Lo Standard JPEG per la Compressione di Immagini Fisse

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1 Capitolo 3 Lo Standard JPEG per la Compressione di Immagini Fisse Contenuto 3.1 Introduzione Modalità Sequenziale Trasformata Dicreta del Coseno (DCT) Quantizzatore Codificatore Entropico Decodificatore Modalità Progressiva Modalità Gerarchica Introduzione Lo standard JPEG 3.1 è forse il più diffuso standard di compressione per immagini fisse. Tale diffusione è dovuta principalmente al fatto che tale standard permette di ottenere alti rapporti di compressione su immagini naturali a frote di una perdita di qualità generalmente contenuta entro limiti accettabili. Occorre, inoltre, tenere in considerazione il fatto che lo standard è aperto, nel senso che chiunque può liberamente implementare il proprio codificatore/decodificatore JPEG. Il numero massimo di componenti, o canali, costituenti l immagine è fissato in Joint Photographic Experts Group, ufficialmente ISO/JTC1/SC2/WG10, operante in stretta, informale, collaborazione con il gruppo CCITT/SGVIII. L attributo joint si riferisce proprio a questa collaborazione tra ISO (International Standard Organization) e CCITT (Commitee Consultatif Internationale des Telephones et Telegraphs). Dal 1992, l organismo ITU (International Telecommunication Union) raccoglie le attività del CCCIT, del CCIR (Commitee Consultatif Internationale des Radio), del IFRB (International Frequency Registration Board), e del BDM (Bureau des Developpement des Telecommunications). 48

2 3.1. INTRODUZIONE 49 Un immagine a colori è rappresentata mediante tre canali, tipicamente uno di luminanza (Y ), e due di crominanza (C R,C B ). 3.2 Figura 3.1: Sottocampionamento della crominanza. Il simbolo X rappresenta un generico campione di luminanza, i due semiquadrati rappresentano una coppia di campioni C R C B condivisa da quattro campioni di luminanza. La crominanza è sottocampionanta di un fattore 2 in entrambe le direzioni, e quindi quattro pixel di luminanza condividono la stessa crominanza, vedi Fig.3.1. Modalità di funzionamento Lo standard JPEG prevede quattro distinte modalità di funzionamento: Sequenziale (con DCT, con perdita); Progressiva (con DCT, con perdita); Senza Perdita; Gerarchica (con o senza DCT, con o senza perdita). 3.2 Dai coefficienti tricromatici del sistema di riferimento colorimetrico NTSC, i.e. R N,G N,B N, la trasformazione in luminanza/crominanza si ottiene nel modo seguente: Y =0.299 R N G N B N R N = C R + Y C R = R N Y ; B N = C B + Y (3.1.1) C B = B N Y G N = Y R N B N 0.587

3 50 CAPITOLO 3. LO STANDARD JPEG PER LA COMPRESSIONE DI IMMAGINI FISSE 3.2 Modalità Sequenziale blocco 8x8 xn [ 1, n2] ( DCT X ) [ k, k ] 1 2 ( DCT) X [ k, k ] 1 2 DCT Quantizzatore Codificatore Entropico Dati Immagine Compressa Immagine Originale Tavole Tavole Figura 3.2: Schema del Codificatore JPEG La struttura essenziale di un codificatore JPEG è mostrata nella Fig.3.2. Ogni componente dell immagine da codificare è suddivisa in blocchetti da 8x8 pixel. Secondo una scansione lessicografica, ciascuno di questi blocchetti è elaborato dalla trasformazioni indicate come DCT, Quantizzatore, Codificatore Entropico Trasformata Dicreta del Coseno (DCT) Questa trasformazione opera il calcolo della DCT. Lo standard non specifica un particolare algoritmo di calcolo, lasciando così a chi sviluppa il codificatore la libertà di implementare un particolare procedimento. Ciò dipende dal fatto che diverse applicazioni possono richiedere differenti realizzazioni del calcolatore di DCT, e.g. realizzazioni hardware VLSI rispetto a realizzazioni software o ibride come un DSP dedicato, implementazioni in artimetica a virgola fissa o mobile, etc., ciascuna con differenti compromessi fra velocità e precisione. Tale flessibilità può però presentare qualche svantaggio. In effetti, idealmente, la cascata di una trasformazione DCT e di una trasformazione DCT inversa (IDCT) non comporta alcuna perdita di informazione. In realtà, la presenza di funzioni sinusoidali nell espressione della trasformata, rende impossibile di fatto realizzare i calcoli con accuratezza perfetta. Dunque potremmo trovarci di fronte al problema che codificatori e decodificatori diversi, in linea di principio, potrebbero produrre risultati anche abbastanza diversi fra loro. Per evitare tale problema, nello standard JPEG sono specificati dei test di conformità rispetto all accuratezza cui si devono adeguare il codificatore e il decodificatore. In ogni caso, ricordiamo le definizioni della DCT di un immagine x[n 1,n 2 ] di dimensioni N N. Trasformata DCT (analisi): N 1 X N 1 X µ X DCT π(2n1 +1)k 1 [k 1,k 2 ]=α(k 1 )α(k 2 ) x[n 1,n 2 ]cos 2N n 1=0 n 2=0 q q con α(0) def 1 = N e α(k) = 2 N per 1 k N 1; Trasformata IDCT (sintesi): N 1 X N 1 X µ x[n 1,n 2 ]= α(k 1 )α(k 2 )X (DCT) π(2n1 +1)k 1 [k 1,k 2 ]cos 2N k 1=0 k 2=0 cos cos µ π(2n2 +1)k 2 2N µ π(2n2 +1)k 2 2N 0 k 1,k 2 N 1 0 n 1,n 2 N 1 Dalle Figg. 3.3, 3.4, e 3.5 è possibile apprezzare come la DCT compatti l energia media nelle componenti a bassa frequenza. In tali figure, l ampiezza dei coefficienti DCT é rappresentato come livelli di grigio, dal nero verso il bianco. Tale compattazione è ancora più evidente per blocchetti di dimensione contenuta (vedi Figg. 3.4 e 3.5), dove la correlazione tra i pixel cresce, e l approssimazione DCT KLT è sufficientemente accurata. Si osservi come, bastano pochissimi coefficienti DCT per spiegare blocchetti con scarse variazioni del livello di grigio.

