Dipartimento di ECONOMIA e STATISTICA Task force Calabria. PIT 21 Locride Un profilo socioeconomico

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1 Dipartimento di ECONOMIA e STATISTICA Task force Calabria PIT 21 Locride Un profilo socioeconomico Campus di Arcavacata, febbraio 2002

2 Indice 1. Metodologia ed avvertenze Caratteri fisici e geografici... 5 Superficie e densità insediativa... 5 Patrimonio abitativo e stock infrastrutturale di base Demografia e mercato del lavoro... 8 Le tendenze della popolazione nell ultimo ventennio... 8 Famiglie e classi di età... 9 Occupazione e disoccupazione Popolazione attiva per settori di attività e posizione professionale Grado di istruzione Struttura produttiva La struttura agricola La distribuzione commerciale La struttura extragricola: uno sguardo d insieme I settori prevalenti Tassi di imprenditorialità e di occupazione La polverizzazione aziendale Forme giuridiche elementari Le attività manifatturiere Le strutture alberghiere Le tendenze recenti Le tendenze di lungo periodo Redditi e consumi Reddito prodotto e reddito disponibile Consumi privati Criticità e potenzialità Criticità Potenzialità Presentazione del rapporto d area

3 1. Metodologia ed avvertenze Questo rapporto di ricerca scaturisce dall incarico affidato dal Formez Rap 100 al Dipartimento di Economia e Statistica dell Università della Calabria finalizzato alla redazione di 23 rapporti d area sui PIT calabresi. Il gruppo di ricerca del Dipartimento di Economia e Statistica che ha lavorato all impostazione scientifica e metodologica nonché alla redazione dei singoli rapporti di ricerca è stato così composto: Prof. Domenico Cersosimo (coordinamento scientifico ed operativo, redazione e presentazione rapporti di ricerca) Dott. Giovanni D Orio (redazione e presentazione rapporti di ricerca) Dott. Giuseppe Farace (raccolta ed elaborazione dati, presentazione rapporti di ricerca) Dott. Alfredo Fortunato (redazione e presentazione rapporti di ricerca) Dott. Fabrizio Guzzo (redazione rapporti di ricerca) Dott.ssa Rosetta Lombardo (redazione e presentazione rapporti di ricerca) Dott. Paolo Praticò (redazione e presentazione rapporti di ricerca) Prof. Aldo Pugliese (redazione e presentazione rapporti di ricerca) Dott.ssa Valeria Pupo D Andrea (redazione rapporti di ricerca) Prof. Agostino Tarsitano (consulenza statistica e grafica) Nelle pagine seguenti si presenta un analisi dei principali assetti socioeconomici dell area PIT, basata sui dati statistici esistenti e disponibili a livello comunale. Si tratta per lo più di un analisi descrittiva, rivolta cioè a leggere i dati quantitativi più recenti sulla situazione economica e sociale locale e talvolta, laddove la disponibilità delle informazioni lo consente, a commentare l evoluzione nel tempo di alcuni degli indicatori sintetici più significativi. L analisi indaga sia sull articolazione interna della struttura produttiva e sociale del PIT, sia sulla comparazione sistematica tra le caratteristiche della situazione locale e quelle della Provincia di appartenenza del PIT e della Calabria, che sono assunte come ambiti territoriali di confronto. Il perimetro del PIT, come è noto, è stato determinato dalla Regione Calabria e dal partenariato istituzionale regionale come sommatoria di territori comunali confinanti. Per tale motivo, nella quasi totalità dei casi, i confini dei PIT sono differenti da quelli di altri ambiti spaziali di programmazione europea, nazionale e regionale (Patti territoriali, Gal, Comunità montane ecc.), nonché dalle aggregazioni economiche omogenee (sistemi locali del lavoro, distretti industriali, ecc.). Ciò implica che i valori assunti dalle variabili socioeconomiche del PIT utilizzate nel presente rapporto sono ottenuti come assemblaggio dei singoli valori delle variabili registrati a livello comunale. Analisi basate soltanto su dati comunali implicano, tuttavia, diverse limitazioni. Innanzitutto limiti riferiti all ampiezza del set di dati utilizzati. I dati disponibili a livello comunale sono soltanto una frazione esigua di quelli della contabilità nazionale e regionale, per cui molte informazioni, soprattutto riferite al reddito, agli investimenti, alle produzioni, agli scambi con l estero, sebbene riccamente disponibili alla scala nazionale e regionale, e qualche volta anche a quella provinciale, non sono forniti a livello comunale. Di conseguenza, l analisi fondata sui 3

4 dati disponibili nei data-base comunali è meno articolata di quella possibile allorché si trattano ambiti territoriali più ampi. Un secondo limite è insito nella scarsa freschezza dei dati disponibili. E noto che la quasi totalità dei dati disaggregati a livello comunale sono raccolti ed elaborati in occasione dei censimenti generali realizzati dall Istat, che hanno una scansione temporale decennale. Attualmente, dunque, molti delle informazioni quantitative utilizzabili fanno riferimento ai censimenti della popolazione, dell agricoltura e delle attività economiche extragricole che sono stati realizzati nei primissimi anni novanta. Tuttavia, per cercare di attenuare i limiti ora esposti, il rapporto di ricerca ha per verso fatto ricorso anche a dati e informazioni quantitative diversi da quelli censuari dell Istat e, per l altro, a fonti statistiche con dati più aggiornati. Un ulteriore limite è connesso al fatto che, di norma, si presentano analisi di stock e non di flusso, dal momento che non sono disponibili serie storiche di dati omogenei. Cosicché, anche quando si effettuano comparazioni tra periodi differenti, l analisi si riferisce alle omogeneità e/o alle differenze tra le situazioni dei due punti di osservazione, perdendo dunque informazioni preziose sulle modalità, la composizione e la natura dell evoluzione socioeconomica. In definitiva, il rapporto contiene un analisi a tavolino di dati freddi, cioè considerazioni, spunti interpretativi, comparazioni analitiche e confronti diacronici basate unicamente sull osservazione e la manipolazione statistica e grafica di dati già disponibili. Mancano completamente gli ascolti e le verifiche dirette sul campo, ossia gli approfondimenti qualitativi sul funzionamento e sulle dinamiche recenti delle economie e delle società nelle aree PIT, nonché i quadri istituzionali e la struttura delle relazioni dei governi territoriali che, come è noto, influenzano ampiamente qualità e trend evolutivi dei sistemi socioeconomici locali. Per tali motivi, l analisi presentata di seguito non ha il carattere della completezza, tantomeno risulta impeccabile sotto il profilo del rigore scientifico. Piuttosto, essa va considerata come una prima scrematura macroeconomica della situazione locale, come una parziale messa a fuoco delle principali problematicità e potenzialità economiche e sociali, come una base di partenza per ulteriori approfondimenti analitici qualitativi, come un contributo conoscitivo a supporto delle decisioni pubbliche locali. Il rapporto è organizzato in 6 capitoli, escluso il presente. Nel secondo capitolo si espongono i principali caratteri fisici dell area PIT. In particolare, si analizzano la superficie e la localizzazione, la densità insediativa e il patrimonio edilizio e infrastrutturale di base, col fine di individuare l esistenza di eventuali vincoli e strozzature di natura materiale. Nel terzo, l attenzione si focalizza sulla demografia e sul mercato del lavoro, affrontando l analisi della composizione e dell evoluzione della popolazione, nonché della qualità della forza lavoro. Nel capitolo successivo si affronta diffusamente l analisi della struttura produttiva locale, evidenziando performances e trasformazioni dei principali settori di attività economica. Nel quinto capitolo, l analisi si concentra sulle condizioni di reddito e di consumo della popolazione locale in rapporto ai contesti più vasti della Provincia di insediamento e della Calabria. Nel sesto capitolo, si avanzano delle considerazioni sulle criticità e le potenzialità dell area PIT emerse dall analisi complessiva dei dati. In particolare, si tenta un bilancio sintetico delle differenziazioni socioeconomiche intercomunali, evidenziando i Comuni più 4

