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1 Ricerca applicata in frutticoltura Sintesi dei risultati 2013 agricoltura & ricerca

2 CONSORZIO DI RICERCA SPERIMENTAZIONE E DIVULGAZIONE PER L ORTOFRUTTICOLTURA PIEMONTESE Pubblicazione a cura di Regione Piemonte - Assessorato Agricoltura, Caccia e Pesca Direzione Agricoltura - Settore Servizi alle Imprese Coordinamento tecnico Luisa Ricci - Settore Servizi alle Imprese Testi CReSO Consorzio di Ricerca, Sperimentazione e divulgazione per l Ortofrutticoltura Piemontese Dipartimento di Scienze Agrarie, Forestali e Alimentari, Università degli Studi di Torino Dipartimento di Colture Arboree, Università di Bologna Dipartimento di Scienze Agrarie, Alimentari e Ambientali, Università Politecnica delle Marche Regione Piemonte, Settore Fitosanitario regionale Stampa Centro Stampa Regione Piemonte TORINO LUGLIO 2014 Pubblicazione in distribuzione gratuita Supplemento al n. 84 di Quaderni della Regione Piemonte Agricoltura Direttore responsabile: Luciano Conterno Redazione presso Regione Piemonte Assessorato Agricoltura

3 Le innovazioni tecniche e quelle organizzative sono probabilmente alla base del successo del settore frutticolo piemontese, che è caratterizzato da produzioni apprezzate a livello nazionale e, in parte, anche estero. La presente pubblicazione raccoglie i risultati dei progetti di ricerca e sperimentazione che la Regione Piemonte ha finanziato nel 2013 e che sono stati coordinati dal CReSO, il Consorzio di Ricerca Sperimentazione e Divulgazione per l Ortofrutticoltura, una delle infrastrutture di ricerca più attive nella politica frutticola regionale. Il CReSO ha svolto l attività di ricerca in collaborazione con altre istituzioni scientifiche, formando un network di ricerca composto dalle migliori competenze presenti sul territorio. I risultati dei progetti di ricerca e sperimentazione vengono qui divulgati con una netta separazione tra l innovazione varietale e quella colturale: nella prima parte si presentano le valutazioni di nuove varietà e portinnesti riferite a melo, pesco e albicocco, produzioni veramente importanti per il contesto piemontese; nella seconda parte del volume, si fornisce invece un aggiornamento delle strategie di difesa colturale, e i risultati della sperimentazione di tecniche agronomiche innovative finalizzate al miglioramento della qualità delle produzioni locali. Si tratta di una pubblicazione che fornisce indicazioni molto pratiche e dirette alle aziende agricole e ai tecnici del settore, che le potranno aggiungere alle esperienze accumulate nel corso del tempo, per favorire una migliore valorizzazione delle produzioni frutticole regionali. Il miglioramento della qualità dei prodotti, della sicurezza alimentare, della salute degli operatori e della gestione delle risorse naturali rappresenta infatti la strategia di crescita necessaria per salvaguardare il futuro della frutticoltura piemontese, un settore caratterizzato da operatori che nonostante le difficoltà ambientali e del mercato continuano ad investire nell innovazione. Giorgio Ferrero Assessore all Agricoltura, Caccia e pesca della Regione Piemonte

4 INDICE INNOVAZIONE VARIETALE... pag. 1 Introduzione... pag. 2 Caratterizzazione climatica... pag. 3 Melo... pag. 14 Pesco... pag. 29 Albicocco... pag. 50 TECNICA COLTURALE... pag. 61 Introduzione... pag. 63 Situazione fitosanitaria... pag. 64 SPERIMENTAZIONI DI DIFESA... pag. 69 Verifica dell efficacia di contenimento di lepidotteri carpofagi del melo mediante copertura totale degli impianti con rete antigrandine sul modello Alt Carpo... pag. 70 Indagine bioetologica e definizione di metodi di controllo a basso impatto ambientale su Forficula auricularia su drupacee... pag. 79 Indagini sul nuovo dittero esotico Drosophila suzukii responsabile di gravi danni alle drupacee... pag. 86 Verifica dell efficacia di possibili mezzi atti a prevenire la diffusione della batteriosi su giovani impianti di actinidia... pag. 90 Verifica dell efficacia dei ventoloni per la protezione dalle gelate primaverili... pag. 99 SPERIMENTAZIONI DI TECNICA AGRONOMICA... pag. 107 Valutazione dell efficacia di soluzioni alternative alla disinfezione chimica del terreno in reimpianti di melo e pesco... pag. 108 Impiego di teli riflettenti su melo: valutazione dell influenza sulla qualità dei frutti e analisi economica... pag. 116 I

5 Innovazione Varietale Rilievi & Osservazioni 2013

6 Introduzione La ricerca e la valutazione di nuovi materiali relativi a varietà e portinnesti dei fruttiferi sono svolte dalla sezione Innovazione Varietale del CReSO presso il Centro Ricerche per la Frutticoltura di Manta (Cn). Il gruppo di lavoro è coordinato da Lorenzo Berra in collaborazione con Davide Nari. Il CReSO partecipa dal 1994 al Programma Nazionale Liste di Orientamento Varietale dei fruttiferi, promosso dal MiPAAF e dalla Regione Piemonte e coordinato dal CRA Consiglio per la Ricerca e la Sperimentazione in Agricoltura. E inoltre inserito, come unità operativa di riferimento per l Italia nord-occidentale, nella rete europea dei Centri di Ricerca EUFRIN, che consente l adozione dei più accreditati protocolli sperimentali e un accesso privilegiato ai flussi di ricerca internazionali. Ai primi riscontri positivi, le osservazioni parcellari sono integrate dall avvio di una sperimentazione estesa che coinvolge il territorio e la filiera con impianti pilota presso aziende che afferiscono alle organizzazioni di produttori. Da questi rilievi, su dimensione reale, si ottengono riscontri, sia di tipo ambientale, ma soprattutto sull idoneità ai processi post-raccolta e sul gradimento dei consumatori. Il processo nel suo insieme consente di cogliere i vantaggi dell innovazione senza accollare alle imprese frutticole o alle loro organizzazioni commerciali i rischi d insuccesso connessi alla compatibilità con il pedoclima regionale e alle esigenze della filiera frutticola, rappresentate formalmente dal Comitato tecnico. I risultati concreti della sperimentazione consistono nel costante aggiornamento delle liste di Programmazione delle cultivar e dei portinnesti consigliati. Oltre all indicazione delle cultivar consigliate, si mettono a disposizione degli operatori tutte le informazioni necessarie per la corretta gestione degli impianti, in funzione delle esigenze e variabili aziendali: miglior combinazione cultivar/portinnesto, informazioni sulla biologia fiorale e conseguente scelta degli impollinatori, caratteristiche vegeto-produttive (habitus, portamento, vigoria delle cultivar, etc.), sensibilità a parassiti, in sostanza tutte le componenti per ottimizzare la sostenibilità ambientale ed economica del frutteto. 2

7 Caratterizzazione climatica I dati meteorologici sono riportati nel prospetto riassuntivo e visualizzati nei grafici allegati. Nel grafico relativo all andamento delle temperature medie e precipitazioni mensili sono stati messi a confronto i dati del 2013 con la serie storica Il 2013 è stata un annata con temperature primaverili tra le più basse mai registrate, con valori medi, in particolare dal mese di febbraio sino a maggio, inferiori di 1,5-2 C rispetto alla media degli anni precedenti. Tra i mesi più freddi si segnala maggio con 14 C medi e una minima, che per alcuni giorni, è stata di poco superiore a 3 C. Nei mesi successivi, da giugno a ottobre, le temperature medie sono rimaste molto vicine ai valori storici. Il 2013 si è chiuso, nei mesi di novembre e dicembre, con temperature piuttosto alte per l epoca Si segnala la massima giornaliera registrata nel mese di novembre di quasi 24 C. Le basse temperature d inizio stagione hanno determinato un posticipo delle fasi fenologiche e delle epoche di raccolta di tutte le specie fruttifere di circa giorni rispetto al Per quanto riguarda le precipitazioni, nel 2013 sono caduti in totale 994 mm, circa 100 mm in più rispetto alla media storica. Le piogge si sono concentrate soprattutto in primavera, in particolare nei mesi di marzo, aprile e maggio. Mesi che hanno fatto registrare precipitazioni medie rispettivamente di 121,6 mm, 143,2 mm e 192 mm. Nei restanti periodi le piogge sono state tendenzialmente allineate alla media storica. Fanno eccezione i mesi di luglio, 106,6 mm, più del doppio rispetto allo storico e il mese di settembre, 2,6 mm, più di 90 mm in meno rispetto alla media delle annate precedenti. Le epoche di fioritura sono state significativamente posticipate rispetto al 2012, circa dieci giorni per l albicocco e quindici giorni per il pesco e il melo. Questo dovuto alle basse temperature primaverili. Per tutte le specie le fioriture sono state lunghe e scalari. L allegagione, nonostante le piogge e le temperature basse in fioritura, sono state buone. L epoca di maturazione nel 2013 ha mantenuto lo stesso ritardo segnalato per le fioriture di circa giorni rispetto all annata precedente, nonostante l andamento climatico più favorevole dei mesi estivi. La qualità globale delle produzioni è stata buona, anche se l andamento climatico ha favorito, in particolare sulle nettarine a maturazione precoce, la presenza di frutti scatolati e rugginosi. Per quanto riguarda le drupacee, in particolare albicocco e pesco precoce, il tenore zuccherino è stato leggermente inferiore al La colorazione delle mele è stata molto buona, così come le caratteristiche qualitative, in particolare tenore zuccherino e durezza della polpa. Prerequisiti essenziali per una buona conservabilità delle produzioni Di seguito sono allegati i fenogrammi di fioritura e maturazione. 3

8 MESE MEDIE MENSILI DELLA TEMPERATURA ( C) TEMPERATURE ESTREME Minima Massima ore 8 ore 19 (m+m)/2 (m+m+h8+h19)/4 minima massima Gen. -1,7 7,1-0,5 1,5 2,7 1,6-6,4 21 Feb. -2,7 6,6-2,1 1,2 1,9 0, Mar. 1,6 10,0 2,8 6,9 5,8 5, Apr. 8,0 16,6 8,9 15,2 12,1 12,2 0,5 25 Mag. 8,6 19,6 9,7 17,8 14,1 13, Giu. 14,0 25,9 14,9 24,6 19,9 19, Lug. 17,7 28,8 18,5 28,0 23,2 23,2 12,5 32 Ago. 16,3 28,0 18,6 25,3 22,1 22, Set. 12,5 23,8 13,0 21,8 18,2 17, Ott. 9,2 16,3 9,6 13,2 12,8 12, Nov. 3,0 11,1 4,0 6,0 7,2 6,1-5 23,9 Dic. -1,1 9,4-0,1 2,5 4,3 2,8-3,8 14 A 7,2 16,9 8,1 13,7 12,1 11, MESE PRECIPITAZIONE (mm) pioggia e neve fusa Numero giorni con precipitazione totale massima >= 1mm Gennaio 53,6 23,2 3 Febbraio 35,4 10,2 7 Marzo 121,6 37,6 13 Aprile 143,2 25,2 12 Maggio ,6 16 Giugno 50,2 23,4 8 Luglio 106,6 70,4 5 Agosto 48 22,4 6 Settembre 6,8 2,6 3 Ottobre 87,2 25,6 9 Novembre 91,4 31,4 8 Dicembre 58, Anno 994,8 70,4 95 4

9 5

10 Fenogramma di fioritura melo

11 Fenogramma di fioritura pesco

12 Fenogramma di fioritura nettarine

13 Fenogramma di fioritura albicocco

14 Fenogramma di maturazione melo

15 Fenogramma di maturazione pesco

16 Fenogramma di maturazione nettarine 2013 Fenogramma di maturazione nettarine 2013 Western Red* Silver Giant Sweet Lady * Sweet Red* Alma* Orion* Venus Nectaross Romagna Queen* Lamì Nèctar* (3/10.9) Early Zee Zaigloze* 3/5 20 Romagna Bright* Diamond Ray* Alitop* Romagna Top* Romagna Big* Amiga* Rebus 038* Romagna Gold* Magique Maillarmagie* Ambersister D 93/ 1/6 Cristina* Big Top Zaitabo* Romagna Red* Carene ( ) Big Bang Maillara* 20-giu 30-giu 10-lug 20-lug 30-lug 9-ago 19-ago 29-ago 8-set 12

17 Fenogramma di maturazione Albicocco

18 Melo 14

19 L assetto varietale attuale conferma la dominanza dei gruppi Gala/Red Delicious che da sole rappresentano quasi il 70% della produzione totale. Golden Delicious è in costante diminuzione. Ambrosia* è attestata intorno al 5% del totale con probabili margini di incremento. Il gruppo Braeburn non ha superato l 1%, chiaro segno che dal punto di vista commerciale l interesse per una mela acidula, adatta esclusivamente ai consumatori del nord Europa, è limitato. In controtendenza risulta il gruppo Fuji che dopo anni di sostanziale stasi è in aumento, dato che conferma l esigenza di rafforzare il segmento delle mele autunnali con nuove varietà che maturino in un epoca compresa tra Braeburn e Pink Lady Cripps Pink. Il panorama clonale dei principali gruppi varietali è molto aggiornato e competitivo, (vedi il recente riconoscimento dell IGP Mela Rossa Cuneo ) ma con ridotti margini di miglioramento. Primaria appare la necessità di arricchire il paniere varietale con cultivar innovative in merito a: resistenza alle malattie, ampia adattabilità ambientale, facile governabilità della pianta, elevata qualità e buona attitudine al pre e post-raccolta. Gruppo Gala Il Piemonte è stato uno dei primi distretti melicoli a puntare sui cloni molto colorati, raggiungendo un elevato standard estetico favorito anche dalla innegabile vocazionalità ambientale. A parità di caratteristiche vegeto-produttive e qualitative, che accomunano la maggior parte dei cloni sperimentati, i parametri di valutazione delle nuove selezioni si concentrano sull estensione, l intensità e l entità di striatura del sovraccolore. La più importante criticità del gruppo Gala è la tendenza alla regressione della colorazione che penalizza in modo significativo la qualità globale della produzione. Note quanto inevitabili le cause (la mutazione riguardante il sovraccolore non è stabile in particolare nei cloni striati). Semplificando si possono distinguere due classi di regressione. La prima si manifesta con frutti quasi completamente privi di sovraccolore. Normalmente può interessare il 3 5% degli alberi, percentuale importante ma fisiologicamente tollerabile. La seconda si caratterizza con colorazione dei frutti complessivamente meno attraente che compare in ritardo e in misura meno diffusa e può raggiungere percentuali di oltre il 10 15% delle piante. Il problema si controlla con un attenta selezione del materiale vegetale per la moltiplicazione in vivaio che deve essere prelevato da piante madri su cui si siano verificate le rispondenze clonali di colorazione. Fondamentale un accurato monitoraggio per valutare il comportamento in pieno campo dei differenti cloni in merito alla reale tendenza alla regressione che diventa la principale discriminante per l inserimento nella lista delle consigliate. 15

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21 Clone Baigent Brookfield (1) Schniga Schnitzer (2) Simmons Buckeye (3) Data di raccolta Caratteristiche E il clone di riferimento della tipologia striata. Presenta una colorazione molto estesa in combinazione a una stiratura intensa e ben marcata. Da verificare entità di regressione del colore Sotto il profilo merceologico non si distingue da Brookfield. Da verificare entità di regressione del colore Annaglo (4) Jugala * (4) Galaval * (4) Perathoner * Redlum (16) Royal Beaut * (17) Fendeca * Decarli (18) Fengal * Venus (18) SchniCo* Gala Schniga (7) Bannig* Ultima Gala (6) Il clone di riferimento della tipologia uniforme. La colorazione, che assume precocemente, è molto attraente, di elevata estensione, brillante tonalità e intensa luminosità. L estensione del sovraccolore è elevata e brillante. L intensità di striatura è più fine, ma meno evidente rispetto al clone di riferimento. Anticipa la maturazione di qualche giorno. Pezzatura leggermente più grossa. Colorazione a livello di una bella Galaxy *, con striature meno evidenti. Si è distinta per l intensità e l estensione del colore rosso, di tipologia prevalentemente uniforme. Si è rilevato un anticipo della colorazione ma non dell epoca di maturazione. Da verificare ad altimetrie più elevate dove il sovraccolore potrebbe rivelarsi tanto intenso da snaturare i canoni estetici del gruppo Gala. Al momento buona la situazione in merito alla regressione di colorazione L estensione del sovraccolore non è superiore rispetto ai testimoni. Evidenti le striature I dati si riferiscono al clone non virus-esente. L estensione del sovraccolore è buona ma non superiore al testimone. Le striature sono molto evidenti. In attesa del clone pro-select che richiederà una nuova valutazione. Clone non virus-esente. Elevata estensione del sovraccolore di tipologia striata-uniforme. Vigore della pianta più debole rispetto ai testimoni. Clone non virus-esente. Buona estensione del sovraccolore, di tipologia striata a bande larghe, non superiore al testimone. Mutazione virus-esente rinvenuta nel campo di piante madri certificato di Gala Schnitzer. La colorazione è a ottimi livelli, di tipologia intermedia o leggermente striata. Avviata alla sperimentazione estesa. Mutazione di origine americana con buona colorazione di tipologia intermedia, striata-slavata. Rilevata nel 2013 presenza di frutti con rugginosità superiore ai testimoni. 17

22 Gruppo Red Delicious Anche il gruppo Red ha standard estetici elevatissimi. Il lavoro di selezione clonale ha permesso di raggiungere un estrema semplificazione nella lista delle varietà consigliate sia nella tipologia SPUR sia nella STANDARD. Il punto nodale è la corretta scelta del portinnesto. Per le spur segnaliamo le positive verifiche dal pieno campo del Supporter 4 Pi80*. Il vigore indotto è maggiore di circa il 10% rispetto al poco omogeneo M26. Presente ma in misura tollerabile l attività pollonifera. La Jeromine*, caratterizzata da habitus standard, ha evidenziato la necessità di buona spinta vegetativa garantita dalla combinazione con M9 vigorosi (EMLA) per ottimizzare pezzatura dei frutti ed equilibrio vegeto-produttivo. Cultivar Sandidge Superchief (4) Data di raccolta Caratteristiche E il clone di riferimento per gli SPUR. Ha sostituito nei nuovi impianti le storiche Red Chief e Scarlet Spur. L estensione del sovraccolore è completa, mantenendo però striature evidenti. Valtod Red Cap (7) Red Kan Red Delicious * (8) Elevata estensione del sovraccolore, rosso molto intenso, di tipologia uniforme. Vigore dell albero debole Elevata estensione del sovraccolore, rosso molto intenso, di tipologia uniforme. Vigore dell albero debole. Jeromine* (4) E il clone STANDARD di riferimento. Mutazione di Erovan* Early Red One. L estensione del colore è in pratica totale, al pari dei nuovi cloni spur. La qualità gustativa delle standard è superiore alle varietà spur. E la varietà per rilanciare il consumo delle Delicious Rosse sul mercato interno. Red Delicious Red Velox (16) King Roat (7) Clone di tipologia standard con estesa colorazione di tipologia uniforme ed epoca di maturazione anticipata di quasi una settimana Mutazione di Hapke*. Albero vigoroso con habitus semi spur. Frutti di grossa pezzatura di colore rosso vinoso intenso, praticamente totale, a livello dei testimoni. 18

23 Gruppo Golden Delicious Non ci sono novità di rilievo all interno di questo gruppo che pur rappresentando ancora un importante quota della superficie investita è in progressivo ridimensionamento. Il clone di riferimento rimane Golden B, da riservare negli areali climaticamente più vocati. Entra il lista Golden Parsi da Rosa. Cultivar Data di raccolta Caratteristiche Golden B Clone di riferimento. Da riservare negli areali altimetricamente più vocati. Golden Parsi da Rosa (7) Golden simile caratterizzata da evidente sfaccettatura e scarsa rugginosità. 19

24 Gruppo Braeburn Anche in questo gruppo sono presenti mutanti classificabili in due tipologie di colorazione in funzione della percentuale di striatura. In lista è presente il clone Mariri Red Aporo. Rappresenta il clone di riferimento per la tipologia uniforme. La colorazione è rossa intensa, estesa su gran parte dell epidermide, irriconoscibile rispetto alla cv originaria. Cultivar Mariri Red Aporo (1) Rosewell Rosabel (1) Royal Braeburn (4) Data di raccolta Caratteristiche E il clone di riferimento per la tipologia uniforme. Clone dall aspetto ben distinto rispetto alla cv originaria. La colorazione rossa intensa, risulta estesa su gran parte dell epidermide, con scarse striature Presenta elevata estensione del sovraccolore, con evidenti striature Clone con buona colorazione estesa sull'85% della buccia, di tipologia striata. 20

25 Gruppo Fuji L alternanza di produzione rimane il principale limite del gruppo che tuttavia sta vivendo un significativo ritorno di interesse grazie alla fidelizzazione dimostrata dai consumatori e alla esigenza di rinforzare il segmento delle autunnali in alternativa all actinidia. Cultivar Fiero September Wonder (1) Data di raccolta Caratteristiche Clone di Fuji a maturazione precoce. Colorazione intensa e brillante di tipologia uniforme. Aztec Zhen (4) Clone di riferimento per la tipologia di colore uniforme. Ampiamente diffuso in sperimentazione estesa ha evidenziato una colorazione rossa brillante, intensa ed estesa, di tipologia uniforme. Fubrax Kiku (7) Colorazione di tipologia striata di elevata estensione. Ha sostituito il clone Kiku 8 Brak. Spike Fuji * (6) Clone di Fuji con colorazione inferiore ai testimoni. Caratteristico l habitus spur. Fujiko* (6) Clone di Fuji a colorazione uniforme/striata, intermedia rispetto ai due testimoni in lista. Intensa e attraente la colorazione. 21

26 Cultivar resistenti a ticchiolatura La maggior parte delle varietà resistenti a ticchiolatura (TR) oggi disponibili sul circuito vivaistico sono resistenti alle comuni razze di ticchiolatura poiché portatrici del gene Vf che è stato già superato da mutate razze del fungo in alcuni distretti melicoli europei. La nuova frontiera del miglioramento genetico è rendere durevole la resistenza a organismi patogeni, cioè combinare insieme (piramidare, secondo l espressione tecnica in uso tra i ricercatori) più geni di resistenza alla stessa patologia nello stesso individuo e estendere la resistenza ad altri patogeni. Questo ovviamente deve essere unito a un alto profilo qualitativo e agronomico della cultivar, in sostanza viene meno la resistenza ma resta comunque una bella varietà. Il miglioramento genetico mondiale sta andando in questa direzione e il livello dei nuovi materiali è oramai confrontabile con le migliori convenzionali. Alcune inoltre permettono una riduzione delle cure colturali grazie alla facile governabilità in merito a equilibrio vegeto-produttivo e alla bassa esigenza di diradamento grazie al carattere di produzione auto-diradante. Cultivar Data di raccolta Gaia * (6) Gemini * (6) Galiwa* (2) Renoir * (6) Caratteristiche Matura una ventina di giorni prima di Golden, qualche giorno dopo Gala. Albero di medio vigore e facile gestione. Produttività costante. Frutto leggermente appiattito di buona pezzatura. Colorazione molto piacevole con sovraccolore rosso striato di elevata estensione con lenticelle evidenti. La polpa è fine, croccante di buon sapore, dolce e aromatico. Limitata serbevolezza. Matura una decina di giorni dopo Gala. Molto attraente l aspetto dei frutti, di media pezzatura e forma troncoconica regolare. Il sovraccolore, rosso intenso molto brillante e luminoso, è esteso sulla quasi totalità della buccia. Albero di facile gestione poco soggetto ad alternanza di produzione. La polpa è fine, croccante e succosa di buon sapore equilibrato. Prima produzione. Grossa pezzatura. Aspetto attraente, colore di fondo giallo verde, sovraccolore rosso scuro di buona estensione. Polpa croccante, soda e succosa. Sapore ottimo, molto dolce e molto aromatico. Interessante. Anticipa Golden di una decina di giorni. Il sapore è eccellente, molto dolce ed aromatico con equilibrata componente acidula. L aspetto è caratteristico con buccia ricoperta da una rugginosità diffusa sul 50 60% della superficie. 22

27 Isaaq CIV323* Sirius * (15) Albero di elevata rusticità. Pezzatura piccola, forma sferoidale. Colore di fondo giallo e sovraccolore rosso molto scuro ed esteso a tipologia striata. Sapore buono, dolce con elevata componente acidula. Golden-simile di grossa pezzatura. Forma tronco-conica breve. Colore di fondo verde-giallo privo di sovraccolore. Sapore buono, dolce con elevata componente acidula. Coop 39 Crimson Crisp (4) CIV G 198 Modì * (6) Selezionata dal Prof. J. Janick nell ambito del programma PRI (USA). Matura qualche giorno prima di Golden. Il frutto presenta una tipologia estetica innovativa non solo tra le TR: il colore rosso intenso e molto luminoso è esteso sull 80-90% dell epicarpo, con sfumature attraenti. La polpa è fine, succosa e piacevolmente croccante. Il sapore, di tipologia equilibrata, è buono. Non si sono evidenziate criticità nella fase di conservazione. L albero è di medio vigore e facile gestione, con caratteristico portamento procombente. La produttività è medio-elevata, concentrata nella parte distale delle branche. Ha un contenuto fabbisogno di diradamento dovuto alla caratteristica di allegare soltanto uno o due frutti per corimbo (auto-diradanti/self-thinning). Incrocio di Gala x Liberty ottenuto dal CIV a Ferrara. Matura circa una settimana prima di Golden Delicious. Il frutto è di aspetto attraente: forma allungata e colorazione rosso porpora estesa su buona parte della buccia. La polpa è molto soda e croccante con sapore equilibrato. La produttività è elevata e costante. L albero ha portamento aperto e vigoria contenuta. Presenza di cascola pre-raccolta. Distribuita in esclusiva. Luna * (15) Opal* Smeralda* (6) Varietà ottenuta dall incrocio Topaz x Golden Delicious. Grossa pezzatura. Forma appiattita. Colore di fondo giallo-verde con sfaccettatura in frutti più esposti. Rugginosità assente. Sapore buono, tendenzialmente acidulo. Matura con Golden, l albero è di facile gestione con produttività regolare e costante. Rugginosità localizzata nella cavità peduncolare da cui può fuoriuscire in zone più umide. Rilevati danni da colpi di sole. La polpa è soda, croccante di ottimo sapore. Buona produttività. Pezzatura media. Colore verde chiaro, i frutti più esposti presentano faccetta rosata. Lenticelle bianche. Polpa croccante e succosa, di buon sapore con piacevole aroma acidulo. 23

28 Renetta Grigia di Torriana Varietà autoctona, diffusa esclusivamente nel comprensorio di origine (Torriana, in Provincia di Cuneo) come prodotto di nicchia. Presenta una resistenza parziale di tipo monogenico. I frutti, di media pezzatura, hanno forma tronco-conica breve. Buccia completamente rugginosa. Eccellenti le caratteristiche organolettiche con intensa componente aromatica ed elevata serbevolezza anche in fruttaio Inored Story (9) Fujion* (6) Frutto di forma allungata, regolare con caratteristico lungo peduncolo. Colorazione molto attraente con sovraccolore rosso molto intenso sulla quasi totalità della buccia. Presenza di rugginosità limitata alla cavità peduncolare. Polpa molto soda, mediamente croccante, poco succosa. Buono il sapore, equilibrato e aromatico. Avviata alla sperimentazione estesa. L aspetto ricorda molto quello di Fuji e la colorazione è attraente con evidenti striature. La polpa è croccante, dolce, succosa di buon sapore. Da verificare la costanza produttiva. Dalinette Choupette (1) In epoca di maturazione Fuji si è distinta per le pregevoli caratteristiche qualitative. Il frutto di buona e regolare pezzatura ha un aspetto caratteristico. Il colore rosso intenso interessa il 70-80% della buccia. La polpa è soda, croccante e succosa. Il sapore, di tipologia acidula, è molto buono e, dopo conservazione, particolarmente aromatico. La produttività è elevata e costante con un contenuto fabbisogno di diradamento dovuto alla caratteristica di allegare pochi frutti per corimbo (auto-diradanti/self-thinning). 24

