TAVOLA ROTONDA IL RIORDINO DEGLI EE.PP.R. VIGILATI DAL MIUR. Ugo Braico
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1 TAVOLA ROTONDA IL RIORDINO DEGLI EE.PP.R. VIGILATI DAL MIUR XXII Corso Ugo Braico Bressanone (Bz) 27 maggio 2011
2 SCUOLA DI FORMAZIONE DI BRESSANONE XXII CORSO Tavola Rotonda su: Il riordino degli EE.PP.R. vigilati dal MIUR 27 maggio 2011 Intervento di Ugo Braico Cari Amici, come già sapete sono venuto a Bressanone con due intenti principali: recarvi l augurio di buon lavoro da parte del Presidente del CNR, Prof. Luciano Maiani; incontrarvi e salutarvi tutti, più o meno giovani colleghi, a cominciare dall anima infaticabile ed insostituibile della Scuola, l amico Luciano Majorani. *** Quest anno non poteva mancare, tra i temi alla nostra attenzione, il riordino degli EE.PP.R., disposto con il d.lgs. Gelmini 213/2009, per effetto del quale tutti gli Enti vigilati dal MIUR - per qualche lustro ci si è riferiti ad essi come alle istituzioni afferenti al Ministero, espressione che meglio ne metteva in evidenza la particolare autonomia - hanno nuovi statuti, allineati in alcuni dei contenuti principali e nella decorrenza: infatti tutti sono in vigore dal 1^ maggio scorso. Poiché viviamo in un mondo iperregolato e ciò incide
3 molto sulle organizzazioni di ogni tipo, tutte le iniziative di semplificazione - e quelle recate dal decreto 213 possono essere lette in questa prospettiva - costituiscono o possono costituire un fattore di vantaggio competitivo. Tutta la vicenda ha avuto inizio nel 2007, con la legge n. 165, detta Mussi, il cui obiettivo principale sembrava esser quello di sottrarre alla politica - almeno parzialmente - le nomine ai vertici degli Enti. L iniziativa si è rilevata di ben più ampio respiro. Secondo il parere espresso sullo schema di testo del provvedimento delegato, la VII Commissione della Camera dei Deputati ha ritenuto che il nuovo riordino ha le seguenti principali finalità: una più accentuata autonomia statutaria degli Enti; una autonomia nella definizione della struttura organizzativa; l accentuazione dei criteri di distribuzione meritocratica delle risorse, anche con la distribuzione competitiva di una frazione crescente delle risorse medesime; la salvaguardia delle forme funzionanti delle rappresentanze della comunità scientifica nella guida degli Enti. Così dopo il riordino dei tardi anni 90 (per il CNR va ricordato il d.lgs Berlinguer 19/1999 e per tutti gli Enti i dd.lgs 204/1998 e 381/1999); si è avuto il secondo riordino della prima metà degli anni duemila (per il CNR, ricordo il d.lgs Moratti 127/2003 e per tutti gli altri Enti l art. 23-comma 8 dello stesso decreto); e, quindi, quello attuale, ancora lontano dall essere concluso, ad esempio mancano i previsti nuovi regolamenti per il personale e per l amministrazione. 2
4 Un po riferendomi alle liste di (Fazio - Saviano), che tanta contrastata fortuna hanno avuto in televisione nei mesi scorsi, mi chiedo e chiedo ai miei interlocutori: a) perché il settore degli EE.PP.R. è così tormentato a livello normativo dopo il riconoscimento - avvenuto con termini positivi con la legge Ruberti del dell autonomia costituzionale delle istituzioni che vi operano? b) perché i riordini si succedono a ritmo serrato, quando la dottrina organizzativa ed anche la politica (ricordo un intervento in questo senso del Senatore Prof. Franco Bassanini, in un Forum P.A. di qualche anno fa) riconoscono che le organizzazioni complesse - particolarmente se inserite ed operanti nel settore pubblico - hanno bisogno di non meno di dieci anni per metabolizzare le loro riforme generali? Per il CNR - ad esempio - gli ordinamenti precedenti (1923; 1945; 1963; 1973; 1989; 1999; 2003; 2009) si sono intervenuti, prima a distanza di decenni tra l uno e l altro, poi.. è facile fare il conto; c) perché ad ognuno dei riordini corrisponde - secondo un opinione diffusa, alla quale mi associo volentieri - una riduzione dell autonomia effettiva nelle scelte scientifiche, anzi è ormai possibile per il solo MIUR - non per il legislatore, o il Governo, com era in precedenza - individuare la missione e gli obiettivi di ricerca di ciascun Ente (cfr l art. 2, comma 2 del 213 )? d) come si intende operare per la razionalizzazione e condivisione delle infrastrutture di ricerca, tema che il 213 ha affidato con l art. 15 agli statuti, ma non mi sembra sia stato - per così dire - svolto? e) come si ritiene di poter coniugare il tradizionale modello organizzativo di base della ricerca pubblica riguardante sia la maturazione delle scelte, che la gestione delle risorse, modello che è fondamentalmente corale (la comunità di settore) e meritocratico (è leader chi è riconosciuto tale dai suoi colleghi), con la 3
5 valorizzazione. dei direttori generali e della relativa dirigenza, di cui all art comma 3 del decreto delegato, che sembra ricondurre gli EE.PP.R. a forme di gerarchia operativa di derivazione ministeriale? f) perché gli statuti approvati dal MIUR hanno avuto così tante difficoltà ad essere pubblicati? Non sono essi - forse - altro che regolamenti generali dei singoli enti? E il regolamento generale dell INFN - ente che anche nel precedente ordinamento ha ritenuto di darsi norme a valenza statutaria - non è stato pacificamente pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale, sia nel suo testo originario (1995), sia in tutte le sue successive modifiche? Potrei continuare, ma voglio concludere questo mio intervento con una nota positiva, di ottimismo, visto che il Ministro si è assunto una responsabilità forte, all altezza del compito che l attuale maggioranza di governo sembra avergli affidato. E indubbio che adesso il MIUR, il Governo e la politica nazionale dispongono delle leve necessarie per far sì che il sistema della ricerca pubblica non universitaria possa essere promosso, sostenuto (magari reperendo nuove risorse economiche da dedicarvi), rilanciato e - ove occorra - razionalizzato, così garantendo autonomia trasparenza ed efficacia nella gestione (come recita l art. 1 del 213 ), mi auguro veramente che ne facciamo l uso migliore - secondo i principi dell etica pubblica, della trasparenza nelle scelte, della visibilità delle azioni - per la scienza, lo sviluppo del Paese, la dignità dei ricercatori e di tutti gli altri operatori del settore. Ugo Braico Bressanone
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