Macroeconomia Corso AIEF E-book M2 La pianificazione finanziaria e assicurativa rev. 1.0 del 10/10/2014

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1 Macroeconomia Corso AIEF E-book M2 La pianificazione finanziaria e assicurativa

2 pag. 2/17 Disclaimer L Associazione Italiana Educatori Finanziari (AIEF) ha predisposto questo documento per l approfondimento delle tematiche e delle materie relative alla Cultura Finanziaria e al migliore utilizzo dei relativi strumenti, in base agli standard e ai riferimenti Comunitari vigenti in materia; data la complessità e la vastità dell argomento, peraltro, come editore, AIEF non fornisce garanzie riguardo la completezza delle informazioni contenute; non potrà, inoltre, essere considerata responsabile per eventuali errori, omissioni, perdite o danni eventualmente arrecati a causa di tali informazioni, ovvero istruzioni ovvero consigli contenuti nella pubblicazione ed eventualmente utilizzate anche da terzi. AIEF si riserva di effettuare ogni modifica o correzione che a propria discrezione riterrà sia necessaria, in qualsiasi momento e senza dovere nessuna notifica. L Utenza destinataria è tenuta ad acquisire in merito periodiche informazioni visitando le aree del sito dedicate alla Formazione. Copyright 2014 Tutti i diritti sono riservati a norma di legge e in osservanza delle convenzioni internazionali.

3 pag. 3/17 Nessuna parte di questo E-book può essere riprodotta con sistemi elettronici, meccanici o altri, senza l autorizzazione scritta rilasciata da AIEF. Nomi e marchi citati nel testo sono depositati o registrati dalle rispettive case produttrici. Sommario 1. Il Pil: definizione e interpretazione Definizioni alternative del Pil Principali grandezze relative al Pil Pil reale, Pil nominale e dinamica del Pil La determinazione analitica del Pil tramite la domanda aggregataerrore. Il segna 2.1 Le componenti della domanda aggregataerrore. Il segnalibro non è definito. 3. L inflazione e la disoccupazione Mercato del lavoro La politica economica Gli obiettivi della politica economica Gli strumenti della politica economica La Banca Centrale Europea Bibliografia... 17

4 pag. 4/17 1. Il Pil: definizione e interpretazione. Con l acronimo Pil indichiamo il valore dei beni e servizi finali prodotti all interno di un economia in un determinato periodo di tempo. Analizziamo più dettagliatamente ciò che la definizione ci dice: innanzitutto il Pil è una misura del valore della produzione. La produzione di un economia è composta da diversi beni. Ogni bene ha un valore e, in economia, il valore è quantificabile mediante il prezzo. Qualora si producano più unità di un bene il prezzo sarà dato dal prezzo del singolo bene moltiplicato per il numero dei beni prodotti. Per conoscere, allora, il valore complessivo di una produzione, sarà necessario fare la somma dei valori delle singole produzioni. Abbiamo appena visto che mediante il Pil misuriamo il valore della produzione di beni ma, ciò è corretto solo se facciamo riferimento a un determinato intervallo temporale. Di fatti il Pil può essere calcolato, ed ha significato, solo se fa riferimento a un dato periodo di tempo, o a intervalli di tempo diversi. Solitamente il Pil si riferisce a intervalli di un anno. È importante notare che il Pil prende in considerazione soltanto beni e servizi finali, cioè quei beni e servizi che non sono utilizzati come input nella produzione di altri beni. D altra parte bisogna osservare che il valore dei beni intermedi, cioè di quei beni che sono utilizzati come input nella produzione di altri beni, è incluso nel valore dei beni finali. Questo sistema evita la duplicazione nel conteggio del valore. Consideriamo un economia formata da tre settori in cui un agricoltore produce e vende grano a un mugnaio per un valore di 100. Il mugnaio trasforma il grano in farina che vende a un panettiere per un valore di 300. E il panettiere trasforma la farina in pane che cede sul mercato per un valore di 400. Dato che grano e farina sono beni intermedi, il Pil dell economia non sarà dato dalla somma dei tre valori. Il valore corretto sarà allora 400, il quale di per sé include già i valori di grano e farina.

