CATANIA ANTICA Nuove prospettive di ricerca

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3 CATANIA ANTICA Nuove prospettive di ricerca A cura di Fabrizio Nicoletti Regione Siciliana Assessorato dei Beni Culturali e dell Identità Siciliana Dipartimento dei Beni Culturali e dell Identità Siciliana Museo Regionale Interdisciplinare di Catania Palermo 2015

4 Regione Siciliana Assessorato dei Beni Culturali e dell Identità Siciliana Dipartimento dei Beni Culturali e dell Identità Siciliana Direzione operativa e coordinamento scientifico per le indagini archeologiche e i restauri Maria Grazia Branciforti, Fabrizio Nicoletti Direzione operativa per le indagini geologiche Antonio Fernando Chiavetta Collaboratore al responsabile unico del procedimento Anna Toscano CATANIA ANTICA NUOVE PROSPETTIVE DI RICERCA a cura di Fabrizio Nicoletti Il volume è stato realizzato nell ambito del Progetto per l incremento della valorizzazione e pubblica fruizione del Teatro Odeon e delle Terme della Rotonda di Catania - PO FESR Sicilia Asse 3. Linea d intervento Collaboratori alla direzione dei lavori Giuseppina Ferlito, Pamela Nicolosi, Giuseppe Santonocito, Cornelio Tripolone, Vincenzo Toscano Collaudi Giovanni Patti, Francesco Privitera Impresa esecutrice Consorzio Stabile Vitruvio s.c. a r.l. - Gioiosa Marea (ME) Dipartimento: Servizio Attuazione programmi nazionali e comunitari - APQ Maria Elena Alfano, Benedetta Cacicia Responsabile unico del procedimento e coordinatore per la sicurezza Giuseppe Sciacca Ufficio di progettazione Maria Grazia Branciforti, Giovanna Buda, Antonio Fernando Chiavetta, Roberto Sannasardo, Cornelio Tripolone Direzione dei lavori Giovanna Buda Progettazione e impaginazione Fabrizio Nicoletti VOLUME Stampa Grafica Saturnia - via Pachino 22, Siracusa Regione Siciliana, Assessorato dei Beni Culturali e dell Identità Siciliana, Dipartimento dei Beni Culturali e dell Identità Siciliana Volume fuori commercio, vietata la vendita Catania antica : nuove prospettive di ricerca / a cura di Fabrizio Nicoletti. - Palermo : Regione siciliana, Assessorato dei beni culturali e dell'identità siciliana, Dipartimento dei beni culturali e dell'identità siciliana, ISBN Odeon <Catania> [e] Terme della Rotonda <Catania>. I. Nicoletti, Fabrizio CDD-22 SBN Pal CIP - Biblioteca centrale della Regione siciliana Alberto Bombace

5 ABBREVIAZIONI Le abbreviazioni bibliografiche sono quelle dell Année Philologique online, all indirizzo: I simboli delle misure sono quelli del Système international d unités. Le principali abbreviazioni usate nel testo sono le seguenti: bibl. = bibliografia C = centro c., cc. = colonna colonne ca. = circa cat. = catalogo cd. = cosiddetto/a c.da = contrada cds = in corso di stampa cfr. = confronta D/ = dritto diam. = diametro doc. docc. = documento documenti E = est Ead. = Eadem ed., eds. = editor/s h = altezza Ibid. = Ibidem Id. = Idem inf. = inferiore inv. = inventario largh. lungh. max. = massimo/a mq = metro/i quadrato/i N = nord n. nn. = numero/i p. pp. = pagina pagine prof. = profondità q. = quota R/ = rovescio S = sud s.a. = senza autore s.d. = senza data s.l. = senza luogo sec. = secolo sgg. = seguenti s.l.m. = sul livello del mare spess. = spessore sup. = superiore v. = vedi W = ovest

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7 INDICE ANTONIO PURPURA Assessore regionale dei Beni Culturali e dell Identità Siciliana... 9 CARMELA VELLA Dirigente del Servizio Museo Regionale Interdisciplinare di Catania.. 11 FABRIZIO NICOLETTI Prefazione ANTONIO FERNANDO CHIAVETTA Aspetti geologici, morfologici e idrogeologici dell area del teatro antico di Catania 23 FABRIZIO NICOLETTI L acropoli di Catania nella preistoria DARIA PETRUSO GIOVANNI DI SIMONE VINCENZA FORGIA ORAZIO PALIO FRANCESCO PRIVITERA La fauna a mammiferi dell abitato preistorico sull acropoli di Catania L età del Bronzo nella grotta Petralia di Catania DAVIDE TANASI La storia di due colline: l area della città di Catania nell età del Bronzo medio MASSIMO FRASCA MARCO CAMERA MICHELA URSINO DANIELA MIDOLO UMBERTO SPIGO Gli scavi all interno dell ex monastero dei Benedettini e lo sviluppo urbano di Catania antica Le coppe di tipo ionico del deposito votivo di piazza San Francesco a Catania. Alcune riflessioni tra tipologia, produzione e dinamiche territoriali Un cratere del Pittore del Louvre F6 dalla stipe di piazza San Francesco a Catania Catania. Ricerche sotto palazzo Sangiuliano (piazza Università) GIOVANNA BUDA Teatro antico di Catania. Lavori tra il 2014 e il AGATA TAORMINA Nuove ricerche archeologiche nel teatro antico di Catania GIUSEPPE GUZZETTA Monete dagli scavi nel teatro antico di Catania TERESA MAGRO ANTONINO MAZZAGLIA Indagini in via San Francesco d Assisi SUSANNA AMARI Il balneum in piazza Sant Antonio a Catania: una riscoperta archeologica ELISA BONACINI Il portico dell Atleta di via Crociferi: i dati dello scavo del

8 ELISA BONACINI La domus con fontana di via Santa Maddalena: i dati dello scavo del FABRIZIO NICOLETTI La tomba romana di via Sanfilippo a Catania FRANCESCO TOMASELLO Bain du Temple de Bacchus a Catania PATRIZIO PENSABENE GIOVANNA BUDA FABRIZIO NICOLETTI VIVIANA SPINELLA Il contributo degli elementi architettonici in marmo del Museo Civico di Castello Ursino alla storia dell architettura romana di età imperiale a Catania Catania. Scavi e restauri a nord della Rotonda GIUSEPPE GUZZETTA Monete dagli scavi del 2015 a nord della Rotonda a Catania PAOLO BARRESI Testimonianze di scultura romana a Catania PAOLO MILITELLO Le Antichità catanesi nelle fonti cartografiche d età moderna GIUSEPPE GUZZETTA La numismatica di Catana dal Rinascimento all età dei Lumi ROSA LANTERI La collezione numismatica dell Università di Catania ANNA MARIA IOZZIA Documenti dell Archivio di Stato di Catania per la storia dell archeologia catanese ANTONELLA PAUTASSO Giovanni Rizza e l archeologia urbana a Catania nella seconda metà del XX secolo DARIO PALERMO Spigolature catanesi

