I sistemi locali del lavoro

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1 I sistemi locali del lavoro 255 Aspetti definitori I sistemi locali del lavoro (SLL) sono aggregazioni di comuni pensati da una ricerca condotta da ISTAT ed Istituto Regionale per la Programmazione Economica della Toscana (IRPET) in collaborazione con l Università di Newcastle Upon Tyne a partire dai dati relativi al pendolarismo dei componenti delle famiglie per motivi di lavoro ricavati dagli appositi quesiti contenuti nel censimento generale della popolazione del 1991 (ISTAT - IRPET, 1989; ISTAT, 1997, cap. 2). L obiettivo di base è la costruzione di una griglia sul territorio determinata dai movimenti casa-lavoro dei soggetti. L ambito territoriale che ne discende rappresenta l area geografica in cui maggiormente si addensano quei movimenti. In questo modo si aggregano unità amministrative elementari, cioè i comuni individuati sul territorio dalle relazioni socio-economiche. Tali aree sono dette aree funzionali in quanto la loro definizione trae origine dalle relazioni funzionali esistenti fra i diversi comuni, non coincidenti con le aree amministrative (regioni, provincie, comuni, sezioni elettorali) che invece rispondono ad esigenze di tipo amministrativo o istituzionali e, perciò, non idonee a costituire l unità statistica elementare d analisi. La base dati di partenza è costituita dagli spostamenti giornalieri per motivi di lavoro fra i comuni italiani. La matrice di pendolarità costruita a partire dai dati elementari quantifica gli spostamenti del tipo origine / destinazione, ovvero ciascuna cella esprime la coppia di eventi comune di residenza / comune di lavoro, comprendendo anche gli spostamenti che avvengono all interno del comune di residenza e che si distribuiscono lungo la diagonale principale della matrice. Su tale matrice è stata quindi applicata la procedura di regionalizzazione per l identificazione dei SLL (ISTAT, 1997, Nota metodologica).

2 256 RAPPORTO ECONOMICO E SOCIALE DELL UMBRIA In generale i criteri adottati per la definizione dei SLL sono i seguenti: 1) autocontenimento: un SLL è un territorio dove si concentrano attività produttive e di servizi in quantità tali da offrire opportunità di lavoro e residenziali alla maggior parte della popolazione che vi è insediata; ovvero deve poter comprendere al proprio interno la maggior parte delle relazioni umane che intervengono fra le sedi dove si svolgono le attività di produzione (lavoro) e quelle dove si svolgono le attività legate alla riproduzione sociale (residenza); 2) contiguità: i comuni contenuti all interno di un SLL devono essere contigui; 3) relazione spazio-tempo: le attività, sia quelle di produzione sia quelle legate alla socialità, sono comunque limitate nel tempo e nello spazio, accessibili sotto il vincolo della loro localizzazione e della loro durata, oltreché dalle tecnologie di trasporto disponibili, data una base residenziale individuale e la necessità di farvi ritorno alla fine della giornata. La tabella 1 riporta il tipo di specializzazione (al 1996) dei SLL (compresi i sistemi locali senza specializzazione) così come attribuiti dall ISTAT. A partire dai SLL e tramite la loro aggregazione, l ISTAT individua e definisce i distretti industriali. La definizione operativa che ne viene data è la seguente: il distretto industriale rappresenta un entità socio-economica caratterizzata da una base territoriale locale, dove si compenetrano una comunità di persone e una popolazione di imprese di dimensioni medio-piccole che prendono parte a uno stesso processo produttivo (ISTAT, 1996, p. 261). Il procedimento seguito per l individuazione dei distretti industriali si compone di 4 fasi: 1) individuazione dei SLL a prevalenza manifatturiera, cioè quelli per cui la quota di occupazione locale nel settore manifatturiero risulta superiore alla media nazionale; Tab.1 - SPECIALIZZAZIONE DEI SISTEMI LOCALI DEL LAVORO Sistemi senza specializzazione Sistemi urbani Sistemi estrattivi Sistemi turistici Sistemi del made in Italy Sistemi del tessile Sistemi del cuoio e della pelletteria Sistemi dell'occhialeria Sistemi dei materiali da costruzione Sistemi dei mezzi di trasporto Sistemi degli apparecchi radiotelevisivi Fonte: ISTAT.

