distruggere o raccogliere le uova e i nidi nell ambiente naturale; d) distruggere i siti di riproduzione o le aree di sosta. 6

7 In particolare Podarcis siculus e Hierophis viridiflavus sono specie caratteristiche di tali ambienti, dove occupano tanto le superfici di duna grigia (habitat 2130*), quanto le cenosi erbacee delle dune in fase di consolidamento (2110) e di quelle di duna bianca (habitat 2120), nonché le superfici di mosaico tra gli stessi habitat, anche dove i citati habitat o mosaici di habitat appaiono degradati per la presenza di elementi della vegetazione erbacea ed arboreo-arbustiva alloctoni. Finanziamento pubblico del progetto Non si ritiene plausibile che un progetto in grado di comportare danni a specie ed habitat di cui alle Direttive comunitarie 79/409/CEE e 92/43/CEE all interno di siti Natura 2000, considerando inoltre la mancanza di considerazioni rispetto la possibilità di attuare lo stesso con ipotesi alternative in grado di risultare meno deleterie per habitat, specie e integrità del sito SIC e della ZPS interessate, possa essere finanziato con fondi pubblici regionali, come riportato dalla Procedura di Verifica dell Ing. de Götzen (par. 2.6 Costi: euro ,00 (euro tremilioni,00), finanziamenti di cui alla L.R. n.7/1999), considerando che proprio la Regione del Veneto è demandata alla gestione dei siti Natura 2000 ricadenti nel territorio regionale. NOTE PUNTUALI AL DOCUMENTO Questa parte del documento mira ad evidenziare lacune ed imprecisioni contenute nella Relazione di Incidenza presentata per l approvazione del progetto. A tal fine, si è proceduto ad una analisi puntuale del documento, evidenziando le criticità riscontrate nei vari paragrafi e formulando le relative osservazioni. Par. 1.1 Obiettivi generali Per quanto concerne le opere conseguenti al progetto (realizzazione di barene artificiali e consolidamento di un apparato dunale preesistente), come già in precedenza espresso, è ingiustificabile la sottrazione di superfici caratterizzate da habitat di interesse comunitario già esistenti per creare altre situazioni ambientali, siano esse di analoga o diverse tipologia, ed indipendentemente dalla possibilità che queste possano o meno nel tempo dar luogo a fitocenosi di interesse conservazionistico e/o ad habitat di specie. Da un mero punto di vista tecnico-operativo, non è chiaro come l estensore della Relazione di Incidenza giustifichi l utilizzo dei materiali di scavo del canale dei Lovi per consolidare il cordone dunoso litoraneo. Non è fatta menzione alcuna di studi di fattibilità che considerino la 7

8 tipologia di materiale dragato (composizione, granulometria, ecc.) e la possibilità di attecchimento delle specie vegetali tipiche dei sistemi dunali su tali tipologie di substrati di riporto. In merito a tali interventi, né in tale paragrafo né nella restante parte della Relazione di Incidenza, sono evidenziate le modalità tecnico-operative per le quali si prevede l utilizzo del materiale di scavo del canale dei Lovi per realizzare le barene artificiali e per consolidare la duna presso la Bocca di Porto Baseleghe. Par. 1.7 pag. 7 Non viene indicato il fabbisogno reale nel campo dei trasporti, della viabilità e reti infrastrutturali; infatti non c è alcun riferimento a come i mezzi di lavoro raggiungeranno l area di progetto, se le vie interessate utilizzeranno percorsi interni a siti Natura 2000 e/o se dovranno essere realizzati percorsi ex-novo per l implementazione delle opere (ad es. strade sterrate ad utilizzo delle macchine operatrici, escavazione di canali secondari per il passaggio di mezzi su natanti, ecc.). Considerata la delicatezza degli habitat coinvolti, si ritiene inoltre che dovrebbe essere espressamente specificata la tipologia dei mezzi meccanici impiegati, considerando che solo quelli di tipo leggero risulterebbero i soli utilizzabili nell ottica di non provocare incidenze negative significative. Par. 1.8 pag. 7 Mancano totalmente riferimenti puntuali, oggettivi ed esaustivi in merito alle emissioni, agli scarichi, ai rifiuti, ai rumori e all inquinamento luminoso che possono essere prodotti dalle attività inerenti la fase di costruzione. Solo a titolo di esempio si ricorda come le emissioni di rumore prodotte dai mezzi di cui all All. I della Relazione di Incidenza (oltre i 70 dba per l escavatore su pontone) siano una fonte di disturbo realmente impattante per l avifauna, comprese le specie di interesse comunitario di cui All. I della Direttiva 