IPOTESI PRELIMINARE DI LOCALIZZAZIONE DI UN IMPIANTO DI TRATTAMENTO DEI RIFIUTI IN BALLE FINALIZZATO AL RECUPERO DI MATERIA

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1 Giunta Regionale della Campania Struttura di Missione per lo Smaltimento dei RSB Attività tecniche per l'adeguamento dell'impiantistica e la bonifica dei siti oggetto di smaltimento ( ) IPOTESI PRELIMINARE DI LOCALIZZAZIONE DI UN IMPIANTO DI TRATTAMENTO DEI RIFIUTI IN BALLE FINALIZZATO AL RECUPERO DI MATERIA PREFATTIBILITA AMBIENTALE pag. 1

2 INDICE 1. PREMESSA Finalità dello studio di prefattibilità ambientale ANALISI DELLA SITUAZIONE ATTUALE Il contesto di intervento Inquadramento geologico generale Inquadramento idrogeologico STRUMENTI DI PIANIFICAZIONE TERRITORIALE E PRINCIPALI VINCOLI GRAVANTI Classificazione sismica Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale Individuazione dei beni paesaggistici di cui all art. 134 e 142 del d.lgs. 42/ Aree di interesse naturalistico istituzionalmente tutelate Sorgenti di rischio ambientale Vincoli per l assetto idrogeologico Piano Stralcio per l'assetto Idrogeologico dell'autorità di Bacino Campania Centrale pag. 2

3 1. PREMESSA Finalità dello studio di prefattibilità ambientale Con DGR n. 381 del 07/08/2015, al fine di conformarsi alle sentenze della Corte di Giustizia Europea del 4 marzo 2010 (causa C-297/2008) e del 16 luglio 2015 (causa C-653/13), sono stati approvati gli indirizzi programmatici per l aggiornamento del Piano Rifiuti Regionale, relativi sia alla gestione ordinaria del ciclo dei rifiuti prodotti in Regione Campania sia alla gestione straordinaria dei rifiuti stoccati in forma di balle in siti dedicati localizzati sul territorio regionale. Con decreto legge n. 185 del 25 novembre 2015, in particolare all art. 2, è stato disposto che: 1. Al fine di dare esecuzione alle sentenze della Corte di Giustizia dell'unione europea del 4 marzo 2010 (causa C-297/2008) e del 16 luglio 2015 (causa C-653/13), il Presidente della Regione Campania predispone un piano straordinario d'interventi riguardanti: a) lo smaltimento, ove occorra anche attraverso la messa in sicurezza permanente in situ, dei rifiuti in deposito nei diversi siti della Regione Campania risalenti al periodo emergenziale 2000/2009 e comunque non oltre il 31 dicembre 2009; b) la bonifica, la riqualificazione ambientale e il ripristino dello stato dei luoghi dei siti di cui alla lettera a) non interessati dalla messa in sicurezza permanente e l'eventuale restituzione delle aree attualmente detenute in locazione ovvero ad altro titolo. 2. Il piano di cui al comma 1, comprensivo del cronoprogramma, è approvato, entro trenta giorni dalla data di entrata in vigore del presente decreto, dai competenti organi regionali e costituisce variante del vigente Piano regionale di gestione dei rifiuti. Il piano approvato è immediatamente trasmesso alla Presidenza del Consiglio dei ministri e ai Ministeri dell'ambiente della tutela del territorio e del mare e dell'economia e delle finanze per le valutazioni di competenza che sono rese entro 20 giorni dal ricevimento. Il Piano è successivamente inviato dalla Presidenza del Consiglio dei ministri alla Commissione europea. Con DGR n. 828 del 23/12/2015 è stato approvato, nel termine prescritto dei 30 giorni dalla data di entrata in vigore del D.L. 185/2015, il Piano Straordinario di interventi di cui all art. 2, comma 1 del citato decreto; al fine di armonizzarne gli indirizzi operativi con la Legge regionale 26 maggio 2016, n. 14, Norme di attuazione della disciplina europea e nazionale in materia di rifiuti (entrata in vigore in data 27 maggio 2016), il medesimo Piano, inoltre, è stato aggiornato con DGR n. 418 del Con Delibera della Giunta Regionale n. 685 del 06/12/2016 è stato adottato l aggiornamento del Piano Regionale di Gestione dei Rifiuti Urbani della Campania (PRGRU), di cui il Piano Straordinario è parte integrante, alla luce delle osservazioni pervenute all'esito delle consultazioni pubbliche e del parere della Commissione regionale VIA-VI-VAS reso con D.D. n. 299 del 02/12/2016. Tra gli interventi indicati nel suddetto documento di pianificazione, rientra il recupero di materia dai rifiuti imballati giacenti nei siti di stoccaggio che necessita di un layout impiantistico diverso da quello esistente nell attuale STIR di Giugliano, in funzione dell obiettivo perseguito e delle caratteristiche del rifiuto da trattare. Il rifiuto in balle ha elevate percentuali di plastiche e materiali ferrosi recuperabili. La selezione delle plastiche ai fini del recupero risulta più complessa, in ragione dei processi fisico-meccanici occorsi nel periodo di stoccaggio del rifiuto in forma di balle, nonché in relazione ai processi di stabilizzazione biologica verificatisi durante lo stesso periodo di stoccaggio a scapito della frazione putrescibile presente nel rifiuto stesso. Tali processi hanno, infatti, contribuito a promuovere la formazione di aggregati all interno del rifiuto imballato, tali da ostacolare le operazioni di separazione con le tecnologie usualmente adottate sul rifiuto indifferenziato. Pertanto il progetto prevede la realizzazione di un nuovo impianto presso la ex centrale ENEL in località Pontericcio nel comune di Giugliano in Campania (NA) finalizzato al trattamento di una parte dei rifiuti in balle per il recupero di materia. In particolare, è prevista la realizzazione di un impianto con tre linee di trattamento di t/anno di rifiuti precompressi ed imballati, attualmente stoccati in appositi siti dislocati nel territorio regionale. Tali linee saranno collocate all interno di un capannone da realizzare nell area oggetto di intervento. pag. 3

