Narrativa Aracne 258

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1 Narrativa Aracne 258

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3 Gianluca Casciotti Utile solo ad andar oltre Riflessioni politicamente scorrette di un giovane misantropo

4 Copyright MMXII ARACNE editrice S.r.l. via Raffaele Garofalo, 133/A-B Roma (06) isbn I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento anche parziale, con qualsiasi mezzo, sono riservati per tutti i Paesi. Non sono assolutamente consentite le fotocopie senza il permesso scritto dell Editore. I edizione: novembre 2012

5 Ai miei genitori, Fabiola e Nicole

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7 Fuggitivo Prima o poi, nella vita, finisci per raccontare tutto, anche quello che tieni stretto dentro. Pensi di non dirlo mai, ma in realtà aspetti solo la persona che ti ispira fiducia tanto da riuscire ad aprirti. Questo non succede a me, dal momento che tratto la mia vita come fosse un film drammatico, cerco di dirlo alle persone che voglio colpire, in nome del mio fascino maledetto. Comunque, io ho scelto voi, che in realtà siete solo lo schermo del mio PC, per adesso. Ho fiducia in voi, in quei pochi che prima o poi mi leggeranno. Non ho alcuna sicurezza di ciò, ma deve essere così, perché solo di questo è fatta la mia vita. E poi, cazzo, sono il migliore. Nessuno vi parla come me. Quindi, cari signori, voglio raccontarvi una storia. Non vi divertirà, ma se mi state leggendo già sapete che non sono così simpatico. Ho sempre avuto un istinto naturale: scappare. A volte per codardia, magari per timidezza, o magari per paura o esaurimento nervoso. Comunque scappare. Che fosse dal degrado della mia vita, dal mio squilibrio, dalle mie ansie, ero e sono sempre pronto a scappare, a maggior ragione in un paese come il mio. Così ogni volta era tappa fissa alla mia casa d infanzia, il posto che ho ritenuto più familiare e sicuro. Si trova 7

8 8 Casciotti nel mio quartiere, in una piccola via chiusa male asfaltata. Il palazzo è senza intonaco, grigio come il cemento di cui è fatta. È stato costruito da mio nonno, e originariamente era abitato dai nostri parenti. Man mano, però, ogni appartamento è stato venduto, e noi siamo stati gli ultimi della famiglia ad abitarci. Era un appartamento piccolissimo, di ventinove metri quadri, dove vivevamo in quattro in tutta tranquillità (almeno per quanto mi riguarda). Non avvertivo la sua piccolezza, sembrava perfetta, e ogni volta che la ricordo sento quella sensazione di serenità che un uomo come me cerca per tutta la vita. Ricordavo gli scherzi con mia sorella, il piccolo balcone che dava sul giardino di una coppia di fratelli soli, piena di galline (ciò valse alla sorella l appellativo di Maria la Gallinara), ricordavo il bagno bianco e sempre splendente, il malato di cancro del piano inferiore, e quella volta in cui feci una spaccata involontaria cadendo per la discesa del cortile che portava al cancello, ricordo il certosino Giuliano, mio più grande rimorso per il mio vergognoso comportamento nei suoi confronti quand ero molto piccolo, ricordo mamma col pancione, le mie recite cantate con un cetriolo, i miei balli col casco del Power Ranger giallo, gli amici dei miei genitori che mi coccolavano, mia sorella in versione zombie con la varicella, le fredde mattine in cui mamma ci accompagnava a scuola a piedi, il Game Boy e i giochi dei Pokèmon, i cartoni animati e Dragon- Ball all ora di pranzo. Ogni volta tornavo lì e mi sedevo sotto il cancello, ricostruito come il cortile intorno, ora più bello e pulito rispetto a quello sgangherato e confuso in cui sono cresciuto. Purtroppo però, qualcuno aveva imparato che mi avrebbero trovato lì, così le volte successive ho cominciato a vagare per la città, in centro, nella città più bella del mondo sognando una casa specchiata di fronte al mare in una baia isolata, in condizioni mentali che probabilmente sarebbe meglio non esplicitare.

9 Utile solo ad andar oltre 9 Durante la mia Grande Fuga, mezzo quartiere era davanti casa mia, dove vivo con papà, compresa gente di cui non mi importava nulla, chissà cosa cazzo li aveva spinti lì. La cosa curiosa fu che ero scappato anche per la mia ragazza di allora, che mi corrispondeva solamente a tempi alterni, senza continuità. C era anche lei lì, insieme al padre, un comunista fiscale e antico. Lei mi ha abbracciato e tranquillizzato, mentre ero ancora stravolto, poi mi ha lasciato due giorni più tardi per il tuo bene, prima o poi capirai. Sarà, ma per ora ho capito soltanto che l ha fatto per non regalarmi un cesto di corna per San Valentino. Lì, proprio quel giorno e grazie a quella fuga, ho capito e realizzato la mia condizione disagiata, e ho smesso di farmi sconvolgere da quella merda chimica che aumentava a dismisura le mie ansie fino al collasso, anche se ho continuato a scappare. Ho capito che la mia vita è sofferenza, perché di quella mi nutro, passo la vita a riflettere sui mali del mondo, e per arrivare a qualche verità ho bisogno della mia lucidità totale. Allora, però, ero convinto che andandomene prima o poi avrei abbandonato questi pensieri e sarei stato pronto a essere come tutti, un civile uomo programmato a rispettare gli ordini e le gerarchie sociali. Posso dirvi che quel momento non è arrivato e difficilmente arriverà, perché posso scappare anche in Antartide, ma la mia unica prigione è fatta dalle impermeabili mura della mia mente.