79/409/CEE. Si ricorda, a supporto di quanto detto, che il disturbo sonoro alle specie ornitiche dato dalle infrastrutture e dalle attività umane, è uno degli elementi che presenta maggiore negatività per gli uccelli in molte situazioni. Si evidenziano spesso perturbazioni per le specie canore, come dimostrano studi che indicano effetti da disturbo sonoro già a 42 db(a) ad esempio per l allodola (Alauda arvensis), specie caratterizzata da attività territoriale al canto in periodo riproduttivo (WATERMAN et al., 2004). Il disturbo sonoro diventa un fattore molto negativo soprattutto ma non solo in periodo riproduttivo. A tal proposito uno studio di REIJNEN e FOPPEN (1997) su una fonte di disturbo sonoro derivante da mezzi motorizzati, evidenzia come l attività riproduttiva sia 8

9 minacciata da livelli di disturbo sonoro superiore a 58 dba nelle specie forestali (ma anche a sole 36 dba per alcune specie) e da livelli superiori a 60 dba per le specie legate ad habitat aperti (alcune delle quali sottoposte a criticità già a 43 dba). Ma non sono solo le specie canore a risentirne. Si precisa che il medesimo studio di REIJNEN e FOPPEN (1997) ha appurato perturbazioni rilevanti da disturbo sonoro anche nella famiglia dei Charadriidae, gruppo di specie che non utilizzano il canto nel ciclo riproduttivo e a cui appartiene anche il fratino, specie di interesse comunitario presente e nidificante nell area di progetto. A supporto di quanto detto si riportano anche alcuni risultati di un altro studio sull impatto da rumore provocato da emissioni da mezzi motorizzati (REIJNEN et al., 1995), i quali evidenziano che il disturbo sonoro si relaziona negativamente all attività riproduttiva di diverse specie appartenenti al medesimo ordine del fratino (caradriformi, anche in questo caso specie in generale non canore ): la beccaccia di mare Haematopus ostralegus (disturbo sonoro a meno di 27 dba), pavoncella Vanellus vanellus (disturbo sonoro sopra i 47 dba) e pettegola Tringa totanus (disturbo sonoro sopra i 52 dba), tra l altro tutte specie presenti nell area dell intervento proposto. Per quanto concerne le specie di cui all All. I della Direttiva 79/409/CEE, si ricorda che nell area interessata dal progetto, sono presenti durante le migrazioni ma anche in qualità di nidificanti o svernanti, svariate specie (vedasi checklist dell avifauna in Allegato 3), ascrivibili ai già citati caradriformi e più in generale all avifauna acquatica. Si ricorda che anche lo studio di WATERMAN et al. (2004) indica per gli uccelli acquatici, inteso come gruppo in generale, evidenza di perturbazione da disturbo sonoro già a 45 dba. Per quanto concerne le specie di interesse comunitario notturne, sono noti dati che evidenziano perturbazioni al barbagianni (Tyto alba) in presenza di livelli di emissioni sonore superiori ai dba e 2-8 khz (DOOLING, 2002). Per quanto sopra esposto, l Associazione evidenzia come livelli di disturbo sonoro notevolmente più ridotti di quanto previsto per le attività di progetto, possono comportare incidenze negative alla componente ornitica, anche di interesse comunitario. Le citate criticità si aggravano ulteriormente se si considerano gli effetti congiunti del rumore sommato con altri tipi di interferenza di cui il progetto può essere fonte, come ad esempio il disturbo dovuto alla sostenuta e/o frequente presenza di persone (operatori) nelle aree di intervento, soprattutto nel periodo riproduttivo e migratorio. A tal proposito si ricorda che il disturbo antropico è uno dei maggiori fattori di minaccia per svariate specie, anche di interesse comunitario, come ad esempio il fratino (BRICHETTI e FRACASSO, 2004). Si evidenzia che analoghe considerazioni potrebbero essere fatte per altre fonti di impatto potenziale che dovrebbero essere analizzate per ottemperare alla DGRV 3173/2006 (emissioni in 9

