Dal coinvolgimento al protagonismo delle famiglie: la sfida del progetto Comunità possibile nell'ambito del Magentino

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1 Dal coinvolgimento al protagonismo delle famiglie: la sfida del progetto Comunità possibile nell'ambito del Magentino [Caterina Chiarelli Elisabetta Alemanni*] 21. Rendere visibile l invisibile: le istituzioni sfidate dagli interventi di comunita Paper for the X ESPAnet Italy Conference The Welfare and the losers of globalization: social policies facing old and new inequalities Forlì, September 2017 *ufficiodipiano@comunedimagenta.it 1

2 1. Breve presentazione del progetto Il progetto Comunità possibile è un esperienza di welfare comunitario avviata nel 2015 grazie al Bando Welfare comunitario e Innovazione Sociale promosso da Fondazione Cariplo. Questa esperienza è in fase di realizzazione nell Ambito del Magentino, territorio situato nell area ovest della provincia di Milano e composto da 13 Comuni, con una popolazione di circa abitanti. 1.a l origine Il progetto è nato da una precedente sperimentazione denominata Famiglie creative (vedi Alemanni Chiarelli Fosti - Tanzi Governance e valorizzazione delle risorse informali del welfare: la sperimentazione Famiglie Creative nel Distretto del magentino in Autonomie Locali e servizi sociali n. 2/2013) rivolta a gruppi di famiglie che, accumunate dallo stesso bisogno di conciliazione tra tempi di lavoro e tempi di cura dei propri cari, sono state sostenute nella costruzione e realizzazione di progettualità condivise. In particolare la sperimentazione ha proposto un patto nel quale i ruoli in gioco hanno subito una trasformazione significativa rispetto ai modelli di intervento tradizionali: - le famiglie si sono assunte la responsabilità dell utilizzo di un pacchetto di risorse economiche loro riconosciute, avendo piena libertà di individuare le forme di risposta più utili per soddisfare le proprie necessità; - l Ufficio di Piano, Ente erogatore delle risorse economiche, e il Servizio Sociale Professionale dei Comuni hanno assunto una funzione negoziale nei confronti delle famiglie, con le quali ha condiviso la valutazione e la valorizzazione del progetto. Questa sperimentazione è partita dal modello anglosassone del Personal Budget e dalla considerazione delle logiche ad esso sottostanti, rimodulate nella peculiarità del contesto di riferimento e ha coinvolto n. 205 famiglie e 276 minori. Famiglie Creative è stata anche la prima esperienza nel territorio in cui si è riusciti a fare pooling di risorse: a fronte di messi a disposizione dal Piano Sociale di Zona, con un finanziamento medio a progetto di circa 3.500, le famiglie hanno compartecipato alla realizzazione con oltre A partire da questa sperimentazione e dalla valorizzazione di altre esperienze di aiuto tra famiglie presenti sul territorio, il progetto Comunità Possibile si propone di aiutare le famiglie con figli di età compresa tra 0/12 anni a far fronte alle sfide che l essere genitore oggi comporta. Si tratta principalmente di sfide legate a: - la necessità di conciliare il tempo di lavoro con il tempo di cura dei figli accanto all esigenza di un offerta flessibile e interessante per i bambini; - il bisogno di trovare spazi e tempi per la socializzazione e per il tempo libero; - il desiderio di superare il senso di solitudine e di avere occasioni di confronto e supporto educativo per accompagnare la crescita dei figli. 1b Il problema: le sfide delle famiglie con bambini in età 0/12 anni Attualmente l offerta per le famiglie con figli tra 0 e 12 anni sul territorio lombardo è molto diversificata per le fasce 0-3 anni, 3-6 anni e 6-12 anni e passa da una maggior eterogeneità e flessibilità nella prima fascia d età a una minor possibilità di scelta e ad una decisa rigidità nelle due successive. Nel complesso l offerta oggi si presenta come frammentata, standardizzata, con uno scarso coinvolgimento delle famiglie, che risultano essere solo fruitori dei Servizi. Peraltro spesso questi Servizi, pur essendo standardizzati nella loro offerta, presentano costi molto differenziati a carico delle famiglie, a cui non sempre corrisponde una reale differenza qualitativa. Le scuole e le persone che svolgono un ruolo educativo professionale in vari contesti, evidenziano la fragilità dei genitori nell affrontare il proprio ruolo educativo per la crescita dei figli, il senso di solitudine di fronte ai normali problemi e la tendenza a delegare 2

