Case Studies 2 «Territorio e Turismo sostenibile» CAMBIAMENTO CLIMATICO E TRASFORMAZIONE DEL TERRITORIO. GREEN JOBS Formazione e Orientamento

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1 Case Studies 2 «Territorio e Turismo sostenibile» CAMBIAMENTO CLIMATICO E TRASFORMAZIONE DEL TERRITORIO GREEN JOBS Formazione e Orientamento

2 CASE STUDIES 1. IL CASO DEL PARCO DEL TICINO 2. DISSESTI IDROGEOLOGICI E INERZIA DELL UOMO 3. TERREMOTI E VULCANI 4. COME CAMBIERANNO I TERRITORI DEL VINO 2

3 1. ILCASO DEL PARCO DEL TICINO

4 ILCASO DELPARCO DELTICINO SCHEDA DI SINTESI LUOGO TEMA Regione Lombardia Cambiamento climatico e trasformazione del territorio PROBLEMATICA Molteplicità di inondazioni nella Regione SOLUZIONE Creazione di un Parco per la conservazione del fiume FIGURE PROFESSIONALI INTERESSATE SOGGETTI COINVOLTI Manager di governo del territorio, Marketing manager, Paesaggista Regione Lombardia LINK 4

5 ILCASO DELPARCO DELTICINO Il territorio del Parco del Ticino è di circa ettari e si estende nelle aree delle province di Milano, Varese, Pavia e Novara; interessa 46 comuni. Il fiume Ticino - detto anche Fiume azzurro - è lungo 248 Km, nasce dai ghiacciai delle Alpi Lepontine e sfocia nel Lago Maggiore, di cui è il principale emissario. All interno del Parco ci sono numerose specie di animali e vegetali:senecontano246diuccellieoltre40dipesci. 5

6 ILCASO DELPARCO DELTICINO Il Parco è stato creato con l intenzione di controllare le numerose inondazioni che si sono verificate in quelle zone. L esperienza del parco è antesignana di alcune riflessioni sul tema dell adattamento: la strategia di conservazione e di ripristino ambientale ha consentito la creazione di una straordinaria infrastruttura di protezione del territorio. Il progetto di conservazione ha fatto del Ticino uno dei fiumi più puliti e meno soggetto al rischio di inondazioni. La creazione del Parco ha conservato l aspetto selvaggio e naturale del fiume. 6

7 2. DISSESTI IDROGEOLOGICI E INERZIA DELL UOMO

8 DISSESTI IDROGEOLOGICI E INERZIA DELL UOMO SCHEDA DI SINTESI LUOGO Sarno (1998), Messina (2009) TEMA Cambiamento climatico e trasformazione del territorio PROBLEMATICA Dissesto idrogeologico SOLUZIONE Messa in sicurezza delle aree abitate e risanamento idrogeologico del territorio FIGURE PROFESSIONALI INTERESSATE Riskmanager, Manager di governo del territorio SOGGETTI COINVOLTI LINK Regione Campania Regione Sicilia 8

9 DISSESTI IDROGEOLOGICI E INERZIA DELL UOMO Si definiscono come dissesti idrogeologici quei processi che vanno dalle erosioni contenute e lente alle forme più consistenti della degradazione superficiale e sotterranea dei versanti, fino alle forme imponenti e gravi delle frane, comprendendo anche fenomeni come alluvioni e valanghe. Le cause del dissesto idrogeologico sono da ricercarsi nella fragilità del territorio, nella modifica radicale degli equilibri idrogeologici lungo i corsi d'acqua e nella mancanza d'interventi manutentori da parte dell'uomo, soprattutto nelle aree montane in abbandono dove non si esercitano più le tradizionali attività agricole e forestali. La difesa del territorio dalle calamità naturali ed in particolare dalle piene dei torrenti è sempre stata una costante preoccupazione delle popolazioni di montagna, perché le esondazioni hanno costituito, attraverso i secoli, una continua minaccia e una fonte di notevoli situazioni di pericolo. Si stima che sei milioni di persone in Italia vivono in zone ad alto rischio idrogeologico, mentre 22 milioni si trovano in zone a rischio medio. L 82% del territorio nazionale è a rischio. 9