10 fase gassosa, inquinamento luminoso, ecc.) in grado di perturbare specie di interesse comunitario, rispetto alle quali l estensore della Relazione di Incidenza non fa alcuna apprezzabile menzione. Par. 1.9 pag. 8 L Associazione sottolinea questi punti critici: Nelle prime tre righe l estensore della Relazione di Incidenza dichiara che si verificano gli interrimenti che impediscono anche il formarsi di habitat tipici e di habitat di specie bentoniche stabili. In base a quale studio scientifico è possibile affermare ciò nel contesto dei siti Natura 2000 in oggetto? Risulta evidente che tale affermazione è basata su pareri meramente soggettivi, non supportati da alcuna analisi oggettiva di dati o studi in merito. Righe 7 e 8: non si comprende in base a quale dato oggettivo, l estensore della Relazione di Incidenza asserisce che: L impatto sarà comunque inferiore a quello che si produce stagionalmente in tutto l ambito lagunare durante gli eventi metereologici più intensi, laddove nel documento mancano riferimenti appropriati alle componenti abiotiche che influiscono sull inquadramento ecosistemico dell area; anche in questo caso si ritiene che una tale affermazione si basi su pareri soggettivi dell estensore della Relazione di Incidenza, non supportati dalla necessaria analisi oggettiva di dati o studi in merito. Alle righe 9 e 10 si riporta Questi lavori, strettamente limitati spazialmente e temporalmente ai siti di progetto, non producono alterazioni significative alla biodiversità della laguna. L Associazione ritiene che tale affermazione sia totalmente inappropriata, ancorché priva di approfondimento scientifico e non basata su dati oggettivi. Infatti, secondo quanto riportato ai sottoparagrafi 1.2 e 1.3 della Relazione di Incidenza, tali opere non appaiono né limitate spazialmente (si cita un estensione dell area di scavo di 2205 m lineari, che corrisponde a buona parte del corso del canale dei Lovi nel tratto in cui interessa la Laguna di Baseleghe), né temporalmente (solo per il primo lotto è indicato un periodo di un anno e mezzo per l attuazione dei lavori). Saranno quindi interessate dagli interventi di progetto e dai relativi fenomeni perturbativi zone dell area lagunare e del cordone litoraneo e periodi dell anno caratterizzati dalla presenza di specie di interesse comunitario, basti pensare ai caradriformi inseriti nell All. I della Direttiva 79/409/CEE che frequentano le velme e le acque del canale dei Lovi: Charadrius alexandrinus, Recurvirostra avosetta, Himantopus himantopus, Phylomachus pugnax, Tringa glareola, Limosa lapponica, Pluvialis apricaria, Sternula albifrons (Sterna albifrons in Direttiva), Chlidonias niger, Sterna hirundo, Sterna sandvicensis, Hydroprogne caspia (Sterna caspia in Direttiva), Gelochelidon nilotica, Larus minutus, Larus melanocephalus. Saranno inoltre interessate 10

11 zone dell area lagunare caratterizzate dalla presenza di specie di interesse comunitario afferenti alle biocenosi strettamente acquatiche, come Pomatoschistus canestrinii, specie dell All. II della Direttiva 92/43/CEE, inserita nel formulario standard della ZPS IT Valle Vecchia Zumelle Valli di Bibione e in quello del SIC IT Laguna di Caorle Foce del Tagliamento. La citata specie ittica non è stata nemmeno considerata nella Relazione di Incidenza, nonostante la aree di intervento risultino un ambiente idoneo alla sua presenza. Tale specie potrebbe essere minacciata in modo rilevante dalle operazioni di scavo e dalla realizzazione delle barene ex novo, soprattutto in periodo riproduttivo quando i maschi difendono un proprio territorio presso piccoli ostacoli sul fondo, dove la femmina depone le uova. La scarsa mobilità di questa specie in queste fasi biologiche potrebbe relazionarsi negativamente con l attuazione degli interventi previsti dal progetto. Per brevità espositiva non si riportano tutte le specie che potrebbero essere minacciate dal progetto, argomento che dovrebbe invece essere trattato in una Relazione di Incidenza oggettivamente rigorosa e svolta secondo i canoni imposti dalla normativa vigente, elementi che appaiono totalmente disattesi nel documento di Relazione di Incidenza prodotto per il progetto in questione. Per quanto concerne gli habitat di specie, non viene considerato ad esempio come la sottrazione di superfici a velma (habitat 1140 Distese fangose o sabbiose emergenti durante la bassa marea ) influisca negativamente sulla funzionalità ecosistemica del sito per un consistente numero di specie ornitiche alcune anche di interesse comunitario che sfruttano questo habitat a fine riproduttivo, trofico e/o di sosta durante la fase migratoria. Tale aspetto, già evidenziato in precedenza nel presente documento, a parere dell Associazione merita un particolare approfondimento considerato che ci si trova in una delle zone costiere più importanti d Italia per la migrazione degli uccelli acquatici. Per quanto concerne gli habitat di interesse comunitario, elementi ecosistemici dai quali dipende buona parte della biodiversità dell area interessata dal progetto, l Associazione ritiene non coerente che