PIANO STRALCIO PER L ASSETTO IDROGEOLOGICO

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1 Autorità di Bacino Regionale della Campania Centrale Delibera di Comitato Istituzionale n. 1 del 23 febbraio 2015 PIANO STRALCIO PER L ASSETTO IDROGEOLOGICO G R U P P O D I P R O G E T T O R.U.P. arch. Marina Scala ASPETTI GEOLOGICI geol. Federico Baistrocchi geol. Stefania Coraggio geol. Antonella Guerriero geol. Paolo Mirra ASPETTI IDRAULICI ing. Massimo Della Gatta ing. Luigi Fariello ing. Luigi Iodice COORDINATORE arch. Paolo Tolentino SISTEMA INFORMATIVO TERRITORIALE dr. Alberto Albano geom. Antonino Paroli ASPETTI AMMINISTRATIVI sig. Oreste Alfano geom. Ciro Papa geom. Luigi Beracci sig.ra Felicetta Napolitano sig.ra Giuseppina Terracciano ASPETTI TERRITORIALI SUPPORTO TECNICO - GIURIDICO G.R.C. arch. Marina La Greca ing. Mauro Biafore (D.G. - LL. PP. e Protezione Civile) arch. Ornella Piscopo dr. Orlando Battipaglia (U.O.D. - S.I.T.) arch. Mauro Vincenti ing. Vincenzo Parità (U.O.D. - S.I.T.) avv. Angelo Marzocchella (Uff. Spec. Avvocatura) Il SEGRETARIO GENERALE avv. Luigi Stefano Sorvino QUADERNO OPERE TIPO

2 . INTRODUZIONE...3 INTERVENTI NON STRUTTURALI...3 INTERVENTI STRUTTURALI...5 PARTE I - INTERVENTI DI SISTEMAZIONE IDRAULICA Generalità 7 A.1. DESCRIZIONE DEGLI INTERVENTI...10 Tecniche...10 a) Inerbimento e rimboschimento...11 b) Reti o stuoie in materiale sintetico o biodegradabile...12 c) Gradonate...13 d) Cordonate...14 e) Terrazzamenti...14 f) Graticciate...15 g) Palizzate...15 h) Palificate...16 i) Fascinate...16 l) Drenaggi...17 B. INTERVENTI INTENSIVI: INTERVENTI DI SISTEMAZIONE DEL RETICOLO IDROGRAFICO...27 B.1 DESCRIZIONE DEGLI INTERVENTI STRUTTURALI NEGLI ALVEI MONTANI E PEDEMONTANI...28 Sistemazione a cunette...28 Soglie di fondo...29 Interventi di tipo naturalistico...29 Soglie di fondo...29 Briglie...32 Briglie impermeabili...33 Briglie selettive...33 Interventi di tipo naturalistico...36 Briglie in pietrame e calcestruzzo...38 B.2 DESCRIZIONE DEGLI INTERVENTI STRUTTURALI NEGLI ALVEI DI PIANURA...63 Vasche di laminazione...63 Scolmatori e Diversivi...73 Arginature...74 Difese Spondali...75 difese di sponda radenti...76 difese di sponda sporgenti...86 PARTE II - INTERVENTI DI STABILIZZAZIONE DEI PENDII E DI PROTEZIONE DAGLI EVENTI FRANOSI INTRODUZIONE...97 A - ROCCE SCIOLTE INTERVENTI DI DIFESA DALLE COLATE DI FANGO...99 A.1. Interventi estensivi...99 A.1.1 interventi di rivestimento...99 A.1.2 Interventi stabilizzanti A.1.3 Interventi combinati gina

3 A.1.4 Interventi complementari A.2 Interventi strutturali intensivi A.2.1 Briglie Briglie chiuse Briglie selettive Briglie frangicolate a speroni Briglie per la trattenuta dei materiali galleggianti A.2.2 Griglie A.2.3 Difese di sponda A.2.4 Canalizzazioni artificiali: cunettoni A.2.5 Argini di contenimento A.2.6 Zone di deposito A.2.7 Aree di dispersione A.2.8 Opere di by-pass per la portata A.2.9 Interventi di stabilizzazione dei pendii Opere di sostegno Opere di placcaggio ROCCE LAPIDEE INTERVENTI DI STABILIZZAZIONE DEI PENDII IN ROCCIA.134 B.1. Interventi di stabilizzazione dei pendii in roccia B.1.1 interventi di bonifica in parete Rimozione di masse rocciose instabili e taglio della vegetazione Rimozione di blocchi sporgenti o blocchi instabili Riprofilatura delle pareti B.1.2 Interventi di rinforzo Tiranti Bulloni Chiodi di ancoraggio Drenaggi Imbragatura di blocchi B.1.3. Esecuzione di strutture in calcestruzzo armato B.2. Interventi di protezione dalla caduta di massi B.2.1 Scavo di valli o trincee semplici o con paramento rivestito B.2.2 Protezione superficiale delle pareti B.2.3 Barriere paramassi rigide B.2.4 Barriere paramassi elastiche a basse deformazioni B.2.5 Barriere paramassi elastiche ad alte deformazioni Gallerie artificiali...144

