ATTI PERSECUTORI. Dispensa a cura di Valentina Lo Voi
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1 ATTI PERSECUTORI Dispensa a cura di Valentina Lo Voi Con il termine stalking si richiamano, in realtà, diverse situazioni, come si desume da numerosi e talvolta drammatici casi, noti alle cronache. Si pensi a John Lennon, ex Beatles, assassinato nel dicembre 1980 a New York da Mark Chapman, che voleva punirlo perché aveva abbandonato il celeberrimo gruppo. Oppure all'attrice Theresa Saldana che nel 1982, a Los Angeles, venne pugnalata a morte dal suo stalker e all'attrice Rebecca Schaeffer alla quale, nel 1989 e sempre a Los Angeles, toccò la stessa sorte. E, più recentemente, alla tragica fine di Jill Dando, giornalista di successo in Gran Bretagna, che conduceva per la Bbc il programma Crimewatch, uccisa nel 1999 da un telespettatore ossessionato dalla nota conduttrice. Come anche al caso, particolarmente grave, sebbene non mortale, della tennista Monica Seles, pugnalata, durante un incontro, da un soggetto, e costretta ad un lungo ritiro. Altre volte, si sono avute attenzioni particolari e ossessive, fortunatamente non seguite da vere e proprie aggressioni: si pensi, per limitarci ai casi più noti, alle vicende riguardanti, negli Stati Uniti, Steven Spilberg, Woody Allen, Jodie Foster, Sharon Stone, Nicole Kidmann, Madonna, e, da noi, Luca Sardella, Chaterine Spaak, Paola Perego, Cesara Buonamici, Tiziana Ferrario, Flavia Vento, Irene Pivetti. Naturalmente, da punto di vista giuridico, occorre distinguere bene le differenti situazioni e considerare che il delitto in esame opportunamente prevede una clausola di esclusione del concorso, in particolare una clausola di riserva relativamente indeterminata, riconducibile alla consunzione. Dunque, la norma invita ad accertare se esista un reato più grave e, in caso di risposta affermativa, troverà applicazione solo quest'ultimo (Romano, PG, 416), anche se non manca chi dubita dell'eventuale concorso di reati La Corte costituzionale ha escluso che la norma incriminatrice violi il principio di determinatezza della fattispecie ex art. 25 Cost. (C. Cost , n. 172). L'introduzione del delitto in esame, pur con l'adozione della tecnica della aggiunzione normativa (Romano, PS, 14), pone problemi in relazione all'applicazione del principio di irretroattività della norma penale (Romano, PG, 111). Ora, nell'ipotesi in cui, prima dell'entrata in vigore del D.L , n. 11, le minacce o le molestie abbiano già raggiunto un livello di reiterazione sufficiente per integrare la condotta tipica del reato, varrà il divieto di cui al 1 co. dell'art. 2. Invece, nell'ipotesi nella quale la consumazione del reato si collochi temporalmente dopo l'entrata in vigore del D.L. cit., raggiungendo, successivamente a tale data, la reiterazione richiesta dalla norma incriminatrice, si potrà applicare la nuova norma. Analogamente, T. Milano Contra, Comm. Trib. Prov. Reggio Emilia, ord., , secondo cui, per verificare la sussistenza del reato, non si potranno prendere in considerazione i singoli episodi di minaccia o molestia commessi prima dell'entrata in vigore della norma, ma solo quelli successivi. Pur essendo la condotta persecutoria iniziata in epoca anteriore all'entrata in vigore della norma incriminatrice, si accerti la commissione reiterata, anche dopo l'entrata in vigore della L , n. 38, di atti di aggressione e di molestia idonei a creare nella vittima lo "status" di persona lesa
