Carattere pedopornografico per le fotografie che ritraggono minorenni nudi a cura di Guglielmo Starace
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1 Carattere pedopornografico per le fotografie che ritraggono minorenni nudi a cura di Guglielmo Starace (Cassazione, terza sezione penale, sentenza del 19 luglio 2011, depositata il 2 agosto 2011, n ). IL CASO La Corte di Appello di Bari aveva confermato la dichiarazione di colpevolezza di G. in ordine al reato di cui agli art. 81 cpv. e 600 ter, III comma, c.p., per avere, reiteratamente, all'interno di un gruppo di discussione operante in internet, messo a disposizione di tutti gli altri utenti alcuni file di contenuto pedopornografico, ed in particolare fotografie di minori completamente nudi. La Corte di merito aveva ritenuto sussistente il carattere pedopornografico in alcune fotografie riproducenti minori nudi, pur non essendo stati ritratti nel compimento di attività sessuali. La Corte aveva respinto altresì la richiesta di derubricazione del fatto nell'ipotesi di reato di cui all'art. 600 ter, IV comma, c.p., fondata sulla circostanza per cui le immagini, inviate attraverso messaggi di posta elettronica, venivano depositate in apposito server "NNPT" e si rendevano disponibili al pubblico solo dopo essere state visionate da un moderatore. Avverso la sentenza aveva proposto ricorso il difensore dell'imputato. Con il primo motivo, il ricorrente aveva dedotto che la condotta, per integrare la fattispecie delittuosa di cui all art. 600 ter, III comma c.p., deve raggiungere una determinata soglia di offensività per lo sviluppo fisico, psicologico, spirituale, morale e sociale del minore, che la norma mira a tutelare. Per conseguenza, non avrebbero dovuto ritenersi comprese nella fattispecie criminosa le fotografie di nudi di minori non ripresi in attività sessuali. Con altro motivo di ricorso, si era denunciata mancanza o manifesta illogicità della motivazione in relazione all'art. 600 ter, IV comma, c.p. sulla base del fatto che l'imputato aveva inviato le immagini attraverso messaggi di posta elettronica, i
2 2 quali, depositati in appositi server "NNTP", si erano resi disponibili solo dopo essere stati visionati dal moderatore. L invio delle fotografie ad una persona determinata avrebbe dovuto configurare la fattispecie come violazione del quarto comma dell'art. 600 ter c.p. LA MASSIMA Rientra nella nozione di pedopornografia anche l esibizione lasciva dei genitali e della regione pubica di minori non coinvolti in attività sessuali. La presenza del cosiddetto moderatore di un gruppo di discussione operante in internet è irrilevante per la responsabilità di chi invia le immagini attraverso messaggi di posta elettronica, poi depositate in apposito server "NNPT" sino alla pubblicazione ad opera del moderatore medesimo, potendo semmai cagionare il concorso tra i due. (Corte di Cassazione, terza sezione penale, sentenza del 19 luglio 2011, depositata il 2 agosto 2011, n ) I TEMI DI INTERESSE La Corte ha ritenuto infondato il ricorso. Premettendo che il carattere pornografico o meno di immagini ritraenti minori costituisce apprezzamento di fatto demandato al giudice di merito, in quanto tale sottratto al sindacato di legittimità, se sorretto da una motivazione immune da vizi logici e giuridici, (sez. III, n , G., RV ), la Suprema Corte ha condiviso le conclusioni della Corte di merito. La motivazione, per sancire la natura pornografica del materiale sequestrato, coinvolgente minori degli anni diciotto, fa riferimento alla sua stessa giurisprudenza (sez. III, n , Khan, RV ) e al Protocollo Opzionale alla Convenzione sui diritti dell'infanzia...., stipulato a New York il e ratificato
3 3 dall'italia con L. n. 46 del 2002, secondo i quali rientra nella nozione di pedopornografia anche l esibizione lasciva dei genitali e della regione pubica dei minori. La Corte di legittimità ha pienamente condiviso pure le osservazioni dei Giudici del merito secondo cui: a) l attività di cessione di materiale pedopornografico da parte del G., stante la messa a disposizione di un numero indeterminato di utenti, non rientra nell'ambito della connessione privata; b) la presenza del cosiddetto moderatore è del tutto irrilevante, non escludendo affatto la responsabilità dell'imputato, ma potendo semmai cagionare il suo concorso con quest'ultimo. Assolutamente condivisibile appare il principio secondo cui la presenza di un moderatore non scrimina la condotta dell internauta che invia con la posta elettronica le immagini pornografiche di minori, dal momento che è certamente vero che l invio è diretto ad una persona, ma è parimenti