4 Come ribadito l intervento prevede il trattamento di t/anno di rifiuti precompressi ed imballati, mediante tre linee di processo da realizzare in uno stabilimento di nuova costruzione completamente autonomo ed indipendente dalla gestione ordinaria dei RSU indifferenziati attualmente in essere. L intervento di realizzazione dell impianto di recupero di materia da realizzarsi presso l ex centrale elettrica di Giugliano è finalizzato al trattamento dei rifiuti stoccati sul territorio della Regione Campania. L impianto in progetto si compone di due linee di selezione del rifiuto, da installare all interno di un nuovo edificio da realizzare. Tale configurazione impiantistica consente di conseguire l obiettivo del recupero di materia per una percentuale di almeno il 25-30% del rifiuto in ingresso. Inoltre si è impostata una linea che porti ad evitare la creazione di notevoli scarti da avviare a smaltimento, mediante l installazione di macchine che consentono di ottenere frazioni di rifiuto da materiale non recuperabile che si possono valorizzare energeticamente. Ogni linea di trattamento prevista, ha una capacità nominale di trattamento di 27 t/h, per una capacità nominale complessiva di 54 t/h. In definitiva, dal ciclo produttivo saranno recuperate le plastiche presenti nel rifiuto, nonché i metalli ferrosi, metalli non ferrosi ed altri materiali recuperabili. Saranno invece avviati a smaltimento/recupero gli inerti ed a recupero energetico le altre frazioni da avviare negli impianti di termovalorizzazione o all industria del cemento. Per il conferimento al recupero energetico negli impianti di termovalorizzazione, si prevede la produzione di CSS con una pezzatura di 80 mm. Quando destinato prevalentemente all industria del cemento, la pezzatura da ottenere sarà minore, di 25 mm. Il codice CER del prodotto in uscita sarà rifiuti combustibili. Per il campionamento e la caratterizzazione del CSS si implementeranno le procedure descritte nelle norme tecniche UNI EN e Dal ciclo produttivo di selezione e vagliatura saranno, inoltre, prodotti metalli ferrosi, metalli non ferrosi, inerti, altri materiali recuperabili e scarti. Lo schema di processo previsto per la realizzazione di ciascuna delle tre linee di trattamento dell impianto di recupero di materia è riportato nella Figura sottostante. Figura 1. Schema di processo previsto per ciascuna linea di trattamento dell impianto CSS pag. 4

