PERICOLOSITÀ,, RISCHIO DI FRANA E PIANIFICAZIONE. UN CASO DI STUDIO NEL BACINO DEL FIUME MAGRA

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1 Scuola di Dottorato in Scienze della Terra PERICOLOSITÀ,, RISCHIO DI FRANA E PIANIFICAZIONE. UN CASO DI STUDIO NEL BACINO DEL FIUME MAGRA Tutore Prof. Paolo Roberto Federici Candidato David Giuntini

2 Convenzione di studio fra l Autorità di Bacino del Fiume Magra ed il Dipartimento di Scienze della Terra dell Università di Pisa, sottoscritta il 9/9/02. L Autorità di Bacino ha finanziato con fondi ex L.183/89 una borsa di studio di Dottorato di Ricerca in geomorfologia la cui attività si è concretizzata nel presente lavoro. Gennaio 2003 Inizio dottorato - 9 Marzo 2006 Dissertazione finale

3 OBIETTIVI Valutazione della PERICOLOSITÀ DI FRANA Stima dei livelli di RISCHIO Realizzazione di una carta di propensione al dissesto Proposta di una normativa per la gestione del territorio

4 STATO DELLA NATURA ELEMENTI A RISCHIO cause effetti tipologia valore PERICOLOSITA INTENSITA VULNERABILITA RISCHIO SPECIFICO DANNO POTENZIALE RISCHIO TOTALE GESTIONE DEL RISCHIO RISCHIO ACCETTABILE (GNDCI 1994)

5 Esame dei PAI e raccolta bibliografica METODOLOGIE Raccolta dati: geologici e geologico-tecnici, climatologici, storici ecc. Rilevamento sul terreno e fotointerpretazione Elaborazioni con tecniche GIS Esame PAI Raccolta dati Individuazione frane Pericolosità Rischio Suscettività Gestione Rischio Primo anno Secondo anno Terzo anno

6 QUADRO NORMATIVO DI RIFERIMENTO Legge 183/89 Norme per il riassetto organizzativo e funzionale della difesa del suolo Il territorio nazionale viene suddiviso in bacini idrografici ATTIVITÀ CONOSCITIVE E DI PIANIFICAZIONE PIANO di BACINO D.L.180/98 PAI Piani Stralcio per l assetto l idrogeologico D.P.C.M. 29/10/98 - Atto di indirizzo e coordinamento per l individuazione dei criteri relativi agli adempimenti di cui all art. 1, commi 1 e 2, del decreto-legge 11 giugno 1998, n.180 CORRETTA POLITICA DI GESTIONE DEL TERRITORIO PUÒ ESSERE OTTENUTA SOLO ATTRAVERSO UNA APPROFONDITA CONOSCENZA DEI PROCESSI NATURALI

7 SCHEMA METODOLOGICO PAI (DPCM 29/9/98) Fase 1 - Fase di individuazione delle aree interessate da dissesti Fase 2 - Fase di perimetrazione e valutazione dei livelli di rischio: - valutazione dei livelli di pericolosità dei fenomeni di dissesto - individuazione degli elementi a rischio Fase 3 - Fase di programmazione della mitigazione del rischio.

8 LA PERICOLOSITÀ nel mondo USGS - Servizio Geologico degli Stati Uniti, 1977: pericolo geologico qualsiasi processo o evento potenziale che costituisce una minaccia per la salute, la sicurezza ed il benessere di una collettività o per l economia di una qualsiasi popolazione. Rapporto UNESCO di Varnes, 1984: hazard probabilità che un fenomeno potenzialmente distruttivo si verifichi in un dato periodo di tempo ed in una data area. In tale definizione manca un riferimento alle dimensioni del fenomeno e all'intensità,, che ne condizionano il comportamento e le potenziali conseguenze EINSTEIN, 1988 Pericolo o intensità (danger) per caratterizzare il fenomeno, pericolosità (hazard) per caratterizzare l imprevedibilità, rischio (risk) per caratterizzare le conseguenze DRM (Min. Amb. Francia), 1990 Aléa (pericolosità) = Intensità x Probabilità di occorrenza FELL, Pericolosità = Intensità x Probabilità di occorrenza