3 tale ruolo a chi viene considerato più esperto, quasi che essere genitori oggi richieda competenze così complesse da essere materia per addetti ai lavori. Con il progetto Comunità possibile si vuole ri-costruire un quadro dell offerta che parta dal bisogno che le famiglie esprimono mediante una nuova articolazione dell offerta educativa pubblica/privata, sostenendo la crescita di esperienze del Privato Sociale, dei gruppi di famiglie e delle Aziende, mettendo in gioco reti e risorse. L attenzione è posta a tutti i bisogni delle famiglie, da quello della cura a quello educativo e aggregativo /relazionale. In particolare si sta lavorando in modo sinergico con tutte le Realtà del territorio per favorire: - maggior offerta e maggior flessibilità nei Servizi per l Infanzia (0-6 anni),sperimentando la possibilità per le famiglie di scegliere forme e orari confacenti ai propri bisogni. - esperienze di auto-aiuto tra famiglie che mettono in gioco reti e risorse personali e del Privato sociale, che aiutino la crescita di aggregazioni attive e creative, vero capitale sociale per tutta la Comunità. - apertura delle scuole perché diventino luoghi di vita per i ragazzi e le famiglie, in cui incontrarsi e vivere esperienze di condivisione. La scuola così si può trasformare da edificio istituzionale a spazio per la comunità, vicino e per questo maggiormente fruibile dai cittadini. - interventi di prevenzione, aggregazione e sostegno socio-educativo ( ad es. laboratori di educazione all espressività artistica, aiuto nei compiti,spazi di ascolto e di consulenza educativa e psicologica, formazione e consulenza a insegnanti, genitori ed educatori sulla gestione di situazioni di difficoltà nella crescita e nelle relazioni, etc.) 1c Gli obiettivi a cui tendere e definiti in fase di progettazione sono: il coinvolgimento delle famiglie dei minori quali soggetti protagonisti nella costruzione di nuovo welfare territoriale; il superamento della frammentazione e della settorialità degli interventi rivolti ai minori nella fascia di età 0-12, attraverso un maggior collegamento tra intervento sociale e educativo (i nuovi interventi prevedono il concorso di entrambi i settori) l integrazione le risorse economiche, pubbliche e private, attraverso il contributo economico di più attori (pubblici e privati) alla realizzazione di nuovi interventi (come specificato nelle sezioni Strategie e Sostenibilità ) ; il cambiamento della governance di un area del welfare locale (politiche per i minori e le famiglie), secondo la prospettiva del welfare di comunità; obiettivo conseguito attraverso la promozione di una rete tra gli attori, che si sviluppa tra le fasi della cocostruzione del problema, individuazione degli interventi, gestione e progressiva riformulazione delle azioni (attraverso un sistema di gruppi di lavoro a cui concorrono gli attori della rete), valutazione condivisa degli esiti; l attivazione stabile della funzione di fundraising a sostegno del sistema di welfare basato sulla rete degli attori della comunità territoriale 1d Le attività A partire dalle ipotesi descritte e dal lavoro di progettazione partecipata, hanno preso avvio 27 azioni che complessivamente realizzano 70 attività suddivise in tre Aree: - Area Spazi di aggregazione: Laboratori creativi Spazi di incontro per mamme/nonni/bambini all uscita dalla scuola Spazio di gioco e compiti Spazio di aiuto tra mamme per la cura dei bambini Gite in bicicletta per conoscere il territorio 3

4 Spazi per mamme/nonni con bambini tra 0 e 3 anni - Area conciliazione: Campus estivi Laboratori e giornate dedicate ai bambini durante i tempi di chiusura delle Scuole Esperienze nuove e diversificate di cura dei bambini dopo l orario scolastico - Area educazione: Laboratori di aiuto-compiti, affiancati a momenti di coinvolgimento delle famiglie Spazi di incontro e supporto per famiglie straniere Spazi di aiuto tra famiglie e implementazione dell esperienza di prossimità familiare Laboratori e Sportello di orientamento per famiglie con figli disabili Attività di supporto a insegnati, genitori ed insegnati e genitori assieme Attività di formazione e supporto a tutte le realtà che incontrano famiglie e minori in situazioni di disagio 1e Rete/Partner Il progetto è formato da 22 Partner tra cui: 6 Associazioni 8 Cooperative 1 Comune 1 Istituto Comprensivo Statale 2 Scuole dell infanzia paritarie 1 Parrocchia 1 Consorzio di Cooperative 1 Azienda speciale consortile 1 Fondazione comunitaria Attorno ad ogni Partner ci sono molte Realtà che a vario titolo collaborano alla realizzazione del progetto. In fase iniziale erano circa 40, ma queste collaborazioni nel tempo si sono ampliate ed hanno raggiunto numeri più significativi. 