il progetto si ponga tra i suoi obiettivi il tentativo di creare habitat di interesse conservazionistico, dal momento che loro realizzazione, come evidenziato in precedenza nel presente documento, comporta lo stravolgimento e la compromissione di analoghi habitat già presenti attualmente. Ciò in contrapposizione con gli obiettivi di conservazione della ZPS IT Valle Vecchia Zumelle Valli di Bibione, riportate nell Allegato B della DGRV 2371/2006 Misure di Conservazione per le Zone di Protezione Speciale della Regione del Veneto e Strumenti di Indirizzo per la Valutazione di Incidenza, in allegato alla L.R. Veneto 01/2007. Tra i citati obiettivi di conservazione si evincono infatti anche: Conservazione degli habitat prioritari 1150* Lagune costiere, 1510* 11

12 Steppe salate mediterranee (Limonietalia), 2130* Dune costiere fisse a vegetazione erbacea (dune grigie), 2250* Dune costiere con Juniperus spp., 2270* Dune con foreste di Pinus pinea e/o Pinus pinaster. e Conservazione degli habitat 1310 Vegetazione pioniera a Salicornia e altre specie delle zone fangose e sabbiose, 1420 Praterie e fruticeti mediterranee e termo-atlantici (Sarcorcornetea fruticosi), 1210 Vegetazione annua delle linee di deposito marine, 2110 Dune mobili embrionali, 2120 Dune mobili del cordone litorale con presenza di Ammophila arenaria (dune bianche). Se si confronta la cartografia degli habitat della Regione del Veneto con la tavola 2 della Relazione di Incidenza (vedasi Allegato 1 al presente documento), si evince che alcuni dei suddetti habitat (quelli sottolineati in precedenza, codici 1140, 1420, 1510*, 2110, 2120, 2130*) saranno soggetti a sottrazione diretta di superfici. Quanto detto rende palese che l affermazione che compare nella Relazione di Incidenza Ambientale: Questi lavori, strettamente limitati spazialmente e temporalmente ai siti di progetto, non producono alterazioni significative alla biodiversità della laguna è di per sé stessa sbagliata e frutto di una analisi superficiale, oggettivamente non sufficiente da un punto di vista scientifico. Ultime due righe: l estensore della Relazione di Incidenza cita L intervento non comporta alterazioni negative, operando per la ricostituzione e l arricchimento delle condizioni originarie dell habitat delle dune mobili e dell habitat delle specie tipiche proponendo dunque un affermazione che non tiene minimamente in considerazione le attività relative la fase di costruzione, in cui le operazioni di progetto comporteranno sottrazione stabile (copertura tramite riporto di sedimenti) e deterioramento/sottrazione temporanea (ad opera del calpestio dato da mezzi meccanici impiegati, dello stoccaggio momentaneo di sedimenti o di altri materiali di progetto, delle emissioni sostenute di materiale polverulenti in grado di coprire le superfici fogliari della vegetazione, influendo negativamente sui basilari processi fisiologici che consentono la vita delle specie vegetali caratterizzanti gli habitat, ecc.) di habitat di cui All. I della Direttiva 92/43/CEE attualmente presenti, nonché incidenze a specie di interesse comunitario, non solo specie di cui agli All. I della Direttiva 79/409/CEE e II della Direttiva 92/43/CEE, ma anche a specie dell All. IV della Direttiva 92/43/CEE, per cui il DPR 357/97 vieta, tra l altro, la distruzione dei siti di riproduzione e sosta. Si fa riferimento in questo caso a specie che per intrinseca natura manifestano scarse potenzialità di mobilità (ad esempio rettili), e che non potrebbero dunque abbandonare il sito di intervento durante le fasi di continuo passaggio di macchine operatrici e deposito di sedimenti provenienti dalle operazioni di scavo nel canale dei Lovi per il consolidamento della duna. Inoltre si evidenzia come la trattazione dei benefici ambientali ricavabile da tale 12

13 intervento risulti carente e poco esplicita. In particolare non sono evidenziate le modalità, le tecniche e le scelte operative adottate per favorire gli habitat citati dall estensore della Relazione di Incidenza, né le specie tipiche richiamate dallo stesso estensore. Par pag. 8 Non sono oggettivamente considerati tutti i progetti che possono interagire congiuntamente con le componenti di interesse comunitario presenti nei siti Natura 2000 oggetto di intervento. Andrebbero infatti considerati i progetti o gli interventi interni al sito Natura 2000, oltre a quelle situazioni che pur sviluppandosi all esterno di tali siti potrebbero interagire negativamente con le