5 dinamici e, nel contempo, quelli più marginali e stagnanti. Infine, nell ultimo capitolo si riportano alcune considerazioni emerse a seguito della presentazione del rapporto ai rappresentanti dei comuni che compongono l area PIT. 2. Caratteri fisici e geografici Superficie e densità insediativa L area del PIT 21 Locride si estende nella Provincia di Reggio Calabria per circa 124mila e 800 ettari, pari al 39.2 per cento di quella provinciale e all 8.3 di quella regionale, e si colloca lungo la fascia ionica della Provincia reggina. In particolare, il territorio del PIT confina a Nord con il PIT n.16 Serre Calabresi, a ovest con il PIT 17 Serre Vibonesi e principalmente con il PIT 20 Aspromonte, mentre a sud confina con il PIT 23 Area Grecanica. Dei 39 Comuni che compongono il PIT ben 20 sono costieri, mentre 5 Comuni, pur non essendo prettamente litoranei, presentano parti del territorio che non distano più di 5 km dalla costa, e 14 ricadono nell entroterra (Fig. 2.2 e Tab. 2.1). Il territorio del PIT si divide fra la collina litoranea (54 per cento della superficie) e la montagna litoranea (46 per cento) (Fig. 2.3). I Comuni il cui territorio è prevalentemente collinare sono Ardore, Benestare, Bianco, Bivongi, Bovalino, Bruzzano Zeffirio, Camini, Caraffa del Bianco, Casignana, Caulonia, Ferruzzano, Gioiosa Ionica, Locri, Marina di Gioiosa Ionica, Monasterace, Pazzano, Placanica, Portigliola, Roccella Ionica, Sant Agata del Bianco, Sant Ilario dello Ionio, Siderno, Stignano e Stilo. Questi Comuni assommano poco più di 100 mila abitanti, pari al 76.5 per cento della popolazione complessivamente residente nel territorio del PIT. Va sottolineato però che molte di queste comunità locali si compongono di due centri abitati: i centri storici nell entroterra e i nuovi agglomerati sulla costa. Un fenomeno tipico del versante ionico calabrese che ha visto, negli ultimi anni, un continuo deflusso della popolazione dalle zone interne verso i nuovi centri abitati costieri. I Comuni della montagna litoranea sono Africo, Agnana Calabra, Antonimia, Canolo, Careri, Ciminà, Gerace, Grotteria, Mammola, Martone, Platì, Samo, San Giovanni di Gerace e San Luca. Ad essi corrisponde il 33.5 per cento della popolazione dell area, pari, in termini assoluti a 30 mila e 800 residenti. I Comuni più estesi sono, nell ordine, Siderno (10mila e 400 ettari), Locri (10mila), Bovalino (8mila), Caulonia (7mila e 850), Roccella Ionica (5 mila e 100), Gioiosa Ionica e Marina di Gioiosa Ionica (entrambi con circa 5 mila ettari). I sei Comuni più estesi occupano poco più del 41 per cento della superficie complessiva dell area. All estremo opposto si collocano i territori di Martone, San Giovanni di Gerace e Caraffa del Bianco, la cui estensione non supera i mille ettari. Sono ben 24, comunque, i Comuni la cui estensione territoriale non raggiunge i 3 mila ettari di superficie. 5

6 Siderno, con oltre 17 mila residenti pari al 13 per cento degli abitanti complessivi, è anche il Comune più popoloso dell area. Seguono Locri con circa 12 e 600 residenti (pari al 9.7 per dei residenti totali), Bovalino con circa 8 mila e 300 abitanti (6.4 per cento dei complessivi), Caulonia con circa 7 mila e 900 abitanti (6.1 per cento del totale) e Roccella Ionica con circa 7 mila residenti (5.4 per cento del totale). Complessivamente gli abitanti che si addensano nei 5 Comuni più popolosi rappresentano all incirca il 40 per cento dei residenti complessivi dell area. I suddetti Comuni, inoltre, sono tutti localizzati sulla costa, confermando così le modalità tipiche della dimensione abitativa regionale, che vede i Comuni costieri come i principali centri di gravitazione dei residenti. Gioiosa Ionica, che registra comunque parti del territorio entro 5 km dalla costa, e l unico, tra i Comuni non prettamente costieri, con una popolazione di una certa rilevanza (quasi i 7 mila abitanti). Sul versante opposto sono ben 9 i Comuni che non superano i mille residenti e 24 quelli che non raggiungono la soglia dei 3 mila residenti. Tra questi i più piccoli sono Martone (612 abitanti), San Giovanni di Gerace (648 abitanti), Caraffa del Bianco (652 abitanti), Sant Agata del Bianco (712), Agnana Calabra (728), Ciminà (728) e Casignana (798). L area sembra essere dotata di una certa armatura urbana che si sviluppa prevalentemente attraverso gli addensamenti abitativi della fascia costiera. In particolare di una certa entità risulta l agglomerato riconducibile alla contiguità spaziale dei Comuni di Locri, Siderno, Marina di Gioiosa, Gioiosa Ionica, Roccella Ionica e Caulonia nella fascia centro settentrionale dell area. Questi Comuni sommano circa 51mila abitanti. Sul versante meridionale, invece, è la vicinanza di Bovalino, Bianco e Ardore che consente di formare un minimo bacino aggregativo di circa 17 mila abitanti. La densità di popolazione è pari a 105 abitanti per kqm: un valore ben al di sotto delle medie provinciali (179.9) e regionali (136). Da quanto detto in precedenza è ovvio che la densità abitativa presenta scarti estremante rilevanti fra le diverse comunità locali. In particolare sono i Comuni più popolosi (e costieri) a registrare alti tassi di densità abitativa: Siderno (541.9 abitanti per kqm), Locri (495.5), Bovalino (465) e Marina di Gioiosa Ionica (402.9). Al contrario ben 11 Comuni registrano una densità abitativa inferiore a 50 abitanti per kqm e, fra questi, indici particolarmente modesti contraddistinguono Ciminà (15 abitanti), Samo (22.4), Casignana (32.6), Canolo (35.7), Stilo (37.5) e Sant Agata del Bianco (37.7) (Fig. 2.4). Patrimonio abitativo e stock infrastrutturale di base I dati del censimento Istat della popolazione del 1991, ad oggi l ultimo realizzato, segnano la presenza di circa 44 mila e 500 abitazioni e 270 mila stanze. Esclusivamente il 63.6 per cento delle abitazioni risultavano occupate da famiglie: un valore di gran lunga minore di quello registrato a livello provinciale e, in misura meno marcata, di quello regionale, dove le abitazioni occupate su quelle complessive erano pari, rispettivamente al 70.6 e al 65.4 per cento di quelle complessivamente censite (Tab. 2.2). Ciò è da ricondurre prevalentemente al fenomeno tipico della Calabria delle doppie case nei comuni litoranei anche se non bisogna trascurare comunque la ridondanza di abitazioni connesse allo spopolamento di alcune comunità dell entroterra. La struttura abitativa, inoltre, appare meno recente in confronto alle caratteristiche del patrimonio edilizio provinciale e regionale: solo l 8.5 per cento delle abitazioni risultano 6