9 Catania Antica Nuove prospettive di ricerca DARIA PETRUSO (*) - GIOVANNI DI SIMONE (**) - VINCENZA FORGIA (***) La fauna a mammiferi dell abitato preistorico sull acropoli di Catania RIASSUNTO - In questo lavoro vengono analizzati i resti faunistici recuperati nella campagna di scavo condotta nel bimestre febbraio-aprile 2015 fra il teatro antico e la via Teatro Greco a Catania dal Museo Regionale Interdisciplinare di Catania. La successione stratigrafica copre un intervallo dal Neolitico medio-iniziale all Eneolitico iniziale. La composizione faunistica riconosciuta congiuntamente con i dati inerenti le stime dell età di morte indicano come, durante tale periodo, lo sfruttamento delle risorse derivanti dall allevamento fosse incentrato prevalentemente sugli ovicaprini e secondariamente sui suini e bovini per il consumo della carne e secondariamente, soprattutto per gli ovicaprini, del latte mentre una sporadica caccia al cervo rosso rappresentava una ulteriore fonte di approvvigionamento di cibo. SUMMARY - THE FAUNA WITH MAMMALS FROM THE PREHISTORIC VILLAGE ON THE CATANIA ACROPOLIS - The present paper analyzes the faunal remains recovered from the excavation carried on from February to April 2015 between the ancient Theater and via Teatro Greco in Catania by the Museo Regionale Interdisciplinare of Catania. The stratigraphic succession covers a time interval from Early-Middle Neolithic to Early Eneolithic. The faunal composition recognized together with the data related to the death ages estimates indicate that during such period the exploitation of the resources deriving from breeding was devoted primarily on goats and sheep and secondarily on pigs and cattle mainly for meat consumption, while milk was a subsidiary way of exploitation of caprine. Eventually the red deer hunting represented a further way of food supply. (*) Università degli Studi di Palermo - Dipartimento delle Scienze della Terra e del Mare, via Archirafi 22, Palermo; Soc COOP R-Evolution; daria.petruso@unipa.it. (**) Soc COOP R-Evolution; giovannidisimone86@gmail.com (***) Università degli Studi di Palermo - Dipartimento Culture e Società, viale delle Scienze ed. 12, Palermo; Soc COOP R-Evolution; vincenza.forgia@gmail.com I REPERTI OSSEI E DENTARI DEI GRANDI MAM- MIFERI Dalle 10 Unità Stratigrafiche in analisi (UUSS 111, 126, 128, 129, 130, 134, 136, 141, 143, 144; cfr. Nicoletti, in questo volume) sono stati recuperati 1339 reperti ossei e dentari prevalentemente in cattivo stato di conservazione. I reperti ossei in particolare sono fortemente frammentati, spesso esfoliati dello strato corticale e talora recanti una spessa patina di concrezione dovuta al seppellimento entro ceneri vulcaniche. Per tali motivi la determinazione tassonomica è stata possibile solo per un esiguo numero di reperti (NRDt pari a 198 ossia circa il 15%; tab. I), rappresentati in egual misura da denti, ossa lunghe, brevi e piatte. Sono stati però identificati all incirca un 8% di altri reperti dal punto di vista prettamente anatomico (NRDa pari a 109; tab. I) e si tratta principalmente di coste appartenenti a mammiferi di piccola taglia (circa 37%). Ne consegue che gli indeterminati costituiscono la stragrande maggioranza dei reperti recuperati (52% ossia 696; tab. I) e si tratta principalmente di diafisi appartenenti, anche in questo caso, a mammiferi di piccola taglia (39%). A causa della cattiva conservazione dei reperti, l analisi tafonomica della superficie ossea ha permesso il riconoscimento di un esiguo numero di tracce sia di origine naturale sia antropica; in particolare, si tratta di tracce naturali di weathering (4), di radici (6) e di un più consistente numero di morsicature da parte di carnivori (8), queste ultime rinvenute prevalentemente su epifisi di ossa lunghe e articolari di grandi e medi erbivori. Tra le tracce di origine antropica sono state riconosciute quelle di macellazione su uno scarso numero di reperti (4). Segni di combustione sono presenti su soli 8 reperti e sono tutti di basso grado (I/II) indicando un processo breve di combustione. Interessante notare che tra i resti esaminati sono stati rinvenuti 6 strumenti in osso. La composizione faunistica delle 10 unità stratigrafiche da cui provengono i resti archeozoolo-

10 Daria Petruso - Giovanni Di Simone - Vincenza Forgia Tab. I - Conteggio del numero dei reperti determinati totalmente (NRDt), del numero dei reperti determinati anatomicamente (NRDa), di quelli inseriti nelle categorie osso lungo, piatto e articolare e di quelli del tutto indeterminati per ogni US. Fig. 1 - Istogramma che mette a confronto il Numero dei Reperti Determinati totalmente (NRDt) rispetto a quelli determinati anatomicamente (NRDa), quelli inseriti nelle categorie osso lungo, piatto e articolare e di quelli del tutto indeterminati, per ogni US. 100

11 Tab. II - Conteggio del Numero dei Reperti (NR) e del Numero Minimo di Individui (NMI) per ogni taxon e per ciascuna US. La fauna a mammiferi dell abitato preistorico sull acropoli di Catania 101

12 Daria Petruso - Giovanni Di Simone - Vincenza Forgia Fig. 2 - Istogramma che mette a confronto NRDt rispetto al Numero Minimo degli Individui (NMI) per ogni US. gici rinvenuti è abbastanza disomogenea (tabb. I e II, figg. 1 e 2). Le UUSS 128, 141, 143 e 144, riferibili rispettivamente all Eneolitico iniziale, al tardo Neolitico e, le ultime due al Neolitico medio-iniziale (Nicoletti, in questo volume), sono molto povere in termini di resti faunistici. Solamente le unità 126 e 136 riferibili entrambe all Eneolitico iniziale presentano l intero spettro faunistico che è rappresentato prevalentemente da domestici come ovicaprini (Ovis vel Capra), seguiti in termini di rappresentatività dal maiale (Sus domesticus) e, quasi a pari merito, dal bue (Bos taurus). L unico taxon selvatico è il cervo rosso (Cervus elaphus) che è presente nelle due UUSS citate e nell US 130, quest ultima attribuita sulla base di datazioni culturali e assolute ( a.c.) anch essa all Eneolitico iniziale. Tra i carnivori è rappresentato solo un canide i cui resti, prevalentemente dentari, hanno consentito l attribuzione a Canis familiaris, riconosciuto solo nei due livelli più rappresentativi dal punto di vista faunistico. CARNIVORA, CANIDAE Canis familiaris È documentato da 10 elementi (6 dalla US 126 e 4 dalla US 136; circa il 5%, tab. II e fig. 26), in gran parte mascellari due dei quali privi di denti ed un terzo con infissi il primo ed il secondo molare, mentre un quarto presenta quasi tutta la serie giugale destra (P 4 -M 3 ), I 1 ed I 2 ed i due canini (destro e sinistro; fig. 3), riferibili nel complesso ad almeno quattro individui, tutti adulti. La presenza degli elementi dentari del mascellare quasi completo ci permette di attribuire i resti di Canidae ad un Canis familiaris di taglia medio-piccola (fig. 3). Sono presenti, infine, due elementi postcraniali di individui adulti rappresentati da un cinto pelvico e due femori, una diafisi ed una epifisi prossimale, quest ultima di piccola taglia (che rappresenta un quinto individuo). 102

13 La fauna a mammiferi dell abitato preistorico sull acropoli di Catania Fig. 3 - Frammento di mascellare con P 4 -M 3 destro di individuo adulto di Canis familiaris in visione labiale e occlusale (in alto da sinistra al centro) e a destra i due canini destro e sinistro appartenenti allo stesso individuo dalla US 136. Fig. 4 - Grafico a torta con la distribuzione del NMI per classi di età del Sus domesticus. UNGULATA, SUIDAE Sus domesticus Il maiale (figg. 5-8) è il secondo taxon in ordine di abbondanza dopo gli ovicaprini, anche se in termini quantitativi è rappresentato da un numero di resti inferiore rispetto al bue (Bos taurus) ma da un numero di individui leggermente superiore. In particolare, è documentato da 31 elementi (15,6%; tabb. II, III e fig. 26), rappresentati prevalentemente da denti (80%). È stato per l appunto riconosciuto nella sua valenza domestica dai suddetti denti. Fig. 5 - Frammento di mascellare sinistro con M 1 -M 3 di individuo di mesi di Sus domesticus in visone linguale, labiale e occlusale (da sopra verso sotto), dalla US