3 I sistemi locali del lavoro 257 2) individuazione dei SLL manifatturieri che sono di piccola e media impresa (PMI, ovvero imprese con meno di 50 addetti), cioè quelli per cui la quota di addetti in unità locali di PMI risulta superiore alla media nazionale; 3) identificazione dell industria manifatturiera principale del sistema locale di PMI, cioè quella per cui risulta massima la quota di occupazione in un determinato macrosettore manifatturiero locale; 4) identificazione come distretti industriali quei SLL manifatturieri che sono di PMI la cui quota di addetti nell industria principale del sistema locale risulti superiore alla metà degli addetti in tutte le imprese operanti nell industria principale. Quindi il distretto industriale, in via di prima approssimazione, si configura come un sistema locale caratterizzato dalla compresenza attiva fra un raggruppamento umano, che ne costituisce l ambiente sociale e culturale di base, e un industria principale costituita da un insieme di piccole imprese indipendenti, specializzate in fasi diverse di uno stesso processo produttivo. I sistemi locali del lavoro in Umbria I 92 comuni della regione Umbria sono aggregati in 16 sistemi locali del lavoro (SLL) con il centro del sistema situato all interno della regione. Di questi, 13 sono nella provincia di Perugia e 3 nella provincia di Terni. Inoltre 4 comuni della provincia di Perugia fanno parte di SLL della Toscana; 4 comuni della provincia di Terni fanno parte di SLL del Lazio; un comune del Lazio è ricompreso in un SLL dell Umbria. Nella tabella 2 sono riportati i SLL dell Umbria con il numero di occupati interni al 2000, il numero di occupati residenti al 2001 e la popolazione al L ampiezza dei vari SLL varia notevolmente sia per dimensioni territoriali che per popolazione: si passa infatti dai abitanti del sistema locale di Cascia, agli oltre di Perugia. L elenco dei comuni umbri suddivisi secondo il sistema locale del lavoro di appartenenza è riportato nella tabella 3 per la provincia di Perugia e nella tabella 4 per quella di Terni. A 5 sistemi locali del lavoro, tutti nella provincia di Perugia, dei 16 individuati è stata anche attribuita la qualifica di distretto industriale nel significato così come descritto nel paragrafo precedente. La tabella 5 riporta nel dettaglio i distretti con i comuni che ne fanno parte e la specializzazione produttiva. In tabella viene riportato anche il distretto industriale di Sansepolcro in quanto 2 comuni umbri si trovano proprio in quel sistema locale. Nella tabella 2 si può notare che al sistema locale di Gubbio, che pur non merita la qualifica di distretto, l ISTAT attribuisce una vocazione manifatturiera (sistema dei materiali di costruzione), lo stesso vale per Terni al quale viene attribuita la specializzazione di sistema del made in Italy.

4 258 RAPPORTO ECONOMICO E SOCIALE DELL UMBRIA Tab. 2 - SISTEMI LOCALI DEL LAVORO IN UMBRIA Denominazione SLL di PMI Specializzazione Occupati interni 2000 Occupati Popolazione (res.) Provincia Assisi Distretto Sistemi del di Perugia made in Italy Cascia Non distretto Sistemi senza specializzazione Castiglione del Lago Non distretto Sistemi senza specializzazione Città di Castello Distretto Sistemi del made in Italy Foligno Non distretto Sistemi urbani Gualdo Tadino Distretto Sistemi dei materiali da costruzione Gubbio Non distretto Sistemi dei materiali da costruzione Marsciano Distretto Sistemi del "made in Italy" Norcia Non distretto Sistemi senza specializzazione Perugia Non distretto Sistemi senza specializzazione Spoleto Non distretto Sistemi senza specializzazione Todi Non distretto Sistemi senza specializzazione Umbertide Distretto Sistemi del made in Italy Totale Provincia Fabro Non distretto Sistemi senza di Terni specializzazione Orvieto Non distretto Sistemi senza specializzazione Terni Non distretto Sistemi del made in Italy Totale Umbria Fonte: elaborazione su dati ISTAT.