5 pag. 5/ Definizioni alternative del Pil Sono disponibili, oltre alla definizione principale appena enunciata, due definizioni alternative di Pil che derivano da identità contabili. La prima definizione alternativa ci dice che il Pil è pari alla somma del valore aggiunto dei diversi settori dell economia. La seconda definizione alternativa afferma che il Pil è pari alla somma dei redditi percepiti nell economia. Un esempio può aiutarci nella comprensione. Si consideri un economia con due settori: la produzione di legno e di tavoli di legno. Nel primo settore, con la produzione del legno, si produce un valore pari a 200. In questo settore bisogna considerare altri due aspetti: il valore aggiunto del settore (V.A.) e la distribuzione dei ricavi ottenuti. Il valore aggiunto del settore (V.A.) si calcola sottraendo al valore della produzione del settore il valore degli input utilizzati. In questo caso avremo: V.A.= = 200. La distribuzione dei ricavi ottenuti tiene conto del lavoro utilizzato (salari), e della parte restante che rimane alle imprese (profitti). Così un ricavo del valore di 200 è suddiviso, ad esempio, in 100 di salari e 100 di ricavi. Nel secondo settore bisogna prendere in considerazione altri aspetti. Primo tra tutti l acquisto del legno che è utilizzato per produrre i tavoli da cedere sul mercato dei consumatori per un valore pari a 500. Il valore aggiunto (V.A.) sarà calcolato sottraendo al valore dei tavoli il valore d input, ovvero, il valore d acquisto del legno dal primo settore. Il V.A. sarà: valore tavoli valore input = = 300. La distribuzione dei ricavi, a sua volta, non avviene partendo dal valore di 500, ma terrà in conto i costi di acquisto del legno. Avremo così un V.A. dato dalla differenza tra valore dei tavoli e valore di input. Così al ricavo del valore di 500 nel secondo settore sarà sottratto il valore di 200 relativo all acquisto di beni di input, il restante valore di 300 sarà ulteriormente diviso tra salari (ad esempio 200) e profitti (ad esempio 100). Quanto è il Pil dell economia? Secondo la prima delle due definizioni alternative, il Pil è pari alla somma del valore aggiunto dei diversi settori dell economia.

6 pag. 6/17 Prendendo in considerazione l ultimo esempio avremo un Pil pari alla somma dei valori aggiunti dei due settori dell economia. Ovvero: V.A. settore legno V.A. settore tavoli 300 = valore Pil 500. Non ci resta che osservare cosa accade nel momento in cui si fa riferimento alla seconda definizione alternativa per il calcolo del Pil di un economia. La definizione afferma che il Pil è uguale alla somma dei redditi percepiti nell economia, avremo quindi un Pil frutto della somma tra salari e profitti del settore del legno più la somma di salari e profitti del settore della produzione di tavoli. Valore Pil = (settore legno) salari profitti (settore tavoli) salari profitti 100 = 500 Pil. 1.3 Principali grandezze relative al Pil Il livello assoluto del Pil ci permette di misurare la dimensione di un economia, di mettere in relazione più economie tra loro e, dunque, di valutarne la grandezza, semplicemente mediante il confronto dei livelli assoluti del Pil di ciascun economia. Se ad esempio il Pil dell economia A è pari a 1000 mld di euro e il Pil dell economia B a 200 mld di euro, dedurremo che l economia A è più grande della B di ben cinque volte. Dal Pil possiamo ricavare il valore del Pil pro capite, riguardo agli abitanti di un determinato territorio. Ottenere questo valore è facile, è sufficiente, infatti, dividere il Pil per il numero di abitanti e ricaviamo, in questo modo, il valore del Pil pro capite. Se per ottenere il valore del Pil ci siamo riferiti alla terza definizione, che considera il Pil il risultato della somma dei redditi percepiti in una data economia, dividendo il Pil per il numero di abitanti risulta che il Pil pro capite misura il reddito medio individuale. I dati fornitici dal Pil pro capite servono a comprendere quali economie sono più ricche (reddito medio più alto) e quali economie più povere (reddito medio più basso). Se ad esempio il Pil pro capite dell economia A è di euro e lo stesso indicatore per l economia B si attesta sui euro, diremo che il reddito medio dell economia A è il triplo dell economia B.