4 INTRODUZIONE Il presente Quaderno, che è associato alla Carta degli Interventi Strutturali previsti nel PAI, fornisce una elencazione commentata delle tipologie di interventi strutturali e non strutturali che possono essere impiegati per il risanamento idrogeologico ed il recupero ambientale delle aste fluviali critiche e dei versanti in frana. Il documento elaborato non è stato concepito come un Manuale di Progettazione nel senso comune del termine in quanto, in linea di principio, si ritiene che: - la progettazione di interventi per la difesa idrogeologica deve tenere necessariamente conto delle specifiche esigenze tecniche ed ambientali del singolo caso da esaminare e non può pertanto seguire criteri di generalizzazione; - la notevole complessità e la multidisciplinarietà delle tematiche non può essere descritta compiutamente da un insieme di criteri e regole tipiche di un manuale di consultazione; - allo stato attuale molte tecniche di intervento di tipo innovativo sono ancora in fase di sperimentazione e necessitano di ulteriori approfondimenti teorici e sperimentali. L utilità del Quaderno deve essere commisurata esclusivamente alla possibilità di disporre di un quadro descrittivo di tipologie di interventi che possono essere presi in considerazione nella fase di attuazione del Piano che deve necessariamente passare attraverso un programma strategico di interventi da attuare. Vengono pertanto riportate le descrizioni degli interventi strutturali e non strutturali più adatti al caso del bacini nord occidentale della Campania e del Sarno. Il Quaderno, fermo restando le valutazioni di dettaglio e le scelte tecniche proprie delle fasi di progettazione, è da considerare in definitiva un documento di indirizzo che suggerisce tra l altro, in accordo con le moderne tendenze del settore, il ricorso ad opere a basso impatto ambientale, proponendo a tal fine, ogni qualvolta possibile, interventi di ingegneria naturalistica. A tal proposito si richiamano fra l altro come Linee Guida, l Atlante delle opere di sistemazione fluviale e l Atlante delle opere di sistemazione dei versanti dell ANPA pubblicati sul sito dell ISPRA ( INTERVENTI NON STRUTTURALI Gli interventi di tipo non strutturale sono quelli mirati alla prevenzione e mitigazione del danno attraverso disposizioni di carattere normativo e attività di pianificazione territoriale. La regolamentazione d uso del territorio comporta diversi livelli ed ambiti di applicazione: ambiti di carattere generale (relativi alle linee di assetto idrogeologico a scala di bacino) ed ambiti di carattere specifico (relativi alle specifiche situazioni di dissesto, alle modalità di realizzazione di interventi interferenti con l assetto idrogeologico ed alla regolamentazione dell uso del suolo in ambito di pianificazione urbanistica). Quest ultimo aspetto appare di natura complessa in quanto comporta una diretta influenza sulla pianificazione urbanistica a scala comunale e quindi richiede spesso adeguamenti e varianti che incidono sul contesto insediativo e produttivo, realizzato e programmato. La ricerca di coerenza tra obiettivi del Piano ed esigenze di sviluppo economico-territoriale è uno degli aspetti determinanti la reale capacità di efficacia del Piano. Va quindi affrontato con estrema attenzione, al fine di raggiungere una forte condivisione delle scelte operate ai diversi livelli di pianificazione, ma anche con estrema fermezza rispetto agli obiettivi di sicurezza e di integrità fisica del bacino che il Piano deve perseguire.

5 Nell individuazione delle priorità la salvaguardia delle popolazioni è ovviamente determinante. Saranno poi privilegiati gli interventi di manutenzione o di completamento di opere e quelli che consentono il superamento delle situazioni di dissesto mediante il ripristino o il riequilibrio delle situazioni naturali preesistenti. La manutenzione delle opere di difesa è sicuramente fondamentale e non solo quella delle opere ma anche quella del territorio stesso per preservare equilibri territoriali e ambientali. Non è vero che un area priva di pressioni antropiche, lasciata allo stato naturale mantiene il suo equilibrio solo perché non interviene l uomo: l abbandono della manutenzione dei territori boscati ha portato in molto casi, al degrado delle coperture e dei suoli con inevitabile innesco di fenomeni di instabilità dei versanti e dei suoli in genere (aumento dell erosione superficiale, diminuzione della permeabilità, ecc.)su questi aspetti le ex Autorità di Bacino del Sarno e Nord-Occidentale hanno lavorato a partire dal 1999, e sono stati in particolare sviluppati documenti di indirizzo e prescrittivi sull uso del suolo sui versanti e sulla tutela del suolo e delle risorse idriche, implementati 1 ora nel PSAI dell Autorità di bacino Regionale della Campania Centrale o adottati come strumenti complementari 2 ad esso collegati. Ciascun progetto di intervento non strutturale è descritto almeno con gli elaborati di seguito elencati: - un testo sintetico con la giustificazione del progetto alla luce di quanto chiarito nelle precedenti fasi di studio del Piano e la descrizione dei risultati che con esso si intende raggiungere, sotto l aspetto tecnico, ambientale, economico e sociale; - una descrizione dei provvedimenti normativi e/o amministrativi proposti per la soluzione del problema; - bozze dei testi delle disposizioni normative delle quali è proposta l adozione; - una sintetica analisi costi-benefici dell intervento previsto. Gli interventi non strutturali sono tipicamente rappresentati dalle seguenti azioni: - programmi di manutenzione; - indirizzi alla pianificazione urbanistica e territoriale; - copertura assicurativa dei beni esposti al rischio non coperti dalle misure strutturali; - monitoraggio, predisposizione di sistemi di allarme; - adeguamento del servizio di polizia idraulica; - incentivazione alla delocalizzazione di manufatti e infrastrutture realizzati in aree a rischio. 1 Cfr. - Carta di sintesi aspetti vegetazionali e pericolosità geomorfologica ed ALLEGATO I da PSAI-2011 ex AdB Sarno. 2 Piano per la Tutela del Suolo e delle Risorse Idriche dell ex AdB N.O. della Campania (Del. di C.I. n. 611 del BURC 35/2012), e Misure di Salvaguardia per la Tutela del Suolo e delle Risorse Idriche dell ex AdB Sarno (Del. di C.I. n. 25 del BURC n. 5 /2013).

6 INTERVENTI STRUTTURALI Gli interventi strutturali possono essere ispirati a due diversi criteri: - interventi di difesa attiva (o, anche, preventivi) finalizzati ad impedire l innesco di fenomeni di dissesto; - interventi di difesa passiva (o, anche, di protezione) indirizzati a mitigare gli effetti derivanti dall innesco di un dissesto. Di norma è previsto che ogni progetto di intervento strutturale sia descritto almeno con gli elaborati di seguito elencati: - un testo sintetico con la giustificazione del progetto alla luce di quanto chiarito nelle precedenti fasi di studio del Piano e la descrizione dei risultati che con esso si intende raggiungere; - una cartografia in scala adeguata, con la localizzazione delle opere e degli interventi proposti; - una serie di schede con l indicazione delle caratteristiche delle opere e degli interventi; il grado di dettaglio nella descrizione delle opere deve essere sufficiente per una ragionata stima dei costi; - una scheda con l elenco delle opere e degli interventi e relativa stima dei costi, nonché l indicazione degli stralci realizzativi; - ove possibile, una sintetica analisi costi-benefici dell intervento proposto. Nel seguito si riporta una descrizione delle tipologie di opere, attive e passive, che sono più adatte ai casi dei bacini nord occidentali della Campania e del Sarno con riferimento sia ai problemi di dissesto idraulico che dei versanti in frana.

