PREVISIONI DEMOGRAFICHE IN PUGLIA ANNI
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- Antonio Lupi
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1 icaeventistatisticaeventistatisticaeventistatisticaev entistatisticaeventistatisticaeventistatisticaeventis tatisticaeventistatisticaeventistatisticaeventistatist icaeventistatisticaeventistatisticaeventistatisticaev entistatisticaeventistatisticaeventistatisticaeventis tatisticaeventistatisticaeventistatisticaeventistatist icaeventistatisticaeventistatisticaeventistatisticaev entistatisticaeventistatisticaeventistatisticaeventis tatisticaeventistatisticaeventistatisticaeventistatist icaeventistatisticaeventistatisticaeventistatisticaev entistatisticaeventistatisticaeventistatisticaeventis tatisticaeventistatisticaeventistatisticaeventistatist icaeventistatisticaeventistatisticaeventistatisticaev entistatisticaeventistatisticaeventistatisticaeventis tatisticaeventistatisticaeventistatisticaeventistatist icaeventistatisticaeventistatisticaeventistatisticaev entistatisticaeventistatisticaeventistatisticaeventis PREVISIONI DEMOGRAFICHE IN PUGLIA ANNI A cura dell'ufficio Statistico del Settore Attuazione del programmma di Governo - Gabinetto del Presidente
2 responsabili: dott. ing. Antonio Siggillino dirigente settore attuazione del programma di governo dott. Saverio Petronella dirigente ufficio statistico regionale realizzazione: attività amministrativa: dott. Alfredo Refaldi ufficio statistico regionale dott.ssa Rosa De Florio ufficio statistico regionale Lungomare Nazario Sauro, Bari tel: fax:
3 SISTAR PUGLIA Sistema Statistico Regionale Piramide della popolazione residente in Puglia per sesso e classi di età. Confronto anno otre F (2010) F (2001) M (2010) M (2001)
4 L Istat ha predisposto lo scenario centrale delle nuove previsioni della popolazione per l Italia, le regioni e le province autonome di Trento e Bolzano, per il periodo La popolazione utilizzata come base per le elaborazioni è quella delle stime regionali al Le previsioni riguardano la popolazione residente e comprendono, per i primi dieci anni, anche una stima della quota di stranieri regolarmente residenti in Italia. Cenni metodologici La popolazione utilizzata come base per le elaborazioni è quella delle stime regionali al In seguito, le stime regionali della popolazione verranno revisionate per quanto riguarda la struttura per età, sulla base dei risultati definitivi della rilevazione sulla popolazione comunale per sesso, anno di nascita e stato civile (POSAS). Le previsioni con base riprendono l impianto metodologico della precedente edizione sia nella qualificazione territoriale (comprendente le 19 regioni e le 2 province autonome di Trento e Bolzano), sia nell approccio seguito (di tipo cohort-component), sia per la scelta delle componenti demografiche considerate: fecondità, mortalità, migrazioni interne, migrazioni con l estero. I modelli previsivi adottati per sviluppare le ipotesi sulle 4 componenti sono stati rivisti e, in alcuni casi, sostanzialmente modificati. In particolare, per le previsioni della mortalità si è fatto riferimento al modello di Lee-Carter, di tipo età-periodo, particolarmente valido in termini di parsimoniosità e precisione. Le ipotesi evolutive sono di un ulteriore miglioramento dei livelli di sopravvivenza sia per gli uomini che per le donne, che si realizza secondo gli andamenti specifici di ciascuna regione sino al In seguito, si ipotizza uno scenario di costanza dei livelli di sopravvivenza raggiunti. Per quanto riguarda la fecondità, si è fatto riferimento ad un modello per generazione ed ordine di nascita, analogo a quello già sviluppato nella precedente edizione delle previsioni. Questo tipo di approccio permette di tenere in debita considerazione i mutamenti del calendario riproduttivo (in particolare il fenomeno della posticipazione delle nascite) ed anche di definire ipotesi coerenti in termini di dimensioni medie della discendenza. È stato apportato un miglioramento nella metodologia per la determinazione dei tassi di fecondità per le nascite