2 nella propria libertà morale, in quanto condizionata da costante stato di ansia e di paura (C., Sez. V, , n ). Tra coniugi che siano soltanto separati legalmente e non ancora divorziati non si configura l'ipotesi aggravata del reato di atti persecutori, bensì il reato di maltrattamenti in famiglia in ragione della permanenza del vincolo famigliare nel caso di semplice separazione (C., Sez. VI, , n ). Per la configurabilità del delitto, occorre la reiterazione di condotte di violenza o minaccia (C., Sez. V, , n. 6455), ma non è necessaria una lunga sequela di azioni delittuose, essendo sufficiente che le condotte violente o minacciose siano di numero e consistenza tali da ingenerare nella vittima il fondato timore di subire offesa alla propria integrità fisica o morale e da provocare nella stessa un perdurante e grave stato di ansia, ovvero un fondato timore per l'incolumità propria o anche di un proprio congiunto (C., Sez. V, , n ). Il delitto non è configurabile in presenza di un'unica, per quanto grave, condotta di molestie e minaccia (C., Sez. V, , n ). Integrano il delitto anche due sole condotte di minaccia o di molestia, come tali idonee a costituire la reiterazione richiesta dalla norma incriminatrice (C., Sez. V, , n ; C., Sez. V, , n ). È configurabile il delitto anche quando le singole condotte sono reiterate in un arco di tempo molto ristretto, a condizione che si tratti di atti autonomi e che la reiterazione di questi sia la causa effettiva di uno degli eventi considerati dalla norma incriminatrice (C., Sez. V, , n ; C., Sez. V, , n , in relazione a condotte tutte tenute nell'arco di una sola giornata). La condotta consistita nell'eseguire alcune telefonate mute in un breve arco temporale non è idonea ad integrare gli estremi del delitto di stalking, potendo tutt'al più prospettarsi - con riferimento alla suddetta condotta - la violazione contravvenzionale di molestie a mezzo telefono ex art. 660 (C., Sez. V, , n ). È irrilevante il fatto che, all'interno del periodo di vessazione, la persona offesa abbia avuto transitori momenti di benevola rivalutazione del passato e di desiderio di pacificazione con il marito persecutore (C., Sez. V, , n. 5313; C., Sez. V, , n ). Si è anche affermato che integra il delitto di atti persecutori la condotta di colui che compie atti molesti ai danni di più persone, costituendo per ciascuna motivo di ansia, non richiedendosi, ai fini della reiterazione della condotta prevista dalla norma incriminatrice, che gli atti molesti siano diretti necessariamente ad una sola persona (C., Sez. V, ). Integra il delitto la reiterata redazione e ripetuta diffusione di messaggi funzionali a umiliare due coniugi, a violare la loro riservatezza, a rappresentare la vita sessuale della moglie come aperta a soggetti estranei (C., Sez. V, , n ); integra il delitto il compimento di ripetuti atti molesti, costituiti, tra l'altro, dal seguire la vittima - vicina di casa dell'imputato e amica della figlia di quest'ultimo - in luoghi pubblici, avvicinarla e indirizzarle frasi d'amore (C., Sez. V, , n ). Ed addirittura che integrano il delitto di atti persecutori anche due sole condotte di minaccia o di molestia, come tali idonee a costituire la reiterazione richiesta dalla norma incriminatrice: C., Sez. V, Sulla reiterazione della condotta, cfr. altresì T. Bari, , in GM, La condotta va valutata nella sua articolazione complessiva, tant'è che condotte in sé non punibili autonomamente potrebbero invece presentarsi rilevanti ai fini dell'integrazione del reato (C., Sez. V, , n ). Integra il delitto il sorvegliare o il farsi comunque notare, anche saltuariamente, nei luoghi di abituale frequentazione dalla persona offesa, indipendentemente dal fatto che la stessa si trovi presente o assista a tali comportamenti, nonché il porre in essere una condotta minacciosa o molesta nei confronti di soggetti diversi dalla vittima, ancorché ad essa legati da un rapporto qualificato (C., Sez. III, , n. 1629).