7 PARTE I INTERVENTI DI SISTEMAZIONE IDRAULICA

8 GENERALITÀ Come detto in premessa, la sistemazione di un tratto d asta fluviale, montano e/o vallivo, può avvenire attraverso interventi di vario tipo che, in generale,sono classificati come strutturali e non strutturali. I primi influenzano la struttura del bacino, o in senso esteso (provvedimenti estensivi), mediante interventi diretti alla sua sistemazione idrogeologica e forestale, o localmente (provvedimenti intensivi) mediante opere aventi lo scopo precipuo di controllare il movimento delle acque e di ridurre la probabilità di inondazione delle aree limitrofe ai corsi d acqua. I tempi di ritorno per il dimensionamento delle difese sono assumibili in maniera uniforme. Infatti: Quando le zone da difendere sono marginali (aree di ridotte dimensioni o difficilmente difendibili) i benefici ritraibili dalla difesa diminuiscono e di conseguenza deve diminuire anche il tempo di ritorno; - Ove le difese risultano particolarmente onerose richiedendo, ad esempio, la realizzazione di grandi opere idrauliche, è opportuno ridurre il livello di protezione offerto; Ogni variazione nelle prospettive di uso e nella pianificazione degli insediamenti posti nelle aree a rischio deve essere accompagnata dal ridimensionamento del sistema di difesa, in quanto il continuo sviluppo degli insediamenti civili e produttivi nelle aree inondabili determina una tendenza a crescere nel tempo dei danni provocati dagli eventi critici. Nella tabella 1 che segue sono riportate le tipologie di interventi strutturali estensivi ed intensivi più comuni che verranno illustrati nel seguito: INTERVENTI STRUTTURALI Sistemazioni idraulico-forestali Interventi strutturali estensivi Sistemazioni idraulico-agrarie Serbatoi di laminazione Arginature Scolmatori e diversivi Difese di sponda B riglie Interventi strutturali intensivi Soglie Canalizzazioni d alveo Rettifiche fluviali Cunettoni Piazze di deposito Tab. 1- Interventi di tipoestensivo

9 I lavori inerenti gli interventi strutturali estensivi hanno lo scopo di controllare quei fenomeni di evoluzione della crosta terrestre che vengono detti degradazione montana; è stato usato il verbo controllare e non eliminare sia perché è praticamente impossibile eliminare questo fenomeno naturale, sia perché sarebbe dannoso eliminarlo totalmente. Infatti il torrente, non più alimentato dal materiale di disgregazione del bacino, tende, con il passare del tempo, ad approfondire il suo letto ed erodere le sponde: le sponde, quindi, anche se ben sistemate, verrebbero nuovamente dissestate per un fenomeno che si origina dal basso. L erosione superficiale dei versanti è causata dall azione battente della pioggia ed è favorita da quella di altri agenti, quali il ghiaccio ed il vento, i cicli di gelo-disgelo, i cicli di inumidimentoessiccamento dello strato più superficiale del terreno, ecc. Il trasporto a valle delle particelle distaccate può manifestarsi sia in modo diffuso (erosione laminare), sia in modo concentrato (erosione lineare o inalveata). I fattori che principalmente influiscono sulla suscettibilità all erosione del suolo sono: le caratteristiche climatiche dell area, in particolare, le precipitazioni (specie quelle di breve durata ma intense) e le escursioni termiche; le caratteristiche pedologiche dei suoli, cioè la loro granulometria, porosità e permeabilità e il loro grado di saturazione; gli aspetti topografici dei versanti quali la pendenza e la lunghezza; le attività antropiche, cioè principalmente i sistemi di lavorazione del terreno nell ambito di una sua utilizzazione agricola; il grado di copertura vegetale dei terreni che, da un lato, influisce sulla forza d impatto esercitata sul terreno dalla pioggia e dall altro, l apparato radicale aumenta la resistenza all erosione del suolo. L erosione prodotta dalle acque meteoriche defluenti lungo la superficie di un versante può essere attenuata con interventi di protezione superficiale del pendio, definiti estensivi perché si attuano sull intera superficie di un versante soggetto ad un erosione intensa.detti interventi estensivi consistono essenzialmente nel rivestimento vegetale, forestale o agrario, del terreno e nella regimentazione del deflusso idrico a mezzo delle cosiddette opere minori e si basano sull utilizzazione di specie pioniere, autoctone, a rapido accrescimento. Qualsiasi formazione vegetale, anche la più elementare, rappresenta una forma di difesa contro l erosione: la vegetazione costituisce uno strato di protezione e rinnovo del suolo, da un lato mantenendo il giusto tenore di umidità e dall altro difendendo la superficie dall azione diretta degli agenti atmosferici e mitigando gli effetti dannosi derivanti dall impatto delle gocce sul suolo e dagli scorrimenti superficiali. La vegetazione determina questi effetti positivi in quanto, sostituendo una superficie netta di separazione tra suolo e atmosfera, mitiga lo scambio d acqua tra suolo e atmosfera; essa migliora inoltre le caratteristiche geomeccaniche del terreno attraverso l azione dell apparato radicale. Gli effetti benefici che la vegetazione esercita possono essere sinteticamente riassunti in: - effetto antierosivo; - effetto regimante. Per quanto riguarda il primo effetto si può facilmente dimostrare che la presenza di vegetazione conduce a una riduzione della portata solida nel bacino in cui essa compare. Da un lato la pioggia perde quell effetto battente che spesso si riscontra nei terreni senza protezione; dall altro la frazione limitata di acqua superficiale è rallentata nel suo cammino dai numerosi ostacoli che incontra. La modesta capacità erosiva dell acqua superficiale risulta, così, quasi completamente incapace di asportare particelle solide ad un terreno ben consolidato dall apparato radicale. In considerazione del consolidamento del suolo è 8

