REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO. Il Tribunale Amministrativo Regionale per il Lazio. (Sezione Seconda Quater)

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1 N /2015 REG.PROV.COLL. N /2014 REG.RIC. REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO Il Tribunale Amministrativo Regionale per il Lazio (Sezione Seconda Quater) ha pronunciato la presente SENTENZA sul ricorso numero di registro generale 7390 del 2014, proposto da: -OMISSIS-, rappresentato e difeso dall'avv. Mario Antonio Angelelli, con domicilio eletto presso lo studio dello stesso in Roma, viale Carso, 23; contro Ministero dell'interno, in persona del Ministro p.t., costituitosi in giudizio, rappresentato e difeso per legge dall'avvocatura generale dello Stato, domiciliato in Roma, via dei Portoghesi, 12; Questura di Roma, n.c.;

2 per l'annullamento del decreto del Questore di Roma in data recante il rifiuto di titolo di viaggio per stranieri. Visti il ricorso e i relativi allegati; Visto l'atto di costituzione in giudizio del Ministero dell'interno; Viste le memorie difensive; Visti tutti gli atti della causa; Visto l'art. 52 D. Lgs n. 196, commi 1 e 2; Relatore nell'udienza pubblica del giorno 21 luglio 2015 il dott. Francesco Arzillo e uditi per le parti i difensori come specificato nel verbale; Considerato in fatto e in diritto: 1. Il ricorrente, titolare di un permesso di soggiorno per protezione umanitaria, ha impugnato il provvedimento della Questura di Roma del 6 marzo 2014 recante il diniego del titolo di viaggio per stranieri. Il diniego è motivato con riferimento a un triplice presupposto: a) il richiedente non ha provato di essere nell impossibilità di ottenere un passaporto dall Autorità del suo Paese, ai sensi della circolare del Ministero degli Affari Esteri n. 48 del ; b) sussistono ragionevoli motivi per dubitare dell identità del richiedente ai sensi dell art. 24, comma 2, ultimo periodo del D.

3 Lgs. n. 251/2007, avendo il medesimo dichiarato diverse generalità; c) il grado di protezione riconosciuto al titolare di protezione umanitaria non è equivalente a quello riconosciuto al rifugiato. 2. Il ricorrente ha impugnato il predetto diniego proponendo una censura di carattere procedimentale (omessa traduzione in lingua italiana della comunicazione di preavviso di rigetto ex art bis L. n. 241/1990) e ulteriori profili di carattere sostanziale attinenti alla carenza istruttoria, al travisamento dei fatti, alla falsa applicazione ed errata interpretazione dell art. 24, comma 2, del D. Lgs. n. 251/2007, anche in relazione alla normativa di fonte comunitaria. 3. Con l ordinanza n. 709/2015 questo Tribunale ha disposto incombenti istruttori. 4. Il ricorso è stato infine chiamato per la discussione all udienza pubblica del 21 luglio 2015 e quindi trattenuto in decisione. 5. La difesa dell Amministrazione resistente ha eccepito il difetto di giurisdizione, ritenendo che si tratti di materia devoluta alla competenza del giudice ordinario. Questo Tribunale ha già adottato diverse pronunce ritenendo implicitamente la sussistenza della propria giurisdizione. E vero, peraltro, che con la sentenza n. 3447/2015 il Tribunale è andato in contrario avviso, ancorando l attribuzione alla giurisdizione ordinaria di questo tipo di controversie alla natura di diritto soggettivo della sottostante posizione del titolare di protezione umanitaria, fatta valere dal richiedente