14 Daria Petruso - Giovanni Di Simone - Vincenza Forgia Tab. III - Elementi anatomici di Sus domesticus distribuiti nelle diverse UUSS distinti come NRDt e NMI. Fig. 6 - Seconda falange di Sus domesticus in visione ventrale, dorsale, prossimale, laterale, mediale e distale (da sinistra a destra e da sopra verso sotto), dalla US

15 La fauna a mammiferi dell abitato preistorico sull acropoli di Catania Tab. IV - Elementi anatomici di Cervus elaphus distribuiti nelle tre UUSS distinti come NRd e NMI. Fig. 7 - Astragalo destro di Sus domesticus in visione dorsale, plantare, laterale, mediale e distale (da sinistra a destra), dalla US 136. Fig. 9 - Grafico a torta con la distribuzione del NMI per classi di età del Cervus elaphus. Fig. 8 - Mascellare con dp 4, dp 3 e dp 2 destro di un individuo di oltre un anno di Sus domesticus in visione labiale e linguale (da sopra verso sotto), dalla US

16 Daria Petruso - Giovanni Di Simone - Vincenza Forgia La stima del numero minimo degli individui (NMI), basata sia sulla lateralità degli elementi ossei che sulle classi di età effettuata sulle fasi di u- sura dei denti permanenti (Grant 1982), sulle fasi di sostituzione dentaria (Habermehl 1975) e sullo stato di fusione delle epifisi alle diafisi (Ibid.), è pari a 17 individui di cui 8 riferibili a cinque neonati di età compresa tra i 6 e i dodici mesi e tre giovani di mesi, a cui si aggiungono altrettanti individui adulti (fig. 4). CERVIDAE Cervus elaphus Il cervo rosso è l unico elemento faunistico selvatico ed è documentato in sole tre unità stratigrafiche nell ambito della successione stratigrafica (UUSS 130, 126 e 136). È rappresentato da 7 elementi (3,5%; tab. II) relativi prevalentemente al post-craniale (tab. IV e fig. 26). L attribuzione al cervo rosso piuttosto che all altro cervide, ossia il daino, è dovuta non solo alla maggiore taglia riscontrata dal taxon in questione ma soprattutto alla presenza di un terzo molare inferiore proveniente dalla US 136 che reca i caratteri diagnostici del cervo rosso (il terzo elemento posteriore più allungato). La stima del numero minimo degli individui (NMI) e delle classi di età, effettuata utilizzando il metodo di Carden e Hayden (2002) per lo stato di fusione delle epifisi alla diafisi, documenta che sono rappresentati solo 5 individui (fig. 9) di cui un giovane evidenziato da un frammento di acetabolo e ramo iliaco e tre elementi del post-craniale di un individuo adulto dalla US 126 (fig. 10), una epifisi distale non saldata di tibia di un individuo giovanile di 9-10 mesi, un frammento di ramo iliaco di un individuo adulto, e il molare suddetto dalla US 136, la cui usura suggerisce l appartenenza ad un adulto di età non superiore ai tre anni (Brown e Chapman 1991). BOVIDAE Bos taurus Il bue domestico è il terzo taxon (figg ) in termini di abbondanza ed è rappresentato da Fig Frammento di terza falange di un individuo adulto di Cervus elaphus in visione laterale e mediale, dalla US elementi (26,8%; tab. II), equamente distribuiti tra denti e post-craniali in 6 unità stratigrafiche riferibili all Eneolitico iniziale e nella più antica US 143 attribuita al Neolitico medio-iniziale (tab. V e fig. 26), in cui rappresenta l unico reperto recuperato. Per quanto riguarda la stima del NMI e delle classi di età, ottenute sulla base della stima dell usura dentaria (Wilkens 2003) e dallo stato di fusione delle epifisi alla diafisi (Habermehl 1975), si evince la presenza di 14 individui (solo tre in meno rispetto al maiale) tra cui un giovane, 4 sub-adulti tra i 18 ed i 28 mesi, e 9 adulti di cui uno nella US 143 (figg. 17 e 19). È da sottolineare la presenza nell US 111 di una tibia e di un radio di individui adulti di piccola taglia. Inoltre, l analisi tafonomica ha evidenziato la presenza sulla superficie ossea di un frammento di metatarso destro di incisioni provocate da uno strumento litico sulla superficie ventrale (fig. 11) e in un altro frammento di metatarso sinistro di morsicature ad opera di carnivori sugli epicondili dell epifisi distale (fig. 13). 106

17 La fauna a mammiferi dell abitato preistorico sull acropoli di Catania Tab. V - Elementi anatomici di Bos taurus distribuiti nelle diverse UUSS distinti come NRd e NMI. Fig Terzo molare inferiore destro di individuo sub-adulto di mesi di Bos taurus in visione labiale, linguale e occlusale (da sinistra verso destra), dalla US

18 Daria Petruso - Giovanni Di Simone - Vincenza Forgia Fig Frammento di epifisi distale, metafisi e parte di diafisi di metatarso destro di Bos taurus in visione ventrale, dorsale, mediale e laterale (da sinistra verso destra), dalla US 130. Da notare le incisioni sulla superficie ventrale. Fig Frammento di epifisi distale di metatarso sinistro di Bos taurus in visione ventrale, dorsale, laterale e mediale (da sinistra verso destra), dalla US 111. Da notare le tracce di morsicature sugli epicondili. Fig Frammento di corno e frontale di Bos taurus, dalla US 126. Fig Secondo molare inferiore destro di un individuo di almeno 18 mesi di Bos taurus in visione linguale, labiale ed occlusale (da sinistra a destra), dalla US

19 La fauna a mammiferi dell abitato preistorico sull acropoli di Catania Fig Primo molare inferiore sinistro di Bos taurus in visione linguale, labiale ed occlusale (da sinistra a destra), dalla US 136. Fig Terzo premolare superiore sinistro di Bos taurus in visione linguale e labiale (da sinistra a destra), dalla US 143. Fig Indice di frammentazione degli elementi scheletrici di Bos taurus. Il valore vicino a 1 indica l elemento poco frammentato, l indice vicino a 0 indica l elemento molto frammentato. Fig Grafico a torta con la distribuzione del NMI per classi di età del Bos taurus. Fig Grafico a torta con la distribuzione del NMI per classi di età per Ovis vel Capra. 109

20 Daria Petruso - Giovanni Di Simone - Vincenza Forgia Tab. VI - Elementi anatomici di Ovis vel Capra distribuiti nelle diverse UUSS distinti come NRd e NMI. Fig Frammento di epifisi distale e metafisi di metatarso destro di un individuo adulto di Ovis aries in visione ventrale, dorsale, laterale e mediale (da sinistra verso destra), dalla US

