CURIOSITÀ DELLA LINGUA ITALIANA

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1 CURIOSITÀ DELLA LINGUA ITALIANA 01-FAMIGLIE DI PAROLE... PAROLE... PAROLE Carlo Iandolo

2 Vi sono molte parole chiaramente dello stesso nucleo linguistico oppure solo apparentemente distanti per forme o significati, che invece egualmente rientrano nella stessa famiglia. 1) Il primo piccolo gruppo riguarda la nostra relazione con le stelle, qui rappresentate da tre verbi derivati dal neutro plurale latino sidera. Ecco considerare, il cui con- introduce la comunione e la comunicazione con gli astri, osservandoli e riflettendo con essi al fine di trovare auspici benevoli. C è poi desiderare, in cui il prefisso estrattivo de- accentua il concetto del sofferto distacco, in quanto siamo lontani da essi, la cui mancanza provoca l intenso desiderio di disporne per un benevolo aiuto. Infine compare assiderare, che implica il cadere in potere delle stelle e delle loro emanazioni negative, com è il malefico e siderale freddo notturno. 2

3 2) Anche nel concetto del colore rosso rientra un ampia schiera di parole. Innanzitutto eritema (dal greco erýthema = rossore ), che appunto indica arrossamento della cute ; segue il rovere (dal lat. robus / robur roberis = anticamente materia rossa, poi quercia (rossa) da sempre considerata simbolo di durezza, stabilità e forza, come conferma ancora il collaterale aggettivo robusto. Ecco poi il rovo (con l aggettivo rovente ), all inizio aggettivo nella forma rubus = bruno rosso, quindi sostantivato col valore di pianta erbacea o arbustacea, fra cui il noto rovo di macchia che offre more; c è anche la rubrica, inizialmente aggettivo nel binomio (terra) rubrica = (terra) rossa, poi con la funzione e col significato attinto dall uso di scrivere i titoli dei capitoli, di modo che nel Medioevo indicò sunti e registri, per lo piú di piccole dimensioni. Ancora: oltre a rubicondo = di colorito rosso intenso e rubizzo = propr. forte come il rosso rovere (di persona, specie anziana, ancora florida e prestante), ecco il ruffiano (con ruf- variante rustica di rub- ), che in avvio partí da rúfulus diminutivo di rufus = tendente al rosso > *rufl-anus, in riferimento agli antichi prosseneti delle prostitute romane, le quali usavano parrucche di tale colore distintivo per attirare i clienti; il suffisso -ano del nostro sostantivo indica appunto pertinente al colore rosso, tipico delle parrucche delle loro indossatrici. Infine, una mia promessa: il regalo d un rubino, gioiello notoriamente di colore rosso vivo (da rub+inus ), a ogni nostra lettrice di... centoquindici anni. 3

4 3) Sembrerebbero distanti anche i sostantivi il rivo (da rivus > il rio) e il ruscello, mentre invece rientrano nella stessa famiglia linguistica. Infatti il secondo dei due risale al latino volgare o parlato *rius-cellus, che risulta doppio diminutivo della forma di base *rius-culus, nella cui prima parte si nascose un iniziale rivus, con la successiva perdita di -v- posta fra vocali. 4) C è analogia fra i due sostantivi vagína (= canale dell apparato genitale femminile) e guaina (anche qui con l accento orale sulla i, dal significato iniziale di fodero di cuoio )? Si tratta della stessa parola, solo che il trattamento longobardo mutò il va- iniziale del primo lemma in gua-, poi con la successiva caduta di -g- centrale: egualmente come vagire divenne guaire e un po come la frase latina di Brenno vae victis = guai ai vinti e come il sostantivo vadum divenuto guado. 5) Sembrerebbero etimologicamente distanti, appartenenti a famiglie linguistiche differenti, pensare e pesare, contrariamente all effettiva realtà espressiva. Infatti il primo verbo è un intensivo del latino pèndere (supino pensu-m ) che appunto indica il soppesare, riflettere. Del resto, nel passaggio dalla lingua volgare o parlata di Roma al fiorentino-italiano e a molti dialetti, il nesso ns facilmente si semplificò nella sola sibilante, incluso il nostro lemma: cosí gli accusativi sponsu-m > sposo, mense-m > mese, insula-m > isola...e i dialettismi napoletani consuo = cucire > cusetore e ( mensa ), da cui mensale-m > mesale... 4

5 6) Le connessioni fra ( lat. bàculu-m = bastone > ) bacchio con i lemmi bacillo, batterio, con l agnello definito abbacchio e forse imbecille sembrano evidenti e accettabili, anche se rimangono sfuggenti le ragioni etimologiche. Innanzitutto bacillo è esito diminutivo di baculu-m nello stesso senso di bastoncino, dalla forma ultraminuscola dei primi microrganismi riconosciuti al microscopio dagli osservatori iniziali; egualmente può dirsi per il significato di batterio, che però deriva dal greco baktérion. C è poi (*adbaculu-m >) abbacchio, forse per l usanza di legare l agnello a un bastone per favorirne la crescita, oppure perché abbacchiato, cioè abbattuto e ucciso a colpi di bastone. Infine c è chi nel gruppo inserisce anche l aggettivo imbecille = debole fisicamente e quindi anche mentalmente (cfr. napoletano sfessato = stanco, debole, derivato da fesso = sciocco ), cosicché è costretto a procedere col bastone; ma il solo Devoto disconosce tale etimologia, perché la a iniziale di baculum è breve e non potrebbe generare la e lunga reperibile in seconda sillaba nella parola imbecille-m. Giovanni Villani ( ). Nuova Cronica Carlo Iandolo 5

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