Consorzio di Gestione Area Marina Protetta di Tavolara Punta Coda Cavallo

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1 Ministero dell Ambiente della Tutela del Territorio e del Mare Direzione Protezione della Natura Consorzio di Gestione Area Marina Protetta di Tavolara Punta Coda Cavallo Rapporto finale 2006 Intervento B3 VOLUME II Sviluppo sostenibile del turismo subacqueo

2 INDICE Premessa pag. 3 Introduzione pag. 5 Metodi pag. 14 Risultati pag. 24 Sito d immersione Grottone pag. 25 Sito d immersione Occhio di Dio pag. 31 Sito d immersione Punta Arresto pag. 39 Sito d immersione Secca del Papa I pag. 44 Sito d immersione Secca del Papa II pag. 50 Sito d immersione Tegghja Liscia pag. 56 Sito di controllo Carabottino pag. 67 Sito di controllo Molarotto pag. 74 Sintesi e prospettive pag. 78 Ringraziamenti pag. 93 Bibliografia pag. 94 Allegati pag Il monitoraggio della biodiversità nelle Aree Marine Protette: considerazioni scientifiche e metodologiche 2. Manuale di metodologie di campionamento e studio del benthos marino mediterraneo: i fondi duri 3. Methods for studying the impact of diver frequentation and mooring on coralligenous communities 4. Grotte marine: cinquant anni di ricerca in Italia. Tecniche di campionamento e misura. 2

3 INTRODUZIONE Il cosiddetto ecoturismo rappresenta una delle principali e più concrete opportunità di reddito economico per le aree marine protette (Dixon, 1993; Bramwell e Fearn, 1996; Cadiz e Calumpong, 2000; Dharmaratne et al., 2000). Diversi studi hanno dimostrato che il turismo subacqueo, in particolare, può assicurare introiti significativi agli enti gestori delle aree marine protette (Arin e Kramer, 2002; Green e Donnelly, 2003); questa possibilità risulta attualmente poco sfruttata, e acquista particolare importanza a fronte delle difficoltà di finanziamento comuni a tutte le aree marine protette del mondo (Depondt e Green, 2006). Diversi studi economici, sia in Mediterraneo (Jego, 1992; Richez, 1992; Mundet e Ribera, 2001) sia in aree extramediterranee (Brown et al., 2001), hanno sottolineato che il turismo subacqueo garantisce un ritorno finanziario non solo all ente gestore dell area marina protetta ma, attraverso l indotto, a tutto il tessuto economico della località interessata. Il turismo subacqueo, se adeguatamente gestito, è ecocompatibile e può pertanto garantire alta sostenibilità ambientale (Agardy, 1993; Davenport e Davenport, 2006). Tuttavia, tassi elevati di frequentazione e comportamenti inadeguati dei turisti subacquei possono causare alterazioni dell ambiente sottomarino (Carter, 1990; Davis e Tisdell, 1996; Medio et al., 1997; Walters e Samways, 2001; Barker e Roberts, 2004). Di conseguenza, è stato sollevato sempre più frequentemente il problema della necessità di valutare l impatto del turismo subacqueo al fine di conciliarne lo sviluppo con la protezione ambientale (Dahl, 1993; Hawkins e Roberts, 1993, 1994; Roberts e Harriott, 1994; Shaalan, 2005). La maggior parte degli studi che hanno cercato di misurare l impatto dei subacquei sull ambiente marino è stata effettuata sulle scogliere coralline in mari tropicali (Sudara e Nateekarnchanalap, 1988; Hawkins e Roberts, 1992; Talge, 1992; Chadwick-Furman, 1997; Harriott et al., 1997; Hawkins et al., 1999; Rouphael e Inglis, 5

4 INTRODUZIONE 2001; Tratalos e Austin, 2001; Pulfrich et al., 2003; Uyarra e Côté, 2007), mentre le esperienze in Mediterraneo sono a tutt oggi estremamente scarse (Milazzo et al., 2002). Una prima difficoltà nel valutare l impatto dei subacquei è che esso si aggiunge in maniera sinergica ad altri impatti antropici che possono gravare sull ambiente marino (Wielgus et al., 2004; Saphier e Hoffmann, 2005). Un ulteriore difficoltà sta nell individuare un descrittore adatto a misurare tale impatto. Per le scogliere coralline tropicali, i descrittori utilizzati sono soprattutto la copertura corallina, la percentuale di colonie danneggiate e/o la quantità di frammenti di corallo (Riegl e Velimirov, 1991; Rinkevich, 1995; Riegl e Riegl, 1996; Jameson et al., 1999). I pochi studi finora effettuati in Mediterraneo hanno privilegiato i briozoi cheilostomi eretti (Sala et al., 1996; Garrabou et al., 1998; Calvisi et al., 2003a), che seppur ad una scala dimensionale ridotta condividono con i coralli la fragilità e quindi la suscettibilità alla rottura in caso di contatto con i subacquei. Coma et al. (1999, 2004) hanno esplorato gli effetti dell elevata frequentazione subacquea sulla gorgonia Paramuricea clavata nell area marina protetta delle isole Medes (Spagna), dove in alcuni siti si superano le immersioni all anno (Sala et al., 1996): lo studio conclude che l elevata frequentazione subacquea fa triplicare il tasso di mortalità delle gorgonie, anche se non sembra recare danni diretti alle colonie. Francour e Koukouras (2000) discutono possibili descrittori teoricamente adatti per il Mediterraneo, ma non forniscono dati di riferimento. Un importante risultato atteso, ma raramente raggiunto, da questo tipo di studi è la stima della capacità portante (carrying capacity), cioè il livello di frequentazione turistica subacquea che un ecosistema marino può tollerare senza alterazioni sensibili (Davis e Tisdell, 1995). Trainito (2003,2005) sintetizza le informazioni di letteratura sull argomento: i dati variano tra 500 e immersioni per sito e per anno a seconda dell autore e della località. In molti casi, tuttavia, la misura della capacità portante deriva da stime indirette o da calcoli ipotetici, piuttosto che da studi sperimentali che correlino una esplicita misura di danno alla frequentazione e che utilizzino siti non frequentati come controlli. Dixon et al. (1993) sono stati i primi a studiare un modello per definire un valore soglia di frequentazione subacquea: basandosi su osservazioni 6

5 INTRODUZIONE effettuate ai Caraibi, essi giungono a calcolare che la capacità portante è compresa tra e immersioni per sito e per anno. Hawkins e Roberts (1997) ipotizzano che la relazione tra danno e frequentazione subacquea possa essere di tre tipi principali: i) lineare, in cui il danno aumenta con la frequentazione a tasso costante (Figura 1a); ii) logaritmica, in cui il danno aumenta molto rapidamente al crescere della frequentazione (Figura 1b); iii) esponenziale, in cui il danno si accumula lentamente in una prima fase per poi aumentare precipitosamente quando viene superato un certo limite (Figura 1c). Gli stessi autori sottolineano che solo un modello di quest ultimo tipo permette di calcolare un valore soglia (rappresentato dal punto in cui la curva si impenna), che può essere assunto su basi oggettive come capacità portante; negli altri casi, la scelta di un valore soglia è comunque soggettiva e dipende dalla decisione politica di quanto danno si è disposti a tollerare. Hawkins e Roberts (1997) tentano anche una metanalisi di dati diversi provenienti dai Caraibi (Saba e Bonaire, Antille Olandesi) e dal Mar Rosso (Sharm-el-Sheikh, Egitto). Per ironia della sorte, nessuno dei tre modelli proposti da questi autori si adatta ai dati che essi stessi hanno assemblato: l interpolazione migliore è ottenuta con una curva polinomiale di primo ordine. Congetturando che tale curva è abbastanza simile ad una esponenziale, Hawkins e Roberts (1997) giungono a ipotizzare una capacità portante per le scogliere coralline tropicali compresa tra e immersioni per sito e per anno, un valore simile a quello calcolato da Dixon et al. (1993). L autorevolezza di Julie Hawkins e Callum Roberts, che presentarono i loro risultati in un importante convegno internazionale nel 1996, ha fatto sì che molti autori successivi abbiano accolto quasi acriticamente il dato delle immersioni per sito e per anno come riferimento (Harriott et al., 1997; Hawkins et al., 1999; Schleyer e Tomalin, 2000; Zakai e Chadwick-Furman, 2002). Ad esempio, un importante studio sperimentale di Tratalos e Austin (2001), effettuato a Grand Cayman (Caraibi), dimostra che siti a bassa frequentazione subacquea ( immersioni all anno) non mostrano alterazioni rispetto a siti non frequentati, mentre una elevata frequentazione subacquea ( immersioni all anno) causa effetti significativi: il valore soglia di immersioni per sito e per anno viene dunque scelto a priori come indice di 7

6 INTRODUZIONE frequentazione elevata, ma in realtà il danno potrebbe diventare significativo per qualunque valore compreso tra 794 e Tra i non numerosi studi che affrontino in maniera quantitativa il rapporto tra intensità di frequentazione subacquea e danno agli ecosistemi marini, alcuni si prestano a saggiare i modelli ipotetici di Hawkins e Roberts (1997): purtroppo il numero di casi analizzati in ogni singolo studio è sempre esiguo (in genere pari a 4, cioè appena superiore al minimo statistico di 3) ed i descrittori utilizzati sono differenti caso per caso, ma perlomeno la struttura dei dati consente interpolazioni con linee di tendenza (Figura 1d). I dati ottenuti nel parco marino di Ras Mohammed (Egitto) da Ormond et al. (1997), che hanno scelto come descrittore dell impatto il ricoprimento di coralli danneggiati, sono adeguatamente interpolati da una retta, corrispondente quindi alla relazione lineare di Hawkins e Roberts (1997): non è dunque possibile definire un valore soglia oggettivo, ma si può osservare che l intensità del danno corrispondente alle fatidiche immersioni per sito e per anno si situa intorno al 30 %: è politicamente ed amministrativamente accettabile una perdita di quasi un terzo del capitale naturale? I dati ottenuti a Eilat (Israele) da Zakai e Chadwick-Furman (2002), che hanno utilizzato la proporzione di colonie coralline danneggiate, sono interpolati da una curva logaritmica. Anche in questo caso non è pertanto possibile individuare un valore soglia oggettivo, ma gli autori affermano che in siti non frequentati i coralli danneggiati sono meno del 2 %. Quest ultimo valore, che può dunque essere preso come riferimento, corrisponde ad una frequentazione subacquea inferiore a immersioni per sito e per anno. Quanto è trasferibile al Mediterraneo questo valore? L unico studio simile effettuato in Mediterraneo è quello di Garrabou et al. (1998), basato sulle variazioni di abbondanza del briozoo Pentapora fascialis nell area marina protetta delle Isole Medes (Spagna). I dati di Garrabou et al. (1998) si interpolano con una curva esponenziale, cioè quella che Hawkins e Roberts (1997) considerano indicata per il calcolo della capacità portante: un aumento repentino del danno sembra emergere quando ci si avvicina alle immersioni per sito e per anno. Se ulteriori studi dovessero confermare questi dati, ne deriverebbe che gli ecosistemi marini mediterranei sono più fragili di quelli tropicali, il che è controintuitivo (Trainito,2005): il livello 8

7 INTRODUZIONE attuale di conoscenze non permette di trarre conclusioni in merito, ma un approccio cautelativo dovrebbe indurre a considerare le immersioni per sito e per anno come una soglia di attenzione. Qual è, sotto questo aspetto, la situazione dell Area Marina Protetta (AMP) di Tavolara Punta Coda Cavallo? Trainito (2002,2005) fornisce alcuni dati sulla frequentazione subacquea in questa AMP relativi al 2002, al 2005 e al Il grosso delle immersioni viene effettuato in soli sei siti, che sono, in ordine alfabetico: Grottone, Occhio di Dio, Punta Arresto, Secca del Papa I, Secca del Papa II, Tegghja Liscia. In tutti i sei siti, è possibile osservare una chiara tendenza all aumento della frequentazione subacquea nel periodo considerato, ma per ora in nessun sito si raggiungono le immersioni l anno. Sulla base di dati di soli tre anni è impossibile sviluppare delle proiezioni che abbiano valore previsionale: è però opportuno notare che se la tendenza lineare apparente fosse reale, i siti Secca del Papa I e Tegghja Liscia supererebbero la soglia di attenzione nell arco dei prossimi uno o due anni, il sito Punta Arresto entro cinque o sei anni, mentre per tutti i rimanenti siti non dovrebbero verificarsi problemi se non nel lungo termine (Figura 2). Il mero computo del numero di immersioni per sito e per anno, tuttavia, è una misura piuttosto grossolana del potenziale impatto del turismo subacqueo. Alcuni studi, infatti, hanno messo in luce che l intensità dell impatto operato dai subacquei dipende anche dalla morfologia e dalla struttura della comunità che subisce tale impatto (Riegl e Cook, 1995; Rouphael e Inglis, 1997; Riegl e Piller, 2000; Lloret et al., 2006). Tale approccio è coerente con la visione ecotipologica (Bianchi e Zurlini, 1984; Bianchi e Zattera, 1986), che prevede l individuazione il più oggettiva possibile di tipi ricorrenti di ecosistemi, assumendo che tipologie differenti possano rispondere in maniera diversa allo stesso tipo di impatto. Un dettagliato studio di Trainito (2005), oltre a fornire una prima mappatura a grande scala dei sei siti dell AMP di Tavolara Punta Coda Cavallo summenzionati, individua negli stessi siti una serie di quelli che l autore denomina punti di rischio. L idea nasce dall osservazione che una parte più o meno importante del tempo totale 9