7 costruite dopo il 1981 a fronte del 9.5 per cento di quelle provinciali e del 9.6 di quelle regionali. I dati sul sistema delle infrastrutture idriche dell area evidenziano una disponibilità di acqua per abitante in linea con quanto registrato a livello provinciale, mentre più consistente è la dotazione rispetto al valore regionale. Allo stesso tempo, inoltre, leggermente più efficienti risultano i sistemi idrici locali che registrano tassi di dispersione leggermente inferiori di quelli che caratterizzano le altre aree di riferimento. Purtroppo gli ultimi dati disponibili sono relativi al 1987 e, quindi, le riflessioni che derivano dall analisi di questi ultimi vanno prese meramente come punto di riferimento. Secondo tali elaborazioni, comunque, l acqua immessa nelle reti comunali era pari a circa 24milioni e 250mila mc., di cui circa 19.3 milioni erogata e 5.2 dispersa. Come già accennato, l incidenza delle dispersioni era, comparativamente a ciò che si registrava nella Provincia di Reggio Calabria e nella Regione, leggermente meno sostenuta: il 21.4 per cento contro il 21,7 per cento medio della Provincia e il 21,6 della Regione. Particolarmente deficitario risultava il sistema idrico di Sant Ilario dello Ionio, che registrava il 40.3 per cento di acqua dispersa su quella immessa in rete. Abbastanza critici risultavano anche i sistemi idrici di Ferruzzano (38.2 per cento di dispersioni), San Luca (37.5) e Monasterace (36.9). Al contrario più efficienti si rivelavano i sistemi idrici dei Comuni di Antonimia (solo l 1 per cento di dispersioni), San Giovanni di Gerace (2.4 per cento) e Sant Agata del Bianco (2.8 per cento). Sempre nel 1987, l acqua erogata per abitanti era leggermente inferiore nell area PIT che nel resto della Provincia reggina: mc all anno pro capite nella prima e nella seconda. Più elevata, invece, era la dotazione rispetto alla media regionale (115.7 mc/annui pro capite). I Comuni con minor dotazione di acqua pro capite erano Sant Agata del Bianco (8.6) e Pazzano (12); al contrario migliori dotazioni pro capite si registravano a Locri (2608) e Siderno (2053). In riferimento alle strutture sanitarie, il PIT Locride contava, nel 1995, tre istituti ospedalieri, tutti di carattere pubblico, situati nei Comuni di Gerace, Locri e Siderno. Nel complesso, i posti letto disponibili nei presidi ospedalieri erano pari a 525 (con degenti e giornate di degenza), corrispondenti a 3.9 posti letto per abitante; un valore inferiore sia a quello medio provinciale (4.4) sia, e in maniera più consistente, a quello medio regionale (4.8) (Tab. 2.4). Nel 1993 erano presenti nell area PIT 234 spazi interni dedicati a scuole materne con 5034 alunni, pari ad un rapporto alunni/spazi disponibili pari a 21.5 contro i 22.2 della Provincia e i 22.1 della Regione. Non risultavano scuole materne a Bruzzano Zeffirio, Camini, Ferruzzano e Samo. Nello stesso anno, le scuole elementari registravano una dotazione complessiva di 721 aule con 8980 alunni, pari a 12.1 alunni per aula; un rapporto inferiore sia al dato provinciale sia a quello regionale (Tab. 2.5). Le aule delle scuole medie attive nell area PIT erano, nel 1995, pari a 336, distribuite in tutti i Comuni tranne che in Casignana, Ferruzzano e Sant Agata del Bianco. Gli alunni erano 5901, pari ad un indice alunni/aule del 17.6 per cento, anche in questo caso, inferiore ai valori medi provinciali (18.6) e regionali (18.2). Le scuole medie superiori erano invece presenti in 8 Comuni: Africo (9 aule e 92 alunni), Bovalino (33 aule e 524 alunni), Caulonia (5 aule e 51 7

