Corso CONTRASTARE LE DISCRIMINAZIONI MULTIPLE E FAVORIRE NEI LUOGHI DI LAVORO

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1 Corso CONTRASTARE LE DISCRIMINAZIONI MULTIPLE E FAVORIRE IL RISPETTO DELLE DIVERSITÀ NEI LUOGHI DI LAVORO

2 LA DISCRIMINAZIONE ETNICA Prof.ssa Laura Zanfrini Università Cattolica, Milano

3 1. L esperienza italiana nel quadro internazionale: Modelli a confronto

4 1. Modelli a confronto 1.1. Il modello dell insediamento È tipico dei classici paesi d immigrazione, dove quest ultima è una componente costitutiva della storia e dell identità nazionale Le politiche migratorie sono finalizzate ad accrescere la popolazione e a sostenere lo sviluppo economico (politiche per l immigrazione) L immigrazione è la fase iniziale di un processo di cittadinizzazione che di norma sfocia nella naturalizzazione I criteri di selezione nel passato privilegiavano gli immigrati assimilabili ; oggi chi ha già parenti regolarmente residenti o naturalizzati e i soggetti a elevato potenziale L enfasi è tradizionalmente posta sui controlli esterni (agenzie migratorie, politiche dei visti, ecc.), superati i quali il migrante è in linea di principio legittimato a competere ad armi pari sul mercato del lavoro e nella società: la mobilità è fortemente incoraggiata 4

5 1. Modelli a confronto 1.2 Il modello del lavoro temporaneo È tipico dell esperienza europea e più in particolare di quei paesi reticenti a riconoscersi nel ruolo di paesi d immigrazione Le politiche migratorie sono finalizzate a soddisfare specifici fabbisogni del mercato del lavoro, spesso di carattere temporaneo, secondo un principio di complementarietà, favorendo l integrazione provvisoria e la rotazione delle presenze L immigrazione è pensata come presenza a tempo e scopo determinati, l insediamento permanente è tendenzialmente scoraggiato e l acquisizione della cittadinanza regolata dallo jus sanguinis I criteri di selezione privilegiano gli immigrati originari da paesi coi quali esistono accordi bilaterali e/o in possesso di specifiche qualifiche L enfasi è tradizionalmente posta sui controlli interni con l obiettivo di garantire ai nazionali, proprietari dello Stato, un accesso privilegiato alle risorse e alle opportunità sociali: la mobilità è implicitamente scoraggiata 5

6 1. Modelli a confronto 1.3 Il modello della residenza permanente È tipico dei paesi europei con un passato coloniale ed eventualmente con l esigenza di sostenere la crescita demografica Le politiche migratorie sono principalmente destinate a governare l afflusso, non sempre voluto, di ex coloni L immigrazione è pensata come presenza tendenzialmente permanente e l acquisizione della cittadinanza è automatica o comunque regolata dallo jus soli I criteri di selezione recepiscono l opportunità di concedere un trattamento preferenziale ai migranti provenienti dalle ex colonie, spesso formalizzando ex post flussi già esistenti L obiettivo delle politiche migratorie e per gli immigrati è quello di favorire l integrazione dei migranti e dei loro discendenti, secondo strategie che riflettono le peculiarità dei diversi approcci nazionali (assimilazionismo, principio dell equità razziale, istituzionalizzazione 6 delle minoranze)

7 1. Modelli a confronto 1.4 Il modello mediterraneo È tipico dei paesi europei che hanno conosciuto la loro transizione migratoria dopo l avvento generalizzato delle politiche di chiusura Il deficit di regolazione istituzionale ha fortemente segnato le prime fasi del ciclo migratorio, accompagnandosi a una buona capacità di mobilitazione della società civile L obiettivo delle politiche migratorie e per gli immigrati è quello di assecondare i fabbisogni del mercato del lavoro, favorire l integrazione sociale ma non l accesso ai diritti politici Lo scarso universalismo del mercato del lavoro si declina attraverso processi di etnicizzazione del m.d.l. e dequalificazione professionale È un modello caratterizzato dalla distanza tra le previsioni di legge e la loro concreta applicazione 7

8 1. Modelli a confronto 1.5 Nella realtà, assistiamo a una tendenziale convergenza degli approcci adottati dai paesi democratici e l affermarsi di modelli ibridi generati dal tentativo di: Superare il fallimento delle politiche, il gap tra le loro finalità ufficiali e gli esiti effettivi determinati dalla confluenza del mercato e dei diritti Governare una fenomenologia migratoria molto più complessa e reversibile, che sfugge alle dicotomie del passato (migrazione permanente vs migrazione temporanea, migrazione volontaria vs migrazione forzata, labour migrations vs non-labour migrations) Riacquistare il controllo non solo sull immigrazione illegale, ma sul complesso dell immigrazione non voluta Conciliare la richiesta di nuovi flussi espressa dal mercato del lavoro con la difficile integrazione dei migranti già presenti e dei loro figli Rassicurare l opinione pubblica in un contesto di forte politicizzazione della questione migratoria 8