7 pag. 7/ Pil reale, Pil nominale e dinamica del Pil Abbiamo detto che il Pil è l indicatore del valore dei beni e servizi finali prodotti all interno di un economia in un determinato periodo di tempo. Otteniamo il Pil dal prodotto di quantità e prezzi. Scegliendo in modo diverso il set di prezzi otteniamo diverse misure del Pil; avremo così un Pil nominale e un Pil reale. Il primo, il Pil nominale, indica il valore di beni e servizi finali prodotti in un economia e lo calcoliamo utilizzando quantità e prezzi correnti. Il Pil reale indica sempre il valore di beni e servizi finali prodotti in un economia, utilizza sempre quantità correnti per il calcolo, ma, anziché fare riferimento a prezzi correnti, utilizza nel calcolo prezzi di un anno di riferimento (detto anche anno base ). Se di un bene sono stati prodotti nell anno quantità pari a 100, a un prezzo di 100 e, dello stesso bene sono stati prodotti l anno successivo quantità pari a 103, a un prezzo di 102 avremo: Pil nominale = q.tà x prezzo = 100 x 100 = Pil nominale = q.tà x prezzo = 103 x 102 = Crescita del Pil nominale = Pil nom Pil nom Pil nom = =0,0506=5,06% Il Pil nominale cresce del 5,06% fra l anno e l anno. Vediamo ora come si calcola il Pil reale: Anno base. Pil reale = q.tà x prezzo = 100x100 =10000 N.B.: E uguale al Pil nominale. Pil reale = q.tà x prezzo = 103x100 = N.B.: E diverso dal Pil nominale Crescita del Pil reale = Pil reale Pil reale Pil reale Il Pil reale cresce del 3% fra l anno e l anno (mentre il Pil nominale cresceva del 5,06%). = = 0,03 = 3%

8 pag. 8/17 La crescita del Pil nominale misura la variazione del valore tenendo conto delle variazioni delle quantità e dei prezzi. La crescita del Pil reale misura la variazione del valore considerando solo le variazioni delle quantità e tenendo fissi i prezzi. Il livello del Pil in un economia cambia di anno in anno, la sua dinamica nel tempo evidenzia fenomeni comuni a tutte le economie industrializzate. I grafici di seguito sono esempi di alcuni tra questi fenomeni. Pil reale in Italia nel periodo : Pil anno Considerando l intero periodo (35 anni) si rileva che il livello del Pil aumenta. 1 fenomeno: Tendenza alla crescita nel lungo periodo (20, 30, 50, 100 anni). Scostamenti rispetto alla dinamica di lungo periodo

9 pag. 9/ Si rilevano fasi di accelerazione e fasi di rallentamento della dinamica. 2 fenomeno: Il Pil fluttua intorno alla tendenza di lungo periodo Ciclo economico. Tendenza di lungo periodo Crescita del Pil annuale in diverse economie Italia 1.7% - 1.2% - 5.5% 1.8% 0.4% - 2.4% US 1.9% - 0.4% - 3.5% 3.0% 1.7% 2.2% UE27 3.2% 0.3% - 4.4% 2.1% 1.5% - 0.3% Cina 14.2% 9.6% 9.2% 10.4% 9.2% 7.8% Pil Si registrano valori diversi in anni diversi e in economie diverse. Di norma il Pil cresce ma in alcuni anni si riduce. 3 fenomeno: La crescita del Pil cambia di anno in anno; di norma è positiva (fase di espansione) ma può essere negativa (fase di recessione). 3. L inflazione e la disoccupazione L inflazione consiste nell aumento del livello medio generale dei prezzi di beni e servizi in un determinato periodo di tempo. Ciò comporta, di contro, un erosione del potere d acquisto dei consumatori. Il tasso d inflazione è la misura del tasso di crescita annuale del livello generale dei prezzi. Dato che il Pil altro non è se non il prodotto tra prezzo e quantità, è necessario disporre di uno strumento che indichi e attribuisca in modo inequivocabile l aumento del Pil alla quantità prodotta o ad un processo di inflazione; questo perché l aumento del Pil può essere determinato dal solo fenomeno inflattivo.