5 2. ANALISI DELLA SITUAZIONE ATTUALE 2.1 Il contesto di intervento La Centrale Elettrica Enel Turbogas di Giugliano è ubicata in Via Circumvallazione Esterna, località Ponte Riccio nel comune di Giugliano in Campania (Provincia di Napoli), in prossimità delle strade a scorrimento veloce S.S. 162 Circumvallazione esterna di Napoli e Asse Mediano. La collocazione geografica del sito è mostrata nella Figura 1 e, con maggior dettaglio, nella corografia della Tavola 1. Figura 2. Collocazione geografica della centrale Turbogas di Giugliano Le aree limitrofe alla ex centrale, immediatamente adiacenti all impianto, sono caratterizzate dalla presenza di attività produttive, infrastrutture ed insediamenti abitativi come segue: - lato nord - terreni adibiti ad uso agricolo per un raggio di alcune centinaia di metri, coltivati in prevalenza a frutteti; a circa 700 m di distanza dalla centrale corre la S.S. 162 Circumvallazione Esterna di Napoli. - lato est - terreni adibiti ad uso agricolo; in questa direzione a circa 250 metri di distanza la campagna è attraversata dalla linea ferroviaria Roma-Napoli. - lato sud - appezzamenti di terreno ad uso agricolo con insediamento di alcuni edifici ad uso residenziale situati a circa 500 metri di distanza. - lato ovest - da questo lato la centrale confina con la stazione elettrica di proprietà della Società Terna S.p.A. alla quale sono collegati i montanti ad alta tensione 220 KV dei gruppi Turbogas di centrale. Questa disposizione delle proprietà confinanti è illustrata nella figura seguente. pag. 5

6 Figura 3. Perimetrazione della proprietà Enel e disposizione delle aree adiacenti L estensione dell area di proprietà di Enel S.p.A., pari a mq, è identificata in catasto del Comune di Giugliano in Campania ai Fogli: Foglio 58 particelle 40, 82, 169, 170, 173, 191 Foglio 69 particelle 1, 102, 103, 165, 212, 214 Il sito si presenta pianeggiante, alla quota di circa 46 metri s.l.m. ed è costituito, nei settori non occupati da fabbricati o impianti, da aree per lo più asfaltate o pavimentate e con alcune ampie zone a verde. 2.2 Inquadramento geologico generale L area è localizzata in corrispondenza della Piana Campana, una vasta area pianeggiante, delimitata a Nord dal Monte Massicco, a Nord-Est dai Monti di Caserta, a Est dai Monti di Sarno e ad Ovest dal Mar Tirreno. In tale area, nel periodo paleo-neogenico, le successioni sedimentarie mesozoiche, già impilate a formare gli Appennini dalle fasi tettoniche compressive mioceniche, vengono interessate da un sistema di faglie di tipo distensivo, ad andamento sia Appenninico che Antiappenninico, conseguenza della generale fase distensiva tirrenica. Questo sistema di faglie ha ribassato il margine sud occidentale della dorsale campana, originando un vasto bacino depresso (graben), velocemente colmato da uno spessa coltre di sedimenti. Le linee tettoniche lungo le quali è avvenuto l abbassamento sono ben riconoscibili ai bordi della pianura, dove si osservano faglie orientate NE-SW e NW-SE, che hanno determinato il graduale sprofondamento delle rocce carbonatiche, appartenenti a due distinte unità tettoniche sovrapposte, affioranti tutto intorno al graben. Successivamente, ripetute fasi eruttive piroclastiche dei vulcani flegrei e del Somma-Vesuvio, hanno ricoperto i sedimenti ed i depositi quaternari di origine marina (sabbio-limo-ghiaiosi) e quelli fluvio lacustri, arrivando a ricoprire anche la base delle successioni carbonatiche mesozoiche ai bordi della Pianura Campana. pag. 6

