I primi filosofi: la scuola di Mileto

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1 I primi filosofi: la scuola di Mileto fig 1 - L'agorà della città di Mileto 1. NOTE GENERALI SU TUTTI I PRESOCRATICI 1.1 le prime scuole filosofiche: dove e perché I cosiddetti PRESOFISTI, detti anche PRESOCRATICI in assoluto i primi filosofi 1 della storia sono un eterogeneo gruppo di pensatori, vissuti prima di Socrate e dei sofisti (da qui la loro denominazione di pre-socratici e presofisti ). Questi personaggi si sono occupati di un vasto ventaglio di argomenti e, fra questi, emergono in modo particolare una serie di originali riflessioni sulla natura, sul cosmo, dunque su quello che noi chiamiamo mondo fisico, ma anche sull uomo, sulle sue caratteristiche e sulla sua vita associata. 1 I primi filosofi non definivano se stessi attraverso la parola filosofo, né utilizzavano la parola filosofia. Saranno Platone e Aristotele, i veri inventori della filosofia, a definire filosofi questi antichi sapienti. 1

2 I presofisti fioriscono dal VII secolo ac in poi e si possono, in linea di massima, suddividere nelle seguenti scuole 2 : IONICI DI MILETO: PITAGORICI: ERACLITEI: ELEATI: FISICI POSTERIORI: Talete, Anassimandro, Anassimene Pitagora e seguaci Eraclito e seguaci Parmenide, Zenone e seguaci Empedocle, Anassagora, Democrito e altri Geograficamente, i presofisti operarono principalmente nelle colonie greche della Ionia (Asia Minore, corrispondente grosso modo all attuale Turchia), e nella Magna Grecia (cioè l Italia meridionale). Solo con Anassagora, come vedremo, si avrà l ingresso della filosofia in Atene, cioè nel cuore della Grecia. Non è certo un caso se la filosofia si sviluppò prima ai margini della civiltà greca. Qui erano meno forti le tradizioni e, quindi, più facile il cambiamento, l imporsi all attenzione di idee nuove. In particolare, essa si sviluppò inizialmente sulle coste dell Asia Minore, dove era presente l influenza delle vicine ed evolute civiltà orientali. 1.2 frammenti, parafrasi e testimonianze 1.3 il pensiero è superiore ai sensi Delle opere scritte dai presofisti ci sono giunti solo quelli che, in linguaggio tecnico, si chiamano FRAMMENTI. Si tratta di brani assai brevi, spesso solo singole frasi, estrapolate da tersti di maggior lunghezza. La nostra conoscenza dei presofisti è, quindi, per lo più indiretta: essa infatti si basa per lo più sulle PARAFRASI e sulle TESTIMONIANZE 3 (queste ultime dovute soprattutto ad Aristotele e ai suoi seguaci, in particolare il suo allievo Teofrasto). Abbiamo visto che la nascita della filosofia segna il sovrapporsi alla spiegazione di carattere mitico-religioso della spiegazione razionale. Non a caso, nei primi secoli del suo sorgere, la filosofia portò a un affermazione che sarà fondamentale nella costituzione della civiltà dell Occidente: il pensiero (non qualunque pensiero, ma solo quello che ancora oggi chiamiamo razionale, logico ) è superiore ai sensi (vedremo in che senso e perché). In relazione a ciò, è evidente che le attività umane che più coinvolgono la ragione vennero considerate superiori alle attività prevalentemente manuali. Come già anticipato nell introduzione, vedremo via via emergere con chiarezza ciò che noi chiamiamo ragionamento e concetto astratto. 2 Fate attenzione a una cosa: la parola scuola, che qui utilizziamo, non deve farvi pensare a istituzioni paragonabili alle scuole attuali! A suo tempo faremo alcuni esempi di scuole dell antichità e ne vedremo le caratteristiche. 3 Una parafrasi è, come sapete, l esposizione di un testo con parole proprie, magari con l aggiunta di chiarimenti. Si chiama testimonianza in senso generale un qualunque discorso che riguardi la vita, il pensiero o le opere di qualcuno. 2