5 I sistemi locali del lavoro 259 Tab. 3 - ATTRIBUZIONE AI SISTEMI LOCALI DEL LAVORO DEI COMUNI DELLA PROVINCIA DI PERUGIA Sistema locale Comune Sistema locale Comune Assisi Assisi Norcia Cerreto di Spoleto Bastia Norcia Bettona Preci Cannara Sant Anatolia di Narco Valfabbrica Scheggino Cascia Cascia Sellano Monteleone di Spoleto Vallo di Nera Poggiodomo Perugia Corciano Castiglion del Lago Castiglion del Lago Deruta Paciano Magione Panicale Passignano sul Trasimeno Piegaro Perugia Città di Castello Città di Castello Torgiano Monte Santa Maria Tiberina Tuoro sul Trasimeno Foligno Bevagna Spoleto Campello sul Clitunno Foligno Castel Ritaldi Montefalco Spoleto Spello Todi Collazzone Trevi Giano dell'umbria Gualdo Tadino Costacciaro Gualdo Cattaneo Fossato di Vico Massa Martana Gualdo Tadino Todi Nocera Umbra Umbertide Montone Sigillo Pietralunga Valtopina Umbertide Gubbio Gubbio Chiusi (SI) Città della Pieve Scheggia e Pascelupo Cortona (AR) Lisciano Niccone Marsciano Fratta Todina Sansepolcro (AR) Citerna Marsciano San Giustino Monte Castello di Vibio Fonte: elaborazione su dati ISTAT.

6 260 RAPPORTO ECONOMICO E SOCIALE DELL UMBRIA Tab. 4 - ATTRIBUZIONE AI SISTEMI LOCALI DEL LAVORO DEI COMUNI DELLA PROVINCIA DI TERNI Sistema locale Comune Sistema locale Comune Fabro Fabro Terni Acquasparta Ficulle Amelia Montegabbione Arrone Monteleone d Orvieto Avigliano Umbro Parrano Calvi dell Umbria Orvieto Allerona Ferentillo Alviano Lugnano in Teverina Baschi Montecastrilli Castel Giorgio Montefranco Castel Viscardo Narni Guardea Polino Montecchio San Gemini Orvieto Stroncone Porano Terni Configni (RI) Marsciano (PG) San Venanzo Civita Castellana (VT) Otricoli Orte (VT) Attigliano Giove Penna in Teverina Fonte: elaborazione su dati ISTAT. Un confronto tra Umbria e Italia Prendendo a riferimento il periodo (gli anni per cui l ISTAT ha reso disponibili i dati sui SSL), si evince come la generale crescita dell occupazione in Italia (+4,5%) abbia avuto una spinta leggermente superiore all interno delle aree distrettuali (+4,7%) (tab. 6). Gli elementi più interessanti che sottendono tale fenomeno sono riconducibili alla differente composizione settoriale. A determinare la spinta occupazionale è stata soprattutto la componente terziaria (cresciuta, nel complesso, del 7,3%, a fronte di un solo 1,5% attribuibile all industria), ma la cosa più interessante da rilevare è che tale forbice si allarga all interno dei distretti: ovvero i sistemi produttivi che vedono una concentrazione di PMI per definizione industriali, hanno determinato un aumento occupazionale non per la componente industriale (cresciuta solo dello 0,8%) bensì per quella dei servizi (+9,4%). La forte capacità propulsiva dei servizi è ravvisabile peraltro considerando un ulteriore articolazione delle aree produttive italiane, quella che contempla le zone urbane (che vedono un alta concentrazione di attività terziarie) ove l occupazione è cresciuta nel complesso del 5,6%, dunque oltre un punto percentuale in più rispetto alla

7 Tab. 5 - DISTRETTI INDUSTRIALI IN UMBRIA Distretto Specializzazione Provincia produttiva Assisi Tessile - Abbigliamento PG Città di Castello Carta e Poligrafiche PG Gualdo Tadino Prodotti per l arredamento PG Marsciano Prodotti per l arredamento I sistemi locali del lavoro 261 PG TR Umbertide Tessile - Abbigliamento PG Sansepolcro Tessile - Abbigliamento AR Fonte: elaborazione su dati ISTAT. PG Comuni Assisi Cannara Bastia Valfabbrica Bettona Città di Castello Monte Santa Maria Tiberina Costacciaro Nocera Umbra Fossato di Vico Sigillo Gualdo Tadino Valtopina Fratta Todina Marsciano Monte Castello di Vibio San Venanzo Montone Pietralunga Anghiari Monterchi Sansepolcro Citerna San Giustino Tab. 6 - DINAMICA DELL OCCUPAZIONE IN ITALIA ( ) (valori percentuali) Servizi Industria Totale Totale 7,3 1,5 4,5 Non distretti 6,8 1,9 4,4 Distretti 9,4 0,8 4,7 Fonte: elaborazione su dati ISTAT.