8 INTRODUZIONE d immersione avviene in acque libere ad una certa distanza dal fondo e quindi non ha significativo impatto sulle biocenosi. Solo in alcuni punti, caratterizzati da morfologia interessante o dalla presenza di organismi da osservare, il subacqueo tende ad avvicinarsi, creando quindi le condizioni di impatto potenziale. Un successivo studio dello stesso Trainito (2006) dimostra che è proprio in corrispondenza di questi ipotetici punti di rischio che avviene la maggior parte dei contatti tra subacqueo e fondo: tali contatti possono talvolta comportare distacchi e rotture di organismi sessili. Secondo Trainito (2005), punti di rischio d impatto potenziale possono essere individuati dalla combinazione di tre parametri: i) l intensità della frequentazione; ii) il tipo di frequentazione; iii) la struttura delle comunità biologiche presenti. La procedura per la valutazione dell impatto del turismo subacqueo nell AMP Tavolara Punta Coda Cavallo passa quindi per tre fasi, sia logiche sia temporali, successive. 1) Individuazione dei punti di rischio. Si tratta di una valutazione a priori basata esclusivamente su un analisi paesaggistica preliminare di punti in cui i subacquei potrebbero avvicinarsi per osservare più da vicino il fondale e gli organismi presenti; questa fase è già stata effettuata nell essenziale da Trainito (2005). 2) Definizione dei punti di rischio d impatto potenziale. Si tratta di una valutazione a posteriori per la quale sono già disponibili: i) dati sull intensità di frequentazione, sia in generale a livello di sito d immersione (Trainito,2005), sia più in dettaglio a livello dei singoli punti a seconda dei percorsi effettuati normalmente dai subacquei (Trainito,2006); ii) un analisi dettagliata del tipo di frequentazione, in termini di quantità e qualità di contatti e distacchi causati (Trainito,2006); iii) una prima stima della vulnerabilità delle comunità biologiche (Trainito,2005). 3) Misura dell impatto realizzato. Si tratta di un processo di valutazione dinamico e ripetuto nel tempo che richiede una continua attività di monitoraggio. Alcuni aspetti preliminari, per quanto riguarda la componente d impatto dovuta ai distacchi causati da contatti, sono già stati anticipati da Trainito (2006). 10

9 INTRODUZIONE Il presente studio si pone come obiettivo di definire, attraverso una caratterizzazione morfologica e bionomica con tecniche di rilevamento speditivo (rapid assessment), le tipologie ecologiche dei punti di rischio definiti da Trainito (2005) all interno dei sei principali siti d immersione dell AMP di Tavolara Punta Coda Cavallo, con esplicito riferimento al possibile impatto del turismo subacqueo. La stessa procedura viene inoltre applicata, a puro titolo esemplificativo, a due siti non oggetto di frequentazione subacquea al fine di individuare potenziali controlli per il monitoraggio futuro. A questo proposito è sin da ora opportuno ricordare le differenze tra studi di base, di impatto, e di monitoraggio. Secondo le definizioni di Bianchi e Zurlini (1984), i primi sono volti a definire lo stato attuale di un ecosistema, i secondi sono quelli finalizzati a determinare se una specifica azione dell uomo provoca cambiamenti nell'ecosistema e, in caso affermativo, mirano a descrivere la natura dei cambiamenti; i terzi, infine, hanno lo scopo di valutare nel tempo l importanza e la significatività di tali cambiamenti, confrontandoli alla variabilità naturale degli ecosistemi. Similmente alla procedura sviluppata da Lloret et al. (2006) per l area marina protetta di Cabo de Palos Islas Hormigas (Spagna), il presente studio si configura pertanto come studio di base, quale punto di partenza irrinunciabile per la valutazione di eventuali impatti e per la programmazione del piano di monitoraggio. 11

10 INTRODUZIONE y = 0,0878 e 0,0013 x r = 0,995 y = 0,0048 x + 4,2134 r = 0,998 danno % y = 47,186 Ln(x) - 386,78 r = 0, Medas immersioni sito -1 anno -1 Eilat Ras Mohammed Figura 1 Impatto della frequentazione subacquea sugli ecosistemi marini. Il grafico in alto illustra tre ipotetici modelli di relazione tra danno e intensità della frequentazione subacquea: lineare (a); logaritmica (b); esponenziale (c) [da Hawkins e Roberts (1997), modificato]. Il grafico in basso illustra tre casi di studio cui sembrano adattarsi i tre modelli teorici (d): si noti tuttavia che in tutti e tre gli studi il numero di casi è esiguo [dati tratti da Ormond et al. (1997), per Ras Mohammed; da Garrabou et al. (1998), per le isole Medas; da Zakai e Chadwick-Furman (2002), per Eilat]. 12

11 INTRODUZIONE 2000 n immersioni Grottone Occhio di Dio Arresto Papa I Papa II Tegghja Liscia Serie anno Figura 2 Frequentazione subacquea nei 6 principali siti d immersione dell AMP di Tavolara Punta Coda Cavallo: i rilevamenti si riferiscono all anno 2002 [dati da Trainito (2002)] e agli anni 2005 e 2006 [dati da Trainito (2005)]; le proiezioni (linee colorate) si basano sull estrapolazione di regressioni lineari di soli tre dati e sono pertanto da considerarsi puramente indicative. La linea tratteggiata rappresenta l ipotetico valore soglia di immersioni per anno e per sito, al di sopra del quale l impatto della frequentazione subacquea potrebbe diventare significativo. 13

12 METODI Per la definizione delle tipologie ecologiche dei punti di rischio individuati da Trainito (2005) all interno dei sei principali siti d immersione dell AMP di Tavolara Punta Coda Cavallo, è stata programmata una campagna di rilevamenti subacquei ad hoc. Tale campagna si è svolta tra il 16 ed il 22 settembre 2007, usufruendo come imbarcazioni d appoggio della pilotina Berta Minore di Cala Finanza (Porto San Paolo, Olbia) e del gommone dell AMP di Tavolara Punta Coda Cavallo. Il lavoro subacqueo è stato svolto da C. N. Bianchi e C. Morri con la collaborazione di E. Trainito e l assistenza a bordo da parte di L. Careddu, S. Degortes, P. Panzalis e S. Vitale; P. Panzalis ha anche partecipato ad alcune delle immersioni. I rilevamenti subacquei sono stati effettuati in immersione autonoma con autorespiratori ad aria secondo le normative dell immersione scientifica (Colantoni e De Strobel, 1980; Flemming e Max, 1996; Bianchi e Morri, 2000a; NOAA, 2002) ed utilizzando tecniche speditive - visuali e qualitative - di caratterizzazione ambientale (Bianchi et al., 2003). Tale caratterizzazione si è basata su un approccio ecotipologico (Damiani et al., 1988), privilegiando gli aspetti morfologici, la fisionomia dei popolamenti e la presenza di specie cospicue (Bianchi et al., 1991, 1999). Sono stati visitati tutti i sei principali siti d immersione dell AMP di Tavolara Punta Coda Cavallo; inoltre, sono stati considerati anche due siti non soggetti a frequentazione subacquea al fine di individuare potenziali stazioni di controllo per le future attività di monitoraggio. Dei sei principali siti d immersione, cinque sono ubicati presso l Isola di Tavolara, dove i fondi rocciosi sono calcarei, uno presso l Isola di Molara, dove i fondi rocciosi sono granitici (Orrù e Pasquini, 1992). Poiché precedenti studi avevano evidenziato che le caratteristiche strutturali delle comunità biologiche sono differenti su calcare e su granito (Bavestrello et al., 2000; Guidetti et al., 2004), si 14

13 METODI è ritenuto indispensabile che i potenziali siti di controllo interessassero sia fondi calcarei sia fondi granitici. Nel complesso, sono stati esplorati i seguenti otto siti (Figura 3): Siti d immersione: 1. Grottone (calcare) 2. Occhio di Dio (calcare) 3. Punta Arresto (granito) 4. Secca del Papa I (calcare) 5. Secca del Papa II (calcare) 6. Tegghja Liscia (calcare) Siti di controllo: 7. Carabottino (calcare) 8. Molarotto (granito) In ogni sito d immersione, sono stati rilevati tutti i punti di rischio descritti da Trainito (2005); nei due siti di controllo, E. Trainito ha appositamente individuato alcuni potenziali punti di rischio lungo i percorsi effettuati nel corso delle immersioni di rilevamento. A seconda del numero di punti di rischio per sito, della loro profondità e delle distanze da percorrere, non è sempre stato possibile concludere lo studio di un sito nel corso di una singola immersione: per alcuni siti sono state pertanto necessarie due immersioni. Tipicamente sono state effettuate due immersioni al giorno, tranne che nei giorni 19 e 21 settembre, nei quali le avverse condizioni meteomarine non hanno permesso l effettuazione della seconda immersione. La necessità di permanenze al fondo protratte relativamente a lungo e l adozione di immersioni ripetitive hanno spesso comportato soste di decompressione. In totale sono state effettuate 12 immersioni di rilevamento: un immersione per ognuno dei siti Grottone, Punta Arresto, Carabottino e Molarotto, due per in siti Occhio di Dio, Tegghja Liscia, Papa I e Papa II (Figura 4). I rilevamenti subacquei nei siti d immersione sono stati condotti a partire dal punto di ormeggio alle apposite boe, quelle nei siti di controllo da ancoraggi liberi. In entrambi i casi, il punto barca è stato rilevato con GPS (Global Positioning System) 15

14 METODI satellitale portatile non differenziato (precisione nominale di circa 10 m), riferito all ellissoide WGS 84. La procedura di rilevamento speditivo (rapid assessment) dei punti di rischio prevedeva il lavoro accoppiato di due sommozzatori scientifici, uno dei quali (C. N. Bianchi) si occupava delle osservazioni morfologiche e bionomiche, l altro (C. Morri) rilevava i fattori di rischio, l eventuale stato di degrado e le specie sessili cospicue, con particolare riferimento a quelle di interesse protezionistico (Relini, 2000). Le misure strumentali erano effettuate con bussola (precisione ± 5 ), profondimetro (± 0,5 m) e clinometro (± 10 ); le annotazioni erano riportate su una lavagnetta subacquea in PVC appositamente approntata (Bianchi et al., 2003). In ogni punto di rischio venivano individuate unità di popolamento distinte a seconda dell esposizione, della pendenza, della posizione e della natura del substrato (Figure 5, 6, 7 e 8). 16

15 METODI km 9 43 E TAVOLARA MOLARA 9 46 E N N N Figura 3 Localizzazione dei siti di studio (lettere maiuscole e numeri) all interno dell AMP Tavolara Punta Coda Cavallo. I siti d immersione sono rappresentati da caratteri di colore verde, i siti di controllo da caratteri di colore fucsia. 1 = Secca del Papa I; 2 = Secca del Papa II; A = Punta Arresto; C = Carabottino; D = Occhio di Dio; G = Grottone; M = Molarotto; T = Tegghja Liscia. I siti C e M si trovano in zona di riserva integrale (linea tratteggiata rossa), i siti 1, 2, A, G e T in zona di riserva generale (linea a tratto e punto gialla), il sito D in zona di riserva parziale (linea punteggiata verde). 17

16 METODI prof (m) prof (m) prof (m) prof (m) prof (m) prof (m) Grottone 16/9/ tempo (min) Punta d'arresto 17/9/ tempo (min) Papa II 18/9/ tempo (min) Tegghja liscia 19/9/ tempo (min) Carabottino 20/9/ tempo (min) Papa I 22/9/ tempo (min) prof (m) prof (m) prof (m) prof (m) prof (m) prof (m) Occhio di Dio 16/9/ tempo (min) Tegghja Liscia 17/9/ tempo (min) Papa I 18/9/ tempo (min) Occhio di Dio 20/9/ tempo (min) Molarotto 21/9/ tempo (min) Papa II 22/9/ tempo (min) Figura 4 - Profili delle immersioni effettuate da due sommozzatori scientifici (linee spezzate rossa e fucsia) per il rilevamento dei punti di rischio (lettere maiuscole blu). È indicata la curva di sicurezza (linea verde). 18

17 METODI Figura 5 Esempio della procedura per la caratterizzazione del punto di rischio C del sito d immersione Grottone. I numeri da 1 a 7 indicano l ubicazione topografica di altrettante unità di popolamento individuate con tecniche bionomiche speditive (rapid assessment). Schema sviluppato sulla base della ricostruzione 3D realizzata da Trainito (2005). 19

18 METODI Figura 6 Esempio della procedura per la caratterizzazione del punto di rischio B del sito d immersione Occhio di Dio. I numeri da 1 a 4 indicano l ubicazione topografica di altrettante unità di popolamento individuate con tecniche bionomiche speditive (rapid assessment). Schema sviluppato sulla base di un rilevamento fotografico di Trainito (2005). 20

19 METODI Figura 7 Esempio della procedura per la caratterizzazione dei punti di rischio C e D del sito d immersione Occhio di Dio. Per entrambi i punti, i numeri da 1 a 4 indicano l ubicazione topografica di altrettante unità di popolamento individuate con tecniche bionomiche speditive (rapid assessment). Schema sviluppato sulla base di un rilevamento fotografico di Trainito (2005). 21

20 METODI Figura 8 Esempio della procedura per la caratterizzazione del punto di rischio A del sito d immersione Punta Arresto. I numeri da 1 a 3 indicano l ubicazione topografica di altrettante unità di popolamento individuate con tecniche bionomiche speditive (rapid assessment). Schema sviluppato sulla base di un rilevamento fotografico di Trainito (2005). 22

21 RISULTATI Nelle pagine che seguono viene fornita la caratterizzazione analitica, su base morfologica e bionomica, di tutti i punti di rischio definiti da Trainito (2005) nei sei siti di immersione principali dell AMP di Tavolara Punta Coda Cavallo, nonché degli ipotetici punti di rischio individuati nei due siti di controllo, attualmente non frequentati da subacquei. Vengono prima descritti i punti di rischio dei siti d immersione, in ordine alfabetico: Grottone, Occhio di Dio, Punta Arresto, Secca del Papa I, Secca del Papa II, Tegghja Liscia; seguono i siti di controllo, anch essi in ordine alfabetico: Carabottino, Molarotto. Di ogni sito viene fornita una pianta schematica - derivata dalle mappe di Trainito (2005) nel caso dei siti di immersione o dalla carta bionomica di Navone e Bianchi (1992) nel caso dei siti di controllo - per facilitare la localizzazione dei punti di rischio. Per ogni punto di rischio viene presentato un breve inquadramento, cui fanno seguito: l analisi dettagliata dei popolamenti presenti in relazione alla topografia; l esame dei probabili fattori di rischio legati alla frequentazione subacquea; l allocazione in via ipotetica dei rischi ai popolamenti; l elencazione dei segni di degrado constatati. 24