5 di primo ordine, esplicitando il processo di recupero che vede lo spostamento dopo i 29 anni di una parte delle nascite non realizzate nelle età giovanili. Le ipotesi evolutive sono di una ripresa dei livelli di fecondità nei primi anni del Duemila, più sensibile nelle regioni caratterizzate da un livello di fecondità particolarmente basso. Le migrazioni interne sono trattate secondo un approccio multidimensionale, che permette di considerare simultaneamente le aree di origine e di destinazione dei flussi migratori e di definire gli ingressi in una determinata area come somma delle uscite con quella destinazione da tutte le altre aree del sistema. Le probabilità di migrazione specifiche per età, sesso e regione di residenza, stimate sulla base dell analisi delle strutture e dei livelli della seconda metà degli anni Novanta, sono mantenute costanti per l intero periodo previsivo, Infine, le migrazioni con l estero sono considerate in due fasi: la prima riguarda i flussi in uscita dall Italia, che vengono stimati dal modello delle migrazioni interne, dove l estero è una delle possibili destinazioni delle emigrazioni dalle regioni italiane; la seconda riguarda gli ingressi dall estero, sia di italiani sia di cittadini stranieri. Per questa seconda parte, si è proceduto ad un analisi delle serie storiche relative agli anni Ottanta e Novanta, che tenesse conto dei diversi provvedimenti di sanatoria e di regolarizzazione che si sono succeduti. Sulla base dei risultati di quest analisi e di una disamina delle più recenti decisioni governative in tema di migrazioni, si è fissata una quota annuale di nuovi ingressi, di cui 121mila di cittadini stranieri, tenuta poi costante per l intero periodo di previsione. In sintesi, i principali parametri demografici utilizzati per le previsioni sono riportati nella tabella che segue.
6 Tabella 1 Principali indicatori delle previsioni demografiche regionali. Anni 2010 e 2030 Regioni Numero medio di figli per Speranza di vita alla nascita Anno 2010 donna Uomini Donne Saldo migratorio interno Saldo migratorio con l estero Piemonte 1,23 77,7 84, Valle d Aosta 1,23 77,7 84, Lombardia 1,26 78,0 84, Trentino-Alto Adige 1,42 78,8 86, Veneto 1,26 78,6 85, Friuli-Venezia Giulia 1,19 78,2 84, Liguria 1,12 77,7 84, Emilia-Romagna 1,14 78,9 84, Toscana 1,16 78,7 84, Umbria 1,26 78,8 84, Marche 1,28 79,4 85, Lazio 1,34 77,4 83, Abruzzo 1,45 78,6 85, Molise 1,44 78,6 85, Campania 1,70 76,7 83, Puglia 1,56 78,2 84, Basilicata 1,59 78,4 84, Calabria 1,66 77,8 84, Sicilia 1,68 76,8 82, Sardegna 1,21 77,3 84, ITALIA 1,40 77,9 84,
7 Regioni Numero medio di figli per Speranza di vita alla nascita Anno 2030 donna Uomini Donne Saldo migratorio interno Saldo migratorio con l estero Piemonte 1,27 81,4 88, Valle d Aosta 1,27 81,4 88, Lombardia 1,28 82,4 89, Trentino-Alto Adige 1,47 83,3 90, Veneto 1,28 82,8 89, Friuli-Venezia Giulia 1,20 82,4 88, Liguria 1,12 81,3 87, Emilia-Romagna 1,16 82,9 88, Toscana 1,17 81,8 88, Umbria 1,30 82,0 88, Marche 1,32 82,8 89, Lazio 1,38 80,5 87, Abruzzo 1,51 81,8 88, Molise 1,49 81,8 88, Campania 1,76 80,1 87, Puglia 1,62 81,1 87, Basilicata 1,65 81,0 87, Calabria 1,70 80,1 87, Sicilia 1,74 79,0 85, Sardegna 1,23 80,0 87, ITALIA 1,41 81,4 88, Numero medio di figli per donna: somma dei quozienti specifici di fecondità calcolati rapportando, per ogni età feconda (tra i 15 e i 49 anni), il numero dei nati vivi all ammontare medio annuo della popolazione femminile. Speranza di vita alla nascita: numero medio di anni di vissuti da una generazione di nati.