8 262 RAPPORTO ECONOMICO E SOCIALE DELL UMBRIA Tab. 7 - OCCUPATI INTERNI IN ITALIA ( ) (valori assoluti) TOTALE Variazione percentuale Totale ,5 Non Distretti ,4 Distretti ,7 Senza specializzazione ,7 Urbani ,6 INDUSTRIA Variazione percentuale Totale ,5 Non Distretti ,9 Distretti ,8 SERVIZI Variazione percentuale Totale ,3 Non Distretti ,8 Distretti ,4 Fonte: elaborazione su dati ISTAT. Tab. 8 - DISTRETTI E SVILUPPO DELL OCCUPAZIONE ( ). NUMERO DEI DISTRETTI PER FASE DI DINAMICA DELL OCCUPAZIONE Nord Ovest Nord Est Centro Umbria Sud Totale v.a. % v.a. % v.a. % v.a. % v.a. % v.a. % Espansione 6 10, , , ,0 5 33, ,1 Crescita 13 22, , ,0 0,0 1 6, ,6 Stagnazione 20 33, , ,3 0,0 4 26, ,6 Riduzione 14 23,7 8 12, ,7 0,0 1 6, ,6 Crisi 6 10,2 5 7,7 3 5,0 0,0 4 26,7 18 9,0 Totale , , , , , ,0 DISTRIBUZIONE DEI DISTRETTI PER AREA GEOGRAFICA IN RELAZIONE ALLA DINAMICA DELL OCCUPAZIONE (VALORI PERCENTUALI) Nord Ovest Nord Est Centro Umbria Sud Totale Espansione o crescita 32,2 53,8 55,0 100,0 40,0 46,7 Stagnazione 33,9 26,2 23,3 0,0 26,7 27,6 Riduzione o crisi 33,9 20,0 21,7 0,0 33,3 25,6 Totale 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 Fonte: elaborazione su dati ISTAT. Legenda: Espansione = aumento occupazione oltre l 8%; Crescita = aumento occupazione tra il 4 e l 8%; Stagnazione = aumento occupazione fino al 4%; Riduzione = riduzione dell occupazione fino al 4%; Crisi = riduzione occupazione oltre il 4%.

9 I sistemi locali del lavoro 263 media complessiva (tab. 7). Considerazioni ulteriori possono essere fatte analizzando nello specifico la dinamica occupazionale all interno dei distretti. Prendendo a riferimento tutti i distretti italiani e suddividendoli secondo il livello di sviluppo in termini occupazionali (quelli che hanno visto crescere l occupazione oltre l 8% sono stati definiti in espansione, quelli con un aumento dal 4% all 8% in crescita, quelli con un innalzamento occupazionale fino al 4% in stagnazione, quelli con un calo fino al 4% in riduzione, e quelli con una riduzione oltre il 4%, sono stati definiti distretti in crisi ), si evince, nel complesso, una situazione abbastanza equilibrata (tab. 8). Da rilevare che dei 199 distretti italiani, la percentuale più elevata (il 27,6%) si caratterizza per essere in stagnazione e quella più bassa (il 9%) in crisi. Nel Nord Ovest aumenta la percentuale dei distretti in stagnazione e diminuisce fortemente quella dei distretti in espansione; in controtendenza risultano essere invece Nord Est e Centro, per cui è più elevata la quota di distretti in espansione, più bassa quella della stagnazione e, soprattutto, quella relativa alle zone in crisi; il Sud si caratterizza per un accentuazione dei comportamenti estremi, in particolare quelli relativi ai distretti in espansione e ai distretti in crisi. In questo contesto ci Graf. 1 - DISTRIBUZIONE DEL NUMERO DEI DISTRETTI INDUSTRIALI PER RIPARTIZIONE GEOGRAFICA IN RELAZIONE ALLE DINAMICHE OCCUPAZIONALI ( ) Fonte: elaborazione su dati ISTAT.

