SCREENING CAVA AREA I10 NOTA INTEGRATIVA 20/12/2013
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- Ortensia Pappalardo
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1 SCREENING CAVA AREA I10 20/12/ PREMESSA A seguito della Richiesta di Integrazioni relativa alla pratica Procedura di Verifica (Screening) L.R. 9/99 e D.LGS 152/06 Progetto Preliminare della cava di ghiaia e sabbia Area I10 in Via Dell Aeroporto n. 135 Marzaglia Modena inviata dal Comune di Modena Settore Ambiente e Protezione Civile alla scrivente, con prot. n /2013 del 05/12/2013, vengono di seguito riportati le note integrative ed i chiarimenti opportuni per l adeguamento degli elaborati di progetto in adempimento alle osservazioni formulate nella sopra citata richiesta. Le risposte sono relative all analisi dei rispettivi punti elencati nella Richiesta di Integrazioni. Relazione Tecnica A causa di un errore di digitazione è stato indicato un valore errato riguardante il volume complessivo di scavo in tabella 3 a pagina 15, il quantitativo corretto è 489'185 mc. Pertanto al fine di fugare ogni dubbio si riporta la tabella corretta in sostituzione di quella presente nel paragrafo 4.4. DEFINIZIONI Unità TOTALE a) Superficie area scavo mq b) Volume scavo complessivo mc c) Volume cappellaccio (spessore 2,84 m) mc d) Volume materiale ghiaioso (b-c) mc e) Volume scarto e/o sterile in banco (5 %d) mc f) Volume ghiaia utile commercializzabile (I a ) (d-e) mc Tabella 3: Superfici di scavo e volumi di materiali estratti Per quanto riguarda i refusi in relazione tecnica e nella relazione di conformità, si riporta quanto segue: 1
2 la dicitura E1 a pagina 4 del Fascicolo 1 Relazione Tecnica a riferimento degli elaborati cartografici in cui è compresa l area di cava è ovviamente un refuso, ma i riferimenti forniti sono corretti, in quanto la cava Area I10 è compresa negli elaborati cartografici indicati a pagina 4 della Relazione Tecnica; la dicitura E1 a pagina 18 terzo capoverso del Fascicolo 1 Relazione Tecnica, riguardante le opere preliminari presenti è ovviamente un refuso, ma le indicazioni riguardanti le recinzioni già presenti sono corrette e riguardanti la cava Area I10 ; la dicitura I1-I7 a pagina 11 del Fascicolo 2 Relazione di conformità del progetto alle previsioni in materia urbanistica, ambientale e paesaggistica è ovviamente un refuso, ma le indicazioni in riferimento alla categoria B.3.4. cave e torbiere sono corrette e fanno riferimento alla cava Area I10. Per quanto riguarda lo stoccaggio del materiale terroso derivante dalla rimozione del cappellaccio, è stato indicato che verrà ubicato sul fondo cava al fine del suo reimpiego per i successivi ripristini. Tale affermazione fa riferimento ad una configurazione che prevede porzioni di fondo cava già esaurite e consone ad ospitare cumuli di materiale terroso pur mantenendo operative le aree di manovra e le vie di transito. Fino a quando queste aree non saranno disponibili, il cappellaccio estratto sarà depositato sulle aree a piano campagna ancora non interessate dagli scavi. Così operando sarà possibile in un primo momento utilizzare le aree a piano campagna per il deposito dei materiali terrosi, ed in un secondo momento completare lo scotico delle aree interessate dallo scavo utilizzando il fondo cava ormai libero quale area di stoccaggio idonea. In ogni caso, lo stoccaggio temporaneo avverrà su terreni in disponibilità alla ditta esercente, per un periodo mai superiore ai 3 anni. L esatta ubicazione delle aree di stoccaggio sarà fornita con il progetto definitivo, quando unitamente alla suddivisione in lotti di scavo sarà definito il progressivo avanzamento delle escavazioni. Allegato alla presente nota, viene redatto e fornito a corredo della procedura di verifica (Screening) il Piano di Gestione dei Rifiuti di Estrazione ai sensi del D.Lgs. 117/2008, identificato come fascicolo F05i. 2