7 Le aree vulcaniche marine antistanti (Isole Pontine e Ischia) sono da mettere in relazione principalmente con strutture recenti ed antiche aventi orientamento parallelo alla catena appenninica, lungo una fascia dove, al di sotto dei depositi del Miocene superiore, Pliocene e Quaternario, si ha il probabile contatto tra la crosta assottigliata di tipo tirrenico e quella deformata ed ispessita sottostante la catena. Da un punto di vista stratigrafico locale, l area indagata è caratterizzata da depositi piroclastici, lave trachitiche, fonolitiche e basaltiche del Pleistocene Olocene, così com è possibile osservare dalla Carta Geologica della Regione Campania, riportata nella Figura di seguito. Figura 4. Carta Geologica della Regione Campania (Piano Territoriale Regionale) pag. 7

8 Figura 5. PTCP della Provincia di Napoli. Stralcio tav. A.06.1 Carta delle unità geolitologiche Sulla base delle informazioni reperite nell ambito della realizzazione delle indagini in oggetto, è possibile ricostruire la seguente successione lito-stratigrafica locale: da 0,0 m a 0,1 m da p.c. - Soletta in alfalto; da 0,1 m a 5,0 m da p.c. - Terreno di riporto ghiaioso e sabbioso (spessore massimo pari a 4,9 metri) con locale presenza di elementi in cls o Terreno vegetale in matrice sabbiosa, rilevato prevalentemente in corrispondenza delle aree a verde (spessore massimo pari a 2,5 metri); da 5,0 m a 26,0 35,0 m da p.c. - Complesso sabbioso-limoso: sabbia cineritica da debolmente a mediamente limosa, di origine piroclastica, di colore grigio verdognola, con presenza di inclusi pomicei, di dimensioni massime pari a 1 cm. Localmente, da 20,0 26,0 m fin a 25,0 35,0 m da p.c., si rinviene, alla base di tale orizzonte, un livello transizionale di passaggio al sottostante complesso, caratterizzato da sabbia medio-grossa, da debolmente a mediamente limosa con inclusi di origine pomicea, o da limo sabbioso di origine piroclastica con qualche incluso pomiceo; pag. 8

9 da 26,0 35,0 m a 32,0 59,6 m da p.c. - Complesso sabbioso-ghiaioso: sabbia ghiaiosa di origine piroclastica, mediamente limosa e a tratti mediamente cineritica, con presenza di frequenti scorie vulcaniche (dimensioni massime pari a 5-8 cm), occasionalmente si rinvengono blocchi di origine lavica di colore nero. Localmente, da m fino a 55 59,7 m da p.c, si rinviene, alla base di tale orizzonte, un livello di prodotti piroclastici sciolti in facies incoerente, caratterizzati da ghiaia sabbiosa o ciottoli e ghiaia costituiti da brandelli lavici, scorie vulcaniche e pomici; da 32,0 59,6 m a 60,0 m da p.c. (massima profondità indagata) - Lave: lava trachitica litoide, di colore grigio-nero, intensamente fratturata ed alterata; localmente si rinvengono intercalazioni di sabbie grossolane color grigio-scuro (ceneri) e scorie laviche. 2.3 Inquadramento idrogeologico Il deflusso della falda della piana non può essere considerato indipendente dalla più grande circolazione idrica che si realizza negli acquiferi carbonatici dell Appennino Meridionale che circondano la Piana Campana. Infatti, le falde della Piana Campana sono sostanzialmente alimentate dagli acquiferi provenienti dalle formazioni carbonatiche poste a nord nord/est, le cui acque travasano, disponendosi su più orizzonti in funzione del livello di permeabilità dei sedimenti presenti. In subordine, l altra fonte di alimentazione delle acque di circolazione vadosa è fornita dalle precipitazioni meteoriche locali. Dalla ricostruzione della superficie piezometrica, si riconosce, in corrispondenza dell area d indagine, una direzione di deflusso principale delle acque sotterranee con orientamento SE-NO, com è possibile osservare dalla Carta Idrogeologica della Provincia di Napoli, riportata nella Figura di seguito. Figura 6. Carta Idrogeologica della Provincia di Napoli (CNR-GNDCI) pag. 9