22 SITO D IMMERSIONE GROTTONE Il sito, posto al limite tra zona di riserva integrale e zona di riserva generale, prende nome da una vasta caverna che si apre alla base della falesia sommersa di Tavolara tra circa 20 m e 9 m di profondità e che rappresenta la principale attrazione turistica subacquea del sito. Il fondo antistante la caverna è costituito da una franata di blocchi rocciosi colonizzati da Posidonia oceanica. In questo sito, servito da una boa di ormeggio, Trainito (2005) individua 3 punti di rischio: A, B e C (Figura 9). [Grottone] Punto di rischio A Si tratta di un insieme di massi accatastati che formano un arco di roccia, a circa 5 m di profondità. Vi si riconoscono le seguenti 4 unità di popolamento. 1. La volta dell arco di roccia è tappezzata di Crambe crambe ed altre spugne incrostanti. 2. Le pareti interne dell arco sono caratterizzate da un elevata copertura di Peyssonnelia squamaria e Lithophyllum stictaeforme. 3. All esterno, le pareti presentano una dominanza di alghe calcaree articolate: Corallina elongata, verso la base, e Tricleocarpa fragilis, in posizione più elevata; ad esse si aggiungono Pseudochlorodesmis furcellata e Pennaria disticha (con rodofite filamentose epibionti). 4. Le rocce circostanti a debole acclività sono colonizzate da Padina pavonica, Amphiroa rigida, Balanophyllia europaea (con molti esemplari sbiancati), Ircinia variabilis, e Hemimycale columella. Alla base di un masso poco distante si rinviene una grande colonia di Cladocora caespitosa con aree morte ricoperte da alghe. La frequentazione subacquea può comportare tre fattori di rischio: i) urti contro le pareti rocciose; ii) ristagno di bolle; iii) contatti e abrasioni in caso di passaggio 25

23 GROTTONE ravvicinato o sosta sulle rocce subpianeggianti. Il primo fattore di rischio potrebbe incidere sulle unità di popolamento n 2 e 3, il secondo sull unità di popolamento n 1, il terzo sull unità di popolamento n 4. A parte le mortalità osservate a carico dei madreporari zooxantellati (B. europaea e C. caespitosa) non sono stati osservati fenomeni di degrado. [Grottone] Punto di rischio B È costituito da due grossi massi franati sul fondo detritico a 33 m di profondità, non lontano dal limite inferiore della prateria di Posidonia oceanica. Tra i due massi, che culminano a circa 28 m di profondità, si viene a formare una sorta di passaggio a tunnel, con tetti, pareti ed anfratti oscuri. Nell insieme, si possono individuare le seguenti 9 unità di popolamento. 1. Sui tratti rocciosi fortemente aggettanti si installano Leptopsammia pruvoti (dominante), Agelas oroides, e Petrosia ficiformis (forma digitata e parzialmente zoocianellata); verso la base si aggiunge Ircinia variabilis, di grosse dimensioni. 2. Axinella damicornis, con Parazoanthus axinellae epibionte, colonizza le rocce insabbiate sul pavimento. 3. Le pareti sono ricoperte da Agelas oroides e Clathrina clathrus, in parte rimpiazzate da Peyssonnelia squamaria, idroidi, e Parazoanthus axinellae verso l uscita orientale, relativamente più illuminata. 4. Una porzione strapiombante verso l uscita orientale del passaggio ospita Agelas oroides, Peyssonnelia squamaria, e palchi di Lithophyllum stictaeforme. 5. Una piccola nicchia oscura alla base della parete settentrionale del tunnel è tappezzata di Spirastrella cunctatrix, Phorbas tenacior ed altre spugne incrostanti. 6. Le porzioni apicali suborizzontali dei grandi massi sono caratterizzate da roccia nuda, con tutt al più una modesta copertura di corallinacee incrostanti. 26

24 GROTTONE 7. Sulle superfici suborizzontali o debolmente inclinate dei massi circostanti sono presenti Codium bursa e Halimeda tuna, ai quali si aggiunge Padina pavonica. 8. Sulle pareti laterali degli stessi massi si rinviene una facies a Eunicella cavolinii con anche grandi esemplari di Scalarispongia scalaris. 9. Il fondale detritico è popolato da Pinna nobilis di notevoli dimensioni. I fattori di rischio legati alla frequentazione subacquea sono essenzialmente quattro: i) urti contro le pareti e le porzioni aggettanti; ii) deflusso dell aria di scarico dagli autorespiratori; iii) deposito di sedimento fine sollevato a causa di pinneggiamenti in prossimità del fondo; iv) abrasione operata in caso di stazionamento dei subacquei in prossimità dei massi. Il primo fattore di rischio interessa le unità di popolamento n 1, n 3, n 4 e n 8; il secondo sulla n 1; il terzo sulle unità di popolamento n 6 e n 7; il quarto sulle unità di popolamento n 2, n 5 e n 9. I segni di degrado osservato sono la mortalità parziale sulle colonie di gorgonie (E. cavolinii), il distacco e la caduta sul detritico di madrepore (L. pruvoti), e le aree di roccia nuda. [Grottone] Punto di rischio C Corrisponde all intera caverna che sta all'origine del nome del sito. La caverna è brevemente descritta ed illustrata da Bianchi e Morri (2006), mentre Trainito (2005) ne ha rilevato la topografia di dettaglio. La caverna è suddivisa in due cavità subeguali, una verso NE l altra verso SW, da uno sperone roccioso centrale sporgente a circa 15 m di profondità. Si possono individuare le seguenti 7 distinte unità di popolamento (vedi anche Figura 5). 1. Sulle pareti domina Agelas oroides, con forme ramificate e tubulari; ad essa si aggiungono Clathrina clathrus e altre spugne, Leptopsammia pruvoti, e Protula tubularia. In tasche suborizzontali, soprattutto verso la base della parete nordorientale, si accumula sedimento fine. 27

25 GROTTONE 2. Le porzioni terminali delle due cavità sono colonizzate da spugne per lo più incrostanti o, se massive, di piccole dimensioni. Agelas oroides, Clathrina clathrus e Leptopsammia pruvoti sono ancora gli organismi dominanti, per cui questo popolamento può essere considerato come una facies impoverita, a causa del maggior confinamento, del precedente. Un elemento caratteristico sono gli sciami di misidacei presenti a mezz acqua in prossimità del substrato. 3. Lo sperone roccioso che separa le due cavità è caratterizzato dal rigoglio di spugne massive: Ircinia oros, Agelas oroides, e Petrosia ficiformis (parzialmente zoocianellata); sono inoltre presenti Palmophyllum crassum e Myriapora truncata. Axinella verrucosa si insedia sulla porzione orizzontale dello sperone. 4. Il soffitto della cavità è coperto di Leptopsammia pruvoti nella porzione più profonda (oltre 15 m circa) e più interna. Alcuni camini ciechi (che risalgono almeno fino a 12 m) nella porzione mediana della volta presentano roccia nuda e cordoni di Protula tubularia. 5. La volta esterna, tra circa 15 m e 9 m di profondità, è tappezzata di Parazoanthus axinellae. 6. Al piede della parete sudoccidentale della caverna, presso l ingresso, vi è un ampio gradino roccioso insabbiato colonizzato da corallinacee incrostanti e Peyssonnelia squamaria; leggermente più all interno si aggiungono Halocynthia papillosa, Acanthella acuta, e Axinella damicornis, sulla quale si insedia epibionte Parazoanthus axinellae. 7. Il pavimento della cavità è di sabbia fine, privo di epibenthos ma con Cerianthus membranaceus presso la parete. I principali fattori di rischio legati alla frequentazione subacquea sono: i) il distacco di organismi dalle pareti e dalla volta a causa di contatti con il corpo o con le attrezzature; ii) il disturbo agli invertebrati sessili del soffitto provocato dalle bolle d aria espirata; iii) il deposito di sedimento fine messo in sospensione dalle pinneggiate sui popolamenti dei tratti rocciosi pianeggianti. Il primo fattore di rischio può incidere soprattutto sulle unità di popolamento n 1, n 2 e n 3, il secondo sulla n 4 ed in 28

26 GROTTONE minima parte sulla n 5, il terzo sulla n 1 (porzioni basali), sulla n 7 ed in parte sulla n 6. Segni di degrado possono essere rappresentati dal ristagno di aria contro la volta (già segnalato da Trainito, 2005), dalla presenza di aree di roccia nuda, dai casi di distacco di organismi (frammenti di A. oroides e L. pruvoti) dalle pareti e/o dal soffitto, e dall insabbiamento dei substrati orizzontali. 29

27 GROTTONE TAVOLARA C 20 m A 25 m 15 m BOA 20 m 30 m B N 50 m Figura 9 Pianta schematica (sulla base dei rilevamenti di Trainito, 2005) del sito d immersione del Grottone, con ubicati i punti di rischio (lettere maiuscole rosse) individuati da Trainito (2005). 30

28 . SITO D IMMERSIONE OCCHIO DI DIO Questo sito, posto in zona di riserva parziale e servito da una boa d ormeggio, si trova sotto la falesia di Tavolara, in corrispondenza di una caratteristica spaccatura triangolare della roccia. Un accurata descrizione del sito è fornita da Trainito (2005), che individua 7 punti di rischio: A, B, C, D, E, F e G (Figura 10). [Occhio di Dio] Punto di rischio A È rappresentato da un gruppo di grossi massi che formano una sorta di tunnel orientato circa in direzione N-S. I massi poggiano su un fondo detritico a 29 m e culminano a circa 26 m di profondità. Sono presenti le seguenti 3 distinte unità di popolamento. 1. Le pareti dei massi ospitano Halimeda tuna, Flabellia petiolata, Codium bursa, Dictyota dichotoma, Halocynthia papillosa, Eunicella cavolinii, e Parazoanthus axinellae. 2. Le superfici rocciose suborizzontali in prossimità del fondo sono colonizzate da uno strato basale a Peyssonnelia squamaria e corallinacee incrostanti e da uno strato elevato con Myriapora truncata e spugne massive: Agelas oroides, Axinella damicornis, A. verrucosa; entrambe le specie di Axinella hanno Parazoanthus axinellae epibionte. 3. Sulle porzioni strapiombanti domina Clathrina clathrus. Altre specie importanti sono Leptopsammia pruvoti, Parazoanthus axinellae, e diverse specie di poriferi, sia incrostanti sia massivi: Agelas oroides, Acanthella acuta, Axinella damicornis, Ircinia oros, e Petrosia ficiformis (forma digitata e zoocianellata). I fattori di rischio dovuti al passaggio dei subacquei possono essere rappresentati da: i) urti, ii) abrasioni; iii) rilascio di bolle. Il primo fattore di rischio può avere effetto sull unità di popolamento n 1, il secondo sulla n 2, il terzo sulla n 3. 31

29 OCCHIO DI DIO Alcune colonie di E. cavolinii mostrano segni di mortalità parziale ma per il resto non sono rilevabili fenomeni di degrado. [Occhio di Dio] Punto di rischio B Si tratta di un ampia fenditura nella parete di Tavolara, verosimilmente appartenente alla stessa diaclasi della spaccatura triangolare all esterno, che dà adito ad una cavità aperta verso ESE, con pavimento che scende da 16 m a 19 m di profondità e volta che risale fino ad 8 m ed oltre. Si distinguono le seguenti 4 unità di popolamento (vedi anche Figura 6). 1. Le pareti sono caratterizzate da diverse spugne incrostanti, come Spirastrella cunctatrix, Phorbas tenacior ed altre, o massive, come Agelas oroides e Petrosia ficiformis (parzialmente zoocianellata); altri organismi importanti sono Myriapora truncata, Protula tubularia, e Leptopsammia pruvoti, mentre verso l esterno si aggiungono Palmophyllum crassum, Peyssonnelia squamaria, Lithophyllum stictaeforme, e Parazoanthus axinellae. 2. Alcuni anfratti della volta presentano roccia quasi nuda e molto microfratturata: gli organismi più significativi sono Leptopsammia pruvoti e Madracis pharensis. 3. Il pavimento verso il fondo della grotta è di sabbia limosa non figurata, ma con presenza di Cerianthus membranaceus. 4. Il pavimento presso l ingresso della grotta è ingombro di blocchi rocciosi più o meno insabbiati con Peyssonnelia squamaria e corallinacee incrostanti. La frequentazione subacquea della cavità comporta tre fattori di rischio: i) urti con il corpo o le attrezzature; ii) messa in sospensione di sedimento fine pinneggiando troppo vicino al fondo; iii) emissione di bolle d aria. Il primo fattore di rischio potrebbe interessare soprattutto l unità di popolamento n 1, il secondo le unità di popolamento n 3 e 4, il terzo l unità di popolamento n 2. A parte la presenza di aree di roccia nuda, non sono stati rilevati fenomeni di degrado. 32