3 Relazione di individuazione e valutazione degli impatti ambientali ACQUA Le tavole di progetto, a partire dalla n. 2 Planimetria degli interventi preliminari, fino alla n. 5 Planimetria di Sistemazione Vegetazionale sono corredate dall indicazione dei fossi di guardia che saranno implementati nell area di scavo e di intervento. In tavola 3 Planimetria di scavo sono indicati solamente i fossi di guardia a piano campagna esistenti (a est e a nord), poiché la normale prassi gestionale della cava non ne prevede la realizzazione sul fondo in ghiaia. I fossi di guardia saranno invece creati e/o mantenuti al piede ed alla sommità delle scarpate di sistemazione come indicato nelle relative tavole (tavole 4 e 5). In merito alla procedura di intervento in caso di sversamenti accidentali, la comunicazione di avvio delle primarie operazioni di messa in sicurezza del sito a prevenzione di ulteriore diffusione del potenziale inquinamento verrà tempestivamente inoltrata alle autorità competenti tra cui Arpa, Provincia e Comune di Modena. Piano di Monitoraggio Acque sotterranee Per un errore materiale, nelle indicazioni dei piezometri che verranno monitorati con cadenza trimestrale è stato inserito in piezometro PC4_A, che non esiste. Il piezometro giusto da inserire nel piano di monitoraggio è il PV4_A. Il piezometro denominato CM3 verrà mantenuto al fine di un suo utilizzo come punto di monitoraggio delle acque sotterranee. In fase di definizione del progetto definitivo, sarà adeguato il perimetro di scavo al fine di mantenerlo in attività, anche adottando una conformazione morfologica in grado di garantire adeguate condizioni di sicurezza in fase di monitoraggio. RIFIUTI Allegato alla presente nota, viene redatto e fornito a corredo della procedura di valutazione (Screening) il Piano di Gestione dei Rifiuti di Estrazione ai sensi del D.Lgs. 117/2008, identificato come fascicolo F05i. ARIA In relazione alla richiesta di riportare le concentrazioni massime orarie, rappresentative dell impatto massimo delle attività estrattive e impiantistiche, sono state processate tramite il modello di dispersione AERMOD le medesime sorgenti emissive (volumetriche, puntuali ed areali) utilizzate in fase di redazione del Piano di Coordinamento. 3
4 I risultati ottenuti sono i seguenti: media massima oraria calcolata su tutto l anno indagato entro l intero territorio del Polo 5 = 10,46841 µg/ mc; media massima oraria stimata sul recettore R1, identificato come maggiormente sensibile agli impatti derivanti dalle attività di cava in oggetto = 2,86575 µg/ mc. Tali risultati, anche se sommati al valore di inquinamento di fondo per il PM10, pari a circa 34 µg/m3 risultano ampiamente inferiori al limite di legge (50 µg/mc), che ha peraltro come riferimento un periodo di mediazione giornaliero. In merito alla richiesta di giustificare l andamento delle isolinee di dispersione delle PM10 ottenuto tramite il modello AERMOD preso a riferimento, è utile chiarire che la simulazione schematizza le sorgenti emissive in quattro diverse tipologie: volumetriche, che rappresentano il contributo degli impianti di frantumazione puntuali, che rappresentano il contributo degli impianti di betonaggio, lineari (costruite come sorgenti areali con una dimensione molto maggiore dell altra), che rappresentano il contributo emissivo dovuto al traffico in uscita dai frantoi, areali, che rappresentano il contributo emissivo legato alle attività di cava, comprensivo anche delle movimentazioni e dei traporti interni (sulla viabilità non asfaltata) di cappellaccio e ghiaia. Nelle mappe mostrate nel Fascicolo 3 Relazione di individuazione e valutazione degli impatti ambientali paragrafo pagg. 72 e 73. il contributo delle sorgenti areali, delle quali la totalità delle attività in progetto costituisce quota parte, non risulta chiaramente visibile in quanto obliterato dall apporto emissivo dovuto agli impianti (rappresentati dalle sorgenti volumetriche, puntuali e lineari). Al fine di rendere percepibile l apporto dovuto alle sole sorgenti areali è stata scorporata la relativa simulazione. I risultati ottenuti con AERMOD implementando le sole sorgenti areali rappresentanti le aree di cava, sono riportati nella mappa di Figura 1: è possibile notare la diretta correlazione delle emissioni stimate con i due macro settori di scavo schematizzati per il Polo 5, il cui impatto in termini di emissioni medie annuali risulta indicativamente inferiore di circa 2 ordini di grandezza rispetto a quello stimato dal modello originario comprensivo delle altre sorgenti relative agli impianti. 4