4 3.2. MODALITÀ SEQUENZIALE 51 Figura 3.3: Immagine e relativa DCT Figura 3.4: Immagine blocchettizzata (32x32) e relativa DCT Figura 3.5: Immagine blocchettizzata (8x8) e relativa DCT

5 52 CAPITOLO 3. LO STANDARD JPEG PER LA COMPRESSIONE DI IMMAGINI FISSE Quantizzatore All ingresso del quantizzatore si presentano dunque i 64 coefficienti estratti mediante DCT. Occorre ricordare che fino all ingresso del quantizzatore non vi è stata ancora alcuna perdita di informazione. L operazione di quantizzazione è definita nel modo seguente, per k 1,k 2 =0,, 7: µ X Ẋ (DCT) (DCT) [k 1,k 2 ] [k 1,k 2 ]=round (3.2.1) Q[k 1,k 2 ] dove Q[k 1,k 2 ] sono i valori dei passi di quantizzazione associati a ciascun coefficiente DCT. La strategia adottata è infatti quella di quantizzare ciascun coefficiente con uno specifico passo di quantizzazione, dipendente dall importanza psicovisiva che tale coefficiente possiede. Le immagini naturali hanno un contenuto frequenziale rilevante che si situa nella massima parte alle basse frequenze; conseguentemente, tra i 64 coefficienti DCT assumono valore significativamente diverso da zero solo quelli concentrati intorno alle basse frequenze spaziali. Poichè il sistema visivo umano è molto meno sensibile alle alte frequenze (che contengono l informazione relativa ai dettagli fini, alla tessitura, etc.) che alle basse; fra queste ultime, il coefficiente della componente continua (DC) X (DCT) [0, 0], che rappresenta in sostanza il livello medio di grigio presente nel blocchetto 8x8, è quello che riveste la maggiore importanza visuale. Per tali motivi, la quantizzazione è studiata per cercare di preservare (quantizzando meno) il coefficiente DC, e in generale tutti quelli pertinenti alle basse frequenze, e invece quantizzare più duramente i coefficienti corrispondenti alle alte frequenze. In pratica, i coefficienti corrispondenti alle alte frequenze spaziali, che assumono valori relativamente piccoli, sono divisi per un valore di quantizzazione relativamente grande, tipicamente compreso fra 80 e 100, e poi arrotondati all intero più vicino, risultando così in un valore nullo. L operazione di quantizzazione, operazione irreversibile, provoca la perdita di informazione. Le tabelle che contengono gli 8x8 valori dei passi di quantizzazione sono specificate dallo standard e sono state ottenute in base ai risultati di numerosissime prove soggettive effettuate negli anni, ma viene in ogni caso lasciata la possibilità al progettista del codificatore di specificarne di proprie, in quanto lo standard stesso prevede che le tabelle debbano in ogni caso essere inserite nei dati codificati per essere comunicate al decodificatore. Luminanza (Y ) Crominanza (C R C B ) Tabella 3.1: Tabelle dei passi di quantizzazione Q[k 1,k 2 ] suggerite nello standard JPEG. Una ultima considerazione riguarda i parametri resi disponibili all utente per adattare il livello di compressione, e quindi di qualità, alla particolare applicazione. In sostanza tale adattamento viene effettuato mediante la scalatura tramite un coefficiente moltiplicativo dell intera tabella di quantizzazione. Prima di pervenire al codificatore entropico, i dati vengono riordinati nel seguente modo: i coefficienti DC di ciascun blocchetto, essendo i livelli medi di grigio di ciascun blocchetto abbastanza correlati fra loro per immagini naturali, saranno codificati come differenza fra il coefficiente DC del blocchetto corrente e quello del blocchetto def precedente, i.e. sarà codificata la differenza DC i = DC i DC i 1, inizializzata con DC 0 =0.

6 3.2. MODALITÀ SEQUENZIALE 53 I restanti coefficienti, detti coefficienti AC per contrasto al coefficiente DC, sono poi scanditi a zig-zag, come mostrato in Fig.3.6. Figura 3.6: Coefficienti DC ed AC, preparazione alla codifica Questa scansione trasforma i dati da matrici 8x8 in stringhe caratterizzate dall avere i valori più significativi nelle prime posizioni, per poi proseguire con lunghe corse di zeri Codificatore Entropico Le stringhe di dati provenienti dal quantizzatore sono sottoposte ad un processo di codifica entropica, senza perdite. Il processo di codifica è strutturato in 2 passi. Nel primo passo si converte la sequenza di coefficienti quantizzati in una sequenza intermedia di simboli. Nel secondo passo si codificano i simboli intermedi in stringhe di cifre binarie che costituiscono il vero e proprio data stream. Primo passo: rappresentazione intermedia dei simboli La sequenza di simboli intermedi è costruita nel seguente modo: ogni coefficiente AC non nullo è codificato congiuntamente con la lunghezza della corsa di coefficienti nulli che lo precedono nella sequenza. Ogni combinazione corsa/coefficiente non nullo è rappresentata mediante una coppia di simboli secondo lo schema di Fig.3.7. Simbolo-1 (8 cifre binarie) Simbolo-2 (SIZE cifre binarie) RUNLEGTH SIZE AMPLITUDE 4 4 SIZE Figura 3.7: Struttura della codifica entropica delle corse dei coefficienti AC: Simbolo-1 e Simbolo-2. Il primo simbolo codifica due distinte informazioni, RUNLENGTH e SIZE; il secondo ne codifica una sola, AM- PLITUDE, che rappresenta proprio il valore del coefficiente AC, non nullo, che termina la corsa. Poichè i valori dei pixel dell immagine x[n 1,n 2 ] sono rappresentati in virgola fissa con 8 cifre binarie, dalla relazione di trasformata