3 Per la configurabilità del delitto, occorre la reiterazione di condotte di violenza o minaccia (C., Sez. V, , n. 6455), ma non è necessaria una lunga sequela di azioni delittuose, essendo sufficiente che le condotte violente o minacciose siano di numero e consistenza tali da ingenerare nella vittima il fondato timore di subire offesa alla propria integrità fisica o morale e da provocare nella stessa un perdurante e grave stato di ansia, ovvero un fondato timore per l'incolumità propria o anche di un proprio congiunto (C., Sez. V, , n ). Il delitto non è configurabile in presenza di un'unica, per quanto grave, condotta di molestie e minaccia (C., Sez. V, , n ). Integrano il delitto anche due sole condotte di minaccia o di molestia, come tali idonee a costituire la reiterazione richiesta dalla norma incriminatrice (C., Sez. V, , n ; C., Sez. V, , n ). È configurabile il delitto anche quando le singole condotte sono reiterate in un arco di tempo molto ristretto, a condizione che si tratti di atti autonomi e che la reiterazione di questi sia la causa effettiva di uno degli eventi considerati dalla norma incriminatrice (C., Sez. V, , n ; C., Sez. V, , n , in relazione a condotte tutte tenute nell'arco di una sola giornata). La condotta consistita nell'eseguire alcune telefonate mute in un breve arco temporale non è idonea ad integrare gli estremi del delitto di stalking, potendo tutt'al più prospettarsi - con riferimento alla suddetta condotta - la violazione contravvenzionale di molestie a mezzo telefono ex art. 660 (C., Sez. V, , n ). È irrilevante il fatto che, all'interno del periodo di vessazione, la persona offesa abbia avuto transitori momenti di benevola rivalutazione del passato e di desiderio di pacificazione con il marito persecutore (C., Sez. V, , n. 5313; C., Sez. V, , n ). Si è anche affermato che integra il delitto di atti persecutori la condotta di colui che compie atti molesti ai danni di più persone, costituendo per ciascuna motivo di ansia, non richiedendosi, ai fini della reiterazione della condotta prevista dalla norma incriminatrice, che gli atti molesti siano diretti necessariamente ad una sola persona (C., Sez. V, ). Integra il delitto la reiterata redazione e ripetuta diffusione di messaggi funzionali a umiliare due coniugi, a violare la loro riservatezza, a rappresentare la vita sessuale della moglie come aperta a soggetti estranei (C., Sez. V, , n ); integra il delitto il compimento di ripetuti atti molesti, costituiti, tra l'altro, dal seguire la vittima - vicina di casa dell'imputato e amica della figlia di quest'ultimo - in luoghi pubblici, avvicinarla e indirizzarle frasi d'amore (C., Sez. V, , n ). Ed addirittura che integrano il delitto di atti persecutori anche due sole condotte di minaccia o di molestia, come tali idonee a costituire la reiterazione richiesta dalla norma incriminatrice: C., Sez. V, Sulla reiterazione della condotta, cfr. altresì T. Bari, , in GM, La condotta va valutata nella sua articolazione complessiva, tant'è che condotte in sé non punibili autonomamente potrebbero invece presentarsi rilevanti ai fini dell'integrazione del reato (C., Sez. V, , n ). Integra il delitto il sorvegliare o il farsi comunque notare, anche saltuariamente, nei luoghi di abituale frequentazione dalla persona offesa, indipendentemente dal fatto che la stessa si trovi presente o assista a tali comportamenti, nonché il porre in essere una condotta minacciosa o molesta nei confronti di soggetti diversi dalla vittima, ancorché ad essa legati da un rapporto qualificato (C., Sez. III, , n. 1629). Il reato è stato ravvisato anche nella condotta del condomino consistente nell'abbandono di escrementi davanti alle porte di ingresso delle abitazioni, nel danneggiamento di autovetture, nel versamento di acido muriatico dei locali comuni, nell'immissione di suoni ad alto volume, nella pronuncia di epiteti gravemente ingiuriosi e nell'inserimento di scritti di contenuto delirante nelle cassette postali (C., Sez. V, , n ). Di recente, il delitto è stato ritenuto sussistente in un caso di reiterata redazione e ripetuta diffusione di messaggi funzionali a umiliare due coniugi, a violare la loro riservatezza, a rappresentare la vita sessuale della moglie come aperta a soggetti estranei (C., Sez. V, , n ).
