Migliori tecniche disponibili adottabili nello spandimento
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- Mariano Baldini
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1 Migliori tecniche disponibili adottabili nello spandimento di Laura Valli Giuseppe Bonazzi Claudio Fabbri Un indagine svolta dal Crpa su scala nazionale, ha evidenziato che l attuale stato di diffusione delle Migliori tecniche disponibili privilegia i ricoveri dei suini. Minori sono invece le applicazioni per i contenitori di stoccaggio degli effluenti e per le modalità di spandimento agronomico getto, su incarico di Apat (Agenzia per la protezione dell ambiente e servizi tecnici) e in collaborazione con Enea, per colmare questa lacuna. Il lavoro è stato svolto mediante un analisi dell attuale grado di introduzione delle Bat che ha coinvolto sia gli allevamenti suinicoli che quelli avicoli intensivi, così da valutare il potenziale di riduzione delle emissioni di ammoniaca provenienti dal settore agricolo a seguito dell implementazione della direttiva Ippc. Conside- L implementazione nel settore zootecnico della direttiva Ippc sulla prevenzione integrata dell inquinamento, porterà sicuramente a una sempre maggiore diffusione delle Migliori tecniche disponibili (Mtd o Bat Best available techniques) negli allevamenti. In mancanza di informazioni statistiche raccolte in modo sistematico sulla loro effettiva attuale penetrazione nel settore, il Crpa ha condotto un prorando infatti le emissioni nazionali di ammoniaca, stimate da Apat nell ambito dell inventario nazionale delle emissioni, si può osservare (figura 1) come l agricoltura rappresenti il settore maggiormente responsabile, con il 95% delle emissioni totali. Nell ambito del settore agricolo, le principali sorgenti di emissione di ammoniaca sono gli allevamenti zootecnici e l uso di fertilizzanti azotati. Come detto in precedenza, il lavoro ha riguardato gli alleva- Centro Ricerche Produzioni Animali - CRPA Reggio Emilia Negli allevamenti oggetto dell indagine, i pavimenti erano parzialmente o totalmente fessurati e grigliati con fossa di stoccaggio sottostante 12
2 Fertilizzanti 20% Figura 1 - Responsabilità dei diversi settori nelle emissioni nazionali di ammoniaca (anno 2004, fonte: Apat) menti soggetti alla direttiva Ippc, anche se qui vengono riportati i risultati relativi al solo comparto suinicolo. L INDAGINE Trasporti 4% aziende capi Rifiuti 1% La consistenza dei suini allevati in Italia per l anno 2003 è risultata pari a capi, di cui scrofe. La ripartizione delle aziende per classi di consistenza secondo l Istat è disponibile sulla base dei dati dell indagine Struttura e produzione delle aziende agricole (Spa). Da quanto riportato in tabella 1 e figura 2 risulta evidente che una larga maggioranza dei capi (57%) è allevato in aziende Ippc, anche se queste corrispondono a meno del 2% del. Suini Classi di capi Altro 0% Zootecnia 75% > Figura 2 - Ripartizione dei capi e degli allevamenti suinicoli per classi di consistenza (ISTAT, SPA 2003) In questo l Italia si differenzia dalla maggior parte degli altri Paesi comunitari. A livello europeo, infatti (BREF -BAT Reference document, 2002), la maggior parte dei suini da ingrasso (81%) è allevata in unità con più di 200 capi e il 63% in aziende con più di 400 capi, ma solo il 31% dei suini da ingrasso è allevato in unità con più di capi. È in Italia, Regno Unito e Irlanda che gli allevamenti da ingrasso sono caratterizzati dall avere più di capi, mentre in Germania, Spagna, Francia e Paesi Bassi gran parte dei suini da ingrasso è allevata in unità capaci di ospitare da 50 a 400 capi. Da queste cifre risulta evidente che nel resto della Ue so- Tabella 1 - Ripartizione dei capi e degli allevamenti suinicoli per classi di consistenza (ISTAT, SPA 2003) Suini Classi di capi Aziende lo un numero relativamente limitato di aziende è soggetto alla direttiva Ippc. Nelle tabelle 2 e 3 e in figura 3 viene mostrata (Istat Spa 2003) la ripartizione regionale dei capi suini in aziende al di sopra e al di sotto della soglia Ippc (2.000 suini di più di 30 kg o 750 scrofe). Secondo i dati presi in esame, quattro regioni, nell ordine Lombardia, Emilia Romagna, Piemonte e Veneto, detengono l 81% del patrimonio suinicolo italiano, con rispettivamente il 49, il 16 il 10 ed il 7% dei capi. Considerando le aziende Ippc, aziende Capi capi > Totale Piemonte Valle d'aosta Lombardia Trentino-A.A. Veneto Friuli-V.G. Liguria Emilia-Romagna Toscana Umbria Marche Lazio Abruzzo Molise Campania Puglia Basilicata Calabria Sicilia Sardegna Patrimonio suinicolo (2003) Figura 3 - Patrimonio suinicolo regionale (numero di capi) si può notare come siano le già citate regioni padane, il Friuli- Venezia Giulia e l Umbria a presentare più alte percentuali (oltre il 50%) di capi in allevamenti intensivi, anche se il numero di aziende interessate risulta, anche per queste regioni, piuttosto limitato (al massimo pari al 26% delle aziende regionali nel caso del Piemonte, al 21% per la Lombardia e al 12% nel caso dell Emilia-Romagna). Considerando tuttavia il numero complessivo dei capi in allevamenti Ippc rispetto al nazionale della stessa classe di consistenza, sono 13
3 SN_07_11_Supp_P12-19_Valli :40 Pagina 14 Lombardia (57%), Emilia Romagna (17%), Piemonte (6%) e Veneto (8%) le regioni che assommano il maggior numero di capi. Le altre presentano ciascuna consistenze, nelle aziende Ippc che non superano il 3% del nazionale. Gli allevamenti coinvolti dalla Direttiva Ippc sono 448 per Lombardia, 152 in Emilia Romagna, 68 in Piemonte, 62 in Veneto e 24 in Umbria. Secondo questi dati il numero massimo 14 lettiera PPF+raschiatore PPF+ricircolo in tubi PPF+ricircolo in canali PPF+VS PPF+fossa PTF+ricircolo in tubi PTF+ricircolo in canali PTF+VS PTF+fossa (SR) Suini ingrasso 0% 5% 10% 15% 20% 25% 30% 35% 40% Figura 4 - Ripartizione fra le tipologie di stabulazione per i suini a livello nazionale: scrofe in gestazione e suini all ingrasso di aziende suinicole coinvolte a livello nazionale dovrebbe essere pari a 819. METODI UTILIZZATI Tabella 2 - Ripartizione regionale dei capi suini in aziende e (aziende) Allevamenti suinicoli n. aziende % n. aziende % Italia ,7 Piemonte ,8 Valle d Aosta ,0 Lombardia ,2 Trentino ,0 Veneto ,6 Friuli - Venezia Giulia ,5 Liguria ,0 Emilia Romagna ,5 Toscana ,5 Umbria ,4 Marche ,0 Lazio ,2 Abruzzo ,1 Molise ,1 Campania ,0 Puglia ,0 Basilicata ,0 Calabria ,0 Sicilia ,1 Sardegna ,1 COSÌ AVVIENE LO STOCCAGGIO Negli archivi di dati raccolti relativi alle diverse regioni è stato possibile trarre informazioni sulle tipologie di stoccaggio adottate per i liquami (laguna, vasca a pareti verticali, eventualmente coperta) e per i materiali palabili (platea, accumulo in campo), sulla presenza o meno di copertura e pavimentazione, sui volumi e sulle superfici disponibili. La ripartizione delle tipologie di stoccaggio degli effluenti per gli allevamenti Ippc e non Ippc viene illustrata in figura 7. Risulta che per gli allevamenti Ippc il 45% dei capi è dotato di lagune e il 50% di vasche a pareti verticali. Negli allevamenti intensivi le due tipologie di strutture per lo stoccaggio dei liquami risultano quindi sostanzialmente equiripartite a livello nazionale. Nel caso degli allevamenti non Ippc, invece, prevalgono le vasche (59% dei capi) rispetto alle lagune (35% dei capi), a motivo, presumibilmente, delle minori dimensioni di stoccaggio richieste. Le vasche coperte incidono solo per il 3% dei capi sul nazionale, mostrando una maggiore diffusione (18% dei capi) nell area