7 54 CAPITOLO 3. LO STANDARD JPEG PER LA COMPRESSIONE DI IMMAGINI FISSE DCT si vede che sono necessari 11 cifre binarie per rappresentare il valore del generico coefficente AC, sia prima che dopo la quantizzazione. Il campo SIZE rappresenta il numero di cifre binarie utilizzato per codificare il campo AMPLITUDE, cioè per codificare il Simbolo-2, secondo lo schema di Tab.3.2. SIZE AMPLITUDE 1 1, , -2, 2, 3 3-7, -6, -5, -4, 4, 5, 6, ,, -8, 8,, ,, -16, 16,, ,, -32, 32,, ,, -64, 64,, ,, -128, 128,, ,, -256, 256,, ,, -512, 512,, ,, -1024, 1024,, 2047 Tabella 3.2: Codifica del Simbolo-2 Lo schema comprende anche il valore SIZE=11, necessario per rappresentare la differenza DC i = DC i DC i 1. Il campo RUNLENGTH rappresenta corse di zeri di lunghezze comprese fra 0 e 15, per cui occorrono 4 cifre binarie per la sua translitterazione. Poichè la lunghezza delle corse può, e sperabilmente deve, superare il valore 15, il valore speciale (15, 0) di Simbolo-1 è utilizzato come simbolo estensione della lunghezza di corsa (corsa lunga almeno 16). Poiché abbiamo 63 coefficienti AC, si possono incontrare fno ad un massimo di tre simboli estensione, oltre ad un Simbolo-1 detto terminatore, il cui campo RUNLENGTH completa la lunghezza totale della corsa. Per esempio, i tre Simboli-1 consecutivi, con relativo Simbolo-2, (15, 0)(15, 0)(3, 4)(11) rappresentano una corsa lunga =35 coefficienti AC nulli, terminata da un Simbolo2 di SIZE=4 cifre binarie, con AMPLITUDE=6. Il Simbolo-1 terminatore è sempre seguito da un singolo Simbolo-2, eccetto il caso nel quale oltre un certo coefficiente vi siano solo zeri: in tale caso, il valore speciale (0, 0) di Simbolo-1 viene specificato per rappresentare la fine dei dati pertinenti al blocchetto considerato. Per quanto riguarda il valore differenziale del coefficiente DC, la rappresentazione intermedia è simile al caso AC, con la differenza che Simbolo-1 comprende solo il campo SIZE con valori fra 1 e 11, come mostrato in Fig.3.8. Simbolo-1 (4 cifre binarie) SIZE Simbolo-2 (SIZE cifre binarie) AMPLITUDE 4 SIZE Figura 3.8: Struttura della codifica entropica dei coefficienti DC i: Simbolo-1 e Simbolo-2. Un possibile esempio di stringa codificata intermedia è dunque il seguente: (2)(3),(0, 8)(116),(0, 6)(37),,(12, 4)(12),(15, 0)(15, 0)(2, 2)(3),(0, 0) La struttura di Simbolo-1 è riassunta nella Tab.3.3

8 3.2. MODALITÀ SEQUENZIALE 55 RUNLENGTH/SIZE EOB... 1 X.... X valori legali di SIZE. X ZRL... Tabella 3.3: Struttura del Simbolo-1 con i simboli speciali di fine blocchetto (EOB) ed estensione di corsa (ZRL). Secondo passo: codifica a lunghezza di parola variabile Una volta creata la sequenza intermedia, a essa vengono associate le effettive parole di codice. Ogni Simbolo-1 è codificato mediante una parola di codice a lunghezza variabile (Variable Length Code, VLC) ottenuta mediante codifica di Huffman. Il relativo Simbolo-2 è codificato mediante un cosiddetto intero di lunghezza variabile (Variable Length Integer, VLI) la cui lunghezza è specificata dal campo SIZE del Simbolo-1. La parola VLI si ottiene come segue: per ogni piano individuato dal valore di SIZE, si effettua una translitterazione con parole di codice di lughezza pari proprio a SIZE. Un esempio relativo a SIZE=3 é riportato in Tab.3.4. AMPLITUDE Parola di Codice Tabella 3.4: Translitterazione del campo AMPLITUDE (SIZE=3). Sia i VLC che i VLI sono codici a lunghezza di parola variabile, ma solo i VLC sono codici di Huffman. Un fatto notevole è che la lunghezza di un VLC non è nota finchè la parola non è stata decodificata, mentre la lunghezza di un VLI è contenuta nel VLC precedente: la coppia VLC e VLI costituisce una parola di un codice concatenato Decodificatore Il decodificatore, come mostrato nello schema qui di seguito riportato, è cosituito da blocchi analoghi a quelli del codificatore. ( DCT) X [ k, k ] 1 2 ( DCT) X [ k, k ] 1 2 xn [ 1, n2] Dati Immagine Compressa Decodificatore Entropico De-Quantizzatore IDCT Tavole Tavole Immagine Ricostruita Figura 3.9: Schema del Decodificatore JPEG Il decodificatore entropico rimappa, mediante le tavole comunicate con i dati, lo stream di cifre binarie in simboli intermedi e da questi in valori quantizzati. Dopo aver calcolato i coefficienti DC, i.e. DC i = DC i 1 + DC i