10 LA MAREA DI FANGOTRAVOLGETUTTO: SARNO 1998 Uno dei casi più terrificanti del dissesto idrogeologico è la frana di Sarno, cittadina della Campania colpita nel maggio del 1998 daunaterribilealluvionechecausòlamortediben160persone. La tragedia avviene nella notte del 5 maggio, quando una valanga di fango si stacca dalla montagna di Pizzo di Alvano e correavalleversosarnoadunavelocitàdi300metrialminuto.il fango arriva dovunque, nelle strade, nelle case, negli ospedali, non risparmiando niente e nessuno, raggiungendo un altezza di sette metri e non lasciando scampo alle abitazioni, quasi tutte a due piani. 10

11 LA MAREA DI FANGOTRAVOLGETUTTO: SARNO 1998 Le cause della frana sono da individuare sicuramente nelle intense precipitazioni che colpirono i territori in quei giorni, ma anche nelle opere edilizie nei pressi dei corsi d acqua. Infatti, una grossamanoladiedel uomoconlasuaincurianellagestionedel territorio. Le particolari condizioni geologiche del monte, ricoperto da uno strato di polveri e detriti, sono un altra delle cause del disastro del maggio 98. Le colline interessate da questi smottamenti erano costellate di villette mescolate a contrappieni, che servono per sostenere il terreno in una situazione di grande pericolo, molto spesso sottovalutato dagli amministratori che continuano a concedere licenze edilizie. Tutte le zone della Valle erano, e continuano ad essere, ad alto rischio di frane e smottamenti. 11

12 LA MAREA DI FANGOTRAVOLGETUTTO: SARNO 1998 Il territorio sul quale sono adagiati Sarno e i paesi limitrofi non è sicuro. Soprattutto se i canali di scolo sono per la gran parte vecchi e otturati e non ci sono sistemi di sicurezza in grado di proteggere le case dall eventualità di alluvioni o di fenomeni naturali inaspettati e irruenti. 10 anni dopo la tragedia si è riunito il Comitato istituzionale del commissariato di governo per l emergenza idrologica in Campania. Lo stato di emergenza nei comuni coinvolti dall alluvione del 98 è stato dichiarato ormai chiuso. L 89% delle opere necessarie per la messa in sicurezza delle aree abitate risulta realizzato. E stata decretata la costituzione di un Agenzia regionale di difesa del suolo (Arcadis) per il risanamento idrogeologico di tutto il territorio regionale. 12

13 LA TRAGEDIA DI MESSINA NEL 2009 Un analogo disastro idrogeologico si è verificato a Messina nell ottobre del Un violento nubifragio nella Sicilia nordorientale provocò lo straripamento di diversi corsi d acqua e la formazione di frane, con colate a valle di fango e detriti che causarono la morte di circa 40 persone. Frane e crolli si riversarono dalle colline intorno alla città, soprattutto nel paesino di Giampilieri, una frazione a circa 20 km dal capoluogo, rimasta isolata per venti giorni. Il nubifragio colpì con l intensità di un alluvione lampo solo un area molto ristretta. Ancora una volta è stata la furia della natura a sottolineare l adozione di una politica del territorio scellerata. Giampilieri aveva subìto un'altra alluvione il 25 ottobre 2007, quando un'enorme colata di fango aveva invaso le vie cittadine causando danniper500milionidieuro. 13

14 LA TRAGEDIA DI MESSINA NEL 2009 A distanza di tempo questi eventi si ripetono, senza che siano fatti realmente interventi massicci sul piano della prevenzione, unmalenonsolodellasicilia,madituttal'italia. Dopo 4 anni, i lavori di ricostruzione sulle zone devastate procedono un a rilento e la popolazione del messinese chiede giustizia, considerando che il rischio di dissesto idrogeologico era stato denunciato da oltre 10 anni. Ogni volta che piove si rivive con l'incubo che possa capitare di nuovo. 14

15 3. TERREMOTI EVULCANI

16 TERREMOTI E VULCANI SCHEDA DI SINTESI LUOGO TEMA Mondo Trasformazione del territorio PROBLEMATICA Fragilità del territorio SOLUZIONE Pianificazione territoriale FIGURE PROFESSIONALI INTERESSATE Manager di governo del territorio, Disaster manager SOGGETTI COINVOLTI LINK Enti statali e locali 16