10 264 RAPPORTO ECONOMICO E SOCIALE DELL UMBRIA sembra quanto mai interessante rilevare la situazione umbra che vede i suoi 5 distretti collocati tutti nella fascia in espansione. La terza parte della tabella 8 accorpa, per una visione di sintesi, le fasce di riferimento: spiccano, ancora una volta, il Nord Est e soprattutto il Centro, con quote ben superiori alla media nazionale (rispettivamente pari a 53,8% e 55,0%) di distretti in espansione o crescita e, di contro, con quote ben inferiori relativamente alle aree caratterizzate da diminuzioni occupazionali. Tale fenomeno è visibile dal grafico relativo (graf. 1). L Umbria ripropone, ed in maniera accentuata, il fenomeno che caratterizza l Italia, per cui la crescita dell occupazione dal 1996 al 2000 ha avuto la sua maggiore spinta all interno dei distretti (tab. 9). L 8,8% di aumento occupazionale regionale è stato infatti generato da un 12,3% entro i distretti e da un 7,9% fuori dei distretti. Anche in Umbria, come in Italia, si ripresenta la forbice tra un tasso di crescita attribuibile all industria inferiore a quello imputabile ai servizi, tuttavia per differenze più accentuate fuori dai distretti (6,9% e 10,4% fuori distretti contro 14,1% e 17,0% dentro i distretti). Dunque, è interessante rilevare il fenomeno seguente: in Umbria, in controtendenza al dato nazionale, la crescita occupazionale dell industria nei distretti è nettamente superiore al tasso medio regionale (14,1% contro 8,8%). Inoltre, i distretti umbri sembrano caratterizzarsi per una forza propulsiva sull occupazione che investe indistintamente sia l industria che, soprattutto, i servizi (l agricoltura si connota, di contro, per una diffusa diminuzione occupazionale). L analoga tabella che incrocia per l Umbria le dinamiche occupazionali per settori e per zone entro e fuori i distretti e costruita, questa volta, sul valore aggiunto, ripropone gli stessi fenomeni già visti considerando la variabile occupazione, Tab. 9 - DINAMICA DELL OCCUPAZIONE IN UMBRIA ( ) VALORI PERCENTUALI Agricoltura Servizi Industria Totale Totale regione -23,4 11,4 8,9 8,8 Non distretti -22,0 10,4 6,9 7,9 Distretti -26,6 17,0 14,1 12,3 DINAMICA VALORE AGGIUNTO IN UMBRIA ( ) Agricoltura Servizi Industria Totale Totale regione -11,9 23,8 15,4 19,9 Non distretti -11,2 23,0 12,9 19,1 Distretti -13,4 28,4 22,6 23,3 DISTRIBUZIONE E VALORE AGGIUNTO IN UMBRIA Occupazione Valore aggiunto Squilibrio prodotti/occupazione Non distretti 80,3 79,7 81,4 80,8 101,3 101,5 Distretti 19,7 20,3 18,6 19,2 94,5 94,3 Totale regione 100,0 100,0 100,0 100,0 Fonte: elaborazione su dati ISTAT.