8 alunni), Gioiosa Ionica (6 aule e 93 alunni), Locri (108 aule e 2359 alunni), Marina di Gioiosa Ionica (5 aule e 80 alunni), Roccella Ionica (36 aule e 703 alunni) e Siderno (105 aule e 2074 alunni). 3. Demografia e mercato del lavoro Le tendenze della popolazione nell ultimo ventennio L area PIT registra, negli ultimi vent anni, un significativo decremento dei propri abitanti. Dagli residenti del 1981 si passa agli del 1999, con variazione assoluta pari a unità e relativa pari a 1.4 per cento. Un andamento simile, ma ben più consistente, di quello registrato nelle altre aree di riferimento, dove gli abitanti, nel periodo suddetto, si contraggono dello 0.1 per cento in Provincia di Reggio Calabria e dello 0.5 in Calabria (Tab. 3.1 e Fig. 3.1). Perdite rilevanti di popolazione subiscono i Comuni di Caraffa del Bianco (-30.6 per cento), Martone (-28.3), Grotteria (-27.9), che è anche la comunità locale a sperimentare la maggiore riduzione in valori assoluti, Pazzano (-26.6) e Ciminà (-25.5). Significative crescite della popolazione caratterizzano invece i Comuni di Bovalino, che vede aumentare i propri residenti di circa 1350 unità (19.4 per cento), Monasterace (11.4 per cento) e Bianco (15.2 per cento). In termini assoluti, Siderno, ovvero il Comune più popoloso, registra il maggior incremento di abitanti, con una crescita di circa 1400 unità, pari ad un tasso del 9 per cento. L assottigliamento della popolazione avviene soprattutto negli ultimi anni (99-91), quando l area registra tassi di decremento demografico decisamente più sostenuti di quelli provinciali e regionali. A fronte di un tasso del 0.7 per cento che registra la Provincia di Reggio e del 1 per cento della Calabria, l area PIT Locride vede diminuire i propri residenti dell 1.4 per cento. Al contrario di quanto accade in Provincia e in Regione, inoltre, durante il decennio precedente si assiste ad una sostanziale stabilità della popolazione contro la crescita dello 0.6 per cento che sperimenta la popolazione provinciale e dello 0.4 per cento di quella regionale. In particolare, nell ultimo decennio, la flessione demografica è da attribuire alla permanenza di un indice di incremento naturale meno favorevole di quello registrato dalle altre aree di riferimento. Al contrario l indice di incremento migratorio, che registra i flussi di entrata ed uscita dei residenti, mostra, durante gli stessi anni, valori negativi, ma meno marcati di quelli provinciali e regionali. In sintesi, quindi, il calo della popolazione è sostanzialmente imputabile allo scarso impatto del saldo naturale che non riesce a compensare la perdita di residenti dovuta al continuo deflusso degli stessi verso altre aree. Nel dettaglio, l indice migratorio segna un valore medio annuo pari a 3.1 per ogni mille abitanti nell area PIT Locride contro il 3.3 per mille provinciale e il 4.9 per mille regionale (Tab. 3.2; Fig. 3.2). L indice medio annuo del saldo naturale è invece nettamente inferiore a quello registrato nella Provincia di Reggio e nella Regione: l 1.1 per mille nel primo caso contro il 2.2 per mille nel secondo caso e il 2.6 nel terzo (Tab. 3.3). Scorporando ulteriormente i dati, si può osservare come la scarsa consistenza del saldo dell indice naturale, e soprattutto il divario registrato con le dinamiche provinciali e regionali, 8

9 è imputabile soprattutto all elevato tasso di mortalità che contraddistingue l area. Durante l intero arco degli anni 90, infatti, a fronte di tassi di natalità grossomodo simili, la popolazione dell area della Locride mostra tassi di mortalità sempre superiori a quelli registrati in Provincia e in Regione (Tab. 3.4; Tab. 3.5; Fig. 3.3; Fig.3.4). In particolare, in ambito comunale, significativi indici medi di incremento naturale negativi si riscontrano a Pazzano (-8.7 per mille), Martone (-7.8), Caraffa del Bianco (-7.5), Ciminà (- 6.3) e Portigliola (-5.3) e San Giovanni di Gerace (-5.1). Nel complesso sono ben 25 i Comuni che registrano indici medi di incremento naturale negativi. Al contrario, tra i Comuni che sperimentano indici positivi, valori di un certo rilievo sono riscontrabili a Plati ( per mille), Careri (+7.3) e San Luca (+7.3) Stilo (+6.9) e Africo (+6.5). Capacità di attrazione di nuovi residenti sembrano invece mostrare i Comuni di Bianco, che registra un indice medio annuo del saldo migratorio pari a +5.9 per mille, Portigliola (+3.6), Siderno (+2.5) e Ardore (+2.4). Viceversa perdite secche di residenti si osservano a Placanica (-16.5 per mille), Caraffa del Bianco (-15.6), Martone (-13.9), Stilo (-13.7) e Grotteria (-12.9). Famiglie e classi di età Considerando ora la popolazione attuale si osserva che nel 1999 i residenti nell area sono dei quali il 51 per cento femmine e il 49 per cento maschi. Le donne prevalgono nella maggior parte dei Comuni del PIT, con punte particolarmente alte a Martone e Caraffa del Bianco (nei quali risiedono circa 54 donne ogni 100 abitanti) (Tab.3.6). I nuclei familiari sono nel complesso e la famiglia media è formata da 2.8 componenti, un valore simile a quello provinciale e leggermente inferiore a quello regionale (2.9). A livello comunale, i nuclei familiari più numerosi si osservano a Africo, Marina di Gioiosa e San Luca, dove le famiglie sono mediamente composte da 3.3 persone, mentre è a Casignana e Pazzano che si registrano i nuclei familiari più ristretti (2.2 componenti). L area si contraddistingue per la presenza di una popolazione relativamente anziana. Nel 1998, la quota di residenti anziani (65 e oltre) è difatti pari al 17.8 per cento della popolazione complessiva, a fronte del 16.7 provinciale e del 15.8 regionale. Al contempo i giovanissimi (0-14 anni) rappresentano il 18.1 per cento della popolazione, un dato in linea con quello registrato in Provincia di Reggio e leggermente superiore a quello della Regione (17.8) (Tab. 3.7). Particolarmente numerosi sono gli anziani nel Comune di Pazzano, che registra anche i tassi di decremento naturale più elevati, dove per ogni cento residenti quasi 35 superano i 65 anni di età (34.7 per cento). Registrano valori consistenti di popolazione anziana anche i Comuni di Ciminà (33.2 per cento), San Giovanni di Gerace (29 per cento), Ferruzzano (28.7) e Bivongi (28.1). In generale, comunque, ben 26 dei 39 Comuni che compongono il PIT mostrano quote di popolazione anziana superiore alla media della Provincia di Reggio. Tra i Comuni dove la popolazione anziana è meno prevalente si distinguono San Luca, che è anche il comprensorio che registra i tassi di incremento naturale più elevati, dove gli anziani sono solo il 12.5 per cento della popolazione, Africo (13.1 per cento), Platì e Stilo (entrambi con il 13.4). 9