9 LA PERICOLOSITÀ in Italia Canuti & Casagli,, 1996 (GNDCI) - Probabilità che un fenomeno potenzialmente distruttivo di determinata intensità si verifichi in un dato periodo di tempo ed in una data area. Dove per intensità si intende la severità geometrica e meccanica del fenomeno. Viene espressa in termini di probabilità o Tr. Crescenti, Definizione di questo tipo può essere di difficile interpretazione in quanto il termine pericolosità è collegato, dalla maggior parte delle persone, al pericolo effettivo, cioè non solo alla probabilità che un certo evento accada, ma anche alla sua intensità. Panizza,, Pericolosità (hazard) come funzione dell'intensità e della frequenza di accadimento di un certo evento potenzialmente distruttivo in una certa area del territorio. H=ƒ(I;F)

10 VALUTAZIONE DELLA PERICOLOSITÀ 4 CONCETTI FONDAMENTALI Localizzazione spaziale DOVE? Frequenza o ricorrenza QUANDO? QUANTO SPESSO? Previsione tipologica FENOMENO ATTESO E POSSIBILE EVOLUZIONE? Intensità o magnitudo QUANTO GRANDE? QUANTO VELOCE? CARATTERIZZAZIONE DELL IMPREVEDIBILIT IMPREVEDIBILITÀ

11 ZONAZIONE DELLA PERICOLOSITÀ DI FRANA In un qualsiasi programma di definizione delle situazioni a rischio, la zonazione della pericolosità non è solo l'elemento conoscitivo iniziale, ma anche il più importante. I metodi proposti dalla letteratura scientifica si basano su pochi e ampiamente accettati principi o assunzioni: i movimenti di versante lasciano sul territorio trasformazioni morfologiche riconoscibili, classificabili e cartografabili; le frane sono controllate da leggi meccaniche che possono essere determinate empiricamente o statisticamente; i fattori di instabilità possono essere individuati ed utilizzati per elaborare modelli predittivi (Dietrich et al., 1995); il passato ed il presente sono le chiavi per la comprensione degli eventi futuri (Varnes et al., 1984; Carrara et al., 1991); partendo dal presupposto che le frane future si svilupperanno preferibilmente nelle condizioni (geologiche, morfologiche, ecc.) che hanno portato ai movimenti di versante del passato e di oggi, risulta ovvio che la conoscenza e la comprensione di eventi passati sono essenziali per tentare di prevedere le situazioni future.

12 ZONAZIONE DELLA PERICOLOSITÀ DI FRANA Metodi qualitativi Metodi quantitativi Criteri soggettivi Zonazione in termini descrittivi Criteri oggettivi (riproducibili?) Stime numeriche della probabilità Inventari frane Carte derivate da cartografia geomorfologica Sovrapposizione carte tematiche (indicizzazione delle cause) Modelli statistici Modelli deterministici Valutazione della componente spaziale

13 COSA MANCA? Previsione temporale: servono dati sulla frequenza dei movimenti, che possono essere ricavati dall analisi delle serie temporali degli eventi, tramite archivi storici e dall esame di riprese aeree di anni diversi. Studio di soglie d innesco. Previsione tipologica: la tipologia del fenomeno, infatti, influenza in modo determinante la valutazione previsionale sia dell intensità del fenomeno stesso sia della vulnerabilità del territorio. Tale previsione viene eseguita sulla base di criteri geologici e geomorfologici semplificati. Previsione dell evoluzione: La previsione della propagazione dei fenomeni è un aspetto importante nel processo di valutazione della pericolosità, in quanto consente di individuare le aree che possono essere interessate, direttamente o indirettamente, dal fenomeno franoso.

14 NELLA PRATICA DELLA PIANIFICAZIONE IN ITALIA? La valutazione quantitativa della pericolosità in termini di probabilità di occorrenza è impraticabile a scala provinciale e regionale per l impossibilità di reperire dati dettagliati e rappresentativi sulla ricorrenza temporale dei fenomeni e sulle relazioni frequenza-intensità. La valutazione della pericolosità si basa sulla considerazione che un dato fenomeno franoso avviene con maggiore frequenza laddove si è verificato in passato. Quindi una carta inventario dei fenomeni franosi, può consentire una previsione spaziale della pericolosità da frana. Il Il passato ed ed il il presente sono sono le le chiavi chiavi per per la la comprensione degli degli eventi eventi futuri futuri (Varnes,, 1984) 1984)

15 DIFFERENZE nella determinazione della PERICOLOSITÀ Pericolosità funzione dello Stato di Attività Magra Arno Serchio Pericolosità funzione dell Intensit Intensità e dello Stato di Attività Tevere Basilicata Calabria Marecchia Conca Isonzo, Tagliamento, Livenza, Piave, Brenta-Bacchiglione (Alto Adriatico) DPCM: DPCM: quale quale elemento essenziale per per la la individuazione del del livello livello di di pericolosità,, si si può può assumere la la localizzazione di di eventi eventi passati,, riconoscibili o dei dei quali quali si si ha ha al al momento presente cognizione.