11 I sistemi locali del lavoro 265 ovvero: - una crescita del valore aggiunto attribuibile alle attività distrettuali più elevata della media regionale (+23,3% contro 19,9%); - una divaricazione tra tassi di sviluppo di industria e servizi più accentuata nelle attività che si collocano al di fuori dei distretti umbri; - un tasso di variazione del valore aggiunto delle attività industriali entro i distretti superiore al tasso di crescita totale medio regionale (22,6% contro 19,9%). Ciò che rileva è, comunque, la presenza di tassi di crescita del valore aggiunto per lo più doppi (o quasi) rispetto ai rispettivi tassi di crescita dell occupazione. Specularmente, in agricoltura, il diffuso calo del valore aggiunto si attesta per valori molto più bassi di quelli verificatisi per l occupazione. Queste considerazioni valgono in termini di dinamiche. Analizzando il fenomeno in termini strutturali, si evince quanto segue: - dal 1996 al 2000 il peso dell occupazione entro le aree distrettuali aumenta lievemente, finendo per assorbire nel 2000 oltre un quinto dell occupazione totale regionale; - aumenta di un po più la quota di valore aggiunto, che però non riesce a raggiungere la soglia del 20%; - pertanto continua a persistere lo squilibrio tra prodotto e occupazione entro e fuori i distretti. Ulteriori elementi su cui riflettere per capire gli effetti sullo sviluppo della componente distrettuale possono essere offerti dal confronto tra i tassi di crescita delle regioni italiane (dal 1996 al 2001) e il rispettivo ruolo, espresso in termini di quota occupazionale assorbita, delle aree distrettuali (cfr. tab. 10). A prima vista, non emerge in realtà una qualche relazione tra tasso di sviluppo e ruolo dei distretti, ovvero, tassi elevati di crescita possono corrispondere a situazioni regionali in cui la presenza distrettuale, in termini di occupazione, è più o meno forte. Tuttavia, costruendo un grafico (graf. 2) che visualizza il posizionamento delle regioni in base al peso percentuale occupazionale dei propri distretti (l ascissa) e alla dinamica del proprio valore aggiunto (l ordinata), relativamente ai valori medi nazionali (pari, rispettivamente, all 8,9% e al 27,7%), si evince quanto segue: - cinque regioni (collocate nel Centro Nord-Est) si collocano nel quadrante in alto a destra, quello cioè con un tasso di sviluppo e un ruolo dei distretti superiori alla media nazionale; - quattro regioni si posizionano nel quadrante in basso a sinistra, manifestando elementi opposti; - la Lombardia è l unica regione caratterizzata da tassi di sviluppo inferiori alla media nazionale pur con una presenza occupazionale distrettuale molto elevata; - la maggior parte delle regioni (nove, tra cui l Umbria) si colloca nel quadrante in alto a sinistra, quello cioè caratterizzato da una crescita del valore aggiunto

12 266 RAPPORTO ECONOMICO E SOCIALE DELL UMBRIA Tab DINAMICA DEL VALORE AGGIUNTO E PESO DEI DISTRETTI ( ) (valori percentuali) Peso occupazionale dei distretti Tasso di incremento valore Piemonte 14,1 7,1 Valle d Aosta 0,0 1,2 Lombardia 42,9 7,4 Trentino Alto Adige 11,7 11,4 Veneto 62,7 10,3 Friuli Venezia Giulia 35,7 9,1 Liguria 8,3 9,0 Emilia Romagna 48,3 9,4 Toscana 37,5 9,8 Umbria 19,7 12,3 Marche 74,8 9,9 Lazio 1,7 7,2 Abruzzo 22,5 9,1 Molise 0,0 9,6 Campania 1,4 10,8 Puglia 6,6 11,4 Basilicata 0,0 11,4 Calabria 0,9 11,9 Sicilia 0,0 8,6 Sardegna 0,0 8,4 Italia 27,7 8,9 Fonte: elaborazione su dati ISTAT. Graf. 2 - DINAMICA DEL VALORE AGGIUNTO E PESO DEI DISTRETTI ( ) Fonte: elaborazione su dati ISTAT.

13 I sistemi locali del lavoro 267 superiore alla media, che convive con presenze distrettuali inferiori al dato nazionale. Quest ultimo fenomeno porterebbe a ipotizzare che la spinta propulsiva in termini di sviluppo non è necessariamente riconducibile ad una presenza forte di distretti e, dunque, a mettere in dubbio la strategicità del ruolo rivestito dai distretti per la crescita economica di una regione. I sistemi del lavoro umbri nel contesto dell Italia Centrale Nelle cartine di seguito presentate i sistemi locali del lavoro umbri sono messi a confronto con gli altri sistemi della ripartizione Italia Centrale. Nelle prime due Tav. 1 - LOCALIZZAZIONE DEI SISTEMI LOCALI DEL LAVORO DELL UMBRIA E ZONE LIMITROFE (2001) Fonte: elaborazione su dati ISTAT.