2. Ipotesi di riferimento L ipotesi accolta attraverso il progetto Comunità Possibile è verificare se le famiglie, le loro reti, le Scuole, il Privato sociale, gli Enti pubblici ed ogni altra realtà aggregativa, possano assieme far nascere esperienze in cui ci sia una ridistribuzione del potere e delle responsabilità e se attraverso la cura delle relazioni sia possibile sostenere la nascita di luoghi di conoscenza, condivisione, creatività utili per chi li vive e in grado di proporsi attraverso relazioni di fiducia. Questi luoghi relazionali, che danno forma e valore alle attività e che rappresentano la trama indispensabile del nuovo welfare, hanno la caratteristica di essere vicini, facilmente raggiungibili, ad essi possono accedere tutte le famiglie e in modo particolare la vasta fascia delle famiglie normali, tutte quelle che vivono grandi fragilità nella solitudine e non hanno accesso a nessun Servizio. Tutto il lavoro poggia su quattro ipotesi, che l esperienza ha inteso verificare: - considerare le famiglie portatrici di bisogno come soggetti e partner attivi, porta le stesse ad uscire dalla passività e a sentirsi riconosciute nella loro possibilità di mettere in gioco competenze e risorse; questo cambiamento di prospettiva permette di dar vita a risposte più vicine ai problemi, più flessibili, più efficaci; - dar vita a esperienze con un alta componente relazionale porta un valore aggiunto che cambia la fisionomia delle attività, che sussistono con le loro caratteristiche proprio in virtù della relazionalità presente e che sarebbero diverse se questa non ci fosse. - Questa componente porta alle famiglie non solo la risposta al bisogno presente (ad es. la cura dei figli dopo l orario scolastico e fino al rientro dei genitori dal 4

5 lavoro), ma anche la possibilità di creare legami, condividere esperienze, scambiarsi aiuti nelle incombenze della vita quotidiana; - realizzare attività partecipate dalle famiglie e rivolte alla totalità della popolazione (nel nostro caso le famiglie target) e non solo alla fascia più fragile di esse, permette di creare luoghi relazionali in cui anche chi vive una fragilità, chi ha scarse reti di supporto, chi fatica a chiedere aiuto e mai si rivolgerebbe ai Servizi sociali o socio-sanitari, per loro natura stigmatizzanti, può trovare una possibilità di ascolto, di condivisione, di aiuto. - sostenere le attività allargando la rete dei soggetti partner e creando con essi un pooling di risorse, permette di realizzare attività che in capo ad un solo soggetto non sarebbero sostenibili; in un momento di evidente diminuzione di risorse è così possibile realizzare interventi di qualità ad un costo sostenibile. 3. I primi risultati Gli indicatori individuati in fase di progettazione sono indicatori di realizzazione, relativi al numero di famiglie e di minori raggiunti, e indicatori di risultato, relativi al welfare comunitario. Attraverso una batteria di 8 indicatori di risultato si è da subito scelto di monitorare e valutare i cambiamenti relativi agli aspetti che costituiscono la vera innovazione che si intende realizzare attraverso tutte le attività. Gli indicatori di risultato riguardano: 1] Coinvolgimento delle famiglie nella progettazione dell'attività; 2] Coinvolgimento delle famiglie nell'organizzazione o nella realizzazione dell'attività; 3] Attivazione di nuovi contatti fra famiglie; 4] Attivazione delle famiglie come sostegno ad altre famiglie; 5] Attivazione di nuove collaborazioni di rete; 6] Incremento di conoscenze/abilità 7] Copertura dei bisogni delle famiglie fragili (presenza fra i beneficiari di famiglie in carico ai servizi); 8] Differenziazione delle fonti di finanziamento (autofinanziamento, volontariato, compartecipazione famiglie, contributo ente locale) I principali risultati raggiunti al termine del II anno di progetto sono così sintetizzabili: - il numero delle famiglie raggiunte attraverso tutte le attività è di 2030 unità e rappresenta il 21% del target: 9772 nuclei con figli tra 0 e 12 anni residenti sul territorio. Tra le famiglie raggiunte il 30% (n. 623) sono state attivamente coinvolte nella progettazione e nella realizzazione delle attività; - l attivazione di nuove relazioni tra famiglie e la nascita di relazioni di aiuto reciproco tra famiglie al di fuori delle attività è un dato qualitativo che verrà raccolto al termine del terzo anno attraverso incontri di gruppo con le famiglie. Ciò che emerge dall ascolto dei racconti delle famiglie nei momenti più informali è che il coinvolgimento nelle attività ha permesso alle famiglie di conoscersi e di sviluppare una fiducia reciproca che ha fatto nascere spontaneamente la possibilità di chiedersi reciprocamente aiuto e di condividere altri momenti di socialità tra adulti e bambini, oltre le attività di progetto; - in due anni si sono complessivamente attivate 210 nuove relazioni di rete, questo indica che i partner non hanno lavorato chiusi nelle reti e collaborazioni già note, ma hanno espresso e realizzato il desiderio di conoscere e collaborare con soggetti nuovi; in molti casi sono nate collaborazioni molto positive che hanno aggiunto ricchezza alle attività. Molti dei soggetti coinvolti sono soggetti nuovi, non tradizionalmente coinvolti nell ambito dei servizi sociali ed educativi come ad esempio le Farmacie, le Società sportive, le Associazioni culturali. Le collaborazioni nate hanno permesso di raggiungere nuove 5