9 2. Il paradosso storico della vicenda europea: La discriminazione

10 2. La discriminazione 2.1 La discriminazione: le ragioni che hanno fatto emergere la questione Epistemologico. L integrazione come processo interattivo: le caratteristiche di una società e delle sue principali istituzioni, l atteggiamento delle autorità e della società civile, sono variabili almeno altrettanto importanti delle affiliazioni etniche e primarie nel decretare il successo e l insuccesso dei percorsi individuali Ideologico. Anche il discorso sull integrazione è stato contaminato dal multiculturalismo: la discriminazione o l insufficiente valorizzazione di individui appartenenti a gruppi specifici lede il principio della pari dignità di tutti i gruppi continua 10

11 Socio-politico. Il paradosso dell integrazione : l influenza dei clivages etnici nell allocazione delle opportunità e nei sistemi di divisione sociale del lavoro si rende palese proprio attraverso l esperienza dei soggetti apparentemente meglio integrati, e in particolare con l apparire sulla scena pubblica delle seconde generazioni Demografico. È la consistenza quantitativa della popolazione etnicamente minoritaria a proiettare la questione della diversità al centro dell agenda politica e dell attenzione degli attori istituzionali e organizzativi, sovrapponendo il tema dell integrazione dei diversi a quello dell integrazione sociale tout court 11

12 2. La discriminazione 2.2 La discriminazione va combattuta perché: Rafforza le logiche particolaristiche entrando in collisione col principio meritocratico Rafforza la segmentazione del mercato ( mercato parallelo ) innestando potenziali effetti di dumping sociale Riduce l efficacia delle politiche pubbliche alimentando l assistenzialismo Inibisce l espressione del potenziale delle categorie socialmente discriminate Impedisce la valorizzazione di abilità e competenze strategiche (diversity management, educazione interculturale) Alimenta vissuti di rottura nei confronti della società, generando condotte di disaffezione e devianza ed esasperando le fratture sociali e 12 il senso di insicurezza

13 3. Un modello d inclusione istituzionalmente discriminatorio Il lavoro degli immigrati in Italia

14 3. Il lavoro degli immigrati in Italia 3.1 I fattori attrattivi Elevata incidenza che continua ad avere il lavoro operaio e a bassa qualificazione nell industria e nei servizi Caratteristiche del modello italiano di protezione sociale, che determina condizioni di sovraccarico funzionale per le famiglie, specie a fronte della crescita del numero di anziani bisognosi di assistenza (il welfare parallelo ) Consolidamento di stereotipi e pregiudizi riguardo al ruolo degli immigrati, che rafforza le barriere materiali e simboliche all ingresso di italiani nei mestieri da immigrati Radicamento dell economia sommersa e presenza di sistemi a illegalità diffusa, specie in alcuni settori e contesti (caporalato, ecc.) 14

15 3. Il lavoro degli immigrati in Italia 3.2 Le ragioni dell irregolarità Relativa facilità ad ottenere visti d ingresso per motivi turistici, che alimenta il fenomeno degli overstayers Incapacità del sistema di programmazione ufficiale degli ingressi, nonostante la sua generosità, nell agire da fattore disincentivante dei flussi irregolari Diffusione e accettazione culturale dell economia sommersa, che in taluni contesti costituisce una componente normale di un modello di sviluppo e di funzionamento istituzionale a illegalità diffusa Cronica insufficienza dell attività ispettiva, sostanziale inapplicazione delle sanzioni (specie per il lavoro domestico) Effetto attrattivo esercitato dalla reiterazione delle sanatorie, trasformazione dei decreti flussi in regolarizzazioni camuffate Industria dell immigrazione clandestina

16 3. Il lavoro degli immigrati in Italia 3.3 Il modello d integrazione Diversificazione territoriale dei modelli d incorporazione Due modelli idealitipici di utilizzo del lavoro immigrato Concentrazione nei livelli più bassi della gerarchia delle professioni, overqualification Molteplici forme di discriminazione Complementarietà vs concorrenzialità Sostanziale fallimento del sistema di programmazione degli ingressi

17 3. Il lavoro degli immigrati in Italia 3.4 L impatto della crisi (1) Riallineamento verso il basso della struttura occupazionale, crescita del numero di posti di lavoro a bassa qualificazione Deterioramento della qualità complessiva dell occupazione Tendenziale riduzione dei livelli salariali; aumento del gap salariale tra italiani e stranieri Crescita del numero di lavoratori sovraqualificati in rapporto alle mansioni svolte, un fenomeno ulteriormente accentuato nel caso degli immigrati Esasperazione delle tradizionali linee di segmentazione secondo il genere e la cittadinanza Un significativo mutamento nell interpretazione degli effetti dell immigrazione per il m.d.l. continua