10 opportuno ricordare che l uniforme distribuzione di robuste radici rende il terreno omogeneo aumentando la sua resistenza meccanica. Il secondo effetto si manifesta con un azione di laminazione delle portate liquide. La più cospicua manifestazione della laminazione è da imputare alla modesta presenza di acqua superficiale in un bacino ricoperto da vegetazione contro un cospicuo, ma lento, moto di filtrazione: l acqua, infatti, è intercettata dal terreno, trattenuta e, poi, rilasciata gradualmente. Conseguentemente il tempo di corrivazione del bacino aumenta, l onda di piena risulta più appiattita e la portata al colmo di piena modesta. L efficacia dell effetto di regimazione è massima in occasione di piogge intense ma brevi mentre è modesta in occasione di piogge lunghe e persistenti. In complesso i provvedimenti strutturali estensivi producono scarsi risultati quanto più intenso è l evento meteorico e quanto più grande è il bacino fluviale; ciò nonostante, dato che gli eventi meno intensi sono anche i più frequenti, i provvedimenti estensivi possono avere notevole importanza nel limitare i danni che si manifestano in occasione delle piene ordinarie nei piccoli bacini o nelle parti più alte dei grandi bacini. Il rivestimento vegetale predominante è quello erbaceo nel campo agrario ed il bosco in quello forestale. Il rivestimento erbaceo, rappresentato da prati e pascoli, ha poteri antierosivi e regimanti meno efficaci del bosco anche se possono essere migliorati piantando isolatamente o a gruppi idonee specie legnose dando così luogo a piccoli pascoli alberati. Il bosco, d altro canto, per esercitare un efficace azione protettiva deve essere sufficientemente sviluppato ed integrato col suolo: gli effetti migliori si ottengono con boschi di latifoglie piuttosto che di essenza resinose o anche con boschi misti, o con l associazione di un consistente sottobosco e di lettiere spesse costituite da fogliame e ramaglie. Nel caso di pendici ripide, in cui intensa è l azione erosiva esercitata dall acqua, il rimboschimento viene associato ad altri interventi minori quali i gradonamenti, i ciglionamenti, le cordonate, le fascinate, le viminate vive e la costruzione di muretti di terrazzamento; queste opere hanno la funzione di regolare i deflussi superficiali, sia concentrando l acqua in fossi e canalizzazioni sia riducendo la velocità delle correnti idriche attraverso l interruzione della continuità delle pendici. Come già accennato, gli interventi a verde e le opere minori determinano un aumento della capacità di invaso naturale del bacino ed un allungamento del tempo di corrivazione, fattori questi che hanno un effetto benefico nei riguardi della riduzione delle portate di colmo delle piene. Bisogna tenere presente, però, che quando le precipitazioni sono molto intense e prolungate questi effetti diventano modesti e di conseguenza anche la moderazione delle portate di piena diviene trascurabile In occasione di scrosci intensi ma brevi un primo modesto effetto regimante è già dato dall intercettazione degli apparati fogliari; anche se all aumentare dell entità della pioggia la percentuale trattenuta diminuisce fino a diventare trascurabile. 9

11 A.1. DESCRIZIONE DEGLI INTERVENTI I principali interventi estensivi suggeriti per la sistemazione dei versanti sono quelli riportati nella successiva tab. I. (Clerici Valsecchi in Geologia Tecnica, 2001). Tab.I Alcune tra le tecniche di Ingegneria Naturalistica più frequentemente impiegate per interventi su versanti. Obiettivo dell intervento Interventi di protezione Caratteristiche principali Tecniche Si tratta di interventi che interessano la superficie topografica e spessori di terreno limitati a pochi centimetri o decimetri; hanno lo scopo principale l azione di erosione di impatto e di dilavamento operata dalle acque superficiali. Inerbimento Posa di strutture leggere in legname Impianto di vegetazione arborea ed arbustiva (rimboschimento) A spaglio Idrosemina Semina bianco verde Fascinata Viminata Piantagione di giovani piante a radice nuda o in fitocella Interventi di consolidamento Si tratta di interventi che prevedono modesti interventi di movimento terra con la piantagione e la realizzazione di strutture medio leggere in legname; la loro funzione è quella di fornire un consolidamento entro il primo metro di spessore di terreno. Impianto di vegetazione arborea ed arbustiva Piantagione di giovani piante a radice nuda o in fitocella Posa di talee di dimensioni diverse (astoni, talee grandi, talee piccole) Posa di rizomi o di loro parti Semina di alberi o di arbusti Interventi di stabilizzazione Si tratta di strutture realizzate in gran parte in legname di grosso diametro vincolato in modo da assicurare una resistenza e rigidezza all insieme: hanno lo scopo di stabilizzare le aree a maggiore acclività sedi di movimenti franosi. Opere di drenaggio superficiale e sub-superficiale Sono interventi che hanno lo scopo di intercettare e convogliare le acque superficiali e subsuperficiali, allontanandole dall area verso un canale di recapito naturale Realizzazione di strutture medio leggere Palificata viva Grata viva Drenaggio Cordonate Gradonate Palizzate Semplice Doppia Semplice Doppia Con fascine Con tubo fessurato e ghiaia Con ciottoli massi Con tecniche miste 10

12 Detti interventi sono ispirati alle tecniche dell ingegneria naturalistica, cui si rimanda per ulteriori approfondimenti. Di seguito si descrivono alcune delle tecniche riportate in tabella I. a) Inerbimento e rimboschimento Tali interventi determinano l incremento del grado di copertura del suolo. Gli effetti sul fenomeno erosivo esercitati dalla vegetazione possono essere così schematizzati: intercettazione parziale delle precipitazioni e, quindi, attenuazione dell aggressività della pioggia nei confronti del suolo; diminuzione del ruscellamento superficiale dovuta all incremento, per evapo-traspirazione, della capacità di assorbimento del terreno; incremento della resistenza all erosione offerta dal suolo per effetto del fogliame e delle ramaglie ivi depositate. L inerbimento può essere realizzato su una superficie piana o inclinata attraverso le seguenti diverse tecniche: semina a spaglio di un miscuglio di sementi di specie erbacee selezionate ed idonee al sito, previa preparazione del letto di semina con eventuale eliminazione dei ciottoli presenti tramite rastrellatura e successivo riporto di terreno vegetale e distribuzione di fertilizzante organico, se il substrato è sterile. Tale intervento, solitamente praticato nel periodo primaverile-estivo, è economicamente conveniente, quando non vi è un elevato pericolo di disseccamento della semente. idrosemina, consistente nell aspersione di una miscela formata da acqua, miscuglio di sementi di specie erbacee selezionate ed idonee al sito, concime organico, collanti e sostanze miglioratrici del terreno quali argilla, sabbia, torba e cellulosa. Il tutto viene distribuito in un'unica soluzione con speciali macchine irroratrici a forte pressione e previa preparazione del letto di semina con eventuale eliminazione dei ciottoli presenti tramite rastrellatura. La presenza di sostanze miglioratrici del suolo e di concimi consente di evitare il costoso e difficoltoso riporto di terreno vegetale.l intervento, effettuato in genere durante la stagione umida, consente l inerbimento di scarpate molto ripide difficilmente accessibili. semina con coltre protettiva di paglia (o semina bianco-verde), viene realizzata utilizzando un miscuglio di sementi di specie erbacee selezionate ed idonee al sito, distribuito a spaglio o con idrosemina. Ciò unitamente alla distribuzione mediante l uso di irroratrici di una miscela composta da fieno o paglia trinciata e concime organico. Tale sistema ha il vantaggio di poter essere applicato l intero periodo vegetativo anche se i migliori risultati si ottengono nella stagione umida. semina con coltre protettiva di paglia e bitume (o semina nero-verde), si realizza mediante l utilizzo di un miscuglio di sementi di specie erbacee selezionate ed idonee al sito, distribuito su un letto di paglia di segale a culmo lungo, disposta uniformemente con aspersione mediante l uso di pompe irroratrici di un emulsione bituminosa diluita in acqua. Tale emulsione ha una funzione protettiva in quanto stabilizza fisicamente lo strato di paglia evitando erosioni da parte del vento e dell acqua. Analogamente, la presenza di materiale a culmo lungo consente di ottenere una migliore e duratura protezione del terreno in quanto previene una possibile asportazione causabile da eventi naturali. Il periodo più adatto per questo tipo di intervento è quello primaverile. Il rimboschimento deve essere realizzato mediante l apertura di buche di dimensioni prossime 11