6 famiglie, proprio attraverso i luoghi più comuni da esse frequentati e attraverso le persone riconosciute come punto di riferimento fiduciario. - per misurare la copertura dei bisogni delle famiglie fragili. in fase di progettazione era stato scelto l indicatore essere in carico ai servizi sociali per la individuazione delle famiglie fragili. In due anni sono state coinvolte 192 famiglie in carico ai Servizi, ma nella fase di valutazione con i partner è emerso che il criterio individuato non è sufficientemente rappresentativo perché nelle attività sono coinvolte famiglie che presentano fragilità (difficoltà nella relazione educativa, difficoltà economiche, solitudine ) e che non sono in carico ai Servizi sociali. Il coinvolgimento di queste famiglie è avvenuto attraverso le relazioni, in modo naturale e meno stigmatizzante: bambini disabili o famiglie in difficoltà sono stati accolti e gestiti nella normalità e, in alcuni casi, trovando opportunità di sostegno nella quotidianità; - l indicatore relativo al pooling di risorse fa emergere un progressivo aumento nei due anni di progetto delle azioni che vedono la compresenza di tutte e 4 le fonti di finanziamento previste (autofinanziamento, volontariato, compartecipazione delle famiglie, contributo dell Ente Locale): 16 su 27 azioni. Da più parti è emerso che il pooling di risorse trasforma il ruolo dei partecipanti alla spesa: ossia tutte le volte che c è compartecipazione il bisogno informativo e l attenzione alla qualità dell offerta si innalzano, c è maggiore partecipazione e responsabilità nelle scelte. Questo è stato evidente sia nel caso in cui a compartecipare siano le famiglie, sia nel caso in cui sia la scuola o qualsiasi altro soggetto pubblico o privato. La difficoltà maggiore si evidenzia ancora rispetto all area Educazione per le attività promosse nelle scuole pubbliche, perché è ancora molto forte la resistenza nell introdurre il tema della compartecipazione diretta alle famiglie. - Il dato economico di progetto alla fine del primo anno fa emergere il forte investimento del territorio: a fronte di una spesa rendicontata di , il 57% ( ,98) è stato finanziato tramite il contributo di Fondazione Cariplo per ,98, la restante quota (pari a ,02) è stata sostenuta dal cofinanziamento dei Partners di progetto e della loro rete. Si evidenzia quindi anche sul fronte economico la conferma del pooling di risorse pubbliche e private a fronte di attività e risposte considerate vicine ai bisogni. Oltre ai dati relativi agli indicatori di valutazione sono emersi altri risultati, inaspettati e particolarmente significativi: - nel corso dei due anni molte attività non sono rimaste invariate, alcune sono state modificate, perché, grazie all ascolto e al coinvolgimento delle famiglie, sono diventate più aderenti ai problemi concreti e quotidiani espressi. Tra le attività nate all interno del progetto alcune sono totalmente nuove perché offrono risposte prima non esistenti (spazi di aggregazione tra famiglie e minori) altre sono innovative per la tipologia e per il contesto in cui si collocano (esperienze di scuola aperta, gruppi nei locali della Farmacia comunale, la colazione a scuola, aiuto tra famiglie nelle emergenze quotidiane ), altre sono state rinnovate; - molte attività si realizzano grazie alla collaborazione tra soggetti diversi che mettono in gioco risorse e competenze ( es: Famigliascuola vede la collaborazione tra una Cooperativa, un Istituto scolastico Statale, il Settore Servizi sociali del Comune, un Istituto Superiore, Ricreiamoci vede la collaborazione tra una Cooperativa, una Associazione di famiglie, un Istituto scolastico Statale, il Settore educazione e il Settore Servizi sociali del Comune, SpazioPuntoZero vede la collaborazione tra una Cooperativa, una Associazione di famiglie, i Servizi sociali dei Comuni, i Servizi specialistici ASST); - la nascita di nuove micro-reti territoriali con i partner e i Comuni, non previste nella governance di progetto. Queste reti, avviate spontaneamente, aiutano a creare sinergia tra le attività, ad individuare strategie di aggancio di nuove famiglie e nel tempo stanno diventando interlocutori competenti e attivi delle politiche di welfare per le famiglie; 6

7 - la realizzazione delle attività ha beneficiato del valore aggiunto, economico e non solo, del volontariato (famiglie, esperti ) I volontari coinvolti sono i genitori dei bambini che hanno partecipato alle attività, ma anche volontari di Associazioni del territorio e singole persone coinvolte per la loro competenza (un falegname ha montato i mobili acquistati all Ikea, un osteopata ha incontrato il gruppo delle mamme con bambini tra 0 e 3 anni, un maestro di arti marziali ha realizzato un piccolo corso ai bambini di uno spazio estivo e molti altri). Queste persone nel secondo anno hanno donato al progetto circa 4510 ore che, valorizzate a 20 all ora, hanno portato al progetto un valore economico di Naturalmente il valore economico non esaurisce la ricchezza di esperienza, di relazioni e collaborazioni nate attraverso di loro. Accanto alla presenza dei volontari il progetto ha potuto beneficiare di materiali e