30 OCCHIO DI DIO [Occhio di Dio] Punto di rischio C Un lastrone roccioso posato in diagonale su un masso piatto origina una sorta di riparo tra 15 m e 13,5 m di profondità in un area caratterizzata da numerosi massi colonizzati da Posidonia oceanica sulle porzioni orizzontali e da Padina pavonica, Amphiroa rigida, Dasycladus vermicularis, Balanophyllia europaea, Cladocora caespitosa, Halimeda tuna, Codium bursa, Mesophyllum lichenoides, e Eunicella cavolinii sui lati via via più acclivi. Nel punto si riconoscono le seguenti 4 unità di popolamento (vedi anche Figura 7). 1. Sulla superficie esterna, poco acclive, del lastrone roccioso sovrastante si osservano Padina pavonica, Dictyota dichotoma e Balanophyllia europaea. 2. Lo spigolo superiore del lastrone è colonizzato da Halimeda tuna. 3. Il soffitto del riparo è caratterizzato da Leptopsammia pruvoti, Clathrina coriacea, Ircinia oros e diverse spugne incrostanti. 4. Il pavimento roccioso del riparo presenta Flabellia petiolata e Peyssonnelia squamaria. Il passaggio di subacquei può originare due fattori di rischio: i) urti accidentali; ii) abrasione in caso di stazionamento e posa sul fondo. Il primo rischio può interessare l unità di popolamento n 3, e causare il distacco di madrepore e spugne; il secondo rischio è teoricamente possibile per le unità di popolamento n 1, n 2 e n 4. Non sono stati riscontrati segni di degrado. [Occhio di Dio] Punto di rischio D Si trova poco più a monte del punto precedente, a circa 13 m di profondità. Tra alcuni grossi massi accatastati si viene a formare una piccola cavità a sezione triangolare. Sono presenti le seguenti 4 unità di popolamento (vedi anche Figura 7). 33

31 OCCHIO DI DIO 1. Sui fianchi dei massi che formano la cavità si osservano pareti pure a Halimeda tuna, che, procedendo verso l ingresso della cavità, tende a lasciare il posto a Peyssonnelia squamaria. 2. Le pareti della cavità sono colonizzate da Palmophyllum crassum, Myriapora truncata e Petrosia ficiformis (parzialmente zoocianellata). 3. Il fondo della cavità presenta una dominanza di Agelas oroides, cui si aggiungono Leptopsammia pruvoti e Clathrina coriacea. 4. I massi sul pavimento della cavità sono ricoperti da Peyssonnelia squamaria. Le anguste dimensioni della cavità fanno sì che l eventuale ingresso di un subacqueo comporti inevitabilmente due fattori di rischio: i) urti sulle pareti, e ii) abrasione sul pavimento; il primo riguarda le unità di popolamento n 1, n 2 e n 3, il secondo sulla n 4. Non sono comunque stati notati segni di degrado. [Occhio di Dio] Punto di rischio E È rappresentato da un insieme di grossi massi, uno dei quali aggettante a formare una sorta di riparo, a circa 17 m di profondità. Vi si trovano le seguenti 4 unità di popolamento. 1. Il lastrone roccioso che fa da pavimento al riparo è ricoperto da una incrostazione basale di Mesophyllum lichenoides e da Peyssonnelia squamaria, Flabellia petiolata, ed Halimeda tuna. 2. Le pareti subverticali sono colonizzate da Peyssonnelia squamaria, Palmophyllum crassum, Clathrina clathrus, C. coriacea, Chondrosia reniformis, Leptopsammia pruvoti, Protula tubularia ed Halimeda tuna. 3. Sulla porzione aggettante dominano poriferi e madrepore: tra i primi spicca Agelas oroides, seguito da Clathrina clathrus, Ircinia oros ed altre specie massive ed 34

32 OCCHIO DI DIO incrostanti; le seconde sono rappresentate da Leptopsammia pruvoti e Caryophyllia inornata. Abbondano anche Palmophyllum crassum e Myriapora truncata. 4. Le porzioni poco acclivi esterne al riparo ospitano Flabellia petiolata, Codium bursa, Dictyota dichotoma, Halimeda tuna, Padina pavonica, Balanophyllia europaea e Lithophyllum incrustans. I fattori di rischio sono: i) urti (in caso di penetrazione sotto al riparo) e ii) abrasioni (in caso di stazionamento e posa). I primi potrebbero incidere soprattutto sulle unità di popolamento n 2 e n 3, i secondi sulle unità di popolamento n 1 e 4. Non è stato rilevato alcun degrado. [Occhio di Dio] Punto di rischio F Un importante accumulo di massi ciclopici, disordinatamente accatastati su più piani, origina una profonda cavità subverticale, molto angusta, che prosegue poi in una sorta di stretto cunicolo laterale. L accesso alla cavità si trova a circa 14 m, il tetto a 12,5 m ed il fondo a 17 m di profondità; il masso che funge da tetto culmina a 11,5 m. Nell insieme, vi si individuano le seguenti 7 unità di popolamento. 1. I massi antistanti l ingresso presentano aree di roccia nuda alternate a chiazze con Dictyota dichotoma, Stypocaulon scoparium, Padina pavonica, Balanophyllia europaea, Sarcotragus spinosulus, Dasycladus vermicularis, e Codium coralloides. 2. All ingresso, le porzioni orizzontali sono colonizzate da Peyssonnelia squamaria, Lithophyllum stictaeforme, e scarsa Agelas oroides. 3. Sul margine esterno del tetto si osserva abbondante Myriapora truncata, accompagnata da Protula tubularia, Palmophyllum crassum, e corallinacee incrostanti. 4. Il soffitto della cavità, che per quanto minuscola appare molto confinata, presenta scarsa copertura: si distinguono Leptopsammia pruvoti, Ircinia oros e altri poriferi di piccola taglia. 35

33 OCCHIO DI DIO 5. Sul fondo della cavità si osservano massi coperti di sedimento fine, debolmente colonizzati da Agelas oroides, Myriapora truncata, e Petrosia ficiformis (forma digitata e priva di zoocianelle simbionti). 6. Le pareti del cunicolo laterale, nel complesso conformato a tunnel, sono tappezzate di Flabellia petiolata, Halimeda tuna e corallinacee incrostanti. 7. La superficie esterna, suborizzontale, del masso che funge da tetto presenta Padina pavonica, Amphiroa rigida, Dictyota dichotoma, Stypocaulon scoparium, Crambe crambe, Balanophyllia europaea, e Lithophyllum incrustans. L eventuale penetrazione subacquea della cavità e del cunicolo comporterebbe tre fattori di rischio: i) urti, che interesserebbero soprattutto le unità di popolamento n 3 e n 6; ii) abrasioni, che potrebbero riguardare le unità di popolamento n 1, n 2 e n 7; iii) eventuale risospensione di sedimento al fondo della cavità, che impatterebbe le unità di popolamento n 4 e n 5. L unico segno di degrado notato sono le aree di roccia nuda. [Occhio di Dio] Punto di rischio G Un masso ciclopico appoggiato alla falesia sommersa di Tavolara forma una sorta di stretto tunnel orientato in senso NE-SW, tra 15 m e 10,5 m di profondità. Vi si possono riconoscere le seguenti 5 unità di popolamento. 1. Il pavimento è ingombro di massi rocciosi e di detrito vegetale; vi si rinviene Cerianthus membranaceus. 2. Il tetto del tunnel è colonizzato da Agelas oroides, Leptopsammia pruvoti, Clathrina clathrus, e Petrosia ficiformis (parzialmente zoocianellata). 3. Le pareti interne sono tappezzate da spugne incrostanti, cui si aggiungono Agelas oroides e Myriapora truncata. 4. Nei pressi degli ingressi, sulle pareti verticali si osservano Lithophyllum stictaeforme, Halimeda tuna, e Myriapora truncata. 36

34 OCCHIO DI DIO 5. All esterno, i massi a debole acclività presentano aree di roccia nuda alternate a chiazze con Padina pavonica, Dictyota dichotoma, Crambe crambe, e Balanophyllia europaea; si possono localmente aggiungere Codium vermilara e Cladocora caespitosa. Il percorso del tunnel da parte dei subacquei può comportare tre fattori di rischio: i) urti contro il soffitto e le pareti; ii) risospensione degli accumuli di detrito pinneggiando; iii) abrasione delle superfici esterne in caso di posa. Il primo fattore può incidere sulle unità di popolamento n 2, n 3 e n 4, il secondo sulla n 1, il terzo sulla n 5. Se si esclude la presenza di aree di roccia nuda, non sono state riscontrate situazioni di degrado. 37

35 OCCHIO DI DIO TAVOLARA G F 10 m E B D C 15 m BOA 20 m 25 m A 30 m N 20 m 50 m Figura 10 Pianta schematica (sulla base dei rilevamenti di Trainito, 2005) del sito d immersione dell Occhio di Dio, con ubicati i punti di rischio (lettere maiuscole rosse) individuati da Trainito (2005). 38

36 SITO D IMMERSIONE PUNTA ARRESTO Più che sulla punta, il sito Punta Arresto si localizza in realtà in corrispondenza di una secca rocciosa che si eleva da un fondo detritico a circa 33 m di profondità a poca distanza a NE di Punta dell Arresto, sull Isola di Molara. Bianchi e Morri (2006) forniscono una sintetica caratterizzazione bionomica di quella che essi denominano Secca di Punta d Arresto. Questo sito si trova in zona di riserva generale ed è servito da due boe d ormeggio: le nostre osservazioni sono state effettuate a partire da quella posizionata più a nord (boa 2). Trainito (2005) individua 3 punti di rischio: A, B e C (Figura 11). [Punta Arresto] Punto di rischio A È costituito da una sorta di canalone a 24 m di profondità stretto tra due alte pareti rocciose ed occluso verso E da un grosso masso a forma di arco, culminante a 16 m, che crea una piccola cavità alla base. Vi si osservano le seguenti 3 unità di popolamento (vedi anche Figura 8). 1. Il fondo del canalone ha un deposito di sabbia grossolana e detrito vegetale da cui sporgono appena massi appiattiti coperti di Phyllophora crispa molto epifitata e Axinella verrucosa. 2. Le pareti strapiombanti della cavità presentano una copertura monostratificata, con Spirastrella cunctatrix ed altre spugne incrostanti; si aggiungono Caryophyllia inornata e Protula tubularia. 3. Sopra i massi che formano la cavità si installano Dictyota dichotoma, Padina pavonica, Codium bursa, Flabellia petiolata, Halimeda tuna, Lithophyllum incrustans, e Balanophyllia europaea. 39

37 ARRESTO I fattori di rischio connessi alla frequentazione subacquea sono essenzialmente due: i) abrasione e sollevamento di sabbia dal fondo; ii) urti con il corpo o le attrezzature contro le rocce. Il primo fattore di rischio può interessare l unità di popolamento n 1, il secondo la n 2 e la n 3. Non è stato rilevato alcun segno di degrado. [Punta Arresto] Punto di rischio B Si localizza in corrispondenza di un accumulo di grossi massi tra 19 m e 20 m di profondità. Un masso di grosse dimensioni funge da tetto ad una sorta di stretto tunnel che si viene a creare tra i massi. È possibile riconoscere le seguenti 5 unità di popolamento. 1. Il fondo è sabbioso, con alcuni massi poco rilevati colonizzati da Codium coralloides, Flabellia petiolata, Dictyota dichotoma e piccoli esemplari di Axinella verrucosa. Rilevamenti effettuati nel 1990 in quest area (ma non esattamente nello stesso punto) segnalavano nello stesso tipo d ambiente Phyllophora crispa (Bianchi e Morri, 2006). 2. Le superfici suborizzontali dei massi più alti ospitano Padina pavonica, Flabellia petiolata e Lithophyllum incrustans. 3. Sulle superfici inclinate dei massi domina Flabellia petiolata. 4. Sulle pareti laterali più in ombra si rinvengono spugne incrostanti. 5 Il soffitto del tunnel è colonizzato da Leptopsammia pruvoti, Protula tubularia, Acanthella acuta e spugne incrostanti. La frequentazione subacquea comporta tre fattori di rischio: i) urti, ii) abrasioni, iii) sollevamento di sedimenti. Il primo fattore può incidere sulle unità di popolamento n 4 e n 5, il secondo sulla n 2 e sulla n 3, il terzo sulla n 1. Non è stato riscontrato degrado. 40

38 ARRESTO [Punta Arresto] Punto di rischio C Una caratterizzazione bionomica generale dell ambiente in cui è inserito questo punto si può trovare in Bianchi e Morri (2006). Il punto di rischio C è rappresentato da basse rocce granitiche emergenti da un fondale detritico, da 32 m a 28 m di profondità circa. Le rocce sono molto tafonate, formando così cavità ed anfratti. Posidonia oceanica compare con ciuffi isolati tra le rocce. Sono nel complesso individuabili le seguenti 6 unità di popolamento. 1. Il fondale di sabbia grossolana, essenzialmente biodetritica a rodoliti (Spongites fruticulosus), è colonizzato da Codium bursa, Eunicella singularis, e singoli ciuffi di Posidonia oceanica. 2. La superficie orizzontale delle rocce più sopraelevate rispetto al fondo presenta un sottostrato con chiazze di Mesophyllum lichenoides, ed uno strato relativamente più elevato con Halimeda tuna, Codium bursa, Codium coralloides, Balanophyllia europaea, Ircinia oros, Petrosia ficiformis e feltro di alghe brune. 3. Le rocce basse più prossime al fondo, con importante bioconcrezione, sono insediate da Peyssonnelia squamaria, Axinella verrucosa, Phyllophora crispa, Flabellia petiolata, e spugne incrostanti; può aggiungersi Eunicella singularis. 4. Sul pavimento degli anfratti, sottoposto a sedimentazione più fine, si riconoscono Flabellia petiolata, Peyssonnelia squamaria, Codium coralloides, Acanthella acuta, Agelas oroides, Axinella damicornis, Protula tubularia, e corallinacee e spugne incrostanti. 5. Le porzioni strapiombanti dei tafoni, che formano il tetto degli anfratti, sono caratterizzate da Agelas oroides, Halocynthia papillosa, Peyssonnelia squamaria, Parazoanthus axinellae, e Clathrina clathrus. 6. Le pareti esterne delle rocce tafonate sono colonizzate da Flabellia petiolata, Halimeda tuna, Codium bursa, Eunicella cavolinii, Spongia officinalis, Peyssonnelia squamaria, Spirastrella cunctatrix, e corallinacee incrostanti. 41