21 La fauna a mammiferi dell abitato preistorico sull acropoli di Catania Fig Astragalo destro di Ovis vel Capra in visione plantare, dorsale, mediale e laterale (da sinistra verso destra), dalla US 126. Fig Serie molare inferiore destra (M3 in eruzione, M2 ed M1) appartenente ad uno stesso individuo di 18 mesi di Ovis vel Capra in visione occlusale e labiale (da sopra a sotto), dalla US 111. È stato infine calcolato l indice di frammentazione scheletrica (fig. 18) mettendo in rapporto il Numero Minimo del Elementi (NME) con il Numero dei Reperti Determinati totalmente (NRDt). L elemento scheletrico che presenta il valore più basso è il cinto pelvico, con un valore pari a 0,5, probabilmente dovuto alla particolare anatomia dell osso, il quale va incontro a frammentazione con molta facilità. Abbastanza frammentate risultano essere anche le mandibole - con un valore prossimo a 0,6 - molto spesso infatti sono stati rinvenuti solamente i loro processi coronoidi e angolari. Le ossa lunghe, al contrario, risultano essere in buono stato di conservazione come l ulna, il femore la tibia e il metatarso. Ovis vel Capra Si tratta del taxon (figg ) più rappresentato in tutte e 6 le unità stratigrafiche in cui è documentato con ben 74 elementi (circa il 37%; tabb. II, VI e fig. 26), documentati egualmente da denti e post-craniali. La distinzione tra i due generi domestici affini (la pecora Ovis aries e la capra Capra hircus) è resa difficile dalla frammentarietà dei reperti ossei, fatta eccezione per l epifisi distale di un metatarso che reca caratteri diagnostici (i Fig Frammento di epifisi distale, metafisi, diafisi e parte di epifisi prossimale di tibia sinistra di individuo adulto di piccola taglia di Ovis vel Capra in visione dorsale, laterale, ventrale e mediale (da sinistra verso destra), dalla US 129. rilievi mediali dei condili paralleli; Bössneck et alii 1964) della pecora (fig. 21). La stima dell età di morte, determinata esaminando il grado di usura dentaria (Deniz e Payne 1982) e l eruzione e sostituzione dei denti (Habermehl 1975) nonché lo stato di fusione delle epifisi alle diafisi (Ibid.) unitamente al calcolo del NMI per le diverse classi di età hanno permesso di distinguere 25 individui (fig. 20) tra neonati (6), giovani (3), sub-adulti (3) e adulti (13). Anche per gli ovicaprini come per i bovini è stato calcolato l indice di frammentazione (fig. 25) che presenta un quadro piuttosto unitario per ossa appartenenti a distretti scheletrici differenti. Per le ossa dello scheletro assile troviamo elementi mascellari ben conservati, con un valore 111

22 Daria Petruso - Giovanni Di Simone - Vincenza Forgia Fig Indice di frammentazione degli elementi scheletrici di Ovis vel Capra. Il valore vicino a 1 indica l elemento poco frammentato, l indice vicino a 0 indica l elemento molto frammentato. Fig Istogramma che mette a confronto NRDt rispetto a NMI per tutti i taxa e per tutte le UUSS. 112

23 La fauna a mammiferi dell abitato preistorico sull acropoli di Catania Fig Frammento diafisario di osso lungo di taxon di taglia grande proveniente dalla US 130 sul quale sono ravvisabili delle incisioni con orientamento trasversale. Fig Frammento metafisario di un osso lungo di un animale di taglia grande proveniente dalla US 126 sul quale sono state rinvenute numerose incisioni, con orientamento sia trasversale che leggermente obliquo, determinate da uno strumento litico. 113

24 Daria Petruso - Giovanni Di Simone - Vincenza Forgia pari a 1, mentre la mandibola risulta essere molto più frammentata, con un valore pari a 0,5; sono stati rinvenuti infatti sia processi coronoidi che frammenti del ramo orizzontale della mandibola. Per quanto riguarda lo scheletro post-craniale, risultano ben conservate le ossa lunghe come radio, tibia, metatarso, le ossa articolari come astragalo e calcagno, e le ossa piatte come scapola e cinto pelvico. ANALISI TAFONOMICHE Grazie all analisi tafonomica del campione faunistico, sono state individuate sia tracce di origine naturale che tracce antropiche. Per quanto concerne le tracce naturali, sono state riconosciute tracce di radici, solamente in sei campioni, provenienti dalle UUSS 126, 129 e 136; queste si presentano sotto forma di solchi molto larghi con una sezione a U, che in nessun caso coprono l intera superficie dell osso. In sette reperti invece, provenienti dalle UUSS 111, 126, 134 e 130, sono state individuate le morsicature di piccoli carnivori. Quelle più significative sono state rinvenute in un metatarso sinistro di Bos taurus, proveniente dalla US 111, dove sono presenti delle depressioni di forma circolare e dei solchi accoppiati corrispondenti alle cuspidi dei denti vicini, sia nel lato craniale che in quello caudale, all altezza dell epifisi distale (fig. 14). In quattro campioni sono state individuate anche tracce di weathering. Tale evidenza risulta da fenomeni di dissoluzione chimica e porta alla formazione di fessure ed esfoliazioni sulla superficie dell osso, dovute soprattutto ai cambiamenti repentini di temperatura e umidità. Queste tracce sono state classificate attraverso gli stadi di Behrensmeyer (1978). Dalle UUSS 129 e 130, sono stati individuati due reperti ad uno stadio di weathering 1 che produce fratture parallele all asse longitudinale dell osso, mentre dalle UUSS 126 e 134 provengono due reperti relativi allo stadio 2, con esfoliazioni sulla parte e- sterna dell osso, fessure parallele e bordo della frattura di forma angolare. Nell ambito del quadro relativo alle considerazioni tafonomiche, occorre, infine, sottolineare quanto la superficie ossea di alcuni campioni sia fortemente cementata da una spessa patina di concrezioni a causa del seppellimento entro ceneri vulcaniche. A causa delle alterazioni naturali e del generale cattivo stato di conservazione dei reperti, sono stati individuati solamente quattro resti ossei che presentano tracce di origine antropica. Due di questi reperti provengono dalla US 130; si tratta di un metatarso destro di Bos taurus, dove sono state trovate delle incisioni con orientamento trasversale, sia nella parte craniale che caudale (fig. 12), e l altro è un frammento diafisario di osso lungo di un animale di taglia grande (probabilmente lo stesso taxon essendo l unico di taglia grande), sul quale sono presenti delle incisioni con orientamento anch esso trasversale (fig. 27), finalizzate in ambedue i casi ad un probabile spellamento e ad una disarticolazione. Tra le varie tracce dovute all attività di macellazione dell animale, si presenta anche il caso del reperto rinvenuto nell US 126; si tratta di un frammento metafisario di un osso lungo di un a- nimale di taglia grande (probabilmente anch esso di bue; fig. 28.a), sul quale sono state rinvenute numerose incisioni, con orientamento sia trasversale che leggermente obliquo, determinate da uno strumento litico (fig. 28.b). Questo tipo di tracce è facilmente riconoscibile a causa del profilo a V dei solchi e della presenza di strie secondarie visibili all interno o all esterno del solco principale come conseguenza dei margini ritoccati degli strumenti usati. Infine nell US 136 è stata rinvenuta la parte vertebrale di una costa appartenente ad un animale di taglia piccola, sulla quale è stato trovato un fendente d arresto, si tratta di una sorta di taglio corto, ampio e profondo, mirato a tranciare l osso e a sezionare le fibre muscolari. STRUMENTI IN OSSO Il campione faunistico proveniente dalla scavo di via Teatro Greco ha restituito 6 resti ossei che recano tracce lasciate da lavorazione intenzionale, e testimoniano dunque un progetto di trasformazione in utensili da destinare a funzioni specifiche. Si tratta di due punteruoli provenienti dalla US 126 e un frammento di costola dentellata dalla US 129. Inoltre, sono stati rinvenuti anche due strumenti iniziati ma non terminati di cui si ignora la destinazione d uso; si tratta di un frammento osseo a forma di mezzaluna proveniente anche esso dall US 126 e di un frammento di costola li- 114