beni donati (es. colletta di materiale scolastico all ingresso dei Centri commerciali, donazione di stampanti, raccolta di grembiulini al termine dell anno scolastico), in totale sono stati donati materiali per un valore di 3790 e sono stati donati beni per un valore di Più in generale il metodo sperimentato nel progetto è servito anche per approcciare nuove esperienze di progettazione sociale con il Terzo Settore come capofila e per far maturare scelte politiche nuove per il territorio ( es. criteri di accesso unitari per servizi educativi domiciliari e avvio del servizio diurno minori) che sono partite dall ascolto degli stakeholder territoriali sia per l analisi del bisogno che per l individuazione degli obiettivi e, in particolare, prevedono tra gli obiettivi il coinvolgimento della rete sociale, delle famiglie e dei minori stessi. I fattori che hanno agevolato il cambiamento Il cambiamento in atto è stato reso possibile da alcuni fattori che lo hanno agevolato: Fattori interni: - l accompagnamento ad ogni Soggetto partner da parte dell Ufficio di Piano per attuare il cambiamento a partire dall esperienza concreta; - l attuazione di una formazione con i partner di progetto nella quale si è messo a tema il coinvolgimento delle famiglie, si è favorito il cambiamento di ottica e la messa in atto di metodi e strumenti nuovi; - il coinvolgimento degli amministratori e degli operatori sociali che si sono coinvolti nelle diverse attività supportandole e che hanno facilitato la nascita di piccole reti locali. Fattori esterni: - il contesto territoriale caratterizzato da piccoli/medi Comuni, con un tessuto sociale non fortemente disgregato e disponibile ad accogliere nuove proposte. - la presenza di Realtà di Privato sociale che mantengono una dimensione locale, che sono in grado di collaborare e non si muovono in una logica competitiva. 4. Il metodo: il Welfare Comunitario L approccio partecipativo è il fattore che contraddistingue questo progetto dalle proposte tradizionalmente adottate dalle Amministrazioni Locali: la partecipazione dei cittadini e il loro protagonismo attraverso la condivisione dei bisogni e la realizzazione partecipata delle relative risposte si possono considerare il vero valore pubblico di questa sperimentazione. Si tratta di sperimentare sul territorio il modello dei self-directed services: ossia risposte ai bisogni delle famiglie che consentono di mettere in moto idee, know how, energie che efficientizzano il sistema nella ricerca delle soluzioni più ottimali, usando la partecipazione come metodo per evitare che l unica risposta ai bisogni siano i servizi standardizzati. 7

8 In questo contesto, la partecipazione è un fattore decisivo non solo per introdurre modalità di erogazione dei servizi esistenti più personalizzate e maggiormente conformi alle reali necessità e aspirazioni individuali, ma altresì per tenere sotto costante monitoraggio i bisogni emergenti e per utilizzare al meglio le risorse, che per loro definizione sono sempre scarse. Volutamente il progetto non ha introdotto figure professionali nuove, ma ha inteso lavorare con le figure professionali presenti, favorendo in loro l acquisizione di nuovi sguardi e nuove competenze. L impianto del progetto è quindi leggero e punta ad un cambiamento che può rimanere sul territorio. Gli educatori inseriti nelle Realtà partner di progetto stanno acquisendo competenze di lavoro di comunità. L Ufficio di Piano sta accompagnando la connessione con le figure professionali non sono state inizialmente direttamente coinvolte nel progetto, ad esempio molte Assistenti sociali, non coinvolte nella fase iniziale, stanno gradualmente prendendo parte alle attività coinvolgendosi in modo nuovo. Il metodo di aggancio e di attivazione ha una lunga storia, nata con la progettazione partecipata e proseguita nella realizzazione delle attività. La nascita del progetto, infatti, è avvenuta attraverso una prima fase di progettazione partecipata, che ha visto attivi circa 50 soggetti territoriali, comprendenti i Comuni, le Scuole pubbliche e private, le Parrocchie, le Associazioni di famiglie, le Associazioni di Promozione sociale e le Cooperative. Con tutti i soggetti coinvolti sono state percorse tutte le tappe della progettazione partecipata: - esplicitazione dell interesse e del contributo di ogni organizzazione alla partecipazione al progetto - considerazione dei diversi punti di vista rispetto ai problemi delle famiglie target, che ogni soggetto sperimenta in modo diretto in quanto Associazione di famiglie o che incontra nel lavoro a favore delle famiglie stesse. - sistematizzazione dei problemi secondo una logica di causa/effetto, divisione in cluster (che hanno poi dato forma alle tre aree di progetto) e trasformazione dei problemi in obiettivi (albero dei problemi e albero degli obiettivi) -individuazione delle azioni innovative realizzabili dai soggetti coinvolti, singolarmente o assieme ad altri, per