FIGLIO CHIAMA L ASSEGNO. ANCHE NELL AFFIDO CONDIVISO LA PROLE HA CASA CON UN SOLO GENITORE

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1 A001959, 1 A FONDAZIONE INSIEME onlus. Da ilsole24ore del 18/10/2010, pag. 3 <<IL FIGLIO CHIAMA L ASSEGNO. ANCHE NELL AFFIDO CONDIVISO LA PROLE HA CASA CON UN SOLO GENITORE>> di Alfredo Calvano e Umberto Gragnani, giornalisti. Per la lettura completa del pezzo si rimanda al quotidiano citato. I provvedimenti che riguardano i figli sono regolati dall'articolo 155 del Codice civile, nella versione scaturita dalla legge n.56 del 2006 sul cosiddetto affidamento condiviso, che ha introdotto nel Codice una nuova versione dell'articolo 155 completamente riformata e ha aggiunto gli articoli da 155-bis a 155-sexies, prevedendo per l'affidamento e il mantenimento dei figli regole e precisazioni che in parte già avevano avuto una elaborazione giurisprudenziale. L'articolo 4, secondo comma, della legge n. 56/2006, sopra citata, ha precisato che la normativa civilistica così innovata si applica <<anche in caso di scioglimento, di cessazione degli effetti civili del matrimonio o di nullità del matrimonio, nonché ai provvedimenti relativi ai figli di genitori non coniugati>>. Con la conseguenza che dal 2006 la normativa è una sola qualunque sia la posizione della prole rispetto alla condizione dei genitori (separati, divorziati o genitori naturali). Sulla base delle nuove norme il giudice deve innanzitutto decidere sull'affidamento dei figli minorenni, che ora, salvo rare eccezioni, resta a entrambi i genitori (affido condiviso), determinando i tempi e le modalità della loro presenza presso ciascun genitore. Nel fare ciò il giudice deve anche stabilire la misura e il modo con cui ciascun genitore deve contribuire al mantenimento, alla cura, all'istruzione e all'educazione della prole, alla luce dei nuovi principi che prevedono un maggior coinvolgimento di entrambi i genitori in tali compiti. Il nuovo articolo 155 fornisce alcune indicazioni sui presupposti e le caratteristiche dell assegno. Introduce il principio generale, già elaborato dalla giurisprudenza, secondo il quale ciascun genitore provvede al mantenimento dei figli in misura proporzionale al proprio reddito, con l'ulteriore previsione che il giudice può disporre, ove necessario, la corresponsione di un assegno periodico, che di norma è mensile, al fine di realizzare principio di proporzionalità, con ciò intendendosi un riequilibrio di eventuali sperequazioni economiche tra i coniugi. In altre parole, la regola generale implicita nella norma è che ciascun genitore provveda direttamente al mantenimento del figlio, mentre l'eccezione è costituita dall'assegno, da corrispondersi nel caso un genitore non abbia di suo le risorse per mantenere il figlio. Ciò si fonda sul fatto che, idealmente, nel prevedere l'affidamento condiviso e la mera determinazione dei tempi di permanenza dei figli presso ciascun genitore, indica uno schema in

2 A001959, 2 cui non c'è un genitore collocatario e un genitore che vede i figli secondo un regime di visita, bensì i tempi con i figli tendono a equivalersi. Questo però non è quello che avviene nella prassi, poiché i giudici, nella normalità dei casi, tendono a prevedere un genitore collocatario, prevalentemente la madre, ritenendo che ai figli debba essere assicurato un luogo che essi possano considerare come casa loro, con la conseguenza che i tempi di permanenza della prole con l'uno e con l'altro genitore non sono equivalenti. Ciò, di conseguenza, influisce sull assegno, poiché il genitore collocatario, essendo più ampio il tempo di permanenza dei figli presso di lui, avrà necessità di avere un contributo al mantenimento da parte dell altro genitore dovendo provvedere in misura più ampia alle spese correnti e all acquisto di beni durevoli che non attengono necessariamente alle spese straordinarie (indumenti, libri, eccetera). LA QUANTIFICAZIONE. Per quantificare l assegno, il citato articolo 155 prevede che il giudice prenda in esame: 1 le attuali esigenze del figlio; 2 il tenore di vita goduto dal figlio in costanza di convivenza con entrambi i genitori; 3 i tempi di permanenza presso ciascun genitore; 4 le risorse economiche di entrambi i genitori; 5 la valenza economica dei compiti domestici e di cura assunti da ciascun genitore. Tra esse, come è intuibile, il ruolo più importante è svolto dal tenore di vita e dalle risorse dei genitori. L articolo 155-quarter prevede altresì che <<il godimento della casa familiare è attribuito tenendo prioritariamente conto dell interesse dei figli>>, il che significa che l assegnazione è fatta al genitore con cui i figli abitano prevalentemente. Ai fini dell assegno, lo stesso articolo dispone che: <<dell assegnazione il giudice tiene conto nella regolamentazione dei rapporti economici tra i genitori, considerando l eventuale titolo di proprietà>> (perché la casa può essere di proprietà esclusiva di un genitore o comune ad entrambi). La valorizzazione dell assegnazione era stata prevista dalla giurisprudenza anche prima della citata riforma, ma adesso è diventata norma cogente. L'ABITAZIONE Questo articolo prevede anche che il diritto al godimento della casa venga meno se l'assegnatario non vi abita, se convive more uxorio o se contrae nuovo matrimonio. Parrebbe una norma di automatica applicazione: la perdita del diritto alla casa segue automaticamente al verificarsi delle ipotesi indicate dal legislatore. Così non è: la Corte costituzionale, con la sentenza n. 308 del 2008 ha escluso questo automatismo affermando che la decadenza