13 al volume dell apparato radicale, la piantagione di specie arbustive ed arboree a radice nuda o in fitocella, la ricolmatura con terreno vegetale, la compressione del terreno adiacente alle radici e l irrigazione. L uso di piantine in fitocella ha il pregio di accrescere notevolmente le probabilità di attecchimento e di consentire il trapianto durante tutto l arco dell anno. Il ricoprimento della parte superiore della buca, se eseguito con uno strato di 3 4 cm di torba, paglia, cellulosa sminuzzata o altra sostanza organica, consente di mantenere un certo grado di umidità nel terreno. Il dilavamento dello strato di sostanza organica può essere evitato riportando al di sopra dello stesso terreno proveniente dallo scavo. In zone aride il livello della buca, una volta eseguito il riempimento, deve risultare inferiore a quello del terreno circostante; in zone con frequenti ristagni d acqua è auspicabile realizzare un monticello con funzione drenante. La densità di impianto è, generalmente, di per ettaro; in situazioni di elevata erosione tale numero può essere elevato a La crescita di specie arbustive o arboree può anche essere realizzata mediante posa di talee di dimensioni diverse: - astoni, con lunghezza superiore a 1,5 m e dotati di gemma apicale; - talee grandi, di lunghezza non inferiore a 60 cm e diametro maggiore di 3 cm; - talee piccole, di lunghezza non inferiore a 40 cm; - posa di rizomi o loro parti; - posa di semi di alberi e arbusti; b) Reti o stuoie in materiale sintetico o biodegradabile Nel caso in cui si utilizzi materiale biodegradabile, l intervento antierosivo si realizza mediante la posa in opera di reti in fibra naturali quali juta, fibra di cocco o di altri vegetali, stuoie in fibra di cocco, di paglia, di truciolare di legno o di altri vegetali. I materiali sintetici utilizzabili sono, invece, griglie o reti in poliammide (nylon), griglie o reti in polietilene, polipropilene, reti in struttura alveolare in polietilene o poliestere, tessuti in polipropilene o poliestere, sistemi misti. materiale biodegradabile Le reti sono costituite da corde intrecciate di svariate dimensioni e caratteristiche tecniche: diametro delle corde pari a 4 5 mm; maglia della rete di mm; resistenza a trazione di 5 15 N/metro; peso pari a grammi/mq. Le stuoie sono costituite da uno strato di fibra vegetale tenuto insieme da una rete di materiale biodegradabile o sintetico. Nei casi di elevata pendenza e, quindi, di notevole erosione, sono consigliate le stuoie realizzate con fibra di cocco in quanto di più lunga durata rispetto a quelle di paglia, che si decompongono più velocemente. L esecuzione di tali interventi prevede la preparazione delle scarpate mediante scoronamenti ed eliminazione di pietrame e ramaglia. Successivamente si realizza lo scavo di un solca di cm di profondità lungo il lato a monte della superficie da proteggere e nel solco stesso si semina un miscuglio di sementi di specie erbacee selezionate, con relativa concimazione. Infine la rete o la stuoia, fissate al terreno, nel solco, mediante picchetti di legno, saranno ricoperte dal terreno proveniente dallo scavo. La rete va disposta lungo la linea di massima pendenza in maniera da non essere troppo tesa; dovrà poi assicurarsi una leggera sovrapposizione laterale (10 15 cm) tra i diversi rotoli impiegati. 12