9 56 CAPITOLO 3. LO STANDARD JPEG PER LA COMPRESSIONE DI IMMAGINI FISSE il de-quantizzatore ripristina la dinamica moltiplicando ciascun coefficiente DCT per il relativo coefficiente di quantizzazione, comunicato con i dati, i.e. ˆX (DCT) [k 1,k 2 ]=Ẋ (DCT) [k 1,k 2 ] Q[k 1,k 2 ] La trasformazione IDCT opera il calcolo della Trasformata Coseno Discreta Inversa, ottenendo i campioni del blocchetto ˆx[n 1,n 2 ], affetti dalla distorsione introdotta nella codifica. Infine, l immagine completa si ottiene posizionando correttamente, secondo un ordine lessicografico, tutti i blocchetti 8x Modalità Progressiva Tale modalità è impiegata quando si voglia trasferire una immagine codificata su un canale a basso bit-rate, in quanto consente di trasferire rapidamente una versione a bassa qualità dell immagine, e.g. per renderla subito visibile all utente, e di raffinarla per passi successivi. Sostanzialmente, in fase di codifica, i coefficienti DCT vengono codificati in gruppi successivi, e tali gruppi sono poi inviati in successione attraverso il canale; tipicamente i gruppi di coefficienti sono selezionati in base alla loro importanza psicovisiva, e dunque il primo gruppo comprende il coefficiente DC (livello medio di grigio del blocchetto) e alcuni coefficienti AC. L immagine decodificata dalla ricezione di (solo) tale gruppo si presenterà come un insieme di blocchi uniformi; aggiungendo un secondo gruppo di coefficienti AC, il dettaglio dell immagine aumenterà, e così via fino a raggiungere il livello corrispondente a quello ottenibile mediante la modalità sequenziale. La modalità progressiva si articola in due metodi complementari: selezione spettrale; approssimazioni successive. BLOCCHI DCT MSB LSB Figura 3.10: Rappresentazione numerica dei coefficienti DCT per i vari blocchetti di un immagine. Con riferimento alla Fig.3.10, dove la rappresentazione numerica dei coefficienti DCT dei vari blocchetti è illustrata in modo tridimensionale, i metodi di selezione spettrale e approssimazioni successive sono illustrati in Fig.3.11.

10 3.3. MODALITÀ PROGRESSIVA 57 BLOCCHI BLOCCHI prima scansione prima scansione seconda scansione seconda scansione ultima scansione 9 8 ultima scansione SELEZIONE SPETTRALE APPROSSIMAZIONI SUCCESSIVE 1 Figura 3.11: Rappresentazione numerica dei coefficienti DCT per i vari blocchetti di un immagine nelle modalità progressive selezione spettrale e approssimazioni successive.

11 58 CAPITOLO 3. LO STANDARD JPEG PER LA COMPRESSIONE DI IMMAGINI FISSE 3.4 Modalità Gerarchica Tale modalità rappresenta una alternativa alla realizzazione della modalità progressiva, e si basa sulla codifica di una immagine come successione di immagini a risoluzione via via crescente. 2 M:1 = 2 / M 1 MB 2 / M b g F H G I K J F rect H G I K J j j mod 2 He, e rect 2 M mod 2 2 M Figura 3.12: Sottocampionamento bidimensionale. Il termine risoluzione si riferisce al contenuto di frequenze spaziali dell immagine. L operazione di sottocampionamento, ottenuta per filtraggio e decimazione 3.3 come illustrato in Fig.3.12 definisce il contenuto di frequenze spaziali dell immagine da codificare. Il filtraggio è necessario per evitare l introduzione di distorsione da aliasing nella successiva operazione di decimazione. 2 1:P = PB 2 / P b g F H G I K J F rect H G I K J j j mod 2 He, e P rect 2 P 2 / P mod 2 2 P Figura 3.13: Interpolazione bidimensionale. L operazione di interpolazione, ottenuta per espansione 3.4 e filtraggio come illustrato in Fig.3.13, ripristina soltanto le corrette dimensioni dell immagine, che risulta comunque a banda limitata (non pienamente risoluta). Il guadagno del filtro recupera lo scalamento introdotto da precedenti operazioni di sottocampionamento. 3.3 L operazione di decimazione di un fattore M in entrambe le dimensioni è definita come segue: x d [n 1,n 2 ] def = x[n 1 M, n 2 M] 3.4 L operazione di espansione di un fattore P in entrambe le dimensioni è definita come segue: x e[n 1,n 2 ] def x[n 1 /P, n 2 /P ] per n 1,n 2 =0 modp (n 1 e n 2 multipli di P ) = 0 per n 1,n 2 =0 modp (n 1 e n 2 non multipli di P )

12 3.4. MODALITÀ GERARCHICA 59 La Fig.3.14 mostra un esempio di funzionamento dove codificatori con diverso bit-rate (qualità) sono impiegati per le diverse trasmissioni. xn [, n ] 1.2 bit/pixel prima trasmissione /16 = bit/pixel 4:1 Cod-1 Decod-1 1: bit/pixel x 4[ n1, n2] 2 Decod-1 1:2 1 2:1 _ 1:2 + Cod-1 seconda trasmissione 1.2/4 = 0.3 bit/pixel Decod [ n1, n2] 1: =0.375 bit/pixel x 2[ n1, n2] r42, [ n1, n2] Decod [ n1, n2] + + _ + Cod-2 1:2 terza trasmissione 0.5 bit/pixel Decod [ n1, n2] =0.875 bit/pixel xn [ 1, n2] r [ 21 n,, 1 n ] 2 Decod-2 2 [ n1, n2] _ rn [, n ] xn [, n ] xn [, n ] Figura 3.14: Funzionamento della modalità gerarchica. La prima trasmissione ottiene un immagine con risoluzione 1/4. Il risultato delle trasmissione successive alla prima è quello di incrementare la risuluzione, portandola prima a 1/2, e ottenendo infine la piena risoluzione. Occorre notare che nel lato trasmissione sono riprodotte le immagini α[n 1,n 2 ] e β[n)1,n 2 ] ricostruite al ricevitore. Questo permette di costruire al ricevitore gli incrementi, o residui r 4,2 [n 1,n 2 ] e r 2,2 [n 1,n 2 ], necessari al ricevitore per aumentare la risoluzione a partire da un immagine a risoluzione minore. Al ricevitore, la prima immagine decodificata ˆx 4 [n 1,n 2 ] contiene solo un quarto delle frequenze spaziali dell immagine originale x[n 1,n 2 ], e precisamente nel quadrato di banda ω 1 π/4, ω 2 π/4. Essa appare come una versione fortemente sfocata dell immagine originale, ed è affetta dalle perdite introdotte nel codificatore-1. La seconda immagine decodificata ˆx 2 [n 1,n 2 ] contiene metà delle frequenze spaziali dell immagine originale x[n 1,n 2 ], nel quadrato di banda ω 1 π/2, ω 2 π/2. Essa è stata ottenuta sommando all immagine meno risoluta ˆx 4 [n 1,n 2 ] il residuo ˆr 4,2 [n 1,n 2 ], tenendo conto delle necessarie interpolazioni per riportare le immagini ad avere le stesse dimensioni, e appare come una versione mediamente sfocata dell immagine originale. Le perdite sono dovute solo al codificatore-1 impiegato per trasmettere r 4,2 [n 1,n 2 ]. La terza immagine decodificata ˆx[n 1,n 2 ] ha banda piena (nessun effetto di sfocamento), ed è stata ottenuta sommando all immagine meno risoluta ˆx e [n 1,n 2 ] il residuo ˆr 2,1 [n 1,n 2 ], tenendo conto delle necessarie interpolazioni per riportare le immagini ad avere le stesse dimensioni. Le perdite sono dovute solo al codificatore-2 impiegato per trasmettere r 2,1 [n 1,n 2 ]. Si noti che trasmettendo il residuo finale r[n 1,n 2 ] mediante codifica senza perdite, anche lo schema complessivo risulta senza perdite. Per quanto riguarda il calcolo del bit-rate, occorre dire che il parametro 1.2 bit/pixel che caratterizza il codificatore- 1 si riferisce al risultato che tale codificatore ottiene sull immagine a piena risoluzione; operando sull immagine sottocampionata, il bit-rate si abbatte di 1/16 nella prima trasmissione, e di 1/4 nella seconda trasmissione.

