L Orto di Baldassare Pisciotta e di Francisco Salzillo

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1 L Orto di Baldassare Pisciotta e di Francisco Salzillo Non sappiamo come, quando e chi sia l autore dell originale rappresentazione scenica di questo gruppo scultorio, forse opera del corallaio Francesco de Renda, di Matteo dello Livolsi, oppure di Nicolò Ciotta o di Mario Saporita, sicuramente artisti che lavorarono nelle piccole botteghe di «Via dei Corallari», l odierna via Torrearsa e della «Strada Grande» ora Corso Vittorio Emanuele. Né conosciamo l originaria posa dei personaggi e se una o più statue dell antico mistere sopravvissuta agli eventi è tuttora esposta in qualche andito dell episcopio trapanese, forse scampata a furtive mani garibaldine o si trovi in casa di qualche benestante. Tralasciando le ipotesi, quello che adesso ammiriamo con altri gruppi dei Misteri, si dice posa essere opera dello scultore trapanese Baldassare Pisciotta. [1] È l artista che nel 1769 rifece l intero mistere detto la «Negazione» del ceto dei barbieri, [2] che dodici anni prima ha abbellito la vara «dell Ecce Homo» del ceto dei calzolai e che nel 1774 ha decorato la bara del ceto dei sarti con puttini. Probabilmente è anche autore di «Gesù dinanzi Erode», anche se non conosciamo l atto con il quale lo scultore accettò la commissione e le probabili apoche dei pagamenti dell opera, documenti da cui poter affermare la sua paternità. «Cristo nell orto» [3] è il gruppo tra i più interessanti tra i diciotto (escluso le due Madonne ) che rappresentano la passione di Cristo. Non sappiamo in quale anno è stato modellato da Pisciotta in tardo stile barocchetto, come prevale in quest opera di profonda contemplazione, la cui scena arriva al cuore delle masse.

2 Forse l artista non ha modificato l opera seicentesca dalle forme contenute che consta di cinque personaggi, Cristo e l Angelo con attorno ai tre apostoli Pietro, Giovanni e Giacomo, riportando nella scultura la consueta disposizione dei personaggi raffigurati in dipinti d artisti, come, Nicola Correia, che nel suo «Cristo all orto», oltre a raffigurare l orazione, abilmente preannuncia la presa del Nazareno nella scena posta in alto e a destra del dipinto. Pisciotta, diversamente da altri pasos di «Cristo nell orto dei Getsemani» realizzati in Spagna, diede forma al Redentore genuflesso dinanzi all Angelo dai colori lucenti volendo simboleggiare quelli del Divino, e ha esaltato le piegature e decorato quelle delle vesti del Nazareno con fiorami dorati, ponendo i due soggetti in primo piano rispetto alle comparse dei discepoli arretrate e in sistemate in basso, volendo in questo modo, attrarre l interesse dello spettatore della toccante scena, che diviene compenetrazione di un sentimento d angoscia e di compassione per il Figlio dell Uomo che accettò il simbolico calice dell amarezza e il percorso della prossima sofferenza.

3 Nell orazione all orto del coevo artista murciano Francisco Salzillo del 1754, notiamo la composizione diversa e distribuita su due piani. [4] L artista murciano realizzò le statue dei discepoli in posizione avanzata e prona rispetto l Angelo e Cristo genuflesso, centralizzate nell opera in stile rococò. Espressiva è stata la scelta nel far appoggiare lievemente la testa di Cristo sul braccio sinistro della creatura soprannaturale, la cui mano gli sfiora appena il viso. L angelo salzilliano è vestito col simbolico divino colore dorato diversamente dal Cristo con veste da penitente, ideale stilema quaresimale, raffigurato con colori luminosi e chiari. Salzillo va oltre Pisciotta. Il suo angelo è il poetico emissario del terribile fato e sembra non prefigurare l annunciazione del calvario. Va oltre il patetico con mostrargli l invisibile scena della sua resurrezione e l imminente congiungimento al Padre trascendentale. In entrambi i pasos, i due artisti hanno impresso e fatto trasparire l inquietudine che travaglia Cristo e Gesù, il cui sacrificio è perenne messaggio d universale perdono e redenzione. Salvatore Accardi, Marzo

