BREVE STORIA DELL' EDA

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1 breve storia eda 1 BREVE STORIA DELL' EDA LA NUOVA EDUCAZIONE DEGLI ADULTI IN ITALIA nel sistema di istruzione Un po di storia (recente) di Valerio Pensabene Per una corretta visione delle prospettive, è indispensabile prendere atto che oggi in Italia non è previsto un Sistema nazionale dell Educazione degli Adulti (costituito dai sottosistemi della scuola, della formazione professionale e dell educazione non formale)[1] né tanto meno un dipartimento dell EdA nel Ministero[2] (con relativo riconoscimento di professionalità, graduatorie ad hoc, ecc.); questo risulta chiaramente dall art.1 della Direttiva 22/2001[3]. Non dobbiamo però stupirci più di tanto, perché si tratta dell inevitabile conseguenza di un processo che discende in modo coerente dal comma 10[4] dell art.21 della L 59/97 (la cosiddetta Bassanini ) per approdare ai commi 1 e 4 dell art.9 del DPR 275/99 (il Regolamento per l autonomia scolastica). Fatti questi doverosi rilievi preliminari, vediamo quali sono gli spazi che la normativa apre, tenendo conto del fatto che dobbiamo distinguere fra le norme generali che riguardano anche l EdA e quelle specifiche considerando di riferimento pure gran parte di quelle relative all autonomia scolastica. Se invece ricerchiamo qualcosa di dedicato [5] (comprendendo tutta la verticale del sistema di istruzione, come ha sancito l art.3 della Direttiva 22), dobbiamo risalire al 25 luglio 1990[6], quando l allora Direzione generale dell istruzione professionale emanava la Circolare prot. n.7809 sui Corsi serali per lavoratori studenti[7]. In essa si parla, tra l altro, della revisione dei programmi, che potranno essere impostati secondo un impianto modulare, di superare l assetto organizzativo incentrato sulla classe intesa come unità rigidamente definita nella composizione, nell offerta formativa ( ), nella stessa collocazione fisica, di una frequenza limitata anche a blocchi di insegnamenti ( ) ovvero a singoli insegnamenti per la quale è prevista una apposita certificazione.utile per la frequenza del corso corrispondente alla classe successiva per i medesimi insegnamenti. Continuando con la carrellata storica, nel dicembre 1995 viene lanciata a Napoli la sperimentazione SIRIO [8] per gli istituti tecnici serali, che partirà con l a.s. 1996/97. Il 20 maggio 1997 ancora la Direzione generale dell istruzione professionale emana una Circolare (la n.305[9]), che introduce ulteriori indicazioni nella direzione di un impianto didattico ed organizzativo sempre più mirato alla domanda di formazione degli adulti, con particolare attenzione alla fase dell accoglienza, alla gestione dei debiti e dei crediti formativi (anche da lavoro), all autoformazione, ai percorsi formativi individualizzati, al libretto dello studente. Finalmente il 29 luglio 1997 esce l OM 455 che istituisce i Centri Territoriali Permanenti, facendo fare una svolta storica all EdA in Italia[10]: per la prima volta viene istituzionalizzato almeno il segmento primario. Il 1998 è un anno cruciale per l EdA: il 31 marzo viene emanato il D. L.vo 112 che imprime una brusca virata alla scuola verso il territorio[11]. Fino a quel giorno i CTP (secondo l OM 455) si presentavano come l ombelico del mondo (dell EdA) e la preoccupazione degli operatori più avveduti era giustamente rivolta al rischio concreto di scuolacentrismo ; con il D. L.vo 112 tale rischio può essere superato e lo scenario diventa più chiaro e viene ulteriormente definito dal Patto sociale per lo sviluppo e l occupazione del 22 dicembre 1998[12].