4 il titolo di viaggio. Ma il Collegio, all esito di un ulteriore approfondimento della questione, ritiene che l eccezione di difetto di giurisdizione sia infondata. L art. 133, comma 1, lettera u), del c.p.a. attribuisce infatti alla giurisdizione esclusiva del giudice amministrativo le controversie aventi ad oggetto i provvedimenti in materia di passaporti : nozione, quest ultima, che non può non ricomprendere la generalità dei titoli di viaggio per un evidente affinità sistematica e teleologica, che trova anche un positivo riscontro nell art. 21 della L. 21 novembre 1967, n. 1185, il quale richiama cumulativamente i passaporti speciali, lasciapassare ed altri consimili documenti, equipollenti al passaporto, in favore di stranieri e di apolidi. Quest affinità di materia prescinde, da un lato, dalla giurisdizione sulla situazione giuridica presupposta; mentre non comporta, dall altro, il declassamento della stessa ad interesse legittimo, in quanto nella sede della giurisdizione esclusiva questo giudice ben può conoscere anche di situazioni strettamente inerenti ai diritti della persona, nei limiti della attribuzione conferita nella legge processuale: legge che deve essere interpretata alla stregua di un criterio di ragionevolezza, in funzione dell obiettiva esigenza di una concentrazione omogenea della giurisdizione relativa alle controversie che si riferiscono - in ultima analisi - a un medesimo ambito sostanziale. 6. Venendo ora alle questioni (tra loro connesse) di cui alle lettere a) e c) del precedente punto 1, il Collegio - avuto riguardo anche ai chiarimenti forniti dall Amministrazione

5 nell istruttoria - ritiene di dover ribadire il proprio indirizzo, affermato nella sentenza n. 1615/2014 (e nelle successive analoghe pronunce), in quanto: - le fondate ragioni di non poter richiedere il passaporto alle autorità diplomatiche del Paese di cittadinanza, di cui al comma 2 dell articolo 24 del D. Lgs. n. 251/2007, devono essere valutate tenuto conto della particolarità della posizione del soggetto che beneficia di un permesso di soggiorno per fini umanitari, pena l inutilità della estensione della tutela relativa al rilascio del titolo di viaggio a chi non abbia avuto il riconoscimento dello status di rifugiato; - a conferma di tale interpretazione si deve far riferimento alla stessa circolare del 2003, che prevede il rilascio del titolo di viaggio a chi sia privo di passaporto ovvero si trovi nell impossibilità di ottenerlo, e alla circolare n. 48 del 1961 che riguarda gli stranieri che non abbiano la qualifica di rifugiati politici e che, per ragioni varie, non possono ottenere il passaporto delle autorità del loro paese : da tale disciplina emerge con chiarezza l ampiezza della nozione di tali ragioni, nelle quali può anche rientrare l attestazione di non volere contatti con la rappresentanza diplomatica del proprio paese, considerata invece dall Amministrazione quale elemento non sufficiente a fungere da presupposto per il rilascio del titolo di viaggio; - la stessa difesa dell Amministrazione, nella memoria depositata in vista dell udienza di merito, riconosce che non vi sono ostacoli di principio al rilascio di un titolo di viaggio per

6 stranieri al titolare di un permesso di soggiorno per motivi umanitari (salvi gli altri requisiti); - che il fatto che l equiparazione (ai fini che qui interessano), della posizione dei titolari dei permessi umanitari ai titolari di protezione sussidiaria sia stata normativamente sancita dall art. 34, comma 5, del D. Lgs. n. 251/2007 con riferimento alle sole situazioni anteriori all introduzione nell ordinamento dell istituto della protezione sussidiaria, non esclude una più ampia operatività del rilascio del titolo di viaggio sulla base delle richiamate circolari, le quali non risultano essere state abrogate o modificate dal Ministero degli Affari Esteri e trovano il loro ultimo fondamento nel sistema della legge n. 1185/ Per quanto riguarda poi la questione di cui alla lettera b) del precedente punto 1, attinente all identità del richiedente il titolo di viaggio, il Collegio ha già rilevato nell ordinanza istruttoria: - che la Commissione territoriale è tenuta, in sede di esame della domanda di protezione internazionale, ad accertare (art.3 d.lgs n.251 del 2007) la nazionalità e l identità del richiedente; - che il Questore, nel caso in cui è investito del rilascio del permesso di soggiorno per motivi umanitari ai sensi dell art. 5, c. 6, del T.U., sottopone l interessato a rilievi fotodattiloscopici (art.5 c.2 bis del T.U.) prima di rilasciare il titolo;