8 Grafico 1 Evoluzione dell ammontare della popolazione italiana. Anni Principali risultati della realtà territoriale nella Puglia: evoluzione della struttura demografica Nel breve-medio periodo, le elaborazioni di seguito esposte rappresentano lo sviluppo della popolazione pugliese ritenuto più probabile, sulla base dell andamento recente delle principali componenti demografiche. Nel lungo periodo, aumenta progressivamente il numero ed il peso dei fattori che possono far deviare l andamento delle componenti demografiche dalla traiettoria prevista. Il margine d errore associato alle ipotesi diviene più ampio e le previsioni perdono progressivamente il significato di "futuro probabile" per divenire degli scenari, con il solo obiettivo di descrivere le implicazioni nel lungo periodo di determinate situazioni demografiche. Per esplicitare l incertezza che accompagna il processo previsivo su un arco temporale esteso, dal 2030 in poi tutti i parametri utilizzati nelle previsioni sono mantenuti costanti. Lo scenario sino al 2050 descrive gli effetti sulla popolazione prevista di una prolungata esposizione alle condizioni demografiche ipotizzate per il 2030.
9 Grafico 2 Evoluzione dell'ammontare della popolazione residente in Puglia. Anni Variazione percentuale Anni = -16% Considerando l evoluzione prevista per la popolazione pugliese nel breve periodo (grafico 2) l ammontare complessivo è destinato ad aumentare leggermente per almeno il primo decennio degli anni 2000: nel 2010, il numero di residenti è di poco superiore all attuale (si veda tabella 2). Questo risultato è il frutto di due dinamiche demografiche contrastanti. In primo luogo, la dinamica naturale, che si ottiene dal saldo tra nati e morti, si conferma negativa per la Puglia, con una crescente prevalenza dei secondi sui primi. Al contrario, la dinamica migratoria prevista è positiva: il saldo tra nuovi ingressi e uscite è positiva.
10 Tabella 2 Evoluzione della popolazione residente in Puglia. Indici base Anno Maschi Var. % base 2001 Femmine Var. % base 2001 Totale Var. % base , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , ,4 A fronte di una evoluzione numericamente poco rilevante nel breve periodo, la struttura demografica della popolazione si modifica in misura sostanziale. Cresce l'indice di vecchiaia (Grafico 3) che si ottiene dal rapporto tra la popolazione di 65 anni e più e la popolazione fino a 14 anni di età. L aumento dell indice esprime il progressivo prevalere della componente anziana su quella giovanile nella popolazione pugliese: il rapporto tra anziani e giovani passa, infatti, da 90,46 per 100 nel 2001 a 111,92 nel 2010 (nel 1999 l indice era pari a 84,2 nel 2000 a 87,5). Ciò è dovuto alla minore numerosità delle generazioni più giovani per i bassi livelli di fecondità (nel 1984 il tasso di fecondità in Puglia era pari 1.897, nel 2001 a 1.320, si veda il grafico n.4) - ma ancor più al sensibile aumento della consistenza numerica della popolazione degli ultrasessantacinquenni, legato ai miglioramenti della sopravvivenza alle età anziane. In particolare, la popolazione nella fascia di età dai 75 anni in poi passa da (2001) a (2010).
11 Grafico 3 Andamento indice di vecchiaia in Puglia. Anni indice anni Grafico 4 Andamento tasso di fecondità in Puglia. Anni Centinaia Si assiste ad un sensibile spostamento del profilo per età della popolazione verso le età più anziane (Grafico 5). Si evidenzia, infatti, ad un incremento solo nell ammontare della popolazione di almeno 65 anni (+84% tra il 2000 e il 2050). Viceversa, il numero di giovani e di adulti dovrebbe subire importanti decrementi. Considerando la popolazione in età attiva, ciò corrisponderebbe ad una diminuzione pari al 50% sull intero arco previsionale.
12 Grafico 5 Evoluzione popolazione residente in Puglia per grandi classi di età. Anni Migliaia oltre Per apprezzare e confrontare l evoluzione della struttura per età della popolazione pugliese nel tempo si usa esprimere la numerosità di ciascuna età in percentuale sul totale (Grafico 6) si può notare come la popolazione molto giovane passi con il tempo a frazioni percentuali sempre più esigue e come l incidenza degli anziani (70 80 anni) passi da uno 0,75% ad un 1,5%.