3 A001959, 3 è subordinata a un giudizio di conformità all'interesse della prole. Applicando questo principio il Tribunale di Milano, ad esempio, ha deciso che <<ove l'interesse preminente e l'età minore della prole faccia propendere per una continuazione delle solite abitudini e frequentazioni il giudice può ordinare che la casa coniugale permanga nella disponibilità del coniuge affidatario, anche se non più meritevole di un simile beneficio>>. L'assegno è automaticamente adeguato agli indici Istat in difetto di altro parametro indicato dalle parti o dal giudice. L'adeguamento opera sempre, anche in mancanza di un'espressa previsione. Infine, si segnala che tutti i provvedimenti emessi prima della entrata in vigore della legge n.54/2006, a richiesta di ciascuno dei genitori, possono essere modificati, nei modi previsti dall'articolo 710 del Codice di procedura civile o dall'articolo 9 della legge sul divorzio, chiedendo l'applicazione delle disposizioni sull'affido condiviso.

4 A001959, 4 L IMPORTANTE DA SAPERE. I BENEFICIARI. La legge 56/2006, che ha introdotto l affido condiviso, si applica indifferentemente ai figli di genitori separati, divorziati o naturali. LA RIFORMA. L affidamento dei figli minorenni, salvo rare eccezioni, resta ad entrambi i genitori (affido condiviso). Il giudice deve anche stabilire la misura e il modo con cui ciascun genitore deve contribuire al mantenimento. Per l articolo 155 del codice civile ciascun genitore provvede al mantenimento dei figli in misura proporzionale al proprio reddito con l ulteriore previsione che il giudice può disporre, ove necessario, la corresponsione di un assegno periodico, che di norma è mensile, al fine di realizzare il principio di proporzionalità. LA PRASSI. Nella prassi i giudici, tendono a prevedere un genitore collocatario, prevalentemente la madre, ritenendo che ai figli debba essere assicurato un luogo che essi possano considerare come casa loro, con la conseguenza che i tempi di permanenza della prole con l uno o l altro genitore non sono equivalenti. Ciò influisce sull assegno, poiché il genitore collocatario avrà necessità di avere un contributo al mantenimento da parte dell altro genitore dovendo provvedere in misura più ampia alle spese correnti e all acquisto di beni durevoli che non attengono necessariamente alle spese straordinarie (indumenti, libri, eccetera). LA QUANTIFICAZIONE. Per quantificare l assegno, l articolo 155 prevede che il giudice prenda in esame: 1 le attuali esigenze del figlio; 2 il tenore di vita goduto dal figlio in costanza di convivenza con entrambi i genitori; 3 i tempi di permanenza presso ciascun genitore; 4 le risorse economiche di entrambi i genitori; 5 la valenza economica dei compiti domestici e di cura assunti da ciascun genitore. E per l articolo 155-quarter deve tenere conto dell assegnazione della casa familiare.

5 A001959, 5 LA MAGGIORE ETA. Il giudice può disporre in favore dei figli divenuti maggiorenni non indipendenti economicamente il pagamento di un assegno periodico. Per la Cassazione, per l indipendenza economica non è sufficiente che il figlio abbia un lavoro giuridicamente stabile, ma deve anche verificarsi una condizione tale che sia ragionevole dedurne l acquisto della autonomia economica. IL REGIME FISCALE. L assegno di mantenimento per i figli è indeducibile (lettera c, articolo 10, TUIR). L assegno alimentare per gli stessi è deducibile solo se risulta da sentenza del giudice e viene corrisposto in forma periodica (lettera c, articolo 10, TUIR). In questo caso costituisce reddito assimilato a quello di lavoro dipendente per il percettore, in base all articolo 50 del TUIR.