7 - che legittimamente ove vi sono dei dubbi non risolti sull identità del richiedente, derivanti dalla presenza di uno o più alias, il predetto permesso non viene rilasciato; - che pertanto rimangono non chiare le ragioni in forza delle quali, dopo il rilascio del permesso di soggiorno di cui alla all art. 5, c. 6, citato, possano sorgere nuovi (ovvero possano riemergere vecchi) dubbi sull identità del richiedente il titolo; così come torna non chiaro il contegno della Questura che ha negato, per tali problemi d identità, il rilascio del titolo di viaggio ma consente all interessato di continuare a detenere il permesso di soggiorno già rilasciato; e ciò nel senso che o la presenza degli alias deve ritenersi definitivamente superata col rilascio del permesso di soggiorno ovvero la persistenza di dubbi così come incide sul rilascio del titolo di viaggio dovrebbe spendere analoga efficacia in relazione al permesso di soggiorno. 7.1 La Questura di Roma nella menzionata relazione istruttoria ha precisato (in sintesi): - che la valutazione operata dalla Commissione ha per oggetto la generale attendibilità della posizione del richiedente; - che i successivi rilievi fotodattiloscopici, cui il richiedente è sottoposto prima del rilascio del permesso di soggiorno per motivi umanitari, hanno per oggetto principale l insussistenza di elementi impeditivi all espulsione o al respingimento verso lo Stato di appartenenza, e in via solo residuale le esatte generalità del richiedente, anche perché il permesso di soggiorno non ha valore di documento di identità;

8 - che quindi sussiste la concreta possibilità, in questo come in altri casi, che permangano reali dubbi sull identità anagrafica del cittadino straniero anche dopo il rilascio del permesso di soggiorno. 7.2 Il Collegio ritiene che le suesposte argomentazioni non siano tali da superare il nodo giuridico della questione, che va individuato nell esigenza di coerenza e ragionevolezza complessive non solo e non tanto dei provvedimenti singolarmente considerati, quanto dell azione amministrativa nel suo complesso. Sotto questo profilo, è evidente che appare alquanto contraddittorio attribuire a un soggetto uno status (il che di per sé non può non presupporre logicamente una ragionevole certezza in merito all identità del medesimo) e negare al medesimo soggetto una delle concrete proiezioni di tale status (nella specie, il titolo di viaggio) sotto un profilo (quello dell identità) che attiene al nucleo stesso di questo tipo di provvedimenti amministrativi. 8. Dalle suesposte ragioni discende la fondatezza del ricorso, che pertanto deve essere accolto, con assorbimento dei profili di censura non esaminati. Restano salvi gli ulteriori provvedimenti dell Amministrazione. 9. La peculiarità della controversia giustifica la compensazione delle spese di giudizio. P.Q.M.

9 Il Tribunale Amministrativo Regionale per il Lazio (Sezione Seconda Quater), definitivamente pronunciando sul ricorso, come in epigrafe proposto, lo accoglie e per l effetto annulla l atto impugnato. Spese compensate. Ordina che la presente sentenza sia eseguita dall'autorità amministrativa. Ritenuto che sussistano i presupposti di cui all'art. 52, comma 1 D. Lgs. 30 giugno 2003 n. 196, a tutela dei diritti o della dignità della parte interessata, per procedere all'oscuramento delle generalità e degli altri dati identificativi del ricorrente. Manda alla Segreteria di procedere all'annotazione di cui ai commi 1 e 2 della medesima disposizione, nei termini indicati. Così deciso in Roma nella camera di consiglio del giorno 21 luglio 2015 con l'intervento dei magistrati: Leonardo Pasanisi, Presidente Pietro Morabito, Consigliere Francesco Arzillo, Consigliere, Estensore L'ESTENSORE IL PRESIDENTE DEPOSITATA IN SEGRETERIA Il 30/09/2015 IL SEGRETARIO (Art. 89, co. 3, cod. proc. amm.)