16 AdB Arno Valutazioni qualitative sulle condizioni di stabilità: condizioni geomorfologiche sfavorevoli, litologie con caratteri sfavorevoli alla stabilità. AdB Serchio Propensione al dissesto per particolari caratteristiche geomorfologiche (orli di terrazzo, terreni acclivi) e litologiche. Bacini regionali liguri - Carte di Suscettività al Dissesto dei Versanti. AdB Reno Indice di dissesto per Unità Idromorfologiche Elementari. Zonazione estesa all intera U.I.E. AdB Arno Bacino T. Virginio metodologia sintesi fra previsione spaziale e previsione tipologica.

17 Stato di attività di una frana secondo il WP/WLI (Working Party on World Landslide Inventory, 1993): Frana attiva (active), al momento dell osservazione risulta essere in movimento. Frana sospesa (suspended), si è mossa nell ultimo ciclo stagionale, ma attualmente non è attiva. Frana riattivata (reactivated), dopo un periodo di inattività si è rimessa in movimento. Frana inattiva (inactive), si è mossa l ultima volta prima dell ultimo ciclo stagionale; le inattive si possono ulteriormente suddividere in: Frana quiescente (dormant), il movimento può essere riattivato dalle cause che lo hanno originato. Frana naturalmente stabilizzata (abandoned), non può più essere influenzata dalle cause originarie, le cause del movimento sono state naturalmente rimosse. Frana artificialmente stabilizzata (stabilized), è stata stabilizzata da misure di stabilizzazione artificiali. Frana relitta (relict), si è sviluppata in condizioni geomorfologiche o climatiche considerevolmente diverse da quelle attuali.

18 Stato di attività di una frana secondo le Norme di Attuazione del PAI Frana Attiva: in movimento continuo o discontinuo. Frana Quiescente: in movimento discontinuo; sono ancora attive le cause che hanno determinato il movimento originario e l accumulo si può rimobilitare nel suo complesso. Frana Inattiva: Frana Inattiva: non più riattivabile nel suo complesso in quanto stabilizzata naturalmente o artificialmente; non sono più attive le cause che hanno determinato il movimento originario; sono comunque possibili locali riattivazioni, di intensità minore del fenomeno originario.

19 VALUTAZIONE della PERICOLOSITÀ H=f(F;I) F=frequenza ;; I=intensità Ufficio Bundesamt für Umwelt, Wald und Landschaft (BUWAL) della Confederazione Elvetica (Ufficio Federale per l ambiente, i boschi e il paesaggio) Stima dell intensità dell evento e della frequenza probabile Schemi semplificati facilmente fruibili da amministratori ed esperti di pianificazione Affine a quanto previsto dalla normativa italiana Testata in Italia: Piano del rischio del Comune di Corvara (Univ. Modena, CNR IRPI Pd); Piano del rischio del Comune di Chiampo (Vi) (CNR IRPI Pd); PAI Livenza. Met. CNR IRPI Pg Piano Stralcio AdB Tevere. Peric. e rischio in Umbria (Cardinali, 2002) Opportune modifiche sono state introdotte al fine di contestualizzare il metodo all ambito ambito territoriale in cui si intende applicarlo e agli obiettivi del P.A.I. Magra

20 PROCEDURA 1. Perimetrazione delle aree in frana; 2. Definizione delle caratteristiche velocità, spessori e volumi); 3. Stima della frequenza probabile del fenomeno; del movimento (tipologia, 4. Applicazione di matrici di incrocio dei dati (intensità/frequenza probabile) ed assegnazione del livello di Pericolosità. Si tratta di una procedura di valutazione della Pericolosità di tipo geomorfologico, per la quale sono insiti alcuni caratteri di soggettività propri del metodo