3 Noteremo un progressivo e sempre più consapevole passaggio dal concreto concreto in senso propriamente fisico: ciò che risulta evidente alla conoscenza dei sensi all astratto, ovvero a ciò che, pur collegato con la realtà, è l oggetto proprio del pensiero razionale. 2. INTRODUZIONE ALLA SCUOLA DI MILETO 2.1 Asia Minore e Magna Grecia Fra il secolo VIII ac ed il secolo VI ac, le genti greche portarono a compimento un lungo processo di migrazione verso terre situate fuori dalla Grecia. In particolare, i greci si diressero verso la Magna Grecia (l Italia meridionale, dove vennero in contatto con un ambiente ancora culturalmente arretrato) e verso l Asia Minore (dove i greci, viceversa, entrarono in contatto con culture evolute). Proprio sulle coste dell Asia Minore, nella città di Mileto, nacque quella che è stata considerata la prima scuola occidentale del pensiero filosofico. Dice Aristotele che Talete, primo rappresentante di questa scuola, fu il fondatore della filosofia della Physis. In effetti proprio l indagine sulla physis, cioè la natura, sarà il motivo dominante per tutti i presofisti e, addirittura, andrà a costituire il titolo tradizionale delle loro opere: Sulla Natura (Perì Physeos in greco). 2.2 significato di physis 2.3 la ricerca dell arché Il termine greco physis viene tradotto con la parola natura, ma a questo riguardo sorge un problema cui conviene fare cenno. Concetti che oggi, nella nostra lingua, sono differenziati e articolati con diversi termini, in epoca arcaica erano indicati dalla medesima parola. Ecco che physis non significa solo natura cioè l insieme dei fenomeni, dei fatti e degli oggetti che formano il mondo fisico naturale ma anche e soprattutto il principio intrinseco del mondo, in un certo senso la sua legge, il suo fondamento, in grado di spiegare la sua organizzazione e le sue trasformazioni. I vari presofisti hanno affrontato il problema della physis in forme assai diverse, ma in generale essi applicano un procedimento simile: la ricerca dell arché. fig. 2 - l'arché, ovvero il principio, l'origine 3

4 Per gli antichi il termine arché stava ad indicare l origine delle cose, il loro principio fondante, ma anche ciò di cui le cose sono fatte, la realtà ultima cui tutto prima o poi si riduce, e anche l aspetto divino dell universo. I nostri sensi testimoniano che la realtà che ci circonda è in continuo mutamento e trasformazione: le cose cambiano di continuo, le creature viventi nascono, crescono e poi spariscono, come in una sorta di infinita guerra, senza vincitori né vinti. Di fronte a tutto questo, la domanda cui i primi filosofi cercano insistentemente di rispondere è, in buona sostanza, la seguente: che cosa sta a fondamento del mondo naturale e delle sue continue trasformazioni? Qual è il principio, l elemento primordiale, che lo costituisce e lo governa?. Aristotele, secoli dopo, parlando dei Milesii Talete, Anassimandro e Anassimene sostenne che essi scoprirono la causa materiale, ovvero la materia di cui le cose sono fatte, e poi criticò la parzialità della loro ricerca la quale, a suo avviso, non spiegava l esistenza e la natura del movimento. In effetti non è così: come abbiamo appena detto, l arché non indica solo la materia di cui le cose sono fatte, ma anche il loro principio e la loro fine, ed ha in sé anche la ragione di tutte le trasformazioni e di tutti i movimenti. 2.4 i filosofi di Mileto cominciano ad abbandonare il mito 2.5 ipotesi sempre perfettibili Per quale motivo si fa iniziare la storia della filosofia con la scuola di Mileto e la ricerca sull arché? Abbiamo già parlato del mito e di quanto fosse importante nell antica Grecia, ricordiamolo in breve: il mito non era una semplice storia inventata, ma un discorso, una verità rivelata da un essere divino. Anche il mito propone, come sappiamo, delle spiegazioni per la natura e i suoi fenomeni, è però vero che tali spiegazioni sono insoddisfacenti, perché non permettono alcuna verifica né indagine razionale. Pensate all Iliade: essa comincia con la peste che si abbatte sul campo degli achei, peste causata dalla volontà del Dio Apollo. Questa è una spiegazione che in termini razionali non dice nulla: spiega una malattia, sconosciuta nella sua natura e nelle sue cause, tramite l intervento di una divinità, ancora più ignota della malattia stessa! Diversamente da quanto accade nel mito, i Milesii individuano i loro principi in un ottica razionale e, seppure le loro considerazioni appaiano certo banali agli occhi di noi moderni, esse si fondano su considerazioni logiche e verificabili, ipotesi che si possono osservare e criticare, proprio come accade per le teorie di uno scienziato contemporaneo. Dicendo che La peste è causata da Apollo ne sappiamo quanto prima: sia l una che l altro ci sono del tutto ignoti. I Milesii invece propongono spiegazioni che, per quanto ingenue, vengono ricavate in ordine a considerazioni razionali e verificabili. È forse questo il secondo merito dei Milesii: l aver creato un immagine dell universo regolato da leggi costanti e determinabili, da rapporti di causa-effetto comprensibili dalla comune ragione umana. Prima di affrontare lo studio della scuola di Mileto, vorrei chiamarvi a riflettere un istante su una questione di grande importanza. La nostra conoscenza oggettiva dei presocratici è davvero molto limitata, visto che si basa solo su pochi frammenti e su alcune testimonianze. Se a questo aggiungiamo il fatto che si tratta di uomini vissuti in un epoca davvero lontanissima i quali, come non è certo difficile comprendere, avevano una 4