29 Altre tipologie varietali Appartengono a questo gruppo cultivar di varia origine genetica con caratteristiche pomologiche e agronomiche molto differenti, potenzialmente interessanti per rinnovare e differenziare il paniere varietale piemontese. Ambrosia e Crimson Snow sono in lista, le altre ancora in osservazione.. Tra le numerose cultivar in prova presso L'Azienda Sperimentale del CReSO, sono di seguito descritte alcune tra le cv più recenti, dalle precocissime alle extra-tardive. Cultivar Data di raccolta Galmac* (4) Sweetango Minneiska* (1) Sweetie* (1) Daiane* (4) Caratteristiche Incrocio di Gala x Jerseymac di origine Svizzera. Matura oltre venti giorni prima di Gala. Frutto di bell aspetto. Forma regolare. Sovraccolore rosso esteso sul 50% della buccia. Polpa fine, croccante molto succosa. Sapore buono, di tipologia acidula. Ottenuta in USA dall incrocio Honeycrisp x Minnewashta. Frutto di media pezzatura con caratteristico aspetto, buccia di colore rosso vivo con lenticelle evidenti. Polpa croccante che mantiene una buona durezza anche dopo conservazione. Sapore molto buono dopo conservazione. Nel 2013 ha evidenziato un elevata incidenza di frutti con screpolature. Incrocio di Tenroy x Braeburn, ottenuto in Nuova Zelanda. Matura una settimana dopo Gala. Frutto di media pezzatura con forma tronco-conica oblunga e punte calicine evidenti. Aspetto molto attraente; colore rosso vivo e brillante sul 70% della buccia. Polpa compatta e succosa. Sapore buono, dolce e aromatico. Di origine brasiliana dall incrocio di Gala x Princesa. Matura una decina di giorni prima di Golden. Produttività elevata e costante. Albero di facile gestione. Grossa pezzatura con forma eterogenea dei frutti. La colorazione è molto attraente. Polpa di buona struttura e buon sapore, molto dolce e poco acido. 25

30 Aurora Golden Gala (12) Roho 3615 Evelina TM (8) African Red Carmine*(1) Ambrosia * (12) Di origine canadese da Splendor x Gala, matura circa una settimana prima di Golden. Albero di facile gestione, costantemente produttivo. Il frutto di pezzatura media ha aspetto Golden-simile, con forma meno allungata. Sapore buono, dolce con bassa acidità. Sensibile a manipolazioni. Colone migliorativo di Pinova con colorazione intensa ed estesa, molto attraente, superiore al clone standard. Distribuita in esclusiva. Produttività media. Pezzatura buona. Forma sferoidale con punte calicine evidenti. Peduncolo lungo. Colore di fondo verde chiaro e sovraccolore rosso vinoso, striato; nel complesso mediamente attraente. Sapore eccellente, dolce con bassa acidità. Ottenuta in British Columbia (Canada). Matura circa una settimana dopo Golden Delicious. Il sapore è molto dolce con tenore zuccherino elevato e bassissima acidità. La polpa è croccante e succosa. L aspetto è molto attraente, bicolore con sfumature rosa-rossastre sul 50-60% della buccia. L albero è di media vigoria, con portamento eretto. La produzione, distribuita prevalentemente su lamburde, è elevata e costante. Mediogrossa la pezzatura del frutto, di forma tronco-conica con umboni appena pronunciati. Distribuita in esclusiva. Nicoter Kanzi (11) Ottenuta dall incrocio Gala Must x Braeburn. Pari epoca di Golden Delicious. Pezzatura media, uniforme. Forma molto regolare. Colore rosso brillante esteso sul 50% dell epidermide. Sapore buono, dolce con equilibrata acidità. Distribuita in esclusiva. Regal You* (19) Gradiyel* Goldkiss (20) Produttività costante. Albero vigoroso e assurgente. Frutto di buona pezzatura. Forma cilindrica appiattita, regolare. Colore di fondo verde/giallo con sovraccolore rosso-rosato di buona estensione, attraente. Polpa croccante e succosa. Sapore molto buono, dolce con bassa acidità e buon aroma (tipo miele).interessante. Verificare la serbevolezza. Ottenuta dall incrocio di Cripps Pink x Golden Delicious. Buona produttività. Forma sferoidale, regolare. Pezzatura buona. Colore di fondo verde chiaro con faccetta rosata (15-20%). Lenticelle rugginose ed evidenti. Polpa soda con elevato peso specifico. Sapore buono, tendenzialmente acidulo. Verificare costanza produttiva 26

31 Gold Pink Gold Chief (13) Sinfonia* (6) Majesti* (6) Scilate Envi (1) Crimson Snow MC38* (7) Ottenuta dall incrocio Starkrimson x Golden Delicious dal DCA-Università di Bologna. Il frutto è di aspetto molto attraente. La forma è molto allungata con umboni pronunciati; il punto di forza sta nella sfaccettatura rosata-aranciata, estesa sul 20-40%. Scarsa la sensibilità a rugginosità. Matura dieci-quindici giorni dopo Golden Delicious, con ampia finestra di raccolta. La polpa è fine, compatta, succosa, di buon sapore equilibrato ed aromatico. Albero compatto semi-spur, di elevata e costante produttività. Buona la conservabilità. Il punto debole è il rischio di sovrapposizione con Golden Delicious. Buona produttività. Pezzatura elevata. Aspetto attraente ma meno rispetto a Majesti. Sapore discreto, dolce equilibrato ed aromatico. Frutti meno esposti con scarso sovraccolore. Produttività elevata. Buona pezzatura. Forma regolare e uniforme. Aspetto molto attraente, rosso intenso brillante. Sapore discreto, equilibrato ed aromatico. Polpa croccante. Ampia finestra di raccolta. Incrocio di Gala x Braeburn. Albero di media vigoria. Pezzatura buona, forma eterogenea. Sovraccolore rosso striato sul 60% della buccia. Rugginosità al peduncolo e diffusa di tipo reticolato. Polpa compatta, grossolana di buona succosità. Albero di elevato vigore, assurgente, con tendenza a rivestirsi solo nella parte distale delle branche ( legno cieco ). Pezzatura molto grossa. Aspetto attraente con colorazione rosso scuro, intensa e diffusa. Polpa di buona struttura. Sapore buono, dolce e aromatico, tendenzialmente acidulo. Elevata serbevolezza. Inserita in lista per la sperimentazione di pieno campo. Editore/Costitutore (1) Davodeau Ligonnière (7) Kiku (13) DCA Bologna (2) KSB (8) Feno (14) Delbard (3) Cadamon (9) Sarl Novadi (15) Istituto di Strizovice (CZ) (4) Valois (10) CRA - Trento (16) Griba (5) Star Fruits (11) Better 3 Fruit (17) Nicoläi (6) CIV (12) PICO - Summerland (18) Feno (19) ASF (20) Pep Grad Marchio registrato * Protezione brevettuale 27

32 Lista di programmazione 2014 Melo Gruppo varietale Gala Delicious rosse Cultivar ammesse Baigent Brookfield (striato) Simmons Buckeye (uniforme) Annaglo* (striato) Galaval* (uniforme) Sandidge Superchief (spur) Jéromine * (standard) Cultivar ammesse alla sperimentazione estesa SchniCo Gala Schniga Stark Gugger Red Velox Roat King Golden Delicious Golden B Golden Parsi da Rosa Braeburn Mariri Red Aporo Rosabel Rosewell Fuji Fubrax Kiku (striato) Aztec Zhen (uniforme) Fujiko* (striato/uniforme) Altre Resistenti a ticchiolatura Ambrosia *e Renetta del Canada Coop 39 Crimson Crisp Dalinette* Grigia di Torriana MC 38 Crimson Snow Fujion* Renoir* Inored Story Marchio registrato * Protezione brevettuale e Cultivar distribuita in esclusiva 28

33 Pesco 29

34 Gli obiettivi della selezione varietale sono focalizzati a individuare cultivar con elevati parametri qualitativi dei frutti (elevato tenore in zuccheri, bassa acidità), che permettano di avere sufficienti margini di manovra nelle annate climaticamente sfavorevoli. Le preferenze dei consumatori si stanno vieppiù orientando verso tipologie di sapore dolce aromatico con polpa succosa e di buona struttura. Il calendario di maturazione continua ad accorciarsi in parte a causa della sovrapposizione di epoca con le mele estive e in parte dalle dinamiche di mercato sempre più problematiche. Di fondamentale importanza è l adattabilità ambientale, valutabile attraverso la rispondenza a specifici parametri fenologici quali, epoche di germogliamento e di fioritura, che non devono essere troppo precoci e agronomici, come l elevato potenziale produttivo garantito dalla rusticità della cultivar unita alla facilità di gestione dell albero. Pesche a polpa gialla Cultivar/ selezione Coraline Monco * (8) Ruby Rich Zainoar * (4) Royal Majestic Zaimajal * (4) Data di raccolta Aspetti positivi Punti deboli Osservazioni Colorazione attraente. Sovraccolore meno cupo rispetto a Ruby Rich, con evidente marezzatura. Forma rotondo-oblata con apice molto incavato. Sapore buono, tendenzialmente acidulo. Buona pezzatura e aspetto attraente. Sapore più equilibrato, meno acido di Royal Gem. Buona tenuta di maturazione. Aspetto molto attraente con colorazione rosso intensa totale. Forma tondeggiante regolare. Albero di più facile gestione rispetto alle Rich. Polpa sanguigna, di buona consistenza e buon sapore di tipologia acidula. Buona tenuta di maturazione in pianta Pezzatura media, inferiore a Ruby Rich. Risente del sovraccarico. Difficile gestione dell albero (vigore elevato, portamento assurgente). Epidermide sensibile alle lavorazioni post-raccolta. Frutto di media pezzatura, ma sufficiente se ben diradato. Favorire una robusta impalcatura delle branche. Favorire il problematico rinnovo vegetativo con interventi in verde. Di riferimento per l epoca. Indirizzare la produzione su rami misti di buon vigore. Indirizzare la produzione su rami misti di buon vigore. Stacchi anticipati, indotti dalla precoce colorazione, penalizzano la qualità del frutto (eccessiva acidità). 30

35 Royal Glory Zaifer * (4) M Riferimento Prima produzione. Frutto tondeggiante di grossa pezzatura. Aspetto attraente, sovraccolore rosso intenso su oltre il 90% della buccia. Sapore molto buono di tipologia sub-acida. Red Haven Riferimento Vista Rich Zainobe * (4) Copia di Rich Lady. Albero con portamento assurgente, con maggior facilità di rivestimento di rami rispetto al testimone. Rich Lady * (7) Riferimento Royal Time Zairetop * (4) Conquise * (9) Summer Rich * (4) Albero di buon vigore ma di più facile gestione rispetto alle Rich. Rusticità più elevata. Aspetto attraente, forma tondeggiante con colore rosso intenso molto esteso. Sapore buono, aromatico, con importante acidità. Buona tenuta di maturazione in pianta Rusticità elevata. Forma tondeggiante. Colore attraente, rosso intenso con evidente marezzatura. Sapore buono, equilibrato. Frutto di grossa pezzatura (AA prevalente) tipo Rich. Miglior ramificazione di Rich Lady. Rusticità non superiore a Rich Lady. Pezzatura sensibile al sovraccarico, potenzialmente inferiore rispetto a Vista Rich. Pezzatura media ma omogenea. Risente del sovraccarico. Media rusticità. In sostituzione di Rich Lady. Indirizzare la produzione su rami misti di buon vigore Albero di facile gestione. Completa il calendario Ruby Rich Vista Rich. 31

36 Royal Summer Zaimus * (4) Albero di medio vigore e facile gestione. Elevata produttività. Buona pezzatura, su rami di buon calibro. Forma rotonda, regolare. Aspetto molto attraente: colore di fondo giallo chiaro con sovraccolore rosso intenso, totale. Sapore molto buono, dolce, molto aromatico. Elevata tenuta di maturazione in pianta. Maria Marta Riferimento Grenat Monafi * (8) Royal Lee Zaipela * (4) Diamond Princess * (8) Albero di facile gestione. Elevata rusticità. Aspetto simile a Diamond Princess, con colorazione più intensa. Buon sapore, dolce con bassa acidità. Colorazione attraente, fondo giallo con sovraccolore rosso intenso di elevata estensione. Frutto di buona pezzatura. Forma rotondooblata, regolare. Sapore buono, dolce, sub-acido. Colorazione intensa e attraente. Buon sapore, equilibrato. Favorire una robusta impalcatura delle branche basali. Pezzatura media. Forma poco simmetrica. Produttività incostante. Legno flessibile che tende a esaurirsi. Pezzatura media (A prevalente). Rammollimenti a partire dalla cavità peduncolare. Rome Star * (11) Riferimento. In sostituzione di Elegant Lady. Positivi i riscontri dalla sperimentazione estesa. Indirizzare la produzione su rami misti di buon vigore. Eliminata dalla lista. 32

37 Royal Pride Zaisula * (4) Zee Lady Zaijula * (4) Ottima tenuta di maturazione in pianta. Albero di facile gestione. Frutto di forma tondeggiante regolare e grossa pezzatura. Aspetto molto attraente con colore di fondo giallo ed esteso sovraccolore rosso intenso, luminoso. Sapore buono, dolce con bassissima acidità (10.6 Brix 4.55 meq/100 ml). Albero mediamente vigoroso, di facile gestione. Presentazione tipo Elegant Lady, con maturazione posticipata di circa una settimana. Sapore molto buono. Da verificare rusticità e costanza produttiva. Rusticità media. Indirizzare la produzione su rami misti di buon calibro. Avviata alla sperimentazione estesa, in alternativa a Zee Lady Fiore campanulaceo, fioritura medio-tardiva. Produce su rami misti di buon vigore, di cui si riveste facilmente. Summer Lady * (8) Royal Jim Zaigadi * (4) Albero di medio vigore e facile gestione. Colorazione intensa ed estesa. Pezzatura medio-elevata (A, AA) Buon sapore. Elevata produttività. Frutto di buona pezzatura, uniforme. Colorazione attraente: colore di fondo giallo con sovraccolore rosso molto intenso di elevata estensione. Sapore buono con importante componente acidula (9,3 meq/100 ml). Rusticità media. Forma non molto regolare Stimolare il rinnovo della vegetazione con interventi in verde. Fiore rosaceo, fioritura mediotardiva, di media entità. Albero di debole vigore. Richiede portinnesto di elevato vigore. Favorire una robusta impalcatura delle branche basali. Inserita in lista dal

38 Nettarine a polpa gialla Cultivar/ selezione Big Bang Maillara * (2) Data di raccolta Carene* (8) Extreme June* (14) Big Haven Honey Haven * (4) Gartairo* (5) Aspetti positivi Punti deboli Osservazioni Aspetto attraente, colorazione intensa ed estesa, Big Top-simile. Rugginosità scarsa. Sapore di tipo subacido, dolce, buono per l epoca. Forma tondeggiante con esteso sovraccolore rosso scuro. Sapore molto buono, dolce e molto aromatico con bassa acidità. Presenza di scatolato. Troppo precoce per l areale piemontese. Pezzatura medio-piccola. Presenza di rugginosità. Albero di scarso vigore Prima produzione. Aspetto attraente, sovraccolore rosso intenso, di elevata estensione. Rugginosità scarsa. Polpa di buona consistenza. Sapore molto buono, di tipologia sub-acida. Verificare pezzatura. Elevata rusticità. Frutto di tipologia Big Top-simile. Buona pezzatura. Aspetto molto attraente. Rugginosità assente. Polpa di buona consistenza e buona tenuta di maturazione in pianta. Elevata produttività. Forma tondeggiante, regolare. Colorazione intensa ed estesa (Big Topsimile). Sapore molto buono, dolce. Sapore discreto, caratterizzato da importante componente acidula (16.3 meq/100 ml). Pezzatura disomogenea. Pezzatura inferiore a Big Top. Presenza di rugginosità. Germogliamento precoce (7 gg prima di Big Top). Tenuta in pianta inferiore a Big Top Albero di vigoria inferiore a Big Top, di facile gestione. Albero di vigoria inferiore a Big Top. 34

39 Big Top Zaitabo * (4) Honey Blaze * (4) Extreme Red* (14) Honey Fire * (4) Rebus 038* (12) Montica* (8) E la cv di riferimento per l epoca Aspetto e sapore eccellenti (12.4 Brix 6.7 meq/100 ml). Elevatissima tenuta di maturazione. Produttività non sempre soddisfacente. Attenzione alla corretta epoca di raccolta. Sensibile a rugginosità in annate sfavorevoli. Aspetto attraente con colorazione intensa ed estesa. Sapore buono, dolce e aromatico con bassa acidità Pezzatura media (non superiore a Big Top), poco uniforme. Albero di media vigoria con legno molto flessibile. Nel complesso non superiore a Big Top. Prima produzione. Forma rotonda-oblunga regolare. Aspetto attraente, sovraccolore rosso intenso ampiamente esteso. Presenza di rugginosità. Sapore buono, equilibrato, mediamente aromatico. Albero di vigoria media con portamento aperto. Elevata e costante produttività. Pezzatura media. Forma tondeggiante, regolare. Colorazione molto intensa e attraente, Big Top-simile. Polpa di buona consistenza; sapore buono, dolce e aromatico, con bassa acidità. Presenza di umbone. Nel complesso non superiore a Big Top. Forma tondeggiante, regolare. Aspetto attraente con sovraccolore rosso intenso di elevata estensione. Sapore molto buono, dolce e molto aromatico. Aspetto attraente, colorazione totale. Forma tondeggiante con sovraccolore rosso molto scuro sulla totalità della buccia. Polpa molto compatta. Sapore ottimo, molto dolce (12.9 Brix) e molto aromatico con bassa acidità (5.3 meq/100ml). Pezzatura media. Presenza di rugginosità Tenuta in pianta inferiore ad altre pari epoca. Pezzatura piccola per l epoca. Albero di medio vigore. Albero di medio vigore. 35

40 Amiga * (3) Romagna Big * (10) Monalia * (8) Luciana * (5) Gea* (13) Albero di medio vigore, di facile gestione; elevata produttività e rusticità. Grossa pezzatura. Frutti di buona pezzatura. Forma tondeggiante. Colorazione attraente. Sapore molto buono, dolce, con elevata componente aromatica. Caratteristico colore rosso molto scuro di elevata estensione (totale). Sapore ottimo, molto dolce e aromatico. Polpa di elevata consistenza. Produttività elevata. Forma rotondo-oblata, regolare. Aspetto attraente, Big Top simile. Sapore buono, dolce e molto aromatico con bassa acidità. Grossa pezzatura. Aspetto molto attraente. Forma tondeggiante con sovraccolore rosso scuro, brillante, di elevata estensione. Polpa di buona consistenza, mediamente succosa. Buona tenuta di maturazione in pianta. Sapore buono, dolce e aromatico. Rugginosità scarsa. Sapore e colorazione inferiori agli standard attuali. Elevata sensibilità allo scatolato. Produttività incostante. Frutto poco simmetrico, con pezzatura disforme. Presenza di rugginosità. Presenza di rugginosità grossolana. Pezzatura media, uniforme. Frutto di medio-piccola pezzatura, insufficiente per l epoca. Germogliamento precoce. Tenuta di maturazione in pianta inferiore alle pari epoca. Albero di scarsa vigoria, con buona attitudine al rivestimento. Da verificare le rese unitarie. Parametri fisico-chimici disomogenei. Di riferimento per l epoca di maturazione. Albero di vigoria contenuta. Da verificare sensibilità a eventi meteorici. Consigliata su portinnesti vigorosi e con forma di allevamento monocaule. Occorre distribuire bene il carico produttivo per evitare pezzature eccessive. 36

41 Alitop * (6) Diamond Ray * (8) Honey Flame* (4) Nectariane * Nectapom 28 (11) Albero di vigore medio-elevato, con buon equilibrio vegetoproduttivo. Grossa pezzatura. Sovraccolore rosso intenso luminoso esteso sul 70% dell epidermide. Sapore molto buono, dolce e aromatico, con bassa acidità. Polpa di elevata consistenza. Elevata tenuta di maturazione in pianta Aspetto molto attraente, Big Topsimile. Sapore buono, acidulo ma compensato da elevata componente zuccherina (12.8 Brix 16.7 meq/100 ml). Forma oblunga, regolare. Presenza di rugginosità. Colore di fondo verde chiaro. Peduncolo corto. Pezzatura media, inferiore ad altre pari epoca. Elevata vigoria. Positivi i riscontri dalla sperimentazione estesa. Favorire il rinnovo vegetativo nella parte basale della pianta (legno fine). Di riferimento per l epoca. Stacchi anticipati, indotti dalla precoce colorazione, penalizzano la qualità del frutto (eccessiva acidità). Pezzatura media, inferiore rispetto alle pari epoca. Forma tondeggiante con colorazione intensa ed estesa, Big Topsimile. Polpa compatta, succosa. Sapore molto buono, dolce e aromatico con bassa acidità. Polpa a lento intenerimento con Da verificare sensibilità al freddo e Albero che richiede un attenta ampia finestra di raccolta. regolarità della produzione. gestione in verde volta a Frutto di buona pezzatura con Positivi i riscontri produttivi dal garantire un ottimale rinnovo forma tondeggiante, regolare. pieno campo nel vegetativo indispensabile per Aspetto attraente privo di ruggine Richiede diradamento intenso e regolare la produzione e con sovraccolore rosso intenso precoce. migliorare pezzatura e qualità. esteso sul 70% della buccia, Verificata presenza di frutti con Positivi i primi riscontri dalla brillante e luminoso. spot suberosi concentrati all apice. sperimentazione estesa. Polpa semi-aderente, con struttura compatta e croccante. Elevata succosità. Sapore buono, dolce ed aromatico, con bassa acidità. 37

42 M Nectareine* Nectapom 29 (11) Monrenè * (8) Gran Bright* (8) Prima produzione. Aspetto molto attraente, con sovraccolore rosso intenso esteso. Forma tondeggiante. Scarsa presenza di rugginosità. Polpa poco aderente, di buona consistenza. Sapore buono, sub-acido. Buona tenuta di maturazione in pianta. Elevata produttività. Polpa semi-aderente, con struttura compatta e croccante a lento intenerimento. Elevata succosità. Sapore ottimo, molto dolce ed aromatico, poco acido (11.3 Brix 5.1 meq/100 ml). Sovraccolore rosso intenso esteso sul 65-85% della buccia, brillante e luminoso, da verificare nei frutti meno esposti. Scarsa presenza di rugginosità. Albero di media vigoria, ben rivestito con portamento aperto. Buona produttività. Aspetto attraente, colore rosso brillante di elevata estensione. Forma tondeggiante, regolare. Sapore molto buono, dolce e aromatico. Forma tondeggiante. Colore di fondo giallo e sovraccolore rosso brillante di elevata estensione. Frutto di buona pezzatura potenziale se ben diradata. Esigente in merito a equilibrio vegeto-produttivo (diradamento e potatura verde). Pezzatura appena sufficiente, se ben diradata. Produttività media. Sapore tradizionale: dolce ma con importante componente acidula. Albero con vigore più elevato rispetto alla Nectariane*, con maggiore attitudine al rinnovo. Positivi i primi riscontri dalla sperimentazione estesa. 38

43 Honey Royale * (4) Pezzatura buona, poco uniforme. Frutto di forma tondeggiante caratterizzato da piccolo umbone in apice incavato. Colore rosso intenso molto esteso. Polpa di buona consistenza e succosità, sapore molto buono, dolce e poco acido. Produttività incostante Albero vigoroso che richiede un attenta gestione atta a garantire buon equilibrio vegeto-produttivo. Presenza di rugginosità. Buccia delicata. Nectaross (11) Riferimento Romagna Queen* (10) Gran Candy* (8) Honey Glo Zaipase * (4) Forma tondeggiante di buona pezzatura. Sovraccolore rosso intenso semiluminoso sul 60-70% della buccia. Polpa di buona consistenza. Sapore buono, dolce con bassa acidità. Buona produttività. Forma tondeggiante, sovraccolore rosso brillante di buona estensione. Polpa semi-aderente, succosa. Sapore buono, equilibrato. Produttività elevata. Aspetto attraente: forma tondeggiante con sovraccolore rosso intenso di buona estensione (80%). Polpa di buona consistenza. Sapore buono, molto dolce con bassa acidità. Elevata presenza di rugginosità e scatolato Pezzatura media (A prevalente). Presenza di rugginosità. Pezzatura insufficiente per l epoca. Buccia delicata. 39

44 Nectapink* Nectapom 30 (11) Alma* (14) Orion * (11) Orine Monerin*(8) Sweet Red * (12) Sweet Lady * (12) Elevata produttività. Pezzatura buona con frutto di forma tondeggiante. Sovraccolore di buona estensione, poco luminoso. Buon sapore, dolce ed aromatico con bassa acidità. Polpa fondente, succosa di buona consistenza. Presenza di rugginosità. Insoddisfacente tenuta di maturazione in pianta. Pezzatura buona. Forma tondeggiante. Sovraccolore rosso opaco, di buona estensione. Sapore discreto, aromatico ma con importante componente acidula. Presenza di rugginosità. Produzione elevata e costante. Di riferimento Bella copia di Venus, frutto con forma più regolare. Sapore ottimo, molto dolce ed aromatico, in linea con la tipologia bassa acidità. Produttività elevata. Forma tondeggiante, regolare. Colorazione attraente ma non superiore ad Orion*. Copia di Sweet Red a maturazione posticipata di qualche giorno. Pezzatura media che risente del sovraccarico. Riferimento Vigore più elevato di Sweet Red. Albero di media vigoria. Richiede portinnesto di buon vigore. 40

45 Nectagala * Nectapom 32 (11) Nectaroyal * Nectapom 33 (11) Honey Cascade * (4) Produttività elevata. Buona pezzatura. Polpa a lento intenerimento con ampia finestra di raccolta. Sovraccolore rosso molto intenso di tonalità scura, poco luminoso. Sapore molto buono, dolce e aromatico con limitata acidità (11.4 Brix 5.3 meq/100 ml). Polpa semi-aderente, con struttura compatta e croccante. Elevata succosità Produttività elevata. Frutto tondeggiante regolare. Aspetto attraente: sovraccolore rosso intenso e brillante di buona estensione. Polpa semi-aderente, con struttura compatta e croccante; a lento intenerimento con ampia finestra di raccolta. Presenza di rugginosità, inferiore rispetto al Frutto rotondo-oblungo non molto regolare. Da verificare l omogeneità del profilo gustativo. Sapore buono, dolce ed aromatico, compromesso da importante acidità citrica (12,6 Brix 9.1 meq/100 ml). Elevata succosità Elevata rusticità. Albero di elevato vigore con portamento assurgente. Frutto di pezzatura appena sufficiente se ben diradata. Forma oblunga con presenza di umbone. Colorazione attraente, sovraccolore rosso molto inteso. Presenza di rugginosità. Sapore ottimo, con elevatissima componente zuccherina, aromatico con bassa acidità. Albero con buon equilibrio vegetoproduttivo. Albero di facile gestione con buon equilibrio vegeto-produttivo. 41

46 Pesche a polpa bianca Cultivar/ selezione Onyx Monalu * (8) Data di raccolta Alipersiè * (6) Aspetti positivi Punti deboli Osservazioni Forma rotonda regolare. Colorazione molto attraente con sovraccolore rosso di tonalità molto intensa e marezzatura rosata. Sapore molto buono, dolce e aromatico. Albero di facile gestione, vigore medio e portamento aperto. Buona produttività. Aspetto molto attraente: forma rotonda, regolare, colorazione intensa, sapore buono. Buona tenuta di maturazione. Pezzatura media ma discreta per l epoca. Sensibile al sovraccarico. In sostituzione di Maria Bianca. Maura Zaifisan * (4) Albero di buon vigore e di facile rivestimento. Aspetto molto attraente: colore di fondo bianco con sovraccolore rosso intenso e sfumature rosate. Tomentosità scarsa. Buona tenuta di maturazione in pianta. La pezzatura risente del sovraccarico. Sapore buono con importante componente aromatica ma di tipologia acidula. Indirizzare la produzione su rami misti di buon vigore. Alirosada * (6) Grossa pezzatura (AA prevalente), colorazione più intensa di Rosa del West; Forma rotonda e regolare; uniformità di pezzatura. Sapore buono, equilibrato. Tenuta di maturazione soddisfacente per una bianca. In sostituzione di Rosa del West. 42

47 Benedicte Meydicte* (8) Star Princess Braprin* (8) Aliblanca* (6) Produttività elevata. Aspetto attraente. Colorazione intensa di elevata estensione. Forma oblata, regolare. Sapore buono, dolce ed aromatico. Grossa pezzatura. Aspetto attraente con sovraccolore rosso opaco sul 70% della buccia. Sapore buono, dolce e aromatico. Polpa di buona consistenza. Soddisfacente tenuta in pianta. Colorazione di tipologia Michelini ma più intensa ed estesa. Produttiva e di buona pezzatura. Sapore molto buono. Michelini Riferimento Pezzatura media che risente del sovraccarico. Verificare la costanza produttiva. Tenuta di maturazione in pianta soddisfacente ma shelf -life inferiore a Michelini. Nel complesso non superiore a Michelini. 43