21 F. Magra AREA DI STUDIO Liguria Toscana Emilia Emilia Romagna Romagna F. Vara

22 EVOLUZIONE TETTONICA Cretaceo Sup. - Miocene M. Pliocene Inf. Pleistocene M.-S.- Olocene Fase tettonica in regime compressivo Costruzione della catena a falde appenninica Fase distensiva, formazione di depressioni tettoniche Alta Val di Magra graben asimmetrico Sollevamento differenziale e basculamento Approfondimento del reticolo idrografico

23 SCHEMA TETTONICO

24 SCHEMA TETTONICO

25 LINEAMENTI GEOGRAFICI Area 50 Km Quota minima 213 m Quota massima 1588 m

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29 CARTA DELLE PENDENZE

30 1. PERIMETRAZIONE AREE IN FRANA Rilevamento geomorfologico sul terreno Fotointerpretazione ed analisi di ortofoto Archiviazione dei dati di campagna in ambiente G.I.S.

31 Lavoro di campagna (Scala 1:5.000) 2. Osservazione foto aeree e ortofoto 3. Analisi immagini satellite 4. Operazioni GIS di overlay e digitalizzazione (scala 1:10.000) 4

32 LEGENDA

33 Forme strutturali Rilievo a cuesta Faccette triangolari

34 Forme legate all azione azione delle acque superficiali Accumulo Erosione

35 Forme e processi di versante Detrito di versante Cono di detrito

36 Frana di Patigno VdT Pat SL

37 CARTA PENDENZE Profilo longitudinale

38 Loc. San Lorenzo

39 Loc. Val di Termine

40

41 Frana di M. Tecchione M. Tecchione Passo Due Santi

42 got ccv2 arb acc m

43 Frana di Castello

44 Frana di Coloretta A A B B B

45 Frana di Torrano

46 Qualche numero. Numero frane ed area frane (ha) Numero frane colamento complessa crollo colata dt dgpv scivolamento tras. Area frane (ha) scivolamento rot.

47 Qualche numero. Le frane censite sono complessivamente 940 Densità di circa 19 frane per km 2 Le forme connesse a fenomeni franosi occupano una superficie di circa 11 km 2 21,6% dell'intero territorio di studio Le frane sono concentrate nella parte alta della vallata, dove raggiungono il 32% di copertura del territorio.

48 ORIGINE DEI PRIMI MOVIMENTI GRAVITATIVI Sollevamenti Pleistocene - Olocene EROSIONE FLUVIO-TORRENTIZIA Formazione di versanti ampi ed acclivi Sollecitazioni sismiche Ammassi rocciosi in disequilibrio Frequenza ed intensità dei sismi superiori a quelle storicamente note Crisi climatiche del Quaternario Incrementi consistenti delle precipitazioni Condizioni periglaciali Disturbi superficiali Produzione di materiale detritico Acque prodotte durante il disgelo

49 MOVIMENTI GRAVITATIVI ATTUALI Ulteriore scadimento delle caratteristiche meccaniche dei materiali Materiale in frana: resistenza al taglio residua Scalzamento al piede ad opera dei corsi d acquad Diminuzione del sostegno laterale Piogge e sollecitazioni sismiche INSTABILITA intermittente Fasi di quiescenza alternate a fasi di attività

50 2. DEFINIZIONE CARATTERISTICHE DEL MOVIMENTO I=f(v; I=f(v;sg) v=velocità; sg=severità geometrica Velocità Velocità Lenta Rapida Molto rapida Tipo Scivolamenti s.l. Colate Crolli/ribaltamenti Sigla v1 v2 v3 Movimenti a cinematica lenta scivolamenti, colamenti, espansioni lat., frane complesse Movimenti a cinematica rapida colate terra e detrito. Movimenti a cinematica veloce crolli, ribaltamenti, colate detritiche.

51 Severità geometrica SEVERITÀ GEOMETRICA DELLE FRANE BASATA SUL VOLUME DELLA MASSA SPOSTATA SG VOLUME (v1) VOLUME (v2) DIAMETRO BLOCCHI (v3) 5 > m 3 > m 3 >10 m m m m m m m m m 3 0,5-2 m 1 < m 3 < m 3 <0,5 m (Fell, 1994 modificato; BUWAL, 1998 modificato) Le classi di volume sono state ricavate dalla classificazione di Fell (1994), modificata sulla base della distribuzione dei volumi delle frane riconosciute sul terreno, per renderla più aderente alle specificità dell'area di studio.