5 mentalità e un modo di pensare lontanissimo dai nostri, è giusto affermare che tutto quanto diremo da qui in avanti costituisce un tentativo di interpretazione del pensiero di quegli antichi maestri, interpretazione che deve, però, essere guardata non come a una verità assodata, ma coma a una ipotesi sempre discutibile. 3. TALETE ( A.C A.C.) 3.1 uomo di grande fama 3.2 una impostazione eclettica e sintetica Assai ricca è la tradizione che parla di Talete, uomo che acquisì in vita e ancor più dopo la morte grande fama e credito, ma è difficile distinguere le notizie vere da quelle false o, addirittura, leggendarie. Pare, inoltre, che Talete non abbia lasciato nulla di scritto. Anche sulla data di nascita e morte ci sono dubbi. Egli va comunque collocato fra la fine del VII e la metà del VI secolo ac. Dovette essere, fra l altro, contemporaneo dell ateniese Solone. Veniamo a un primo punto, di cruciale importanza: Talete, cosa comune a tutti gli intellettuali dell antichità, si occupò di molte questioni situate in campi che a noi, oggi, appaiono completamente separati l uno dall altro. fig. 3 - Una moneta raffigurante Talete Ecco che Talete fu un valente uomo politico: consigliò ai greci della Ionia di unirsi in un unica realtà statale contro la minaccia Persiana e dissuase i cittadini di Mileto dall alleanza con Creso, re di Lidia (Ciro era, in quel periodo, re di Persia). In effetti la fama di sapiente significava spesso l attribuzione da parte dei cittadini di cariche politiche. Famose sono rimaste anche le sue teorie astronomiche e matematiche. Fu probabilmente proprio la corretta previsione di un eclissi ad allargare enormemente la fama di Talete: proprio le eclissi erano allora considerate avvenimenti contrari per antonomasia al regolare svolgimento delle cose, e quindi impossibili da prevedere! Tramandano le fonti che egli scoprì i solstizi 4 e la reciproca distanza, calcolò le proporzioni fra il Sole, la Luna e le loro orbite, scoprì la costellazione dell Orsa Minore, comprese che la Luna è illuminata dal Sole. In ambito matematico, cinque sono le proposizioni geometriche che gli vengono attribuite. Aggiungono alcune fonti che egli avrebbe acquisito le sue conoscenze in Egitto, notizia peraltro attribuita a numerosi filosofi e da considerarsi leggendaria. Gli si attribuiscono anche alcune applicazioni pratiche delle sue scoperte, come la misurazione dell altezza delle piramidi a partire dalla loro ombra. 4 I solstizi sono le due date dell anno, il 22 giugno e il 22 dicembre, in cui in ogni emisfero terrestre si ha, rispettivamente, il giorno più lungo e la notte più lunga dell anno. 5