13 Grafico 6 Distribuzioni per età anni anno 2051 anno 2030 età anno ,00 0,25 0,50 0,75 1,00 1,25 1,50 1,75 2,00 2,25 2,50 2,75 3,00 3,25 percentuali Il processo di invecchiamento che caratterizza il complesso della popolazione riguarderebbe anche il gruppo in età attiva (Grafico n. 7). Se nel primo decennio l evoluzione demografica può offrire delle opportunità, con la diminuzione dei più giovani - il gruppo usualmente più sfavorito sul mercato del lavoro - e l aumento del gruppo di età intermedie (tra i 30 e 49 anni), nel medio-lungo periodo il quadro è fortemente caratterizzato dal prevalere degli ultracinquantenni.
14 Grafico 7 La popolazione in età attiva. Anni Migliaia Altro indice descrittivo della struttura della popolazione, che ha una certa rilevanza economica e sociale, è l indice demografico di dipendenza,che pone a rapporto l ammontare della persone che non sono autonome per ragioni demografiche - ovvero i giovani e gli anziani alle persone che si presume debbano sostenerli con la loro attività. In Puglia nel 1999 l indice era pari a 47,6%, nel 2000 a 47,8%, nel 2001 a 48,1% e le previsioni indicano che nel 2010 arriverà a 51,2% (Grafico n. 8). Grafico 8 Andamento indice di dipendenza totale. Anni
15 L indice di ricambio della popolazione attiva è dato dal rapporto tra coloro che stanno per uscire dalla popolazione in età attiva (60 64 anni) e coloro che vi stanno per entrare (15 19 anni). Tale indice ha un valore soprattutto congiunturale; le nuove leve trovano lavoro non solo in funzione dell espansione dell economia e della creazione di nuovi posti di lavoro, ma anche in funzione dei posti che vengono resi disponibili da coloro che escono dal mercato del lavoro, soprattutto per motivi di età e di pensionamento. Tale indice In Puglia oggi è al 78,97%; 152,71% e 133,91% rispettivamente nel 2030 e nel 2051: si noti che quando l indice si abbassa la condizioni si fanno più difficili (pochi escono dall età attiva in relazione ai molti che vi entrano, e viceversa). L indice del carico di figli per donna feconda si ottiene ponendo a rapporto i bambini nati da poco (0 4 anni) alle donne in età feconda (14 44 anni) che, nella stragrande maggioranza, li hanno messi al mondo; esso rappresenta il gravame di figli in età prescolare per donna. Il decennio che segue determinerà una forte impennata dell indicatore con tutte le conseguenze demografico-sociali connesse (Grafico n. 9). Grafico 9 Andamento indice del carico di figli per donna in età feconda 29 indice anni Le Piramidi dell età in Puglia nel tempo
16 Si tratta di una rappresentazione grafica molto utilizzata in campo demografico, perchè riesce a sintetizzare con molta efficacia la struttura della popolazione secondo l età e il sesso e la sua evoluzione nel tempo, evidenziandone eventuali patologie. Nella metà sinistra del grafico sono rappresentati le femmine, in quella destra i maschi; verticalmente scorrono invece le età. Il nome del grafico deriva dal fatto che, in una popolazione equilibrata, esso assume una forma appunto triangolare: popolazione numerosa nelle età giovanili (quindi barre iniziali lunghe e base della piramide ampia) e invece via via sempre più scarsa al crescere dell età (vale a dire spostandosi verso l alto), fino ad arrivare al vertice del triangolo, cui corrispondono i pochi anziani sopravvissuti. Se la sagoma della piramide delle età si restringe drasticamente alla base, allontanandosi dalla forma triangolare e avvicinandosi piuttosto a quella di un albero, è segno che la popolazione sta invecchiando: le nascite sono scarse (quindi le barre alla base del grafico sono molto corte) e la bassa mortalità mantiene in vita molti anziani (la "chioma" dell albero). Al contrario, se la piramide presenta una base molto ampia restringendosi però rapidamente nella parte medio-alta, la popolazione sta ringiovanendo (nascite in aumento e/o elevata mortalità). Infine, eventuali improvvise irregolarità lungo il profilo della piramide (brusche strozzature o sporgenze) rappresentano vere e proprie "cicatrici" causate da eventi demografici patologici del passato.
17 M F otre Migliaia di residenti Anno 2001 otre Migliaia di residenti. Anno 2010 otre Migliaia di residenti. Anno 2020
18 otre Migliaia di residenti. Anno 2030 otre Migliaia di residenti. Anno 2040 otre Migliaia di residenti. Anno 2051
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