4 RAPPORTI CON ALTRI REATI Quanto al concorso di reati, si è affermato che: il delitto di atti persecutori è assorbito in quello di maltrattamenti in famiglia (C., Sez. VI, , n. 7369). In particolare, il rispetto della clausola di sussidiarietà prevista dall'art. 612 bis, 1 co., rende applicabile il più grave reato di maltrattamenti quando la condotta valga ad integrare gli elementi tipici della relativa fattispecie; è, invece, configurabile l'ipotesi aggravata del reato di atti persecutori (prevista dall'art. 612 bis, 2 co.) in presenza di comportamenti che, sorti nell'ambito di una comunità familiare (o a questa assimilata), ovvero determinati dalla sua esistenza e sviluppo, esulino dalla fattispecie dei maltrattamenti per la sopravvenuta cessazione del vincolo familiare ed affettivo o comunque della sua attualità temporale (C., Sez. V, , n ). Il delitto di violenza privata è speciale rispetto a quello di atti persecutori, di cui all'art. 612 bis, occorrendo lo scopo di costringere altri a fare, tollerare od omettere qualcosa, impedendone la libera determinazione con una condotta immediatamente produttiva di una situazione idonea ad incidere sulla libertà psichica del soggetto passivo (C., Sez. V, , n ; C., Sez. III, , n ). È configurabile il concorso tra il reato di violenza privata e quello di atti persecutori, trattandosi di reati che tutelano beni giuridici diversi (C., Sez. V, , n. 4011; C., Sez. V, , n. 2283); contra C., Sez. V, , n , secondo cui il delitto di violenza privata è speciale rispetto a quello di atti persecutori. Il delitto di atti persecutori è reato ad evento di danno e si distingue sotto tale profilo dal reato di minaccia, che ha natura di reato di pericolo (C., Sez. V, , n ). Il delitto di atti persecutori è reato abituale che differisce dai reati di molestie e di minacce, che pure ne possono rappresentare un elemento costitutivo, per la produzione di un evento di "danno" o di "pericolo" (C., Sez. III, , n. 9222). La contravvenzione di molestia o disturbo alle persone di cui all'art. 660 può concorrere con il reato di atti persecutori per la diversità dei beni giuridici tutelati e per la diversa struttura del reato (C., Sez. V, , n ). Il delitto di atti persecutori assorbe quello di minaccia ma non quello di ingiuria, perché, mentre gli atti intimidatori rientrano tra gli elementi qualificanti della fattispecie, le ingiurie sono a questa estranee ed incidono su un bene della vita diverso (C., Sez. V, , n ). Il delitto di atti persecutori, avendo oggetto giuridico diverso, può concorrere con quello di diffamazione anche quando la condotta diffamatoria costituisce una delle molestie costitutive del reato previsto dall'art. 612 bis (C., Sez. V, , n ). La mera reiterazione di condotte diffamatorie può integrare il reato di atti persecutori, a condizione tuttavia che detta reiterazione coesista con altre molestie o, in genere, con altre condotte eterogenee moleste, tra cui, a titolo esemplificativo, anche atti di aggressione fisica (C., Sez. V, , n ). Può configurarsi il concorso fra il delitto di atti persecutori e quello di esercizio arbitrario delle proprie ragioni con violenza alle persone (art. 393), data la diversità dei beni giuridici tutelati (C., Sez. V, , n ). Il delitto di atti persecutori può concorrere con quelli di lesioni ed esercizio arbitrario delle proprie ragioni, avendo oggetto giuridico diverso (C., Sez. V, , n , secondo cui l'aggravante dell'uso di armi può sussistere in relazione a ciascuno dei suddetti reati concorrenti). Il delitto di atti persecutori può concorrere con quello di danneggiamento anche quando la condotta dannosa costituisce la modalità esclusiva di consumazione degli atti persecutori, trattandosi di reati che tutelano differenti beni giuridici (C., Sez. V, , n ).
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