6 Comunque stiano le cose, è certo che Tale sia stato un politico, un matematico e un astronomo, un fisico, un filosofo. L antichità non conosceva le odierne separazioni disciplinari, separazioni che per i tempi di Talete sono da considerarsi del tutto insensate. 3.3 i due grandi antichi ci parlano di Talete 3.4 principio è l acqua Nel tentativo di descrivere la personalità di Talete, due episodi di segno opposto (forse entrambi leggendari) ci sono narrati da Platone e Aristotele. Platone ci racconta che a Talete tale era il suo distacco dalla realtà quotidiana, dalla banale vita di tutti i giorni una notte, mentre osservava le stelle con la massima concentrazione, capitò di cadere in un pozzo. Una serva lo trovò e lo prese in giro, dicendogli che era così assorto nelle cose celesti da non curarsi delle terrene e da incappare, a causa di ciò, in numerosi guai. Aristotele, invece, ci riferisce che Talete, ripreso da un conoscente che lo accusava di essere povero e di non saper usare la propria sapienza per arricchirsi, grazie alle sue conoscenze meteorologiche riuscì già in inverno a prevedere una stagione ottima per il raccolto di olive. Così affittò con grande anticipo tutti i frantoi disponibili, subaffittandoli poi a prezzo ben maggiore. Un uomo distaccato e distratto, quindi, ma anche capace di mettere a profitto il proprio sapere. Ma vediamo ora l aspetto delle riflessioni di Talete sul quale maggiormente ci soffermiamo, l individuazione dell arché. fig. 4 - L'arché di Talete: l'acqua 6

7 Aristotele attribuisce a Talete l identificazione dell elemento umido, segnatamente l acqua, come principio, dunque come arché. Ma per quale ragione proprio l acqua sarebbe il principio fondamentale del mondo? Talete pare abbia ragionato così: è umido ciò di cui ogni essere vivente si ciba animali e piante non possono vivere senza acqua e di natura umida sono i corpi stessi di animali e piante e persino tutti i semi. L umido si trova un po in tutte le cose, cosa evidentissima negli oggetti animati, è quindi chiaro che l acqua non può essere una sostanza come tutte le altre: essa è, conclude Talete, addirittura il principio del mondo. Queste riflessioni appaiono ai nostri occhi piuttosto puerili, eppure costituiscono il primo esempio di spiegazione strettamente razionale di cui siamo a conoscenza. Aristotele ci racconta altre cose di Talete: ci dice che, a suo parere, la Terra galleggerebbe sulle acque. A Talete viene anche attribuita un affermazione secondo cui tutto è pieno di déi e un altra che attribuirebbe un anima anche al magnete, data la sua capacità di muovere. Queste due ultime affermazioni appaiono davvero strane! Per provare a comprenderne il senso bisogna dire che per Talete valeva, come del resto era comunemente accettato, il PRINCIPIO DELL ILOZISMO. Egli cioè, diversamente da noi, non distingueva i concetti di materia inerte, di per sé inanimata, e di forza, qualcosa cioè di separato dalla materia e che è in grado di muoverla. La materia, secondo l ilozismo, ha in sé la ragione del suo movimento e delle sue trasformazioni. Tale animazione è indistinguibile ed inseparabile dalla materia stessa. In modo analogo si spiega anche l affermazione sulla divinità: probabilmente Talete voleva opporsi all idea mitica dell Olimpo e degli déi antropomorfi, e dire che la divinità non sta in un luogo, ancor meno in una sorta di superuomo, ma in tutto, e probabilmente per lui essa coincideva con l arché. Tipico dei presofisti è appunto questa indistinzione fra materia e forza, così come fra lo spirituale, il divino, e il terreno. 4. ANASSIMANDRO ( A.C.??? A.C.) 4.1 il primo filosofo scrittore Discepolo di Talete, fu con ogni probabilità il secondo filosofo della scuola di Mileto. Anche lui svolse attività di tipo politico in patria, anche lui ebbe interessi nelle matematiche e nell astronomia. Di Anassimandro, così come di Anassimene, non abbiamo notizie anteriori ad Aristotele. Pare sia stato lui il primo fra i greci a scrivere un libro concernente la sua speculazione filosofica, ed è questo il primo testo cui i dossografi pongono il nome tradizionale di Sulla Natura. Fra le altre cose, è singolare e di grande rilievo il fatto che questo libro fosse scritto IN PROSA, e non in versi, com era invece consuetudine. 7