52 Valutazione dello spessore Indagini geognostiche Osservazioni di campagna (tipologia di movimento, morfometria) Scivolamenti superficiali, colamenti spessore <2m <2m Movimenti localizzati spessore 2-10m 2-10m Scivolamenti di di ampie ampie porzioni di di versante spessore >10m >10m

53 Matrice per la valutazione dell Intensit Intensità I=f(v;sg) CROLLI (v3) VELOCITA' (V) COLATE (v2) SCIVOLAMENTI (v1) <0,5 m Molto leggera SEVERITÀ GEOMETRICA (sg) 0,5-2 m 2-5 m 5-10 m Leggera Moderata Elevata >10 m Molto elevata < m 3 Molto leggera m3 Leggera Molto leggera m m 3 Leggera Elevata Moderata m 3 Moderata m 3 Molto elevata Elevata > m 3 Molto elevata (Cardinali et al. 2002, modificata)

54 3. STIMA DELLA FREQUENZA DEI FENOMENI FRANOSI PROBLEMA Mancanza di dati storici sufficienti ad analizzare i Tr in modo statistico APPROCCIO GEOMORFOLOGICO Osservazioni geomorfologiche, analisi di foto aeree, notizie storiche locali, pubblicazioni, studi, segnalazioni Frequenza (F) Tempo di ritorno Stato attività Sigla Inattive >500 anni Frane inattive Tr1 Episodiche a bassa frequenza anni Frane quiescenti Tr2 Episodiche a media frequenza anni Frane quiescenti Tr3 Episodiche ad alta frequenza 1 30 anni Frane quiescenti Tr4 Frane attive, continue e/o intermittenti <1 anno Frane attive Tr5 (BUWAL, 1998; Flageollet, 1996)

55 Frane attive Individuate per mezzo del rilevamento o da dati di monitoraggio. Evidenze rappresentate da rigonfiamenti, frature aperte, ondulazioni, inclinazioni anomale degli alberi, scarpate fresche, lesioni ad edifici e strade. Frane quiescenti ad alta freq. Confronto foto aeree, notizie di archivio, dati di monitoraggio. Osservazioni dei caratteri morfologici: grado di preservazione della morfologia, condizione di riempimento delle fratture, forma del reticolo idrografico. Frane quiescenti a media freq. Fonti storiche, inventari. Caratteri morfologici simili a quelli delle frane a + alta freq. Ma non presentano segni di attività nelle foto aeree. Frane quiescenti a bassa freq. Morfologia evoluta a causa dell azione degli agenti esogeni. Tuttora riattivabili dalle cause che li hanno originati. Non si hanno notizie documentate di movimenti. Frane inattive Movimenti connessi ad un contesto morfoclimatico diverso e non riattivabili dalle cause originarie. Nicchia di distacco poco visibile, morfologia regolarizzata rispetto agli elementi morfologici adiacenti. La dinamica morfoevolutiva risulta esaurita.

56 4. DEFINIZIONE DEI LIVELLI DI PERICOLOSITÀ H=ƒ(F;I) Attive FREQUENZA (F) Tr 1 30 Tr Tr Inattive I N T E Molto elevata Elevata P4 P4 P4 P4 P4 P3 P3 P2 P2 P2 N S I T Moderata Leggera P4 P4 P3 P3 P2 P2 P2 P1 P1 P1 À (I) Molto leggera P4 P2 P2 P1 (BUWAL, 1998 modificata) P4 pericolosità molto elevata P3 pericolosità elevata P2 pericolosità media P1 pericolosità scarsa

57 CARATTERISTICHE DEL MOVIMENTO

58 CARATTERISTICHE DEL MOVIMENTO

59 frane frane censite censite 18% 18% pericolosità pericolositàmolto elevata elevata (P4) (P4) 14% 14% pericolosità pericolositàelevata elevata (P3) (P3) 47% 47% mediamente mediamente pericolose pericolose (P2) (P2) 21% 21% scarsamente scarsamente pericolose pericolose (P1) (P1)

60 Numero frane Area frane (ha) P4 P3 P2 P1 Classificazioni a confronto Class. AdB Magra Nuova class. 400 Area (ha) Magra Magra Magra P4 P3 P2 P1

61 Pg2 208 frane 421ha Classificazione AdB Pg3 577 frane 544ha Pg4 155 frane 119ha Pg1 241 frane 223ha Classificazione Met. Svizzero Pg2 441 frane 510ha Pg3 95 frane 155ha Pg4 163 frane 196ha

62 SCENARI EVOLUTIVI Sono stati delimitati degli "areali di pericolosità", ovvero delle zone che comprendano porzioni di territorio che possono essere interessate da propagazioni del movimento.