48 Nettarine a polpa bianca Cultivar/ selezione Romagna Red * (10) Data di raccolta Garcica* (5) Monicop* (8) Magique Maillarmagique * (2) Romagna Top* (10) Aspetti positivi Punti deboli Osservazioni Pezzatura buona per l epoca. Forma tondeggiante, regolare. Aspetto attraente, con colorazione intensa, di elevata estensione. Presenza di rugginosità. Polpa succosa, di buona consistenza. Sapore molto buono, dolce ed aromatico (sub-acido). Aspetto molto attraente: forma tondeggiante e sovraccolore di elevata estensione. Sapore buono, dolce con acidità equilibrata. Pezzatura inferiore a Magique. Media tenuta di maturazione. Colorazione molto scura e intensa, poco luminosa. Albero di media vigoria, portamento semi-eretto. Produzione elevata. Pezzatura media, (A) prevalente. Forma rotonda. Aspetto caratteristico. Presenza di rugginosità. Sapore eccellente, molto dolce, mediamente acidulo. Elevata rusticità. Grossa pezzatura. Buona tenuta di maturazione in pianta. Forma rotondo-oblunga, regolare. Sapore buono, dolce con bassa acidità. Aspetto molto attraente. Sovraccolore rosso intenso, brillante esteso su oltre il 90% dell epicarpo. Aspetto attraente: forma oblunga con sovraccolore rosso scuro di elevata estensione. Sapore buono, molto dolce e bassa acidità. Favorire il rinnovo vegetativo nella parte basale della pianta. Pezzatura media. Presenza di rugginosità e scatolato. Assenza di rugginosità. Pianta di elevato vigore. 44

49 Nectarperle * Nectasweet 28 (11) Sandine* (8) Majestic Pearl* (8) Produttività elevata. Frutto di forma regolare. Colorazione totale, intensa e brillante. Sapore molto buono, dolce e aromatico. Polpa di buona consistenza e tenuta in pianta. Albero di facile gestione. Aspetto attraente. Sovraccolore luminoso di elevata estensione. Sapore buono, dolce con bassa acidità. Pezzatura buona. Consistenza della polpa e tenuta in pianta Presenza di rugginosità. Pezzatura media. Verificare la rusticità soddisfacenti. Prima produzione. Grossa pezzatura. Forma rotonda, regolare. Aspetto molto attraente con sovraccolore rosso scuro intenso e brillante. Presenza di rugginosità da verificare. Sapore buono, dolce e aromatico con bassa acidità. Polpa di buona consistenza. 45

50 Pesche Piatte Cultivar/ selezione Platifirst*(9) Flatbella* Regalcake (11) Plane Gem* (15) Flatbeauty* Regalcake (11) Platifun* (9) Data di raccolta Aspetti positivi Punti deboli Osservazioni Prima produzione. Polpa bianca. Buona pezzatura. Aspetto attraente con esteso sovraccolore rosso vivo. Polpa di buona consistenza. Sapore eccellente, dolce con bassa acidità. Scarsa presenza di spaccature all apice, cicatrizzate. Polpa bianca. Scarsissime spaccature all apice. Aspetto attraente, esteso sovraccolore rosso vivo, marezzato. Buona pezzatura. Sapore buono, dolce. Prima produzione. Polpa gialla. Grossa pezzatura. Colore di fondo giallo con sovraccolore rosso vivo, marezzato. Sapore buono dolce e aromatico. Presenza di spaccature all apice. Polpa bianca. Produttività elevata. Scarsissime spaccature all apice. Aspetto attraente colore di fondo biancastro con esteso sovraccolore marezzato. Buona pezzatura. Sapore ottimo, molto dolce con bassa acidità. Prima produzione. Polpa bianca. Buona pezzatura. Aspetto attraente con sovraccolore rosso vivo molto esteso. Sapore ottimo, molto dolce e aromatico. Scarse spaccature all apice. Plane Sun* (15) Plane Delicious* (15) Plane Gold* (15) Prima produzione. Pesca a polpa gialla. Buona pezzatura. Colore di fondo giallo con sovraccolore rosso vivo, mediamente esteso, marezzato. Polpa fibrosa. Sapore buono, equilibrato. Presenza di lesioni alla cavità. Prima produzione. Pesca a polpa bianca. Aspetto discreto. Forma triangolare poco regolare. Fondo giallo chiaro con sovraccolore rosso vivo marezzato. Praticamente assenti spaccature. Sapore buono, dolce e aromatico. Prima produzione. Pesca gialla. Buona pezzatura. Aspetto attraente, con sovraccolore rosso brillante esteso sul 50-60% della buccia. Polpa di buona consistenza. Spaccature assenti. Sapore buono, dolce, mediamente aromatico. Platimoon* (9) Plane Top* (15) Prima produzione. Nettarina a polpa gialla. Grossa pezzatura. Colorazione attraente. Polpa di buona consistenza. Assenza di spaccature. Sapore buono, dolce con bassa acidità. Prima produzione. Pesca a polpa gialla. Aspetto mediamente attraente, sovraccolore rosso intenso su circa il 50% della buccia. Polpa di buona consistenza. Assenza di spaccature. Sapore buono, dolce e aromatico. 46

51 Editore/Costitutore (1) Consorzio Italiano Vivaisti (6) CRA - Centro per la Ricerca in Frutticoltura (11) Agro Selection Fruits (2) Euro-Pépinières (7) Mondial Fruit Sélection (12) ASTRA - innovazione e sviluppo (3) Frunova Romagna (8) Star Fruits (13) Geoplant (4) International Plant Selection (9) Cep Innovation 14) Montanari (5) PSB - Production végétale (10) Neri/Ossani (15) Provedo Marchio registrato *Protezione brevettuale 47

52 Lista di Programmazione 2014 Pesche a polpa gialla Cultivar ammesse ± Redhaven Cultivar ammesse alla sperimentazione estesa Ruby Rich Zainoar * Royal Majestic Zaimajal* Vista Rich Zainobe * 3 Royal Time Zairetop* Summer Rich * 8 Royal Summer Zaimus* Rome Star * 20 Zee Lady Zaijula * 25 Royal Pride Zaisula* Summer Lady * 33 Royal Jim Zaigadì* Nettarine a polpa gialla Cultivar ammesse ± Redhaven Cultivar ammesse alla sperimentazione estesa Big Top Zaitabo * - 2 Alitop * 12 Gea* 14 Nectapom 28 Nectariane* 19 Nectapom 29 Nectareine* Orion * 30 Sweet Red * Nectapom 32 Nectagala* 48

53 Pesche e Nettarine a polpa bianca Cultivar ammesse ± Redhaven Cultivar ammesse alla sperimentazione estesa Alipersiè * (PB) 5 Magique Maillarmagie * (NB) 6 Alirosada * (PB) Aliblanca * (PB) Michelini (PB) 40 Marchio registrato * Protezione brevettuale 49

54 Albicocco 50

55 Il difficile pedo-clima piemontese restringe le maglie della selezione varietale focalizzando l attenzione sull adattabilità ambientale e l alto profilo qualitativo. Particolare attenzione inoltre alla sensibilità varietale al cancro batterico da Pseudomonas spp., principale causa di morie e al carattere di autoincompatibilità fiorale, comune a molte recenti cv, che costringe all utilizzo di impollinatori e riduce la produttività in annate difficili. Cultivar / Selezione Data di raccolta Aurora * Tsunami EA 5016 TH (1) Wonder Cot * (2) Spring Blush EA 3126 TH (1) Lunafull * (9) Aspetti positivi Punti deboli Osservazioni Consistenza della polpa insufficiente e scarsa tenuta di maturazione in pianta. Di riferimento per l epoca di maturazione. Albero di media vigoria con portamento assurgente. Forma tondeggiante, regolare. Pezzatura medio-piccola. Aspetto attraente, colore di fondo aranciato intenso con sovraccolore sul 30-40% della buccia. Sapore molto buono, dolce e aromatico. Interessante il contenuto in solidi solubili, sensibilmente più elevato rispetto alle pari epoca. Autoincompatibile. Positivi i primi riscontri dalla sperimentazione estesa. Buona produttività, costante. Buona pezzatura per l epoca. Aspetto molto attraente con colore di fondo aranciato e sovraccolore rosso brillante sul 25% dell epidermide. Sapore buono, dolce equilibrato. Polpa di buona consistenza. Forma tondeggiante, regolare. Aspetto attraente con sovraccolore rosso intenso. Polpa di buona consistenza. Sapore buono, aromatico, con equilibrata componente acidula. Buona tenuta di maturazione in pianta. Evidenziata in pieno campo minor sensibilità a Pseudomonas spp. Pezzatura grossa per l epoca. Forma ovata, regolare. Colore aranciato intenso; aspetto attraente con scarso Forma ovata, presenza di umbone. Scarsa attitudine al post-raccolta (lavorazioni e tenuta) Autoincompatibile. Pezzatura media per l epoca. Produttività influenzata da biologia fiorale (colatura fiorale, autoincompatibilità) e corretta gestione della potatura di produzione. Autoincompatibile. Albero di elevata vigoria con scarsa attitudine al rivestimento. Sapore discreto, dolce ma con Albero di buon vigore e facile gestione Albero di buon vigore con portamento aperto. Indirizzare la produzione su rami misti selezionati con la potatura in verde Verificare la costanza produttiva 51

56 Banzai EA R TH (1) Primaris * (5) Magic Cot * (2) Bora * (8) sovraccolore. Buona consistenza della polpa, spicca con elevata succosità. Buona attitudine al post-raccolta importante componente acida concentrata nella buccia. Autoincompatibile. Albero di medio vigore e buona produttività. Pezzatura medio-piccola da verificare (40 g). Forma ovata, regolare. Polpa succosa di buon sapore, dolce. Aspetto attraente con diffuso sovraccolore rosso sul 30%. Nel 2013 spaccature, alla sutura e all apice, sul 70% dei frutti. Autofertile. Frutto di buona pezzatura (60 g). Aspetto attraente. Forma ovata con colore di fondo arancio luminoso e sovraccolore di buona estensione. Polpa di buona consistenza, sapore dolce ed aromatico. Pezzatura molto grossa. Forma tondeggiante, regolare. Aspetto molto attraente, colore di fondo aranciato intenso con elevato sovraccolore rosso (40%). Polpa consistente e succosa. Evidenziata in pieno campo minor sensibilità a batteriosi da Pseudomonas spp. Buona produttività. Frutto di forma oblunga regolare con colorazione aranciato intenso e leggera sfumatura rossa puntinata. Polpa di buona consistenza e succosità. Buona tenuta di maturazione in pianta. Autofertile. Produttività media. Autoincompatibile. Epidermide sensibile a manipolazioni. Sapore discreto, di tipologia equilibrata. Autoincompatibile. Sapore discreto, dolce con elevata componente acidula concentrata nella buccia. Maturazione disforme e scalare. Albero di facile gestione con portamento aperto. 52

57 Pinkcot Cotpy * (1) Samouraï EA R TH (1) M M Mediabel * (5) Mascot * (3) Flopria * (6) Albero di buona vigoria con portamento aperto e basitono, di facile gestione. Produttività ben distribuita su dardi e rami misti. Colore aranciato intenso, con sovraccolore rosso vivo sul 30-40% della buccia, molto attraente. Pezzatura elevata ed uniforme, forma tondeggiante regolare. Ottima tenuta di maturazione e conservabilità. Produttività e qualità globale della produzione fortemente influenzati dall andamento climatico. Sapore buono per l epoca, con discreta componente aromatica. Autoincompatibile. Sensibile a cracking in annate climaticamente sfavorevoli. Albero di medio vigore e facile gestione. Aspetto attraente. Forma rotondo-ovata regolare. Colore aranciato intenso con elevato sovraccolore rosso scarlatto. Pezzatura media da verificare. Polpa spicca di buona consistenza. Sapore discreto tendenzialmente acidulo. Autoincompatibile. Interessante per l aspetto, da verificare la pezzatura e il sapore. Forma ovata. Pezzatura media. Frutto molto attraente. Fondo aranciato con intenso sovraccolore sul 30% della buccia. Polpa consistente con buona tenuta in pianta. Sapore ottimo, dolce e aromatico. Albero produttivo di facile gestione. Frutto di grossa pezzatura. Aspetto molto attraente: colore di fondo aranciato con sovraccolore rosso luminoso molto esteso (30 35%). Polpa di buona consistenza, succosa. Sapore buono, equilibrato. Prima produzione. Frutto di media pezzatura (45 g). Forma ellittica, mediamente regolare. Aspetto attraente. Colore di fondo aranciato con sovraccolore rosso intenso molto esteso. Sapore buono, dolce e molto aromatico. Polpa spicca di buona consistenza. Autofertile. Interessante. Da verificare produttività e pezzatura. Albero di media vigoria, espanso. Autofertile. Potenziale di pezzatura non elevato. Forma ovata, regolare. Aspetto attraente. Colore di fondo aranciato intenso con sovraccolore rosso opaco di buona estensione. Polpa consistente di buona tenuta in pianta. Sapore molto buono con intenso aroma. Rusticità elevata. Autofertile. Aspetto attraente: frutto tondeggiante con colore di fondo aranciato con Albero di medio-scarso vigore. Richiede diradamento intenso e molto precoce per migliorare la 53

58 AM Priabel * (5) Maia * (8) Orange Rubis Columine * (4) Medaga * (5) sovraccolore esteso sul 35% della pezzatura altrimenti buccia. Sapore buono, aromatico. insufficiente. Prima produzione. Frutto di aspetto attraente: colore di fondo aranciato con sovraccolore rosso intenso sul 30 40% della buccia. Pezzatura media, da verificare. Polpa di buona consistenza e tenuta. Sapore buono con elevato tenore zuccherino (13,5 Brix). Buona produttività. Frutto di buona pezzatura e forma tondeggiante. Aspetto attraente con esteso sovraccolore rosso. Sapore buono, dolce e aromatico. Frutto di buona pezzatura. Forma oblunga regolare. Aspetto attraente. Colore di fondo aranciato intenso e limitato sovraccolore. Elevata rusticità. Buona pezzatura. Elevato sovraccolore rosso intenso e brillante su fondo aranciato verdastro. Polpa molto succosa. Sapore molto buono: dolce, aromatico ed equilibrato. Maturazione disforme del frutto. Autoincompatibile. Polpa succosa di discreto sapore dolce e aromatico con elevata acidità concentrata nella buccia. Polpa di media consistenza e rapida evoluzione della maturazione. Maturazione del frutto disforme. Scarsa consistenza della polpa e rapida evoluzione della maturazione. Albero di elevato vigore con portamento assurgente. Produttività da verificare. Aspetto attraente, forma ellittica regolare. Colore di fondo aranciato intenso e sovraccolore sul 30% della buccia. Polpa di buona consistenza, croccante. Di buon sapore, equilibrato. Autoincompatibile. Sensibile a batteriosi da Pseudomonas spp. 54

59 Robada * (3) Big Red EA 4006 TH (1) Latica * (6) Perle Cot * (2) Sunny Cot * (2) Produttività elevata, concentrata prevalentemente sui rami misti corti, di cui si riveste facilmente. Colorazione molto attraente, colore di fondo arancio luminoso con sfaccettature rosso brillanti. Forma rotonda, regolare. Buona tenuta di maturazione. Forma rotonda, regolare. Aspetto molto attraente. Colore di fondo aranciato intenso con sovraccolore rosso vivo molto esteso (40%). Sapore buono: dolce ed aromatico. Buona produttività. Aspetto attraente con sovraccolore intenso di elevata estensione e luminosità. Aspetto molto attraente, colore di fondo aranciato intenso con elevata percentuale (> 50%) di sovraccolore rosso brillante. Forma rotonda, molto regolare. Polpa di buona succosità e consistenza. Sapore buono, equilibrato. Buona tenuta di maturazione in pianta. Sensibilità a sfregamenti. Pezzatura media, molto uniforme. Sapore discreto, insufficiente in annate climaticamente difficili. Autoincompatibile. Pezzatura media. Autoincompatibile. Sensibile alle manipolazioni e lavorazioni. Sensibile alla batteriosi. Sapore discreto: buon tenore zuccherino compromesso da buccia acida. Presenza di frutti con sutura aperta Autoincompatibile Pezzatura media. Sensibile alle manipolazioni. Stretta finestra di raccolta (annerimenti interni). Autoincompatibile. Richiede precauzioni nelle fasi di manipolazione. Adatta per piccole produzioni, gestite in azienda. Frutto di media pezzatura. Forma ovato-oblunga. Colore di fondo aranciato intenso con sovraccolore rosso semiluminoso, esteso sul 20% dell epidermide. Sapore buono, compromesso da buccia spessa e acidula. Sensibile alle manipolazioni. 55

60 Apribang* Regalcot (10) Albero di buona vigoria con portamento aperto e buona attitudine al rivestimento di rami misti. Elevata rusticità. Forma tondeggiante, regolare. Buon potenziale di pezzatura. Aspetto molto attraente: colore di fondo aranciato con sovraccolore rosso intenso esteso sul 25% della buccia, tipicamente vellutata. Sapore buono, dolce e aromatico. Parzialmente autofertile. Interessante, da avviare alla sperimentazione estesa. AM Pezzatura media per l'epoca. Aspetto attraente. Forma tondeggiante. Colore di fondo aranciato con sovraccolore rosso chiaro di buona estensione. Polpa di elevata consistenza e succosità. Sapore ottimo, molto dolce e aromatico. Aramis Shamade * (11) Sweet Cot Toyuda * (2) Laycot * (3) Flavor Cot Bayoto * (2) Prima produzione. Cultivar resistente a PPV (Sharka). Rapida entrata in produzione. Grossa pezzatura. Forma tondeggiante, mediamente regolare. Colore di fondo aranciato chiaro con leggera faccetta di colore rosso chiaro. Polpa di media consistenza. Buon sapore, mediamente aromatico. Albero di elevato vigore, con portamento aperto. Produttività elevata. Pezzatura buona. Aspetto attraente. Sapore eccellente. Ottima presentazione: colore, forma e pezzatura. Sapore molto buono. Consistenza elevata e ottima tenuta di maturazione. Albero di medio vigore. Elevata rusticità. Autofertile. Forma oblunga-ovata, regolare Sapore eccellente molto dolce e aromatico. Buona tenuta di maturazione in pianta. Sensibilità a batteriosi da Pseudomonas spp. Sensibile a fessurazioni peduncolari e apicali in annate climaticamente sfavorevoli. Sensibile a batteriosi da Pseudomonas spp. Autoincompatibile. Colore aranciato, scarso sovraccolore. San Castrese Riferimento Autoincompatibile. Fruttifica sia su dardi sia su rami misti. Di riferimento. Fruttifica prevalentemente su rami misti. Fioritura medio-tardiva. 56

61 Kioto * (1) Aprisweet * Regalcot (10) Lady Cot * (2) Tonda di Costigliole Ardore * (7) Zebra Priboto * (2) Elevata rusticità. Albero di media vigoria con portamento aperto, di facile gestione. Produttività elevata e ben distribuita su dardi e rami misti. Forma rotonda-oblata, regolare con apice incavato. Colorazione attraente, aranciata con sfaccettatura rossa luminosa sul 35 50% della buccia. Buon sapore, equilibrato. Elevatissima tenuta di maturazione. Pezzatura media. Sensibile al sovraccarico. Sbucciature alla cavità peduncolare durante lo stacco. Sensibile a batteriosi da Pseudomonas spp. Autofertile. Richiede diradamento precoce e accurato. Buona conservabilità. Albero di facile gestione. Frutto di forma ovata con aspetto attraente e buona pezzatura. Sovraccolore rosso scuro esteso sul 30% della buccia. Polpa di elevata consistenza e di buon sapore, dolce ed aromatico. Maturazione disforme. Autoincompatibile. Albero di media vigoria, con portamento espanso. Produttività elevata e costante distribuita su dardi e rami di un anno. Frutto di grossa pezzatura (non molto uniforme). Forma oblunga, regolare. Aspetto attraente, colore di fondo aranciato intenso con sovraccolore rosso sul 30-40% della buccia. Polpa di buona consistenza. Sapore buono, dolce e aromatico. Autofertile. Positivi i primi riscontri dalla sperimentazione estesa. Sapore e aroma eccellenti. Rusticità e produttività costanti. Frutto di forma oblunga, di piacevole presentazione. Buccia di colore giallo con sovraccolore rosso acceso sul 30 % della buccia. Sapore buono, dolce ed equilibrato. Frutto di grossa pezzatura. Forma oblunga, regolare. Colore aranciato privo di sovraccolore. Presenta sutura evidente e caratteristica. Elevata tenuta di maturazione in pianta. Buona tolleranza al cracking Aspetto povero. Maturazione scalare. Pezzatura media Maturazione disforme (colorazione verde chiaro sulla guancia meno matura). Autoincompatibile. Sapore compromesso da elevata acidità. Sensibilità a maculatura (tipo Goldrich). Autofertile. Distribuita in esclusiva. 57

62 Faralia * (5) Farbaly* (5) Buona produttività. Forma ovata regolare, con apice pronunciato. Colore attraente: fondo aranciato e sovraccolore rosso sul 40% della buccia Sapore buono, dolce e aromatico. Elevata rusticità e produttività. Buona pezzatura, uniforme. Forma ellittica, regolare. Aspetto molto attraente. Colore di fondo aranciato con sovraccolore rosso vivo sul 25% della buccia. Sapore buono, dolce, piacevolmente equilibrato. Ottima tenuta di maturazione in pianta. Autofertile. Scalarità di maturazione. Media pezzatura. Polpa semi-spicca. Elevata sensibilità a Pseudomonas spp. Autofertile. Albero di media vigoria, aperto, di facile gestione. Avviata alla sperimentazione estesa. Editorie/Costitutore (1) Escande (4) Euro Pepinieres (7) DCDSL - Pisa (10) Agro Selection Fruits (2) Cot International (5) International Plant Selection (8) DCA - Bologna (11) Cep Innovation (3) Star Fruits (6) Buffat (9) Gualandi * Protezione brevettuale Marchio registrato 58

63 Lista di Programmazione 2014 Albicocco Cultivar ammesse ± Laycot * Cultivar ammesse alla sperimentazione estesa -27 Tsunami EA5016 TH Spring Blush EA3126 TH -25 Lunafull* Pinkcot Cotpy * Big Red EA4006 TH - 2 Flavor Cot Bayoto * Laycot * 0 Kioto * + 3 Tonda di Costigliole + 8 Lady Cot* +20 Faralia* +42 Farbaly * Marchio registrato * Protezione brevettuale 59

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65 Tecnica colturale Sperimentazione

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67 Introduzione Il gruppo di lavoro della sezione Tecnica Colturale del Centro di Ricerche per la Frutticoltura di Manta, coordinato dal dott. Graziano Vittone, da anni si occupa di sviluppare azioni di ricerca e innovazione inerenti il processo culturale delle specie frutticole piemontesi. Le finalità riguardano l aggiornamento delle tecniche colturali per l individuazione di processi produttivi, di difesa e di conservazione che consentano una valorizzazione delle produzioni frutticole regionali attraverso il miglioramento della qualità dei prodotti e il contenimento dei costi colturali, con particolare attenzione alla sicurezza alimentare, alla salute degli operatori e alla salvaguardia delle risorse naturali, nell'ottica di una frutticoltura sostenibile e a ridotto impatto ambientale. L'impegno prevalente è rappresentato dall'attività negoziata con la Regione Piemonte, monitorata da un Comitato Tecnico composto da operatori del settore (frutticoltori, tecnici della filiera, ecc.), il quale individua quali prove avviare in funzione delle problematiche di maggiore importanza. Ciascuna di queste prove è condotta con la collaborazione scientifica di Dipartimenti universitari e del Settore Fitosanitario Regionale, scelti sulla base delle specifiche competenze riguardo agli argomenti affrontati. La sperimentazione condotta dal CReSO è caratterizzata da una connotazione marcatamente applicativa: le prove, infatti, non sono confinate solo a livello di laboratorio o di campo sperimentale, ma coinvolgono le aziende frutticole del territorio. Le informazioni così acquisite si traducono in indicazioni pratiche sulla difesa e sulle tecniche colturali, che vengono tempestivamente trasferite ai frutticoltori attraverso i tecnici di base e i numerosi incontri divulgativi organizzati nel corso dell anno. Le sperimentazioni dell'attività negoziata regionale si dividono in: Aggiornamento e definizione di nuove strategie di difesa. Le azioni di ricerca sono volte ad affrontare le principali problematiche emerse all'attenzione degli operatori negli ultimi anni e in alcuni casi si occupano di quelle avversità che, seppure non ancora conclamate, possono rappresentare un fattore di rischio nell'immediato futuro per il settore frutticolo. Le attività sono per lo più riconducibili a studi sulla biologia degli agenti avversi e a indagini sulle strategia di difesa mediante l'impiego razionale e controllato di agrofarmaci a basso impatto ambientale resi disponibili dalla ricerca di settore. Miglioramento della qualità delle produzioni con tecniche agronomiche. Con queste attività si ricercano tecniche agronomiche innovative e rispettose dell'ambiente che permettano di ottenere frutti di elevata qualità organolettica, tecnologica ed estetica, e al contempo di contenere i costi produttivi. Queste caratteristiche sono, infatti, pre-requisiti commerciali indispensabili per qualificare produzioni di primo piano che garantiscono alla frutticoltura piemontese la competitività necessaria per mantenere una posizione di spicco nel mercato. Nella presente pubblicazione vengono illustrati i risultati delle attività di studio condotte nel

68 Situazione fitosanitaria Actinidia Tra le avversità riscontrate negli actinidieti piemontesi nel corso dell'annata 2013, quali marciume dei bottoni fiorali, carie del legno, metcalfa e formiche (figura 1), quella principale continua a essere il cancro batterico. Tale fitopatologia, causata dall'azione del batterio Pseudomonas syringae pv. actinidiae (Psa), è stata segnalata per la prima volta in Piemonte a maggio del 2010 e, nonostante la tempestiva applicazione di severe misure precauzionali, da allora è stata la principale causa delle notevoli riduzioni delle superfici interessate dalla coltivazione del kiwi, passando dai ha di actinidieti dislocati nelle province di Cuneo, Torino e Vercelli agli attuali ha. A seconda del periodo dell anno i sintomi osservabili sono differenti: le infezioni primaveriliestive si manifestano sulle foglie con maculature poligonali di piccole dimensioni alonate di giallo, le quali evolvono in macchie necrotiche più o meno regolari e più o meno estese; le infezioni autunnali si manifestano alla ripresa vegetativa in corrispondenza delle gemme e dei punti d'inserzione dei nuovi rami sulle branche più vecchie e sul fusto attraverso l emissione di un essudato denso e biancastro che diviene poi rossastro a causa di processi ossidativi. La morte delle piante colpite può sopraggiungere in pochi mesi o dopo alcuni anni a seconda dell entità dell attacco e dell età delle piante: in particolare, gli impianti in allevamento risultano molto più sensibili. Ad oggi Psa-V, come è stato denominato l isolato di Psa in seguito alle analisi che ne hanno dimostrato la virulenza (strain V) estremamente elevata, è stato isolato in tutto l areale di produzione del kiwi: Nuova Zelanda, Australia, Cile, Francia, Portogallo, Spagna, Svizzera, Cina, Corea e Giappone ed è stato inserito nella lista allerta dell EPPO (Organizzazione Europea e Mediterranea per la Produzione delle Piante). Nonostante l'intensa attività di ricerca e sperimentazione di prodotti curativi e di cultivar resistenti, al momento le uniche misure di difesa attuabili rimangono quelle preventive. La realizzazione di nuovi impianti rimane tuttora fortemente sconsigliata. 64

69 Figura 1. ACTINIDIA, incidenza delle avversità in campo nel In rosso: elevata presenza. In giallo: media presenza. In verde: bassa presenza Melo Nel grafico di figura 2, sono riportate le avversità del melo, suddivise in base all incidenza rilevata in campo dai tecnici frutticoli nel corso dell annata Tra le principali problematiche che affliggono la coltura compaiono le battoriosi e il deperimento del melo seguite dagli insetti fitomizi quali afide verde e afide lanigero, dalla ticchiolatura e dalle arvicole. La stagione 2013 è stata caratterizzata da condizioni meteorologiche che hanno favorito lo sviluppo del fungo Venturia inaequalis, responsabile della ticchiolatura del melo, facendo riemergere il patogeno tra le principali avversità riscontrate anche se poi, fortunatamente i danni alla produzione sono stati abbastanza limitati. Si segnala inoltre una problematica emergente relativa alla presenza della cimice alloctona Halyomorpha halys (Stål), rinvenuta in Piemonte nel mese di agosto del L epoca di ritrovamento di H. halys nell areale frutticolo saluzzese desta preoccupazione in particolare per la melicoltura; per questo è importante definire con precisione l area di distribuzione e individuare strategie di difesa efficaci. Nel corso dell annata 2013 è stato riscontrato il primo melo infetto da Erwinia amylovora nel comprensorio frutticolo cuneese. L appezzamento positivo al batterio è localizzato nelle immediate vicinanze di un pereto caratterizzato da un elevato grado di infezione, per cui è possibile ipotizzare il passaggio del batterio da una coltura all altra. Per limitare i danni del colpo 65