14 268 RAPPORTO ECONOMICO E SOCIALE DELL UMBRIA tavole (tavv. 1-2) si nota, piuttosto agevolmente, che i SLL umbri presentano al 2001, dal punto di vista del tasso di disoccupazione, una fisionomia piuttosto omogenea, con valori che variano nell intervallo che va dal 4,9% di Assisi al 5,7% di Terni. Netta è la differenza rispetto al Lazio, caratterizzato da un tasso di disoccupazione decisamente più elevato delle altre regioni dell Italia Centrale. I sistemi locali delle Marche presentano, invece, tassi di disoccupazione quasi sempre Tav. 2 - TASSO DI DISOCCUPAZIONE. ITALIA CENTRALE (2001) Fonte: elaborazione su dati ISTAT.

15 I sistemi locali del lavoro 269 inferiori a quelli umbri, se si eccettuano le zone più a sud della regione. Più sfumato il confronto con la Toscana, dove alcuni dei sistemi limitrofi presentano un valore del tasso di disoccupazione analogo a quello dei sistemi umbri o solo marginalmente inferiore. Nella tavola 3 abbiamo riportato il tasso di occupazione, cioè gli occupati in rapporto alla popolazione con oltre 15 anni. Tav. 3 - TASSO DI OCCUPAZIONE. ITALIA CENTRALE (2001) Fonte: elaborazione su dati ISTAT.

16 270 RAPPORTO ECONOMICO E SOCIALE DELL UMBRIA Le caratteristiche della regione si fanno in questo caso più sfumate. Perugia ed Assisi appartengono al gruppo di sistemi locali con un più elevato livello del tasso di occupazione, insieme a zone del centro della Toscana e della fascia costiera delle Marche, con valori prossimi al 50%. I sistemi locali della provincia di Terni viaggiano su valori inferiori di circa 7 punti percentuali, con una situazione simile all Alto Lazio ed alla fascia interna della bassa Toscana. La tavola 4 riporta i dati sull indice di autocontenimento, ottenuto dal rapporto tra occupati interni, (cioè che lavorano all interno del sistema locale) ed occupati residenti nel sistema locale (desunti dall indagine sulle forze di lavoro). Ne risulta un possibile quadro dei flussi di pendolarismo, organizzato intorno ai due capoluoghi provinciali e a Città di Castello. Tale fenomeno è riscontrabile in tutti i capoluoghi di provincia dell Italia Centrale ed è particolarmente accentuato nella direttrice Grosseto-Siena-Firenze dove sono interessati anche i sistemi locali limitrofi ai capoluoghi. Nelle tavole 5, 6 e 7 si ricostruisce il quadro settoriale al 2000 della composizione dell occupazione nelle macro-branche Agricoltura, Industria e Servizi. Per quanto riguarda l incidenza dell occupazione in agricoltura sul totale (tav. 5), ormai solo il sistema locale di Cascia (il più piccolo della regione) presenta un livello medio-alto, con una quota di addetti sul totale superiore al 15%. Altri tre sistemi locali (Fabro, Norcia e Marsciano) si situano su valori superiori al 10%. I capoluoghi di provincia umbri, come del resto la quasi totalità dei capoluoghi di provincia dell Italia Centrale, presentano delle quote di occupati in agricoltura inferiori al 2,5%. Una più spiccata vocazione industriale (tav. 6) caratterizza il Nord/Nord-Est della regione Umbria dove i sistemi locali di Gualdo Tadino, Umbertide, Città di Castello, Assisi e Marsciano presentano quote di occupazione nell industria superiori al 40%. Si riscontra una forte vocazione industriale nelle Marche dove ben 24 sistemi locali del lavoro sui 42 totali hanno una quota di occupati nell industria superiore al 40%. Per l Italia Centrale, il Lazio è la regione che presenta quote inferiori di occupati nell industria. La quota di occupazione nei servizi (vedi tavola 7) nel capoluogo regionale (75%) appare allineata a quella dei maggiori centri urbani e delle zone a vocazione turistica. Sono le zone limitrofe al sistema locale di Perugia a presentare un incidenza dell occupazione nei servizi relativamente modesta. Nella provincia di Terni le attività dei servizi sembrano concentrarsi di più nei sistemi locali limitrofi a quello del capoluogo. Per il complesso dell economia (tav. 8), il sistema locale di Gubbio presenta uno dei livelli del valore aggiunto per occupato più elevati della ripartizione dell Italia Centrale, inferiore solo a Roma ed un sistema locale nella provincia di Pisa (Pomarance). È elevato anche il dato di Terni, mentre Perugia si trova a metà graduatoria, preceduta nella regione da Foligno, Todi, Spoleto, Orvieto e

17 I sistemi locali del lavoro 271 Tav. 4 - INDICE DI AUTOCONTENIMENTO. ITALIA CENTRALE (2001) Fonte: elaborazione su dati ISTAT.