componenti ecosistemiche primarie presenti. Persino il progetto del MOSE, per cui la Commissione europea ha recentemente archiviato la procedura di infrazione, nonostante si sviluppi in altri siti Natura 2000, può essere considerato motivo di incidenza a specie di interesse comunitario per le quali la funzionalità dei siti Natura 2000 dovrebbe essere considerata per macro-area. In questo caso ci si riferisce alle specie ornitiche migratrici, incluse quelle di All. I della Direttiva 79/409/CEE, che sfruttano la rotta migratoria delle zone umide costiere alto-adriatiche (ambiti lagunari del Friuli Venezia-Giulia, ambito lagunare di Caorle e San Michele al Tagliamento, Laguna di Venezia e zone umide del Delta del Po). Manifestandosi possibilità di incidenza per alcune di queste specie nella Laguna di Venezia, è possibile ritenere che un altro macro-progetto atto ad interessare una delle zone umide utilizzate a livello di macro-area (come la Laguna di Baseleghe) possa essere fonte di ulteriore impatto per tali specie. Sarebbe quindi opportuno valutare gli effetti congiunti di questi due progetti per quanto concerne la componente ornitica, con particolare riferimento alle specie di interesse comunitario, migratrice e strettamente legata a queste zone umide costiere per quel che riguarda i contingenti che interessano il nord-est italiano. Più in generale si denota inoltre che l estensore della Relazione di Incidenza non ha considerato nemmeno gli effetti congiunti dei progetti e degli interventi da lui direttamente menzionati; è possibile dunque affermare che nella Relazione di Incidenza mancano i necessari riferimenti agli effetti sinergici e cumulativi relativi a progetti concomitanti rispetto a quello oggetto di valutazione e presenti nei medesimi siti Natura 2000 interessati. Par. 2.4 pag. 35 Analizzando la tabella, si osserva subito che, benchè la stessa venga fatta riferire alla ZPS IT , le specie elencate sono in realtà quelle del SIC IT e tra l'altro solo una parte. Indiscutibilmente si sarebbe invece dovuto analizzare prioritariamente l'elenco riportato nel 13

14 formulario della ZPS, dove le specie sono in numero maggiore. In questo modo in sostanza risultano escluse dalla valutazione una parte delle specie presenti nel formulario della ZPS IT alla voce 3.2.a Uccelli elencati nell'allegato I della Direttiva 79/409/CEE, e tutte quelle riportate alla voce 3.2.b Uccelli non elencati nell'allegato I della Direttiva 79/409/CEE, della cui presenza invece è necessario tener conto. Di minor importanza, ma ugualmente significativo, è il fatto poi che se si confronta la tabella di pagina 35 con quella delle pagine 39, 40, 41, 42, si nota che non tutte le specie citate nell'una sono presenti anche nell'altra. Par. 2.5 pag. 36 L estensore della Relazione di Incidenza ammette la presenza di habitat e habitat/specie (di interesse comunitario) anche nelle aree oggetto di intervento, tuttavia afferma che Non si rileva alcuna significativa presenza in termini tipologici e di estensione e quindi non si può prevedere il realizzarsi di alcuna incidenza negativa del progetto stesso su habitat prioritari o di particolare rilevanza di rarità o unicità. Tale considerazione è palesemente smentita dalla mappatura degli habitat della Regione del Veneto, approvata con DGRV n del , in cui l area oggetto di intervento appare interessata da significative superfici di habitat di interesse comunitario, anche PRIORITARI. Dall analisi della suddetta cartografia e dal confronto della stessa con quanto riportato in tav. 8 della Relazione di Incidenza, risulta facilmente ed oggettivamente prevedibile il realizzarsi di incidenze negative del progetto su habitat di interesse comunitario, anche PRIORITARI, perché si ha conferma della sottrazione di superfici che avverrà a danno di tali habitat, superfici che saranno seppellite da metri cubi di sedimento ( metri quadri interessati, cfr. par. 1.2, pag. 6 della Relazione di Incidenza), a interessare gli habitat 1140 Distese fangose o sabbiose emergenti durante la bassa marea e 1510* Steppe salate mediterranee (Limonietalia), e da metri cubi di sedimento (a formare un dosso, definito settore di cordone dunoso nella Relazione di Incidenza ), largo in media 73 metri con una sommità variante tra i 2,5 e i 3,6 metri sul livello del mare (cfr. par. 1.2, pag. 6 della Relazione di Incidenza) a interessare gli habitat 1420 Praterie e fruticeti mediterranei e termo-atlantici (Sarcorcornetea fruticosi), 2110 Dune mobili embrionali, 2120 Dune mobili del cordone litorale con presenza di Ammophila arenaria (dune bianche), 2130* Dune costiere fisse a vegetazione erbacea (dune grigie). Senza contare il deterioramento, reversibile o non reversibile, a seconda dei livelli di degradazione raggiunti, dovuto a perturbazioni dirette o indirette derivanti dalle attività di progetto, di altri habitat di interesse 14