70 di fuoco batterico è di fondamentale importanza mantenere un adeguato livello di attenzione, adottando tutte le misure profilattiche in grado di limitare la diffusione del patogeno. Figura 2. MELO, incidenza delle avversità in campo nel In rosso: elevata presenza. In giallo: media presenza. In verde: bassa presenza Pesco Le problematiche maggiormente riscontrate su pesco nel corso dell annata 2013 (figura 3) sono rappresentate dai danni dovuti all attività trofica delle forficule, in particolare di Forficula auricularia L., sui frutti e dalla bolla del pesco. In particolare, le segnalazioni di danno causate da forficule in Piemonte, che sino a qualche anno fa interessavano quasi esclusivamente l albicocco, sono andate aumentando, al punto che rappresentano ormai una delle avversità principali anche su pesco. Questi insetti, appartenenti all ordine dei Dermatteri, che a seconda dell ecosistema che si prende in considerazione possono essere considerati utili o dannosi, esercitano nel nostro areale frutticolo una forte attività carpofaga in prossimità della raccolta, causando danni diretti e indiretti, rendendo i frutti colpiti più suscettibili all attacco di patologie fungine. Attualmente, inoltre, le limitate possibilità di lotta non permettono di adottare adeguate strategie di controllo in grado di ridurre le popolazioni di F. auricularia. Tra i parassiti animali è stata, inoltre, segnalata un elevata presenza di afide verde (Myzus persicae Sulzer), responsabile di danni principalmente a carico di foglie e germogli e della trasmissione di virus. 66

71 Per quanto riguarda le patologie di natura fungina, è stata riscontrata un alta presenza di Taphrina deformans, comunemente conosciuta come bolla del pesco. Questo fungo può colpire tutti gli organi in fase di attiva crescita, ma principalmente interessa gli organi verdi della pianta, come foglie e germogli, causando delle deformazioni simili a bollosità e portando al disseccamento e alla caduta delle foglie, impoverendo o azzerando la produzione dell anno. E stata, inoltre, registrata la presenza di cancri rameali. Il fungo responsabile è il Fusicoccum amygdali, che colpisce soprattutto germogli e foglie. Sui cancri prodotti dal fusicocco si possono insediare a fine inverno altri microrganismi, in particolare funghi del genere Cytospora, che concorrono ad ampliare la gravità del danno. Figura 3. PESCO, incidenza delle avversità in campo nel In rosso: elevata presenza. In giallo: media presenza. In verde: bassa presenza 67

72 68

73 Sperimentazioni di difesa 69

74 Verifica dell efficacia di contenimento di lepidotteri carpofagi del melo mediante copertura totale degli impianti con rete antigrandine sul modello Alt Carpo Alan Pizzinat 1, Michele Giraudo 1, Laura Asteggiano 1, Luca Giordani 1, Marco G. Pansa 2, Matteo A. Saladini 2, Alessio Pavarino 1, Alessandro Bevilacqua 1, Luca Nari 1, Graziano Vittone 1, Rosemarie Tedeschi 2 1 CReSO, Consorzio di Ricerca e Sperimentazione per l Ortofrutticoltura Piemontese 2 Università degli Studi di Torino, Dipartimento di Scienze Agrarie, Forestali e Alimentari Riassunto breve Il metodo Alt Carpo, ideato e sviluppato nel sud-est della Francia a partire dal 2005, è un sistema che permette di isolare i filari o l intero appezzamento mediante reti anti-insetto. Questo metodo, dopo anni di sperimentazione, ha dimostrato un ottima efficacia nel contenimento della carpocapsa (Cydia pomonella), ovvero l insetto che più mette a rischio le produzioni melicole di tutto il mondo, il cui controllo risulta dunque imprescindibile per la coltivazione del melo. La maggior parte delle conferme sperimentali sull efficacia del metodo ad oggi presenti riguardano il sistema mono-filare, il più applicato dai melicoltori francesi, mentre il sistema mono-parcellare, più facilmente applicabile nel comprensorio frutticolo piemontese per via dell ampia diffusione della copertura antigrandine, è stato meno studiato. Nell ambito di questa sperimentazione è stata valutata l efficacia del sistema Alt Carpo mono-parcellare con sistema di copertura antigrandine V5 (brevetto Helios), un sistema misto di elastici e placchette, in un meleto caratterizzato da una popolazione di carpocapsa molto elevata. La prova è stata avviata dividendo l appezzamento in due parcelloni, in ognuno dei quali è stata monitorata la popolazione di carpocapsa e degli altri principali lepidotteri fitofagi del melo (Cydia molesta, Argyrotaenia pulchellana e Ostrinia nubilalis), ed è stato rilevato il danno sui frutti dalla fase di post-fioritura fino alla raccolta. Negli anni precedenti a quello della sperimentazione in corso, il sistema Alt Carpo, applicato a impianti muniti di copertura antigrandine con sistemi ad elastici, ha dimostrato di avere delle ottime potenzialità nell ottica di una gestione sostenibile del sistema agro-ambientale evidenziando una sensibile riduzione degli interventi chimici per il controllo della carpocapsa. In questo anno di sperimentazione, il metodo ha permesso nello specifico di ridurre il numero degli interventi per la difesa da carpocapsa nel corso della stagione, effettuando un unico trattamento abbattente a fronte dei quattro interventi effettuati nella tesi aziendale, come da indicazione del tecnico di riferimento, senza alcuna ripercussione sulla qualità della produzione. Introduzione La difesa da carpocapsa [Cydia pomonella (L.)], l insetto che più mette a rischio le produzioni melicole di tutto il mondo e il cui controllo risulta dunque imprescindibile per la coltivazione del melo (Tasin et al., 2008; Pasqualini, 2010), era tradizionalmente affidata a interventi fitosanitari, i quali sono però stati via via messi in discussione sia per l insorgenza di resistenze, sia per la progressiva diminuzione dei principi attivi a disposizione, a seguito della revisione europea degli agrofarmaci (Pasqualini, 2010). Le richieste particolarmente restrittive da parte della Grande Distribuzione Organizzata (GDO) in termini di residui sui frutti hanno inoltre spinto i frutticoltori a cercare nuove alternative ai problemi crescenti, preferendo sempre di più soluzioni compatibili con l ambiente, la sicurezza alimentare e degli operatori, nonché la sostenibilità a lungo termine, in sostituzione al mezzo chimico. 70

75 Il metodo Alt Carpo, ideato e sviluppato nel sud-est della Francia a partire dal 2005, sembra rispondere a molte di queste esigenze, sia in termini di efficacia e fattibilità, sia in termini di sostenibilità ambientale (Sévérac e Romet, 2008). Esso consiste in un sistema di copertura antigrandine in grado di contenere efficacemente anche i danni da carpocapsa. Diversi studi hanno infatti dimostrato che le reti antigrandine presentano l interessante effetto collaterale di riduzione delle popolazioni di C. pomonella: questo dato si riferirebbe sia all effetto barriera prodotto dalla copertura totale dell impianto che dunque non permette vie d ingresso dall alto, sia al disturbo arrecato dalla rete nelle fasi di corteggiamento dell insetto (Demaria et al., 2006, 2008; Tasin et al., 2007, 2008). Dalle prime sperimentazioni effettuate nel 2005, in Francia si è passati a 9 frutteti nel 2006, 15 nel 2007 (30 ettari circa), 48 nel 2008 (120 ettari), fino a superare i 250 ettari nel La validità del metodo, ideato inizialmente per i frutteti a conduzione biologica, è stata tale da estendersi rapidamente anche agli impianti a conduzione integrata. In molti casi, infatti, l applicazione del metodo Alt Carpo ha permesso, anche in assenza di confusione sessuale, di eliminare ogni intervento fitosanitario, sia biologico che di sintesi (Sévérac e Romet, 2008; Kelderer et al., 2010; Caruso e Vergnani, 2010). Il metodo è stato sviluppato in due differenti sistemi: il primo e più utilizzato, detto mono-filare, consiste nella chiusura di ogni singola fila, dall apice alla base delle piante; il secondo, detto mono-parcellare o mono-blocco, e oggetto di verifica dal 2009 presso il CReSO, prevede la chiusura dell intero impianto mediante rete piana al di sopra della vegetazione (copertura antigrandine classica) e pareti ai lati dell impianto. Per entrambi i sistemi sono poi state sviluppate delle varianti, come per il sistema mono-filare che può presentare la rete appoggiata a tubi di plastica ricurva, oppure tesa da elastici, affinché non venga in contatto con l apparato fogliare. Il sistema mono-parcellare può invece essere realizzato mantenendo sotto rete anche le capezzagne, ovvero creando un corridoio tutt intorno all impianto, in modo che si venga a creare una sorta di serra, in cui le macchine operatrici possono liberamente circolare, oppure ancora mediante una più semplice chiusura direttamente ai lati e in capezzagna, come nel caso della sperimentazione in corso. La rete idonea al sistema Alt Carpo presenta una maglia leggermente più fine, pari a 2,2 5,4 mm, rispetto alla rete antigrandine comunemente impiegata, che, pur disturbando gli spostamenti della carpocapsa, lascia penetrare il 47% circa degli individui ( La maggior parte delle conferme sperimentali sull efficacia del metodo, essendo state avviate in Francia, riguardano il sistema mono-filare (Sévérac e Romet, 2008; Kelderer et al., 2010; Caruso e Vergnani, 2010), mentre il sistema mono-parcellare ha visto in Francia minore diffusione e dunque minore sperimentazione. Poiché in Piemonte la copertura antigrandine è ampiamente diffusa, interessando quasi il 100% dei nuovi impianti e oltre il 70% dei meleti esistenti (Vittone et al., 2006), la versione mono-blocco appare come la più facilmente applicabile nel nostro comprensorio frutticolo: le sperimentazioni condotte a partire dal 2009 in Piemonte, con il sistema di copertura antigrandine ad elastici, hanno evidenziato come anche questo sistema non presenti lacune rivelando anzi ottimi risultati (Giordani et al., 2011; Asteggiano et al., 2013). Condizione determinante è rimasta la chiusura dell impianto, che nel caso del mono-blocco prevede una buona sovrapposizione delle reti anti-grandine (sistema ad elastici) al fine di non lasciare aperture di elevate dimensioni. A questo scopo, con l intento di evidenziare e studiare le criticità del metodo, per la sperimentazione del 2013 è stato scelto il sistema antigradine V5 (brevetto Helios) (figura 1) molto diffuso nei nuovi impianti; un sistema misto ad elastici e placchette in cui le reti, a riposo, assumono una struttura piana con un canale centrale: il peso della grandine durante un temporale porta in tensione l elastico ed inclina la rete in modo che la grandine stessa venga convogliata nel canale e scaricata a terra (Vittone et al., 2006). Questo 71

76 canale potrebbe però essere allo stesso tempo anche una via d ingresso facilitata per i lepidotteri fitofagi. Materiali e Metodi La sperimentazione è stata svolta in un impianto di melo cv Gala Buckeye del 2011, allevato ad asse colonnare con sesto d impianto 4,2 m 1 m e densità d impianto di piante/ha, già coperto da rete antigrandine V5 a maglie 3 7 mm. L impianto oggetto di sperimentazione, sito a Costigliole Saluzzo (CN), era caratterizzato da una densità di popolazione di C. pomonella molto elevata negli anni precedenti la prova, benché non fosse quantificabile il danno in quanto l appezzamento era ancora in fase di allevamento. In data 14 maggio, subito dopo la fioritura del melo, l appezzamento è stato suddiviso in due parcelloni e si è proceduto all allestimento del sistema di barriera anti-insetto mono-parcellare (1.764 m 2 ), aggiungendo all impianto antigrandine già presente una rete a maglia più fitta (2,4 4,8 mm) lungo il perimetro dell impianto (lunghezza filari 140 m circa). Nelle capezzagne è stato allestito un sistema a manovella che permette l avvolgimento della rete di tutti i filari interessati dalla copertura Alt carpo (figura 2). Per quanto attiene alla difesa, sull intero appezzamento non è stata applicata la confusione sessuale. In entrambi i parcelloni si è intervenuti con un trattamento abbattente a base di clorantraniliprole (120 ml/ha) in data 24 maggio, al fine di eliminare la popolazione svernante presente all interno dell appezzamento. Successivamente, nel parcellone Alt Carpo la necessità di effettuare trattamenti per la difesa da carpocapsa è stata valutata in base al danno rilevato, mentre nel parcellone aziendale l agricoltore ha seguito le indicazioni del tecnico di campo. La presenza della carpocapsa è stata rilevata mediante il monitoraggio settimanale con trappole combo in quantità di due per parcellone, dal 18 aprile (benché fino al 24 maggio non sia stato chiuso il parcellone con reti antinsetto). Oltre al monitoraggio della presenza di carpocapsa, è stato valutato anche l eventuale effetto del sistema Alt Carpo sulla presenza di Cydia molesta (Busck) e Argyrotaenia pulchellana (Haworth), tramite il monitoraggio settimanale con due trappole a feromoni per parcellone installate il 9 aprile. Dal 15 luglio sono state inoltre monitorate settimanalmente due trappole a feromoni, posizionate una per parcellone, per Ostrinia nubilalis (Hübner). Per valutare il danno sono state create all interno di ogni parcellone quattro aree di saggio, in cui settimanalmente sono stati conteggiati i frutti danneggiati su un campione di 250 frutti, per un totale di frutti controllati per parcellone a settimana. Alla raccolta è stato rilevato il danno da lepidotteri carpofagi su frutti e le mele colpite sono state raccolte e portate in laboratorio per un controllo più approfondito, così da poter riconoscere nelle specifico la specie. Risultati Monitoraggio con trappole a feromoni e cairomoni Il monitoraggio con trappole combo ha evidenziato la presenza di una popolazione di C. pomonella nettamente inferiore sotto copertura Alt Carpo rispetto al parcellone aziendale, con catture medie pari a 1,5 individui per trappola nel primo caso e 10,5 individui per trappola nel secondo. Sotto copertura Alt Carpo, nonostante l assenza di interventi chimici, la popolazione si è mantenuta a livelli estremamente bassi per il resto della stagione, riportando nella seconda generazione due catture totali pari a un individuo per trappola, a fronte di 13 catture totali nel parcellone aziendale (figura 3). Anche le catture complessive di C. molesta sono state inferiori sotto copertura Alt Carpo rispetto al parcellone aziendale, permettendo di osservare sulla seconda generazione tre individui catturati fuori rete e nessuna cattura nella trappola sotto copertura dove, 72

77 dal 10 maggio in poi, non è più stato possibile osservare le generazioni successive alla prima, ancora evidenti nel parcellone aziendale (figura 4). Le curve relative alle catture di A. pulchellana hanno evidenziato un totale di 93 catture nelle trappole posizionate nel parcellone aziendale e 86 sotto copertura Alt Carpo dove le catture sono state addirittura maggiori in alcuni momenti della stagione, sottolineando dunque l assenza di un influenza della copertura Alt Carpo nei confronti del ricamatore (figura 5). La popolazione di piralide si è mantenuta molto bassa con sole 11 catture tutte comprese tra il 20 e il 27 agosto, evidenziando tuttavia la totalità di catture nel parcellone aziendale e nessuna nel parcellone Alt Carpo. Danno ai frutti Nell appezzamento sperimentale il danno da lepidotteri sulle mele è rimasto sempre largamente sotto la soglia d intervento dell 1% in entrambi i parcelloni raggiungendo nel rilievo alla raccolta del 27 agosto, un incidenza di danno dello 0,30% in entrambi i parcelloni (figura 6). La strategia di difesa estremamente attenta, che ha previsto sulle generazioni successive alla svernante tre interventi insetticidi a base di clorpirifos (16 giugno e 24 luglio) e clorpirifos-metile (6 luglio) ha limitato il danno allo 0,25% (tabella 1). Nonostante la completa assenza di interventi chimici, sotto copertura Alt Carpo il danno ai frutti è rimasto dello 0,00% fino al 21 agosto quando sono stati rilevati i primi danni in misura dello 0,10%, per raggiungere lo 0,30% alla raccolta. Osservazioni su altre avversità Durante il rilievo alla raccolta sono stati presi in considerazione anche i danni causati da cimici e da uccelli, gli unici visibili oltre a quelli dovuti ad attacchi di lepidotteri. Il rilievo su 2000 frutti ha evidenziato una maggior, seppur con differenza minima, presenza di danni da beccate di uccelli nel parcellone aziendale dove i lati e le capezzagne risultavano aperti all ingresso degli stessi e dove la percentuale di danno ha raggiunto lo 0,7%. Nel parcellone chiuso con sistema Alt Carpo il danno è stato dello 0,35% (figura 7). In quest ultimo caso le vie d ingresso paiono esser state le capezzagne nei pochi minuti in cui le reti venivano riavvolte per permettere l ingresso dei macchinari per la consueta lavorazione nell impianto: trattamenti fitosanitari, trinciatura, potatura, diradamento e così via. Sebbene con percentuali ancora inferiori lo stesso comportamento si è notato per quanto riguarda la presenza di danno da cimici, dove nel parcellone aziendale si è osservato uno 0,20% di danno a fronte dello 0,10% sotto sistema Alt Carpo (figura 7). Discussione e conclusioni Il sistema Alt Carpo con copertura antigrandine V5 ha dimostrato di avere delle buone potenzialità in un ottica di gestione sostenibile del sistema agro-ambientale, attraverso una sensibile riduzione degli interventi chimici per il controllo della carpocapsa. L applicazione del sistema ha permesso di ridurre il numero degli interventi per la difesa da carpocapsa da quattro a uno, sottolineando che l intervento realizzato sotto rete Alt Carpo era mirato ad abbattere la popolazione svernante, molto cospicua dato che la pressione del lepidottero è stata da sempre molto elevata nell areale. La copertura con reti antigrandine e anti-insetto sembra inoltre essere un valido mezzo per il contenimento di C. molesta, nonostante le ridotte dimensioni del fitofago, e di O. nubilalis. L apertura del canale centrale della copertura antigrandine non sembra favorire l ingresso dei principali lepidotteri fitofagi del melo e dunque il sistema Alt Carpo sembra applicabile con buoni risultati anche agli impianti con copertura antigrandine V5. 73

78 Nonostante i buoni risultati ottenuti, si tratta di considerazioni assolutamente preliminari, basate su una sola stagione di osservazioni, e sono pertanto necessarie ulteriori conferme. Bibliografia Asteggiano L., Giordani L., Pansa M.G., Giraudo M., Saladini M.A., Pavarino A., Ronco D., Bevilacqua A., Nari L., Vittone G., Tedeschi R., Alma A., Verifica dell efficacia di contenimento dei lepidotteri carpofagi del melo mediante copertura totale degli impianti con rete antigrandine sul modella Alt Carpo. Ricerca applicata in frutticoltura. Sintesi dei risultati 2012: Caruso S., Vergnani S., Reti protettive anti-carpocapsa: è il momento di fare il punto. Rivista di Frutticoltura e di Ortofloricoltura, 3: Demaria D., Martini I., Galliano A., Alma A., Influenza delle reti antigrandine sulle popolazioni e sulla gestione di Cydia pomonella (L.) in Piemonte. Primi risultati. Rivista di Frutticoltura e di Ortofloricoltura, 11: Demaria D., Tasin M., Cesano A., Galliano A., Ioriatti C., Alma A., Meno lepidotteri tortricidi nei frutteti sotto rete. L Informatore Agrario, 43: Kelderer M., Casera C., Lardscheider E., Rainer A., Controlling codling moth with different netting structures and their influence on crop yield and quality. 14th International Conference in Organic Fruit-Growing Eco-fruit, Fördergemeinschaft Ökologischer Obstbau e. V. Weinsberg, Stuttgart, Deutschland: Giordani L., Asteggiano L., Serre L., Vittone G., Il sistema Alt Carpo nel controllo della carpocapsa in Piemonte. Rivista di Frutticoltura e di Ortofloricoltura 6: Pasqualini E., Nuovi insetticidi e tecniche per la difesa dei lepidotteri dannosi alle pomacee. Rivista di Frutticoltura e di Ortofloricoltura, 6: Sévérac G. e Romet L Alt Carpo une alternative efficace (suite et pas fin!). Phytoma, 612: Tasin M., Ryne C., Veronelli V., Carlin Bäckmann A., Ioriatti C., Effect of flat anti-hail nets on Cydia pomonella (L.) reproductive behaviour. Pome fruit Arthropods, 30 (4): Tasin M., Demaria D., Ryne C., Cesano A., Galliano A., Anfora G., Ioratti C., Alma A., Effect of flat anti-hail nets on Cydia pomonella (L.) behaviour in apple orchards: Entomologia Experimentalis et Applicata, 129 (1): Vittone G., Welschen P., Pellegrino S., Reti antigrandine nere o colorate per la protezione dei meleti piemontesi. Rivista di Frutticoltura e di Ortofloricoltura, 11: Alt carpo website. (Ultima visita: aprile 2011). 74

79 Ringraziamenti Si ringraziano l azienda agricola Villar di Costigliole Saluzzo (CN) per aver ospitato la prova e il tecnico Alex Tallone della Società Agricola Cooperativa Sanifrutta per la preziosa collaborazione. Tabella 1. Calendario degli interventi applicati per la difesa da carpocapsa nel Data Avversita' principio attivo (formulato commerciale) DOSI ml/hl Alt'Carpo Aziendale 24 maggio Carpocapsa Clorantraniliprole (Coragen) 18 X X 16 giugno Carpocapsa Clorpirifos (Dursban) 70 X 6 luglio Carpocapsa Clorpirifos metile (Reldan) 200 X 24 luglio Carpocapsa Clorpirifos (Dursban) 70 X Figura 1. Particolare del sistema antigrandine V5 e relativo canale centrale. 75

80 n di catture Figura 2. Sistema a manovella per l apertura delle capezzagne nel sistema Alt Carpo monoparcellare C. pomonella - aziendale Cydia pomonella C. pomonella - Alt'Carpo Figura 3. Numero di individui di Cydia pomonella (L.) catturati nelle trappole combo posizionate sotto e fuori copertura Alt Carpo nel

81 n di catture n di catture Cydia molesta C. molesta - aziendale C. molesta - Alt'Carpo Figura 4. Numero di individui di Cydia molesta (Busck) catturati nelle trappole a feromoni posizionate sotto e fuori copertura Alt Carpo nel Argyrotaenia pulchellana - aziendale Argyrotaenia pulchellana - Alt'Carpo Ostrinia nubilalis - aziendale Ostrinia nubilalis - Alt'Carpo Figura 5. Numero di individui di Argyrotenia pulchellana e Ostrinia nubilatis catturati nelle trappole a feromoni posizionate sotto e fuori copertura Alt Carpo nel

82 % di danno % di danno 0,5 0,45 0,4 0,35 0,3 0,25 0,2 0,15 0,1 0,05 0 aziendale Alt'Carpo Figura 6. Danno da carpocapsa osservato sui frutti sotto e fuori copertura Alt Carpo nel ,8 0,7 0,6 0,5 0,4 0,3 0,2 0,1 0 uccelli aziendale Danni alla raccolta cimici Alt'Carpo Figura 7. Percentuale di frutti danneggiati da uccelli e cimici alla raccolta (27 agosto 2013) sotto e fuori copertura Alt Carpo. 78

83 Indagine bioetologica e definizione di metodi di controllo a basso impatto ambientale su Forficula auricularia su drupacee Marco G. Pansa 1, Matteo A. Saladini 1, Alan Pizzinat 2, Laura Asteggiano 2, Luca Giordani 2, Michele Giraudo 2, Alessio Pavarino 2, Graziano Vittone 2, Luciana Tavella 1, Rosemarie Tedeschi 1 1 Università degli Studi di Torino, Dipartimento di Scienze Agrarie, Forestali e Alimentari 2 CReSO, Consorzio di Ricerca e Sperimentazione per l Ortofrutticoltura Piemontese Riassunto breve Le forficule, e in particolare Forficula auricularia (Dermaptera, Forficulidae), sono insetti comuni, di piccole dimensioni, presenti in diversi agroecosistemi di tutta Europa. Il regime alimentare dei dermatteri è vario: possono essere fitofagi, saprofagi e/o zoofagi. A seconda dell ecosistema che si prende in considerazione, possono essere considerati utili o dannosi. In Piemonte le segnalazioni di danno causato da forficule, sino a qualche anno fa sporadiche e limitate all albicocco, sono andate aumentando, al punto che F. auricularia rappresenta ormai una delle avversità principali anche su nettarino. Nel corso del 2013 è stato valutato il potere insetticida di un composto granulare a base di clorpirifos (Centurio ) a bassa dispersione ambientale e l effetto che questo può avere nei confronti degli organismi non bersaglio. Sono stati inoltre condotti degli studi per approfondire le conoscenze sulla biologia di F. auricularia nell areale frutticolo saluzzese. I monitoraggi condotti fanno supporre che F. auricularia trovi dei siti di svernamento idonei negli actinidieti attigui ai pescheti e che in primavera migri verso le piante di pesco dove trova delle fonti alimentari di gradimento. Il Centurio in laboratorio ha mostrato di essere un efficiente metodo di controllo per F. auricularia e in campo non sono emersi effetti negativi sull artropodofauna non bersaglio. Su questo ultimo punto saranno però necessari ulteriori approfondimenti con tecniche diverse dall impiego di trappole a caduta utilizzate nella prova. Introduzione Le forficule, e in particolare Forficula auricularia Linnaeus (Dermaptera, Forficulidae), sono insetti molto comuni, di piccole dimensioni, presenti in diversi agroecosistemi di tutta Europa. In Italia sono segnalate 24 specie di dermatteri (suddivise nelle famiglie Anisolabidae, Labiduridae, Labidae e Forficulidae); nei campionamenti effettuati gli anni precedenti nelle zone di indagine la popolazione era costituita in maniera preponderante da F. auricularia, seguita da pochi esemplari di Anisolabis maritima (Bonelli) e Apterygida albipennis (Megerle in Charpentier). Il regime alimentare dei dermatteri è vario: possono essere fitofagi, saprofagi e/o zoofagi. Per esempio F. auricularia, che può essere anche fitofaga, svolge un ottimo ruolo come predatrice di afidi in programmi di lotta integrata in Australia (Nicholas et al., 2005), nonché di psille, cocciniglie e uova di lepidotteri come carpocapsa. Quindi, a seconda dell ecosistema che si prende in considerazione, possono essere considerati utili o dannosi. Sono insetti lucifughi, amanti dell umidità, durante il giorno stanno riparati nelle anfrattuosità della scorza, nel terreno vicino al colletto della pianta o nei frutti, spesso manifestando comportamenti gregari. In Italia, in impianti di albicocco, sono stati registrati severi danni a carico dei frutti con erosioni dell esocarpo e del mesocarpo. Anche sui germogli sono segnalate defogliazioni e distruzione di gemme. L insetto è in grado di attaccare numerose colture, oltre all albicocco è infatti segnalato su pesco, ciliegio e su coltivazioni orticole. 79