2 breve storia eda 2 Nel 1999 (l anno forse più prolifico per la nuova normativa[13]) inizia la gestazione di un capitolo dell EdA che ne preciserà le nuove linee culturali, maturate negli anni precedenti nelle aree più avanzate del nostro Paese. Il 2 marzo dell anno successivo viene infatti alla luce un documento che rappresenta una pietra miliare nella storia dell EdA italiana: l Accordo per La riorganizzazione e il potenziamento dell educazione permanente degli adulti in Italia [14] introduce infatti profonde e positive innovazioni che dovrebbero avere come effetto quasi immediato[15] l avvio di un processo di implementazione, per la prima volta nella nostra storia, di un Sistema integrato, decentrato e partecipato, partendo da una situazione asinergica di sistemi molto spesso poco propensi ad uscire dai propri confini per agire in modo concertato fra loro. Si attende quindi l uscita di un dispositivo che renda attuabile l Accordo, integrando e aggiornando la vecchia 455. Il 6 febbraio 2001 appare la Direttiva 22: tanto attesa (quasi un anno e mezzo dalla famigerata bozza di OM immediatamente ritirata) sembra, ad una prima lettura, il famoso topolino partorito dalla montagna. Prima di tutto è una semplice direttiva e, pur essendo passata al vaglio della Conferenza Unificata, è una direttiva interna al sistema di istruzione (come viene ribadito in ogni suo articolo)[16] e poi si nota subito che la sparizione del collegato[17] alla Finanziaria 2000 rimanda sine die la questione dell autonomia dei CTP[18] e lascia nel vago quella delle certificazioni. Tuttavia alcuni articoli contengono elementi significativi, come l art.2 (Obiettivi prioritari), l art.5 (Progetti pilota per l integrazione dei sistemi formativi) e l art.9 (Programmazione locale dell offerta formativa integrata); inoltre i modelli di certificazione allegati, pur con i loro limiti, rappresentano per ora il solo modo di produrre una modulistica unificata a livello nazionale. L EdA è diventata quindi campo d intervento del sistema dell istruzione nel suo complesso, coerentemente con quanto previsto dalla L.59/97 e dal DPR 275/99, ed è appunto il Regolamento dell autonomia scolastica l altro testo a cui fare riferimento[19] anche per trovare soluzioni utili a colmare le carenze della Direttiva 22. Del resto tale Direttiva discende dal Patto sociale del 22 dicembre 1998 e dall Accordo del 2 marzo 2000, che ha prodotto il Documento della C.U. il quale, pur con le sue incongruenze, rappresenta il risultato di un notevole sforzo di concertazione da parte dei diversi soggetti coinvolti, che si sono così impegnati per la costruzione di un settore per certi versi nuovo della realtà formativa italiana. Tra i molti traguardi indicati nel Documento, l ingresso a pieno titolo della scuola superiore nell EdA del sistema di istruzione (solo adombrato nella OM 455/97, all art.1.3) è visto come un obiettivo centrale[20] (nella Direttiva 22, art.3.1, la scuola secondaria superiore sarà finalmente posta tout court come uno dei tre segmenti istituzionali dell EdA). Si tratta di un una scelta strategica che discende direttamente dalle opzioni di fondo del più volte citato Patto sociale e dal Master Plan del 21 luglio Fino ad oggi la scarsa offerta formativa fornita dal sistema dell istruzione era stata condizionata dall idea che il compito dell EdA fosse sostanzialmente quello di offrire una seconda opportunità a chi, per i più diversi motivi, aveva abbandonato o interrotto gli studi, venendosi spesso a trovare in una situazione di deficit culturale di base; il salto di qualità del Documento della CU consiste in un idea di EdA che vuole superare la marginalità per passare all ordinarietà, dando a tutti i cittadini in età adulta[21] la possibilità di accedere alla formazione a cui sono interessati. Questo non significa affatto che si debba trascurare chi è in situazione di maggiore difficoltà, ma che, più in generale, sono cambiati i modelli di vita e di lavoro dell insieme della popolazione. Si devono allora garantire opportunità formative sia rispetto ai bisogni professionali sia più in generale a quelli personali e sociali richiesti dai molti ruoli che gli individui si trovano a dover interpretare nella complessa vita adulta d oggigiorno.