14 materiale sintetico Le griglie in nylon sono reti tridimensionali costituite da filamenti aggrovigliati e termosaldati in grado di inglobare le particelle di terreno. Tale materiale ha uno spessore variabile tra 10 e 25 mm, un peso compreso tra 250 e 1000 gr/mq e una resistenza alla trazione di 1 3 KN/m. In genere sono disponibili anche griglie già riempite con ghiaia legata con bitume, oppure altre con il manto vegetale già sviluppato e quindi più pesanti delle precedenti. Le griglie in polietilene sono reti bidimensionale utilizzate per costruire terre rinforzate (resistenza alla trazione KN/m) oppure per consolidare terreni in erosione. Le griglie in polipropilene sono reti bi-tridimensionali forate in modo tale da contenere le particelle di terreno ed essere inerbite svolgendo così una funzione antierosiva (resistenza alla trazione KN/m ). Le reti a struttura alveolare, siano esse in polietilene o in poliestere, svolgono una funzione antierosiva in quanto trattenendo il terreno sciolto all interno delle diverse celle (di forma romboidale o esagonale) costituiscono uno scheletro con cui incrementano la resistenza meccanica del terreno. Esse hanno il vantaggio di un facile trasporto perché realizzate in una struttura a fisarmonica di ingombro limitato, per cui ne consegue anche una certa facilità di posa in opera. Anche i tessuti in polipropilene o in poliestere possono essere utilizzati per costituire un armatura del terreno poiché sono in grado di sostenere la spinta delle terre. Inoltre, possono essere utilizzati anche come elementi separatori del terreno, come drenaggi o per distribuire meglio i carichi. La resistenza a trazione di detti tessuti varia a seconda del tipo di materiale, in particolare, per il polipropilene la resistenza a trazione varia tra KN/m, per il poliestere assume valori tra KN/m. I sistemi misti sono il risultato di diverse combinazioni di reti, griglie, stuoie e tessuti che consentono di realizzare dei sistemi che nel contempo sono drenanti, filtranti, antierosivi. c) Gradonate L azione di erosione e trasporto esercitata dall acqua di ruscellamento cresce all aumentare della pendenza del versante quindi, su pendii particolarmente acclivi, può essere necessario associare al rimboschimento altri interventi quali, ad esempio, gradonamenti, aventi lo scopo di ridurre la velocità delle acque di ruscellamento attraverso la rottura della continuità del versante. Tali opere, di fatto, determinano una suddivisione del pendio in aree di minore superficie e di minore pendenza media. Le gradonate consistono nello scavo, secondo le curve di livello ed iniziando dal piede del pendio, di banchine di larghezza variabile da 50 a 100 cm e con interassi di 1 3 m. In particolare, per evitare scavi di notevole altezza, al crescere della pendenza del versante è preferibile realizzare banchine di minore larghezza. E consigliato mantenere una contropendenza trasversale del fondo dello scavo pari almeno al 10 : in tal modo si riduce la velocità dell acqua di ruscellamento e se ne favorisce l infiltrazione diminuendo l azione di dilavamento esercitata da tali acque. Nei ripiani ottenuti è possibile operare la messa a dimora di un letto piantine o talee, disposte a pettine alla base dello scavo, in numero variabile tra per metro. Le talee, in genere aventi lunghezza superiore di cm rispetto alla profondità dello scavo e diametro di 1 7 cm, devono appartenere a specie arbustive o arboree ad elevata capacità vegetativa ed essere interrate per circa 3/4 della loro lunghezza per favorirne il radicamento. Il materiale di rinterro solitamente viene prelevato dallo scavo della banchina superiore. Nel caso di messa a dimora di un letto di piantine, queste devono appartenere a specie in grado di emettere radice avventizie dal fusto, avere età di 2 3 anni, diametro di 1 3 cm e sporgere verso 13

15 l esterno del pendio da 1/3 a 1/4 della loro lunghezza. La densità può variare tra 5 a 20 piante per metro. Tale intervento offre un effetto consolidante minore e più lento rispetto all impianto con talee. Al fine di conseguire una più rapida ed efficace attecchimento, può essere realizzato un letto misto costituito sia da pintine che da talee. In tal caso densità sarà di almeno 10 talee per ogni metro lineare di sistemazione, con piantine distanziate di circa 50 cm. Un migliore attecchimento può essere garantito, sia nel caso di utilizzo di talee che per l utilizzo di piantine, rivestendo i cm più esterni del fondo della banchina con una striscia di carta catramata. In tal modo, infatti, si riduce l erosione dello strato di fondo e si realizza una maggiore ritenuta idrica. Considerando che l intervento è efficace se si realizzano almeno 1500 m/ha di gradoni e che tale tipo di opera richiede una notevole manodopera (per la scarsa accessibilità alle macchine degli ambienti in questione), la gradonata si realizza solo in pendii caratterizzati da pendenze maggiori del 30, cioè dove non sono consigliabili altri tipi di interventi. d) Cordonate Le cordonate rientrano nel novero delle strutture medio-leggere realizzate in legname ed aventi una prevalente azione di consolidamento. La loro posa in opera avviene innanzitutto asportando, temporaneamente, una porzione di terreno dal pendio lungo fasce orizzontali anche estese; sulla superficie di appoggio, così realizzata, viene posato, longitudinalmente, legno di diametro intorno ai 10 cm, ramaglia, uno strato di terra e talee di lunghezza opportuna. Lo scavo, avente in genere una profondità di un metro viene riempito con terra e profilato secondo l inclinazione del versante. e) Terrazzamenti Analogamente alle gradonate, è possibile ridurre la pendenza originaria del profilo del pendio attraversi una successione di ripiani orizzontali o quasi, sostenuti da muri a secco o in calce. Tali interventi sono denominati terrazzamenti hanno lo scopo di ridurre la velocità e la capacità erosiva delle acque di ruscellamento. Rispetto alle gradonate, i terrazzamenti vengono praticati su pendii meno acclivi, in genere caratterizzati da pendenze di I terrazzamenti consistono nello scavo, secondo le curve di livello ed iniziando dal piede del pendio, di banchine di larghezza variabile fino ad un massimo di m e con interassi tra i ripiani è di 4 5 m. E consigliato mantenere una contropendenza trasversale del fondo dello scavo pari a circa il 5 : in tal modo si riduce la velocità dell acqua di ruscellamento e se ne favorisce l infiltrazione diminuendo l azione di dilavamento esercitata da tali acque. Talora sono caratterizzati anche da una lievi pendenza longitudinale. I due elementi essenziali del terrazzamento sono il muro di sostegno ed il ripiano: il primo, tradizionalmente realizzato in muratura a secco, è destinato a contenere il secondo, il quale è ottenuto in parte scavando nel pendio, in parte, attraverso il riporto di terreno. La costruzione del muro di sostegno avviene, in genere, con massi calcarei possibilmente recuperati sul posto, al fine di contenere i costi dell intervento. Previo scavo di fondazione, il pietrame sarà posto in opera in modo da realizzare un paramento leggermente inclinato verso monte, avente altezza variabile da 1 a 2 metri e coronamento di larghezza compresa tra 50 e 80 cm. Talvolta, alla massicciata a secco del paramento è possibile associare la messa a dimora di ramaglia e/o piantine radicate di specie arbustive, a contatto con il terreno retrostante al fine di 14

