G. Vettorato Psicosociologia della tossicodipendenza CAP. XVI - PREVENZIONE TOSSICODIPENDENZA

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1 G. Vettorato Psicosociologia della tossicodipendenza CAP. XVI - PREVENZIONE TOSSICODIPENDENZA

2 2 PREVENZIONE Definizione È un aspetto della metodologia educativa che tende a: preservare le giovani generazioni da carenze rilevanti sul piano della strutturazione della personalità e della socializzazione mira ad uno sviluppo evolutivo del soggetto al fine di evitare l'insorgere di comportamenti disadattanti (Castelli) Etimologia: pre-venio 1) arrivo prima; 2) anticipo, impedisco, ostacolo, evito qualcosa che ritengo comunque negativo e pericoloso.

3 TIPI DI PREVENZIONE 3 TEMPORALE (Caplan, 1964) Primaria Secondaria Terziaria LIVELLI (Santinello, 2004) Individuale Micro Macro TARGET (Institute of Medicine, 1994) Universale Selettiva Indicata TIPI Precoce Sociale Situazionale (da P. Misesti, Per una nuova prevenzione, Ed. La Meridiana, Molfetta BA, 2008)

4 4 1. TEMPORALE Primaria Secondaria Azioni Target Finalità Interventi volti a ridurre l'incidenza di una patologia prima che essa possa manifestarsi Interventi volti a diminuire o eliminare gli effetti di fattori considerati a rischio La popolazione sana nel suo complesso Una parte specifica della popolazione considerata più esposta a fattori ritenuti a rischio, anche se il disturbo non è conclamato Evitare lo sviluppo di nuovi casi Individuare precocemente nuovi casi ed intervenire quando la patologia è in una fase latente o iniziale Terziaria Interventi volti a ridurre il rischio di aggravamento e/o di complicazioni relativi ad una data patologia Specifico gruppo di individui il cui problema da trattare è ampiamente manifesto Ridurre i danni o la cronicizzazione di una patologia Negli anni Sessanta, Caplan, suddivide la prevenzione in primaria, secondaria e terziaria CRITERIO TEMPORALE

5 5 LIMITI DI QUESTA TASSONOMIA Presuppone una relazione causa/patologia chiara (la realtà è più complessa: più fattori in gioco contemporaneamente) Il rapporto tra fattori di rischio e sviluppo del disturbo non è di causa/effetto E difficile stabilire se un programma è di prevenzione primaria o secondaria: si preferisce considerare le due tipologie come due polarità di uno stesso continuum Attualmente la maggior parte degli autori preferisce parlare di recupero anzichè di prevenzione terziaria Per alcuni prevenzione primaria coincide con promozione

6 6 2. TARGET Azioni Target Esempi di intervento Universale Interventi considerati auspicabili per l'intera popolazione Intera popolazione promuovere empatia, gestire lo stress e i conflitti, life skills, empowerment, creatività Selettiva Indicata Azioni considerate desiderabili per individui appartenenti ad un particolare sottogruppo la cui possibilità di sviluppare un determinato problema è superiore alla media. Il problema tuttavia non è ancora manifesto. Interventi rivolti ad individui riconosciuti come ad alto rischio per un determinato disturbo Sottogruppo della popolazione Singoli individui identificati come ad alto rischio home visitations, per la diade madrebambino;programmi prescolari per quartieri poveri, interventi sul drop-out scolastico disturbi della condotta e del comportamento alimentare, programi per figli di genitori depressi Nel 1994 l Institute of Medicine (Mrazek- Haggerty) propone una nuova classificazione: prevenzione universale, selettiva e indicata viene preso in considerazione non tanto il tempo della comparsa della patologia bensì il target verso cui gli interventi vengono indirizzati

7 Individuale Livello micro Livello macro Azioni Interventi rivolti al singolo Interventirivolti al contesto: famiglia, scuola, lavoro, gruppo dei pari Interventi ad ampio spettro: politiche sociali, campagne mediatiche ed informative, legislazioni LIVELLI Obiettivi Accrescere conoscenze e fornire strumenti, abilità, competenze Modificare l'ambiente prossimale:cambiando il contesto si favorirà il cambiamento del singolo Agire sul "sistema" agevolando così un cambiamento sul singolo A questa è stata affiancata un'ulteriore tassonomia che prende in considerazione anche i possibili livelli di intervento: azioni rivolte alla persona (livello individuale), al suo contesto prossimale (livello micro) e all'ambiente sociale più ampio (livello macro) (Santinelo 2004)