15 comunitario, rilevati (vedasi cartografia degli habitat della Regione del Veneto) presso le aree soggette ad escavazione nell ambito lagunare: 1320 Prati di spartina (Spartinion maritimae) e 1410 Pascoli inondati mediterranei (Juncetalia maritimi), o in aree afferenti la fascia retrodunale di Valle Vecchia: 2270* Dune con foreste di Pinus pinea e/o Pinus pinaster, PRIORITARIO. L estensore della Relazione di Incidenza, nel successivo elenco di specie vegetali, ammette la presenza significativa nell area di intervento anche della specie PRIORITARIA, di cui all All. II della Direttiva 92/43/CEE, All. B DPR 357/97, Salicornia veneta*, come dallo stesso estensore definita presente nelle zone attorno a 0 e + 30 cm s.l.m.m.. Risulta palese che gli interventi di progetto, caratterizzati da riporto di sedimenti su superfici di barena e/ margine lagunare, potrebbero seppellire irreparabilmente le superfici occupate da tale specie alofila PRIORITARIA. Nella pagina successiva l estensore della Relazione di Incidenza riporta che gli interventi di progetto potrebbero favorire habitat barenicoli utili a tale specie. Appare tuttavia incoerente il ragionamento presentato dall estensore della Relazione di Incidenza, che da un lato giustifica la distruzione di attuali superfici idonee alla specie per il semplice motivo che gli interventi favoriranno le condizioni per l instaurarsi di fitocenosi comprensive della citata Salicornia veneta. Par. 2.5 pag. 36 e 37 L estensore della Relazione di Incidenza dichiara che nell area di progetto I fondali a loro volta sono soggetti a forte erosione e trasformabilità, con assenza per lo più di indicatori vegetali tipici della velma ; questa affermazione è in palese contrasto con quanto riportato nella cartografia degli habitat della Regione del Veneto, approvata con DGRV n del , in cui la Laguna di Baseleghe risulta significativamente occupata dall habitat di interesse comunitario che caratterizza le velme (1140 Distese fangose o sabbiose emergenti durante la bassa marea ). Appare, inoltre, travisata la lettura delle dinamiche geomorfologiche in atto, laddove si afferma che i fondali lagunari dell area oggetto di valutazione sono soggetti a forte erosione ; al contrario risulta, anche da un semplice confronto tra la cartografia storica riportata nella stessa Relazione di Incidenza (tav. 9 Carta IGM del 1927) e la situazione attuale, che dal punto di vista sedimentario la superficie della velma appare sostanzialmente stabile. L estensore della Relazione di Incidenza dichiara che l intervento di progetto comporterà la formazione di barene con l utilizzo di materiale proveniente dall escavazione nel canale dei Lovi. Si riporta quanto dichiarato nella citata relazione: Con ciò non si determina una 15

16 sottrazione significativa di habitat di alcun tipo [ ], fattore smentito da un semplice confronto tra la cartografia delle aree di progetto e la cartografia degli habitat di interesse comunitario della Regione del Veneto, approvata con DGRV n del (cfr Allegato 1). Contestualmente l estensore della Relazione di Incidenza dichiara che si andranno a favorire altri habitat (afferenti ai codici Natura *, 1310, 1420, 1410, 1420), forse non considerando che non può risultare ammissibile la distruzione di habitat di interesse comunitario attualmente presenti per favorirne altri. L estensore della Relazione di Incidenza afferma persino che la formazione della barene (di progetto) stesse favorirà anche lo sviluppo e stabilizzazione dell habitat tipico della velma (1140), quando appare palese che non può esserci sviluppo e stabilizzazione di un habitat, appunto quello caratterizzato dalle velme, laddove lo stesso sia irreparabilmente soggetto a sottrazione di superfici a causa di riporto di materiale dragato che poteva invece essere delocalizzato in superfici esterne i siti Natura 2000 e non interessati da habitat e specie di cui agli allegati delle Direttiva comunitarie. Successivamente nel documento l estensore della Valutazione di Incidenza cita: L altro tipo di intervento prospettato dal