13 Capitolo 4 Elementi di Codifica Video Contenuto 4.1 Riduzione della Ridondanza Temporale: Motocompensazione Motocompensazione in Avanti Motocompensazione Bidirezionale Successione di quadri con motocompensazione Gli Standard H.261 ed H.263 per la Compressione di Sequenze Video Modi di codifica Stima del moto e motocompensazione Codifica dei Vettori di Spostamento Trasformazione DCT Quantizzazione Codifica Entropica Controllo di Codifica Standard H.262 (MPEG-2) Riduzione della Ridondanza Temporale: Motocompensazione Consideriamo una tipica sequenza video: essa è costituita dalla rapida successione di quadri (frames) ciascuno dei quali è una immagine fissa. Tali quadri si susseguono ad uno specifico frame-rate, tipicamente compreso fra 25 e 30 frames/s. Ciò implica che la durata di presentazione di ogni singolo quadro sia compresa fra 33 e 40 ms/frame. Possiamo ragionevolmente supporre che, in generale, due frame successivi presentino una alta correlazione fra loro: pensando infatti di riprendere un soggetto in movimento, e.g. un presentatore del telegiornale, ci si rende immediatamente conto che tale soggetto non potrà compiere movimenti troppo bruschi nel breve tempo occorrente fra due frame successivi. L idea base da cui partire è quindi che, in media, frame successivi siano molto simili fra loro. La motocompensazione è, in essenza, un procedimento mediante il quale è possibile, in base a quanto detto sopra, ottenere una riduzione della ridondanza temporale presente in una sequenza video. Considerando una coppia di quadri adiacenti, infatti, se il quadro corrente è molto simile al quadro precedente, in fase di codifica dell informazione apportata dal quadro corrente potremo codificare solo la differenza, auspicabilmente piccola, fra i dati presenti nel quadro corrente e quelli del quadro precedente, quest ultimo detto di riferimento. Sarà inoltre necessario inviare anche alcune informazioni relative al movimento intercorso fra i due quadri. 60

14 4.1. RIDUZIONE DELLA RIDONDANZA TEMPORALE: MOTOCOMPENSAZIONE 61 L assunto di quadri molto correlati fra loro non è sempre corretto, basti pensare alla ripresa di un soggetto molto veloce (una vettura di Formula 1, un pallone, etc.), o a caratteristiche tipiche delle pellicole cinematografiche, quali i bruschi cambi di scena tipici del montaggio, o ancora ai cambi di scena dovuti ad un repentino cambiamento dell inquadratura. In tutti questi casi la motocompensazione non è in grado di operare in modo efficiente, e dunque tali casi richiedono l utlizzo di stratagemmi particolari, sempre che non sia possibile accettare il decadimento del grado di compressione da essi causato. Peraltro, occorre sottolineare che, in generale, tali eventi sono ben tollerati e solo in applicazioni critiche possono creare realmente problemi. Entriamo ora più in dettaglio nel processo di motocompensazione. Come accadeva per la codifica per trasformate, ciascun quadro viene suddiviso in blocchi da 8x8 pixel; inoltre, tali blocchi sono raggruppati a quattro a quattro nei cosiddetti macroblocchi (MB) da 16x16 pixel Motocompensazione in Avanti Tale caso prevede che ogni MB del quadro corrente sia confrontato (matched) con un sequenza bidimensionale di 64x64 pixel presenti nel quadro precedente, posizionati in genere nell immediato intorno, cosiddetto Search Window, del MB in esame; la sequenza che meglio rappresenta il MB in codifica è utilizzato come predittore di quest ultimo (best match), con ciò intendendo che il MB ottenuto dalla differenza fra i due è considerato come errore di predizione. Sono inoltre calcolati i valori (in pixel) dello spostamento orizzontale e verticale del best-match MB rispetto a quello corrente; tali informazioni costituiscono il cosiddetto Vettore di Spostamento (Motion Vector, MV). Figura 4.1: Motocompensazione in Avanti