3 breve storia eda 3 Non si tratta quindi di agire soltanto sulla marginalità sociale, garantendo, con una politica di inclusione, a chi è culturalmente svantaggiato, gli strumenti per recuperare quanto non ha acquisito in gioventù: l EdA deve sviluppare ed estendere i suoi servizi rivolgendosi alla vasta gamma di utenti potenziali che vogliono acquisire nuove competenze[22]. Pertanto i nuovi CTP dovranno poter presentare un offerta formativa in cui siano contemporaneamente presenti le professionalità dell alfabetizzazione, della media e della secondaria superiore, oltre a quelle per i servizi complementari. Deve anche essere precisato meglio il target, che non è più quello del lavoratore stabile e di età matura ma quello di una grande varietà di fasce anagrafiche (dal minorenne al pensionato) e sociali, con la presenza crescente di giovani drop out e di stranieri. Ciò significa che gli interventi devono essere diversificati, e tendenzialmente personalizzati, e che si deve prendere in considerazione anche l obbligo formativo. A questo proposito si devono predisporre percorsi di alfabetizzazione funzionale rivolti agli apprendisti, oltre che ovviamente ad altre categorie deboli (v. Rapporto S.I.A.L.S. presentato nella primavera del 2000)[23]. Gli ultimi orientamenti del MIUR sembrano peraltro volti a privilegiare in modo esclusivo proprio questa funzione dell EdA nel sistema di istruzione[24] e relativamente alle quattro aree dell alfabetizzazione funzionale indicate nell allegato A della Direttiva 22 (Linguaggi, Socio-economica, Scientifica, Tecnologica), per le quali dovrebbero essere definiti a breve gli standard da raggiungere[25]. Nel contempo verrà reso strutturale l osservatorio sulle competenze alfabetiche della popolazione italiana, in particolare dei giovani adulti. Purtroppo ciò avviene in una situazione più pesante del passato, in seguito alla lettera circolare prot. n del 20/12/2002 (che ribadisce in termini ancora più rigidi dell'anno precedente la scadenza delle iscrizioni al 31 maggio), all azzeramento dei fondi della Legge 440/97, alla CM 27 del 27/3/2003 sugli organici (che di fatto impedisce qualsiasi possibilità di sviluppo, fissando per i CTP il numero massimo di docenti a quello dell'a.s. 2002/2003 e minacciando la chiusura dei corsi che durante l'anno dovessero subire riduzioni di frequenze) e all'imminente Decreto interministeriale sempre sugli organici (dalla cui bozza è sparita la "storica" frase che assimilava i corsi per adulti alle scuole di montagna e piccole isole con conseguente deroga ai minimi). Appare quindi perlomeno curioso il riferimento che il MIUR continua a fare al cosiddetto "Patto per l'italia" che prevede "iniziative di educazione permanente degli adulti tali da soddisfare le richieste per persone l anno a partire dal 2003.