84 Per quanto riguarda la difesa, il ricorso ad interventi insetticidi richiederebbe di trattare i frutti vicino al momento della raccolta, rendendo il prodotto non adatto per il mercato a causa della presenza di residui di prodotti fitosanitari, mentre i limitatori naturali identificati (coleotteri e ditteri tachinidi) non sono in grado di mantenere la popolazione sotto livelli preoccupanti in presenza di forti infestazioni. È quindi fondamentale approfondire le conoscenze sulla dinamica delle popolazioni dell insetto nei frutteti e individuare strategie a basso impatto ambientale per il loro controllo. In Piemonte le segnalazioni di danno causato da forficule, sino a qualche anno fa sporadiche e limitate all albicocco, sono andate aumentando, al punto che F. auricularia rappresenta ormai una delle avversità principali anche su nettarine (Pansa et al., 2013). In questo lavoro è stato valutato il potere insetticida di un composto granulare a base di clorpirifos a bassa dispersione ambientale e l effetto che questo può avere nei confronti degli organismi non bersaglio. Sono stati inoltre condotti degli studi per approfondire le conoscenze sulla biologia di F. auricularia nell areale frutticolo saluzzese. Materiali e metodi Approfondimenti sulla biologia di Forficula auricularia Le indagini sono state condotte in un impianto di nettarine cv Alitop e Big Top ubicato a Villafalletto, frazione Termine (CN) confinante su due lati con prato, su un lato con una strada poderale e sul quarto lato con un actinidieto. Lo scopo era quello di accertare i siti di svernamento delle forficule, ovvero verificare la loro permanenza nel pescheto anche nei mesi invernali o l eventuale migrazione negli impianti confinanti. La presenza delle forficule è stata monitorata con fasce di cartone ondulato arrotolate (20 50 cm) avente funzione di ricovero. Per individuare le forficule eventualmente presenti all interno dell impianto, in 10 diversi punti dello stesso sono state poste tre fasce di cartone: una nel sottofila per individuare eventuali esemplari svernanti nel suolo vicino alle piante, una nell interfila per intercettare eventuali adulti svernanti nel suolo lontano dalle piante e una legata al tronco di una pianta per individuare il momento di risalita sulla chioma delle forficule. Inoltre per individuare le forficule eventualmente provenienti dalle colture limitrofe sono state poste 50 fasce di cartone lungo ogni lato del pescheto. A cadenza settimanale le fasce di cartone sono state controllate e gli individui ivi nascosti raccolti mediante l ausilio di un imbuto. Il monitoraggio è iniziato il 15 aprile ed è proseguito fino al 4 dicembre. A partire da agosto il monitoraggio è stato limitato al lato confinante con l actinidieto utilizzando 10 fasce di cartone. Nel momento in cui non sono più state trovate forficule, tali fasce sono state spostate nell actinidieto per vedere se l insetto era ivi migrato dal pescheto per lo svernamento. Tutte le forficule raccolte sono state trasferite in provette di PVC contenenti etanolo 70% v e in seguito conteggiate e determinate con apposita chiave dicotomica (Fontana et al., 2002). Prove insetticide Prove di laboratorio In laboratorio è stato saggiato il potere insetticida del formulato commerciale granulare (esca) Centurio, a base di clorpirifos. Le prove di laboratorio sono state condotte in cinque capsule di Petri di 15 cm di diametro; all interno di ogni capsula sono stati introdotti 105 mg di esca e successivamente, 5 adulti di F. auricularia raccolti in campo. Dopo un ora dal trattamento, all interno di ogni capsula è stato inserito un pezzo di nettarina come fonte alimentare. Le capsule così allestite sono state collocate in cella climatica a 25±1 C e 60±1% UR; a distanza di 1, 24, 48, 72 ore e 6 giorni dal trattamento è stato effettuato il rilievo della mortalità. Come testimone sono 80

85 state utilizzate cinque capsule contenenti solo un pezzo di nettarina come fonte alimentare e 5 adulti. Per escludere che la mortalità fosse dovuta a un azione asfissiante del prodotto e non all ingestione da parte dell insetto, la prova è stata ripetuta, con le stesse modalità, all interno di vaschette in plexiglas coperte con rete in modo da consentire il ricircolo dell aria. All interno di ogni vaschetta sono stati introdotti 167 mg di esca. Prove di campo In campo è stato valutato il potere attrattivo dell esca nei confronti delle forficule e degli artropodi non bersaglio. Nel pescheto, lungo una diagonale, sono state posizionate 5 trappole a caduta innescate con l esca Centurio e contenenti acqua salata come soluzione conservante, mentre 5 trappole contenenti solo acqua salata sono state utilizzate come controllo. A cadenza settimanale le trappole sono state controllate e il materiale raccolto è stato successivamente analizzato in laboratorio, ovvero suddiviso per categorie di artropodi. Risultati Approfondimenti sulla biologia di Forficula auricularia Durante il monitoraggio della popolazione sia all interno dell appezzamento che nelle fasce perimetrali non è mai stato rilevato un elevato numero di individui. All interno dell appezzamento, a inizio stagione, le forficule erano presenti sia nell interfila che nel sottofila mentre a partire da giugno hanno abbandonato l interfila e si sono concentrate nelle fasce più vicine alle piante ed in particolare su quelle posizionate sul tronco con un numero massimo di 5,2 individui/fascia il 19 luglio (figura 1). Nelle fasce perimetrali la concentrazione maggiore di forficule è stata osservata sul lato confinante con l actinidieto con un picco massimo di 10 individui/fascia il 17 maggio. Sugli altri lati del pescheto sono stati catturati pochi esemplari di forficule durante tutta la stagione (figura 2). Anche nel monitoraggio effettuato a partire dal mese di agosto sul solo lato confinante con l actinidieto non è stato rilevato un elevato numero di forficule, al massimo sono stati ritrovati 3,8 esemplari/fascia il 10 settembre (figura 3). Il 12 novembre le fasce sono state spostate nell actinidieto, ma nei controlli successivi non sono più stati rilevati individui di F. auricularia. Prove insetticide Nelle prove insetticide con Centurio effettuate in laboratorio è stata registrata una mortalità del 100% dopo 24 ore nelle capsule di vetro. Invece nella prova condotta in vaschette chiuse con rete l esca insetticida ha esplicato la sua azione più lentamente; a 24 ore la mortalità è stata pari solo a 55%, ma dopo 6 giorni ha raggiunto un valore pari al 96%, molto simile a quello ottenuto nelle capsule (figure 4 e 5). La prova condotta in campo con le trappole a caduta non ha messo in evidenza particolari effetti negativi dell esca nei confronti dell artropodofauna non bersaglio. Il numero di carabidi, ragni e formiche ritrovati nella soluzione conservante delle trappole innescate con Centurio è stato contenuto e sovente minore rispetto a quello osservato nelle trappole prive di Centurio. Anche per quanto riguarda la quantità di forficule catturate non sono state notate differenze sostanziali tra le due tesi (tabella 1). Discussione L elevata concentrazione di forficule sul lato del pescheto confinante con l actinidieto e la bassa presenza a inizio stagione all interno del pescheto fanno supporre che F. auricularia trovi dei siti 81

86 di svernamento idonei proprio nell actinidieto e che in primavera migri verso le piante di pesco dove trova delle fonti alimentari di gradimento. Il Centurio, che già nel 2012 ha permesso un buon contenimento del danno in campo, in laboratorio ha mostrato di essere un efficiente metodo di controllo per F. auricularia. La mortalità è stata elevata anche nelle vaschette in cui era assicurato un buon scambio di aria e non solo nelle capsule chiuse da un coperchio di vetro. Il fatto però che nelle vaschette la mortalità pressoché totale dei dermatteri sia stata raggiunta più lentamente fa supporre che in ambiente chiuso, come nelle capsule, ci possa essere un effetto letale per gli insetti dovuto all inalazione dei gas sprigionati dall esca oltre che a un azione per ingestione. Invece la prova realizzata per valutare l impatto del Centurio sull artropodofauna non bersaglio necessita di ulteriori approfondimenti. Infatti, basandosi solamente sui risultati ottenuti con le trappole a caduta, il Centurio non sembrerebbe attrattivo per F. auricularia, diversamente da quanto osservato in prove condotte precedentemente (Saladini et al., 2013). Bibliografia Fontana P., Buzzetti F.M., Cogo A., Odé B., Guida al riconoscimento e allo studio di cavallette, grilli, mantidi e insetti affini del Veneto. Blattaria, Mantodea, Isoptera, Orthoptera, Phasmatodea, Dermaptera, Embiidina. Museo Naturalistico Archeologico di Vicenza Ed., Vicenza: Nicholas A.H., Spooner-Hart R.N., Spooner-Hart R.A., Abundance and natural control of the woolly aphid Eriosoma lanigerum in an Australian apple orchard IPM program. BioControl, 50: Pansa M.G., Asteggiano L., Ronco D., Saladini M.A., Serre L., Vittone G., Tavella L., Tedeschi R., Come contenere le forficule su albicocco e nettarino. L Informatore Agrario, 69 (24), Saladini M.A., Ronco D., Pansa M.G., Asteggiano L., Giordani L., Pavarino A., Vittone G., Tavella L., Tedeschi R., Indagine bioetologica e definizione di metodi di controllo a basso impatto ambientale su Forficula auricularia su drupacee. Quaderni della Regione Piemonte- Agricoltura, 80 (Supplemento: Ricerca applicata in frutticoltura. Sintesi dei risultati 2012), Ringraziamenti Si ringraziano le aziende presso le quali è stata svolta la prova sperimentale ed il tecnico Albifrutta Paolo Trovò. 82

87 n. medio forficule/fascia Tabella 1 Artropodi raccolti nelle trappole a caduta posizionate in pescheto. Data tesi forficule carabidi ragni formiche isopodi nitidulidi 19/06 Centurio testimone /06 Centurio testimone /07 Centurio testimone /07 Centurio testimone /07 Centurio testimone /08 Centurio testimone /08 Centurio testimone /09 Centurio testimone /09 Centurio testimone /09 Centurio testimone interfila sottofila tronco /04 03/05 09/05 17/05 24/05 31/05 06/06 12/06 19/06 26/06 05/07 12/07 19/07 Figura 1 Numero medio di Forficula auricularia registrati durante il monitoraggio effettuato all interno del pescheto. 83

88 n. medio forficule/fascia n. medio forficule/fascia confinante - actinidia confinante - strada confinante - prato 1 confinante - prato /04 03/05 09/05 17/05 24/05 31/05 06/06 12/06 19/06 Figura 2 Numero medio di Forficula auricularia registrati durante il monitoraggio effettuato nelle fasce perimetrali dell appezzamento. 4 3,5 3 2,5 2 1,5 1 0,5 0 12/08 20/08 28/08 03/09 10/09 18/09 25/09 01/10 09/10 16/10 24/10 29/10 06/11 12/11 27/11 04/12 Figura 3 Numero medio di Forficula auricularia registrati durante il monitoraggio effettuato da agosto nelle fasce poste sul lato confinante con l actinidieto. 84

89 100% 90% 80% 70% 60% 50% 40% Centurio Controllo 30% 20% 10% 0% 1 ora 24 ore 48 ore 72 ore 6 gg Figura 4 Mortalità di Forficula auricularia nelle prove condotte in capsule Petri in vetro. 100% 90% 80% 70% 60% 50% 40% Centurio Controllo 30% 20% 10% 0% 1 ora 24 ore 48 ore 72 ore 6 gg Figura 5 Mortalità di Forficula auricularia nelle prove condotte nelle vaschette con rete. 85

90 Indagini sul nuovo dittero esotico Drosophila suzukii responsabile di gravi danni alle drupacee Marco G. Pansa 1, Fabio Mazzetto 1, Alan Pizzinat 2, Laura Asteggiano 2, Graziano Vittone 2, Luciana Tavella 1, Alberto Alma 1 1 Università degli Studi di Torino, Dipartimento di Scienze Agrarie, Forestali e Alimentari 2 CReSO, Consorzio di Ricerca e Sperimentazione per l Ortofrutticoltura Piemontese Riassunto breve Drosophila suzukii (Diptera: Drosophilidae) è un insetto originario del sud-est asiatico giunto recentemente in Nord America ed Europa. Gli adulti misurano 2-3 mm di lunghezza e sono facilmente riconoscibili grazie ad alcuni caratteri morfologici: una macchia nera sul bordo anteriore delle ali e due pettini di setole nere sul primo e sul secondo tarsomero delle zampe protoraciche nel maschio, e la dentatura dell ovopositore nella femmina, che la rende in grado di ovodeporre su frutti in maturazione. D. suzukii ha un ciclo vitale rapido ed è molto polifago. Il danno è causato dalle larve che si nutrono delle parti carnose del frutto provocandovi depressioni superficiali. In Piemonte, ove la presenza del drosofilide esotico è stata accertata nel 2010, nel 2013 è stato condotto un monitoraggio degli adulti con trappole in 5 impianti di fruttiferi maggiori. Sono state inoltre condotte prove di semicampo introducendo esemplari di D. suzukii in isolatori montati su branche con frutti in maturazione per osservare i segni di ovodeposizione e inizio sviluppo larvale su ciliegio, albicocco e pesco. Il monitoraggio svolto ha messo in evidenza come D. suzukii sia ormai insediato e largamente diffuso in tutta l area frutticola pur con una grande variabilità nell epoca e nel numero di catture a seconda della località e della coltura. Dalle prove di semicampo è emerso che non sempre i frutti infestati da larve sono riconoscibili da un esame visivo non invasivo. Per ora comunque poco rilevanti sono stati nel complesso i danni su fruttiferi maggiori. Introduzione Drosophila suzukii Matsumura (Diptera: Drosophilidae) è un insetto originario del sud-est asiatico, poi diffusosi nel secolo scorso nel resto del continente asiatico, in alcuni stati del Centro- Sud America e nelle isole Hawaii (EPPO, 2013). La sua presenza è stata rilevata per la prima volta nel 2008 in Nord America (California) (Hauser et al., 2009) e in Europa (Spagna) (Calabria et al., 2012), successivamente anche in molti altri stati degli USA, Canada, Francia, Italia, Messico (Lee et al., 2011) e più recentemente in Svizzera, Slovenia, Paesi Bassi, Portogallo, Croazia, Regno Unito e Ungheria (EPPO, 2013), apparendo fin da subito come avversità preoccupante su svariate colture. L adulto di color bruno chiaro misura 2-3 mm di lunghezza. Il maschio presenta macchie nere sul bordo anteriore delle ali e due pettini di setole nere sul primo e sul secondo tarsomero delle zampe protoraciche, mentre la femmina possiede un ovopositore fortemente seghettato. Questi caratteri consentono di distinguere facilmente la specie dalle altre del genere Drosophila presenti nella nostra area. D. suzukii ha un ciclo vitale rapido ed è in grado di compiere numerose generazioni l anno in funzione della temperatura. È stato rinvenuto sui frutti di un ampia gamma di piante quali mirtillo, lampone, fragola, rovo, actinidia, kaki, fico, vite, melo, pero e drupacee (EPPO, 2013). A differenza di altre drosofile D. suzukii può alimentarsi sui frutti sani in maturazione, ancora pendenti sulla pianta. Il danno è causato dalle ferite di ovodeposizione e 86

91 soprattutto dalle larve che si nutrono delle parti carnose del frutto. L infestazione si evidenzia con depressioni e punture sulla superficie dei frutti (EPPO, 2013). In Italia la prima segnalazione del nuovo dittero è avvenuta in Trentino nel 2009 (Ioriatti et al., 2011), mentre in Piemonte la presenza è stata accertata nel 2010 (Pansa et al., 2011). Indagini condotte nel hanno messo in evidenza che il drosofilide è diffuso in tutto l areale frutticolo determinando ingenti perdite economiche in particolare su piccoli frutti. Nel corso del 2011 larve del dittero sono state riscontrate anche in frutti di albicocco, pesco e susino asintomatici alla raccolta (Pansa et al., 2012), e gravi ripercussioni economiche sulle produzioni di ciliegie e albicocche si sono verificate in altri Paesi (Hauser et al., 2009; Walsh et al., 2011). Nel 2013 sono proseguite le attività di monitoraggio della popolazione di D. suzukii in alcuni impianti di drupacee nell areale frutticolo saluzzese e di individuazione dei sintomi di ovodeposizione e inizio sviluppo larvale sui frutti. Materiali e metodi Nel 2013 il monitoraggio mediante trappole è stato effettuato in 5 impianti di fruttiferi, più precisamente in un albicoccheto, un ceraseto, due pescheti e un susineto (tabella 1). Da fine marzo sino a dicembre, in ogni impianto è stata collocata e sostituita quindicinalmente una trappola, costituita da una bottiglia di plastica contenente 250 ml di aceto di mele con 4 fori del diametro di 0,5-1,0 cm sui lati per consentire l ingresso degli insetti attratti. Il materiale raccolto è stato poi analizzato in laboratorio, dove i ditteri drosofilidi sono stati conteggiati e determinati con apposita chiave dicotomica. Alla maturazione per ciliegio, albicocco e pesco è stata effettuata una prova di semicampo per osservare i segni di ovodeposizioni e inizio sviluppo larvale sui frutti maturi. Per ogni specie frutticola sono state individuate tre cultivar con caratteristiche differenti. Su alcune branche con frutti, delle diverse specie, sono stati montati degli isolatori in rete all interno dei quali sono stati introdotti per alcuni giorni esemplari di D. suzukii provenienti dagli allevamenti massali del DISAFA-Entomologia. In alcuni isolatori non sono state introdotte drosofile. Alla maturazione i frutti di ogni isolatore sono stati osservati per rilevare la presenza di sintomi e in seguito posti in vaschette in plexiglass chiuse con rete per osservare gli eventuali sfarfallamenti di drosofilidi. Risultati Nel corso delle indagini D. suzukii è stato rilevato in tutti gli impianti sede del monitoraggio. Pochi esemplari sono stati catturati nel susineto e nell albicoccheto ad aprile e inizio maggio; in seguito non sono più state registrate catture fino all ultima decade di giugno. Da questo momento le catture sono ricominciate in tutti gli impianti, ma la crescita imponente della popolazione è avvenuta solo dal mese di settembre (figura 1). Dalle prove condotte in semicampo per evidenziare i sintomi delle ovodeposizioni e dell attività trofica larvale di D. suzukii si è potuto notare che certi frutti infestati di alcune cv non presentavano sintomi visibili a un analisi non invasiva (tabella 2). Discussione Il monitoraggio svolto nel 2013, come già le indagini condotte negli anni scorsi in diversi impianti di fruttiferi (Pansa et al., 2012; 2013), ha messo in evidenza come D. suzukii sia ormai insediato e largamente diffuso in tutta l area frutticola pur con una grande variabilità nell epoca e nel numero di catture a seconda della località e della coltura. Come già osservato negli anni precedenti, poco rilevanti sono stati nel complesso i danni su fruttiferi maggiori nel nostro territorio a differenza di quanto è stato osservato per altre colture quali mirtillo e lampone (Pansa et al., 2012). Nel comprensorio indagato le drupacee più colpite da D. suzukii (ciliegio, susino e 87

92 albicocco) raggiungono la maturazione commerciale prima dell incremento della popolazione del fitofago esotico (agosto-settembre) riuscendo così a sfuggire all attacco. Rimane ancora poco noto il comportamento del dittero nei mesi primaverili, quando è assente o presente in quantità molto ridotta sul territorio pur essendo presenti in tale epoca diversi frutti suscettibili (ad esempio ciliegie) e temperature favorevoli allo sviluppo. Bibliografia Calabria G., Máca J., Bächli G., Serra L., Pascual M., First records of the potential pest species Drosophila suzukii (Diptera: Drosophilidae) in Europe. Journal of Applied Entomology, 136, EPPO, Drosophila suzukii (Diptera: Drosophilidae) Spotted wing drosophila. (Ultima visita 29/11/2013). Hauser M., Gaimari S., Damus M., Drosophila suzukii new to North America. pagg (Ultima visita 12/12/2011). Ioriatti C., Grassi A., Agnello A.M., Due insetti minacciano la frutticoltura integrata. L Informatore Agrario, 67 (4), Lee J.C., Bruck D., Dreves A.J., Ioriatti C., Vogt H., Baufeld P., In focus: spotted wing drosophila, Drosophila suzukii, across perspectives. Pest Management Science, 67, Pansa M.G., Mazzetto F., Asteggiano L., Vittone G., Tavella L., Alma A., Indagini sul nuovo dittero esotico Drosophila suzukii responsabile di gravi danni alle drupacee. Quaderni della Regione Piemonte-Agricoltura, 80 (Supplemento: Ricerca applicata in frutticoltura. Sintesi dei risultati 2012), Pansa M.G., Mazzetto F., Frati S., Baudino M., Tavella L., Alma A., Drosophila suzukii: presenza nei frutteti piemontesi. L Informatore Agrario, 68 (12), Pansa M.G., Frati S., Baudino M., Tavella L., Alma A., Prima segnalazione di Drosophila suzukii in Piemonte. Incontri Fitoiatrici, Cuneo, 4 marzo Protezione delle colture 4 (2), 108. Walsh D.B., Bolda M.P., Goodhue R.E., Dreves A.J., Bruck D.J., Walton V.M., O Neal S.D., Zalom F.G., Drosophila suzukii (Diptera: Drosophilidae): invasive pest of ripening soft fruit expanding its geographic range and damage potential. Journal of Integrated Pest Management, 2 (1), 1-7. Ringraziamenti Si ringraziano le aziende che hanno ospitato le prove. 88

93 n. medio D. suzukii Tabella 1. Impianti di fruttiferi sede del monitoraggio nel Località Coltura Verzuolo ciliegio Costigliole Saluzzo albicocco Saluzzo pesco Revello pesco Pagno susino-vite Tabella 2. Risultati delle prove di semicampo per l individuazione dei sintomi sui frutti dovuti all ovodeposizione e all attività trofica delle larve di Drosophila suzukii. Coltura D. suzukii emerse da frutti con sintomi D. suzukii emerse da frutti asintomatici Ciliegio Selezione 19/13 si no Fermina si no Summit si no Albicocco Pinkot si no Kattelman si no Bola Roja si si Pesco Nectaross - no Venus - si Orion - no /03-10/04 10/04-22/04 22/04-08/05 08/05-22/05 22/05-05/06 05/06-19/06 19/06-03/07 03/07-17/07 17/07-31/07 31/07-20/08 20/08-03/09 03/09-18/09 18/09-01/10 01/10-16/10 16/10-29/10 Figura 1. Andamento di Drosophila suzukii negli impianti di fruttiferi indagati. 89

94 Approfondimenti sulla biologia di Argyrotaenia pulchellana e valutazione dell efficacia di metodi per il monitoraggio e la difesa Alan Pizzinat 1, Matteo A. Saladini 2, Marco G. Pansa 2, Laura Asteggiano 1, Alessio Pavarino 1, Graziano Vittone 1, Luciana Tavella 2 1 CReSO, Consorzio di Ricerca e Sperimentazione per l Ortofrutticoltura Piemontese 2 Università degli Studi di Torino, Dipartimento di Scienze Agrarie, Forestali e Alimentari Riassunto breve L eulia dei fruttiferi e della vite è un lepidottero ricamatore polifago, segnalato su numerose specie spontanee e coltivate, da tempo ben noto ai frutticoltori piemontesi in quanto in grado di provocare danni economicamente anche gravi. Negli ultimi anni in molti meleti, come strategia di difesa contro gli attacchi di eulia, si è diffusa la tecnica della confusione sessuale. Nonostante ciò, nel 2012 sono stati segnalati ingenti danni da eulia in alcuni impianti. Nel 2013 sono state quindi svolte indagini per verificare il corretto funzionamento della confusione sessuale e delle trappole per il monitoraggio in alcuni meleti confinanti con colture potenziali serbatoio naturale di eulia come frumento e actinidia; inoltre è stato valutato l effetto della rete impiegata per la difesa dalla carpocapsa nella tecnica Alt Carpo sul contenimento dell eulia. Alla luce di quanto ottenuto nelle prove condotte nel 2013 si può dedurre che la confusione sessuale riesce generalmente a contenere il danno arrecato dal lepidottero anche se, in presenza di colture confinanti ospiti, si può presentare una riduzione dell effetto di controllo soprattutto per quanto riguarda le file di bordo. Le trappole per il monitoraggio con dosaggio feromonale di 62,5 µg confermano di fornire un dato più rappresentativo della popolazione presente realmente all interno del meleto. La rete impiegata nella tecnica Alt Carpo per il contenimento della carpocapsa, pur con un effetto contenitivo nella penetrazione di eulia nell impianto, non pare in grado di bloccarne totalmente l ingresso. Introduzione L eulia dei fruttiferi e della vite, Argyrotaenia pulchellana (Hawort) [= A. ljungiana (Thunberg)], è un lepidottero tortricide ricamatore diffuso in tutta Europa, Asia minore e America settentrionale. Questo fitofago polifago, segnalato su numerose specie spontanee e coltivate, è da tempo ben noto ai frutticoltori piemontesi in quanto in grado di provocare danni economicamente anche gravi. Le larve praticano erosioni più o meno superficiali su foglie e frutti, e tessono fili sericei allo scopo di far aderire tra loro foglie e frutti. In questo modo l insetto si protegge durante l attività trofica. Fattori predisponenti l attacco risultano essere infatti la presenza di foglie molto vicine ai frutti oppure, come nel caso dell actinidia, l esistenza di frutti aggregati. L eulia compie in Piemonte tre generazioni l anno. La seconda (larve attive a inizio estate) e la terza generazione (larve attive da settembre a ottobre) possono provocare gravi deprezzamenti di produzione soprattutto su specie a maturazione tardiva. Dalle esperienze passate emerge che i frutteti più a rischio di attacco sono quelli confinanti con colture cerealicole e foraggere. Durante le fasi di trebbiatura e sfalcio, la popolazione del fitofago tende a spostarsi nel frutteto confinante colonizzando gradualmente prima le zone perimetrali per poi arrivare, nei casi più gravi, ad interessare tutto l appezzamento. Per monitorare la popolazione del lepidottero nell areale frutticolo cuneese si impiegano trappole innescate con feromone sessuale con dosaggio di 62,5 µg poiché nel corso di precedenti ricerche il dosaggio impiegato abitualmente in altre zone frutticole italiane, pari a 1000 µg, non è stato in grado di fornire dati rappresentativi dell infestazione reale di campo (Cesano et al., 2009). In molti meleti, negli ultimi anni, come strategia di difesa contro gli attacchi di eulia si è diffusa la tecnica della confusione sessuale. Nonostante ciò, nel 2012 sono stati segnalati ingenti danni in alcuni impianti. Nel corso del 2013 sono state quindi svolte indagini per verificare il corretto funzionamento della confusione sessuale e delle trappole per il monitoraggio in alcuni meleti

95 confinanti con colture potenziali serbatoio naturale di eulia, come frumento e actinidia, ed è stato valutato anche l effetto della rete entomologica impiegata per la difesa dalla carpocapsa nella tecnica Alt Carpo sul contenimento dell eulia. Materiali e Metodi Verifica del dosaggio feromonale idoneo per un corretto monitoraggio della popolazione Per il monitoraggio della popolazione di eulia sono stati scelti tre impianti di melo dove sono stati segnalati elevati livelli di infestazioni l anno precedente e dove non è stata applicata la confusione sessuale (tabella 1). Sono state poste a confronto trappole innescate con due dosaggi di feromone sessuale, in particolare il dosaggio attualmente utilizzato nell area di riferimento (62,5 µg) e il dosaggio commerciale (1000 µg) utilizzato negli altri comprensori frutticoli. Le catture del lepidottero sono state rilevate settimanalmente e, durante la stagione, sono stati effettuati controlli per individuare la presenza di ovature e larve su 500 germogli o mele per impianto dopo il picco di ogni volo. Successivamente, i dati delle catture nelle trappole sono stati confrontati con i dati del rilievo sulle piante al fine di determinare il dosaggio feromonale più appropriato per monitorare la popolazione negli impianti. Approfondimenti sulla biologia dell eulia Nei tre impianti utilizzati nella prova sopra descritta (tabella 1), sono state posizionate trappole per il monitoraggio (62,5 µg e 10 µg; 1 trappola per dosaggio in ciascun impianto) anche sulla coltura confinante che si presume possa ospitare la prima generazione di eulia (frumento o actinidia). Le catture sono state rilevate settimanalmente e messe a confronto con le catture effetuate all interno del meleto. Verifica dell efficacia della confusione sessuale contro eulia su melo In due impianti con confusione sessuale, dove negli anni precedenti era stato osservato un ingente danno causato dall eulia, sono stati condotti campionamenti del fitofago per rilevare la presenza di ovature e larve su 500 germogli o mele per impianto dopo il picco di ogni volo. I controlli sono stati effettuati in zone diverse dell appezzamento (file di bordo, file interne) e sulle colture confinanti al fine di individuare vie di ingresso e aree di riproduzione del lepidottero (tabella 2). Verifica dell efficacia delle reti impiegate in Alt Carpo nell impedire l ingresso di eulia in meleto Per condurre questa prova sono state allestite gabbie con la rete usata nella strategia di difesa Alt Carpo (maglia di 2,2 5,4 mm). All interno di ciascuna gabbia è stata posta una trappola innescata con feromone sessuale (carica feromonale di 1000 µg e trappole Traptest, Isagro Italia) (figura 1). Per accertare il livello di popolazione di eulia negli impianti sono state poste anche trappole all esterno delle gabbie. Tre trappole all interno della rete e tre all esterno sono state posizionate in un meleto ed altrettante in un actinidieto durante il volo degli adulti di seconda generazione (24 giugno). In tali impianti l eulia era sempre stata rilevata negli anni precedenti e non veniva praticata la confusione sessuale. Ciascuna trappola è stata collocata a una distanza minima di 50 m dalle altre. Periodicamente è stata effettuata la lettura degli esemplari catturati nei fondi collosi. Risultati Verifica del dosaggio feromonale idoneo per un corretto monitoraggio della popolazione Le trappole posizionate nei tre meleti hanno evidenziato come con diverse concentrazioni di carica feromonale siano state effettuate catture molto differenti (figura 2). Le trappole dotate di carica feromonale pari a 1000 µg hanno sempre catturato più esemplari di eulia rispetto alle trappole con 62,5 µg in corrispondenza dei voli degli adulti. Nonostante le catture siano state notevoli in corrispondenza di alcune date, dal monitoraggio sui germogli e sulle mele non sono mai stati rinvenuti ovature, larve o danni riconducibili al ricamatore.