10 Figura 7. PTCP della Provincia di Napoli. Stralcio tav. A Carte delle unità idreogeologiche Sulla base delle informazioni reperite nell ambito delle attività di caratterizzazione ambientale della Centrale Enel di Giugliano, è stato possibile osservare, dal punto di vista idrogeologico, come i sedimenti costituenti il complesso sabbioso-ghiaioso, rinvenuti da 26,0 35,0 m a 32,0 59,6 m da p.c., ospitino una falda acquifera freatica. Localmente la falda è stata rinvenuta anche nella porzione superiore del complesso lavico, presente a partire da 32,0 m da p.c., maggiormente alterato e fratturato. Tale livello, infatti, svolge un ruolo non univoco da un punto di vista idrogeologico. Se nel suo complesso si presenta poco fratturato e alterato, costituisce il substrato per falde accolte nei materiali che lo sovrastano; flussi di drenanza sono invece possibili laddove esso si presenta intensamente fratturato e alterato o con ridotti spessori. La falda idrica è stata rinvenuta a circa -39 m da p.c. e presenta una direzione locale di deflusso idrico sotterraneo, orientata da Est/Sud-Est a Ovest/Nord-Ovest (Tavola 4), con un gradiente idraulico medio pari al 2. pag. 10

11 3. STRUMENTI DI PIANIFICAZIONE TERRITORIALE E PRINCIPALI VINCOLI GRAVANTI 3.1 Classificazione sismica In base all aggiornamento della classificazione sismica della Regione Campania, approvata con deliberazione di Giunta Regionale n del 7 novembre 2002, la località Ponte Riccio nel comune di Giugliano in Campania (NA) ricade in zona 2 di media sismicità. 3.2 Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale Il PTCP (Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale) della Provincia di Napoli è stato adottato con Deliberazione del Sindaco Metropolitano n. 25 del 29 gennaio 2016, pubblicata il successivo 3 febbraio, e dichiarata immediatamente eseguibile. La successiva deliberazione dello stesso Organo n. 75 del 29 aprile 2016, ha fornito importanti "disposizioni integrative e correttive" della stessa DSM 25/2016, chiarendo, in particolare, che tale provvedimento non determina la decorrenza delle misure di salvaguardia di cui all'art. 10 della Legge Regionale 16/2004. Dall elaborati di Piano recanti la disciplina d uso del suolo, si rileva la destinazione per insediamenti produttivi sovracomunali di quest ultimo (rif. tav. P Disciplina del territorio), nonché la classificazione dell area quale tessuto urbano extraprovinciale (rif. tav. A.01.0 Organizzazione del territorio attuale e rif. tav. P.03.0 Organizzazione complessiva del territorio). Figura 8. PTCP della Provincia di Napoli. Stralcio tav. P Disciplina del territorio L area di intervento ricade in un area destinata ad impianti tecnologici, l area è stata destinata alla realizzazione dell ex centrale elettrica dell Enel. pag. 11