8 8 4. CRITERIO DELL ESTENSIONE CLASSIFICAZIONE DI REGOLIOSI Prevenzione specifica: intervento su fattori di rischio di malattie o disagio psicosociale Prevenzione a-specifica: interventi indirizzati ad alleviare condizioni di deprivazione culturale, affettiva e sociale e a migliorare le condizioni di vita in generale

9 9

10 APPROCCIO GLOBALE AL CONSUMATORE (MODELLO SISTEMICO-PROCESSUALE) 10 Fattori sociali Fattori psicologici Fattori psicopatologici

11 11 APPROCCI E METODOLOGIE APPROCCI Medico biologico Psicologico Sociologico METODOLOGIA Dim. Temporale Consapevolezza Coerenza CHIARIRE: Oggetto Area d intervento Contenuti dell intervento Finalità negative Finalità positive (da preferire)

12 LETTURE DELLA TOSSICODIPENDENZA 12 Lettura biomedica Lettura sociologica Il tossicodipende Lettura pedagogica Lettura psicodinamica Lettura psicosociale Lettura psichiatrica

13 13 PSICOTERAPIA O EDUCAZIONE? Nella prevenzione psicosociale esistono due scuole di pensiero: Psicoterapeutica (formata da psicologi clinici e psichiatri): volta a prevenire l acutizzarsi del danno in soggetti già disturbati o provati da situazioni problematiche, per i quali son previsti trattamenti differenziati di tipo individuale o sistemico. Si potrebbe parlare già di recupero. Educativa (formata da sociologi e psicologi sociali) si rivolge invece a soggetti cosiddetti normali più o meno esposti al rischio, per i quali si prevedono interventi educativi standardizzati per svilupparne le abilità sociali e di autocontrollo.

14 PREVENZIONE VS RECUPERO 14 APPROCCIO CLINICO RIPARATIVO APPROCCIO PREVENTIVO PROMOZIONALE Il comportamento umano è in funzione dell interazione tra persona e ambiente C= f (P,A) assenza di malattia o rischio equilibrio di benessere fisico, CONCETTO DI SALUTE psicologico e sociale esperto individui (utenti), gruppi PROTAGONISTI comunità sintomo distorsione dell'adattamento PROBLEMA PRESENTATO individuo-ambiente bloccare la malattia o ritardarne incrementare la salute, lo sviluppo globalmente intesa, e OBIETTIVI migliorare la quaità della vita METODI prescrittivi educativo-formativi persone che presentano persone sane UTENZA problemi passivo, recettore di una corretta informazione da parte attivo partecipante al proprio stato di benessere RUOLO SOGGETTO dell'esperto FATTORI PSICOSOCIALI sottovalutati o trascurati determinanti dei comportamenti di rischio e salutotropi CONFIGURAZIONE DEI SERVIZI reattiva proattiva

15 AFFRONTARE UN'EMERGENZA 15 SIGNIFICA: AGIRE TEMPESTIVAMENTE Finalità del progetto di prevenzione diviene l'eliminazione della situazione d'emergenza Rischio: agire solo su un sintomo piuttosto che sulla causa effettiva. IMPORTANTE : Avere chiara la situazione complessiva, Identificare le possibili cause Avere come finalità ultima dell'azione preventiva la loro eliminazione Ponderando se è realisticamente possibile.

16 INTERVENTI PREVENTIVI SULLA TOSSICODIPENDENZA 16 Esistono numerosi tipi di intervento preventivo e numerose finalità: 1. Impedire che vi sia un contatto con qualsiasi tipo di sostanza (astinenza totale) 2. Informare e sensibilizzare la popolazione sui danni causati dalle sostanze 3. Limitare il consumo e l'abuso di sostanze; posticipare l'età in cui ci si accosta alle sostanze 4. Ridurre le conseguenze negative date dall'uso, dall'abuso, dalla dipendenza 5. Offrire alternative valide all'uso o abuso di sostanze 6. Sviluppare e promuovere contesti e condizioni favorevoli alla salute 7. Promuovere nella popolazione comportamenti positivi per la salute 8. Agire sui fattori di rischio e su quelli protettivi

17 17 AMBITI D INTERVENTO chiedersi

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