96 Soltanto nell actinidieto confinante con le Fuji è stato osservato un danno sui frutti pari a 1,6% il 6 agosto. L incidenza contenuta del danno è da attribuirsi ad una strategia di difesa estremamente attenta, che ha previsto sulle prime generazioni di eulia due interventi insetticidi a base di metossifenozide (ovo-larvicida) il 4 maggio ed il 9 luglio. Approfondimenti sulla biologia dell eulia Le trappole con carica feromonale di 62,5 µg hanno evidenziato un elevata presenza di eulia soprattutto su frumento e actinidia (figura 3). Le prime catture di eulia, corrispondenti alla seconda generazione, sono state effettuate su frumento all inizio dell ultima settimana di giugno fino a raggiungere un picco ad inizio luglio di 10 e 9 individui su frumento e actinidia rispettivamente. Al contrario, le catture nelle trappole posizionate su melo sono risultate quasi nulle. Il terzo volo di eulia si è verificato durante la terza settimana di agosto quando le catture su melo, actinidia e exfrumento sono aumentate molto rispettivamente con picchi di 8, 37 e 22 individui per trappola (figura 3). Verifica dell efficacia della confusione sessuale contro eulia su melo Le trappole a feromone (dosaggio 1000 µg) posizionate nei due meleti con confusione sessuale non hanno catturato esemplari di eulia di seconda e terza generazione. Durante il primo volo del lepidottero, quando non erano ancora stati installati gli erogatori della confusione sessuale, si sono verificate in media 4 catture per trappola nelle ultime due settimane di aprile (figura 4). Confrontando l andamento rilevato in questi due impianti con l andamento osservato in un meleto senza confusione sessuale nella stessa area si può affermare che la confusione sessuale ha esplicato una corretta azione contenitiva nei confronti di eulia (figura 5). Infatti le trappole da 1000 µg e 62,5 µg poste nel meleto senza confusione sessuale hanno evidenziato per la seconda e la terza generazione due picchi di adulti, il 1 luglio e il 19 agosto. Anche dai primi monitoraggi visivi condotti sulle piante non sono emerse segnalazioni preoccupanti. Infatti sono state riscontrate solo un ovatura su Galaval il 22 aprile e due ovature su Scarlet e due su Galaval il 9 luglio. Anche sul frumento confinante è stata rinvenuta solo una larva di eulia in prossimità dell impianto di Galaval il 5 giugno. Nonostante questa scarsa presenza del lepidottero, il 6 agosto sono state osservate numerose larve di eulia in attività trofica sulle piante di melo. In particolare è stato rilevato un danno su mele pari a 3,8% per Galaval e 0,8% per Scarlet concentrato sulle file di bordo confinanti con gli appezzamenti che avevano ospitato il frumento. Verifica dell efficacia delle reti impiegate in Alt Carpo nell impedire l ingresso di eulia in meleto La rete impiegata in Alt Carpo non ha impedito l ingresso di eulia ma sono state comunque osservate differenze nelle catture fra le trappole a feromone all interno e all esterno della rete (figura 6). Nelle trappole all interno le catture sono state all incirca 60% in meno rispetto alle trappole all esterno. Infatti il numero di individui medio per trappola catturati è stato pari a 5,7 su actinidia e 13,2 su melo con le trappole all esterno e di 1,5 su actinidia e 6 su melo con le trappole all interno della rete. Discussione e Conclusioni Alla luce di quanto ottenuto nelle prove condotte nel 2013 si può dedurre che la confusione sessuale per il controllo di eulia riesce generalmente a contenere il danno arrecato dal lepidottero su melo. Tuttavia, in presenza di colture confinanti ospiti di eulia e quindi possibile serbatoio naturale del fitofago, si può rilevare una riduzione dell effetto contenitivo, soprattutto per quanto riguarda le file di bordo. Le colture come frumento e actinidia possono rappresentare corridoi preferenziali per l ingresso del lepidottero in meleto e quindi è necessario monitorare il fitofago in meleto in particolare sui lati confinanti con queste colture. Le trappole per il monitoraggio con dosaggio di 62,5 µg sono quelle che hanno fornito un dato più rappresentativo della popolazione presente realmente all interno del meleto. Le trappole con

97 dosaggio di 1000 µg mostravano infatti catture molto alte anche quando il lepidottero non veniva riscontrato sulle piante e quindi molto probabilmente si trattava soprattutto di adulti richiamati da aree distanti dal frutteto. La rete impiegata nella tecnica Alt Carpo per il contenimento della carpocapsa, pur presentando un effetto sulla penetrazione di eulia nell impianto, non riesce però a bloccarne totalmente l ingresso. È comunque da non trascurare questo effetto secondario che sommato agli effetti nei confronti di altri fitofagi, come ad esempio Cydia molesta (Busck) (Asteggiano et al., 2013), può nel complesso comportare un ulteriore risparmio per l agricoltore per quanto riguarda la difesa chimica. Bibliografia Asteggiano L., Giordani L., Pansa M.G., Giraudo M., Saladini M.A., Pavarino A., Ronco D., Bevilacqua A., Nari L., Vittone G., Tedeschi R., Alma A., Verifica dell efficacia di contenimento di lepidotteri carpofagi del melo mediante copertura totale degli impianti con rete antigrandine sul modello Alt Carpo. Quaderni della Regione Piemonte-Agricoltura, 80 (Supplemento: Ricerca applicata in frutticoltura. Sintesi dei risultati 2012), Cesano A., Demaria D., Bevilacqua A., Robasto M., Nari D., Vittone G., Alma A., Indagini preliminari sulla bioetologia di eulia (Argyrotaenia pulchellana) e sulle possibili strategie di difesa. Ricerca Applicata in Frutticoltura Sintesi dei risultati 2008, Ringraziamenti Si ringraziano le aziende Boretto Giuseppe di Lagnasco (CN), Migliore Paolo e Maero Luca di Verzuolo (CN) per aver gentilmente ospitato le prove ed i tecnici Alessandro Gabutto e Alessandro Rizzato.

98 Tabella 1 Caratteristiche dei meleti dove sono state svolte le prove per verificare il dosaggio feromonale più idoneo per il monitoraggio di eulia e per approfondirne la biologia. Cultivar melo località coltura confinante Braeburn Lagnasco (CN) frumento Fuji Verzuolo (CN) actinidia Red delicious Verzuolo actinidia Tabella 2 Caratteristiche dei meleti dove sono state svolte le prove per verificare l efficacia della confusione sessuale nei confronti di eulia. Cultivar melo località coltura confinante Galaval Lagnasco frumento Scarlet Lagnasco frumento Figura 1 Trappole avvolte con la rete impiegata in Alt Carpo, posizionate in meleto e in actinidieto.

99 N di individui/trappola N di individui/trappola mag 10-mag 16-mag 23-mag 30-mag 7-giu 10-giu 17-giu 25-giu 1-lug 8-lug 16-lug 22-lug 29-lug 5-ago 12-ago 19-ago 26-ago 2-set 9-set 16-set 1000 µg 62,5 µg Figura 2 Monitoraggio della popolazione di eulia su melo con trappole con carica feromonale di 1000 µg e 62,5 µg mag 9-mag 16-mag 23-mag 30-mag 6-giu 10-giu 17-giu 25-giu 1-lug 8-lug 15-lug 22-lug 29-lug 5-ago 12-ago 19-ago 26-ago 2-set 9-set 16-set Figura 3 Monitoraggio della popolazione di eulia su melo, actinidia e frumento con trappole con carica feromonale di 62,5 µg. Melo Actinidia Frumento

100 Figura 4 Catture di eulia effettuate su melo cv Scarlet a Lagnasco (CN), con trappole con feromoni sessuali (1000 µg). Nel meleto è stata applicata la confusione sessuale [modello Rak3+4 (Basf)]. Figura 5 Catture di eulia effettuate su melo cv Braeburn a Lagnasco (CN), con trappole con feromoni sessuali (62,5 µg e 1000 µg). Nel meleto non è stata applicata la confusione sessuale.

101 N individui catturati/trappola Actinidia Melo Trappole avvolte da rete Trappole senza rete Figura 6 Numero medio di catture di eulia su actinidia e su melo con trappole all interno e all esterno di rete.

102 Verifica dell efficacia di possibili mezzi atti a prevenire la diffusione della batteriosi su giovani impianti di actinidia Alan Pizzinat 1, Luca Nari 1, Michele Giraudo 1, Luca Giordani 1, Laura Asteggiano 1, Alessio Pavarino 1, Alessandro Bevilacqua 1,Graziano Vittone 1, Francesco Spinelli 2 1 CReSO, Consorzio di Ricerca e Sperimentazione per l Ortofrutticoltura Piemontese 2 Università di Bologna, Dipartimento di Colture Arboree Riassunto breve Il Piemonte è stato sino al 2010 la seconda regione italiana per produzione di actinidia (kiwi) con ben 4850 ha di actinidieti ubicati nelle province di Cuneo, Torino e Vercelli. Negli ultimi 3 anni, la superficie interessata da questa coltura si è ridotta repentinamente di circa un terzo a causa di PSA ed ammonta, ora, a 3500 ha. L areale produttivo piemontese si trova per l 80% nei comprensori pedemontani delle province di Cuneo e Torino, su una fascia di altipiano disposta ai piedi delle Alpi occidentali a un altitudine compresa tra 300 e 600 m s.l.m. (Galliano et al. 2007). In quest area la coltura dell actinidia si è da sempre inserita perfettamente nelle dinamiche produttive delle aziende frutticole dove, con le altre colture predominanti, melo, pesco e nettarine ha garantito per decenni un corretto equilibrio produttivo. Nel 2010 il CReSO in collaborazione con il Settore Fitosanitario Regionale e l Università di Torino ha rilevato negli actinidieti piemontesi i primi casi di infezione riconducibili a Pseudomonas syringae pv actinidiae (Psa) (Spadaro et al. 2010) e nella primavera del 2011 si è assistito ad una vera e propria esplosione pandemica in tutto l areale di produzione. Conoscendo le condizioni ambientali in cui il batterio risulta essere più virulento è di estremo interesse mettere a punto una strategia preventiva che ci permetta di ridurre il rischio di infezione delle piante sane in campo. L obbiettivo è quello di sviluppare una strategia di lotta preventiva al batterio Pseudomonas syringae pv actinidiae (Psa). A tal fine, è stata valutata l efficacia di prodotti ad attività battericida, batteriostatica o che agiscono come induttori di resistenza. Durante i tre anni di sperimentazione alcuni prodotti hanno evidenziato una capacità di contenere la diffusione del batterio. Ciononostante, si rivela la necessità di impiegarli in strategia, in modo da assicurare una buona copertura delle piante per un ottimale funzionalità dei tessuti trattati. Introduzione Il Piemonte è stato sino al 2010 la seconda regione italiana per produzione di actinidia (kiwi) con ben 4850 ha di actinidieti ubicati nelle province di Cuneo, Torino e Vercelli. Negli ultimi 3 anni, la superficie interessata da questa coltura si è ridotta repentinamente di circa un terzo a causa di PSA ed ammonta, ora, a 3500 ha. L areale produttivo piemontese si trova per l 80% nei comprensori pedemontani delle province di Cuneo e Torino, su una fascia di altipiano disposta ai piedi delle Alpi occidentali a un altitudine compresa tra 300 e 600 m s.l.m. (Galliano et al. 2007). In quest area la coltura dell actinidia si è da sempre inserita perfettamente nelle dinamiche produttive delle aziende frutticole dove, con le altre colture predominanti, melo, pesco e nettarine ha garantito per decenni un corretto equilibrio produttivo. La produzione del 2013 è stata stimata sulle t, ma la capacità complessiva di stoccaggio ammonta a t. Ciò consente di attrarre sul territorio piemontese produzioni di altre regioni italiane ed europee, concentrando una massa di prodotto superiore alla produzione locale e generando un fatturato annuo di oltre 200 milioni di Euro. 90

103 Nel 2010 il CReSO in collaborazione con il Settore Fitosanitario Regionale e l Università di Torino ha rilevato negli actinidieti piemontesi i primi casi di infezione riconducibili a Pseudomonas syringae pv actinidiae (Psa) (Spadaro et al. 2010) e nella primavera del 2011 si è assistito ad una vera e propria esplosione della malattia in tutto l areale di produzione. Ad oggi lo Pseudomonas syringae pv actinidiae ha infettato più del 50 % della superficie coltivata in Piemonte e sono stati completamente estirpati (Settore Fitosanitario Regionale) circa 1000 ha. Negli ultimi anni si è assistito alla perdita del 28 % della superficie produttiva di actinidia piemontese, nei prossimi anni potrebbe ancora ridursi con conseguenze gravissime per la frutticoltura cuneese e piemontese. Il batterio Pseudomonas syringae pv actinidiae è stato isolato per la prima volta in Giappone nel 1984 (Serizawa et al. 1989), dove fin da subito è risultato estremamente dannoso per la coltura dell actinidia. Il batterio si sviluppa nel parenchima, xilema e floema della pianta, mentre si muove preferenzialmente nei vasi xilematici, occludendoli e determinando il rapido disseccamento della parte epigea della pianta. Già nel 1992 Koh e Lee lo citarono come il principale fattore limitante la coltivazione dell actinidia nell areale asiatico causa la sua elevata infettività. Da allora il batterio si è diffuso in tutto l areale produttivo mondiale dell actinidia e su tutte le varietà coltivate (EPPO, 2011), arrivando in Italia nel 1992 (Scortichini 1994). Le prime infezioni italiane non hanno destato particolari problemi dal punto di vista fitopatologico, finché nel 2007 nella zona di Latina si è assistito a un esplosione di batteriosi riconducibile a Pseudomonas syringae pv actinidiae con conseguenze gravissime per tutto l areale produttivo laziale. Studi ancora in corso condotti dal CReSO in collaborazione con il Settore Fitosanitario Regionale dimostrano che il batterio isolato nel 2010 in Piemonte, similmente a quello isolato nel 2007 a Latina, presenta un allotipo per il gene house-keeping cts (glta) differente sia dagli isolati asiatici, sia da quelli italiani del 1992 e ha evidenziato virulenza e infettività nettamente superiori rispetto ad essi. La pandemia mondiale è causata proprio da ceppi di Psa appartenenti a questo gruppo (biovar 3) e denominati anche Psa-V (virulento). Tali cappi sono stati isolati in Nuova Zelanda (Vanneste et al. 2010) dove hanno infettato il 78% (10662 ettari) dei frutteti (KWH 2013), Australia, Cile, Francia, Portogallo, Spagna, Svizzera, Cina, Corea e Giappone ed è stato inserito nella lista di allerta dell EPPO (Organizzazione Europea e Mediterranea per la Protezione delle Piante) (EPPO, 2011). Secondo le stime EPPO solo in Italia lo Pseudomonas syringae pv actinidiae ha determinato una perdita di 2 milioni di Euro (EPPO, 2011), e si può sicuramente affermare che la situazione fitosanitaria dei maggiori areali produttivi di actinidia nel mondo desta non poche preoccupazioni sul futuro di questa coltura. Nonostante gli sforzi della comunità scientifica internazionale, si può affermare che il livello delle conoscenze su questa patologia sia ancora ad uno stato embrionale. L attività del patogeno è fortemente rallentata a temperature superiori ai 25 C. Anche in presenza di una bassa concentrazione di inoculo il batterio è in grado di sopravvivere sulla superficie della vegetazione fino a 20 giorni (Serizawa and Ichikawa, 1993). Non è ancora chiaro quali siano le vie preferenziali di ingresso del patogeno nella pianta anche se si presume che le aperture naturali (stomi, lenticelle) ed eventuali micro e macro ferite giochino un ruolo fondamentale. Condizioni climatiche avverse quali gelate, vento forte e pioggia creano ferite nell epidermide della pianta e rappresentano un fattore importante per le possibilità di penetrazione del patogeno (Balestra 2004; Serizawa& Ichikawa 1993a; Serizawa et al 1989). Le precipitazioni possono influire notevolmente sulla variabilità temporale della dimensione della popolazione batterica, concentrazioni elevate di batteri sono state recuperate nell acqua raccolta sotto chioma in caso di pioggia, cosa che ci fa presumere che la pioggia possa essere un fattore di innesco della moltiplicazione e della diffusione del patogeno. 91

104 Conoscendo le condizioni ambientali in cui il batterio risulta essere più virulento è di estremo interesse mettere a punto una strategia preventiva che ci permetta di ridurre il rischio di infezione delle piante sane in campo. L obbiettivo che il CReSO in collaborazione con il Dipartimento di Colture Arboree dell Università di Bologna si pone è di valutare l efficacia di prodotti ad attività battericida, batteriostatica o che agiscono come induttori di resistenza che potrebbero permettere di elaborare una strategia di lotta preventiva al batterio Pseudomonas syringae pv actinidiae (Psa). Materiali e metodi Il 6 maggio 2010 si è proceduto ad impiantare in pieno campo 340 piante di Actinidia deliciosa cv Hayward il cui materiale parentale non era infetto da Psa. L appezzamento prescelto si trova nel comune di Villafalletto (CN), frazione Termine, nell immediata vicinanza di appezzamenti di actinidia infetti. Sono stati testati prodotti singoli e strategie, di cui si riporta una breve descrizione. Prodotti singoli: Rameici: - Chelal Kubig, concime fogliare a base di chelato di rame alla dose di 1,75L/ha; - Cobre Nordox 75WG, ossido di rame alla dose di 70 g/hl; - Poltiglia manica 20 solfato di rame alla dose di 300 g/hl - Zetram New Tech ossicloruro alla dose di 150 g/hl Prodotti a base di batteri antagonisti: - Micosat, prodotto a base di radici micorrizzate contenente spore e miceli di funghi (Glomus spp.) e batteri della rizosfera (Pseudomonas spp., Streptomyces spp. e Bacillus spp.) alla dose di 2,5kg/ha; - Serenade Max, prodotto a base di Bacillus subtilis alla dose di 2kg/ha; - il batterio siglato P10c (Pantoea agglomerans) in soluzione alla quantità di 10 8 ml -1 ; - il batterio siglato MF 21 (Pseudomonas fluorescens) in soluzione alla quantità di 10 8 ml -1 ; - Amilox prodotto a bse di Bacillus amyloliquefaciens alla dose di 1,5 kg/ha Induttori di resistenza: - Bion WG, attivatore delle autodifese della pianta a base di Acibenzolar-S-methil applicato per via radicale alla dose di 7mg di p.a. per pianta; - Imidacloprid 600 mg p.a. per pianta; Bioprotek AHC Plus, un concime fogliare ad azione disinfettante a base di azoto ureico e anidride fosforica alla dose di 225 g/hl; Prodotti in strategia: Cobre Nordox alternato a BION WG alle dosi precedentemente riportate; Kendal alternato a Kendal TE che sono rispettivamente un concime N-K e un concime a base di rame, manganese e zinco alle dosi di 225 ml/hl per il Kendal e di 3,5L/hL per il Kendal TE. 92

105 Nel 2013 si è deciso di ridurre il numero di p.a. saggiati a causa dell evidente mancanza di efficacia di alcuni di loro testati negli anni precedenti. I prodotti testati nel 2013 sono stati i seguenti: TESI DOSE 1 Controllo - 2 Yeti 100ml/ha 3 Cobre Nordox (rameico al 75 %) 50 gr/hl 4 Bion radicale (Acibenzolar-Smethil) 100gr/ha 5 BCA-Dca Bx44 1 bustina 6 Fosetil-Al (Aliette) 150 gr/hl 7 Argille acide (Ulmasud) 700 gr/hl 8 Nordox + Bion 50 gr/hl+100gr/ha I prodotti sono stati applicati con cadenza quindicinale durante la primavera e l autunno e in corrispondenza delle piogge in estate (precipitazioni superiori a 4mm). Durante l anno si è proceduto a monitorare l appezzamento e sono stati rilevati i seguenti parametri: la percentuale di superficie fogliare necrotizzata dal batterio e l eventuale presenza di sintomi riconducibili a fenomeni da fitotossicità, come ad esempio bordi fogliari clorotici o nervature fogliari che virano su tonalità di verde scuro o viola. La percentuale di superficie fogliare necrotizzata è stata espressa in classi considerando la superficie necrotizzata del testimone presente nella fila della tesi come valore percentuale massimo (100%). Come mostra la figura 1, le classi sono state suddivise in: - classe 0: foglia sana; - classe 1: < 1% di superficie fogliare infetta; - classe 2: 1-2% di superficie fogliare infetta, macchie singole; - classe 3: 3-4% della superficie fogliare infetta con macchie che iniziano a essere coalescenti; - classe 4: 5-9% della superficie fogliare infetta, macchie coalescenti e inizio di infezione delle nervature; - classe 5: > 10% della superficie fogliare infetta; - classe 6: perdita di turgore dei germogli. I valori sono poi stati trasformati in indice di infezione tramite la seguente formula: 93

106 Indice di infezione A: ( ) dove N IR : numero di foglie o germogli in ciascuna classe di infezione, I R : classe di infezione da (0 a 6), N T : numero totale di foglie/germogli. Una volta rilevati i sintomi riconducibili ad infezione da Psa sono sati prelevati dei campioni, successivamente analizzati presso il laboratorio del settore fitosanitario della Regione Piemonte per una conferma dell avvenuta infezione. Risultati Nei tre anni di sperimentazione i dati hanno evidenziato un aumento della diffusione della batteriosi facendo supporre, anche se il ciclo del batterio non è ancora stato del tutto chiarito, che l infezione si verifichi in modo inequivocabile. I primi mesi del 2012 erano stati caratterizzati da temperature estremamente rigide con picchi di freddo intorno ai -20 C. Tali temperature avevano portato, nonostante le protezioni in polistirolo, alla morte di tutta la parte epigea delle piante. A primavera si era proceduto a ribattere le piante alle prime gemme vive poco sopra il colletto e allevate nuovamente. I trattamenti programmati sono stati effettuati per tutta la stagione vegetativa, tuttavia era stato risultato impossibile, per via del ridotto sviluppo delle piante, effettuare rilievi significativi in primavera ed estate. A settembre del 2012 grazie ad un adeguato sviluppo dell apparato epigeo era stato possibile effettuare un rilievo che aveva evidenziato la presenza di macchie necrotiche sulle foglie evidenziando l efficacia di alcuni prodotti nel contenere il batterio (figura 2). Nel 2013, i rilievi eseguiti al 12 aprile hanno evidenziato sulle foglie la presenza dei sintomi da Psa nell actinidieto in questione e la sua diffusione. Inoltre, si è potuto notare che le piante posizionate sul bordo fila, e quindi più esposte, sono risultate maggiormente colpite. La dispersione del batterio potrebbe essere favorita dalle correnti d aria, maggiormente presenti sui bordi fila di un appezzamento. Nel successivo rilievo, avvenuto a maggio del 2013, si è osservato che l indice di infezione e la percentuale di piante sane tra le varie tesi differiva a seconda del prodotto utilizzato l anno precedente, evidenziando l efficacia di alcuni prodotti nel contenere la batteriosi (figura 3 e 4). Infatti i prodotti utilizzati in strategia, Nordox e Bion, son risultati più efficaci nel contenere la malattia con un indice di infezione all incirca del 0,05 e una percentuale di foglie non sintomatiche da Psa all incirca del 96% rispetto a tutte le altre tesi (figura 4 e 5). Ciononostante, negli anni precedenti, il Bion era stato il prodotto che aveva mostrato una fitotossicità maggiore con un 20% delle piante che mostravano fitotossicità, seguito dai prodotti rameici i quali avevano evidenziato un 10% - 15% di piante colpite da fitotossicità (figura 2). Tra il 95 ed il 90% di foglie non colpite, sono risultate le tesi trattate con P10C, Ekovit+tannino, Nordox, Oligal rame+filmanti, Bion radicale, BCA+NZ, imidacloprid, Kendal + Kendal TE. Invece, le piante trattate con Acido Salicilico, Streptomicina e Chelal Kubig sono risultate con il maggior numero di foglie colpite dal batterio. Conclusioni Durante il terzo anno di sperimentazione è stata rilevata una diffusione dell infezione su tutto l appezzamento riconducibile a Psa. Anche se il rilievo dell anno scorso sulla fitotossicità aveva evidenziato come il ripetuto impiego di alcuni prodotti a cadenze ravvicinate durante l intera stagione vegetativa non fosse sostenibile, l utilizzo di prodotti in strategia come Cobre Nordox alternato a Bion WG, hanno evidenziato un maggior successo nel contenere il batterio. Alla luce di tali risultati, nel 2013 si è deciso di ridurre il numero di p.a. saggiati a causa dell evidente mancanza di efficacia di alcuni di loro testati negli anni precedenti. Qualora venisse confermata la capacità dei prodotti non esclusi a prevenire l ingresso del batterio nei 94

107 tessuti vegetali nei prossimi anni bisognerà impiegarli in strategia, in modo da assicurare sia una buona copertura delle piante sia l ottimale funzionalità dei tessuti trattati. Ringraziamenti Si ringrazia vivamente l azienda Beoletto di Termine, Villafalletto (CN) per aver pazientemente ospitato la prova. Bibliografia Balestra G.M. (2004). Il contenimento della batteriosi dell actinidia mediante l impiego dei formulati rameici. Rivista di Ortoflorofrutticoltura 10, EPPO (2011). Pseudomonas syringae pv. Syringae. Aggiornato in aprile Sito internet: Galliano A. e Pellegrino S. (2007). L actinidia in Piemonte: una crescita costante col supporto della ricerca interprofessionale. Frutticoltura 11, Koh Y. e Lee D. (1992). Canker of kiwifruit by Pseudomonas syringae pv morsprunorum. Korean Journal of Plant Pathology 8, KWH Statistics update (2013). Sito internet: Scortichini M. (1994). Occurrence of Pseudomonas syringae pv actinidiae on kiwifruit in Italy. Plant Pathology 43, Serizawa S. and Ichikawa T. (1993). Epidemiology of bacterial canker of kiwifruit. 1.Infection and bacterial movement in tissue of new canes. Ann. Phytopath. Soc. Japan 59: Serizawa S., Ichikawa T., Takikawa Y., Tsuyumu S., Goto M. (1989). Occurrence of bacterial canker of kiwifruit in Japan: description of symptoms, isolation of the pathogen and screening of bactericides. Annals of the Phytopathological Society of Japan 55, Spadaro D., Amatulli M.T., Garibaldi A., Gullino M.L., Vittone G., Nari L., Pellegrino S., Morone C., Mason G., Ortalda E., Grosso S. (2010). È arrivato in Piemonte il cancro batterico del kiwi. Informatore agrario 27, Vanneste JL, Yu J, Cornish DA (2010). Molecular characterizations of Pseudomonas syringae pv actinidiae strains isolated from the recent outbreak of bacterial canker on kiwifruit in Italy. New Zealand Plant Protection. 63:

108 Figura 1. Classi di infezione utilizzate. 0,3 Indice di infezione Fitotossicità 25% 0,25 20% 0,2 15% 0,15 0,1 10% 0,05 5% 0 0% Testimone Streptomicina Chelal kubig Cobre Nordox Serenade max Micosat F P10c BCA gram negativo, NZ Bion Warrant Bioprotek AHC Plus Cobre Nordox, Bion Poltiglia manica 20 Zetram new tech Kendal+Kendal TE Amilox Figura 2. Classe di infezione e percentuale di piante con sintomi di fitotossicità; rilievo eseguito in data 12 settembre

109 0,35 0,3 0,25 0,2 0,15 0,1 0,05 0 Streptomicina Chelal Kubig Nordox Serenade max Micosat F P10C Bion Rad BCA Imidacloprid Figura 3. Media delle classi di infezione. I trattamenti sono stati svolti nel 2012 ed il rilievo a maggio K Nordox+Bion Ekovit + tannino Oligal rame + filmanti Kendal + Kendal Te Acido Salicilico Bioprotek % piante sane n. ripetizioni con piante sane 50% 45% 40% 35% 30% 25% 20% 15% 10% 5% 0% Firgura 4. Percentuale di piante sane. I trattamenti sono stati svolti nel 2012 ed il rilievo a maggio

110 100% % di foglie in ciascuna classe di infezione 95% 90% 85% 80% Classe 5 Classe 4 Classe 3 Classe 2 Classe 1 Classe 0 75% Acido Salicilico Streptomicina BION R Nordox+Bion Nordox P10C BCA NZ Micosat F Serenade Max Oligal Rame + Filmanti Chelal Kubig Kendal+KendalTE Bioprotek Ekovit+tannino Imidacloprid Testimone Figura 5. Percentuale di foglie colpite e raggruppate in classi di infezioni. I trattamenti sono stati svolti nel 2012 ed il rilievo a maggio