18 3. Il lavoro degli immigrati in Italia 3.5 L impatto della crisi (2) Persistente crescita delle forze di lavoro e degli occupati stranieri, sia in termini assoluti, sia nel confronto con il dato complessivo Un tasso di attività che, pur riducendosi gradualmente, mantiene un deciso differenziale rispetto ai valori medi, nonostante la progressiva familiarizzazione dell immigrazione Debole esposizione al rischio di scoraggiamento (molto più frequente tra gli italiani), materializzatosi in altre esperienze nazionali Elevata occupabilità, che si traduce in una sorta di vantaggio competitivo di cui godono gli immigrati (l altra faccia dell etnicizzazione) Deterioramento nel tempo delle chances occupazionali, con un forte peggioramento del tasso di disoccupazione, che peraltro va letto alla luce della contestuale crescita delle forze di lavoro straniere

19 4. Guardando al futuro Un agenda di punti per il governo delle labour migrations

20 4. Un agenda di punti per il governo delle labour migrations 4.1 Manutentare l occupabilità dei migranti Ricentrare l attenzione dalla programmazione dei flussi alla gestione dei lavoratori espulsi dai processi produttivi o a rischio di perdere il proprio impiego, favorendone l inclusione in percorsi universalistici Assumere il migrante come una sorta di archetipo del cittadino europeo per la sperimentazione di nuovi approcci in tema di politiche per l occupabilità e la riconversione professionale, secondo la prospettiva dei mercati transizionali del lavoro Favorire le pratiche per il riconoscimento (totale o parziale) dei titoli di studio acquisiti all estero e dei saperi informali, semplificando la normativa di riferimento, promuovendo una maggiore diffusione delle informazioni e migliorando l offerta di supporto tecnico

21 4. Un agenda di punti per il governo delle labour migrations 4.2 Promuovere una cittadinanza attiva Ripensare all idea di integrazione, oggi fortemente sbilanciata sulla dimensione lavorativa Promuovere un nuovo patto tra immigrati e società italiana, che passi attraverso il recupero del senso di legalità e il contrasto degli atteggiamenti di carattere strumentale Promuovere una cultura dei diritti e dei doveri, anche nella prospettiva di una riforma della legge sulla cittadinanza Diffondere la consapevolezza dell importanza del lavoro regolare, anche come modalità di contribuzione al finanziamento del welfare per sé e per le generazioni che verranno Stimolare la partecipazione civica dei migranti e delle loro associazioni, anche nella prospettiva dell empowerment individuale; favorire l affiliazione dei migranti alle associazioni autoctone e l impegno nel volontariato

22 4. Un agenda di punti per il governo delle labour migrations 4.3 Promuovere la cultura del diversity management Promuovere approcci alla gestione delle risorse umane che favoriscano l espressione del potenziale specifico di ciascun lavoratore, traducendolo in valore aggiunto in termini di performances organizzativa Favorire la circolazione di conoscenze e buone prassi in tema di cross-cultural management Sostenere l eticizzazione delle politiche di governo della mobilità umana, salvaguardando la dignità del lavoro il lavoro decente e riconciliando la sfera professionale con quella socialefamiliare

23 4. Un agenda di punti per il governo delle labour migrations 4.4 Valorizzare l immigrazione come volano per l internazionalizzazione Valorizzare il legame tra politiche di governo della mobilità umana e politiche per l internazionalizzazione delle economie urbane e nazionali Incoraggiare la mobilitazione delle diaspore anche ai fini di una maggiore integrazione delle economie nazionali in uno spazio transnazionale Superare la concezione unilaterale del governo delle labour migrations prestando maggiore attenzione ai processi di costruzione sociale e politica dei migranti nelle società d origine Riconoscere e sostenere il ruolo dei migranti cittadini transnazionali per la promozione dello sviluppo delle comunità d origine e di destinazione Sviluppare programmi specifici per l attrazione di studenti

24 Bibliografia Fondazione ISMU, Rapporto sulle migrazioni, FrancoAngeli, vari anni (vedi il capitolo dedicato a Il lavoro, di L. Zanfrini) Zanfrini, L., Sociologia della convivenza interetnica, Laterza, Roma- Bari, 2004 Zanfrini, L., Braccia, menti e cuori migranti. La nuova divisione internazionale del lavoro riproduttivo, in Zanfrini, L. (a cura di), La rivoluzione incompiuta. Il lavoro delle donne tra retorica della femminilità e nuove disuguaglianze, Edizioni Lavoro, Roma, 2005, pp Zanfrini, L., Sociologia delle migrazioni, Laterza, Roma-Bari, 2007 Zanfrini, L. (a cura di), Sociologia delle differenze e delle disuguaglianze, Zanichelli, Milano, 2011

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