10 In questi ultimi Comuni, inoltre, i giovanissimi assumono un incidenza particolarmente significativa: a Platì il 27.9 per cento della popolazione non supera i 14 anni di età, ad Africo i giovanissimi rappresentano il 23.8 per cento della popolazione, a San Luca il 23.5 per cento e a Stilo il 22.2 per cento. Al contrario sono Pazzano (10 per cento), Caraffa del Bianco e Gerace (entrambi con il 13 per cento), Ciminà (13.4), Ferruzzano (13.9) e Placanica (14) i Comuni nei quali la quota di giovanissimi è minore. L analisi dell indice di vecchiaia, calcolato come rapporto percentuale tra la popolazione con più di 65 anni e quella con meno di 14, evidenzia ulteriormente per l area del PIT un deciso addensamento demografico nella fascia di età più alta, anche in confronto con la Provincia e con la Regione (Tab.3.8). Su ogni cento giovanissimi, infatti, sono presenti 98.2 anziani mentre a livello provinciale tale rapporto è pari a 92 e a livello regionale a Tassi estremante elevati dell indice di vecchiaia si riscontrano a Pazzano dove per ogni giovanissimo risiedono 3.4 anziani, un valore quasi quattro volte più alto della media provinciale e regionale. Elevati indici di vecchiaia si riscontrano anche a Ciminà (2.48 anziani ogni giovanissimo), Ferruzzano (2.06) e Caraffa del Bianco (2.05). Valori consistenti dell indice di vecchiaia sono comunque riscontrabili nella maggior parte dei Comuni dell area: sono soltanto 12, infatti, le comunità locali che segnano un indice inferiore alla media regionale. Tra questi, valori particolarmente bassi dell indice di vecchiaia si osservano a Platì, dove gli anziani sono solo il 48 per cento dei giovanissimi, San Luca (51.7 per cento), Africo (55) e Stilo (60.6) (Fig. 3.5). In linea con quanto si osserva in Provincia e in Regione tra il 1998 e il 1991, anche nell area PIT l indice di vecchiaia segna un certo aggravamento. L indicatore di vecchiaia, infatti, registra un incremento di ben 14.6 punti, a fronte dei 13.5 punti di variazione che segna quello provinciale e dei 9 punti di variazione di quello regionale. Ad eccezione di Samo, Siderno e Stignano, che attenuano nel tempo considerato il valore dell indicatore di vecchiaia, la tendenza è generalizzata all insieme dei Comuni del PIT. Anche l indice di dipendenza, ossia il rapporto tra i giovanissimi e gli anziani sulla popolazione residente in età lavorativa, risulta superiore a quello registrato in Provincia di Reggio e a quello della Calabria: 56.1 nell area contro il 53.3 provinciale e il 50.6 regionale. Livelli elevati di dipendenza si riscontrano nei Comuni di Ciminà dove la popolazione residente in età attiva (tra i 15 e i 65 anni) rappresenta solo 23 per cento della popolazione a fronte dell 87 per cento di abitanti giovanissimi o anziani. Il fenomeno caratterizza anche Bivongi (87 per cento di giovanissimi o anziani), Pazzano (81 per cento), San Giovanni di Gerace (79.5) e Sant Agata del Bianco (78.2). Al contrario valori meno accentuati si registrano a Siderno (48.6 per cento), Samo (48.8), Locri (49.4) e Bovalino (50.5); i suddetti Comuni, inoltre, sono gli unici che presentano indici di dipendenza inferiori a quello regionale. Il miglioramento dell indice nel corso degli ultimi anni (nell area PIT passa tra il 1991 e il 1998 da 57.8 a 56.1) è decisamente inferiore alla diminuzione registrata a livello provinciale (da 56.6 a 53.3) e regionale (da 56.6 a 50.6). 10

11 Occupazione e disoccupazione Al censimento generale della popolazione dell Istat del 1991, nell area PIT il complesso della popolazione attiva ammontava a circa 47 mila e 800 unità, pari ad un tasso di partecipazione al mondo del lavoro del 36 per cento. Alla stessa data gli occupati risultavano circa 28 mila, i disoccupati in senso stretto a quasi 7mila e i disoccupati alla ricerca della prima occupazione a circa 12mila e 800 (Tab. 3.9). In termini di distribuzione relativa, l area PIT mostra rispetto alla Provincia reggina e alla Calabria un esiguo numero di residenti occupati (58.6 per cento contro 63.4 e 63.9), un quota maggiore di popolazione attiva disoccupata (14.5 per cento contro rispettivamente il 11.5 registrato nelle altre due aree) e un incidenza più forte della quota di persone in cerca di prima occupazione: il 26.9 per cento contro il 25.1 provinciale e il 24.6 regionale (Tab. 3.10). Il tasso di partecipazione al mondo del lavoro, pari al 36 per cento, si assestava su valori più modesti di quelli riscontrati in Provincia (38.8) e in Regione (38.7). A livello comunale le popolazioni più attive erano quelle di Platì, dove il tasso di attività risultava pari al 41.3 per cento, Careri (41.2), Stilo (40.8), Gerace (40.3) e Locri (40.2). Al contrario Mammola, dove poco più di una quarto della popolazione figurava attiva (25.5 per cento), Camini e Portigliola (entrambi 28.8 per cento), sono i Comuni che registrano gli indici più bassi (Tab. 3.11). Va sottolineato come sono ben 33 i Comuni nei quali il tasso di attività si pone su valori inferiore alla media regionale. Anche il tasso di occupazione dell area era più blando di quello provinciale e regionale e superava appena la quota del 21 per cento, contro il 24.6 registrato a livello provinciale e il 24.7 regionale. Conseguivano performance migliori di quelle regionali esclusivamente i Comuni di Locri (26.7 per cento), Samo (26.5) e Bovalino (25.3), mentre uno scarsissimo tasso di occupazione segnava Bruzzano Zeffirio (13.1), Mammola (13.7), Agnana Calabra e Camini (entrambi 14.6), e Pazzano (14.9). Un opprimente tasso di disoccupazione contraddistingueva gli assetti occupazionali dell area. I disoccupati complessivi nell area erano circa 19mila e 800 unità, pari ad un incidenza del 41.4 per cento sulle forze di lavoro. Il tasso di disoccupazione nell area PIT era superiore di ben 4.8 punti percentuali di quello provinciale e di 5.3 punti di quello regionale, che registravano valori di per sé elevati. La disoccupazione connotava significativamente i Comuni di Platì, dove il 58.9 per cento della popolazione attiva risultava disoccupata, Bruzzano Zeffirio (58.2 per cento), San Luca (57.2), Canolo (56.5) e Agnana Calabra (55.5). Al contrario solo in 8 Comuni il tasso di disoccupazione risultava minore a quello medio provinciale e regionale. Tra questi, si distinguevano per la presenza di un tasso relativamente meno elevato, Ciminà (27.4 per cento), Samo (27.7) e Portigliola (31.5). Il fenomeno della disoccupazione si configurava soprattutto come disoccupazione di lunga durata. Rispetto alla Provincia e alla Regione, infatti, nell area PIT era comparativamente più pressante la cosiddetta disoccupazione in senso stretto, ossia quella composta da lavoratori precedentemente occupati e alla ricerca attiva di un altra occupazione. Al contrario, risultava meno accentuata la componente della disoccupazione giovanile. Quest ultima, infatti, rappresentava solo il 65 per cento della disoccupazione totale nell area PIT, mentre copriva una quota pari al 68.6 per cento in Provincia e al 68.2 in Regione 11