111 Verifica dell efficacia dei ventoloni per la protezione dalle gelate primaverili Alessio Pavarino 1, Alan Pizzinat 1, Luca Nari 1, Michele Giraudo 1, Luca Giordani 1, Laura Asteggiano 1, Alessandro Bevilacqua 1, Graziano Vittone 1, Federico Spanna 2 1 CReSO, Consorzio di Ricerca e Sperimentazione per l Ortofrutticoltura Piemontese 2 Regione Piemonte, Settore Fitosanitario Regionale Riassunto breve Sebbene utilizzati da decenni in altre zone a clima più mite del nostro, quali ad esempio il sud Italia, nel nostro areale i ventoloni costituiscono ancora una novità. Il concetto su cui si basa il loro utilizzo per la protezione dalle gelate è quello di rimescolare l aria, convogliando verso il basso l aria più calda presente negli strati più alti. Ne consegue che sono impiegabili solamente nelle gelate da inversione termica. Rispetto all impiego di un impianto anti-brina hanno il vantaggio di non necessitare d acqua; rispetto all uso delle candele presentano una gestione meno laboriosa. Al momento, tuttavia, non esistono dati relativi al loro impiego nel comprensorio frutticolo piemontese. Al fine di definire l effettivo raggio di azione dei ventoloni sono stati posizionati, a distanza progressivamente crescente dallo stesso, 14 datalogger lungo due direzioni perpendicolari in modo da formare un ellisse, il diametro maggiore della quale corrispondente alla direzione del vento dominante. Per rilevare il gradiente verticale di temperatura dell aria e registrare quindi il verificarsi di situazioni di inversione termica - è stata predisposta un asta metallica dell altezza di 15 m, alla quale sono stati ancorati i datalogger alle altezze di 1, 3, 7.5, 12 e 15 m dal suolo. Complessivamente sono stati riconfermati i risultati ottenuti nell annata precedente. Il ventolone induce un considerevole aumento della temperatura al suolo nello spazio compreso in un raggio pari 50 m, equivalente a una superficie pari a circa 8000 m 2, alle quote di 1 m e 3 m dal suolo. Tale efficacia raggiunge distanze maggiori sulla direzione del vento dominante, relativamente alla posizione sottovento: in questo caso, gli effetti del rimescolamento atmosferico sono stati osservati fino a 150 m di distanza dall impianto eolico. Introduzione Quando la temperatura scende al di sotto della soglia critica di congelamento uno degli strumenti di difesa in frutticoltura è costituito dai cosiddetti ventoloni; tali macchinari sono stati predisposti per eseguire il rimescolamento degli strati dell aria e quindi mitigare gli effetti del gradiente termico verticale positivo tipico delle notti di forte irraggiamento. In tali situazioni infatti negli strati più bassi dell atmosfera si verifica il fenomeno dell inversione termica, fenomeno per il quale la temperatura aumenta con la quota. Tale fenomeno si verifica tipicamente nelle notti di alta pressione, serene e non ventilate. Ne consegue che i ventoloni sono impiegabili solamente nelle gelate da inversione termica e non hanno alcun effetto sugli altri tipi di raffreddamento. Rispetto all impiego di un impianto anti-brina hanno il vantaggio di non necessitare d acqua; rispetto all uso delle candele presentano una gestione meno laboriosa. Si riportano di seguito alcune informazioni raccolte in bibliografia (prevalentemente americana e neozelandese). L inversione termica Le inversioni termiche al suolo sono più frequenti durante i periodi di alta pressione e scarsa circolazione dell'aria. Nelle notti serene (le nubi trattengono l energia radiante) e con assenza di vento, a causa della rapida perdita di calore accumulato durante il giorno dagli strati prossimi al suolo, si forma un cuscinetto di aria gelida al suolo ed uno strato di temperatura maggiore dai 10 ai 30 m. Per notti senza vento si intende una brezza inferiore ai 6 km/h in modo da avere una minima miscelazione dell aria. L aria fredda, più pesante di quella calda, si accumula negli 99

112 strati più vicini al suolo e nei fondovalle e può creare danno se scende al sotto della soglia critica per le colture. A m di altezza si possono avere anche 10 C in più che a ½ metro di altezza. Si intende una forte inversione termica una differenza di almeno 3-4 C. Se il rischio di abbassamento della temperatura al di sotto della soglia critica si verifica con questa forte inversione termica ed il movimento dell aria è inferiore ai 6-8 km/h, allora l impiego dei ventoloni può risultare vantaggioso. Caratteristiche dei ventoloni I ventoloni (Wind Machines) sono stati introdotti negli USA attorno al Nel mondo ve ne sono posizionati migliaia nei 5 continenti (USA, Cile, Australia, Nuova Zelanda, Portogallo, Giappone, Spagna, Argentina, Messico, ) e in alcuni tipi di areali sono impiegati per mitigare anche gli abbassamenti termici invernali oltre che le gelate primaverili ed autunnali. Le pale dei ventoloni in cima alle torri sono inclinate di 6 verso il basso in modo da spingere aria in avanti di circa 100 m. La testa dei ventoloni gira su se stessa in modo da coprire un area tutt intorno a 360. La velocità di questa rotazione (4-6 minuti per compiere un giro di 360 ) deve essere adeguata in modo che il tempo impiegato per ritornare sullo stesso punto non sia tale da permettere all aria fredda di ri-depositarsi e aver tempo di creare il danno. Si trovano sul mercato piemontese principalmente ventoloni di 3 ditte produttrici: FrostBoss, Orchard-Rite e Rosatello. Sono alti, dalla base al centro delle pale, circa 10.5 m. Presentano pale di circa 5-6 m, con una velocità di rotazione attorno ai 2100 rpm (giri per minuto). La FrostBoss oltre alle tradizionali 2 pale offre anche un modello a 4 pale che ha una velocità di rotazione di 1700 rpm. Possono essere dotati di anemometro per bloccarne il funzionamento con velocità del vento oltre il limite di non operatività (8-10 Km/h). La teoria aerodinamica insegna che aumentando il numero delle pale a parità di diametro e di velocità di rotazione "si muove più aria" ma alla stessa velocità. Tuttavia l'efficienza è inversamente proporzionale al numero di pale. Inoltre, in teoria, le pale, interferiscono fra loro e si disturbano abbassando il rendimento: una quadripala ha un rendimento globale di circa il 4 % inferiore di una corrispondente bi-pala. Un altro problema è rappresentato dal passaggio delle pale davanti alla torre, fonte di turbolenza e di riduzione dell efficacia del ventolone. In generale meno pale ci sono più la velocità di rotazione può essere elevata e meno coppia si ha. Gli agricoltori decidono l accensione dei ventoloni sulla base della temperatura al suolo e della temperatura a 20 m di altezza, solitamente mediante torri appositamente predisposte. Il monitoraggio deve essere effettuato in diverse zone in dipendenza dall orografia locale in quanto avvallamenti, barriere etc. possono deviare il flusso d aria del ventolone. I ventoloni non possono essere impiegati in condizioni di vento in quanto le loro lunghe pale sottili non sono progettate per affrontare elevate forze. Più precisamente non devono assolutamente essere avviate con velocità del vento uguali o superiori ai 20 km/h, anche se già al di sopra dei 6 km/h la loro accensione è del tutto inutile. Infine, ne è sconsigliabile l uso con pioggia e nebbia. Efficacia In teoria i ventoloni sono in grado di innalzare la tempeatura di circa la metà della differenza di temperatura tra il suolo (1.5 m) ed i m di altezza. Tuttavia ciò che viene misurato sperimentalmente si ferma al 30-50% della differenza tra il suolo ed i m. L incremento di temperatura è legato al gradiente (differenza C tra suolo e i m), non alle temperature assolute. Al minimo è necessaria un differenza di 2 C tra 1.5 e 5 m di altezza per registrare un efficacia apprezzabile, anche se sono segnalati casi di efficacia con solo 1.5 C di differenza. È stato calcolato (Ribeiro et al., 2006) che per ogni C di differenza tra 1.5 m e 15 m il ventolone può aumentare la temperatura al suolo di 0.3 C. L efficacia è quindi indissolubilmente legata al gradiente termico verticale. Nello stesso lavoro, a seconda dell intensità dell inversione termica, è stata vista un efficacia di protezione dei fiori variabile 100

113 dal 40 al 60%. Esistono osservazioni, tuttavia non suffragate da dati scientifici, che nelle rare notti in cui non c è alcuna brezza e senza inversione termica il movimento dell aria dei ventoloni può comunque limitare i danni da gelo. Naturalmente l efficacia diminuisce via via che ci si allontana dalla torre del ventolone; tipicamente generano un flusso d aria percepibile a circa 100 m di distanza (l effetto diminuisce con l inverso del quadrato della distanza dalla torre). Con la rotazione a 360 è denunciata un area protetta di 4-6 ettari. L efficacia dei ventoloni dipende anche dalla pendenza del terreno: verso il basso aumenta la superficie interessata dal ventolone, viceversa verso l alto. Rumorosità I ventoloni necessitano di potenti motori per operare e lunghe pale per spostare masse d aria imponenti: per questo motivo risultano rumorosi soprattutto per la produzione di suoni a bassa frequenza che possono percorrere lunghe distanze. In particolare sono gli apici delle pale i maggiori responsabili della rumorosità. Maggiore è la velocità di rotazione, maggiore è la rumorosità. Ovviamente velocità di rotazione minori riducono il rumore ma anche la massa d aria spostata. La possibilità di operare con 4 pale piuttosto che con 2 consente di lavorare a velocità di rotazione minori e di conseguenza con rumorosità minore. Il livello di rumorosità rimane tuttavia abbastanza elevato per le normali distanze intercorrenti tra i nostri impianti e le abitazioni. Materiali e metodi La prova è stata impostata in un appezzamento situato nel comprensorio frutticolo della provincia di Cuneo, coltivato a pesco e actinidia. L attività sperimentale è stata condotta su un ventolone, modello Orchard Rite a due pale, ubicato nel comune di Manta; nella scelta, si è posta particolare attenzione ad individuare un ventolone isolato che non risentisse dell azione di altri ventoloni. Al fine di definire l influenza dell azione del ventolone sono stati posizionati, a distanza progressivamente crescente dallo stesso, 14 datalogger lungo due direzioni perpendicolari (figura 1), in modo da formare un ellisse, il diametro maggiore della quale corrispondente alla direzione del vento dominante (Figura 1). Nello specifico, lungo l asse maggiore sono stati posizionati complessivamente 6 datalogger, ad altezza di 1 m da terra, 4 verso nord-est a distanza di 50, 75, 100 e 150 m dal ventolone, e due verso sud-ovest alla distanza di 50 e 100 m, mentre sull asse minore sono stati disposti 3 datalogger a 50, 100, e 150 m di distanza. Ulteriori datalogger sono stati installati alla quota di 3 m dal suolo alla distanza di 50 m in tutte e tre le direzioni e in posizione sottovento alle distanze di 75 m e 100 m. I datalogger sono stati posizionati in data 15 marzo e prelevati in data 12 aprile; le acquisizioni dei dati di temperatura sono avvenute ad intervalli di 20 minuti in modo da ottenere tre dati per ogni ora. Per la misurazione del profilo verticale della temperatura e la quantificazione delle inversioni termiche giornaliere, in data 28 marzo è stata predisposta un asta in metallo dell altezza di 15 m, sulla quale sono stati ancorati cinque datalogger alle altezze di 1, 3, 7.5, 12 e 15 m dal suolo. Le rilevazioni delle temperature a quote diverse dal terreno sono state realizzate dal 21 dicembre al 20 maggio. Le acquisizioni dei dati di temperatura sono avvenute ad ogni ora, distanziate su intervalli regolari di 20 minuti. Risultati L efficacia del ventolone nel rimescolamento delle masse d aria è stata valutata confrontando le serie di valori di temperatura rilevati alle quote di 1 m e 3 m dal suolo e a distanze diverse dall impianto eolico, con i valori analoghi registrati dall asta in assenza di turbolenza atmosferica. Lo spostamento di correnti meno fredde a quote più basse induce un innalzamento 101

114 delle temperature a ridosso del suolo, scongiurando il pericolo di gelate in quelle fasi in cui la pianta risulta più sensibile e il superamento delle soglie critiche di temperatura. L efficacia del ventolone nell innalzare la temperatura al suolo è direttamente correlata con il gradiente termico verticale; maggiore è l intensità dell inversione termica, tanto più sarà accentuato l incremento di temperatura al suolo indotto dal rimescolamento delle masse d aria generato dall impianto eolico. In particolare, l aumento di temperatura al suolo ottenuto con l azione del ventolone non può mai essere maggiore del gradiente termico verticale e, nel migliore dei casi, lo può al massimo eguagliare. Alla luce di queste considerazioni, risulta necessario considerare l intensità dell inversione termica al suolo per esprimere una valutazione oggettiva sull efficacia e la funzionalità del ventolone, ancor più se il gradiente termico verticale subisce delle variazioni nel corso del periodo di azionamento del ventolone stesso. In data 16 marzo 2013, in previsione del verificarsi di un inversione termica al suolo, è stato azionato il ventolone dalle ore 1:00 alle ore 7:00 del mattino. In figura 2 sono riportati i valori di temperatura registrati sull asta durante la notte alle quote di 1 m e 15 m dal suolo. In tutto l arco di tempo considerato, la temperatura rilevata a 1 m dal suolo risulta essere inferiore a quella registrata a 15 m di altezza, denotando la presenza di un inversione termica al suolo. Osservando i profili termici ottenuti, è possibile evincere che l intensità dell inversione termica non si è mantenuta costante nella notte ma ha subito una variazione in funzione del tempo. Per evidenziare al meglio tale variazione, si riporta in figura 3 la differenza tra le temperature rilevate alle quote di 1 m e 15 m dal suolo. In particolare, nel periodo di tempo compreso tra le ore 21:00 e le ore 8:00 della notte tra il 15 e il 16 marzo 2013, è possibile evidenziare tre fasi temporali in cui si registrano tre intensità diverse dell inversione termica: la prima, compresa tra le ore 21:00 e 1:50, mostra un valore medio di gradiente termico verticale piuttosto basso pari a circa 1,5 C; la seconda, compresa tra le ore 1:50 e 4:20, in cui si registra la massima intensità dell inversione termica con una differenza di temperatura maggiore di 3 C; la terza e ultima fase, compresa tra le ore 4:20 e 8:00, con un valore di gradiente termico verticale compreso tra i 2 e 3 C, si colloca in posizione intermedia rispetta alle due fasi precedenti. Ne consegue che la capacità del ventolone di indurre un incremento di temperatura al suolo è massima nella fase centrale (tra le ore 1:50 e 4:30) e decresce nelle ultime ore di funzionamento fino all esaurirsi dell inversione termica, nelle prime ore del mattino. La situazione appena descritta, elevata efficacia del ventolone nelle ore centrali della notte e successiva diminuzione della stessa a partire dalle ore 4:30 circa, è stata riscontrata in tutti i profili termici ricavati dall appezzamento soggetto all azione del ventolone. In figura 4 si riportano il profilo termico di controllo relativo alla quota di 1 m e quelli rilevati nell appezzamento soggetto all azione del ventolone, riferiti alla medesima quota lungo l asse maggiore, in posizione sottovento. Dal grafico emerge la presenza di due microclimi diversi al momento della misurazione, uno più freddo che caratterizza l appezzamento sul quale è installato il ventolone e uno meno rigido nel luogo in cui si trova l asta di controllo, con una differenza di temperatura che oscilla tra 1,5 C e 2 C. Il profilo termico di controllo, partendo da una temperatura prossima a -1 C rilevata a mezzanotte, subisce un rapido decremento nelle prime due ore per poi stabilizzarsi in un intervallo compreso tra -3,5 C e -4 C per tutto il resto della notte, mostrando l andamento della temperatura a 1 m dal suolo in assenza di turbolenza atmosferica. Confrontando gli altri profili termici è possibile osservare un andamento analogo durante la prima ora di misurazione e una successiva inversione di tendenza immediatamente in seguito all accensione del ventolone, avvenuta alle ore 1:00. Nella fase in cui l intensità dell inversione è massima, dalle ore 1:50 fino alle ore 4:20, si osserva un innalzamento dei profili termici sotto l azione del generatore eolico. Nelle ore successive, in cui diminuisce il gradiente verticale di temperatura, si assiste a una perdita di efficacia del ventolone, 102

115 testimoniata dall abbassamento dei profili termici fino quasi a eguagliare i valori del controllo alle ore 6:30. Osservando il grafico si evince che, lungo l asse maggiore, in direzione sottovento, gli incrementi massimi di temperatura sono stati ottenuti per le distanze 50 m e 75 m e sono stati pari a circa a 1 C rispetto al controllo, anche se questo partiva da temperature nettamente maggiori. Alle distanze di 100 m e 150 m dal ventolone, l innalzamento dei profili termici è più contenuto ma è comunque sufficiente a far segnalare l effetto del generatore eolico sulle lunghe distanze, ancor più considerato che le temperature di partenza tra controllo e appezzamento differivano di oltre 1,5 C prima dell accensione del ventolone. In figura 5 si riportano i profili termici rilevati alla quota di 3 m dal suolo lungo l asse maggiore in direzione sottovento. Anche in questo è possibile osservare l innalzamento dei profili termici relativi all appezzamento immediatamente successivo all azionamento del ventolone, con incrementi maggiori nelle ore centrali della notte e successivo allineamento con il profilo di controllo verso le prime ore del mattino. Dal grafico emerge che il generatore eolico ha indotto un aumento di temperatura alla quota di 3 m dal suolo lungo tutto lo spazio, in direzione sottovento, senza evidenziare sostanziali differenze tra le diverse distanze considerate. In figura 6 si riportano i profili termici rilevati alla quota di 3 m dal suolo lungo le tre direzioni (sottovento, sopravento e asse minore) alla distanza di 50 m. In questo caso è possibile osservare un aumento più accentuato delle temperature al suolo lungo l asse minore e sulla direzione sottovento. I profili termici ricavati lungo l asse minore del ventolone alla quota di 1 m sono riportati in figura 7. Dal grafico si osserva un ottima efficacia dell impianto eolico nei primi 50 m mentre i profili termici relativi alle distanze di 100 m e 150 m non mostrano variazioni notevoli ma denotano comunque un effetto residuale del ventolone. Analizzando la situazione sopravento alla quota di 1 m dal suolo (figura 8) si assiste a un innalzamento della temperatura al suolo fino ad una distanza pari a 50 m dal ventolone. A 100 m da quest ultimo, l effetto sulla temperatura a 1 m di altezza appare nettamente inferiore ma tuttavia risulta essere ancora sufficiente per mantenere il profilo termico al di sopra dei valori che raggiungerebbe in assenza del rimescolamento dell aria indotto dall azione delle pale eoliche. Conclusioni In tutti i casi analizzati, l azione di rimescolamento delle masse d aria situate a quote diverse da parte del ventolone, ha indotto un innalzamento delle temperature a ridosso del suolo, con effetti più o meno marcati a seconda della situazione. In particolare, gli aumenti maggiori sono stati riscontrati nelle ore centrali della notte dove l inversione termica risulta essere più intensa mentre, nelle prime ore del mattino, gli incrementi di temperatura appaiono più contenuti a causa di una diminuzione del gradiente termico verticale. La differenza tra le temperature iniziali dei luoghi in cui sono stati rilevati i profili termici (controllo e appezzamento) non permette di esprimere una valutazione oggettiva e quantificabile sull efficacia del ventolone in funzione dello spazio. Tuttavia è necessario considerare il fatto che senza l azione del ventolone, presumibilmente, i profili termici rilevati nell appezzamento di prova si sarebbero ulteriormente abbassati in maniera analoga e parallela al profilo termico di controllo rilevato sull asta. Alla luce di queste considerazioni è comunque possibile affermare che, complessivamente, il ventolone induce un considerevole aumento della temperatura al suolo nello spazio compreso in un raggio pari 50 m, equivalente a una superficie pari a circa 8000 m 2, alle quote di 1 m e 3 m dal suolo. Tale efficacia raggiunge distanze maggiori sulla direzione del vento dominante, relativamente alla posizione sottovento: in questo caso, gli effetti del rimescolamento atmosferico sono stati osservati fino a 150 m di distanza dall impianto eolico. I risultati ottenuti dimostrano che l utilizzo dei ventoloni rappresenta un valido sistema di difesa contro le gelate primaverili. 103

116 Temperatura ( C) Ringraziamenti Si ringrazia l azienda Vassallo (Manta, CN) per aver messo a disposizione i propri impianti. Bibliografia Ribeiro A.C., De Melo-Abreu J.P., Snyder R.L., Apple orchard frost protection with wind machine operation. Agricultural and Forest Meteorology 141(2-4): Figura 1. Schema di posizionamento dei datalogger 2,50 1,50 altezza 1 m altezza 15 m 0,50-0, ,50-2,50-3,50-4,50 Figura 2. Profili termici rilevati dall'asta di controllo alle quote di 1 m e 15 m nella notte tra il 15 e 16 marzo 2013, dalle ore alle ore

117 Temperatura ( C) Temperatura ( C) Temperatura ( C) 5,000 4,500 4,000 3,500 3,000 2,500 2,000 1,500 1, Figura 3. Differenza tra le temperature rilevate alle quote di 1 m e 15 m dal suolo nella notte tra il 15 e 16 marzo 2013, dalle ore alle ore ,5-1 -1,5-2 -2, Controllo 1 m 50 m 75 m 100 m 150 m -3-3,5-4 Figura 4. Profili termici rilevati lungo l'asse maggiore, in direzione sottovento alla quota di 1 m dal suolo, dalle ore 0.00 alle ore 8.00 del 16 marzo ,5-1 -1, Controllo 3 m 50 m 75 m 100 m -2,5-3 -3,5-4 Figura 5 Profili termici rilevati lungo l'asse maggiore, in direzione sottovento alla quota di 3 m dal suolo, dalle ore 0.00 alle ore 8.00 del 16 marzo

118 Temperatura ( C) Temperatura ( C) Temperatura ( C) -0,5-1 -1, Controllo 3 m Sottovento Sopravento Asse minore -2,5-3 -3,5-4 Figura 6 Profili termici rilevati alla quota di 3 m dal suolo alla distanza di 50 m dal ventolone dalle ore 0.00 alle ore 8.00 del 16 marzo ,5-1 -1,5-2 -2, Controllo 1 m 50 m 100 m 150 m -3-3,5-4 -4,5-5 Figura 7 Profili termici rilevati lungo l'asse minore alla quota di 1 m dal suolo, dalle ore 0.00 alle ore 8.00 del 16 marzo ,5-1 -1,5-2 -2, Controllo 1 m 50 m 100 m -3-3,5-4 -4,5-5 Figura 8 Profili termici rilevati lungo l'asse maggiore, in direzione sopravento alla quota di 1 m dal suolo, ore 0.00 alle ore 8.00 del 16 marzo

119 Sperimentazioni di tecnica agronomica 107

120 Valutazione dell efficacia dell impiego di ammendante composto misto e formulati a base di microorganismi nel contenimento dei fenomeni di stanchezza del terreno Alan Pizzinat 1, Alessio Pavarino 1, Luca Nari 1, Michele Giraudo 1, Luca Giordani 1, Laura Asteggiano 1, Alessandro Bevilacqua 1, Graziano Vittone 1, Davide Neri 2 1 CReSO, Consorzio di Ricerca e Sperimentazione per l Ortofrutticoltura Piemontese 2 Università Politecnica della Marche, Dipartimento di Scienze Agrarie, Alimentari e Ambientali Riassunto breve La stanchezza del suolo, definita come difficoltà a rinnovare nel tempo una data coltura sullo stesso appezzamento in omo-successione, è un argomento di estrema attualità nell areale frutticolo cuneese. Il CReSO in collaborazione con il Dipartimento di Scienze Ambientali e Produzioni Vegetali dell Università Politecnica delle Marche ha avviato nel 2013 una sperimentazione che si pone l obiettivo di valutare soluzioni alternative alla geodisinfezione nel reimpianto di melo e pesco. Nel particolare si sono valutati prodotti per la concimazione organica e diversi prodotti organici ad azione antagonista. La sperimentazione coprirà un periodo di tre anni in modo da valutare le diverse strategie in quello che tipicamente è l arco di tempo caratterizzato da una maggior criticità per quanto riguarda i fenomeni di stanchezza del suolo. La prova è stata svolta in una azienda frutticola dell areale cuneese sito a Caraglio su appezzamenti con una storicità caratterizzata da successioni di melo in un caso e di pesco nell altro. Il primo anno di sperimentazione ha evidenziato che l utilizzo di ammendante compostato misto con l applicazione di un fertilizzante determina un ottimo sviluppo delle piante sia a livello dell accrescimento diametrico del fusto sia della lunghezza dei germogli, apicale e laterali. Per quanto riguarda gli altri prodotti applicati, l effetto trascurabile dei prodotti ad azione antagonista potrebbe essere legato all assenza di condizioni favorevoli all insediamento dei funghi e batteri apportati. I dati ottenuti nell ambito di questa attività gettano delle ottime basi per un potenziale utilizzo degli ammendanti compostati in fase di allestimento dell impianto frutticolo, con evidenti vantaggi sia da un punto di vista economico che ambientale e di biodiversità del suolo. L uso di ammendanti compostati a differenza dei fumiganti innescherebbe un processo virtuoso in grado di preservare la risorsa suolo per le generazioni future contribuendo in modo significativo alla sostenibilità del sistema produttivo frutticolo cuneese. Inoltre, l impiego in agricoltura di ammendanti che derivano da residui verdi a volte di difficile smaltimento, avrebbe effetti positivi non solo per il comparto agricolo, ma andrebbe ad influenzare positivamente il grado di sostenibilità del processo di gestione dei rifiuti, creando così anche opportunità economiche per le aziende di smaltimento di verde urbano. Introduzione Il problema della stanchezza del terreno e delle malattie da reimpianto è diventato sempre più importante nelle aree frutticole e orticole specializzate. Tali fenomeni sono causati dall interazione di fattori agronomici, parassitari e climatici sfavorevoli che possono portare ad un minor accrescimento ed una ritardata entrata in produzione, fino, in condizioni estreme, alla morte della pianta (Dallago et al., 2011). La stanchezza del terreno è un fenomeno strettamente legato alla fertilità dei suoli ed all utilizzo di un limitato numero di colture elettive. L esigenza, negli ultimi decenni, di ridurre il periodo improduttivo dell impianto frutticolo e l elevato costo 108

121 d uso del terreno hanno indotto al reimpianto immediato della stessa specie ed a ricorrere alla geodisinfezione senza un adeguata messa a riposo del terreno o un avvicendamento colturale che permetterebbe di migliorare o mantenere la fertilità del terreno agrario, garantendo, a parità di condizioni, una maggiore resa. Infatti l attività agricola tenderebbe a ridurre la fertilità del suolo laddove predomina una sola coltura con conseguente aumento dei patogeni ed accumulo di metaboliti tossici nel terreno. La stanchezza del suolo deriva dalla sommatoria di due processi: la presenza di metaboliti tossici nel suolo derivanti da residui vegetali e dalla loro degradazione microbica; la perdita di humus e la relativa riduzione del processo di umificazione. Questo ultimo processo determina una minor disponibilità di nutrienti, favorendo processi di mineralizzazione a scapito della loro stabilizzazione e riducendo la soppressività naturale verso i patogeni. Storicamente nella frutticoltura piemontese si è cercato di limitare il fenomeno della stanchezza del suolo ricorrendo all uso di geodisinfettanti chimici (fumigazioni), scelta dettata soprattutto da un approccio causale alla stanchezza del suolo a favore dell ipotesi parassitica. Tuttavia l efficacia di tali trattamenti è stata spesso messa in discussione. Sebbene essi riducano la carica microbica nell anno stesso in cui viene realizzato l intervento, non rappresentano una soluzione permanente nel tempo, in quanto il suolo perde il suo equilibrio microbico e viene reinvaso proprio da quegli organismi patogeni parassiti e saprofiti tossigeni che si intendeva eliminare, in funzione della loro maggiore affinità con la monocoltura e della riduzione della competizione cenotrofica (Zucconi, 1996). L impiego di geodisinfettanti in frutticoltura risulta problematico anche da un punto di vista normativo, non essendo essi previsti dalle linee guida nazionali. La concimazione organica, specialmente se fatta con compost vegetale proveniente da residui di origine poligenica, è stata proposta come soluzione per prevenire il fenomeno della stanchezza del suolo. Essa infatti è in grado di fornire un substrato umificato in grado di ristabilire l equilibrio microbico del suolo (Zucconi, 1996), fornendo così dei risultati efficaci e duraturi nel tempo. Tuttavia l uso della concimazione organica per prevenire il fenomeno della stanchezza del suolo ha storicamente incontrato non poche resistenze nell areale frutticolo piemontese, sia per un avversione culturale verso le soluzioni organiche, sia per l innegabile effetto starter che la geodisinfezione ha sulle piante nel primo anno d impianto. Recentemente Giordani et al. (2012), dopo tre anni di sperimentazione, hanno evidenziato come l applicazione all impianto di un ammendante compostato verde di origine poligenica fosse in grado di determinare un ottimo sviluppo delle piante con risultati produttivi uguali alle piante su terreno soggetto a disinfezione chimica sottolineandone i vantaggi sia da un punto di vista economico che ambientale. Questi risultati hanno proiettato delle ottime basi sul potenziale utilizzo degli ammendanti compostati in fase di reimpianto e, a tal riguardo, il CReSO in collaborazione con il Dipartimento di Scienze Ambientali e Produzioni Vegetali dell Università Politecnica delle Marche ha avviato nel 2013 una sperimentazione che si è posta l obiettivo di continuare, dalle esperienze pregresse, a valutare soluzioni alternative alla geodisinfezione nel reimpianto di melo e pesco. In particolare si sono valutati prodotti per la concimazione organica e diversi prodotti organici ad azione antagonista. La sperimentazione coprirà un periodo di tre anni in modo da valutare le diverse strategie in quello che tipicamente è l arco di tempo caratterizzato da una maggior criticità per quanto riguarda i fenomeni di stanchezza del suolo. Materiali e metodi La prova è stata svolta in una azienda frutticola dell areale cuneese sita a Caraglio, su appezzamento con una storicità caratterizzata da successioni di melo in un caso e di pesco nell altro. Gli appezzamenti selezionati sono stati reimpiantati rispettivamente il 2 aprile con la 109