39 ARRESTO I fattori di rischio conseguenti all attività subacquea sono tre: i) urti con il corpo o le attrezzature; ii) abrasioni con le pinne in caso si sosta e posa; iii) sollevamento di sedimento fine a causa di pinneggiate troppo vicine al fondo. Il primo fattore di rischio potrebbe teoricamente impattare l unità di popolamento n 5 e, soprattutto, la n 6. Il secondo ed il terzo fattore di rischio riguardano tutte le unità di popolamento installate su substrati suborizzontali, ma il secondo può agire più significativamente sulla n 1, n 2 e n 3, il terzo sulla n 4. L unico segno di degrado riscontrato è una vecchia lenza abbandonata sul fondo, che testimonia di una (apparentemente pregressa) attività di pesca. 42

40 ARRESTO 30 m C 25 m 15 m 25 m 10 m A B 15 m 20 m BOA 2 5 m 20 m BOA 1 N 5 m 50 m Figura 11 Pianta schematica (sulla base dei rilevamenti di Trainito, 2005) del sito d immersione di Punta Arresto, con ubicati i punti di rischio (lettere maiuscole rosse) individuati da Trainito (2005). 43

41 SITO D IMMERSIONE SECCA DEL PAPA I Questo sito corrisponde al più vicino a terra dei due torrioni calcarei che si ergono da un fondale di circa 40 m al largo di Punta del Papa, sul vertice SE dell Isola di Tavolara. La Secca del Papa I, con sommità a 15 m, ha pareti quasi verticali sul lato settentrionale, mentre presenta una coda più bassa e subpianeggiante verso SW, con alcuni punti più rilevati tra 27 m e 33 m circa di profondità. Il sito, che si trova in zona di riserva generale, è servito da una boa d ormeggio. I lineamenti bionomici della Secca del Papa I sono stati illustrati e/o descritti in diversi lavori (Navone e Bianchi, 1992; Navone et al., 1992; Bianchi e Morri, 2006); per contro, Bianchi e Morri (2006) lamentavano l insufficienza di conoscenze sulla sua morfologia: un primo rilevamento topografico, che almeno posiziona i principali rilievi, si deve a Trainito (2005), che proprio in corrispondenza dei punti più elevati, dove i subacquei possono più facilmente accostarsi e sostare, individua 4 punti di rischio: A, B, C e D (Figura 12). [Secca del Papa I] Punto di rischio A Corrisponde al rilievo principale della secca, ed interessa la fascia batimetrica compresa tra i 27 m ed i 15 m circa di profondità, dove si osserva un alternanza di pareti ripide e brevi pianori. Vi si possono osservare le seguenti 5 unità di popolamento. 1. Nella parte più profonda del punto di rischio, la parete è coperta da Paramuricea clavata (anche in fase gialla), Eunicella cavolinii, Dictyopteris polypodioides, Zanardinia typus, e Eudendrium sp. 2. Nei pressi dello spigolo roccioso che dà adito ad un piccolo pianoro a circa 23 m, si osserva una facies a Parazoanthus axinellae, con Lithophyllum stictaeforme, Protula tubularia, Petrosia ficiformis, Chondrosia reniformis, Acanthella acuta, Ircinia oros, e spugne incrostanti; si aggiungono piccole colonie di Eunicella cavolinii. 44

42 PAPA I 3. Il breve tratto subpianeggiante a 23 m di profondità è colonizzato da Padina pavonica, Sargassum vulgare, Dictyopteris polypodioides, e corallinacee incrostanti. 4. La parete sovrastante, fino a 18 m di profondità, è priva di gorgonie e presenta Sporochnus pedunculatus, Sargassum vulgare, Halimeda tuna, e Parazoanthus axinellae. 5. Sul breve pianoro dei 18 m e sul pendio che giunge fino all apice della secca a 15 m si installano Sargassum vulgare, Dictyopteris polypodioides, Padina pavonica, Sporochnus pedunculatus, Cystoseira dubia, Petrosia ficiformis (forme a focaccia zoocianellate), e corallinacee incrostanti; numerosi idroidi sono epifiti su S. vulgare e C. dubia. I fattori di rischio a seguito della frequentazione subacquea sono essenzialmente legati ad abrasioni e contatti a seguito di stazionamenti presso le pareti e pose sui tratti orizzontali. Tutte le cinque unità di popolamento sono a rischio di impatto, per la presenza di strati elevati fragili a gorgonie o a grandi alghe brune. Possibili segni di degrado riscontrati sono la ridotta taglia nei sargassi ed i segni di mortalità nelle gorgonie. Confronti con precedenti rilevamenti bionomici speditivi non hanno evidenziato alterazioni dei popolamenti biologici negli ultimi 17 anni (Bianchi e Morri, 2006). [Secca del Papa I] Punto di rischio B Si localizza su un tozzo rilievo a circa 27 m di profondità, posto poco a SW del punto precedente; è suddiviso in due mammelloni debolmente rilevati e separati da una leggera sella disposta in senso N-S e profonda circa un 1 m. Vi si possono identificare le seguenti 3 unità di popolamento. 1. Sulla sommità piatta dei mammelloni si trova un popolamento algale con Sporochnus pedunculatus, Halimeda tuna, Flabellia petiolata, e Padina pavonica. 45

43 PAPA I 2. La piccola sella tra i due mammelloni ospita Halimeda tuna, Flabellia petiolata, Sargassum vulgare, Codium bursa, Clathrina clathrus, Parazoanthus axinellae, Agelas oroides, e spugne incrostanti. 3. Una facies a Paramuricea clavata, anche in forma gialla, caratterizza i fianchi della sommità. Le colonie di P. clavata, che mostrano parti morte ed epifitate, si sviluppano su un sottostrato molto ricco con folta Halimeda tuna e con Flabellia petiolata, Protula tubularia, Rhynchozoon neapolitanum, Peyssonnelia squamaria, Parazoanthus axinellae, Salmacina dysteri, e corallinacee incrostanti. La frequentazione subacquea può comportare fattori di rischio per queste unità di popolamento solo in caso di accosti o addirittura stazionamenti sulle sommità. Gli accosti possono causare urti che danneggiano in particolare le specie erette (P. clavata) o fragili (S. dysteri) dell unità di popolamento n 3, mentre se i subacquei si posano sui tratti pianeggianti possono infliggere abrasioni all unità di popolamento n 1 e, in misura minore, alla n 2. Ad esclusione delle evidenze di mortalità parziali a carico di Paramuricea clavata non sono rilevabili segni di degrado. [Secca del Papa I] Punto di rischio C Si localizza su un terzo rilievo a SW dei precedenti, culminante a 28 m; un gradino a debole pendenza sul lato orientale scende su un ulteriore piccolo pianoro a 29 m. Vi si riconoscono le seguenti 4 unità di popolamento. 1. Il tratto subpianeggiante sommitale è ricoperto da Codium bursa, Halimeda tuna, Sporochnus pedunculatus e Dictyota dichotoma, con sottostrato di Mesophyllum lichenoides ed altre corallinacee. 2. I fianchi della sommità presentano una facies a Paramuricea clavata, anche in fase gialla, accompagnata da Eunicella cavolinii, Halimeda tuna, Flabellia petiolata, Eudendrium sp, e Rhopalaea neapolitana. 46

44 PAPA I 3. Sul piccolo pianoro orientale relativamente più profondo si osservano Codium bursa, Sargassum vulgare, Eudendrium sp, corallinacee incrostanti, e poca Halimeda tuna. 4. La parete immediatamente sottostante il piccolo pianoro orientale è colonizzata da Parazoanthus axinellae, Flabellia petiolata, Codium bursa e corallinacee incrostanti. Anche in questo caso, gli impatti della frequentazione subacquea comportano due fattori di rischio: i) urti, in caso di accostamenti alle pareti; ii) abrasioni, in caso di stazionamenti sui pianori. Il primo fattore di rischio è impattante soprattutto per l unità di popolamento n 2 (presenza di strato elevato a gorgonie), un po meno per la n 4; il secondo per la n 1 e la n 3: gli elementi più sensibili sono le bioconcrezioni basali (M. lichenoides) e le grandi alghe brune erette (S. vulgare). Non sono state rilevate evidenze di degrado. [Secca del Papa I] Punto di rischio D Corrisponde al quinto rilievo, sempre in direzione SW e decisamente più lontano dal rilievo principale della secca. Morfologicamente è abbastanza articolato, comprendendo due mammelloni distinti, culminanti a 33 m (quello orientale) e a 33,5 m (quello occidentale), separati da una stretta sella che scende a 35 m. Il mammellone orientale presenta un breve gradino a 34 m verso la sella, mentre dal lato esterno è bordato da un terrazzino roccioso a 35,5 m di profondità. Nel complesso, si distinguono le seguenti 7 unità di popolamento. 1. La sommità del mammellone orientale è coperta da Flabellia petiolata, Halimeda tuna, Sporochnus pedunculatus, Chondrosia reniformis, e corallinacee incrostanti. 2. La parete esterna dello stesso mammellone ospita una facies a Paramuricea clavata, anche in forma gialla, con in sottostrato Halimeda tuna, Parazoanthus axinellae, Clathrina clathrus, Agelas oroides, Protula tubularia, e corallinacee incrostanti. 3. Sul terrazzino roccioso si osservano Paramuricea clavata, Eunicella cavolinii, Flabellia petiolata, Codium bursa, Halimeda tuna, Alcyonium coralloides, Protula tubularia, e corallinacee incrostanti. 47

45 PAPA I 4. Il gradino che borda il lato orientale della sella è colonizzato da Flabellia petiolata, Halimeda tuna, Codium bursa, Eunicella cavolinii, e corallinacee incrostanti. 5. Nella sella vi è accumulo di sabbia grossolana e detrito vegetale, ma vi si realizza una un attivo bioconcrezionamento ad opera di corallinacee incrostanti, e specialmente Lithophyllum stictaeforme. 6. L apice del mammellone occidentale è colonizzato da Flabellia petiolata, Halimeda tuna, Eunicella cavolinii, Eudendrium sp, Protula tubularia, Halocynthia papillosa, e corallinacee incrostanti. 7. Sul fianco occidentale del rilievo si instaura una facies a Paramuricea clavata, anche in forma gialla, assieme a Eunicella cavolinii, Flabellia petiolata, Halimeda tuna, Clathrina clathrus, Parazoanthus axinellae, Rhynchozoon neapolitanum, Rhopalaea neapolitana, Myriapora truncata, Eudendrium sp, Alcyonium coralloides, e corallinacee incrostanti. Come per i casi precedenti, i fattori di rischio legati alla frequentazione subacquea sono gli urti e le abrasioni. Il primo fattore può impattare laddove vi sono strati elevati a gorgonie, come nelle unità di popolamento n 2, n 3, n 7 e, in misura minore, n 4. Il secondo può incidere laddove i subacquei eventualmente sostano, posandosi sulla roccia: unità di popolamento n 1, n 3, n 4, n 5 e n 6. Molte colonie di P. clavata mostrano parti necrotiche, spesso coperte da diversi organismi epibionti (tra cui A. coralloides), ma non si osservano altri segni di degrado. A causa della sua remotezza, questo punto di rischio è raramente toccato dai percorsi subacquei praticati in questo sito. Il confronto con rilevamenti quantitativi effettuati in questo stesso punto nel giugno del 1990 (archivio C. N. Bianchi, scheda n 2090) non mette in luce cambiamenti nella struttura delle comunità di questo punto di rischio. 48

46 PAPA I BOA 40 m BOA PAPA I B 30 m 15 m A PAPA II C N D 35 m 50 m Figura 12 Pianta schematica (sulla base dei rilevamenti di Trainito, 2005) del sito d immersione Secca del Papa I, con ubicati i punti di rischio (lettere maiuscole rosse) individuati da Trainito (2005). 49

47 SITO D IMMERSIONE SECCA DEL PAPA II Poche decine di metri a NE dalla Secca del Papa I si eleva un altro alto strutturale carbonatico che viene comunemente chiamato Secca del Papa II. Sul lato meridionale, la secca sale dolcemente da un fondale sabbioso a circa 42 m di profondità, possiede un breve terrazzo a m, e culmina a 24 m. Il sito, che si trova in zona di riserva generale, è servito da una boa d ormeggio. Bianchi e Morri (2006) descrivono i principali caratteri bionomici della Secca del Papa II ma sottolineano la carenza di informazioni morfologiche. Più recentemente, Trainito (2005) ne ha effettuato il primo rilevamento topografico che posiziona i principali rilievi, in corrispondenza dei quali individua 5 punti di rischio: A, B, C, D e E (Figura 13). [Secca del Papa II] Punto di rischio A Corrisponde al rilievo principale della secca, situato a circa 24 m di profondità. Vi si distinguono le seguenti 3 unità di popolamento. 1. Il pianoro sommitale è coperto da Padina pavonica, Sargassum vulgare (con idroidi epifiti), Dictyota dichotoma, Dictyopteris polypodioides, Sporochnus pedunculatus, Codium bursa, Halimeda tuna, Flabellia petiolata, Parazoanthus axinellae, Serpulorbis arenaria, e sottostrato di corallinacee incrostanti. 2. Il fianco nord-occidentale, più acclive, ospita Paramuricea clavata, Halimeda tuna, Parazoanthus axinellae, e Flabellia petiolata. 3. Il fianco sud-orientale, meno acclive ma più eterogeneo, presenta un mosaico di Sargassum vulgare, Dictyota dichotoma, Halimeda tuna, Paramuricea clavata, Peyssonnelia squamaria, Eunicella cavolinii, Clathrina clathrus, e Parazoanthus axinellae. 50