12 Popolazione attiva per settori di attività e posizione professionale La distribuzione settoriale degli attivi risultava, nel 1991, abbastanza equilibrata. Le attività terziarie, infatti, assorbivano il 60 per cento degli attivi (contro il 62.5 provinciale e il 59.2 regionale). Il comparto industriale era abbastanza radicato e più accentuato che in Provincia di Reggio: la percentuale di attivi nel secondario era infatti pari al 22.5 per cento, mentre nell economia provinciale gli stessi rappresentavano 19.1 per cento degli attivi complessivi e in quella regionale il Il settore primario non appariva sovradimensionato; anzi la quota di addetti in agricoltura (17.5 per cento) aveva un incidenza minore di quella provinciale (18.4) anche se permaneva su entità leggermente superiori a quelle regionali (16.1) (Tab. 3.12). Dal punto di vista comunale, il Comune più terziarizzato era Locri, che assorbiva nei servizi il 79 per cento degli attivi; oltre i tre quarti degli attivi nel terziario si registravano anche Roccella Ionica (75.9 per cento) e Ferruzzano (75.1). Al contrario, una scarsa quota di attivi nel terziario caratterizzava le economie di Platì (22 per cento), Canolo (24.9) e Careri (29.2), A fronte dell esiguità del numero di attivi nel settore terziario, a Platì, Careri e Canolo era il settore primario il principale bacino di attività: nel primo, infatti, gli attivi erano pari al 70.5 per cento del totale, nel secondo erano il 55.2 per cento e nel terzo il 55 per cento. Le percentuali minori di attivi in agricoltura si registravano invece a Ferruzzano (0.5 per cento) e Casignana (3 per cento), e tra i Comuni più popolosi, Locri (4.1), Siderno (4.7) e Roccella Ionica (4.8). La maggior quota di attivi nell industria si riscontrava a Mammola dove i 273 attivi nel secondario rappresentavano ben il 36.5 per cento degli attivi totali. Seguivano, sempre in relazione ai valori percentuali, i Comuni di San Luca (35.5 per cento), Portigliola (35.1), Grotteria (34.7), Agnana Calabra (34.4), Casignana (34.3), Stignano (33.6) e Gioiosa Ionica (30.2). In termini assoluti, invece, il Comune più industrializzato risultava Siderno, con 1031 attivi, pari al 25.6 per cento dei complessivi. Sul fronte opposto, i Comuni con minore vocazione industriale apparivano Samo, dove soltanto il 4.2 per cento (pari a 14 unità) degli attivi ricadeva nel secondario, Platì (7.4 per cento), Caraffa del Bianco (13.6), Africo (13.9) e Benestare (14). Sotto il profilo della posizione nella professione, gli attivi (occupati o disoccupati) nell area PIT gravitavano prevalentemente nella sfera dei lavori alle dipendenze come operaio o assimilati. Questi ultimi, infatti, rappresentavano il 50.1 per cento del totale, pari in valore assoluto a più di 17mila e 500 lavoratori (Tabb e 3.14). Un valore relativo leggermente più elevato rispetto a quello medio provinciale e regionale (rispettivamente 47.6 e 49.9). A Canolo, Platì e Careri, che registravano anche le quote di addetti in agricoltura più elevate, ben oltre i tre quarti degli attivi ricadevano nella suddetta categoria: l 80 per cento nel primo, il 77.6 nel secondo e il 76 nel terzo. Valori elevati si riscontravano anche a San Luca (74.1) e Stilo (71.2). Al contrario, relativamente esigua la quota di attivi in questa categoria professionale si registravano a Roccella Ionica (31.9 per cento), Locri (37.5), Ferruzzano (38), Bianco e Siderno (entrambi con il 38.2). Significativamente inferiore al valore provinciale e poco al di sotto di quello regionale, era la quota di attivi tra i dirigenti, quadri e impiegati: il 25.3 nell area PIT, il 30.7 nella Provincia e 12

13 il 26.4 nella Regione. A livello comunale le punte più elevate si riscontravano a Ferruzzano (46.3 per cento), Roccella Ionica (42.4) e Locri (38.7). Al contrario esigua la presenza di dirigenti, quadri e impiegati nei Comuni a maggiore vocazione agricola: Platì (9.7 per cento), Canolo (10.2) e Ciminà (11.4). Più consistente di quella provinciale, ma un po meno rilevante di quella regionale, risultava inoltre la presenza di imprenditori e di lavoratori autonomi, che coprivano il 21.6 per cento degli attivi, 2.6 punti in più dell analoga incidenza a livello regionale e 0.7 punti in meno del valore provinciale. In relazione alle singole comunità locali, era Gioiosa Ionica che presentava la più alta incidenza di imprenditori e lavoratori autonomi che rappresentavano ben il 33.4 per cento del totale della popolazione residente attiva. Una quota significativa si registrava anche a Marina di Gioiosa Ionica (30.8 per cento). Viceversa, i Comuni con la minore incidenza di imprenditori e lavoratori autonomi erano Samo e Canolo, dove, in questa condizione professionale, erano rispettivamente il 9 e il 9.1 per cento dei degli attivi. La presenza sociale di imprenditori e liberi professionisti era nell area PIT superiore a quella registrata in Provincia ma inferiore a quella regionale. Infatti, mentre nella prima si contavano 5.7 imprenditori o liberi professionisti ogni 100 abitanti residenti, nella seconda e nella terza l identico indicatore si attestava rispettivamente su 5.5 e 6.1 (Tab. 3.15). Valori elevati si registravano nei Comuni di Gioiosa Ionica e Marina di Gioiosa Ionica, dove rispettivamente 9 e 8.3 lavoratori ogni cento residenti erano imprenditori o liberi professionisti. All estremo opposto si collocavano i Comuni di Africo e Samo, dove esclusivamente il 2.4 e il 2.5 per cento della popolazione ricadeva nella sfera degli imprenditori o liberi professionisti (Fig. 3.7). Grado di istruzione I dati sul grado di istruzione della popolazione del PIT evidenziano la persistenza di un tasso di analfabetismo superiore a quello che caratterizza la popolazione provinciale e regionale. Allo stesso tempo, minore, in confronto alle altre aree di riferimento, era la quota di popolazione residente che possiede un titolo di studio. Sempre con riferimento al censimento del 1991, infatti, nell area PIT risultavano presenti poco più di 9mila e 800 residenti analfabeti e quasi 23 mila alfabeti senza titolo di studio (Tab. 3.16). In termini relativi, gli analfabeti censiti rappresentavano ben l 8.1 per cento della popolazione residente con almeno 6 anni, un valore sensibilmente più alto di quello medio provinciale e regionale (rispettivamente 6.6 e 7.1 per cento). Allo stesso tempo, gli alfabeti senza titolo di studio costituivano il 18.8 per cento della popolazione in età scolare a fronte del 16.3 per cento della Provincia e del 17.4 della Regione (Fig. 3.8 e Tab. 3.17). Il fenomeno dell analfabetismo appariva più allarmante nei Comuni di Careri, dove gli analfabeti erano pari al 16.4 per cento della popolazione con almeno 6 anni, Martone (16 per cento), Benestare (14.8) e Canolo (14). Soltanto in 12 Comuni il tasso di analfabetismo appariva minore a quello registrato in Regione. Al contrario, il fenomeno era meno diffuso a Caraffa del Bianco (4.2 per cento), Roccella Ionica (4.7) e Locri (4.9). 13