122 cultivar Alitop* su GF 677 con un sesto d impianto 3,9m*1,4m e il 16 aprile con la cultivar Jéromine* su portainnesto M9 T337 con un sesto d impianto 3,9m*1m. La prova sperimentale sull impianto di melo è stata realizzata a blocchi randomizzati costituiti da 6 piante ciascuno e 4 ripetizioni per tesi, in cui si è proceduto ad applicare i seguenti prodotti riportati in tabella 1 e di seguito elencati: - una tesi con concime organo-minerale, il Nutrifos HP, ad elevato contenuto di fosforo che agisce come fertilizzante; - due tesi con ammendanti compostati misti applicati direttamente in buca al momento dell impianto. La prima tesi con dose di applicazione di 6kg/pianta e la seconda tesi a 12kg/pianta. L ammendante compostato misto deriva da una matrice organica vermicompostata arricchita successivamente con funghi e batteri della rizosfera, ed è caratterizzato da ph di 8,5, umidità percentuale pari a 45,0% e rapporto C/N di 11,4 con azoto totale pari a 1,5%; - tre tesi con ammendanti compostati misti e nelle quali diversi prodotti a base di microorganismi e macroelementi sono stati applicati in periodi diversi. La dose di applicazione dell ammendante compostato misto, anch esso aggiunto direttamente in buca al momento dell impianto, è stata di 6kg/pianta in tutte le tesi ed i prodotti sono stati applicati con le dosi e le modalità riportate in etichetta. In una tesi è stato aggiunto il fertilizzante LG 81, una miscela contenente enzimi e metaboliti derivati da un processo biologico di fermentazione, estratti vegetali, citochinine naturali, macroelementi e microelementi chelati atta ad aumentare la naturale attività nutrizionale del suolo. Nella successiva tesi è stato aggiunto il Remedier, prodotto ad azione antagonista, con formulato a base di Trichoderma harzianum e Tricoderma viride. L ultima tesi è stato aggiunto del Bacillus amyloliquefaciens, rizobatterio ad azione antagonista contro l insorgere di funghi e batteri. - infine sono stati lasciati una tesi in cui si è intervenuto con LG 81, Remedier e B. amyloliquefaciens ed un testimone. Per quanto riguarda l impianto di pesco la prova è stata realizzata a blocchi randomizzati costituiti da 6 piante ciascuno e 4 ripetizioni per tesi, in cui sono stati applicati il concime organo-minerale (Nutrifos HP) e l ammendante compostato misto. La dose di applicazione dell ammendate compostato misto è stata di 8kg/pianta (tabella 2). Per valutare l efficacia dei prodotti sullo sviluppo della pianta sono stati registrati periodicamente i seguenti parametri: su melo, lunghezza del germoglio apicale, lunghezza di tre germogli laterali, diametro del fusto a 10 cm dal portainnesto; su pesco, lunghezza e diametro dei due assi e diametro del fusto a 10cm dal portainnesto. L accrescimento del germoglio apicale e l incremento diametrico del fusto sono due valori che rappresentano bene lo sviluppo della pianta durante tutto il periodo vegetativo. Infatti lo sviluppo della pianta si può dividere in sviluppo primaverile in cui si ha un attività prevalentemente meristematica con l allungamento dei germogli apicali e sviluppo estivo/autunnale in cui vi è uno sviluppo dei tessuti definitivi che comportano un accrescimento diametrico. Le analisi statistiche sono state realizzate con il software SPSS V21.0, procedendo con la valutazione dei pre-requisiti di continuità e distribuzione normale dei dati e omogeneità delle varianze e quindi con l analisi della varianza ANOVA per p<0,05, test post-hoc di Tukey. Risultati e discussione Melo In questo primo anno di sperimentazione le piante di tutte le tesi trattate con ammendante compostato misto a dose di applicazione di 6Kg/pianta, esclusa la tesi nella quale è stata aggiunta il fertilizzante LG 81, sono state le prime a partire dal 18 giugno ad evidenziare uno sviluppo significativamente maggiore rispetto al testimone per quanto riguarda l accrescimento del diametro del fusto (figura 1). Invece la tesi trattata con ammendate compostato misto, con dose di applicazione di 12Kg/pianta, ha evidenziato uno sviluppo statisticamente significativo 110

123 rispetto al testimone per quanto riguarda la lunghezza dei germogli, apicale e laterali, a partire dal 24 luglio (figura 2 e 3), così come tutte le altre tesi con ammendate compostato misto, a dose di applicazione di 6Kg/pianta, hanno evidenziato una differenza significata rispetto al testimone per quanto riguarda la lunghezza dei germogli laterali (figura 3). Al contrario, le tesi trattate con concime organo-minerale e le tesi con la sola applicazione di prodotti ad azione antagonista, Remedier e Bacillus amyloliquefaciens, e del fertilizzante LG 8, non hanno evidenziato, durante tutto il primo anno di sperimentazione, una differenza significativa rispetto al testimone sia per la lunghezza dei germogli, apicale e laterali, sia per l incremento del diametro del fusto (figura 1, 2 e 3). L effetto trascurabile dei prodotti ad azione antagonista potrebbe essere legato all assenza di condizioni favorevoli all insediamento dei funghi e batteri apportati, il cui sviluppo sembra essere legato anche alla presenza di una percentuale di sostanza organica adeguata. Un apporto iniziale di sostanza organica maggiore avrebbe forse potuto migliorare l efficacia di tali prodotti, sebbene le stesse case produttrici consiglino di abbinare al prodotto ad azione antagonista un concime organico nel caso in cui la sostanza organica nel suolo sia inferiore all 1% e si fosse in presenza di 1,6% S.O. nel terreno in questione. Inoltre il solo utilizzo di concime organo-minerale non è risultato significativamente sufficiente per un ottimo sviluppo della pianta. L ultimo rilievo effettuato a novembre, ha evidenziato che tutte le tesi con ammendante compostato misto a 6Kg/pianto si sono differenziate significativamente rispetto al testimone per quanto riguarda il valore diametrico del fusto, così come per le piante con solo ammendante compostato misto a 12Kg/pianta e ammendante compostato misto a 6Kg/pianta con LG 81 hanno avuto un accrescimento statisticamente significativo rispetto al testimone per quanto riguarda la lunghezza del germoglio apicale e dei germogli laterali. Le piante della tesi con ammendante compostato misto a 6Kg/pianta e con l applicazione del fertilizzante LG 81 sono rivelate essere le uniche a differenziarsi statisticamente, nei tre rilievi eseguiti, sia per la lunghezza dei germogli, laterali e apicale, e sia per l accrescimento del diametro del fusto rispetto al testimone. L ammendante migliora le proprietà fisiche del terreno, modificandone la tessitura e la composizione, e con l arricchimento di fertilizzante, a base di macroelementi, ne favoriscono la fertilità del terreno e l accrescimento biologico della pianta. Invece l ammendante compostato misto a 12Kg/pianta è risultato significativamente efficace per quanto riguarda l accrescimento dei germogli, sia laterali e sia apicale, rispetto al testimone ma non si è evidenziato rispetto alle altre tesi nella crescita del diametro del fusto. Ciò fa supporre che l apporto di grande quantità di ammendante stimola maggiormente l accrescimento primario della pianta senza però influire significativamente sull accrescimento secondario. Anche se sono dei dati preliminari e di sicuro bisognerà aspettare a valutare i prodotti nell arco dei 3 anni, l ammendante compostato misto con l apporto di fertilizzante già dal primo anno ha determinato un buon sviluppo della pianta. Questo dato fa ben sperare per il futuro, in quanto le piante entreranno negli anni critici del fenomeno della stanchezza del suolo ed un corretto apporto di sostanza organica e macroelementi di qualità riescano a creare già dal primo anno delle condizioni molto favorevoli all insediamento delle piante e del loro sviluppo. Pesco Per quanto riguarda l attività di sperimentazione portata avanti su pesco, si può affermare che i risultati ottenuti non hanno evidenziato differenze significative tra le tesi ove è stato adoperato l ammendante compostato misto ed il concime organo minerale rispetto al testimone, sia per l accrescimento diametrico del tronco e degli assi laterali, sia nella lunghezza dei due assi. Nonostante ciò, si son potute osservare delle differenze statisticamente significative a partire dal 25 agosto nella lunghezza dei assi delle piante tra la tesi con ammendante compostato misto e la tesi con concime organo minerale (figura 4). Infatti, l ammendante compostato misto con dose di applicazione a 8kg/pianta ha inciso maggiormente sulla crescita delle piante rispetto al 111

124 concime organo minerale i cui valori registrati sono risultati i più bassi. Ciò evidenzia che l apporto di solo concime organo minerale non è sufficiente per lo sviluppo della pianta e che un adeguato miglioramento delle proprietà fisiche del terreno, modificandone la tessitura, sia un ottimo compromesso per inibire il fenomeno della stanchezza del suolo influendo positivamente sullo sviluppo delle piante. Conclusioni Il primo anno di sperimentazione ha evidenziato come l uso di un ammendante organico compostato misto con un apporto di fertilizzante sia in grado di determinare uno sviluppo delle piante maggiore rispetto al testimone. Qualora questi risultati venissero confermati negli anni a venire, l impiego in agricoltura di ammendanti che derivano da residui di origine poligena, a volte di difficile smaltimento, avrebbero effetti positivi non solo per il comparto agricolo ma andrebbero ad influenzare positivamente il grado di sostenibilità del processo di gestione dei rifiuti, creando così anche opportunità economiche anche per le aziende di smaltimento di verde urbano e rifiuti organici. Negli anni precedenti si era potuto osservare il potenziale utilizzo degli ammendanti compostati in fase di reimpianto (Giordani et al. 2012), con evidenti vantaggi sia da un punto di vista economico che ambientale. L uso di ammendanti compostati, a differenza dei fumiganti, innescherebbe un processo virtuoso in grado di preservare la risorsa del suolo per le generazioni future, contribuendo quindi in modo significativo alla sostenibilità del sistema produttivo frutticolo. Bibliografia Dallago G., Branz A., Delaiti L., Prantil M., Prodorutti D., Gualandri V., Cainelli C., Profaizer D., Bondio V., Culatti P., Salvetti M., Vittone G., Nari L., Asteggiano L., Morone C., Neri D., La moria del melo: molte cause e sintomi certi. L Informatore Agrario, 39: Zucconi F., Declino del suolo e stanchezza del terreno. Spazio verde. Padova. Giordani L., Asteggiano L., Bevilacqua A., Nari L., Vittone G., Neri D., Il compost giusto per contenere la stanchezza del suolo. L Informatore Agrario, 36: Ringraziamenti Si ringraziano vivamente l azienda Dalmasso Diego di Fraz. S. Lorenzo, Caraglio (CN) per aver gentilmente ospitato le prove ed i tecnici Andrea Armando e Vittorio Ferrato. Si ringraziano altresì l azienda Marco Polo Engineering Group e A.C.E.A., le società Isagro SpA, SCAM SpA, L. Gobbi Srl e la Biogard per aver fornito i prodotti necessari alla sperimentazione. 112

125 Tabella 1. Dosi ed epoca d impiego dei prodotti utilizzati durante la prova reimpianto su melo. Tesi Epoca intervento Dose/ha Dose/pianta Testimone non trattato ACM Impianto 15,4 t/ha 6 kg/pianta ACM LG 81 ACM Remedier ACM B. amyloliquefaciens LG 81 Remedier B. amyloliquefaciens Impianto Inzaffardatura 20 minuti Dopo la caduta delle foglie Impianto Impianto 30 giorni dopo l impianto Impianto Da post-trapianto; 4 interventi a distanza di 3-4 settimane uno dall altro Inzaffardatura 20 minuti Dopo la caduta delle foglie Impianto 30 giorni dopo l impianto Da post-trapianto; 4 interventi a distanza di 3-4 settimane uno dall altro 15,4 t/ha l/ha; 500 l/ha acqua 15,4 t/ha 5 kg/ha 2,5kg/ha 15,4 t/ha 2 l/ha l/ha; 500 l/ha acqua 5 kg/ha 2,5kg/ha 2 l/ha 6 kg/pianta 700 ml/hl 2,5 ml/pianta 6 kg/pianta 2 g/pianta 1 g/pianta ACM Impianto 30,8 t/ha 12 kg/pianta Concime minerale Impianto Ottobre 5q/ha 5q/ha 6 kg/pianta 0,8 ml/pianta; 2 l acqua/pianta 700 ml/hl 2,5 ml/pianta 2 g/pianta Pre-germinazione 1 g/pianta in acqua 24 ore 0,8 ml/pianta; 2 l acqua/pianta 195g/pianta 195g/pianta Pre-germinazione in acqua 24 ore Tabella 2. Dosi ed epoca d impiego dei prodotti utilizzati durante la prova reimpianto su pesco. Tesi Epoca intervento Dose/ha Dosi/pianta Testimone non trattato Concime minerale Impianto 5q/ha 273g/pianta Ottobre 5q/ha 273g/pianta ACM All impianto 14,6t 8 kg/pianta 113

126 Lunghezza germoglio apicale (cm) Area del fusto (cm2) 3,0 ab bc c bc bc a a a 2,8 ab c c bc bc a a a 2,6 a b b ab b a a a 2,4 2,2 2,0 1,8 1,6 a a a a a a a a ab bc c abc bc a abc abc a b b ab b a a a ACM 12kg ACM 6kg ACM 6kg + B. amylol. ACM 6kg + LG81 ACM 6kg + Remedier LG81 + Remedier + B. am Organo-minerale Testimone 1,4 1,2 1,0 16/04/ /05/ /06/ /07/ /08/ /11/2013 Figura 1. Area della sezione del fusto a 10 cm dal punto di innesto delle piante di melo nel primo anno di sperimentaione. Le diciture ACM e B. amylol. indicano rispettivamente ammendante compostato misto e Bacillus amyloliquefaciens. Lettere diverse indicano la presenza di differenza statistica tra le tesi (ANOVA univariata, test di Tuckey, p<0,001). 35 c bc abc bc abc abc ab a b ab ab ab ab ab a a b ab ab b ab ab a a b ab ab ab ab ab ab a ACM 12kg ACM 6kg 20 ACM 6kg + B. amylol. ACM 6kg + LG81 15 ACM 6kg + Remedier 10 LG81 + Remedier + B. amylol. Organo-minerale 5 Testimone 0 24/07/ /08/ /09/ /11/2013 Figura 2. Lunghezza del germoglio apicale delle piante di melo nel primo anno di sperimentazione. Le diciture ACM e B. amylol. indicano rispettivamente ammendante compostato misto e Bacillus amyloliquefaciens. Lettere diverse indicano la presenza di differenza statistica tra le tesi (ANOVA uni variata, test di Tuckey, p<0,01). 114

127 Lunghezza degli assi (cm) Lunghezza germogli (cm) a a a a ab d bc cd a ab ab ab bc d cd cd a ab ab a ab b b b ACM 12kg ACM 6kg ACM 6kg + B. amylol. ACM 6kg + LG81 ACM 6kg + Remedier LG81 + Remedier + B. amylol. Organo-minerale Testimone 0 24/07/ /08/ /09/2013 Figura 39. Lunghezza dei germogli laterali delle piante di melo nel primo anno di sperimentazione. Le diciture ACM e B. amylol. indicano rispettivamente ammendante compostato misto e Bacillus amyloliquefaciens. Lettere diverse indicano la presenza di differenza statistica tra le tesi (ANOVA uni variata, test di Tuckey, p<0,001) a b ab a b ab a b ab 25/08/13 18/09/13 07/11/13 ACM 8kg Organo-minerale Testimone Figura 4. Lunghezza degli assi laterali delle piante di pesco nel primo anno di sperimentazione. Lettere diverse indicano la presenza di differenza statistica tra le tesi (ANOVA uni variata, test di Tuckey, p 0,05). 115

128 Impiego di teli riflettenti su melo: valutazione dell influenza sulla qualità dei frutti e analisi economica Alessio Pavarino 1, Alan Pizzinat 1, Luca Nari 1, Michele Giraudo 1, Luca Giordani 1, Laura Asteggiano 1, Alessandro Bevilacqua 1, Graziano Vittone 1, Davide Neri 2 1 CReSO, Consorzio di Ricerca e Sperimentazione per l Ortofrutticoltura Piemontese 2 Università Politecnica della Marche, Dipartimento di Scienze Agrarie, Alimentari e Ambientali Riassunto breve Per alcune varietà di melo bicolore quali le Fuji o le Gala, il colore è uno dei principali parametri qualitativi che determina la commerciabilità del raccolto. La radiazione luminosa gioca un ruolo importante per l attivazione degli enzimi a livello della buccia dei frutti, decisivi per la sintesi di antociani e pigmenti a colorazione rossa. Al fine di migliorare e incrementare la captazione e l utilizzo della radiazione solare da parte della vegetazione, negli ultimi anni sono stati sviluppati dei sistemi in grado di far fronte a suddette necessità, tra i quali l utilizzo dei teli riflettenti. Nel presente lavoro di indagine è stata valutata l efficacia dei teli riflettenti sul melo al fine di individuare eventuali apporti migliorativi sulla qualità dei frutti correlabili con la tecnica testata. I risultati ottenuti dall indagine sperimentale non hanno evidenziato alcuna variazione dei parametri qualitativi e del calibro dei frutti. L impiego dei teli riflettenti non influisce sulla durezza, sul residuo secco rifrattometrico e sull acidità totale delle mele, come già confermato in altri studi, né sui parametri climatici di temperatura e umidità. Resta tuttavia da valutare un eventuale miglioramento della resa alla raccolta e il grado di colorazione dei frutti soggetti alla maggiore radiazione luminosa indotta dall utilizzo dei teli riflettenti, nonché un giudizio di carattere economico sul loro impiego. Introduzione La radiazione solare rappresenta un elemento fondamentale per la vita delle piante. Essa si trova alla base di tutti i processi fotochimici, svolge un importante ruolo regolatorio dei fenomeni fisiologici vegetali e costituisce un fattore di rilievo nella determinazione della qualità dei frutti. Nel meleto, un adeguata intercettazione e distribuzione della luce all interno della chioma delle piante da frutto, è la chiave per ottenere una buona produttività. Tuttavia, nel frutteto, l esposizione luminosa delle piante non è mai uniforme ed è inevitabile che in alcune sue parti le condizioni di luminosità risultino sfavorevoli. La radiazione solare assorbita dagli organi vegetali è maggiore nella parte superiore della chioma e inferiore nelle zone più riparate e ombrose a ridosso del suolo; inoltre, l interazione della luce con i tessuti vegetali determina un forte assorbimento della radiazione più energetica, causando una variazione qualitativa della composizione dello spettro luminoso. Le radiazioni a onda corta giocano un ruolo importante per l attivazione degli enzimi a livello della buccia dei frutti, decisivi per la sintesi di antociani e pigmenti a colorazione rossa. In particolare, la radiazione ultravioletta è stata associata con un aumento dell attività metabolica del più importante enzima del processo di sintesi delle antocianine (Ju et al., 1999). La riduzione quantitativa della luce incidente e la modifica dal punto di vista qualitativo, che interessa i settori in ombra, può influenzare le dimensioni, la colorazione e la qualità organolettica dei frutti (Thalheimer e Paoli, 2010). Nel caso di alcune varietà di melo bicolore quali le Fuji o le Gala, il colore è uno dei principali parametri qualitativi che determina la commerciabilità del raccolto. Per ottenere un prodotto finale che soddisfi elevati standard qualitativi, risulta quindi necessario adottare adeguati sistemi di gestione della luce solare che permettano di ottimizzarne la disponibilità e l efficienza di trasformazione degli organi fotosintetici. Al fine di migliorare e incrementare la captazione e l utilizzo della radiazione solare da parte della vegetazione, negli ultimi anni sono stati 116

129 sviluppati dei sistemi in grado di far fronte a suddette necessità, tra i quali l utilizzo dei teli riflettenti. La possibilità di migliorare le condizioni luminose con l impiego di tessuti costituiti da materiale riflettente, è stata valutata già da diversi decenni (Moreshet et al., 1975). Da alcuni anni, l offerta commerciale di teli riflettenti si è ampliata con materiali innovativi che presentano una notevole resistenza meccanica e la possibilità di un utilizzo prolungato negli anni. Si tratta di teli in tessuto sintetico costituito da polimeri derivati da idrocarburi insaturi (polietilene o polipropilene), oppure di fogli in alluminio, entrambi caratterizzati da un elevata riflettanza per le radiazioni ultraviolette. La stesura dei teli nelle interfile dei frutteti riflette la luce solare incidente sulla vegetazione adiacente migliorando le condizioni luminose nei settori più ombrosi e meno esposti della chioma vegetale. Il presente lavoro si propone di valutare l efficacia dei teli riflettenti sul melo e di individuare eventuali apporti migliorativi sulla qualità dei frutti correlabili con la tecnica testata. Inoltre, verrà analizzato l aspetto economico cercando di mettere in luce la reale convenienza economica dell impiego dei teli riflettenti nel comprensorio melicolo piemontese. Materiali e metodi L attività sperimentale è stata condotta in un meleto di Fuji Aztec/M9 del 2003 sito nel comune di Lagnasco (CN), con sesto d impianto pari a 4,20 x 1,25 m e orientamento dei filari Nord- Sud. All interno dell appezzamento sono stati individuati n 2 filari con caratteristiche omogenee e in data 12 settembre 2013, a circa 30 giorni dalla raccolta, sono stati posizionati i teli riflettenti secondo il disegno sperimentale di figura 1. La prova è stata organizzata in n 8 blocchi randomizzati comprendenti n 4 ripetizioni per i teli riflettenti e altrettante per il controllo, ognuna delle quali si estende per un tratto di filare pari a 30 m per un totale di n 24 piante. Per il monitoraggio dei parametri climatici di temperatura e umidità è stato posizionato un datalogger (Tinytag Plus 2, TGP-4500) nella parte centrale di ogni blocco. La misurazione del calibro delle mele è stata realizzata su circa 120 frutti individuati su n 20 branche delle dieci piante centrali (10 branche per lato) di ciascuna ripetizione. Il rilievo dei calibri è stato svolto in cinque date (tabella 1), dalla messa in posa dei teli fino alla raccolta. Nel corso della prova è stata inoltre valutata l evoluzione della maturazione dei frutti attraverso una serie di campionamenti realizzati in raccolta e nelle due settimane antecedenti (tabella 1). In particolare, per ogni rilievo, sono stati prelevati casualmente n 20 frutti per ripetizione dalle piante centrali. La raccolta, avvenuta in due tempi nelle date del 10 e 28 ottobre, ha interessato solamente le sette piante centrali di ciascuna ripetizione e il prodotto è stato conferito alla società agricola cooperativa Lagnasco Group che provvederà alla determinazione del calibro e del grado di colorazione delle mele. Risultati Durante la fase di pre-raccolta, è stata monitorata l evoluzione della maturazione dei frutti per evidenziare eventuali differenze indotte dall utilizzo dei teli riflettenti. In figura 2 sono riportati i risultati ottenuti dai test di degradazione dell amido svolti in prossimità della raccolta nelle date del 26 settembre, 1 ottobre e 11 ottobre Dal grafico non emergono differenze significative tra il controllo e i teli riflettenti in tutto il periodo di tempo considerato. Il grafico di figura 3 riporta i dati ottenuti dalle analisi dei parametri qualitativi svolte in data 1 ottobre, a dieci giorni dalla raccolta. Gli indici di qualità considerati, durezza, residuo secco rifrattometrico e acidità totale, non evidenziano differenze significative tra i frutti raccolti nelle ripetizioni del testimone e quelli provenienti dalle tesi in cui erano presenti i teli riflettenti, confermando i dati ottenuti da Ju et al. (1999). Le analisi qualitative riferite alla raccolta (figura 4) mostrano una situazione analoga, in cui non emergono differenze statisticamente significative sulla qualità delle mele sottoposte a una maggiore radiazione luminosa. I dati relativi al monitoraggio del calibro dei frutti in fase di pre-raccolta sono riportati in figura 5. Il grafico evidenzia una differenza iniziale del calibro medio tra i frutti del testimone e dei teli 117

130 riflettenti pari a 1,1 cm. Nell arco di tempo considerato, si assiste a un incremento dei diametri pressoché analogo e costante tra le tesi a confronto tale da ottenere la medesima differenza di calibri tra il primo e l ultimo rilievo, senza alcuna differenza significativa dal punto di vista statistico. In figura 6 si riportano i dati di temperatura e umidità relativa registrati nell ultimo mese antecedente la raccolta. Per entrambi i parametri climatici non sono state riscontrate differenze imputabili all utilizzo dei teli riflettenti, in accordo con i risultati di Iglesias e Alegre (2009). I diversi andamenti di umidità relativa osservabili nel grafico, sono il risultato della presenza di differenti microclimi all interno del frutteto; analizzando i dati forniti dai datalogger sono emerse delle differenze tra le ripetizioni non riconducibili all impiego dei teli riflettenti. Il presente lavoro di indagine verrà integrato e completato con i dati relativi alla resa e al colore dei frutti alla raccolta, non appena saranno resi disponibili da parte della società agricola cooperativa Lagnasco Group. Conclusioni I risultati ottenuti dall indagine sperimentale non hanno evidenziato alcuna variazione dei parametri qualitativi e del calibro dei frutti. L impiego dei teli riflettenti non influisce sulla durezza, sul residuo secco rifrattometrico e sull acidità totale delle mele, come già confermato in altri studi, né sui parametri climatici di temperatura e umidità del frutteto. Resta tuttavia da valutare un eventuale miglioramento della resa alla raccolta e il grado di colorazione dei frutti soggetti alla maggiore radiazione luminosa indotta dall utilizzo dei teli riflettenti, nonché un giudizio di carattere economico sul loro impiego. Ringraziamenti Si ringrazia l azienda Mellano per aver ospitato la prova e la Lagnasco Group per la preziosa collaborazione. Bibliografia Iglesias I., Alegre S., The effects of reflective film on fruit color, quality, canopy light distribution and profitability of Mondial Gala apples. HortTechnology 19: Ju Z., Duan Y., Ju Z., Effects of covering the orchard floor with reflecting films on pigment accumulation and fruit coloration in Fuji apples. Scientia Horticulturae 82: Moreshet S., Stanhill G., Fuchs M., Aluminium mulch increases quality and yield of Orleans apples. Hortscience 10(4): Thalheimer M., Paoli N., I teli riflettenti in melicoltura. Effetti sulla resa e sulla qualità. Frutta e vite 3:

131 Consorzio di Ricerca Sperimentazione e Divulgazione per l Ortofrutticoltura Piemontese - Soc. Consortile a r.l. Centro Ricerche per la Frutticoltura Via Falicetto, Manta (Cn) Innovazione Varietale dr Lorenzo BERRA Tel: lorenzo.berra@cresoricerca.it Tecnica Colturale dr Graziano VITTONE Tel: graziano.vittone@cresoricerca.it

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