progetto, quello del consolidamento della duna all apice orientale del litorale di Valle Vecchia (Tav.3) si realizza anch esso entro un contesto privo di presenza significativa di habitat e habitat/specie prioritari. Quanto espresso è in netta contrapposizione con la cartografia degli habitat della Regione del Veneto, approvata con DGRV n del , in cui si evince la presenza nelle citate superfici dell habitat PRIORITARIO 2130* Dune costiere fisse a vegetazione erbacea (dune grigie). Non è inoltre condivisibile l affermazione riportata in seguito in merito al grado di copertura delle alloctone Robinia pseudoacacia e Amorpha fruticosa che, secondo l estensore della Relazione di Incidenza, mostrerebbero una elevata percentuale di copertura (fino al 70/80 % la prima e fino al 100% la seconda). Da quanto emerso dai sopralluoghi condotti non si riscontrano nelle aree interessate dal progetto situazioni in cui sia prevalente la copertura di Robinia pseudoacacia o Amorpha fruticosa, le quali compaiono principalmente presso limitate superfici poste marginalmente all area di progetto, mentre si riscontra la naturale successione della vegetazione psammofila, che fa di quest area di intervento di progetto una delle più importanti dal punto di vista fitosociologico e più ricche di biodiversità dell intero litorale di Valle Vecchia. 16

17 Par. 2.6 pag. 38 Si evidenzia una incongruenza tra quanto espresso nel documento per avvalorare il bisogno del progetto e quella che è la situazione attuale secondo lo stesso estensore della Relazione di Incidenza: Per quanto riguarda nello specifico gli habitat/specie di barena e velma entro gli ambiti d intervento, essi non presentano attualmente segni di degrado, se non rappresentati dall erosione che incide i margini. Nelle righe successive inoltre l estensore della Relazione di Incidenza riporta delle importanti dichiarazioni in merito al bilancio dei sedimenti della laguna, senza riportare la fonte scientifica da cui queste derivano; in poche parole, l estensore della Relazione di Incidenza riporta considerazioni che sembrano frutto di una mera ipotesi personale di carattere soggettivo, piuttosto che il frutto di una auspicabile analisi che consideri dati oggettivi. Infine, per le stesse ragioni riportate a commento del paragrafo 2.5, appare gravemente errata l affermazione in base alla quale su tutto il basso fondale prevale attualmente l erosione Par. 2.8 pag. 38 L estensore della Relazione di Incidenza dichiara l assenza di incidenze dirette ed indirette dovute al progetto in merito ai più importanti habitat e habitat/specie e specie nei SIC/ZPS. L Associazione ritiene, al contrario, che vi siano incidenze dirette ed indirette dovute al progetto. Non si comprende inoltre perché l estensore della Relazione di Incidenza non consideri tutti gli habitat, gli habitat di specie e le specie, ma solo i più importanti, con ciò dimostrando di operare una scelta arbitraria non suffragata da adeguate e giustificate motivazioni scientifiche, Par pagine varie All Associazione preme evidenziare alcuni errori che indicano come il grado di conoscenza generale dimostrato dall estensore della Relazione di Incidenza dimostri livelli inadeguati rispetto a quanto richiesto dalla DGRV 3173/2006 in merito alle competenze dei professionisti chiamati alla redazione di una Relazione di Incidenza. Un professionista chiamato in veste di consulente dovrebbe attuare il proprio dovere dando prova di conoscere le caratteristiche dei siti in trattazione con riferimento ai contenuti della scheda del formulario standard Natura 2000 e di poterne valutare le eventuali perturbazioni causate dal piano, dal progetto o dall intervento in esame. L Associazione evidenzia invece tutta una serie di errori o dichiarazioni che mal si relazionano alle caratteristiche dei professionisti richieste dalla suddetta frase estrapolata dalla DGRV 3173/2006, e che inoltre manifestano una carenza nell analisi ecosistemica e nella ricerca di materiale 17