il raggiungimento degli obiettivi individuati - nascita di aggregazioni spontanee su azioni simili o complementari - individuazione dei partner, scelti dalla rete come soggetti di riferimento per attività affini. I partner sono così emersi dal lavoro con la rete, questo ha permesso che anche piccole realtà potessero sviluppare protagonismo e arrivare ad assumersi una responsabilità attiva. La scelta di un numero limitato di partner da parte dell Ufficio di Piano, all inizio della progettazione, avrebbe bloccato il movimento e la crescita della rete, che invece ha potuto muoversi in modo nuovo e creativo e ha fatto emergere nuove soggettività. Questo lavoro di coinvolgimento attivo di tutti i soggetti che hanno accolto la sfida proposta dall Ufficio di Piano, ha permesso di creare le basi per il lavoro di coinvolgimento e di attivazione delle famiglie che vuole caratterizzare tutte le attività: la stessa dinamica sperimentata nella progettazione partecipata, nella quale il capofila ha condotto l ampio gruppo a condividere una lettura dei problemi e a decidere con quali attività provare a sperimentarsi, è stata proposta ad ogni partner nell approccio con le famiglie. Non risposte definite a priori, ma una costruzione condivisa di attività a partire dall ascolto 8

9 dei bisogni e dalla ricerca di coinvolgimenti nuovi, di messa in gioco di idee, ma anche di risorse e competenze. Il lavoro di accompagnamento e la sua ineludibilità Il cambiamento richiesto dal progetto è prima di tutto culturale: per anni le famiglie sono state abituate ad una offerta di prestazioni e servizi predefiniti e gli operatori sociali dei Servizi pubblici e privati sono stati abituati a considerare le famiglie come portatrici di problemi e non anche di risorse. Il cambiamento previsto dal progetto nel coinvolgimento delle famiglie in un ottica di empowerment richiede un grande investimento e non può essere facilmente dato per acquisito. Il Terzo settore fatica ad uscire dalla logica di gestione di Servizi o di realizzazione di progetti pensati e costruiti a priori. I Servizi sociali e le Amministrazioni sono molto concentrati sui più fragili, a cui possono offrire le risorse sempre più limitate, rivolgersi a tutti i cittadini e a tutte le famiglie implica considerare aspetti nuovi del proprio ruolo all interno di una comunità. Per questo motivo un grosso investimento è stato fatto su due azioni di sistema: a. l accompagnamento ai partner realizzato dall Ufficio di Piano come capofila di progetto. Questo accompagnamento ha permesso di sostenere i partner nella realizzazione concreta delle attività secondo l ottica di progetto, favorendo l evoluzione di ogni singola esperienza non secondo linee predefinite, ma a partire dall ascolto delle famiglie e dal loro progressivo coinvolgimento. Nel corso dei primi 2 anni di progetto molte attività sono cambiate ed hanno preso la forma più rappresentativa dello specifico gruppo di famiglie coinvolte, dei loro desideri, dei loro problemi contingenti e quotidiani. Anche l evoluzione delle attività è stata una possibilità che ha sorpreso famiglie e operatori, tradizionalmente abituati a dover rimanere nella cornice di progetti definiti, che devono essere rendicontati secondo quanto previsto in fase di progettazione. b. la realizzazione di un percorso formativo sul tema dell aggancio e del coinvolgimento delle famiglie, che ha favorito il cambiamento di ottica e facilitato la messa in atto di metodi e strumenti nuovi. Il percorso ha coinvolto tutti i partner di progetto, in esso non c è stato un trasferimento scolastico di contenuti, si è partiti dalla condivisione delle esperienze concrete per mettere a fuoco come introdurre uno sguardo nuovo sulle famiglie e sul proprio agire, come attuare un ascolto attento dei problemi, come realizzare l aggancio e l attivazione delle famiglie. Si sono aperti così spazi di pensiero che hanno reso possibili un riposizionamento dei soggetti in gioco e un nuovo agire professionale. La condivisione delle prime esperienze di cambiamento ha rafforzato chi compiva i primi passi e ha reso evidente agli altri che la sfida era una opportunità possibile e conveniente in termini umani, professionali e di ricaduta sull attività specifica. Il lavoro è così continuato come una spirale che, a partire da ogni piccolo passo rilanciava pensieri, operatività e coinvolgimenti. Dal percorso formativo hanno così preso forma contenuti ed esperienze importanti. Ne riportiamo alcuni: o intercettare le famiglie non è sempre facile, le famiglie spesso vivono il timore di coinvolgersi, per questo motivo sono strategici la modalità conviviale e l attenzione ai momenti più destrutturati. In questi momenti più facilmente le persone si coinvolgono ed esprimono desideri e problemi, molto importante è prestare ascolto alle voci più timide, silenziose o divergenti; o i problemi che le persone vivono sono tanti e spesso irrisolvibili, una modalità che facilita l avvicinarsi ad essi è farlo assieme ad altri, a partire da esperienze in cui si è coinvolti nel fare cose pratiche. Queste esperienze di coinvolgimento nel fare creano una vicinanza ed una familiarità che permette di introdurre 9