16 consolidare la struttura e di ottenere un maggiore drenaggio del terreno retrostante. Un efficace drenaggio può spesso richiedere la utilizzazione di opportuni strati filtranti, realizzati a tergo del muro, o di tubi drenanti.ai terrazzamenti sono spesso associati opere di canalizzazione delle acque superficiali realizzate utilizzando pietrame e legname, in genere larice o castagno. Essi hanno lo scopo di raccogliere ed evacuare in modo sicuro tali acque, evitando la formazione di solchi che, in seguito ad un loro approfondimento, potrebbero determinare il verificarsi di smottamenti superficiali. Tali canali drenanti, generalmente di forma trapezia, hanno una profondità massima di circa 80 cm, una base minore e una base minore rispettivamente di circa 70 e 170 cm. In particolare, l intelaiatura della canaletta si realizza con pali di legname di diametro cm; il fondo e le pareti sono rivestiti con pietrame di diametro pari a circa 20 cm. Il tondame, posto in opera longitudinalmente, viene ancorato a quello infisso nel terreno, disposto lungo il lato obliquo della canaletta, tramite chioderia e graffe metalliche. Inoltre, ogni 5 7 metri viene inserita nella parte sommitale dell opera una traverso in legno per rendere più rigida la struttura. E consigliabile interporre tra l opera e il terreno un dreno costituito da pietrame di grossa granulometria. La canalizzazione, oltre a mitigare l erosione dinamica superficiale, determinano anche una diminuzione delle pressioni neutre e, quindi, una stabilizzazione della parte più superficiale del pendio nei confronti di possibili fenomeni franosi. f) Graticciate Altro intervento realizzabili al fine di ridurre l erosione dinamica superficiale è costituito dalle graticciate o viminate. L obiettivo di questo tipo di intervento è aumentare la scabrezza del terreno e, quindi, diminuire l erodibilità dello stesso. In questo senso, l opera svolge un azione attiva. Essa però determina anche il trattenimento a tergo di grossa parte del materiale che, anche se in misura minore, viene eroso superficialmente. L opera svolge, quindi, anche un azione passiva. Le graticciate sono costituite da paletti di castagno o larice posti ad una distanza di cm, di altezza 80 cm e di diametro 7 10 cm. Essi sono infissi per 50 cm nel terreno e collegati tra loro mediante l intreccio di sottili rami d albero. La struttura viene infittita dalla messa in opera, ogni 30 cm, di paletti più corti. I pali principali e i paletti intermedi sono collegati mediante un intreccio di rami di salice disposti longitudinalmente e legati con filo di ferro zincato del diametro di 3 mm. L opera viene completata con la posa in opera di talee. Generalmente, con le graticciate si realizzano filari trasversali al pendio aventi interasse di 1 2 metri. Talvolta si eseguono interventi a rete, le cui maglie sono a forma di rombo. Le viminate sono sistemi antierosivi lineari e quindi è opportuno integrarli mediante tecniche di copertura superficiale del terreno quali, ad esempio, gli inerbimenti. g) Palizzate L erosione dinamica superficiale può essere ridotta anche attraverso altri interventi quali le palificate. Anch esse svolgono un azione attiva, cioè aumentano la scabrezza del terreno, e un azione passiva, in quanto determinano il trattenimento a tergo di grossa parte del materiale eroso superficialmente, anche se in misura minore. 15

17 Le palizzate sono opere costituite da pali di larice o di castagno del diametro di cm e lunghezza di 1.5 m, infissi verticalmente nel terreno per una profondità di 1 m e posti ad una distanza di 1 2 metri. La parte fuori terra viene completata ponendo in opera, orizzontalmente, dei mezzi tronchi di larice o castagno del diametro di 20 cm e lunghezza 2 metri. Essi sono collegati ai pali verticali con filo di ferro e chiodi e hanno il compito di irrigidire la struttura. Inoltre, a tergo dell opera stessa trattengono il materiale eroso proveniente da monte. Anche in questo caso l intervento è può essere completato con la messa a dimora di talee o di piantine radicate. La palificata si realizza mediante la posa in opera di tondame scortecciato di conifere o di castagno del diametro di cm e della lunghezza di 1 3 metri. I pali devono poggiare su di una superficie piana realizzata con una contropendenza del %. La palificate può essere a una o a due pareti. Quest ultima presuppone uno scavo maggiore ed è caratterizzata dalla possibilità di resistere a spinte più elevate ed avere altezza maggiore. In entrambi i casi il paramento deve essere leggermente inclinato verso monte. L opera può essere completata con l inserimento negli interstizi di robuste talee aventi una densità di 5 10 talee al metro. Possono essere poste a dimora anche piantine radicate appartenenti a specie pioniere. h) Palificate Le palificate sono strutture in legname aventi una prevalente azione di stabilizzazione. Le tipologie più comuni sono quelle semplice e doppia. La palificata semplice è costituita da una struttura longitudinale posta trasversalmente al pendio. Essa si realizza creando innanzitutto un piano di appoggio per la struttura, su cui viene posata una prima serie di tronchi, ortogonali allo sviluppo longitudinale del piano di posa, con interasse di circa 2 metri ed incastrati nel terreno in posto. Su tale serie di tronchi ne viene posata una seconda serie, costituita da tronchi longitudinali vincolati con ferro ai primi. Tali operazioni si ripetono per un altezza non superiore ai 2 metri e al termine vengono poste in opera talee e la struttura viene riempita dall alto con terra. La palificata doppia è costituita da una struttura tridimensionale a sviluppo orizzontale appoggiata e parzialmente vincolata al pendio. Essa ha lo scopo di stabilizzare i versanti acclivi. La differenza con la palificata semplice è che i tronchi longitudinali sono posati anche sul lato di monte della struttura. i) Fascinate Un ulteriore intervento efficace ai fini del contenimento dell erosione dinamica superficiale di un versante è costituito dalle fascinate. Si tratta di drenaggi favoriscono l infiltrazione dell acqua e, quindi, determinano una riduzione della velocità e della quantità dell acqua di ruscellamento e, di conseguenza, il contenimento della capacità erosiva di tali acque. Le fascinate sono dei drenaggi realizzati lungo le curve di livello del pendio attraverso lo scavo di trincee aventi profondità e larghezza di circa cm e riempite di fascine, fissate al terreno con picchetti di legno di castagno, aventi lunghezza di circa 1 metro e diametro di 5 10 cm, distanziati tra loro di circa 80 cm. Dette fascine sono costituite da ramaglia di specie con elevata capacità vegetativa (salici, pioppi, ecc.) composte in media da 5 6 rami e legate ogni 70 cm. Lo scavo è ricoperto con materiale di granulometria maggiore di quella del terreno in sito e, quindi, di maggiore permeabilità. 16