14 Di conseguenza, meno numerosi erano i residenti in possesso di un titolo di studio: nell area PIT i residenti forniti di un titolo erano il 73.2 per cento, 3.8 punti in meno dell analoga incidenza in Provincia e 2.2 punti in meno rispetto alla Regione. A Martone (61.4 per cento della popolazione), Grotteria (61.9 per cento) e a Placanica (63.6) si registravano i tassi più bassi. Al contrario, a Locri gli abitanti in possesso di un titolo di studio erano l 82 per cento della popolazione complessiva, a Bovalino il 79.9 per cento, ad Antonimina il 79.2, a Roccella Ionica il 78.6 e a Siderno il 78. Poco numerosi, inoltre, erano i laureati: il 2.5 per cento della popolazione con almeno 6 anni a fronte del 3.9 della Provincia e del 3.4 della Regione. In ben 11 Comuni la percentuale di laureati non arrivava all 1 per cento della popolazione complessiva; tra questi particolarmente esigua risultava la quota di laureati a Caraffa e Mammola (entrambi con 0.1 per cento), Benestare e San Luca (entrambi 0.2 per cento) e Agnana Calabra (0.3). Una quota decisamente consistente di popolazione laureata contrassegnava il Comune di Locri, dove il 6.1 per cento dei residenti risultava aver completato gli studi universitari. Percentuali di laureati superiori alla media si riscontravano anche a Samo (4.1 per cento), Bovalino e Siderno (entrambi 3.9). Relativamente modesta era anche la presenza di diplomati: appena il 13.4 per cento della popolazione, contro il 16.9 della Provincia e il 16.4 della Regione. Particolarmente deficitari di residenti diplomati erano i Comuni di Platì (3 per cento), Mammola (4.3), Canolo (4.6) e San Luca (4.7); al contrario i diplomati a Locri erano ben il 22.1 per cento, a Bovalino il 19.7 e a Samo il Struttura produttiva La struttura agricola I dati comunali più recenti disponibili sulla struttura agricola risalgono al 1990, data dell ultimo censimento generale dell agricoltura. Si tratta dunque di informazioni molto datate. Tuttavia se si considera che le trasformazioni strutturali nel settore primario (riordino fondiario, riconversioni culturali, ecc.) sono generalmente abbastanza lente, dati i vincoli fisici dell attività agricola, ragionare su dati non aggiornati non comporta, di norma, distorsioni marcate, come per gli altri settori economici. Nel 1990, le aziende agricole che operavano nell area PIT occupavano oltre 51mila e 200 ettari di Sau (Superficie agricola utilizzata) e più di 100mila e 900ettari di superficie totale (Tab. 4.1). Il rapporto tra la Sau e la superficie totale, pari al 50.7 per cento, è inferiore a quello registrato nella Provincia di Reggio e in Calabria (Tab. 4.2). I Comuni che registravano il maggior numero di aziende erano Caulonia (2700 aziende, pari al 12.5 per cento delle aziende complessive dell area), Mammola (1294, pari al 6 per cento), Ardore (1268, pari 5.9 per cento) e Gerace (1268, pari al 5.9 per cento). Alquanto limitata, invece, era la presenza di aziende nei Comuni di Sant Agata del Bianco e San Giovanni di Gerace. 14

15 Nell area PIT si annoveravano il 36.4 per cento delle aziende agricole provinciali, anche se essa copre il 22.9 per cento della popolazione e il 39.2 per cento della superficie territoriale della Provincia. Il confronto rispetto al dato regionale, invece, mostra come le aziende agricole dell area rappresentino il 10.2 per cento di complessivamente censite in Calabria, quando la popolazione della Locride è pari al 6.4 per cento di quella regionale e la relativa superficie territoriale all 8.3 per cento. In riferimento alle coltivazioni, prevalevano quelle permanenti, che occupavano il 25 per cento per cento della Sau (a fronte del 33.5 provinciale e del 22.2 regionale), mentre i seminativi insistevano sul 12.4 per cento circa della Sau. La superficie boscata era pari a al 43 per cento della superficie totale, contro il 37.6 provinciale e il 34.6 regionale. Relativamente consistente, rispetto alle altre aree di riferimento, era il patrimonio zootecnico; tra gli allevamenti, sempre in relazione al peso sui valori provinciali e regionali, sembravano assumere una certa rilevanza i caprini e i bovini e, in misura minore, gli equini e i suini. Sempre nel 1990 i caprini censiti nell area PIT erano 35146, il 56.5 per cento di quelli provinciali e il 15.2 di quelli regionali (Tab. 4.3). La densità di aziende agricole assumeva valori particolarmente significativi: 16.3 aziende ogni 100 residenti a fronte delle 10.3 della Provincia e delle 10.2 della Regione (Tab. 4.4). Ciminà, con 42.4 aziende ogni 100 abitanti, era il Comune a maggiore specializzazione agricola, seguito da Gerace (41.5 aziende ogni 100 residenti) e Bruzzano Zeffirio (39.8). All opposto, i Comuni con una bassa specializzazione di imprese agricole risultavano San Luca (3.9 ogni 100 abitanti), Siderno (6.2) e Bovalino (7.7). Allo stesso tempo, però, il sistema agricolo San Luca presentava un indice di grandezza medio delle aziende (determinato dal rapporto fra Sau e numero di aziende) superiore rispetto agli altri insediamenti produttivi dell area. Seguivano, sempre in relazione a questo rapporto i sistemi agricoli di Camini e Casignana. In generale, comunque, il rapporto fra Sau e numero di aziende risulta, per l intera area del PIT, leggermente al di sopra della media provinciale, ma al di sotto della media regionale. Ogni azienda agricola dell area PIT, infatti, in media faceva riferimento a 2.4 ettari di Sau, contro il 2.2 delle aziende provinciali e il 3.1 di quelle regionali. Il sistema agricolo dell area non sembra privo di aziende di medie dimensioni. In confronto con la Provincia, infatti, risulta maggiore la quota di strutture classificabili come medio e medio-grandi, ossia quelle con oltre 50 ettari di Sau. Nell area PIT, infatti, le aziende con oltre 50 ettari di Sau coprivano il 27.3 per cento di quella totale, a fronte del 22 per cento osservato a livello provinciale e del 28.2 regionale. Elevate percentuali di aziende che presentano oltre 50 ettari di Sau si riscontrano a San Luca, dove a tali strutture corrisponde ben l 88 per cento della Sau comunale, e a Canolo, dove tale valore è pari al 54.8 per cento. Inoltre, la percentuale di conduttori agricoli che svolgevano un attività lavorativa prevalentemente fuori della propria azienda è pari al 27.3 per cento, un valore decisamente inferiore a quello provinciale (30.1) e regionale (31.2). Le tendenze di lungo periodo mostrano un progressivo ridimensionamento del settore, in linea con le tendenze riscontrate in ambito provinciale e regionale, ma decisamente meno consistente. Nel periodo , infatti, le aziende dell area si riducono 378 unità, pari 15