10 pag. 10/17 Possiamo servirci di due strumenti per misurare il livello generale dei prezzi: il deflatore del Pil e l indice dei prezzi al consumo (IPC). Il primo strumento (deflatore del Pil) ci permette di misurare il livello generale dei prezzi attraverso il rapporto tra Pil nominale e Pil reale. Infatti, la crescita del Pil nominale indica una variazione di quantità e prezzi, la crescita del Pil reale, diversamente, corrisponde a una variazione di quantità a prezzi fissi (perché, come abbiamo visto nel calcolo del Pil reale, i prezzi si riferiscono all anno base). La crescita divergente tra Pil reale e Pil nominale indica una variazione dei prezzi che diviene misura dell inflazione. Il deflatore del Pil sarà dato dal Pil nominale diviso il Pil reale, Il tasso d inflazione fra t e t-1 risulterà dalla differenza tra deflatore t e deflatore t-1 diviso deflatore t-1. È il caso di rifarci a un esempio numerico riprendendo i dati utilizzati per il calcolo di Pil reale e nominale: Anno Quantità Prezzo Sappiamo che in questo esempio: Ø Pil nominale = Ø Pil nominale = Ø Pil reale = Ø Pil reale = Abbiamo quindi: Deflatore = Pil nominale Pil reale = =1 Deflatore = Pil nominale Pilreale = =1,02 Tasso di inflazione (fra il e il ) =

11 pag. 11/17 = Deflatore Deflatore Deflatore = 1,02 1 = 0,02 = 2% 1 Il 2% è esattamente la variazione del prezzo in tabella (da 100 a 102). L indice dei prezzi al consumo (ICP) è il secondo strumento che ci permette di conoscere il tasso d inflazione. Questo indice considera i beni mediamente acquistati dalle famiglie (paniere di acquisti medi in un anno). Esempio: Una famiglia media acquista in media ogni anno: 1 unità del bene 1 e 10 unità del bene 2 Bene1 Bene2 Prezzo Prezzo 1,1 101 prezzo bene 1 1 1,1 10%. prezzo bene %. Inflazione media fra le due variazioni. Ø non media semplice. Ø media ponderata per quantità consumate e valore dei beni. Calcolo dell IPC Misuriamo il livello della spesa nel e nel. Spesa = q.tà bene 1 x prezzo bene 1 + q.tà bene 2 x prezzo bene 2 = =10x1+1x100 = 110. Spesa = q.tà bene 1 x prezzo bene 1 + q.tà bene 2 x prezzo bene 2 = = 10x1,1+1x101 = 112. Tasso di inflazione Spesa - Spesa Spesa = = 0,0181=1,81% L inflazione calcolata tramite l IPC misura la crescita del costo della spesa media dei consumatori. N.B.: 1,8% Valore intermedio fra 10% ( prezzo bene 1) e 1% ( prezzo bene 2).

12 pag. 12/17 N.B.: IPC considera un paniere di beni fisso che viene modificato periodicamente. Inflazione in Italia ,0 20,0 INFLAZIONE (IN%) 15,0 10,0 5,0 0, ANNO L inflazione è di norma positiva (se negativa si definisce deflazione). L inflazione ha dimensione diversa in periodi diversi. 3.1 Mercato del lavoro In questo paragrafo prendiamo in considerazione i principali aggregati del mercato del lavoro. Da un lato abbiamo gli occupati che rappresentano coloro che hanno un posto di lavoro, invece, coloro che non hanno un lavoro, ma ne sono alla ricerca, rientrano nella categoria dei disoccupati. È necessario ricordare che coloro i quali non hanno un lavoro e non lo cercano, come ad esempio gli studenti, non sono da annoverarsi nella categoria dei disoccupati. La forza lavoro di un determinato territorio sarà data dalla somma tra occupati e disoccupati; coloro che invece non hanno un lavoro e non lo cercano, gli inattivi, risulteranno dalla differenza tra popolazione meno le forze di lavoro. Gli aggregati ci forniscono alcuni indicatori. Tra questi è possibile annoverare il tasso di disoccupazione dato dalla divisione tra numero dei disoccupati e forze di lavoro. Mediante il tasso di disoccupazione è possibile misurare la quota dei lavoratori che non è occupata. Bisogna tener presente che la fascia di popolazione che non cerca lavoro non è contemplata nel calcolo del tasso di disoccupazione. Un ulteriore problema sorge nel momento in cui è necessario capire la dimensione del mercato del lavoro dell economia. La formula che si utilizza è: forze di lavoro in età lavorativa fratto la popolazione in età lavorativa. Otteniamo così il tasso di attività, che ci permette di conoscere la quota di lavoratori sul totale della popolazione.