18 272 RAPPORTO ECONOMICO E SOCIALE DELL UMBRIA Tav. 5 - QUOTA PERCENTUALE DI OCCUPATI NELL AGRICOLTURA SUL TOTALE. ITALIA CENTRALE (2000) Fonte: elaborazione su dati ISTAT.

19 I sistemi locali del lavoro 273 Tav. 6 - QUOTA PERCENTUALE DI OCCUPATI NELL INDUSTRIA SUL TOTALE. ITALIA CENTRALE (2000) Fonte: elaborazione su dati ISTAT.

20 274 RAPPORTO ECONOMICO E SOCIALE DELL UMBRIA Tav. 7 - QUOTA PERCENTUALE DI OCCUPATI NEI SERVIZI SUL TOTALE. ITALIA CENTRALE (2000) Fonte: elaborazione su dati ISTAT.

21 I sistemi locali del lavoro 275 Tav. 8 - VALORE AGGIUNTO PER OCCUPATO TOTALE. ITALIA CENTRALE (2000) Fonte: elaborazione su dati ISTAT.

22 276 RAPPORTO ECONOMICO E SOCIALE DELL UMBRIA Tav. 9 - VALORE AGGIUNTO PER OCCUPATO IN AGRICOLTURA. ITALIA CENTRALE (2000) Fonte: elaborazione su dati ISTAT.

23 I sistemi locali del lavoro 277 Tav VALORE AGGIUNTO PER OCCUPATO NELL INDUSTRIA. ITALIA CENTRALE (2000) Fonte: elaborazione su dati ISTAT.

24 278 RAPPORTO ECONOMICO E SOCIALE DELL UMBRIA Tav VALORE AGGIUNTO PER OCCUPATO NEI SERVIZI. ITALIA CENTRALE (2000) Fonte: elaborazione su dati ISTAT.

25 I sistemi locali del lavoro 279 Castiglione del Lago. Città di Castello e Cascia presentano i valori più bassi per la regione e anche nella graduatoria per l Italia Centrale si trovano nella parte più bassa. Nell agricoltura (tav. 9), i sistemi locali umbri della provincia di Perugia sono tra i più produttivi dell Italia Centrale, preceduti solo da quelli dell Ovest della Toscana. Maggiore delle zone limitrofe extra-regione il valore aggiunto per occupato dei sistemi dell area di Terni. Particolarmente per l Umbria, ma anche per Lazio e Marche, sembrerebbe che il valore aggiunto per occupato segua delle logiche legate ai confini provinciali, fenomeno un po meno evidente in Toscana. Gubbio e Terni si collocano nell ordine tra i primi 10 sistemi locali dell Italia Centrale per il livello di valore aggiunto per occupato nell industria, ai quali si aggiunge anche Foligno (17 posto). Di questi, peraltro, nessuno è classificato come distretto. Dei distretti umbri è Gualdo Tadino a presentare il valore del rapporto più elevato (tav. 10). Il valore aggiunto per occupato nei servizi (tav. 11) è nella regione generalmente modesto, in particolare nei sistemi locali nelle zone più occidentali ed orientali (Castiglione del Lago, Foligno, Norcia, Gualdo Tadino e Cascia). Spiccano in Regione solo Todi e Gubbio classificandosi entro i primi 35 sistemi locali. Le Marche hanno il maggior valore aggiunto per occupato nei servizi e ben 14 sistemi locali marchigiani si trovano nei primi 20 posti della graduatoria dell Italia Centrale. Tra i capoluoghi regionali della ripartizione Perugia o meglio il suo sistema locale è quello che ha il più basso rapporto valore aggiunto/occupati. Note 1 I dati sono presi dall Indagine sulle forze di lavoro dell ISTAT, media 2001.

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