15 62 CAPITOLO 4. ELEMENTI DI CODIFICA VIDEO Il calcolo del vettore spostamento si effettua come descritto nel seguito. Sia MB c i,j [0, 0] il pixel di riferimento (in basso a sinistra), del macroblocco (i, j) del quadro corrente. I 64x64 pixel dell intero macroblocco si ottengono dalla sequenza bidimensionale MB (c) i,j [n 1,n 2 ], 0 n 1,n Indicando con MB (p) i,j [0, 0] il pixel di riferimento del macroblocco (i, j) del quadro precedente, le componenti (d MV 1,dMV 2 ) del vettore spostamento sono determinate come segue (d MV 1,d MV 2 )=arg min 15X 15X (d 1,d 2 ) SW n 1=0 n 2=0 ³ Φ MB (c) i,j [n 1,n 2 ] MB (p) i,j [n 1 d 1,n 2 d 2 ] (4.1.1) avendo indicato con SW l insieme dei pixel costituenti la Search Window, e con Φ( ) una opportuna funzione che misura il costo associato alla differenza tra i macroblocchi del quadro corrente e del quadro di riferimento. Tipicamente Φ SSD ( ) =( ) 2, costo che corrisponde alla minimizzazione della somma dei quadrati delle differenze (Sum of Squared Differences, SSD), o Φ SAD ( ) =, costo che corrisponde alla minimizzazione della somma dei valori assoluti delle differenze (Sum of Absolute Differences, SAD, oppure Mean Square Error, MSE). La determinazione del vettore spostamento effettuata mediante la (4.1.1) è ottenuta mediante una ricerca esaustiva sull intera Search Window. Una Search Window utilizzata tipicamente nelle applicazioni, 15 d 1,d 2 15, é costituita da 31x31 pixel. Naturalmente, il vettore spostamento è vincolato in modo tale che tutti i pixel da esso puntati siano entro l area del quadro di riferimento. Algoritmi di ricerca meno onerosi dal punto di vista computazionale, e.g. ricerca logaritmica, si applicano quando è ragionevole assumere che la funzione da minimizzare nella (4.1.1) risulti convessa nell intorno del suo minimo. In generale, l unica tecnica che assicura la determinazione del minimo della funzione di costo è la ricerca esaustiva; tuttavia, il guadagno ottenuto in termini di tempi di calcolo da tecniche veloci spesso giustifica la loro adozione poichè il prezzo da pagare in termini di predizione meno accurata è quasi sempre trascurabile Motocompensazione Bidirezionale Figura 4.2: Motocompensazione Bidirezionale

16 4.2. SUCCESSIONE DI QUADRI CON MOTOCOMPENSAZIONE 63 Tale modalità costituisce una evoluzione della motocompensazione in avanti, in quanto consente di utilizzare sia un quadro precedente che uno successivo a quello in codifica come predittori di quest ultimo. Più in dettaglio, per ogni MB in codifica è possibile utilizzare come riferimento o un best-matching MB appartenente al quadro precedente, o un best-matching MB appartenente al quadro successivo, o la media fra tali due MB. In questo ultimo caso al MB corrente competono due MV (MV1, MV2), ciascuno relativo ad uno dei due MB di riferimento. Indicando con MB (f) i,j [0, 0] il pixel di riferimento del macroblocco (i, j) del quadro successivo, le componenti d MV1 =(d MV 1 1,d MV 1 2 ) e d MV2 =(d MV 2 1,d MV 2 2 ) dei due vettori spostamento sono determinante in modo indipendente, i.e. d MV 1 d MV 2 =argmin =argmin 15X 15X d SW n 1 =0 n 2 =0 15X 15X d SW n 1=0 n 2=0 ³ Φ ³ Φ MB (c) i,j MB (c) i,j [n] MB(p) [n d] i,j [n] MB(f) [n d] i,j (4.1.2) La motocompensazione bidirezionale raggiunge più alti rapporti di compressione, ma ha una serie di svantaggi che ne rendono non sempre conveniente l impiego: richiede il doppio della memoria per immagazzinare i quadri, aumenta il ritardo di codifica, porta un generale aumento della complessità del codificatore in quanto la fase di block-matching, la più onerosa dal punto di vista computazionale di tutto il processo di codifica, deve essere eseguita due volte per ogni MB. 4.2 Successione di quadri con motocompensazione Con riferimento a un cosiddetto Group of Pictures (GOP), il primo quadro è sempre codificato senza motocompensazione (INTRA), gli altri sono codificati con motocompensazione (INTER), con predizione in avanti (P), o bidirezionale (B). I quadri di riferimento nella predizione bidirezionale possono essere I o P, ma non B. La dimensione e la composizione di un GOP non sono fissati dai vari standard, dipendono piuttosto dalle esigenze maturate nel corso della codifica. Un esempio è mostrato in Fig I B B B P B B B I Figura 4.3: Un tipico GOP. Con riferimento alla Fig.4.3, l ordine con il quale il decoder riceverà i quadri sarà: 0 I, 4 P, 1 B, 2 B, 3 B, 8 I, 5 B, 6 B, 7 B con conseguente aumento del ritardo complessivo di codifica.

17 64 CAPITOLO 4. ELEMENTI DI CODIFICA VIDEO 4.3 Gli Standard H.261 ed H.263 per la Compressione di Sequenze Video Le raccomandazioni internazionali ITU riguardanti gli standard H.261 (Video Codec for Audiovisual Services at px64 kbit/s) e H.263 (Video Codec for Narrow Telecomunication Channels at < px64 kbit/s) specificano completamente la struttura e il comportamento del codificatore, la sintassi e l organizzazione del bitstream. La sequenza video in ingresso è costituita da una sequenza di quadri YC B C R di luminanza/crominanza, 4.1 di dimensioni CIF (288x360) o QCIF (144x180). 4.2 L uso del CIF è opzionale, il QCIF è mandatorio. CODEC Formato Dimensioni (Y ) H.261 H.263 SQCIF 128x96 opzionale richiesto QCIF 176x144 richiesto richiesto CIF 352x288 opzionale opzionale 4CIF 704x576 non definito opzionale 16CIF 1408x1152 non definito opzionale Tabella 4.1: Formati negli standard H.261 e H.263. Il massimo frame-rate è 30000/1001 ' fps, con la possibilità di saltare 1, 2 o 3 quadri. Si noti che occorrono Mbit/s per trasmettere, senza compressione, un video CIF alla massima velocità di quadro, mentre per un video QCIF occorrono Mbit/s. Le componenti di crominanza sono sottocampionate in modalità 4:2:0, i.e. sottocampionate di un fattore 2 in entrambe le direzioni, quattro pixel condividono la stessa crominanza (vedi Fig.4.4). Figura 4.4: Sottocampionamento della crominanza 4:2:2 (sinistra) e 4:2:0 (destra). Il simbolo X rappresenta un generico campione di luminanza, i due semi-quadrati rappresentano una coppia di campioni C R C B condivisa da due campioni di luminanza (4:2:2), o da quattro campioni di luminanza (4:2:0). 4.1 Dai coefficienti tricromatici del sistema di riferimento colorimentrico NTSC R N,G N,B N, la trasformazione in luminanza/crominanza si ottiene nel modo seguente: Y =0.299 R N G N B N C R = R N Y C B = B N Y ; R N = C R + Y B N = C B + Y G N = Y R N B N Common Intermediate Format (CIF) e Quarter-CIF (QCIF), formati standard ITU.