13 pag. 13/17 TASSO DI DISOCCUPAZIONE (IN %) ITA UE USA ANNO La disoccupazione è positiva (ci sono sempre lavoratori che non trovano lavoro). La disoccupazione è diversa in periodi diversi e in paesi differenti. 4. La politica economica La politica economica è costituita dall insieme degli interventi che le autorità operanti in un sistema economico attuano allo scopo di influenzare le principali variabili aggregate del sistema. I principali obiettivi della politica economica riguardano le grandezze descritte in precedenza (Pil, inflazione, disoccupazione). 4.1 Gli obiettivi della politica economica Gli interventi di politica economica sono finalizzati ad agire su diversi obiettivi. Il principale obiettivo, comune a ogni economia, consiste nell aumentare il livello del Pil. In effetti, la crescita del Pil, come abbiamo costatato, favorisce lo sviluppo dell economia e fa crescere i redditi. Un secondo obiettivo è il controllo dell inflazione. Una politica economica volta al contenimento della crescita dei prezzi, per quei beni acquistati dalle famiglie, è, al contempo, una strategia che consente di salvaguardare il loro potere d acquisto. Per ultimo, ma non meno importante, la riduzione della disoccupazione costituisce da sempre, insieme alla crescita del Pil e al controllo dell inflazione, un obiettivo cardine della politica economica.

14 pag. 14/17 Più in generale si possono individuare due tipologie più tipiche di interventi di politica economica che riassumiamo sotto le denominazioni di politiche espansive e restrittive. L obiettivo delle politiche espansive è lo stimolo dell economia in caso di recessione. In questo caso la politica economica si prefigge di evitare o limitare la riduzione del Pil e l incremento del tasso di disoccupazione. Le politiche restrittive si attuano, invece, quando una determinata economia sperimenta una forte inflazione. In effetti, al cospetto di un elevata inflazione, ma con una crescita del Pil non troppo bassa, le autorità di politica economica possono agire per rallentare la dinamica dei prezzi. 4.2 Gli strumenti della politica economica Le principali autorità di politica economica che operano in un sistema sono il Governo, che attua politiche fiscali, e la Banca Centrale, che si occupa della politica monetaria. Gli strumenti di cui dispone il Governo nell attuazione della politica fiscale sono il livello e la composizione della tassazione e il livello e la composizione della spesa dello Stato e della Pubblica Amministrazione, più comunemente definita Spesa Pubblica. La politica fiscale agisce sulle variabili aggregate tramite la domanda aggregata. Riduzione della tassazione o aumento della spesa pubblica costituiscono uno stimolo per la domanda aggregata, con l effetto di incrementare il Pil; tali politiche rientrano nell ambito delle politiche fiscali espansive. Al contrario, aumento della tassazione o riduzione della spesa pubblica producono una contrazione della domanda aggregata, da cui risulterà un contenimento dell inflazione; queste politiche si inseriscono nell alveo delle politiche fiscali restrittive. I principali strumenti (convenzionali) della politica monetaria sono: il livello dell offerta di moneta e degli aggregati monetari, il livello del tasso d interesse di riferimento e il livello delle riserve bancarie. La politica monetaria influenza le variabili aggregate dell economia tramite il cosiddetto meccanismo di trasmissione. La politica monetaria agisce influenzando i mercati finanziari in modo da far ridurre o aumentare i tassi d interesse. Una riduzione dei tassi d interesse, configurandosi come politica monetaria espansiva, è di stimolo a consumo e investimento comportando un incremento del Pil. Diversamente, una politica monetaria restrittiva, mediante l aumento dei tassi