63 Aspetti positivi gli elementi conoscitivi necessari per l'applicazione sono facilmente identificabili e comprensibili (area in dissesto, dimensioni, velocità, frequenza) impone una maggiore comprensione dei processi naturali l'incremento delle conoscenze consente di raggiungere migliori risultati pianificatori le matrici di correlazione sono di facile comprensione, permettono un controllo completo sulle fasi del procedimento e possono essere modificate ed adattate ad esigenze particolari in assenza di accurate conoscenze circa la geometria del dissesto è comunque possibile valutare la pericolosità sulla base delle informazioni derivanti dallo studio geomorfologico (relazioni tra tipologia del dissesto, velocità e masse in movimento) la conoscenza della geometria del dissesto, derivante da studi più approfonditi, rappresenta un valore aggiunto nella determinazione della pericolosità, consentendo di avere un'informazione utile al dimensionamento di eventuali interventi la possibilità di passare da una classe di pericolosità ad un'altra a seguito della realizzazione di opere di difesa e di bonifica su porzioni di aree in dissesto

64 Svantaggi Metodo soggettivo Maggiore dispendio di tempo e denaro Non vengono date indicazioni sulle aree potenzialmente instabili

65 CONCLUSIONI La metodologia illustrata rappresenta un esempio operativo di procedura per la realizzazione di carte di pericolosità e rischio di frana. Le macroclassi d intensità e frequenza utilizzate sono abbastanza ampie da poter essere agevolmente determinate, ma comunque abbastanza rappresentative da permettere di distinguere fenomeni sostanzialmente diversi. Il percorso metodologico si attiene ai criteri previsti dalla normativa italiana vigente in tema di valutazione del rischio idrogeologico. Il metodo è perfettamente compatibile con le attività di un'autorità di Bacino e fornisce uno strumento in grado di favorire le scelte delle prescrizioni e dei vincoli cui assoggettare il territorio in rapporto alle specifiche condizioni di pericolosità. Gli elaborati già disponibili per la pianificazione territoriale (ad esempio le carte inventario) rappresentano un ottima base su cui concentrare un impegno di integrazione. Viene confermata l importanza del rilevamento geomorfologico sul terreno, per la raccolta di informazioni fondamentali ai fini di una corretta valutazione della pericolosità. Il modello proposto svolge appieno la funzione di trasferimento dell informazione scientifica, rispetto a pericolosità e rischio di frana, a Enti ed amministratori fornendo un valido aiuto nei compiti di governo del territorio.

66 Caratterizzazione del rischio: Altri argomenti affrontati -Vulnerabilità degli elementi a rischio -Grado di danneggiamento -Valutazione del Rischio Gestione del rischio: Mitigazione e prevenzione Norme di utilizzo del territorio: Proposta di alcune regole d uso del territorio. Programmazione degli interventi: Definizione delle priorità di intervento. Franosità potenziale: Modello basato sulla Certainty Factor Function

67 Attività svolte Partecipazione a tre campagne di indagine geolettrica su rock glacier nelle Alpi Marittime. Attività di supporto alla didattica per il corso di Cartografia presso il Dip. Di Scienze della Terra. Attività seminariale su Cartografia numerica e applicazioni in geologia e Ortofoto ed applicazioni in campo geomorfologico Partecipazioni a Scuole e Congressi Ottobre 2003: Partecipazione al corso: "Modelli Matematici in Idrogeologia e casi di studio". Docente: Ing. Pino Pizzi. Agosto 2004: International Geological Congress. Firenze. Aprile 2005: Partecipazione al corso: "Short Course in Tectonics and Topography". Docente: Prof. F.J. Pazzaglia (Department of Earth and Environmental Sciences - Lehigh University, Pensylvania, USA). Giugno 2005: Secondo Forum Nazionale delle Autorità di Bacino. Rischio di frana e assetto idrogeologico nei territori collinari e montani. Questioni, metodi, esperienze a confronto. Rimini. Pubblicazioni: Giuntini David - Nota preliminare sulla geomorfologia dell alta Val Gordana (bacino del Fiume Magra). Atti della Società Toscana di Scienze Naturali.

68 GRAZIE PER L ATTENZIONEL

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