4 breve storia eda 4 Note: [1] La causa sta nella soppressione di un collegato alla Finanziaria, come verrà spiegato più avanti. In effetti così recita l incipit del par dell Accordo citato alla nota 15: La gestione e lo sviluppo degli interventi avviene attraverso l azione sinergica dei sottosistemi della scuola, della formazione professionale e dell educazione non formale. [2] Nell ultimo riassetto del MIUR i Dipartimenti dovrebbero essere tre: Istruzione, Università e Ricerca. Nel primo sono previste quattro Direzioni generali, di cui una per l istruzione post-secondaria e degli adulti. [3] Il sistema di istruzione concorre con il sistema della formazione professionale e dell educazione non formale alla riorganizzazione e al potenziamento dell educazione permanente degli adulti. [4] Nell esercizio dell autonomia organizzativa e didattica le istituzioni scolastiche realizzano, sia singolarmente che in forme consorziate, ampliamenti dell offerta formativa che prevedano anche percorsi formativi per gli adulti. [5] Per quanto riguarda l alfabetizzazione e le 150 ore forse sarebbero da ricordare le OM 307 e 400 del luglio 1996 che riconoscevano l esigenza di un piano globale dell EdA intesa come servizio permanente sul territorio, auspicando un apposita leggequadro per la costruzione di un sistema con puntuali raccordi sia in senso verticale che orizzontale. [6] In realtà sarebbero da citare almeno due storiche Circolari: la n. 140 dell 8 marzo 1968 e la n. 87 del 15 marzo 1982 (tuttora non abrogate, in particolare la n. 140 che viene addirittura citata nelle Schede di approfondimento del nuovo esame di Stato). [7] All inizio degli anni 90 si può dire di assistere alla nascita della nuova EdA: si è conclusa ormai definitivamente la gloriosa stagione delle grandi fabbriche, con le loro masse operaie da alfabetizzare e da diplomare, e sta finendo anche la fase di crisi e di disorientamento che ne è seguita. Nuovi processi socioeconomici e migratori, nuove esigenze di riqualificazione culturale e professionale, nuovi alfabetismi si aggiungono a quelli tradizionali e bisogna attrezzarsi. [8] Negli Aspetti generali e comuni del progetto si afferma: L iniziativa qui presentata si caratterizza per la sua differenza con i curricoli istituzionali, tanto da connotarsi come vera e propria seconda via all istruzione. Le idee forza di questa sperimentazione coordinata consistono nella riduzione dell orario settimanale di lezione, nel riconoscimento dei crediti formativi, nel tutoring, nella modularità disciplinare, nell aggregazione degli studenti in gruppi scolastici per livelli, nel contratto formativo, nelle metodologie di apprendimento che tengano conto dell approccio ai saperi in età adulta. [9] E significativo che non si parli più di corsi serali per lavoratori studenti, ma di corsi di istruzione per adulti (la collocazione serale dei corsi infatti penalizza numerose categorie sociali); la stessa dizione è ormai adottata anche nelle circolari per le iscrizioni, che da alcuni anni fissavano per l EdA la scadenza al 15 settembre. Con la CM 174 del questo termine è stato però anticipato al 31 maggio, mettendo in serie difficoltà il servizio.

5 breve storia eda 5 [10] L OM 455, come d altronde il progetto Sirio e la CM 305, nasce in risposta agli indirizzi espressi dall UE che aveva proclamato il 1996 (facendolo precedere nel novembre 1995 dal Libro bianco su Istruzione e Formazione Insegnare e apprendere. Verso la società conoscitiva ) Anno europeo dell educazione e della formazione lungo tutto il corso della vita, contraddistinguendolo con una serie di iniziative, tra cui la IV Conferenza europea sull EdA (Firenze, 9-11 maggio) e la I Conferenza paneuropea sull EdA (Barcellona, dicembre), che culmineranno nella V Conferenza Mondiale UNESCO (Amburgo, luglio 1997). [11] V. Capo III, artt.138 e 139. [12] V. in particolare l Allegato 3: Gli interventi nel campo del sistema integrato di istruzione, formazione e ricerca. [13] Si possono citare: L 9 del 20 gennaio (elevamento dell obbligo scolastico), recentemente abrogata dalla Legge delega approvata il 12 marzo 2003; DPR 275 dell 8 marzo (regolamento dell autonomia scolastica); L 144 del 17 maggio, art.68 (istituzione dell obbligo formativo) e art.69 (I.F.T.S.); D. L.vo 233 del 30 giugno (riforma degli OO.CC. territoriali della scuola); Piano