8 Di cosa parlava il libro di Anassimandro? Doveva, per quanto ne sappiamo, trattarsi di una storia fisico-geografica dell universo, a partire dalla sua costituzione. Dicono alcune fig. 4 - Anassimandro, il secondo esponente della scuola di Mileto fonti che egli per primo tentò di disegnare un profilo delle terre allora conosciute. Gli viene attribuita anche l invenzione dello gnomone 5, strumento con cui egli poté calcolare i solstizi, gli equinozi 6 e gli intervalli fra le stagioni. L unico frammento originale del suo libro è riportato da Simplicio, commentatore di Aristotele: Da dove, infatti, gli esseri hanno l origine, ivi hanno anche la distruzione secondo necessità: poiché essi pagano l uno all altro le pene e l espiazione dell ingiustizia secondo l ordine del tempo. 4.2 il concetto di àpeiron Pare, inoltre, che sia stato Anassimandro, per primo, ad introdurre la parola arché per indicare ciò da cui tutto ha origine. Ma per Anassimandro cos è l archè? La sua risposta differisce in modo molto significativo da quella di Talete e costituisce, rispetto ad essa, un notevole progresso. A parere di Anassimandro l archè non è nessuno degli elementi che noi conosciamo attraverso i nostri sensi, nulla che faccia direttamente parte della nostra esperienza quindi, ma una natura, che possiamo cogliere solo con l intelletto, in-finita che lui chiamò àpeiron. fig. 5 - àpeiron scritto in caratteri greci 5 Lo gnomone è un semplice strumento ad asta, con varie inclinazioni, la cui ombra consentiva di stabilire la posizione del sole e, quindi, l ora del giorno. 6 Si chiama equinozio ciascuna delle due date in cui la durata del giorno e quella della notte è, su tutta la Terra, uguale: si tratta del 21 marzo e del 23 settembre. 8

9 Il principio di Anassimandro non ha, come l acqua di Talete, caratteristiche sensibili determinate e ben note. Apeiron è normalmente tradotto con il termine italiano infinito, ma la parola ai tempi dei milesii aveva anche altre accezioni: vuol dire propriamente senza limiti, illimitato, indefinito, informe. Da un lato l àpeiron indica una sostanza, un essere illimitato, infinito (se fosse finito anche la sua attività generatrice e trasformatrice dovrebbe essere finita...) da cui tutto ciò che esiste proviene. Dall altro è semplicemente la natura di tutte le cose che precede le loro distinzioni, è qualcosa di indefinito, di indeterminato al suo interno e che, proprio per questo, può assumere tutte le diverse determinazioni, fungendo così da arché. Certo è che Anassimandro non concepiva il suo àpeiron come concetto formale, di tipo matematico, astratto, ma come una vera e propria materia che in qualche modo circonda e costituisce tutto l universo. In effetti le fonti sembrano mettere l accento più che sull idea di infinito su quella dell indeterminatezza dell àpeiron. 4.3 il perché di una scelta 4.4 i contrari Perché Anassimandro non ha assunto una sostanza fra quelle note all esperienza, come aveva fatto Talete, ipotizzando l esistenza di una sostanza che nessuno ha mai visto? Anche se la cosa può apparire strana, proprio in questo consiste il progresso rispetto a Talete! Aristotele spiega in questo modo la scelta di Anassimandro: pare che egli pensasse che se un elemento materiale fra quelli noti alla nostra esperienza sensibile fosse il principio, l arché, esso tenderebbe ad inglobare e a distruggere tutti gli altri. Insomma: Anassimandro riteneva che il principio, l arché dell universo, la causa di tutte le sostanze che noi conosciamo, non potesse essere una di queste sostanze medesime! In altre parole ancora: la causa del mondo reale va ricercata al di là di ciò che costituisce la nostra esperienza sensibile del mondo reale stesso, non può semplicemente farne parte. La tradizione ci dice anche che l àpeiron possiede un movimento eterno (dal quale ha origine la generazione delle singole cose) che è immortale e indistruttibile. Anassimandro inoltre esprime per la prima volta con chiarezza un idea tipica della Grecia antica, quella secondo cui la realtà non sarebbe composta di moltissime determinazioni diverse e indipendenti, ma da un insieme di contrari che si oppongono e trapassano l uno nell altro. Possiamo ipotizzare che i contrari (caldo-freddo, umido-secco, ecc.) si stacchino e si differenzino dall àpeiron a causa del suo continuo movimento e si distruggano vicendevolmente con regolarità ciclica. Anassimandro pare vedere il distacco, la differenziazione dall unico essere come una sorta di ingiustizia, sempre pagata con la distruzione ciclica stabilita dal tempo. Forse l esperienza che dovette suggerirgli tale modello è il succedersi regolare delle stagioni. Sembra anche assodato che Anassimandro estendesse questa vicenda ciclica anche ai mondi, che a suo avviso sono infiniti. Essi nascono e muoiono ciclicamente, sostituiti da altri. Questo risponde ad un altra concezione tipica: la concezione del tempo come un circolo e non come linea retta che procede all infinito. 9