25 La fauna a mammiferi dell abitato preistorico sull acropoli di Catania Fig Punteruolo proveniente dalla US 126, lato dorsale e ventrale. Particolare delle tracce di produzione per levigatura: a. striature parallele. Fig Punteruolo dalla US 126, lato ventrale e dorsale. Particolare delle tracce d usura: a. striature; b. politura. 115

26 Daria Petruso - Giovanni Di Simone - Vincenza Forgia Fig Pettine in osso dalla US 129: a. manufatto dentellato in osso; b. motivi impressi su argilla cruda: riproduzione sperimentale con manufatto in osso; c. ceramica di Piano Conte (rielaborata da Bernabò Brea e Cavalier 1980, tav. CVI); d-e. manufatto dentellato in osso: particolare ingrandito al microscopio binoculare con tracce d usura. Fig Disegno realizzato con la camera lucida associata ad un microscopio binoculare della mandibola destra con la serie M 3-P 3 infissa di Crocidura sicula proveniente dall US 126. In alto veduta dal lato linguale o interno, in basso da quello labiale o esterno. 116

27 La fauna a mammiferi dell abitato preistorico sull acropoli di Catania Tab. VII - Resti di piccoli vertebrati riconosciuti nelle UUSS sottoposte a flottazione. sciata dall US 136. Infine, l ultimo reperto, proveniente anch esso dall US 126, è di difficile riconoscimento a causa delle pessime condizioni di conservazione; potrebbe rappresentare la punta spezzata di un punteruolo o essere semplicemente una scheggia ossea. Tutti gli strumenti sono stati osservati al microscopio binoculare a diversi ingrandimenti allo scopo di analizzare l eventuale presenza di tracce di manifattura e/o d uso e sono stati fotografati - e qui raffigurati solo quelli più caratteristici - in proiezione da oculare. Il punteruolo raffigurato in fig. 29 è stato ottenuto spaccando e levigando la porzione metafisaria prossimale di un metacarpo di ovicaprino. L osso è stato spaccato in senso obliquo (in quanto taglia il sulcus longitudinale all asse del metapode), eliminando l epifisi dell estremità prossimale così come la metafisi e l epifisi distale e lasciando solo una piccola porzione della diafisi. Successivamente è stato abraso sulla superficie ventrale; ad evidenza di questa fase di lavorazione sul bordo dell osso vi sono strie di manifattura particolarmente evidenti anche a bassi ingrandimenti, provocate dallo sfregamento su una superficie abrasiva, ma a grana grossolana (fig. 29.b). L estremità dello strumento è stata infine assottigliata fino a creare una vera e propria punta: mostra infatti una lucentezza da levigatura, dovuta al processo di manifattura. Né il lato dorsale, né quello craniale mostrano evidenti tracce d usura. Pertanto il punteruolo potrebbe essere stato confezionato, ma non utilizzato. Lo strumento in questione proviene come già detto dall US 126 riferita all Eneolitico iniziale. Dalla stessa US proviene un altro punteruolo raffigurato in fig. 30 che è stato ottenuto spaccando e levigando la porzione diafisaria di un osso lungo di un mammifero di piccola taglia (probabilmente un ovicaprino). Alle tracce di levigatura, facilmente leggibili anche a bassi ingrandimenti, si aggiungono microtracce dovute all usura della punta, coinvolta in un movimento rotatorio unidirezionale (fig. 30.a) a contatto con un materiale morbido, ma abrasivo, quale può essere la pelle fresca. Si noti infatti la politura fortemente sviluppata in fig. 30.b. Il punteruolo può pertanto essere stato utilizzato per produrre piccoli fori su pelli fresche. Il terzo strumento in osso rappresentato in fig. 31.a, è una costola della taglia di ovicaprino di cui uno dei due margini presenta una dentellatura, appositamente realizzata tramite incisione con manufatti litici. Le intaccature sono tendenzialmente equidistanti, in modo da risparmiare dei brevi tratti di bordo liscio, della lunghezza di 1-1,5 mm. Esclusa una funzione puramente decorativa, si è pensato ad un uso del manufatto come ad una spatola o a un punzone per ceramica. Un esempio di come uno strumento simile può essere utilizzato come punzone per ceramica è mostrato in fig. 31.b; il margine dentellato del punzone in osso viene impresso sulla superficie della ceramica ancora cruda, allo stato cuoio. Lo strumento in questione proviene dall US 129 come 117

28 Daria Petruso - Giovanni Di Simone - Vincenza Forgia già detto riferibile all Eneolitico iniziale. Si è dunque passato in rassegna il repertorio ceramico per l ambito geografico e cronologico di riferimento, tra lo scorcio del Neolitico finale e i primi momenti dell Eneolitico, per cui ci si è soffermati sulla tipica produzione cosiddetta di Piano Conte, caratterizzata da solcature prodotte sulla superficie dei vasi prima della cottura. Le solcature (fig. 31.c), generalmente localizzate sul bordo dei vasi, si differenziano per lunghezza, larghezza del tratto e distanza e, per la regolarità del tratto e la precisione con cui sono impresse, sono chiaramente prodotte da punzoni dentellati. L osservazione al microscopio del margine del cosiddetto pettine in osso (fig. 31.d-e), mostra un forte arrotondamento dei margini dei dentelli e una banda di politura molto sviluppata in corrispondenza della parte attiva, localizzata lungo i dentelli stessi. La distribuzione e la tipologia delle micro-usure possono pertanto supportare l ipotesi dell uso del manufatto come punzone per ceramica, coinvolto in un azione trasversale all asse del pezzo, con movimento unidirezionale; azione perfettamente confrontabile con quella della produzione delle solcature sul bordo della ceramica di Piano Conte. ALTRI RESTI PALEOBIOLOGICI Tra i resti di piccoli vertebrati derivanti dalla flottazione di circa il 30% del sedimento proveniente da alcune unità stratigrafiche (UUSS 111, 130, 126, 141) sono stati riconosciuti pochi taxa (tab. VII): in particolare, una mandibola destra completa di denti (M 3 -P 3 ; fig. 32) del toporagno endemico siciliano (Crocidura sicula), due denti frontali superiori (un incisivo ed un canino) del riccio comune (Erinaceus europaeus), resti del postcraniale di Anura indet. e una vertebra di Lacertidae indet. provenienti dalla US 126; un secondo molare inferiore in pessime condizioni di preservazione riconducibile con molta probabilità all arvicola d acqua (Arvicola amphibius) dall US 141 ed una vertebra di Serpentes indet., una falange di tartaruga (terrestre o acquatica) ed un incisivo appartenente con molta probabilità al topo selvatico (Apodemus cf. sylvaticus) dall US 130 (Tg. II). Infine, occorre aggiungere che dalle quattro unità stratigrafiche provengono circa 300 resti di post-craniali di Rodentia indet. Tutti questi reperti sono il risultato di una bioconfezione ad opera di rapaci; dovevano essere contenuti nei boli gastrici derivanti dall attività di predazione di rapaci diurni o notturni che avevano creato un posatoio nei pressi dell abitato. Infine, da segnalare la provenienza dalla US 126 di 5 resti di pesce (3 vertebre, 1 spina ed un piccolo frammento di dentale) e 1 (vertebra) dalla US 130, tutti di piccolissime dimensioni, a testimonianza che la pesca era una attività di sussistenza fortemente secondaria. Trattandosi, inoltre, in prevalenza di vertebre e di una porzione di dentale non è possibile un attribuzione tassonomica. Tra i resti di molluschi marini è presente una conchiglia di bivalve del genere Glycimeris nella US 126 mancante del periostraco esterno e, quindi, raccolta spiaggiata e non destinata al consumo bensì ad una qualche altra funzione ma che non reca alcuna traccia di manifattura. Infine, sempre nell ambito degli invertebrati marini si menziona la presenza di un solo aculeo di Echinoide regolare (probabilmente il riccio edule tipico del Mediterraneo Paracentrotus lividus) anch esso rinvenuto grazie alla flottazione del sedimento dalla US 126. CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE Il sito di via Teatro Greco sull acropoli di Catania offre le condizioni idonee per uno studio archeozoologico completo non tanto per la quantità dei resti faunistici recuperati quanto per l importante periodo cronologico che essi testimoniano. Entro una successione stratigrafica attribuita, grazie a sei datazioni al radiocarbonio, ad un lasso di tempo che copre dal Neolitico medioiniziale all Eneolitico iniziale (Nicoletti, in questo volume) è stato rinvenuto oltre ad un cospicuo numero di evidenze culturali un insieme archeofaunistico piuttosto vario ed è stato possibile grazie a questi rinvenimenti effettuare le seguenti considerazioni. Il campione faunistico proveniente da 10 delle unità stratigrafiche che compongono la sequenza è stato analizzato dal punto di vista tassonomicoquantitativo, biometrico e tafonomico, al fine di apportare dati utili alla comprensione e consentire la ricostruzione delle dinamiche socio-economiche del gruppo umano a cui tali reperti sono ascrivibili. La determinazione della composizione 118