48 PAPA II La frequentazione subacquea può introdurre due fattori di rischio: i) urti, contro le pareti, e ii) abrasioni, in caso di sosta sul pianoro sommitale. Il primo fattore di rischio riguarda le unità di popolamento n 2 e n 3 (strato elevato a gorgonie), il secondo l unità di popolamento n 1 (grandi alghe brune erette, bioconcrezione basale). Se si esclude la presenza di colonie di Paramuricea clavata con parti senza cenenchima, non si constatano evidenze di degrado. [Secca del Papa II] Punto di rischio B Si localizza su un rilievo a circa 25 m di profondità, a poca distanza dal punto precedente. Presenta una morfologia relativamente più complessa, a causa di una sella in senso circa EW che dà origine ad una parete aggettante su un tratto inclinato sottostante. Si riconoscono le seguenti 4 unità di popolamento. 1. Sul pianoro sommitale sono presenti Padina pavonica, Pseudochlorodesmis furcellata, Sargassum vulgare, Codium bursa, Halimeda tuna, Sporochnus pedunculatus, Eunicella cavolinii, Eudendrium sp, Paramuricea clavata, spugne e corallinacee incrostanti. 2. Sul fianco settentrionale del rilievo si osserva una facies a Paramuricea clavata ben sviluppata, con Eunicella cavolinii, Dictyota dichotoma, Peyssonnelia squamaria, Lithophyllum stictaeforme, Protula tubularia, Halimeda tuna, Flabellia petiolata, Zanardinia typus, e corallinacee incrostanti. 3. Il tratto roccioso inclinato sottostante alla roccia aggettante è colonizzato da Sargassum vulgare, Zanardinia typus, Halimeda tuna, Eudendrium sp, Pseudodistoma crucigaster, Protula tubularia, Spirastrella cunctatrix, e corallinacee incrostanti. 4. Il tratto strapiombante ospita Parazoanthus axinellae, Clathrina clathrus, Lithophyllum stictaeforme, Protula tubularia, Peyssonnelia squamaria, Halocynthia papillosa, Rhynchozoon neapolitanum, Myriapora truncata, Phorbas tenacior, Haliclona fulva, Axinella damicornis, e Rhopalaea neapolitana. 51

49 PAPA II Sono ipotizzabili tre fattori di rischio legati alla frequentazione subacquea: i) abrasioni delle superfici suborizzontali in caso di stazionamento; ii) urti con il corpo o le attrezzature in caso di accostamenti alle pareti; iii) flusso di bolle d aria lungo i tratti strapiombanti qualora i subacquei si infilino nella sella centrale. Il primo fattore può impattare l unità di popolamento n 1 e, in minor misura, la n 3; il secondo l unità di popolamento n 2; il terzo l unità di popolamento n 4. Alcune colonie di Paramuricea clavata mostrano parti morte. Si osserva inoltre una vecchia lenza persa incrostata, testimone di una (pregressa?) attività di pesca. Non vi sono altri segni di degrado. [Secca del Papa II] Punto di rischio C Si trova a poca distanza dal precedente, sempre verso NE, su un rilievo a 28 m di profondità. Presenta le seguenti 3 unità di popolamento. 1. Il pianoro sommitale è colonizzato di Nereia filiformis, Sporochnus pedunculatus, Halimeda tuna, Flabellia petiolata, Codium bursa, e Peyssonnelia squamaria. 2. Sul fianco orientale sono presenti Paramuricea clavata (anche in forma gialla), Eunicella cavolinii, Halimeda tuna, Parazoanthus axinellae, Zanardinia typus, Salmacina dysteri, Lithophyllum stictaeforme, e corallinacee incrostanti. 3. Il fianco occidentale è coperto da Paramuricea clavata, Eunicella cavolinii, Codium bursa, Flabellia petiolata, Halimeda tuna, Peyssonnelia squamaria, e Parazoanthus axinellae. La frequentazione subacquea può comportare due fattori di rischio: i) urti in caso di accostamento; ii) abrasioni in caso di posa. Il primo fattore di rischio può impattare le unità di popolamento n 2 e n 3 (strato elevato a gorgonie); il secondo la n 1, dove tuttavia non si osserva un significativo sviluppo di uno strato elevato a grandi feofite che potrebbero essere soggette a danneggiamento. 52

50 PAPA II Alcune parti delle colonie di Paramuricea clavata appaiono senza cenenchima e coperte da diversi organismi epibionti: alghe brune, corallinacee, briozoi. Non vi sono altre indicazioni di degrado. [Secca del Papa II] Punto di rischio D Si tratta di un semplice rilievo a cupola a NE del precedente, a 31 m di profondità. Si possono identificare le seguenti 3 unità di popolamento. 1. La sommità del rilievo presenta aree non colonizzate alternate a Flabellia petiolata, Lithophyllum stictaeforme, Halimeda tuna, Rhynchozoon neapolitanum, Paramuricea clavata, Peyssonnelia squamaria, corallinacee e spugne incrostanti. 2. Sul fianco nord-orientale si rinvengono Flabellia petiolata, Lithophyllum stictaeforme, Paramuricea clavata, Pseudodistoma crucigaster, Halimeda tuna. Clathrina clathrus, Spirastrella cunctatrix, Haliclona fulva, Axinella damicornis con Parazoanthus axinellae epibionte, e corallinacee incrostanti. 3. Il fianco sud-occidentale è colonizzato da Codium bursa, Zanardinia typus, Flabellia petiolata, Halimeda tuna, Eunicella cavolinii, Paramuricea clavata, Dictyota dichotoma, Sporochnus pedunculatus, e Alcyonium coralloides. Alla frequentazione subacquea sono legati due fattori di rischio: i) urti per accostamento e ii) abrasioni per stazionamento. Il primo fattore può impattare gli strati elevati a gorgonie presenti in tutte e tre le unità di popolamento; il secondo fattore può riguardare soprattutto l unità di popolamento n 1. Sono state rilevate due indicazioni di degrado: mortalità parziale in Paramuricea clavata, e presenza di aree denudate sulla sommità del rilievo. [Secca del Papa II] Punto di rischio E 53

51 PAPA II È rappresentato dal quinto rilievo più a NE della secca. Ha la forma di un singolo tozzo mammellone culminante a 33 m di profondità. Vi si possono riconoscere le seguenti 3 unità di popolamento. 1. Il fianco orientale è occupato da una densa foresta di Paramuricea clavata con Halocynthia papillosa, Halimeda tuna, Lithophyllum stictaeforme, e Dictyota dichotoma. 2. Sulla sommità dominano Paramuricea clavata e Halimeda tuna su un substrato di corallinacee incrostanti; altre specie importanti sono Flabellia petiolata, Halocynthia papillosa, Clathrina clathrus, e Axinella damicornis, con epibionte Parazoanthus axinellae. 3. Il popolamento del fianco occidentale comprende Paramuricea clavata, Eunicella cavolinii, Flabellia petiolata, Halimeda tuna, Salmacina dysteri, e Myriapora truncata. I fattori di rischio connessi alla frequentazione subacquea sono rappresentati da possibili urti con il corpo, che possono danneggiare soprattutto gli strati elevati a gorgonie di tutte e tre le unità di popolamento. Le colonie di Paramuricea clavata sono di grandi dimensioni (superiori a 50 cm) ma molte presentano parti prive di cenenchima. Non sono stati rilevati altri segni di degrado. 54

52 PAPA II PAPA I BOA 40 m A 25 m B D C BOA 30 m PAPA II 40 m E N 50 m Figura 13 Pianta schematica (sulla base dei rilevamenti di Trainito, 2005) del sito d immersione Secca del Papa II, con ubicati i punti di rischio (lettere maiuscole rosse) individuati da Trainito (2005). 55

53 SITO D IMMERSIONE TEGGHJA LISCIA Il sito interessa un vasto tratto della falesia meridionale dell Isola di Tavolara, a cavallo tra zona di riserva generale e zona di riserva parziale. Sott acqua, la falesia verticale è interrotta da un breve gradino a circa 9 m di profondità e termina a 18 m; seguono una franata di blocchi e massi e poi sabbia grossolana prevalentemente organogena. Il sito è servito da due boe d ormeggio ma tutte le nostre osservazioni sono state effettuate a partire da quella posizionata più a nord-est (boa 2). Una caratterizzazione bionomica di questo sito, dalla superficie fino a 36 m di profondità, si trova in Bianchi e Morri (2006). Trainito (2005), che ne fornisce una mappatura dettagliata ed una ricostruzione tridimensionale, individua 8 punti di rischio: A, B, C, D, E, F, G e L (Figura 14). [Tegghja Liscia] Punto di rischio A Posto su un fondale a 20 m di profondità, è originato dall accatastamento di alcuni grandi massi, uno dei quali, più grande e culminante a 12,5 m di profondità, crea un tetto sottostante. Sono presenti le seguenti 6 unità di popolamento. 1. La superficie orizzontale dei massi al fondo presenta vaste aree di roccia nuda e chiazze di Flabellia petiolata e Lithophyllum incrustans, con inoltre Balanophyllia europaea e Cladocora caespitosa. 2. Sugli stessi massi, all ombra del tetto, si installano Halimeda tuna, Eunicella cavolinii, Peyssonnelia squamaria, e Lithophyllum stictaeforme. 3. L intero tetto è completamente tappezzato di Leptopsammia pruvoti, cui si aggiungono Peyssonnelia squamaria e poche spugne incrostanti. 4. Sullo spigolo esterno dello stesso tetto si instaura una facies a Halimeda tuna pressoché pura. 56

54 TEGGHJA LISCIA 5. La faccia superiore del grande masso ospita Padina pavonica, Dictyota dichotoma, e Lithophyllum incrustans. La frequentazione subacquea può comportare tre fattori di rischio: i) urti con l attrezzatura o il corpo, in caso di accostamenti alle pareti; ii) abrasione, soprattutto con le pinne o gli arti, in caso di sosta; iii) flusso di bolle di aria espirata in caso di passaggi sotto il tetto. Il primo fattore riguarda le unità di popolamento n 3 e, in misura minore, la n 4, il secondo la n 1, la n 2 e la n 5, il terzo la n 3. Gli unici segni di degrado riscontrati sono la presenza di vaste aree di roccia nuda sulle rocce orizzontali e di madrepore (L. pruvoti) staccate e cadute sul pavimento roccioso sottostante il tetto. [Tegghja Liscia] Punto di rischio B Si individua tra 9,5 m e 3,5 m di profondità, dove una catasta di massi di frana forma sia una cavità relativamente confinata a livello del fondo sia un breve riparo a circa 7,5 m di profondità, connessi da un passaggio a tunnel. Nel complesso si possono riconoscere le seguenti 7 unità di popolamento. 1. Sui massi del fondo sono presenti Flabellia petiolata, Hemimycale columella, Balanophyllia europaea, e Lithophyllum incrustans. 2. Le pareti verticali che costituiscono l ingresso della cavità ospitano Flabellia petiolata, Amphiroa rigida, e Lithophyllum incrustans. 3. Relativamente più all interno, i massi sono coperti da Halimeda tuna, Flabellia petiolata, e Palmophyllum crassum. 4. Verso il fondo della cavità, in ambiente relativamente confinato, i massi presentano aree di roccia nuda e aree con Peyssonnelia squamaria. 5. Il soffitto è tappezzato da Caryophyllia inornata, Petrosia ficiformis (in forma digitata e priva di zoocianelle), Leptopsammia pruvoti, Ircinia oros, e Spirastrella cunctatrix. 57

55 TEGGHJA LISCIA 6. Sulle rocce esterne suborizzontali o a lieve pendenza si riconoscono Ircinia variabilis, Padina pavonica, Dictyota dichotoma, Balanophyllia europaea, e Lithophyllum incrustans. 7. Sotto al breve riparo, la roccia è praticamente nuda salvo qualche esemplare di Crambe crambe e Balanophyllia europaea. La frequentazione subacquea può originare tre fattori di rischio: i) urti contro le pareti; ii) abrasione al fondo; iii) bolle contro la volta. Il primo fattore di rischio interessa essenzialmente l unità di popolamento n 2, il secondo le unità di popolamento n 1, n 3, n 4, n 6 e n 7, il terzo la n 5. I segni di degrado riscontrato sono il ristagno di bolle in alcuni punti della volta e la presenza di aree di roccia nuda, sia all interno sia all esterno della cavità. [Tegghja Liscia] Punto di rischio C È rappresentato da un masso ciclopico culminante a 15 m di profondità e che forma un riparo sovrastando un masso piatto posato sul fondo sabbioso a 21,5 m. Si distinguono le seguenti 5 unità di popolamento. 1. Sulla roccia insabbiata davanti al riparo si osservano Dasycladus vermicularis, Codium bursa e Flabellia petiolata. 2. Più all interno, meno insabbiato, sono presenti Flabellia petiolata, Peyssonnelia squamaria e corallinacee incrostanti; verso il fondo c è anche un piccolo Cerianthus membranaceus. 3. La volta del riparo è colonizzata da Leptopsammia pruvoti, Clathrina clathrus, Agelas oroides, Haliclona mediterranea, Ircinia oros, Axinella damicornis, Oscarella lobularis, Spirastrella cunctatrix, e Phorbas tenacior. 4. Sullo spigolo superiore esterno del riparo si osservano Flabellia petiolata e corallinacee incrostanti. 58

56 TEGGHJA LISCIA 5. La superficie esterna è coperta da Dictyota dichotoma, Padina pavonica, Amphiroa rigida, Codium bursa, Balanophyllia europaea, e Lithophyllum incrustans. I fattori di rischio legati alla frequentazione subacquea sono quattro: i) urti con il corpo o con l attrezzatura; ii) abrasioni in caso si sosta; iii) sollevamento di sabbia a seguito di pinneggiate vicino al fondo; iv) flusso delle bolle d aria espirata. Il primo fattore di rischio incide sulle unità di popolamento n 3 e, in misura trascurabile, sulla n 4; il secondo sulla n 1, sulla n 2 e sulla n 5; il terzo sulla n 1 e sulla n 2; il quarto sulla n 3. L unico segno di degrado riscontrato è la presenza di madrepore (L. pruvoti) staccate e cadute sul fondo. [Tegghja Liscia] Punto di rischio D Su alcuni massi e blocchi rocciosi accatastati a 21,5 m di profondità si posa un masso ciclopico oblungo che crea un tunnel sottostante e che superiormente culmina a 17 m di profondità. Si possono individuare le seguenti 4 unità di popolamento. 1. I massi sul pavimento della cavità sono colonizzati da Axinella verrucosa, Peyssonnelia squamaria, Eunicella cavolinii, Flabellia petiolata, Halimeda tuna, e Codium bursa. 2. Sulla volta si osservano Leptopsammia pruvoti, Clathrina clathrus, Agelas oroides, e Ircinia oros. 3. Sulle pareti dei massi più rilevati, e sui quali poggia il masso di volta, sono presenti Clathrina clathrus, Leptopsammia pruvoti, Peyssonnelia squamaria, Agelas oroides, Eunicella cavolinii, Eudendrium sp, e spugne incrostanti. 4. All esterno, le rocce sono coperte da Halimeda tuna, Codium bursa, Flabellia petiolata, e Sarcotragus spinosulus. 59

