Benefits of a federation

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1 Benefits of a federation Economic benefits that a member state or jurisdiction may derive from being part of a federation Some economies of scale may be realized in the provision of public goods on a national basis. An example of this might be the provision of national defense, whereby the per capita cost of providing the service declines as the size of the federation increases. Something akin to insurance benefits can come from belonging to the federation. These benefits arise from risk pooling in a federation where business cycles are not perfectly correlated across regions. This introduces some stability in to the provision of public goods and services and/or taxes that might not exist in a unitary state. Indeed, this may be particularly relevant in the area of natural resource taxation, because revenue from such taxes tends to be quite volatile. States within a federation typically share, at least to some extent, a common set of laws, regulations, language, and culture. This situation facilitates trade and lowers the transaction costs associated with this trade.

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7 Osservazioni sul Disegno di legge di Delega al Governo in materia di federalismo fiscale, in attuazione dell'art. 119 della Costituzione, promosso dal Ministro Calderoli, già approvato dal Senato il 22 gennaio scorso, successivamente (il 24 marzo) modificato dalla Camera e ora, mentre scriviamo, di nuovo al Senato (A.S B) per il passaggio definitivo. Nel seguito, nella versione licenziata dalla Camera, il progetto di legge verrà indicato come il ddl,,. Il vincolo di bilancio. Conformemente al senso dei primi quattro commi dell'art. 119, il ddl afferma: le risorse derivanti dai tributi e dalle entrate proprie di regioni ed enti locali, dalle compartecipazioni al gettito di tributi erariali e dal fondo perequativo consentono di finanziare integralmente il normale esercizio delle funzioni pubbliche attribuite" (art. 2, comma 2, lett e). Assumendo giurisdizioni tutte uguali per numero di abitanti all'interno dello stesso livello di governo, per esempio comunale, e trascurando tariffe e proventi simili (nonché le uscite finanziate da queste entrate), sostanzialmente dovrebbe funzionare così: Gi = Ti + Tri (1) Dove: Gi sono le spese della giurisdizione i ; Ti i tributi propri e le compartecipazioni e Tri i trasferimenti perequativi. Le compartecipazioni si distinguono dai trasferimenti perequativi in quanto restituiscono il finanziamento al territorio dove è stato raccolto il gettito e lasciano agli enti territoriali il rischio delle fluttuazioni del gettito locale. La misura di ogni compartecipazione è unica per l'intero territorio nazionale e non può essere variata se non dopo un certo numero di anni. Le compartecipazioni menzionate nel ddl non sempre paiono corrispondere a queste caratteristiche (si veda il paragrafo 5). La logica complessiva è che un ente locale con fabbisogni standard e con gettito locale standard non ha bisogno di trasferimento perequativo: Tri = (Fi Fs) (Ti Ts) (2) Dove: Fs è il fabbisogno standard e Ts il gettito o la capacità fiscale standard. Orientativamente possiamo pensare che Fs sia riferito a una popolazione tipica, con una certa quota di bambini, anziani e poveri, con patrimoni e redditi medi. In una giurisdizione di pari ampiezza demografica (ugualmente collocata in pianura, o in montagna, di pari densità abitativa, non turistica ecc.), ma, per esempio, con una quota

8 maggiore di bambini, anziani e poveri, troveremo Fi > Fs. In questo caso si dovrà perequare anche se l'imponibile locale, all'aliquota standard, dovesse determinare Ti = Ts. Se tutte le quattro variabili delta parte destra della (2) coincidono in un determinato valore (o se Fi = Ti < Fs = Ts), Tri è nullo: la giurisdizione i finanzia interamente la spesa con tributi propri e compartecipazioni. Il ddl distingue tra una perequazione che tiene conto di tutta la (2) da una perequazione che esclude dal conto la parte del fabbisogno. In questo caso, inoltre, si applica un fattore di incompletezza (K < 1), talché: Tri = K (Ts Ti) (3) Teoricamente la (3) può determinare un valore positivo del trasferimento anche quando applicando la (2) il trasferimento sarebbe nullo. E' il caso di una giurisdizione con capacità fiscale inferiore allo standard ma nella quale è ancora più basso, rispetto allo standard, il fabbisogno. I fondi che finanziano Tri nella Costituzione sono statali, la perequazione è verticale. Va da sé che quali che siano le regole di determinazione del trasferimento verso i singoli enti territoriali l'importo dei fondi deve essere compatibile con gli equilibri complessivi di finanza pubblica. Fi deve essere calcolato sulle stesse funzioni e spese contemplate in Fs. La stessa esigenza di omogeneità si presenta per Ti e Ts. Ciascuna delle incognite della (2) presenta problemi di individuazione e quantificazione. Nell'esperienza internazionale non sono sconosciuti sistemi di avvicinamento delle capacità fiscali locali simili a quello di cui alla (3). In Svezia, per esempio, con riferimento all'imposta sul reddito personale il trasferimento Gi al Comune i, fino al 1996, veniva calcolato così: Gi = 0,95 ni t ((yg) yi) (4) Dove: ni è il numero degli abitanti; t l'aliquota standard nazionale; y l'imponibile pro capite medio nazionale; g un fattore correttivo pari 1,27; yi I'imponibile pro capite medio del Comune i. Dopo il 1996 g è stato posto pari ad 1 determinando una riduzione dei trasferimenti. È chiaro che, con g = 1, quando yi > y si determina un trasferimento negativo, cioè un apporto del Comune interessato al fondo perequativo (Edmark e Ǻgren, 2007, pp. 5 6).

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