18 4.3. GLI STANDARD H.261 ED H.263 PER LA COMPRESSIONE DI SEQUENZE VIDEO 65 Ogni quadro è diviso in gruppi di macroblocchi (GOB). A un macroblocco di 16x16 pixel di luminanza restano associati due corrispondenti insiemi di 8x8 pixel di crominanza. In termini di blocchetti 8x8, un macroblocco consta ad essere costituito da 6 blocchetti: 4 di luminanza, e i corrispondenti 2 di crominanza. Tale struttura gerarchica è mostrata nella Fig.4.5. Figura 4.5: Struttura gerarchica di Quadro Il codificatore utilizza congiuntamente tecniche di predizione Inter-frame (per ridurre la ridondanza temporale mediante motocompensazione) e tecniche di codifica a trasformata Intra-frame (per ridurre la ridondanza spaziale). La struttura generale del codificatore è mostrata nella Fig.4.6.

19 66 CAPITOLO 4. ELEMENTI DI CODIFICA VIDEO Modi di codifica Figura 4.6: Schema semplificato del Codificatore H.263 I possibili modi di codifica sono essenzialmente due: INTER ed INTRA. Il modo di codifica INTRA non prevede predizione interquadro. I frame codificati INTRA sono detti frame-i. Il modo di codifica INTER, invece, prevede predizione interquadro con eventuale motocompensazione: in tale modalità, per ciascun quadro, è codificato il cosiddetto quadro errore di predizione, ossia la differenza fra il quadro corrente e quello predetto e motocompensato. I quadri codificati INTER con predizione in avanti sono detti frame-p. Il modo di codifica può essere segnalato su base quadro (quadri I/P), o su base macroblocco nei quadri P. Nello standard H.263 è possibile avere dei quadri codificati INTER con predizione bidirezionale ( frame-b ). Un frame-b è sempre associato al successivo frame-p di riferimento in un cosiddetto frame-pb. Un esempio di GOP con frame-fb é mostrato in Fig.4.7. PB PB I B P B P Figura 4.7: Un esempio di GOP nello standard H.263.

20 4.3. GLI STANDARD H.261 ED H.263 PER LA COMPRESSIONE DI SEQUENZE VIDEO Stima del moto e motocompensazione La valutazione del vettore spostamento si effettua solo su macroblocchi di luminanza. La motocompensazione sulla crominanza si effettua utilizzando il vettore spostamento misurato dalla luminanza. Nello standard H.261 la Search Window è limitata ai valori interi 15 d 1,d Nello standard H.263, si considerano anche valori semi-interi, e.g. d 1 =3.5,d 2 =7.5, e la Search Window è 16 d 1,d Per i valori semi-interi è necessario interpolare sul quadro precedente. Inoltre, è possibile valutare il vettore spostamento su blocchetti 8x Codifica dei Vettori di Spostamento Nello standard H.263, il vettore di spostamento MV è codificato predittivamente, ossia è codificata la differenza MVD fra tale vettore ed un opportuno vettore di spostamento predittore MVP, ottenuto come il valore mediano di tre vettori opportunamente scelti fra quelli appartenenti a tre macroblocchi adiacenti, secondo quanto mostrato dalla figura seguente. Le due componenti del vettore MVD sono poi codificate entropicamente utilizzando un codice a lunghezza variabile specificato nello standard. Figura 4.8: Vettori di Spostamento Trasformazione DCT La trasformazione DCT si applica ai blocchetti di 8x8 pixel, sia per i quadri codificati INTRA che per quelli codificati INTER. Come nello standard JPEG, non é specificato un metodo specifico per calcolare la DCT.

21 68 CAPITOLO 4. ELEMENTI DI CODIFICA VIDEO Quantizzazione Per quanto riguarda il coefficiente DC, abbiamo sempre Q[0, 0] = 8. Per i restanti coefficienti (AC) abbiamo Q[k1,k2] = 2 QP, con valori compresi fra 1 QP 31 (vedi Tab.4.2). Occorre sottolineare che il valore QP è tenuto fissato per un intero macroblocco, i.e. non varia per blocchetti appartenenti allo stesso macroblocco. La modalità di scelta non è specificata nello standard. Naturalmente, il valore QP può variare a seconda del tipo di codifica (INTRA, INTER-P, INTER-B). 8 2 QP 2 QP 2 QP 2 QP 2 QP 2 QP 2 QP 2 QP 2 QP 2 QP 2 QP 2 QP 2 QP 2 QP 2 QP 2 QP 2 QP 2 QP 2 QP 2 QP 2 QP 2 QP 2 QP 2 QP 2 QP 2 QP 2 QP 2 QP 2 QP 2 QP 2 QP 2 QP 2 QP 2 QP 2 QP 2 QP 2 QP 2 QP 2 QP 2 QP 2 QP 2 QP 2 QP 2 QP 2 QP 2 QP 2 QP 2 QP 2 QP 2 QP 2 QP 2 QP 2 QP 2 QP 2 QP 2 QP 2 QP 2 QP 2 QP 2 QP 2 QP 2 QP 2 QP Tabella 4.2: Tabelle dei passi di quantizzazione per quadri codificati INTRA nello standard H.263, con 1 QP 31. Per i macroblocchi e quadri codificati INTER abbiamo Ẋ(DCT) INTER [k1,k2] =round X (DCT) INTER [k 1,k 2 ] QP/2. 2 QP Codifica Entropica Dopo quantizzazione, come detto in precedenza, i blocchi si presentano come un insieme di valori intervallati da un gran numero di zeri, e dunque ben si prestano ad una codifaca delle corse. Innanzitutto, i coefficienti quantizzati vengono scanditi a zig-zag, come in JPEG. La codifica delle corse si effettua mediante tre campi: LAST: indica se il coefficiente corrente sia o meno l ultimo coefficiente diverso da zero nel blocco; RUN: il numero di zeri consecutivi che precedono il coefficiente da codificare; LEVEL : il valore non nullo del coefficiente da codificare. I tre campi sono poi codificati mediante un codice di lunghezza variabile che però codicifica solo le terne più frequentemente ricorrenti. Per le altre si ricorre a una opportuna sequenza cosiddetta di ESCAPE Controllo di Codifica Essenzialmente, il controllo di codifica svolge due funzioni: 1. selezione del modo di codifica INTRA/INTER.; 2. assegnazione del parametro QP al quantizzatore. Per comprendere la presenza del controllo di codifica, occorre sottolineare che il multiplexer a valle del codificatore video deve erogare alla sua uscita un flusso di cifre binarie a velocità costante, sebbene al suo ingresso sia presente un flusso con velocità non costante. A questo scopo provvede un apposita memoria tampone (buffer), di dimensioni limitate. Il controllo di codifica, quindi, dipende dallo stato di riempimento del buffer. Ad esempio, vicino alla