12 Figura 9. PTCP della Provincia di Napoli. Stralcio tav. A Organizzazione del territorio attuale Figura 10. PTCP della Provincia di Napoli. Stralcio tav. P Organizzazione complessiva del territorio La consultazione degli ulteriori elaborati tematici allegati al PTCP, consente di ricavare le informazioni territoriali di seguito riportate. 3.3 Individuazione dei beni paesaggistici di cui all art. 134 e 142 del d.lgs. 42/2004 Dalla tav. P.09.2 si rileva che il fabbricato oggetto di rifunzionalizzazione non interferisce direttamente con le fasce di rispetto di cui all art. art. 142, comma 1 lettera c) del d.lgs. 42/2004 i fiumi, i torrenti, i corsi d'acqua iscritti negli elenchi previsti dal testo unico delle disposizioni di legge sulle acque ed impianti elettrici, approvato con regio decreto 11 dicembre 1933, n. 1775, e le relative sponde o piedi degli argini per una fascia di 150 metri ciascuna, relative alle aste idrauliche dei regi lagni. pag. 12

13 Figura 11. PTCP della Provincia di Napoli. Stralcio tav. P Individuazione dei beni paesaggistici 3.4 Aree di interesse naturalistico istituzionalmente tutelate La tav. A.03.0 riporta gli ambiti territoriali di cui al VI aggiornamento delle aree naturali protette, marine e terrestri di cui alla L. 394/1991 e L.R. 33/1993, nonché quelli della Rete ecologica Natura 2000 (SIC/ZPS/ZSC). A tal riguardo, si osserva che l ambito comunale nel comune di Giugliano dove sarà realizzato l impianto non è interessato dalla presenza di tali aree, né ad esse posto in prossimità. Figura 11. PTCP della Provincia di Napoli. Stralcio tav. A.03.0 Aree di interesse naturalistico istituzionalmente tutelate pag. 13

14 3.5 Sorgenti di rischio ambientale Figura 12. PTCP della Provincia di Napoli. Stralcio tav. A Sorgenti di rischio ambientale 3.6 Vincoli per l assetto idrogeologico Piano Stralcio per l'assetto Idrogeologico dell'autorità di Bacino Campania Centrale L area su cui insiste lo STIR ricade nell ambito di competenza del Piano Stralcio di Bacino per l Assetto Idrogeologico (PSAI) AdB Campania Centrale, adottato dal Comitato Istituzionale con Delibera n. 1 del 23/02/2015 (BURC n. 20 del 23/03/2015). L indicato Piano sostituisce i previgenti PSAI dei territori delle ex AdB Sarno (PSAI 2011), Autorità di Bacino del Sarno (Delibera C.I. n. 4 del Attestato Consiglio Regionale n. 199/1 del BURC n. 74 del ) e ex AdB Nord Occidentale della Campania (Delibera C.I. n.384 del Attestato Consiglio Regionale n. 200/2 del BURC n. 74 del ). Dall esame della relativa cartografia, nell area di intervento non si rileva la presenza di aree classificate a rischio idraulico e/o da frana, né soggette a pericolo idraulico e/o a pericolosità relativa da frana. Figura 13. PTCP della Provincia di Napoli. Stralcio tav. A Carta dei vincoli idreogeologici pag. 14

15 Figura 14. PSAI AdB Campania Centrale - Pericolosità da frana con individuazione dell ambito comunale di Giugliano in Campania (NA) località Ponte Riccio Figura 15. PSAI AdB Campania Centrale - Rischio da frana con individuazione dell ambito comunale di Giugliano in Campania (NA) località Ponte Riccio pag. 15

16 Figura 16. PSAI AdB Campania Centrale - Pericolosità Idraulica con individuazione dell ambito comunale di Giugliano in Campania (NA) località Ponte Riccio Figura 17. PSAI AdB Campania Centrale - Rischio Idraulico con individuazione dell ambito comunale di Giugliano in Campania (NA) località Ponte Riccio pag. 16

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