15 pag. 15/17 d interesse, produrrà una contrazione di consumi e investimenti al fine di contenere l inflazione. 5. La Banca Centrale Europea La Banca Centrale Europea (BCE) è l istituzione deputata alla gestione della politica monetaria nell area dell Euro. La BCE è stata istituita dal Trattato di Maastricht (1992) che definisce la nascita dell Unione Economica e Monetaria Europea (UEM o UME). L UME è l area dei paesi che aderiscono all Euro, e va distinta dall Unione Europea (UE) che è un area di libero scambio delle merci e di libera circolazione delle persone, senza però avvalersi della moneta unica. Tutti i paesi che aderiscono all UME sono membri dell UE ma, ciò non vale per il contrario. Ad esempio Italia e Germania sono membri sia dell UE che dell UME, al contrario, Regno Unito e Svezia appartengono all UE ma non all UME, giacché entrambe hanno la propria valuta, la Sterlina britannica e la Corona svedese. Con l UME la politica monetaria degli Stati membri non è più sotto il controllo delle Banche Centrali nazionali, le quali, tuttavia, mantengono altre funzioni rilevanti, fra cui la vigilanza sul sistema del credito. La BCE fa parte del Sistema Europeo delle Banche Centrali (SEBC) che include anche le Banche Centrali dei paesi dell Unione Europea (anche quelli che non hanno adottato l Euro come valuta). La BCE fa anche parte dell Eurosistema che include le Banche Centrali dei paesi dell Unione Economica e Monetaria Europea (i paesi che hanno adottato l Euro come valuta). Se, ad esempio, la Banca d Italia fa parte del SEBC e dell Eurosistema, ciò non vale anche per la Bank of England che aderisce al solo SEBC, ma non all Eurosistema. I due organi più importanti della BCE sono il Consiglio Direttivo e il Comitato Esecutivo. Il Consiglio Direttivo della BCE è composto da: presidente, vicepresidente, 4 membri esperti e dai governatori delle Banche Centrali nazionali dei paesi dell Euro. Il Consiglio Direttivo della BCE assicura il funzionamento dell Eurosistema e definisce la politica monetaria dell UME. Il Comitato Esecutivo è composto dal presidente, dal vicepresidente e dai 4 membri esperti. Il Comitato Esecutivo attua la politica monetaria decisa dal Consiglio Direttivo, provvede alla gestione corrente della BCE e prepara le riunioni del Consiglio Direttivo.

16 pag. 16/17 L obiettivo prioritario della BCE e, più in generale, del SEBC, consiste nel mantenimento della stabilità dei prezzi nell area dell Euro. A tal proposito sono necessarie due precisazioni: stabilità dei prezzi non vuole dire prezzi costanti. Infatti, la stabilità dei prezzi contempla un inflazione positiva ma contenuta e predeterminata. Inoltre, la stabilità dei prezzi si configura come un obiettivo di medio periodo: in alcuni periodi può essere superato, fermo restando che deve essere centrato in media, su un orizzonte temporale adeguato. Il riferimento per la BCE è l intera area dell Euro. In effetti, la BCE non interviene per eliminare l eccessiva inflazione dei singoli paesi, ma, gli interventi della BCE riguardano la risoluzione dei problemi dell intera UME. La stabilità dei prezzi è l obiettivo prioritario della BCE ma non l unico: se i prezzi sono stabili la BCE può intervenire per realizzare altri obiettivi dell UME (fra cui promuovere la crescita del Pil). La strategia della politica monetaria della BCE si fonda su due elementi (detti pilastri ): analisi economica, in altre parole l analisi delle dinamiche delle grandezze aggregate dell economia dell UME, e analisi monetaria, che consiste nell analisi degli andamenti degli aggregati monetari. Solo l esame congiunto dei risultati delle due analisi determina le scelte di politica monetaria. Gli strumenti della BCE sono delle tipologie descritte in precedenza. I principali strumenti operativi della BCE sono: operazioni attivabili su iniziativa delle controparti (depositi presso la Banca Centrale e operazioni di rifinanziamento marginale), operazioni di mercato aperto (operazioni di rifinanziamento principale e operazioni a lunga scadenza) e riserva obbligatoria. Tali strumenti operano tramite il meccanismo di trasmissione, ossia, influenzando tramite i mercati finanziari i principali aggregati economici.

17 pag. 17/17 Bibliografia Blanchard O. (2011), Scoprire la Macroeconomia vol. 1, Il Mulino, Bologna. Menegatti M. (2012), Applicazioni di Macroeconomia, Giappichelli, Torino.

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