16 ad una variazione percentuale del 1.7 per cento, inferiore a quella registrata in Provincia di Reggio (-5.1 per cento) e in Calabria (-4.4). I Comuni che sperimentano decisi assottigliamenti della propria base produttiva sono Pazzano, dove la quantità di aziende agricole si riduce del 23.3 per cento, e Casignana, dove il tasso di riduzione è pari al 23.1 per cento. Al contrario, espansioni dei tessuti imprenditoriali agricoli hanno luogo a Mammola ( per cento) e Benestare (+28.7). Nello stesso periodo, inoltre, aumenta la superficie agricola utilizzata. L agricoltura della Locride vede infatti un incremento percentuale della Sau del 2 per cento a fronte dei decrementi riscontrati nei sistemi agricoli provinciali (-9.2 per cento) e regionali (-8.3). A livello comunale, incrementi significativi della Sau si registrano a San Luca ( per cento), Benestare (+70.5), Samo (+56.5) e Mammola (+46.6). Al contrario la Sau si ridimensiona notevolmente a Monasterace (-75.9 per cento), Riace (-45.8), Ferruzzano (-42.6) e Stignano (-41.2). Un dinamica fortemente in controtendenza rispetto gli andamenti provinciali e regionali contraddistingue la superficie totale che vede un incremento del 17.5 per cento, contro le riduzioni che registrano l agricoltura provinciale (-4 per cento) e regionale (-6.6). La distribuzione commerciale Nel 1994, le autorizzazioni al commercio al minuto nei 39 Comuni del PIT erano 3291, di cui 2650 l esercizio del commercio fisso e 641 per il commercio ambulante (Tab. 4.6). Le attività non alimentari erano quelle prevalenti sia nel caso delle attività fisse (il 56.7 per cento del totale) sia nel caso delle attività ambulanti (56.8 per cento). In confronto alla situazione provinciale, l area PIT della Locride, mostrava una leggerissima specializzazione nelle attività commerciali, registrando 19.9 autorizzazioni per il commercio fisso ogni 1000 abitanti contro il 19.2 della Provincia. Riguardo il commercio ambulante, lo stesso indice era pari a 4.8, superiore sia a quello regionale (4.3) sia a quello provinciale (3.4). Significativi gradi di specializzazione nel commercio fisso connotavano Roccella Ionica, che annoverava ben 31.3 autorizzazioni ogni 1000 abitanti, Riace (31), Monasterace (27.1), Bovalino (26.6) e Caulonia (25.9). Al contrario poche autorizzazioni si registravano a Samo (4.2 ogni 1000 abitanti), Benestare e San Luca (entrambi 6.2), Sant Agata del Bianco (7). Gioiosa Ionica, invece, era il Comune con il maggiore indice di autorizzazioni nel commercio ambulante: 19 autorizzazioni ogni 1000 abitanti. Non particolarmente rilevante è la presenza di grandi magazzini. Le 9 strutture registrate nel 1998 rappresentavano infatti quasi il 25.7 per cento di quelle complessivamente presenti in Provincia e il 14.8 di quelle regionali. La superficie totale occupata da questi esercizi era pari a mq e il numero di addetti coinvolti era pari a 92 unità. In termini relativi la superficie media delle strutture risultava superiore rispetto a quelle provinciali, ma inferiore a quella delle strutture regionali: la superficie media dei grandi magazzini nell area PIT era infatti pari a mq contro i 1023 provinciali e 1265 regionali. Al contrario il numero medio di addetti risultava minore rispetto sia ai dati provinciali sia a quelli regionali: 10.2 nelle strutture dell area PIT contro i 14.5 di quelle 16

17 provinciali e il 21.4 di quelle regionali. A livello comunale, i grandi magazzini erano presenti a Locri (4 strutture), Marina di Gioiosa Ionica (3), Caulonia e Siderno (1). I supermercati alimentari erano 8, dei quali 3 localizzati a Locri e 3 a Siderno, mentre un solo supermercato si registrava a Bovalino e Caulonia. Le cifre indicavano in 9mila mq la superficie complessiva e in 91 unità gli addetti. In questo caso, in relazione alla situazione provinciale e regionale, sia la superficie media che il numero medio di addetti risultano più elevati nell area PIT che nelle altre zone di riferimento. La struttura extragricola: uno sguardo d insieme Un analisi sicuramente più fine della struttura produttiva non agricola dell area PIT è possibile ricorrendo ai dati del censimento intermedio Istat del Secondo tale fonte, alla fine di quell anno operavano nell area PIT 5728 imprese, ad esclusione di quelle propriamente agricole, a cui facevano capo 9717 addetti (Tab.4.8). Le stock di imprese locali rappresentava il 23 per cento dell universo delle imprese provinciali 6.3 per cento di quelle regionali, mentre gli addetti alle imprese locali rappresentavano rispettivamente il 20.4 e il 5.1 degli addetti provinciali e regionali. I Comuni con i sistemi imprenditoriali più estesi risultavano Siderno e Locri, ossia quelli più popolosi. Entrambi i Comuni sembravano conseguire una qualche capacità agglomerativa: Siderno assorbiva il 17.1 per cento delle imprese extragricole a fronte del fatto che copriva il 13 per cento della popolazione dell area e Locri assorbiva l 11.8 per cento delle imprese rappresentando circa il 9.7 per cento della popolazione. Seguivano i Comuni di Bovalino (8.5 per cento delle imprese complessive), Gioiosa Ionica (8 per cento), Marina di Gioiosa (6.3), Roccella Ionica (5.9) e Caulonia (5.8). Le imprese localizzate nei Comuni appena menzionati erano pari al 63 per cento delle imprese complessivamente insediate nell area. In termini occupazionali i suddetti Comuni coprivano il 67.5 per cento degli addetti complessivi dell area nell extragricolo. Siderno, con circa 1800 addetti nelle attività extragricole, assorbiva il 18.2 per cento degli addetti complessivi, mentre Locri ne assorbiva il 12.2 per cento, Bovalino il 9.4 per cento, Gioiosa Ionica il 7.5, Marina di Gioiosa Ionica il 7 e Roccella Ionica il 6.8. Al contrario particolarmente esigui risultavano i sistemi produttivi di Ciminà, Ferruzzano e San Giovanni di Gerace, ciascuno dei quali registrava solo lo 0.3 per cento delle imprese complessive. Altrettanto deboli i sistemi dei Comuni di Camini, Caraffa, Martone e Sant Agata del Bianco. La situazione è praticamente identica se anziché alle imprese si fa riferimento alle unità locali, ossia alle strutture fisiche dove si svolge l attività economica (stabilimenti, laboratori, negozi, uffici, studi, ecc.). L unica nota degna di rilievo è che in questo caso la dimensione quantitativa è leggermente più ampia perché, come è noto, una singola impresa può articolarsi in più unità locali e anche perché possono localizzarsi nell area unità locali appartenenti ad imprese esterne all area PIT. Nell insieme le unità locali erano 6032 e gli addetti 10652, e la distribuzione sul territorio rifletteva quella già vista per le imprese. 17

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