vero che l invio è destinato alla pubblicazione, e quindi alla condivisione con un numero indeterminato di utenti. Non appare di pari chiarezza la decisione di attribuire tout court carattere pedopornografico alle immagini ritraenti minorenni semplicemente nudi. Com è noto, l art. 600 ter c.p., sotto la rubrica pornografia minorile, è stato inserito nel codice penale dalla L. 3 agosto 1998, n. 269, art. 3, ed è stato poi modificato dalla L. 6 febbraio 2006, n. 38, art. 2, sicché nella formulazione attuale del primo comma, punisce chiunque, utilizzando minori degli anni diciotto, realizza esibizioni pornografiche o produce materiale pornografico ovvero induce minori di anni diciotto a partecipare ad esibizioni pornografiche. Il legislatore si è, però, astenuto dal fornire una definizione del concetto di pornografia, investendo così l interprete del delicato compito definitorio, al fine di distinguere ciò che è penalmente illecito da ciò che non lo è, in aderenza ai principi
4 4 costituzionalmente vincolanti di tassatività e determinatezza della fattispecie penale. Non risulta che recente giurisprudenza di legittimità abbia avuto modo di affrontare direttamente questo compito, verosimilmente perché le fattispecie concrete al suo esame non presentavano margini di incertezza. Con l esplodere del fenomeno della pornografia minorile e con l estendersi dell allarme sociale contro lo sfruttamento sessuale dei minorenni, è stato il legislatore internazionale ad affrontare più adeguatamente il problema. Indubbiamente illuminante, proprio perché frutto di una elaborazione più specifica e socialmente matura, è la definizione fornita dal Protocollo Opzionale alla Convenzione sui diritti dell infanzia, sulla vendita dei bambini, la prostituzione e la pornografia rappresentante bambini, stipulato a New York il e ratificato dall Italia con L. 11 marzo 2002, n. 46. Secondo l art. 1 di tale Protocollo si intende per pornografia minorile qualsiasi rappresentazione, con qualsiasi mezzo, di un bambino dedito ad attività sessuali esplicite, concrete o simulate, o qualsiasi rappresentazione degli organi sessuali a fini soprattutto sessuali. Sulla stessa linea è la definizione contenuta nella decisione quadro del Consiglio Europeo n. 2004/68/GAI del , relativa alla lotta contro lo sfruttamento sessuale dei bambini e la pornografia infantile, secondo la quale (all art. 1) si deve intendere per bambino una persona d'età inferiore ai diciotto anni, e per pornografia infantile un materiale che ritrae o rappresenta visivamente: 1) un bambino reale implicato o coinvolto in una condotta sessualmente esplicita, fra cui l esibizione lasciva dei genitali o dell area pubica ; 2) una persona reale che sembra essere un bambino, implicata o coinvolta nella suddettta condotta ; 3) immagini realistiche di un bambino inesistente implicato o coinvolto nella suddetta condotta.
5 5 La coincidenza delle due definizioni legislative è significativa, essendo accomunate dalla sottolineatura di due elementi essenziali della pornografia, quello della rappresentazione di una figura umana e quello dell atteggiamento sessuale della figura rappresentata. Pertanto il materiale pedopornografico, previsto dalla norma codicistica interna come oggetto materiale della condotta criminosa, deve essere inteso come quel materiale che ritrae o rappresenta visivamente un minore degli atti diciotto implicato o coinvolto in una condotta sessualmente esplicita, quale può essere anche la semplice esibizione lasciva dei genitali o della regione pubica. Tale interpretazione sembra restituire alla fattispecie penale un significato costituzionalmente compatibile col principio di determinatezza, laddove richiede alla pedopornografia (e in genere alla pornografia) una connotazione esplicitamente sessuale. Peraltro, la stessa sentenza citata dalla Suprema Corte (Cass. pen., sez. III, n , Khan, RV ) aveva sancito che il delitto di pedopornografia di cui all'art. 600 ter, I comma, c.p. richiede essenzialmente esibizioni o materiali rappresentativi connotati da un'allusione o un richiamo di tipo sessuale. Non può che dedursene che le immagini, per essere definite pedopornografiche, devono quanto meno alludere a coinvolgimenti di carattere sessuale, non apparendo tale la mera nudità. Si potrebbe, altrimenti, arrivare all'assurda conseguenza di punire una condotta priva di ogni implicazione sessuale con una pena più grave (la reclusione da sei a dodici anni, oltre alla multa) di quella comminata per gli atti sessuali con minorenni (la reclusione da cinque a dieci anni). Guglielmo Starace
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