18 bibliografico ad essa indispensabile; si riportano solo i riferimenti più eclatanti, tralasciando altre piccole imperfezioni, da ritenersi di importanza secondaria: l'elenco della tabella è assolutamente incompleto, si sono infatti tralasciate più della metà delle specie riportate nel formulario della ZPS IT , come è facilmente verificabile. il nome scientifico dell averla maggiore è Lanius exucubitor e non L. collurio, come invece si riporta nella Relazione di Incidenza. Circus cyaneus è definita dall estensore della Relazione di Incidenza Specie la cui presenza è definita poco probabile negli ambienti in esame definizione che viene smentita dalla check.list dell avifauna in Allegato 3, elaborata sfruttando la bibliografia di settore e le conoscenze di esperti ornitologi che frequentano regolarmente l area in tutti i periodi dell anno. Sternula albifrons (nome corretto rispetto a Sterna albifrons) non è specie che frequenta habitat costieri di retroduna come afferma l estensore della Relazione di Incidenza, bensì litorali sabbiosi antistanti le dune per la nidificazione, tratti di costa e acque in genere poco profonde per l alimentazione e zone vallivo-lagunari tanto per l attività trofica quanto per l espletamento dell attività riproduttiva. Si può essere realmente sicuri che le lavorazioni previste dal progetto e le alterazioni provocate dallo stesso siano irrilevanti per Himantopus himantopus e Recurvirostra avosetta, specie legate ai bassifondi delle zone umide, proprio come le superfici caratterizzate da velme minacciate dal progetto? (tra l altro lo stesso estensore della Relazione di Incidenza evidenzia come l avocetta sia Sensibile al disturbo antropico, non rammentando forse che le lavorazioni di progetto saranno fonte anche di tale tipo di perturbazione). Per Ixobrychus minutus e Ardea purpurea sarebbe opportuno considerare l area di intervento e non la val Liona, menzionata dall estensore della Relazione di Incidenza, non ricadente nelle aree interessate dal progetto. Ardea purpurea e Circus aeruginosus al contrario di quanto esposto nella Relazione di Incidenza, si riproducono nel Veneto, ed anche nei siti Natura 2000 interessati dal progetto, come si può evincere da diverse pubblicazioni di settore. Gavia arctica è il nome scientifico della strolaga mezzana, non certo del gabbiano dell artico come si riporta invece nella Relazione di Incidenza; nella stessa si menziona il generico nome gabbiano come nome volgare della Gavia stellata, che invece deve essere chiamata strolaga minore. 18

19 Aythya nyroca è il nome scientifico della moretta tabaccata e non certo dell'avocetta (Recurvirostra avosetta). In merito ad Asio flammeus, si tiene a precisare che il nome volgare è gufo di palude e non certo gufo rosso come si riporta invece nella Relazione di Incidenza; nella stessa si riporta che per la specie non sono state reperite altre notizie sulla presenza mentre dati attinenti la presenza nei siti Natura 2000 oggetto di valutazione sono reperibili anche con una semplice ricerca in rete (si riportano solo tre riferimenti, a titolo di esempio): L Associazione sottolinea inoltre che non si trova concorde con il giudizio di valutazione di impatto alle specie menzionate in questa parte della Relazione di Incidenza. L Associazione ritiene inoltre di avere pareri discordi rispetto l'estensore della Relazione di Incidenza anche in merito agli habitat di interesse comunitario, in virtù di quanto esposto in parti precedenti della Relazione di Incidenza. Conclusione dello screening pag. 43 L Associazione non concorda con il giudizio esposto nella Relazione di Incidenza e più precisamente con nessuno dei 4 punti riportati. Da quanto detto emerge la necessità di procedere quantomeno alla Valutazione appropriata per verificare oggettivamente ed inequivocabilmente l assenza di effetti negativi diretti ed indiretti, in azione singola o congiunta con altri progetti e/o interventi, per quel che concerne specie e habitat di interesse comunitario. Pag. 46 In merito a quanto esposto, all Associazione preme sottolineare che: 1) l elenco di specie considerate nella Relazione di Incidenza non è sufficiente, e a tal proposito si rimanda all Allegato 3 del presente documento, in cui si riportano degli elenchi di specie ben più approfonditi, sebbene da ritenersi ancora non esaustivi (fattore che esula dalle linee operative del presente documento); la presenza nell area di intervento di tali specie è desunta dalla principale bibliografia di settore e da informazioni inedite ottenute da esperti di acclarata esperienza e competenza, che da anni frequentano l area. 2) Quanto riportato in questa parte (fondamentale) della Relazione di Incidenza Ambientale, in cui si dichiara che Nulla è la significatività delle incidenze dirette e indirette e gli effetti sinergici e cumulativi è in considerazione dell oggettiva scarsa analisi di tutti gli aspetti 19

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