18 Al fine di favorire l infiltrazione delle acque altrimenti defluenti in superficie, tale intervento è preferibile praticarlo in tratti del versante caratterizzato da una non elevata pendenza. In genere si realizzano fascinate longitudinali che sono intercettate, a valle, da fascinate trasversali, le quali sono eventualmente munite di un tubo finestrato nella parte inferiore dello scavo. Tale tubo ha il compito di agevolare lo smaltimento sia dell acqua drenata direttamente dalle trincee trasversali, sia dell acqua ivi convogliata dalle opere longitudinali. l) Drenaggi Si tratta di opere aventi lo scopo di regimentare le acque superficiali e sub-superficiali allontanandole dall area di intervento verso un canale di recapito naturale. Tali drenaggi possono essere realizzati con diversi materiali: con fascine, in tubo fessurato e ghiaia, con ciottoli e massi. In tutti i casi si parte dalla realizzazione di una trincea poco profonda a permeabilità significativamente più elevata rispetto quella del terreno circostante. Nel caso del drenaggio con fascine, realizzata la trincea, si posano e si fissano le fascine al terreno con paletti in legname. Infine, si procede al riempimento della trincea con terra per raccordarsi con il piano campagna e favorire il radicamento delle talee. Nel caso del drenaggio in tubo fessurato e ghiaia si utilizza un tubo drenante, posato sul fondo della trincea e ricoperto da materiale lapideo ad alta permeabilità. La trincea viene, poi, ricoperta con terra per raccordarsi al piano campagna e favorire il radicamento delle talee. Il drenaggio con ciottoli e massi si realizza ponendo nella trincea il materiale lapideo fino al piano campagna. L elevata conducibilità del materiale posato assicura il drenaggio delle acque superficiale e sub-superfciali. 17

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28 B. INTERVENTI INTENSIVI: INTERVENTI DI SISTEMAZIONE DEL RETICOLO IDROGRAFICO Gli elementi costituenti il reticolo idrografico assumono, come è noto, caratteristiche diverse a seconda che si considerino: i torrenti montani, con alveo inciso nelle formazioni da essi attraversate, in cui possono verificarsi dissesti di carattere erosivo localizzati al piede dei versanti, che nei casi più gravi possono generare colate rapide di fango o di detrito con effetto distruttivo; i tratti pedemontani, prevalentemente caratterizzati da processi di deposito, con conseguente incremento dei rischi di esondazione per restringimento delle sezioni trasversali degli alvei naturali ed, inoltre, con maggiore possibilità di interrimento delle reti di drenaggio artificiali; i tratti incassati di pianura, in cui possono verificarsi esondazioni allorquando, in una certa sezione, le portate in arrivo dai bacini a monte risultano eccedenti rispetto alla capacità di convogliamento idrico delle stesse sezioniin funzione delle suddette caratteristiche, è possibile distinguere diversi interventi di sistemazione di un corso d acqua, aventi lo scopo di dare all alveo sezioni e pendenze sufficienti al convogliamento delle acque e dei materiali trasportati in piena, evitando di arrecare danni ai terreni latistanti ed ai manufatti esistenti lungo l asta del fiume. La soluzione delle problematiche di dissesto dei diversi elementi del reticolo idrografico può essere realizzata mediante interventi di tipo strutturale. Tali interventi possono anche distinguersi in: interventi attivi (o, anche preventivi) finalizzati ad impedire l innesco di fenomeni di dissesto; interventi passivi (o, anche di protezione) indirizzati a mitigare gli effetti derivanti dall innesco di un dissesto.di seguito, per ciascun elemento del reticolo idrografico, si riportano le tipologie di interventi strutturali intensivi che possono essere impiegati nei diversi tratti del reticolo idrografico del bacino Nord-Occidentale della Campania e del bacino del Sarno 27

29 B.1 DESCRIZIONE DEGLI INTERVENTI STRUTTURALI NEGLI ALVEI MONTANI E PEDEMONTANI GENERALITA Gli interventi strutturali in tali alvei mirano a ridurre il flusso di materiale solido verso valle associato alle portate di piena e, quindi, a controllare i processi di interrimento dei tratti di valle. Ridurre l apporto di materiale solido significa, da un lato, intervenire nei tratti montani impedendo l erosione del fondo e il franamento delle sponde, dall altro, ridurre il trasporto a valle del materiale che giunge da monte. Le capacità di accumulo ( briglie )che si realizzano per tale scopo tendono ad esaurirsi in tempi brevi; pertanto, sistemazioni di questo tipo hanno efficacia solo se associate ad energici interventi sistematori anche dei versanti. In ambiente montano, cioè nei tratti dei corsi d acqua dove più attiva è l erosione, gli interventi di sistemazione sono costituiti, in genere, da opere tendenti a: rendere resistente all erosione il fondo e le sponde attraverso dei rivestimenti, continui (sistemazione a cunette) o discontinui (soglie di fondo) della canalizzazione; diminuire la velocità dell acqua e, quindi, la sua azione erosiva, attraverso la riduzione della pendenza dell alveo (briglie di consolidamento e di trattenuta) o mediante la dissipazione di una parte dell energia della corrente (salti di fondo); Sistemazione a cunette Questo tipo di intervento è da associare ai tratti di monte del reticolo idrografico caratterizzati da una significativa erosione del fondo e delle sponde. Esso consiste nel sostituire al letto naturale in erosione un canale rivestito artificialmente e, quindi, capace di resistere all azione erosiva dell acqua. A tale tipo di sistemazione, già di per se molto costosa, si ricorre solo in casi particolari in quanto spesso comporta una manutenzione molto onerosa. Generalmente, il rivestimento è costituito da selciato realizzato a secco o con giunti di cemento, che fungono da collante e permettono di utilizzare materiale meno grosso, altrimenti trasportato a valle dalla corrente. La realizzazione di cunette in calcestruzzo è invece sconsigliata in quanto tale materiale è facilmente eroso dalle correnti piuttosto veloci tipiche dei tratti montani del reticolo idrografico. Tale problema si accentua quando alla corrente liquida è associato un ingente trasporto di materiali detritici, con un conseguente incremento dell azione logorante. Resistenze soddisfacenti si sono sperimentate utilizzando rivestimenti in mattoni vetrificati, il cui costo elevato, tuttavia, ne sconsiglia l uso. Per evitare il deposito di materiale solido, soprattutto nei periodo caratterizzato da bassi valori di portata, può convenire creare una sezione trasversale avente la parte centrale più raccolta. Tale parte centrale non deve, però, presentarsi eccessivamente incavata, per evitare un rapido logoramento per eccessivo concentramento d acqua. Le sistemazioni a cunette presentano il vantaggio di determinare una protezione continua del fondo e delle sponde, fissando entrambi gli elementi. Si tratta, però, di interventi che, in genere, presentano costi di costruzione molto elevati e che, spesso, determinano la formazione di correnti con elevate velocità e con conseguente onerosa manutenzione dei rivestimenti realizzati. 28

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