57 TEGGHJA LISCIA I fattori di rischio dovuti alla frequentazione subacquea sono tre: i) urti contro le pareti; ii) flusso di bolle sulla volta; iii) abrasioni al fondo. Il primo fattore può impattare l unità di popolamento n 3, il secondo la n 2, il terzo la n 1 e la n 4. Non sono stati osservati segni di degrado. [Tegghja Liscia] Punto di rischio E Tra 15,5 m e 19,5 m di profondità, tra grossi massi rocciosi, si viene a formare una cavità con fondo di sabbia grossolana. Comprende le seguenti 7 unità di popolamento. 1. Le pareti rocciose presso l ingresso della cavità presentano Halimeda tuna, Flabellia petiolata, Codium bursa, e corallinacee incrostanti; localmente sono presenti anche piccole colonie di Eunicella cavolinii. 2. I massi sul pavimento all ingresso della cavità sono coperti da Peyssonnelia squamaria e corallinacee incrostanti. 3. All interno della cavità, il piede delle pareti è colonizzato da Peyssonnelia squamaria e Lithophyllum stictaeforme. 4. Sul soffitto si insediano Leptopsammia pruvoti, Clathrina clathrus, Ircinia oros, Oscarella lobularis, Agelas oroides, e Protula tubularia. 5. Le pareti interne ospitano Agelas oroides, Lithophyllum stictaeforme, Protula tubularia, e spugne incrostanti. 6. Sulla porzione più interna della volta, fortemente strapiombante, si trovano Leptopsammia pruvoti, Agelas oroides, e spugne incrostanti. 7. Sulla parete terminale della cavità ci sono Agelas oroides, Axinella damicornis, e spugne incrostanti. I fattori di rischio connessi alla frequentazione subacquea sono quattro: i) urti contro le pareti; ii) abrasioni sul pavimento; iii) ristagno sulla volta di bolle d aria emesse dagli erogatori; iv) sollevamento di sabbia in caso di pinneggiamento presso il 60

58 TEGGHJA LISCIA fondo. Il primo fattore impatta sulle unità di popolamento n 1, n 5 e n 7; il secondo sulla n 2 e sulla n 3; il terzo sulla n 4 e sulla n 6; il quarto soprattutto sulla n 2 e sulla n 3 ma anche, seppure in misura probabilmente minore, sulla n 1, sulla n 5 e sulla n 7. Non sono stati osservati segni di degrado. [Tegghja Liscia] Punto di rischio F Un accentuato strapiombo si affianca ad una cavità oscura relativamente ampia, ubicata tra circa 16 m e 14 m di profondità. Vi si riconoscono le seguenti 7 unità di popolamento. 1. All ingresso della cavità, sul pavimento si osservano Halimeda tuna, Dictyota dichotoma, Flabellia petiolata, e corallinacee incrostanti. 2. La roccia sovrastante l ingresso è coperta da Padina pavonica, Dictyota dichotoma, Codium bursa, e corallinacee incrostanti. 3. In una depressione a sella del pavimento roccioso presso l ingresso sono insediate Peyssonnelia squamaria, Flabellia petiolata, e corallinacee incrostanti. 4. Il soffitto è popolato da Leptopsammia pruvoti, Agelas oroides, Protula tubularia, Myriapora truncata, e spugne incrostanti. 5. Nel recesso terminale della cavità si trovano Agelas oroides, Axinella damicornis, Leptopsammia pruvoti, Protula tubularia, Petrosia ficiformis (forma digitata parzialmente zoocianellata), e spugne incrostanti; sul fondo sabbioso si nota Cerianthus membranaceus. 6. Su un grosso masso esterno alla cavità, sotto lo strapiombo ad essa laterale, sono insediate Halimeda tuna, Codium bursa, e Flabellia petiolata. 7. Lo strapiombo laterale è tappezzato di Leptopsammia pruvoti, Palmophyllum crassum, Clathrina clathrus, Ircinia oros, Parazoanthus axinellae, Agelas oroides, Hoplangia durotrix, e diverse spugne incrostanti. 61

59 TEGGHJA LISCIA La frequentazione subacquea comporta quattro fattori di rischio: i) urti contro le pareti; ii) abrasione del pavimento; iii) sollevamento di sedimento pinneggiando; iv) emissione di bolle d aria che possono ristagnare contro la volta. Il primo fattore di rischio riguarda principalmente l unità di popolamento n 7, il secondo la n 1, n 2, n 3 e la n 6, il terzo la n 5, il quarto la n 4. Non sono state rilevate condizioni di degrado. [Tegghja Liscia] Punto di rischio G Due grandi massi accostati l uno all altro ed entrambi poggiati su un masso piatto basale formano una piccola cavità impenetrabile a sezione triangolare, tra 17,5 m e 18,5 m di profondità. Vi si riconoscono le seguenti 3 unità di popolamento. 1. Sulle rocce immediatamente esterne alla piccola cavità si osservano Halimeda tuna, Flabellia petiolata, e corallinacee incrostanti. 2. Il pavimento della cavità, leggermente insabbiato, è colonizzato da Peyssonnelia squamaria e corallinacee incrostanti. 3. Le pareti interne della cavità sono coperte di Leptopsammia pruvoti, Palmophyllum crassum, Myriapora truncata, e spugne incrostanti. La cavità è talmente angusta che un eventuale frequentazione subacquea indurrà contestualmente più fattori di rischio (urti, abrasioni, emissioni di bolle, sollevamento di sabbia) indistintamente su tutte le unità di popolamento presenti. Non è stato rilevato degrado. [Tegghja Liscia] Punto di rischio H A circa 20 m dalla parete sommersa che prosegue sott acqua la falesia di Tavolara, una franata di grandi lastroni calcarei poggianti su blocchi sottostanti a circa 21 m di profondità forma un piccolo sistema di cavità, costituito da una struttura ad arco settentrionale culminante a 16 m di profondità, un breve tunnel orientale con tetto a 62

60 TEGGHJA LISCIA 17 m e pavimento a 19 m di profondità, ed un tunnel meridionale che termina con due finestre subeguali a circa 20 m di profondità. Si tratta di un area (coordinate: 40 53,952 N, 9 42,648 E) che talune guide subacquee operanti nell AMP di Tavolara Punta Coda Cavallo chiamano Stanze di Aladino per la conformazione spettacolare dei passaggi e dei vani. Una descrizione generale ed una caratterizzazione bionomica delle Stanze di Aladino si possono trovare in Bianchi e Morri (2006). Nel complesso, si identificano le seguenti 7 unità di popolamento. 1. Le rocce della franata albergano Codium bursa, Codium effusum, Codium vermilara, Dasycladus vermicularis, Dictyota dichotoma, Flabellia petiolata, Halimeda tuna, Padina pavonica, Peyssonnelia squamaria, Tricleocarpa fragilis, Sarcotragus spinosulus, Cladocora caespitosa, e Balanophyllia europaea; tra i blocchi sono presenti ciuffi di Posidonia oceanica. 2. La superficie del lastrone più grande, che forma l arco settentrionale, è coperta da Halimeda tuna, Dictyota dichotoma, Codium bursa, e alcuni ciuffi di Posidonia oceanica. 3. Sulla volta dell arco settentrionale si osservano Agelas oroides, Leptopsammia pruvoti, Myriapora truncata, Clathrina clathrus, e spugne incrostanti. 4. La parete esterna dell arco è tappezzata di Palmophyllum crassum. 5. Uno strapiombo presso l uscita del tunnel orientale ospita Eunicella cavolinii, Clathrina clathrus, e spugne incrostanti. 6. Le pareti dei tunnel sono colonizzate da Agelas oroides, Ircinia oros, Spirastrella cunctatrix, Haliclona fulva, Myriapora truncata, e Protula tubularia. 7. Sul soffitto del tunnel si trovano Leptopsammia pruvoti e Madracis pharensis; in un tratto del tunnel meridionale completamente oscuro si aggiunge Petrobiona massiliana. Le Stanze di Aladino sono frequentemente visitate da gruppi di subacquei, che possono indurre tre fattori di rischio: i) urti con il corpo o con le attrezzature contro le pareti; ii) abrasioni con le pinne sul fondo; iii) emissione di bolle d aria contro il soffitto; iv) sollevamento di sospensione pinneggiando. Il primo fattore impatta le unità 63

61 TEGGHJA LISCIA di popolamento n 3, n 4, n 5 e n 6, il secondo la n 1 e la n 2, il terzo la n 7, il quarto la n 6. A parte il ristagno di bolle sul soffitto del tunnel meridionale non sono stati notati indizi di degrado. [Tegghja Liscia] Punto di rischio L Un grande masso di forma arcuata, posato in diagonale tra 25 m e 27,5 m di profondità, crea un tetto sopra blocchi rocciosi posati sul fondo. Vi si riconoscono le seguenti 6 unità di popolamento. 1. Il fondo è colonizzato da Posidonia oceanica, Codium bursa, e Flabellia petiolata. 2. Sulle pareti verticali dei blocchi posati sul fondo si osservano Halimeda tuna, Lithophyllum stictaeforme, e alcune piccole colonie di Eunicella cavolinii. 3. Le superfici orizzontali degli stessi blocchi sono coperte da Dasycladus vermicularis, Axinella verrucosa, Lithophyllum stictaeforme, e altre corallinacee incrostanti. 4. Su un tratto verticale sopraelevato del grande masso arcuato si sviluppa una facies ad Eunicella cavolinii, con fitte colonie isorientate di grandi dimensioni (40 cm); in sottostrato si notano Phorbas tenacior, Peyssonnelia squamaria, e corallinacee incrostanti. 5. La parte inferiore del masso arcuato, nella sua porzione più interna, è tappezzata di Leptopsammia pruvoti, cui si accompagnano Clathrina clathrus, Agelas oroides, Dysidea avara, Ircinia oros, e Axinella damicornis. Sul pavimento si osserva una grande colonia staccata e caduta di Smittina cervicornis. 6. La parte esterna del grande masso presenta alcune aree di roccia nuda e chiazze vegetate con Flabellia petiolata, Halimeda tuna, Codium bursa, Padina pavonica, Dictyota dichotoma, Amphiroa rigida, Pseudochlorodesmis furcellata, Hemimycale columella, Ircinia variabilis, Mesophyllum lichenoides, e corallinacee incrostanti; sono 64

62 TEGGHJA LISCIA presenti anche Balanophyllia europaea, con molti esemplari sbiancati, ed alcune colonie di Cladocora caespitosa. I potenziali fattori di rischio connessi alla frequentazione subacquea sono tre: i) urti con il corpo e/o le attrezzature; ii) abrasioni sul fondo in caso di sosta; iii) flusso delle bolle d aria espirata contro il tetto di roccia. Il primo fattore di rischio può impattare sulle unità di popolamento n 2 e n 4, il secondo la n 3, la n 6 e, in misura minore, la n 1, il terzo la n 5. Gli indizi di degrado riscontrati sono esclusivamente due: il distacco e la caduta al fondo di organismi eretti fragili (ed in particolare il briozoo S. cervicornis), e la presenza di aree di roccia nuda sulle superfici esterne. 65

63 TEGGHJA LISCIA TAVOLARA G H STANZE DI ALADINO B 10 m F E 20 m 10 m BOA 2 A C D BOA 1 20 m L 30 m N 50 m Figura 14 Pianta schematica (sulla base dei rilevamenti di Trainito, 2005) del sito d immersione Tegghja Liscia, con ubicati i punti di rischio (lettere maiuscole rosse) individuati da Trainito (2005). 66

64 SITO DI CONTROLLO CARABOTTINO Il sito, che si trova in zona di riserva integrale, è localizzato verso la porzione distale, poco prima di Punta del Papa, della falesia di Tavolara. La sua caratterizzazione bionomica è fornita da Bianchi e Morri (2006). La parete rocciosa termina a circa 20 m di profondità, lasciando il posto ad una franata di blocchi e massi su cui si imposta una prateria di Posidonia oceanica discontinua. Oltre i 25 m, il fondale si fa sabbioso e la prateria di posidonie più densa. Nel corso dell immersione che ha consentito i rilevamenti qui riportati, E. Trainito basandosi sulla sua conoscenza pregressa del sito - ha individuato quattro potenziali punti di rischio: A, B, C e D (Figura 15). [Carabottino] Punto di rischio A A 28,5 m di profondità, un paio di massi ciclopici accostati crea uno stretto passaggio con fondo sabbioso. Il masso posto ad est forma uno strapiombo ma non si crea una vera volta chiusa né porzioni confinate od oscure. Si identificano le seguenti 4 unità di popolamento. 1. Sui tratti verticali si trovano Eunicella cavolinii (grandi colonie di circa 50 cm), Codium bursa, Lithophyllum stictaeforme, Flabellia petiolata, Halimeda tuna, Axinella damicornis con Parazoanthus axinellae in epibiosi, Halocynthia papillosa, Peyssonnelia squamaria, e corallinacee incrostanti. 2. Sulla porzione più elevata e più aggettante dello strapiombo si instaurano Leptopsammia pruvoti, Agelas oroides, Clathrina clathrus, Parazoanthus axinellae, Ircinia oros, Myriapora truncata, Protula tubularia, Palmophyllum crassum, e spugne incrostanti; sull apice sono insediate alcune Sabella spallanzanii. 67