29 La fauna a mammiferi dell abitato preistorico sull acropoli di Catania tassonomica del campione faunistico preso in e- same, congiuntamente alla determinazione delle età di morte degli individui in esso riconosciuti, ha permesso di avanzare alcune ipotesi sull utilizzo e sullo sfruttamento degli animali da parte dell uomo. L analisi biometrica, condotta a partire dalle misurazioni osteometriche (piani di misura da Von den Driesch 1976) dei pochi reperti più completi, ha consentito in rari casi di ottenere informazioni sulle dimensioni e sporadicamente sulle altezze al garrese delle specie domestiche presenti all interno del campione faunistico di Catania per poterle confrontare con altri campioni noti di siti coevi della Sicilia orientale (Villari, 1995; Castiglioni et alii 2012) e occidentale (Tagliacozzo 1993; Chilardi e Galdi, 2012). L analisi tafonomica ha, inoltre, consentito di differenziare sulla superficie ossea di alcuni reperti le tracce di origine naturale rispetto a quelle di tipo antropico che hanno apportato ulteriori dati sulle modalità di macellazione del gruppo umano in questione. Il riconoscimento di alcuni strumenti in osso di cui due non ultimati, uno dubbio e tre funzionali ha, apportato ulteriori informazioni sulle modalità di utilizzo delle materie prime ossee animali. Infine, in seguito alla flottazione di una parte del sedimento recuperato dalle UUSS 111, 130, 126, 141 è stato possibile estendere l analisi archeofaunistica al riconoscimento e alla caratterizzazione dei vertebrati di più piccola taglia. Nell ambito della sequenza stratigrafica i reperti ossei e dentari analizzati provengono per la maggior parte dalle UUSS riferite all Eneolitico iniziale (111, 126, 128, 129, 130, 134, 136), mentre pochi reperti provengono dalle UUSS più antiche del Neolitico tardo (US 141) e del Neolitico medio-iniziale (UUSS ), che hanno restituito solo un reperto identificabile (Bos taurus dalla US 143). In relazione all abbondanza dei resti archeofaunistici si deduce che il sito è stato abitato in modo più stabile solo a partire dall Eneolitico iniziale. Il taxon più frequente nell intera sequenza dell Eneolitico iniziale è rappresentato dagli Ovicaprini, di gran lunga l elemento faunistico più sfruttato nel Neolitico siciliano (grotta dell Uzzo, contrada Stretto Partanna). La curva di mortalità mostra un totale di 25 individui di cui 12 di età neonatale e giovanile, con un età compresa tra 0 mesi e 2 anni, permettendo l ipotesi di un utilizzo delle greggi legato essenzialmente alla produzione di carne e secondariamente di latte, sulla base della presenza di 6 neonati. Confrontando le misure osteometriche prese su un astragalo, due tibie, un metatarso ed un radio e diversi molari con i valori relativi al Neolitico siciliano dell Uzzo (TP; Tagliacozzo 1993) e della Sicilia orientale (Villari 1995), di Rocchicella-Paliké (CT; Castiglioni et alii 2012), al Bronzo antico di vallone Inferno (PA) e di case Bastione (EN; Di Simone 2015), non si riscontrano rilevanti differenze biometriche. Il campione dell acropoli di Catania è di taglia leggermente più grande ma esso è troppo poco numeroso per essere considerato statisticamente significativo. Inoltre, non è stato possibile differenziare se non in un caso, la capra dalla pecora e il maschio dalla femmina. Sulla base della lunghezza massima dell astragalo di un individuo a- dulto, sicuramente di sesso maschile, è stata stimata un altezza al garrese di ben 68,7 cm utilizzando i coefficienti di Teichert (1975). Il maiale è il secondo taxon meglio rappresentato in quasi tutte le UUSS poiché la stima del NMI ha restituito un valore di 17 individui (di poco superiore a quello dei bovini). La stima dell età di morte ha permesso di distinguere un numero uguale di individui giovani e adulti evidenziando anche in questo caso un interesse per la carne. Risulta tuttavia che la maggior parte delle uccisioni di individui di Sus domesticus avveniva in età giovanile (tra i 6 ed i 18 mesi). La mancanza di canini tra i resti riconosciuti non ha consentito di determinare il sesso e, quindi, di meglio discriminare lo sfruttamento di questo animale. Gli scarsi dati biometrici, relativi ai soli individui a- dulti, mostrano misure del tutto sovrapponibili con quelle dell Uzzo (Tagliacozzo 1993). Tuttavia, l unica altezza al garrese ottenuta dalla lunghezza massima di un astragalo utilizzando il coefficiente di Teichert (1969) fornisce una stima di 70,7 cm, più alta rispetto ai valori dei siti neolitici della Sicilia orientale (Villari 1995) e Rocchicella- Palike, al maiale neolitico di contrada Stretto Partanna (Chilardi e Galdi, 2012), e a quelli dei siti del Bronzo antico di case Bastione (EN) e vallone Inferno (PA; Di Simone 2015), ma paragonabile al maiale della grotta dell Uzzo (Neolitico fase II; Tagliacozzo 1993). Il campione relativo a Bos taurus è il terzo in termini di numerosità essendo rappresentato da 14 individui, mentre il maiale lo precede numericamente di poco e talora gli lascia il posto in al- 119