22 4.3. GLI STANDARD H.261 ED H.263 PER LA COMPRESSIONE DI SEQUENZE VIDEO 69 saturazione del buffer é necessario imporre una quantizzazione più dura (alto QP), evitare una codifica INTRA se non arrivare a saltare il quadro. In ogni caso, la selezione del modo di codifica avviene preventivamente confrontando il minimo della funzione di costo della differanza tra macroblocco corrente e il suo best-match con opportune soglie. Ad esempio, con riferimento al caso di motocompensazione in avanti (vedi la (4.1.1)), detto C(d MV )= 15X 15X n 1 =0 n 2 =0 ³ Φ MB (c) i,j [n] MB(p) i,j n d MV il costo associato alla scelta del vettore spostamento d MV, la selezione si effettua come illustrato in Fig SKIP INTER INTRA t 1 t 2 Cbd g MV Figura 4.9: Selezione del modo di codifica. Come già detto, si può decidere di non codificare affatto il quadro corrente, lasciando al decodificatore il semplice compito di ricopiatura dal quadro di riferimento.

23 70 CAPITOLO 4. ELEMENTI DI CODIFICA VIDEO 4.4 Standard H.262 (MPEG-2) Lo standard H.262 (MPEG-2) estende lo standard MPEG per includere la codifica di sequenze video con qualità televisiva, anche con la possibilità di interallacciamento di semiquadri. Il paradigma della codifica è mutuato dallo standard H.261: blocchettizzazione, DCT, motocompensazione, e codifica entropica. Occorre notare che lo standard definisce solo il decodificatore e, conseguentemente, la sintassi del bit-stream dei dati codificati. Naturalmente, il codificatore è costretto a generare un bit-stream sintatticamente corretto. Un tipico GOP è illustrato in Fig.4.10, dove riconosciamo la presenza di quadri I,P, e B I B B B P B B B I Figura 4.10: Un tipico GOP in MPEG-2. I formati video sono specificati nei cosiddetti livelli, vedi Tab Livello Formato Massimo Rapporto d Aspetto Low 352x288 4/3 Main 720x576 (ITU-601) 4/3 High x1152 (HDTV) 4/3 High 1920x1152 (HDTV) 16/9 Tabella 4.3: Livelli MPEG-2. Si noti che il rapporto d aspetto può essere fissato indipendentemente dall effettivo numero di pixel/linea e linee/quadro. Altre informazioni sulla codifica sono collezionate nei cosiddetti profili, vedi Tab.4.4. Profilo Caratteristiche Simple come Main, senza frame B Main Sottocampionamento 4:2:0, non scalabile SNR Scalable Main con qualità scalabile Spatial Scalable Main con dimensioni scalabili 4:2:2 Sottocampionamento 4:2:2 (produzione TV) High Sottocampionamento 4:2:0, 4:2:2, pienamente scalabile Multiview Stereo (un canale per occhio) Tabella 4.4: Profili MPEG Moving Pictures Experts Group, ufficialmente ISO-IEC/JTC1/SC2/WG Vedi anche technology/dvb levels.htm.

24 4.4. STANDARD H.262 (MPEG-2) 71 Esempi di bit-rate ottenuti per coppia livello/profilo sono riportati in Tab.4.5. Profilo/Livello Simple Main SNR scalable Low 352x288 4Mb/s 352x288 4 Mb/s Spatial scalable 4:2:2 High Main 720x Mb/s 720x Mb/s 760x Mb/s 720x Mb/s 352x288 (720x576) 20 Mb/s High x Mb/s 720x576 (1440x1152) 60 Mb/s 720x576 (1440x1152) 80 Mb/s High 1920x Mb/s 1920x Mb/s 960x576 (1920x1152) 100 Mb/s Tabella 4.5: Bit-rate in MPEG-2.

25 Indice Analitico Symbols YC R C B...49 C CIF codici codifica di sorgente...27 corse, codifica...28 D DCT...42 DFT...38 E entropia...25 G GOP...63 H H H H H.263, codifica entropica...68 H263, codifica dei vettori spostamento H263, controllo di codifica H263, GOB...65 H263, modi di codifica...66 H263, quantizzazione Huffman, codifica...28 I informazione, teoria...24 JPEG, quantizzazione...52 K KLT...36 L livelli MPEG M motocompensazione...60 motocompensazione bidirezionale...62 motocompensazione in avanti...61 MPEG MSE...62 P profili MPEG Q QCIF...64 QP...68 S SAD...62 SSD...62 T tasso-distorsione, funzione...30 Trasformata di Karhunen-Loeve...36 Trasformata Discreta del Coseno...42 Trasformata Discreta di Fourier...38 trasformateunitarie, codifica...35 J JPEG...48 JPEG, codifica entropica...53 JPEG, modalità gerarchica...58 JPEG, modalità progressiva...56 JPEG, modalità sequenziale

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