5 µg/mc Figura 1: Risultati simulazione AERMOD - Concentrazioni medie annuale di PM10 (µg/mc) derivanti dalle emissioni stimate per sorgenti areali rappresentative della totalità delle aree di cava del Polo n. 5. Figura 2: Risultati simulazione AERMOD - Concentrazioni medie annuale di PM10 (µg/mc) derivanti dalle emissioni stimate per sorgenti areali rappresentative di 4 cave in progetto (Area E1, I3, I4-I7 e I10) in Fase A in Comune di Modena. 5
6 Al fine di meglio definire il contributo delle sorgenti areali in progetto, che dal punto di vista spaziale non sempre coincidono con le macro aree mostrate in Figura 1, è stato utilizzato il modello AERMOD per prevedere, in questa specifica ipotesi, la diffusione delle PM10 generate dalla coesistenza di 4 aree in progetto (Area E1, I3, I4-I7 ed I10) in Fase A di Modena (Figura 2). Le informazioni di input utilizzate, con particolare riferimento al calcolo delle emissioni polverulente per unità di superficie, sono state ottenute utilizzando le medesime modalità di calcolo per la creazione della simulazione complessiva del Polo 5. I risultati ottenuti (Figura 2) mostrano interferenze sui ricettori molto minori rispetto a quelle calcolate per i macro settori di cui alla, in virtù del fatto che le emissioni di queste quattro aree sono quota parte delle complessive calcolate per il Polo 5. Il valore massimo previsto e corrispondente alla colorazione più scura (Figura 2) è di circa µg/mc, tale per cui è possibile confermare nel breve periodo un grado di impatto lieve per la componente atmosfera ed emissioni. Piano di Monitoraggio Per quanto riguarda il piano di monitoraggio ambientale, si intende effettuare le misure delle polveri solamente sul ricettore ritenuto maggiormente impattato ossia R1. Si considera inoltre la possibilità di effettuare controlli sul recettore R11 come alternativo o sostitutivo in caso di inaccessibilità del primo. Rimane invariata la modalità proposta per il monitoraggio. RUMORE Per quanto riguarda la richiesta di integrare la valutazione di impatto acustico della cava Area I10 considerando per il ricettore R11 un livello acustico di fondo e residuo misurato, oppure eventualmente in analogia con quanto misurato in campagne precedenti presso il ricettore A1, si è optato per la seconda ipotesi: si riporta in Figura 3 la valutazione dell impatto acustico derivato dallo stato di progetto su R11, assimilato alla situazione registrata in fase di monitoraggio sul ricettore A1. Si chiede pertanto, in riferimento alla pressione sonora generata dall attività in oggetto, di far riferimento alla misura dello stato di fatto effettuata sul ricettore A1, caratterizzato da particolare vicinanza con le attività lavorative equivalenti in atto. 6
7 Figura 3: Monitoraggio acustico sul ricettore A1 equivalente alla pressione di progetto sul ricettore R11 (luglio 2013). Dalla relazione di monitoraggio, di cui di seguito si riporta un estratto, si evince quanto segue: presso l abitazione A1 si rileva il rispetto del limite diurno di classe III sia nell orario di lavoro presso la cava sia negli intervalli in cui ogni attività è sospesa; presso l abitazione A1 si osserva il rispetto del limite diurno di classe anche nella media settimanale. 7
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11 In considerazione di quanto sopra descritto, alle risultanze della previsione di impatto acustico con i relativi dispositivi di mitigazione, nel breve periodo è possibile affidare alla componente rumore un grado di impatto lieve, comunque associato alla perturbazione indotta alla condizione di fondo, su cui già insistono le attività produttive esistenti. Si riconferma un impatto nullo a lungo termine, in relazione all eliminazione delle sorgenti rumorose. Piano di Monitoraggio In relazione alle nuove previsioni di impatto che mostrano un generale rispetto dei livelli di pressione sonora sul ricettore R11 si propone di effettuare il monitoraggio acustico, secondo le modalità indicate nel fascicolo 3 Relazione di individuazione e valutazione degli impatti ambientali capitolo 8.2, solamente sul ricettore R1, analogamente a quanto previsto per il monitoraggio delle polveri. Il tecnico incaricato Dott. Geol. Cavallini Stefano 11
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