10 anche spazi di riflessione, nella forma e nella dimensione possibile ed utile per le persone coinvolte; o la professionalità degli operatori può essere giocata con modalità che rendono le famiglie subalterne e non collaboratrici e la società deprivata della sua proattività. Occorre che gli operatori costruiscano una lettura dei problemi assieme alle famiglie e inventino assieme a loro strategie utili per il loro superamento o per poter più facilmente convivere con essi; o l aggancio più efficace per raggiungere tutte le famiglie è quello che avviene attraverso i luoghi quotidiani (la Farmacia, lo spazio esterno alle scuole nel momento dell uscita dei bambini, il parco.), che tutte le famiglie frequentano, senza alcuna stigmatizzazione. Questi luoghi sono quelli in cui più facilmente si possono agganciare le famiglie che, pur vivendo problemi significativi, non si rivolgono ai Servizi sociali e non pongono una richiesta di aiuto. o La flessibilità delle attività perché siano aderenti ai problemi delle famiglie richiede una dinamicità che va sempre presidiata; o Le relazioni sono un bene prezioso che va custodito, curato, fatto crescere, attraverso un lavoro di manutenzione attento e minuzioso; o l attivazione e l assunzione di responsabilità da parte delle persone va accompagnata e fatta crescere, imparando dall esperienza e procedendo con il passo che persone possono tenere, facendo ipotesi e riconfigurandole assieme, attendendo che l attività con il protagonismo delle famiglie prenda la sua forma, una forma non precedentemente definita. Uno sguardo al futuro In fase di progettazione il problema riportato in modo consistente da tutti i soggetti coinvolti è stato quello della solitudine delle famiglie. Ognuno, infatti, ha descritto problemi specifici e relativi a diverse aree di osservazione e di ascolto, ma il problema della solitudine è stato presente nei diversi punti di vista. Abbiamo così messo a fuoco che il benessere di una famiglia e la sua crescita ha bisogno di legami, di una comunità in cui non sentirsi soli, ma sostenuti ed aiutati ad affrontare le difficoltà, in cui ci sia spazio per gli ideali e per la solidarietà verso i più deboli. La comunità con i suoi corpi intermedi può essere così il luogo del rilancio, della speranza, di un nuovo welfare che valorizzi e faccia crescere la vitalità che nasce dall essere in relazione. Si apre così una nuova possibilità anche per i Servizi sociali che incontrano quotidianamente situazioni di fragilità: non fermarsi al lavoro con il singolo individuo o la singola famiglia fragile, ma rivolgersi a tutti, alla normalità e favorire la possibilità che la fragilità sia sostenuta attraverso esperienze di condivisione comunitaria. La sorpresa più grande nata dal lavoro in corso è stata quella di riuscire vedere la comunità, non come uno sfondo distante e sfuocato, ma in primo piano, nella sua composizione multiforme e dinamica; è stato possibile vedere e rendere visibile ciò che altrimenti resta per lo più invisibile. Una esperienza emblematica Riportiamo di seguito la testimonianza dell Assessore ai Servizi sociali di un piccolo Comune coinvolto nel progetto. Si tratta di uno Spazio di aiuto nei compiti che nel primo anno si è trasformato grazie al coinvolgimento dei genitori. Questa esperienza di riprogettazione è stata una novità per tutti ed è particolarmente significativa per il metodo utilizzato e i risultati raggiunti. In essa hanno lavorato assieme amministratori, operatori, Privato sociale, famiglie, l attività che è nata ha poi coinvolto altre figure del paese, che hanno messo a disposizione gratuitamente la loro competenza. 10

11 Il progetto Comunità Possibile lo considero una grande sfida per tutti, una modalità diversa nel gestire e organizzare azioni incentrate sui bisogni del bambini e delle famiglie. Come Assessore, ma anche come genitore di due bambini, tengo molto a questo progetto. Si è partiti nel gennaio 2016 grazie alla collaborazione di una Cooperativa e dell Assistente Sociale del nostro Comune, insieme abbiamo coinvolto i genitori attraverso incontri di riflessione sui bisogni delle famiglie. Da subito abbiamo voluto far sentire i genitori protagonisti senza creare quella sorta di muro che può esserci tra Comune e famiglie, ad esempio la modalità di coinvolgimento è avvenuta attraverso canali informali: Io mando un messaggio WhatsApp ai vari rappresentanti di classe che loro inoltrano a tutti i genitori dalla scuola dell infanzia alla scuola secondaria, i genitori si sono aggregati spontaneamente, senza convocazioni informali. Quando facciamo convocazioni formali abbiamo poche presenze, in questo caso ad ogni incontro erano presenti tra le 20 e le 30 