10 4.5 cenni su altre idee di Anassimandro Il milesio sostenne anche che la Terra ha forma cilindrica, con un altezza pari ad un terzo della larghezza, e secondo lui è librata in alto, non è sostenuta da niente perché equidistante da tutte le cose. Talete non riesce a superare l idea che ogni cosa poggia su qualcos altro, mentre Anassimandro compie qui, come vedete, una notevole astrazione. Anassimandro pare anche fare un ipotesi sull origine degli esseri viventi. I primi viventi furono generati nell umido, nell acqua (qui probabilmente Anassimandro ha svolto considerazioni simili a quelle di Talete) avvolti in membrane spinose che con il passare del tempo approdarono a terra e, spezzatasi la membrana, poco dopo mutarono genere di vita. C è chi ha voluto vedere in questa idea un anticipazione dell evoluzionismo. 3. ANASSIMENE (VI SECOLO A.C.) Amico e discepolo di Anassimandro, egli è l ultimo rappresentante della scuola di Mileto. Anche Anassimene è autore di un opera intitolata Sulla Natura, di cui ci sono rimasti pochissimi frammenti, insieme a delle testimonianze. Pare che questo testo sia sopravvissuto sino all epoca ellenistica. L esiguità delle informazioni che lo riguardano ci fa comprendere come la sua fama e la portata delle sue scoperte fosse decisamente inferiore a quelle dei suoi predecessori. Anassimene sostiene che l aér vocabolo tradotto con aria, ma che allora si riferiva a tutte le sostanze volatili, gassose e impalpabili sia l arché. fig. 6 - Anassimene, secondo successore di Talete Questa aria è eternamente mobile, da essa si generano le cose e in essa si risolvono, è divina ed illimitata, seppure non indeterminata. Pare che quello effettuato da Anassimene sia un passo indietro: egli, come già aveva fatto Talete e a differenza di Anassimandro, torna ad identificare il principio con un elemento determinato, ben preciso. Anassimene in effetti ha, con questa sua scelta, cercato di chiarire le modalità secondo cui tutte le cose derivano dall aria. Ha spiegato questa genesi con i processi di condensazione e rarefazione: a suo avviso l aria, condensandosi, dà origine a tutte le cose e, rarefacendosi, le distrugge. Anassimene può aver pensato che, essendo l àpeiron del maestro al di fuori della nostra conoscenza sensibile, in effetti non sappiamo nulla di come le cose derivino da esso ed in esso facciano ritorno. Anassimene, è il primo a supporre che tutte le cose siano formate tramite un diverso grado di aggregazione dell aria (differenza quantitativa e non qualitativa). Secondo le testimonianze, inoltre, la Terra a parere di Anassimene sarebbe assai piatta e per questo galleggerebbe sull aria. I corpi celesti, inoltre, 10

11 sarebbero fatti della medesima sostanza della Terra. Il sole sarebbe terra infuocata a causa della rapidità del movimento. Perché Anassimene ha scelto proprio l aria? Le testimonianze dicono che per il milesio l aria è l elemento fra tutti più mobile, in secondo luogo elementari esperienze meteorologiche ci mostrano come l aria possa facilmente, condensandosi e rarefacendosi, formare fenomeni fra loro diversi (nuvole e pioggia). fig. 7 - L'arché secondo Anassimene: l'aria Qual è, inoltre, la cosa che caratterizza tutti i viventi? Essi si muovono, proprio come l aria e, soprattutto, respirano. Vita e respirazione apparivano allora inscindibili: come sapete nei poemi omerici la vita è una specie di alito che, all atto della morte, abbandona il corpo. BREVE BIBLIOGRAFIA (ordine sparso) Nicola Abbagnano / Giovanni Fornero, Filosofi e filosofie nella storia (vol.1), Paravia, Torino 1986 Sergio Moravia, Filosofia (vol.1), Le Monnier, Milano 1989 Carlo Sini / Mauro Mocchi, Leggere i filosofi (tomo 1A), Principato, Milano 2003 Jean Pierre Vernant (a cura di), L uomo greco, Laterza, Bari 1991 Enrico Berti, In principio era la meraviglia, Laterza, Bari 2007 Renato Laurenti, Introduzione a Talete, Anassimandro, Anassimene, Laterza, Bari

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