17 TERREMOTI E VULCANI I fenomeni sismici con tutta probabilità sono quelli che più colpiscono l immaginario dell uomo, perché mettono in dubbio il concetto innato della stabilità del suolo su cui vive, su cui edifica eacui affidalapartepiùcaradeisuoiricordi. In Giappone o in California terremoti potentissimi uccidono cento volte meno che in altri paesi. In Italia il terremoto dell Aquila del 2009 ha distrutto un intera città, causando 309 vittime. L'uomo sembra incapace di comprendere la vera essenza delle calamità: fenomeni naturali che vanno trattati come tali, di cui attenuare la forza distruttrice e da non ignorare mai. 17

18 TERREMOTI E VULCANI Un vulcano attivo non porterebbe morte e distruzione se l'uomo non avesse costruito decine di migliaia di abitazioni tutto al suo cono: il caso del Vesuvio, vulcano di tipo esplosivo, è talmente evidente da sembrare incredibile. L'eruzione del 79 d.c. che distrusse Pompei ed Ercolano e quella più recente e meno distruttiva del 1944 non hanno insegnato nulla. L area peri-urbana circumvesuviana si è moltiplicata ed estesa senza soluzione di continuità, in un unico enorme abbraccio al vulcano. 18

19 4. COME CAMBIERANNO I TERRITORI DEL VINO

20 COME CAMBIERANNO I TERRITORI DEL VINO SCHEDA DI SINTESI LUOGO TEMA Mondo Cambiamento climatico PROBLEMATICA Cambiamento dell area di coltivazione del vino SOLUZIONE Pianificazione territoriale FIGURE PROFESSIONALI INTERESSATE Manager di governo del territorio, Paesaggista, Marketing manager SOGGETTI COINVOLTI LINK Enti statali e locali 20

21 COME CAMBIERANNO I TERRITORI DEL VINO La coltivazione dei vitigni dipende in modo critico dalle condizioni di temperatura e di umidità. Particolarmente favorevole è il clima dell'area mediterranea, caratterizzato da estati calde e secche e da inverni freddi e umidi, che si riscontrano anche in California, Cile, Sudafrica e sulle coste meridionali dell Australia. Queste cinque regioni sono comprese nelle nove principali aree produttive del mondo, insieme con altre in cui il clima non è di tipo mediterraneo (la Nuova Zelanda, parte dell'australia, l Europa del Nord e l America nordoccidentale). Le zone con clima di tipo mediterraneo diventeranno tendenzialmente troppo calde per sostenere l'attuale produzione di vino, mentre quelle con clima attualmente più freddo potranno aumentare la produttività proprio in virtù dell'incremento delle temperature. 21

22 L'estensione delle aree idonee alla coltivazione della vite subirà una forte contrazione: in Cile la riduzione è stimata tra il 19 e il 25%, nell Australia con clima di tipo mediterraneo tra il 69 e il 73% e in Europa tra il 60 e il 70% (interessando zone tradizionali di produzione di vini di pregio come il Bordeaux e la valle del RodanoinFranciaolaToscanainItalia). Le zone con clima di tipo mediterraneo diventeranno tendenzialmente troppo calde per sostenere l'attuale produzione di vino, mentre quelle con clima attualmente più freddo potranno aumentare la produttività proprio in virtù dell'incremento delle temperature. L'estensione delle aree idonee alla coltivazione della vite subirà una forte contrazione: in Cile la riduzione è stimata tra il 19 e il 25%, nell Australia con clima di tipo mediterraneo tra il 69 e il 73% e in Europa tra il 60 e il 70% (interessando zone tradizionali di produzione di vini di pregio come il Bordeaux e la valle del RodanoinFranciaolaToscanainItalia). 22

23 CREDITI Materiale a cura del progetto La.Fem.Me Lavoro Femminile Mezzogiorno Italia Lavoro S.p.A. Rielaborazione a cura del progetto Increase Fonti: Symbola Fondazione per le Qualità Italiane Immagini: - Foto copertina: 1. James Monkeyyatlarge; 2. Fil.al; 3. Simada 2009 Aggiornamento Gennaio 2014 Per informazioni infolafemme@italialavoro.it servizi.prodottiformativi@italialavoro.it

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