pluriennale per la formazione (Masterplan) del 21 luglio; D. L.vo 300 del 30 luglio (riorganizzazione dei ministeri). [14] Atto n. 223 del 2 marzo 2000 della Conferenza Unificata Governo, regioni, province, comuni e comunità montane (ex art.8 del D. L.vo 28 agosto 1997, n. 281) per riorganizzare e potenziare l educazione permanente degli adulti. [15] Tanto è vero che il paragrafo 8 si intitola Il programma [16] Con la sua pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale si può considerare operativa la parte di riorganizzazione dell EdA di cui è titolare il MIUR, mentre per tutti gli adempimenti che riguardano le Regioni e gli Enti locali è necessario attivare direttamente gli assessori competenti. [17] E interessante citare, del collegato soppresso, almeno la prima parte del comma 1 dell art.10 (Norme quadro in materia di sistema integrato per l educazione degli adulti, di riordino dei corsi di istruzione degli adulti e di valutazione nei percorsi integrati di istruzione e formazione): Per consentire l arricchimento culturale e la qualificazione professionale degli adulti in tutte le fasi della vita, è istituto il sistema nazionale integrato di educazione degli adulti. [18] Mentre il Documento della Conferenza Unificata, al par lettera a, afferma: Ai Centri deve essere assicurata l autonomia didattica, organizzativa e finanziaria necessaria anche per concorrere alla realizzazione di un offerta formativa integrata. [19] V. in particolare gli artt. 4.2, 4.6, 4.7, 5.2, 5.3, 5.4, 6.1, 7, 8.1.h, 9.1, 9.3, 9.4, [20] Si possono citare questi passi significativi: Esistono ormai i presupposti politici e legislativi per la definizione di piani operativi che coinvolgano l azione degli Istituti di istruzione secondaria (par. 4). Il coinvolgimento della scuola secondaria superiore dovrà costituire un obiettivo esplicito, prevedendo tempi e forme di graduale inserimento, fino a farne un altro baricentro dell attività dell EDA, in grado di fornire risposte alla domanda di cultura e di formazione di chi ha già il titolo dell obbligo (par. 5). Il tipo di offerta e la quantità di consenso ottenuto dai nuovi CTP, in prospettiva, spostano decisamente il centro dell azione verso gli istituti di istruzione secondaria superiore dove i livelli di servizio possono meglio corrispondere ai nuovi bisogni formativi emergenti (par. 6). [21] L età adulta non coincide necessariamente con l età anagrafica, ma è connotata dall assunzione di responsabilità maturata nelle esperienze di vita e di lavoro.

6 breve storia eda 6 [22] E però necessario essere consapevoli che non basta far acquisire i nuovi alfabeti, ma che bisogna portare le persone alla consuetudine. La debolezza del vecchio alfabetismo sta proprio nel non aver trasmesso la consuetudine. [23] I dati preoccupanti sulla competenza alfabetica degli italiani, ricavati dal Second International Adult Literacy Survey, si ritrovano nel sito dell ex CEDE (ora I.N.Val.S.I.); comunque si sono riscontrate tre fasce numericamente equilibrate: 1/3 non è in grado di comprendere/utilizzare/produrre informazioni contenute in testi scritti; 1/3 è in possesso di un limitato patrimonio di competenze di base; 1/3 si colloca a livelli superiori, tenendo presente che meno del 10% degli italiani consegue un titolo di istruzione/formazione dopo il diploma. [24] In un recente Convegno a Roma (4 novembre 2002) la dott.ssa Nardiello ha affermato: La scuola si concentri sull aspetto dell alfabetizzazione funzionale della popolazione, aggiungendo che dovrà essere emanata una nuova direttiva in sostituzione della Direttiva 22, superata dal nuovo quadro istituzionale (v. modifiche al Titolo V della Costituzione, ora Legge costituzionale 18 ottobre 2001 n. 3) e dalla nuova legge sulla riforma della scuola (il cui testo è stato definitivamente approvato il 12 marzo 2003). Anche l accordo del 2 marzo 2000 (che discendeva dal patto sociale del 1998) sarà rivisto alla luce del Patto per l Italia. Queste affermazioni sono state confermate dal sottosegretario Maria Grazia Siliquini nel Seminario di presentazione della ricerca sugli standard nazionali per l EdA a Torino il 9 dicembre [25] Il MIUR ha poi pubblicato due Quaderni degli Annali dell Istruzione (n. 96 e n. 97, Le Monnier, dicembre 2002) su Le competenze di base degli adulti.

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