65 CARABOTTINO 3. La porzione basale dello strapiombo, più vicina al fondo, è colonizzata da Eunicella cavolinii, Agelas oroides, Clathrina clathrus, Lithophyllum stictaeforme, e Leptopsammia pruvoti. 4. Sulle porzioni subpianeggianti o poco inclinate dei massi si osservano aree di roccia nuda e aree colonizzate da Codium bursa, Petrosia ficiformis (forme zoocianellate massive o a focaccia), Padina pavonica, Flabellia petiolata, Aglaophenia sp, e corallinacee incrostanti. Il punto non è attualmente frequentato dai subacquei, che potrebbero indurre due fattori di rischio principali: i) urti contro pareti e strapiombi e ii) abrasioni qualora si posassero sulle superfici suborizzontali. Il primo fattore di rischio inciderebbe sulle unità di popolamento n 1, n 2 e n 3, il secondo sulla n 4. Aree di roccia nuda e la presenza di una rete da pesca persa e abbandonata al fondo sono i segni di degrado osservati. [Carabottino] Punto di rischio B Un masso gigantesco, posato su un accumulo di blocchi rocciosi a circa 20 m di profondità e culminante a 17 m, forma un ampio tetto con un passaggio laterale a 19 m. Vi si possono descrivere le seguenti 8 unità di popolamento. 1. Sul pavimento si osservano Dictyota dichotoma, Eudendrium sp, Dasycladus vermicularis, Codium bursa, Halimeda tuna, Parazoanthus axinellae, Lithophyllum stictaeforme, spugne e corallinacee incrostanti, e aree di roccia nuda. 2. Le pareti dei blocchi rocciosi ospitano Eunicella cavolinii, Halimeda tuna, Eudendrium sp, Dictyota dichotoma, Peyssonnelia squamaria, e Flabellia petiolata. 3. Sulle porzioni subpianeggianti dei blocchi si trovano Flabellia petiolata, Padina pavonica, Acetabularia acetabulum, Padina pavonica, e Lithophyllum incrustans. 4. Il tetto è tappezzato di Leptopsammia pruvoti, Parazoanthus axinellae, Clathrina clathrus, Myriapora truncata, Smittina cervicornis, Halocynthia papillosa, 68

66 CARABOTTINO Caryophyllia inornata, Hoplangia durotrix, Spirastrella cunctatrix, Haliclona fulva, Ircinia oros, Agelas oroides, Axinella damicornis con Parazoanthus axinellae epibionte, Petrosia ficiformis, e Protula tubularia. 5. Sulle pareti del recesso che si crea sotto al tetto ci sono Agelas oroides, Axinella damicornis con epibionte Parazoanthus axinellae, e spugne incrostanti. 6. I massi che compongono il pavimento dello stesso recesso sono colonizzati da Peyssonnelia squamaria, Lithophyllum stictaeforme, Axinella damicornis con Parazoanthus axinellae in epibiosi, e spugne incrostanti. 7. La parte terminale del recesso mostra aree di roccia nuda e Agelas oroides, Ircinia oros, e spugne incrostanti. 8. Sulla superficie superiore suborizzontale del masso gigantesco si osservano aree di roccia nuda alternate ad aree con Padina pavonica, Flabellia petiolata, Dictyota dichotoma, Balanophyllia europaea, Ircinia variabilis, e Lithophyllum incrustans. Benché attualmente non vi sia frequentazione subacquea, si possono elencare tre potenziali fattori di rischio ad essa connessi: i) urti con le attrezzature o il corpo, ii) abrasioni con le pinne; iii) emissione di bolle dall erogatore. Il primo fattore di rischio può impattare le unità di popolamento n 2, n 5 e n 7, il secondo la n 1, n 3, la n 6 e la n 8, il terzo la n 4 e la n 5. A parte aree di roccia nuda, non è stato rilevato degrado. [Carabottino] Punto di rischio C Nella parete sommersa poco a NE dello spigolo sudoccidentale della falesia, tra circa 20 m e 6 m di profondità, si apre una grotta sottomarina, che penetra per almeno una quindicina di metri all interno del calcare di Tavolara. La Grotta di Carabottino, già brevemente descritta e caratterizzata bionomicamente da Bianchi e Morri (1994, 2006), è costituita da una camera relativamente vasta, sviluppata essenzialmente tra 13 m e 9 m di profondità, e da due stretti camini terminali subparalleli che risalgono fino oltre la superficie (ma sono percorribili fino a circa 2 m di profondità). Nei camini le porzioni 69

67 CARABOTTINO terminali sono estremamente confinate, con roccia nuda presentante segni di carsismo (vaschette di corrosione, speleotemi a lamelle) ed infiltrazioni di acqua dolce. Si possono riconoscere le seguenti 7 unità di popolamento. 1. L ingresso della grotta è preceduto da un piccolo pendio detritico colonizzato da fasci di Posidonia oceanica. 2. La parete esterna è caratterizzata dall abbondanza di Halimeda tuna e Flabellia petiolata. 3. In corrispondenza dell ingresso, il pavimento della grotta - in salita e leggermente insabbiato - è popolato da Haliclona fulva, Peyssonnelia squamaria, e Axinella damicornis con epibionte Parazoanthus axinellae. 4. All interno il pavimento è pressoché orizzontale e molto insabbiato, con rare Sarcotragus pipetta e, nella porzione terminale, Cerianthus membranaceus. 5. Le pareti della camera principale della grotta sono riccamente insediate da spugne flabellate, tra cui Axinella vaceleti, massive o tubulari, tra cui Agelas oroides, e incrostanti. 6. Sul soffitto si osserva abbondante Leptopsammia pruvoti. 7. Nei camini il popolamento appare più rarefatto, con molta roccia nuda, grosse Protula tubularia in cordoni, e Diplastrella bistellata. La Grotta di Carabottino non è attualmente frequentata dai subacquei, che provocherebbero quattro potenziali fattori di rischio: i) urti; ii) abrasioni; iii) sollevamento di sospensione; iv) rilascio di bolle d aria espirata. Il primo fattore di rischio impatterebbe le unità di popolamento n 5 e, in misura assai minore, n 2; il secondo la n 3, la n 4 e forse in parte la n 1; il terzo la n 3 e la n 4; il quarto soprattutto la n 6 e solo scarsamente la n 7. L unico segno di degrado riscontrato sono alcune madrepore (L. pruvoti) distaccate dal soffitto e cadute sul pavimento. Il confronto con rilevamenti speditivi effettuati nel luglio 1989 (archivio C. N. Bianchi, scheda n 3789) e nel giugno

68 CARABOTTINO (archivio C. N. Bianchi, scheda n 6701; archivio C. Morri, scheda n 6401) non evidenzia modificazioni. [Carabottino] Punto di rischio D Poco a ovest della falesia in cui si apre la grotta di Carabottino, si trova una minuscola insenatura con grandi massi di frana e un enorme lastrone che forma un ampio tunnel in direzione EW. Sono presenti le seguenti 5 unità di popolamento. 1. I massi del fondo a livello dell ingresso del tunnel sono colonizzati da Peyssonnelia squamaria, Lithophyllum stictaeforme, Parazoanthus axinellae, e corallinacee e spugne incrostanti. 2. Sul pavimento del tunnel, i massi sono nudi, sottoposti a sedimentazione, con solo poche corallinacee e spugne incrostanti. 3. Il soffitto del tunnel è tappezzato da Leptopsammia pruvoti, Ircinia oros, Agelas oroides, Clathrina clathrus, Haliclona fulva, e Petrosia ficiformis (forma ramificata quasi completamente azoocianellata). 4. Sullo strapiombo all ingresso del tunnel si sviluppano Parazoanthus axinellae, Myriapora truncata, Haliclona fulva, Lithophyllum stictaeforme, Petrosia ficiformis (forma massiva zoocianellata), Palmophyllum crassum, Agelas oroides, Halocynthia papillosa, e Smittina cervicornis; all uscita occidentale si aggiunge Hoplangia durotrix. 5. La superficie esterna inclinata del lastrone ospita Tricleocarpa fragilis, Flabellia petiolata, Petrosia ficiformis (forma massiva zoocianellata), Ircinia variabilis, Stypocaulon scoparium, Dasycladus vermicularis, e Anadyomene stellata. L eventuale frequentazione subacquea potrebbe introdurre quattro potenziali fattori di rischio: i) urti con il corpo o le attrezzature; ii) abrasioni sul fondo; iii) sollevamento di sospensione; iv) ristagno delle bolle d aria espirate. Il primo fattore di rischio inciderebbe sulle unità di popolamento n 3 e n 4, il secondo sulla n 1, sulla n 2 e sulla n 5, il terzo sulla n 1, sulla n 2 e, in misura minore, sulla n 3; il quarto sulla n 3. 71

69 CARABOTTINO L unico segno di degrado rilevato sono alcune madrepore (L. pruvoti) staccate dalla volta e cadute sul fondo. Confronti con osservazioni effettuate nel luglio 1989 (archivio C. N. Bianchi, scheda n 3789) fanno notare la scomparsa di Eunicella cavolinii dalle anfrattuosità dei massi e la riduzione delle superfici suborizzontali con popolamento a ricci ed organismi incrostanti. 72

70 CARABOTTINO Figura 15 Pianta schematica (sulla base di un ingrandimento della carta bionomica di Navone e Bianchi, 1992) del sito di controllo Carabottino, con ubicati i potenziali punti di rischio individuati nel corso del presente studio. 73

71 SITO DI CONTROLLO MOLAROTTO I fondali circostanti l isolotto di Molarotto, situati in zona di riserva integrale, sono costituiti da rocce granitiche più o meno accidentate che scendono gradualmente fino ad oltre 30 m di profondità, talvolta alternandosi a plaghe sabbiose più o meno vaste o a tratti con Posidonia oceanica. Alcuni lineamenti bionomici generali di questo ambiente sono forniti da Bianchi e Morri (2006), che però avevano effettuato i loro rilevamenti prevalentemente sul lato meridionale dell isolotto. Il sito oggetto del presente studio (provvisoriamente denominato nei protocolli di campo Secca di Molarotto ) si trova invece sul lato NE. Nel corso dell immersione di rilevamento, E. Trainito ha riscontrato due potenziali punti di rischio: A e B (Figura 16). [Molarotto] Punto di rischio A Una accentuata rientranza rocciosa con poco a fronte un grosso masso crea uno stretto passaggio tra 26,5 m e 23,5 di profondità, su un fondo di sabbia grossolana biodetritica (in gran parte conchifera) con detrito vegetale (ciuffi staccati di alghe brune e rosse). Vi si riconoscono le seguenti 6 unità di popolamento. 1. I massi bassi sul fondo sono colonizzati da Osmundaria volubilis. 2. Sui massi relativamente più elevati si insediano corallinacee incrostanti e Axinella damicornis con Parazoanthus axinellae in epibiosi. 3. Il tetto della rientranza è coperto da Peyssonnelia squamaria, Clathrina clathrus, Leptopsammia pruvoti, Haliclona fulva, Parazoanthus axinellae, Ircinia oros, Petrosia ficiformis (forma massiva parzialmente zoocianellata), Oscarella lobularis, Serpulorbis arenaria, Caryophyllia inornata, e Reteporella grimaldii. 4. La porzione strapiombante del masso antistante ospita Axinella damicornis, con epibionte Parazoanthus axinellae, Microcosmus sabatieri, e spugne incrostanti. 74

72 MOLAROTTO 5. Sulla superficie superiore del masso si osservano Flabellia petiolata, Dictyota dichotoma, Cystoseira zosteroides, Nereia filiformis, Sporochnus pedunculatus, e Stypocaulon scoparium. 6. Le rocce pianeggiante sovrastanti la rientranza sono insediate da Petrosia ficiformis (forma a focaccia zoocianellata), Parazoanthus axinellae, Dictyota dichotoma, Aglaophenia sp, Cystoseira foeniculacea, e spugne incrostanti. Se vi fosse frequentazione subacquea, i potenziali fattori di rischio sarebbero: i) urti, ii) abrasioni, iii) sollevamento di sabbia e detrito. Il primo fattore riguarderebbe le unità di popolamento n 3 e n 4, il secondo la n 1, la n 2, la n 5 e la n 6, il terzo la n 1, la n 2, la n 4 e probabilmente la parte inferiore della n 3. Le condizioni di degrado osservate consistono nella presenza del rottame di una nassa metallica abbandonata sul fondo e di madrepore (L. pruvoti) staccate e cadute. È inoltre opportuno segnalare il rinvenimento di Caulerpa racemosa sulle rocce circostanti caratterizzate da un popolamento algale ad alto ricoprimento con Dictyota dichotoma, Flabellia petiolata, e Padina pavonica. [Molarotto] Punto di rischio B Poco distante dal punto precedente, a circa 25 m, tra le rocce e i massi accatastati si origina una cavità di sezione grossolanamente triangolare. Sono state riconosciute le seguenti 4 unità di popolamento. 1. Sulla roccia basale, che forma il pavimento della cavità, si osservano Peyssonnelia squamaria, Zonaria tournefortii, e corallinacee incrostanti. 2. I tratti strapiombanti sono colonizzati da Peyssonnelia squamaria, Haliclona fulva, e Axinella damicornis con Parazoanthus axinellae epibionte; verso l esterno si aggiungono poche e piccole colonie di Eunicella cavolinii. 3. La volta è tappezzata di Leptopsammia pruvoti, Clathrina clathrus, e spugne incrostanti. 75

73 MOLAROTTO 4. Le pareti della cavità sono coperte di Flabellia petiolata, Axinella verrucosa, Axinella damicornis, Parazoanthus axinellae, Acanthella acuta, Zonaria tournefortii, e corallinacee incrostanti. I potenziali fattori di rischio che si avrebbero in caso di frequentazione subacquea sono essenzialmente due: i) urti contro le pareti e la volta; ii) abrasioni sul fondo. Il primo fattore di rischio impatterebbe le unità di popolamento n 2, n 3 e n 4, il secondo la n 1. Non è stato riscontrato alcun indizio di degrado. 76

74 MOLAROTTO Figura 16 Pianta schematica (sulla base di un ingrandimento della carta bionomica di Navone e Bianchi, 1992) del sito di controllo Molarotto, con ubicati i potenziali punti di rischio individuati nel corso del presente studio. 77

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