del Nord-Ovest. Si sono anche riscontrate alcune differenze nel livello di diffusione delle varie tipologie di contenitori di stoccaggio fra le diverse aree territoriali (figura 8): nelle regioni di Nord-Est e di Nord-Ovest prevalgono le vasche a pareti verticali, mentre in Emilia e Centro Italia le lagune in terra. Al momento di conduzione dell indagine la grande maggioranza delle Regioni non aveva ancora chiuso la scadenza dei termini di presentazione delle domande di Autorizzazione integrata ambientale (Aia) ai sensi della Direttiva Ippc, per cui non è stato possibile procedere a un loro esame. Per raccogliere dati che consentissero una valutazione della diffusione attuale delle Migliori tecniche disponibili negli allevamenti intensivi, si è quindi dovuto ricorrere ad altre fonti, quali archivi di dati già raccolti con finalità diverse e in possesso di amministrazioni provinciali o regionali o di associazioni di categoria 1. Tenendo conto della situazione precedentemente illustrata che evidenzia quanto la zootecnia 1 Si ringrazia la Regione Lombardia, Unità Organizzativa delle Politiche Agroambientali e Servizi per le Imprese, l Istituto di Ingegneria Agraria dell Università di Milano, l Arpa di Forlì-Cesena, la Provincia di Reggio Emilia, la Provincia di Torino e l Associazioni Produttori Suinicoli (APS) del Piemonte per avere reso disponibili al Crpa gli archivi utilizzati per questo studio. gabbie+raschiatore gabbie+rircolo gabbie+pavimento in pendenza gabbie+fossa (SR) intensiva in Italia sia principalmente concentrata nelle regioni padane (per il settore suinicolo, considerando le aziende Ippc, si trova in queste regioni l 88% dei capi) ci si è rivolti, nel reperimento dei dati, essenzialmente a questa area territoriale. Si è considerato di poter ripartire l Italia in quattro aree territoriali caratterizzate da tipologie di allevamento relativamente omogenee e all interno delle quali raccogliere campioni significativi: l area padana di Nord-Ovest, l area padanoveneta di Nord-Est, l Emilia e infine la Romagna considerata assieme ad alcune regioni del Centro Italia con le quali con- Scrofe in allattamento 0% 10% 20% 30% 40% 50% 60% Figura 5 - Ripartizione fra le tipologie di stabulazione per i suini a livello nazionale: scrofe in sala parto
4 SN_07_11_Supp_P12-19_Valli :19 Pagina 17 adottato nel Bref, sono state suddivise in tre categorie, a seconda delle principali classi animali i cui ricoveri presentano caratteristiche strutturali simili: suini in accrescimento/ingrasso e scrofe in attesa calore/gestazione; scrofe in sala parto; suinetti in post-svezzamento. Nelle figure 4, 5 e 6 vengono rispettivamente rappresentati i risultati dell elaborazione relativa alle tipologie di stabulazione nel caso dei suini all ingrasso e scrofe in gestazione, delle scrofe in sala parto e dei suinetti in post-svezzamento. A livello nazionale risulta che per i ricoveri per suini all ingrasso e scrofe in gestazione le tipologie di stabulazione più diffuse, sia negli allevamenti Ippc che non Ippc, sono il pavimento parzialmente fessurato (PPF) con fossa di stoccagdivide una notevole omogeneità di caratteristiche stabulative e gestionali. Il campione di aziende considerato nel presente lavoro può essere ritenuto un campione ampio (complessivamente a livello nazionale sono stati inclusi nel campione suini su una popolazione di animali al 2003, pari al 44% dei capi suini nazionali) e sufficientemente rappresentativo a livello territoriale, tenuto conto della specificità della distribuzione degli allevamenti suinicoli. I RICOVERI PPF+fossa PTF/PTG+VS PTF/PTG+ricircolo PTF/PTG+raschiatore PTG+pavimento in pendenza PTF/PTG+VS PTF/PTG+fossa (SR) Non è parso lecito estendere le informazioni ricavate dal campione analizzato ad altre regioni