30 Daria Petruso - Giovanni Di Simone - Vincenza Forgia cune US (111) o anche il bue è l unico taxon determinato come nel caso dell US 143 riferibile al Neolitico medio-iniziale. In realtà in termini di numerosità il bue supera il maiale (NR 53 contro 31) ma non nella stima del numero minimo (NMI 14 contro 17); osservando le tabelle che riassumono gli elementi anatomici dei due taxa (tabb. II e V) ci si rende conto che il maiale è rappresentato prevalentemente da denti e mandibole (80%), mentre il bue ha una maggiore variabilità di parti anatomiche. Nel computo del NMI si tiene per l appunto conto dello stesso elemento anatomico dello stesso lato e, di conseguenza, il maiale ne risulta vincente. A prescindere da questi piccoli scarti numerici è da sottolineare la notevole abbondanza di questo taxon che fa presupporre che i bovini abbiano rivestito un ruolo importante nella dieta del gruppo umano ivi rappresentato. Esaminando le stime dell età di morte, si evince la presenza di pochi individui giovanili (5), compresi tra i 12 ed i 28 mesi, e 9 adulti che lasciano ipotizzare il mantenimento di questo taxon fino ad un età adulta, probabilmente sfruttando gli individui come forza lavoro. Purtroppo la scarsità di resti di vertebre, carpali-tarsali e di faccette articolari di metapodi su cui sono generalmente visibili le deformazioni da sforzo e le alterazioni da lavoro ripetitivo unitamente alle cattive condizioni di preservazione dei resti stessi non hanno permesso la comprensione di paleopatologie associate al lavoro. Si ipotizza che al raggiungimento dell età adulta e, quindi, della massima taglia corporea, il bestiame venisse ucciso per scopi prettamente a- limentari. A causa della mancanza di ossa lunghe e/o articolari integre e, quindi, di valori di lunghezze massime che portino alle stime delle altezze al garrese (Teichert 1975), dai pochi confronti con le singole misure disponibili, relative a due soli metatarsi, un radio, una prima falange e ad alcuni denti, sembrerebbe che i bovini dell acropoli di Catania siano comparabili con quelli della grotta dell Uzzo (fasi Neolitica I e II; Tagliacozzo 1993) anche se più piccoli di quelli di contrada Stretto Partanna (Chilardi e Galdi 2012). La comparazione con i valori relativi ai bovini della Sicilia orientale in Villari (1995) li pone comunque all interno dello spettro di variabilità (Villari, 1995). Infine, non si può fare a meno di citare la presenza in seno a questa taglia mediogrande attestata in tutte le unità stratigrafiche, di una taglia sensibilmente più piccola di bue nella US 111 documentata da frammenti di un radio e di una tibia, che non hanno consentito se non misure parziali. Si esclude la possibilità che possa trattarsi di reperti appartenenti ad una femmina e si appoggia, invece, l eventualità di una razza più piccola. Tuttavia, la mancanza di altezze al garrese (per tutto il campione in esame) e la scarsità di reperti afferenti a questa classe di taglia minore non consente se non mere speculazioni. L analisi tafonomica ha evidenziato la presenza sulle ossa di questo taxon di tracce sia di tipo antropico che naturali. Le tracce di macellazione riscontrate su un metatarso di bovino (fig. 12) e su altri frammenti ossei (figg. 27 e 28) di taglia grande probabilmente relativi allo stesso taxon, sono state prodotte da strumenti litici, e sono il risultato di un azione di spellamento e disarticolazione. Il contatto con il margine affilato dello strumento litico è infatti testimoniato dalla presenza all interno della sezione a V del solco di caratteristiche strie secondarie. Infine, alcune tracce dovute a morsi di carnivori sono state riconosciute in un metatarso di bovino sotto forma di depressioni di forma circolare ravvicinate. Nell insieme faunistico qui analizzato chiude il quadro l ultimo grande erbivoro utilizzato dal gruppo umano in questione, il cervo rosso. Esso rappresenta l unico taxon selvatico e la specie meno rappresentata, con soli 7 individui distribuiti in tre sole UUSS (130, 126 e 136) tutte riferibili all Eneolitico iniziale. La presenza seppur rara e discontinua di questo cervide testimonia che in tale ambito la caccia era un metodo di sussistenza del tutto sussidiario ma che comunque perdurava anche nell Eneolitico iniziale. Le stime di età di morte mostrano che l uccisione della maggior parte di questi animali avveniva in una fase giovanile/adulta, tra i 10 mesi e i 3 anni di età. La mancanza di resti di palchi (di caduta o sui frontali) o di canini atrofici superiori non ha permesso di determinare il sesso degli individui riconosciuti. I dati biometrici, nonostante l assenza di ossa appendicolari o articolari integre che possano permettere di stimare le altezze al garrese, evidenziano, per il cervo dell acropoli di Catania, dimensioni leggermente più grandi rispetto ai cervi neolitici della grotta dell Uzzo (II fase neolitica), mentre sono più piccole rispetto ai cervi coevi del riparo del Castello di Termini Imerese (PA; IV fase in Nicoletti e Tusa 2012; Daria Petruso, comunicazione personale). Occorre evidenziare che 120

31 La fauna a mammiferi dell abitato preistorico sull acropoli di Catania la distinzione tra cervo rosso e daino è stata resa possibile oltre che dalla maggiore taglia del taxon riconosciuto anche dalla presenza di un elemento posteriore allungato nel terzo molare inferiore. Si ricorda che il daino è documentato in Sicilia nell Olocene antico (Petruso et alii 2011) in quanto riconosciuto nel Preboreale del riparo del Castello di Termini Imerese (PA; II fase in Nicoletti e Tusa 2012; Daria Petruso, comunicazione personale), nei livelli inferiori del sito neolitico di contrada Stretto a Partanna (TP; Martínez Sánchez 2012) e nel Neolitico di Rocchicella-Paliké (CT; Castiglioni et alii 2012). L ultimo taxon in ordine di abbondanza, e unico carnivoro riconosciuto, è un canide rappresentato da almeno 5 individui documentati nelle due UUSS (126 e 136) che hanno restituito il maggior numero di reperti faunistici (il 58% dell intero complesso di UUSS). La presenza di mascellari quasi completi anche se frammentati ha consentito di discriminare l appartenenza del taxon al Canis familiaris. D altronde la mancanza di resti di crani con porzione di cresta sagittale o di ossa peniche non ha permesso di determinarne il sesso. La stima dell età di morte invece ha evidenziato che si tratta di resti tutti appartenenti ad individui adulti. L analisi del complesso dei resti rinvenuti (10) ha permesso di identificare due taglie: quattro individui di taglia medio-piccola ed un quinto individuo di taglia piccola (quest ultimo dall US 126). La mancanza di ossa appendicolari e/o articolari integre non ha permesso la stima dell altezza al garrese e nonostante le misure o- steometriche prese sui denti superiori non è stato possibile effettuare confronti con altri siti coevi siciliani; infatti, neanche i pochi resti di cani rinvenuti nelle due fasi neolitiche della grotta dell Uzzo riportano alcuna misura osteometrica (Tagliacozzo 1993). Occorre infine, sottolineare che sono stati rinvenuti 8 reperti con tracce di morsicature ad opera di carnivori sulle epifisi di ossa lunghe e articolari di grandi e medi erbivori; i segni lasciati sulla superficie ossea sono dei piccoli solchi circolari ravvicinati (gnawing marks) che ben si accordano con la dimensione delle cuspidi dei denti postcarnassiali dei canidi (fig. 14), che per l appunto rappresentano gli unici carnivori rinvenuti e che svolgono a tutt oggi una evidente funzione di spazzino. Infine, la flottazione di una parte del sedimento proveniente da alcune delle UUSS scavate ha permesso di recuperare alcuni piccoli vertebrati resti di pasto dei rapaci che si trovavano nei pressi dell abitato. In particolare, tra i micromammiferi sono stati recuperati l arvicola anfibia dalla US 141, riferibile al tardo Neolitico, il topo campagnolo Apodemus sylvaticus dalla US 130 e due insettivori, il toporagno endemico siciliano ed il riccio comune (Crocidura sicula ed Erinaceus europaeus), dalla US 126 entrambe dell Eneolitico iniziale. Questi micromammiferi costituiscono la fauna caratteristica, anche se molto depauperata, dell Olocene antico e recente (Petruso et alii 2011; 2015). Dal punto di vista paleoecologico apportano alcuni dati sull ambiente nelle immediate vicinanze dell abitato dove i rapaci li predavano; anche se sono solo pochi reperti che attestano la loro presenza si può dire che l arvicola anfibia vive solo in ambienti ricchi d acqua e forestali, prediletti anche dal riccio mentre il toporagno endemico vive in prossimità di ambienti umidi aperti ed il topo selvatico è una forma più ubiquitaria. I resti di anfibi di piccola taglia provenienti in gran parte dall US 126 sono per lo più frammenti indeterminabili anche se data la piccolezza dei reperti ben si accordano con i generi di Anuri Discoglossus o Hyla, entrambi abitatori di aree prossime a specchi d acqua. I resti di rettili anch essi di piccola taglia e relativi a vertebre sono per lo più appartenenti a lucertole, una di queste sembrerebbe appartenere ad un serpente e, infine, è stata rinvenuta una falange di una piccola tartaruga (terrestre o acquatica) dall US 141 del tardo Neolitico. Infine, i resti relativi ai pesci sono anch essi prevalentemente vertebre, una lisca ed un frammento di dentale di taglia piccolissima; le vertebre sono di scarso valore diagnostico, mentre il dentale è solo una porzione ed è poco caratterizzante. L attività di pesca doveva, quindi, essere non particolarmente utilizzata come mezzo di sussistenza. Infine, si vuole sottolineare l importanza di questo sito di abitato per il fatto che ha restituito degli strumenti in osso tra cui due punteruoli entrambi foggiati su ossa lunghe di o- vicaprini dalla US 126 ed un punzone dentellato dalla US 129, tutti riferibili all Eneolitico iniziale. Uno dei due punteruoli reca microtracce d usura sulla punta prodotte da un movimento rotatorio (fig. 30) a contatto con un materiale morbido e potrebbe pertanto essere stato utilizzato per produrre piccoli fori su pelli fresche. Infine, lo strumento più pregevole prodotto su una costola 121