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7 Note [1] Nel dizionario artistico Sarullo leggiamo che Baldassare Pisciotta nacque a Trapani il 24 settembre 1715 da Pietro e Angela Spagnolo. Sposò nel 1747 Angela Domingo dalla quale ebbe Gaetano. Collaborò con Antonio Nolfo, Leonardo Safina e Giuseppe Piombino, artisti che tennero bottega in via de Corallari. A Roma, nel 1755 realizzò una statua di Giuseppe Grimau, presidente del Regno, affiancata da altra rappresentante la Giustizia accompagnata a destra da un angelo e a sinistra da un genietto, simbolo di costanza e di fortezza, collocata nelle sotterranee camere sepolcrali dei Padri Cappuccini. Tornato a Palermo, i Padri Predicatori gli commissionarono la decorazione della cappella del Rosario nella loro chiesa di San Domenico. Pisciotta eseguì alcuni angeli marmorei e sul frontespitio della machina vi collocò sedenti scolpite anche sul marmo. Realizzò un crocefisso per la chiesa degli Eremiti di S. Agostino, la Madonna del Carmelo con Bambino, il gruppo della Vergine con Simone Stock che riceve lo scapolare per la chiesa dei Padri Carmelitani di Partanna, due statue raffiguranti il Cristo sul monte degli ulivi e il Rinnegamento di Pietro per la chiesa di San Michele. Morì a Trapani il 27 gennaio [2] Da Giuseppe Maria di Ferro e Ferro apprendiamo il commento in merito a questo mistere, che rappresenta il Redentore digià uscito dall atrio del Pontefice Caifa. In questo gruppo volle far conoscere Baldassare Pisciotta il suo fuoco speciale nell esprimere questa scena. La portinaia del Sommo Sacerdote, che sta innanzi al suo scaldino, è collocata assai bene e molto a proposito. Ella si fa ravvisare di un aria oziosa ed inopportuna. Il soldato, che guida il Nazareno fra i lacci, dimostra col torvo suo ciglio, la compiacenza del suo furore. Il volto di Gesù Cristo è incomparabilmente bello. L azione è tutta nel momento in cui egli rivolto un poco dalla parte destra, lancia uno sguardo su di Pietro, capace a richiamargli l idea della sua caduta. Ma in quell occhiata non vi entra né l asprezza, né l austerità, né la minaccia. Pare come se annunziar volesse il Salvadore, di esser egli più sensibile alla sventura del suo Pietro, che alla sua propria offesa. L Apostolo nel discoprire quegli sguardi cotanto a lui familiari, con mani alzate e con un moto quasi retrogrado, fa ben conoscere tutto il tumulto del suo cuore, e quanto venisse l anima sua fortemente straziata dal dolore e dalla detestazione della colpa commessa. (da Guida per gli stranieri a Trapani Celebes Editore - pagina 253 e 254). [3] Ancora lo stesso autore rammenta come questo terzo mistero presenta la sua scena sul poggetto dell orto degli ulivi. Il lavoro è della perita mano di Baldassare Pisciotta. Il volto del Nazareno appalesa quella tristezza, che lo metteva nelle angustie di morte. L azione è nell istante in cui gli vien presentato il vaso dei patimenti da un angelo confortatore. I tre favoriti Discepoli sono immersi in un sonno profondo. In questa scelta, non potè dar loro l artefice delle mosse vive, dignitose ed eloquenti. Ma l illuminato suo genio, per non raffreddare il patetico di quell interesse, ed attaccandosi ala parola del sagro testo, s ingegnò di esprimere in quel sopore, un certo principio affannoso e dolente.

8 [4] Francisco Salzillo, figlio dello scultore napoletano Nicola e Isabella Alcaraz, nacque a Murcia in Spagna il 21 maggio Artista creativo, fu iniziato al disegno e al modellato nella bottega del padre. A quindici anni entrò come novizio a San Domenico Real e nel 1727, alla morte del padre, lasciò il convento e tornato in famiglia si fece carico della bottega e dei fratelli minori. Col lavoro costante perfezionò il suo stile raggiungendo risultati artistici sempre più alti. Il suo prestigio crebbe e fu riconosciuto dal Concjo che lo nominò scultore ufficiale nel Anche l Inquisizione lo designò censore delle opere d arte con tutti i privilegi che la carica comportava. È il creatore di pasos d argilla e cera, quali, la oraciòn en el huerto, el prendimiento, Jesùs en la columna, la santa cena. Straordinaria la statua dell Addolorata, vale a dire la ovvero Nuestra Señora Virgen de las Angustias. Morì a Murcia il 2 marzo 1783.