al di fuori delle aree prima specificate. I capi suini esclusi dall analisi effettuata assommano comunque a meno del 9% dei capi nazionali. I dati raccolti, suddivisi fra capi in aziende Ippc e non Ippc, sono stati analizzati relativamente alle fasi emissive tipiche degli allevamenti zootecnici, rispetto alle quali sono identificabili le rispettive Migliori tecniche disponibili (Mtd) per la loro riduzione: ricovero degli animali, stoccaggio degli effluenti e loro spandimento agronomico. La codifica e la descrizione delle Mtd per gli allevamenti suinicoli, in analogia a quanto Suinetti 0% 10% 20% 30% 40% 50% 60% 70% Figura 6 - Ripartizione fra le tipologie di stabulazione per i suini a livello nazionale: suinetti in post-svezzamento platea vasca di trattamento vasca scoperta vasca coperta laguna Il pavimento totalmente fessurato con fossa di stoccaggio è il sistema di riferimento, ossia la tecnica che comporta le maggiori emissioni. Il pavimento parzialmente fessurato con fossa di stoccaggio è una tecnica che comporta una certa riduzione delle emissioni grazie al contenimento della superficie emissiva, ma la riduzione che consente è abbastanza modesta (20-40%), per cui tale tecnica non viene considerata Bat per i suini all ingrasso, ma solo nel caso delle scrofe in gestazione, in considerazione della minore incidenza sul peso vivo complessivo dell allevamento che questa categoria riveste. Le tecniche considerate Bat, cioè quelle che comportano sistemi di rimozione rapida dei liquami, sono complessivamente più diffuse negli allevamenti Ippc (con un range che va dal 28 al 41% nel caso delgio sottostante (35% nel caso dei grassi e 50% nel caso delle scrofe per i capi Ippc e 47% nel caso dei grassi e 56% nel caso delle scrofe per i capi non Ippc) e il pavimento totalmente fessurato (PTF) con fossa di stoccaggio sottostante (24% per i grassi e 23% per le scrofe per i capi Ippc e 28% per i grassi e 32% per le scrofe per i capi non Ippc). Tabella 3 - Ripartizione regionale dei capi suini in aziende e (capi) Allevamenti suinicoli 17 n. capi Figura 7 - Ripartizione delle tipologie di stoccaggio a livello nazionale regionale n. capi regionale nazionale Italia Piemonte Valle d Aosta Lombardia Trentino Veneto Friuli - Venezia Giulia Liguria Emilia Romagna Toscana Umbria Marche Lazio Abruzzo Molise Campania Puglia Basilicata Calabria Sicilia Sardegna % 10% 20% 30% 40% 50% 60%
5 SN_07_11_Supp_P12-19_Valli :19 Pagina 18 le aziende Ippc e dal 13 al 25% per quelle non Ippc), a testimonianza del fatto che gli allevamenti di maggiori dimensioni sono quelli naturalmente più portati ad investire nell ammodernamento degli impianti e delle strutture, con conseguente introduzione di tecniche a minore impatto ambientale. Nel caso delle scrofe in sala parto la tecnica maggiormente diffusa (56% nelle aziende Ippc e 45% in quelle non Ippc) è il sistema di riferimento, ossia la stabulazione in gabbie con stoccaggio delle deiezioni nella fossa sottostante e rimozione a fine ciclo. Ben rappresentate risultano anche le gabbie parto con pavimento totalmente grigliato e piano sottostante in pendenza per lo sgrondo delle urine (34% nelle aziende Ippc e 48% in quelle non Ippc). Va detto che sono state incluse in questa tipologia le gabbie parto con il piano sottostante orizzontale, ma con lavaggio giornaliero ad acqua, in quanto anche questa modalità di stabulazione, pur comportando ingenti consumi di acqua, porta a una buona riduzione delle emissioni rispetto al sistema di riferimento. Le altre due tipologie che prevedono fosse dotate di sistemi 18 platea vasca di trattamento vasca scoperta vasca coperta laguna di rimozione frequente dei reflui, ossia con ricircolo delle deiezioni o con sistemi di asportazione meccanica, risultano assai poco diffuse (3 e 7% rispettivamente nel caso delle aziende Ippc e 3% per entrambe nel caso delle aziende non Ippc). Anche per i suinetti in postsvezzamentola tecnica maggiormente diffusa è il sistema di riferimento (68% nelle aziende Ippc e 56% in quelle non Ippc), seguita dalla tipologia del pavimento in pendenza (11% nelle aziende Ippc e 19% in quelle non Ippc), del tutto simile a quella in uso per le gabbie parto. LO SPANDIMENTO Nel caso dei suinetti risulta anche ben rappresentato il sistema a ricircolo in tubi o cunette senza strato liquido (8% nelle aziende Ippc e 16% in quelle non Ippc), mentre meno presenti risultano i sistemi di rimozione a vacuum system (9% considerando la somma dei casi applicati ai box con pavimento totalmente fessurato e con pavimento parzialmente fessurato). Quasi assenti i sistemi di rimozione meccanica con raschiatore (3% e 1%). Le modalità di applicazione degli effluenti di allevamento per i liquami suinicoli, emerse Stoccaggio Nord-Ovest Centro Emilia Nord-Est 0% 10% 20% 30% 40% 50% 60% 70% 80% 90% Figura 8 - Diffusione delle tipologie di stoccaggio degli effluenti nelle aree territoriali considerate incorporazione rapida iniezione profonda iniezione poco profonda spandimento a bande a tutto campo Figura 9 - Diffusione delle modalità di spandimento agronomico dei liquami dall indagine effettuata, vengono presentate in figura 9. Ancora largamente diffusa è risultata la modalità di applicazione che comporta le maggiori emissioni, ossia lo spandimento a tutto campo senza rapida incorporazione (78% dei capi). I sistemi che comportano una riduzione delle emissioni dal 30 all 80% appaiono sostanzialmente equamente ripartite, con percentuali di diffusione modeste che vanno dal 3 (iniezione poco profonda) all 8% (iniezione profonda). CONCLUSIONI L indagine realizzata dal Crpa ha permesso di rilevare che l attuale stato di diffusione delle Mtd negli allevamenti suinicoli italiani riguarda prevalentemente i ricoveri piuttosto che i contenitori per lo stoccaggio degli effluenti o le modalità di spandimento agronomico degli stessi. Questa situazione trova motivo nel fatto che gli interventi attuati sui ricoveri nascono maggiormente da esigenze legate al mantenimento di un buon livello igienico della porcilaia e di condizioni di benessere per gli animali, più che non da motivazioni di carattere strettamente ambientale. Risulta comunque che nel settore dell ingrasso e della gestazione è già elevata (75% Spandimento 0% 10% 20% 30% 40% 50% 60% 70% 80% dei capi) la diffusione di sistemi di stabulazione a minore emissività rispetto al sistema di riferimento (tutto fessurato con fossa di stoccaggio prolungato): questo lascia supporre che lo spazio per una ulteriore introduzione di Mtd risulti abbastanza limitato. Per contro, nelle fasi di stoccaggio e di spandimento agronomico degli effluenti il sistema di riferimento (cioè il più emissivo) è ancora largamente prevalente. D altro canto è proprio sulla fase di spandimento agronomico che gli interventi di riduzione delle emissioni possono avere maggiore efficacia, in quanto essa costituisce la fase finale della catena emissiva. Se infatti le tecniche di contenimento delle emissioni di ammoniaca applicate nelle fasi a monte portano ad ottenere al campo effluenti più ricchi di azoto, occorre che anche all atto dell applicazione dei reflui vengano adottate tecniche a bassa emissività per non vanificare i risultati ottenuti negli stadi precedenti. Va anche detto che le Mtd adottabili nella fase di spandimento sono di tipo prevalentemente gestionale e quindi più facilmente ed economicamente applicabili rispetto agli interventi strutturali che sono necessari nel caso dei ricoveri e dei contenitori di stoccaggio.
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