32 Daria Petruso - Giovanni Di Simone - Vincenza Forgia d ovicaprino presenta uno dei due margini intaccato con dentelli equidistanti (fig. 31.a) la cui morfologia e le microusure, magnificate al microscopio, fanno pensare che servisse alla stregua di un punzone per imprimere sulla superficie della ceramica ancora cruda un motivo a solchi (fig. 31.b). La datazione assoluta ( a.c.) e culturale dell unità stratigrafica da cui proviene il punzone dentellato fa pensare alla tipica produzione ceramica di Piano Conte, caratterizzata da solcature molto regolari impresse, generalmente sul bordo dei vasi, prima della cottura (fig. 31.a-e). BIBLIOGRAFIA AA.VV. 2012, Dai ciclopi agli ecisti. Società e territorio nella Sicilia preistorica e protostorica, Atti della XLI riunione scientifica dell Istituto Italiano di Preistoria e Protostoria, San Cipirello novembre 2006, Firenze. BEHRENSMEYER A.K. 1978, Taphonomic and ecologic information from bone weathering. Paleobiology 4, 2, pp BERNABÒ BREA L., CAVALIER M. 1980, Meligunìs- Lipára IV. L acropoli di Lipari nella preistoria, Palermo. BÖSSNECK J., MÜLLER H.H, TEICHERT M. 1964, Osteologische Unterscheidung smerkmale zwischenschaf (Ovis aries L.) und Ziege (Capra hircus L.), kühn-archiv 78, pp BROWN W.A.B., CHAPMAN G. 1991, Age assessment of red deer (Cervus elaphus) from a scoring scheme based on radiographs of developing permanent molariform teeth, Journal of Zoology 225, pp CARDEN R.F., HAYDEN T.J. 2002, Epiphyseal fusion in the postcranial skeleton as an indicator of age at death of European fallow deer (Dama dama, Linnaeus, 1758), in ALBARELLA U., DOBNEY K., ROWLEY-CONWY P., eds., Recent advances in ageing and sexing animal bones, Proceedings of the 9th conference of the International Council of Archaeozoology, Durham august, pp CASTIGLIONI E., DI PATTI C., PISCOPO G., MA- NISCALCO L. 2012, L insediamento neolitico di Rocchicella-Paliké, in AA.VV. 2012, pp CHILARDI S., GALDI A. 2012, Il Neolitico siciliano tra caccia e raccolta, tradizione e innovazione: la fauna delle UUSS 1-16 del fossato di contrada Stretto- Partanna (TP), in AA. VV. 2012, pp DENIZ E., PAYNE S. 1982, Eruption and wear in the mandibular dentition as a guide to ageing Turkish Angora goats, in WILSON ET ALII 1982, pp DI SIMONE G. 2015, Gestione e sfruttamento delle risorse faunistiche nei siti di Vallone Inferno (PA) e Case Bastione (EN). Tesi inedita, Università degli studi di Ferrara, Corso di Laurea Magistrale in Quaternario, Preistoria e Archeologia. GRANT A. 1982, The use of tooth wear as a guide to the age of domestic ungulates, in WILSON ET ALII 1982, pp HABERMEHL K.H. 1975, Die altersbestimmung bei haus und labortieren 2, in PAREY P., ed., Vollständigneube arbeitete auflage, Berlin und Hamburg. MARTÍNEZ SÁNCHEZ R.M. 2012, Estudio arqueofaunístico en contrada Stretto (Partanna, TP). Corte I-2 (Foso trinchera, sector inferior), in AA. VV. 2012, pp NICOLETTI F., TUSA S., 2012, Nuove acquisizioni scientifiche sul riparo del Castello di Termini Imerese (PA) nel quadro della preistoria siciliana tra la fine del Pleistocene e gli inizi dell Olocene, in AA. VV. 2012, pp PETRUSO D., SARÀ M., SURDI G., MASINI F. 2011, Le faune a mammiferi della Sicilia tra il Tardoglaciale e L Olocene, in AA. VV., La Biogeografia della Sicilia, Biogeographia 30, pp PETRUSO D., PAGANO E., VALENTI P., SINEO L., FORGIA V., MICCICHÉ R., LÒPEZ-GARCÌA J.M. 2015, New data about micromammal record in Sicily during Holocene, in CARUSO A., COSENTINO C., a cura di, Volume dei riassunti, XV edizione delle Giornate di paleontologia, maggio, Università degli studi di Palermo, pp TAGLIACOZZO A. 1993, Archeologia della grotta dell Uzzo, Sicilia, Suppl. al Bullettino di Paletnologia Italiana 84, n.s. II. TEICHERT M. 1969,Osteometrische untersuchungen zur berechnung der widerristöhe bei vor und frühgeschichtligen schweinen, Kühn-Archiv 83, 3, pp TEICHERT M. 1975, Osteometrische untersuchungen zur berechnung der widerristöhe bei schäfen, in CLASON A.T., eds., Archaezoological studies, Amsterdam, pp VILLARI P. 1995, Le faune della tarda preistoria nella Sicilia orientale, Ente Fauna Siciliana, Siracusa. 122

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