famiglie. Il bisogno prioritario identificato durante i primi incontri è stato quello della conciliazione nel periodo estivo, questo bisogno era diverso da quello identificato in fase di progettazione di Comunità possibile, che aveva considerato il bisogno di conciliazione giornaliero, dopo la chiusura delle scuole. I genitori ci hanno esplicitato di riuscire ad organizzarsi durante l anno scolastico e di avere grosse difficoltà nel periodo estivo perché, una volta chiusi la scuola e l oratorio, i genitori che lavorano hanno grande difficoltà a gestire il tempo dei bambini. Da qui l idea di attivare un centro estivo e successivamente il Campus BoffaNatale nel periodo natalizio Seguendo così la logica di Comunità Possibile, ci siamo resi disponibili a rispondere a questa necessità e abbiamo coinvolto le famiglie sia nel progettare che nel realizzare le attività necessarie. I genitori si sono dimostrati sempre più attivi: turnano in base ai personali impegni nel venire agli incontri, hanno scelto le settimane di centro estivo, le fasce orarie e le fasce di età dei bambini, hanno scelto il menù, si sono attivati nel cercare persone e associazioni che volontariamente possano contribuire nell organizzazione delle varie attività: abbiamo una maestra in pensione assisterà i bambini ogni giorno nello svolgimento dei compiti (una delle attività più richieste dai genitori nella fase di progettazione), un altra insegnante si è resa disponibile per un laboratorio teatrale, l Associazione della bocciofila del paese accoglierà i bambini per insegnare il gioco delle bocce, una Associazione di karate farà lezione ai bambini, una mamma fotografa realizzerà un laboratorio di fotografia, tutte attività realizzate gratuitamente. Inoltre alcuni genitori si sono presi l impegno di cercare materiale che può essere utile per i diversi laboratori artistici, la nostra Polizia Locale si è resa disponibile a realizzare incontri sul tema della legalità e tante altre iniziative stanno gradualmente nascendo. Un aspetto nato dal lavoro con le famiglie è stato quello di attuare le pulizie dei locali attraverso una borsa lavoro rivolta a persone del paese che cercano lavoro. Tutto cio va a conferma del fatto che con l impegno di tutti si può ancora creare una vera e propria Comunità! L esperienza riportata, arricchita anche dagli aspetti emersi in fase di monitoraggio, testimonia molti contenuti precedentemente espressi: - l attività era iniziata come Spazio di aiuto- compiti pomeridiano, perché questo era il bisogno che la Cooperativa, il comune e la scuola avevano identificato. Lo Spazio era poco utilizzato dalle famiglie, che avevano un altro bisogno, a partire da questo dato si è avviata una nuova fase di incontro e di ascolto dei bisogni e una nuova riprogettazione; - la nuova attività è stata progettata e realizzata con i genitori ed ha assunto la forma più corrispondente a bisogni e desideri (attività, orari, periodo ). Le famiglie si sono 11

12 sentite coinvolte e responsabili dell attività e si sono ingaggiate per trovare risorse del territorio che potessero dare un contributo alla realizzazione dello Spazio estivo. I volontari coinvolti sono stati10: un maestro di arti marziali, il responsabile della bocciofila, una mamma fotografa, due insegnanti, un esperto nella cura degli animali, una maestra di danza, un amministratore disponibile ad accompagnare i bambini per il paese spiegando loro la storia dei luoghi e del Palazzo comunale, due ragazzi volontari; - Il contributo dei volontari ha permesso da un lato di valorizzare le risorse del territorio, dall altro di realizzare una esperienza ricca ad un prezzo contenuto; l attività è sostenuta da un pooling di risorse pubbliche, private, del volontariato; - Durante la realizzazione dello spazio estivo, proprio per la relazione instaurata in fase di progettazione, è stato naturale offrire ai genitori la possibilità di entrare nello Spazio, condividendo qualche momento ai attività con i bambini. Questo ha permesso di stemperare la linea di demarcazione tra dentro e fuori, che vede i genitori sempre all esterno di quello che vivono i bambini e mi coinvolti come soggetti attivi. Breve bibliografia Alemanni Chiarelli Fosti - Tanzi Governance e valorizzazione delle risorse informali del welfare: la sperimentazione Famiglie Creative nel Distretto del magentino in Autonomie Locali e servizi sociali n. 2/2013 A cura di G. Fosti Rilanciare il welfare locale EGEA, Milano, 2013 A cura di S. Belardinelli Welfare community e sussidiarietà EGEA, Milano, 2005 G. Mazzoli, N. Spadoni Piccole imprese locali Franco Angeli, Milano, 2009 G. Mazzoli Il lavoro di comunità, centro del nuovo welfare in Animazione Sociale ottobre/2013 Ennio Ripamonti Collaborare, metodi partecipativi per il sociale Carocci, Roma, 2011 A cura di M. Carvelli e G. Sapelli Desiderio, economia e società Libreriauniversitaria, Padova,

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